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Fortezza

Il dono della scienza ci ha insegnato ciò che dobbiamo fare e ciò che dobbiamo evitare per essere conformi al disegno di Gesù Cristo, nostro divin Capo. Bisogna adesso che lo Spirito Santo stabilisca in noi il principio dal quale poter attingere l'energia che dovrà sostenerci nella via che ci ha indicato poco fa. Infatti noi sappiamo che incontreremo certamente degli ostacoli, ed il gran numero di quelli che soccombono basta a convincerci della necessità che abbiamo di essere aiutati. Questo soccorso ci viene dallo Spirito divino che ci comunica il dono della fortezza, per mezzo del quale, se noi saremo fedeli a servircene, ci sarà possibile, ed anche facile, trionfare di tutto ciò che potrebbe arrestare il nostro cammino.
Nelle difficoltà e nelle prove della vita, l'uomo ora è portato alla debolezza e all'abbattimento, ora è spinto da un ardore naturale che ha la sua sorgente nel temperamento o nella vanità. Questa doppia disposizione porterebbe raramente la vittoria nella lotta che l'anima deve combattere per la sua salvezza. Lo Spirito Santo ci porta dunque un elemento nuovo: questa forza soprannaturale, tal
mente propria in lui, che il Salvatore, istituendo i sacramenti, ne ha stabilito uno che ha per oggetto speciale di darci questo divino Spirito come principio di energia. L fuori dubbio che, dovendo lottare durante questa vita, contro il demonio, il mondo e noi stessi, ci occorre ben altro per resistere, che la pusillanimità o l'audacia. Abbiamo bisogno di un dono che moderi in noi la paura, e, nello stesso tempo, che temperi la fiducia che noi saremmo portati a mettere in noi stessi. L'uomo, modificato così dallo Spirito Santo, vincerà sicuramente; poiché la grazia supplirà in lui alla debolezza della natura e, nel medesimo tempo, correggerà la sua foga.
Due necessità si incontrano nella vita del cristiano: egli deve saper resistere, e deve saper sopportare. Che potrebbe opporre alle tentazioni di Satana, se la forza dei divino Spirito non venisse a ricoprirlo di un'armatura celeste e ad agguerrire il suo braccio? Il mondo non è forse anche il suo avversario terribile, se si considera il numero delle vittime che fa ogni giorno, con la tirannia delle sue massime e delle sue pretese? Quale deve essere, dunque, l'assistenza dei divino Spirito, quando si tratta di rendere il cristiano invulnerabile ai dardi che uccidono e che fanno tante rovine intorno a lui?
Le passioni del cuore dell'uomo non sono un ostacolo minore alla sua salvezza ed alla sua santificazione: ostacolo tanto più temibile, in quanto è più intimo. Bisogna che lo Spirito Santo trasformi il cuore, che lo trascini anche a rinunziare a se stesso, quando la luce celeste c'indicherà una via diversa da quella verso la quale ci spinge l'amore della ricerca di noi stessi. Quale forza divina ci vuole, per "odiare la propria vita", quando Gesù Cristo lo esige (Gv 12, 25), quando si tratta di fare la scelta tra due padroni il cui servizio è incompatibile? (Mt 6, 24). Lo Spirito Santo fa ogni giorno questi prodigi per mezzo del dono che ha diffuso in noi, se noi non lo disprezziamo, se non lo soffochiamo, nella nostra viltà e nella nostra imprudenza. Insegna al Cristiano a dominare le passioni, a non lasciarsi condurre da queste cieche guide, a non cedere ai suoi istinti, che quando essi sono conformi all'ordine che Dio ha stabilito. Qualche volta questo divino Spirito non domanda solamente al Cristiano di resistere interiormente ai nemici dell'anima; ma esige che protesti apertamente contro l'errore ed il male, se il dovere di stato o la sua posizione lo reclamano. È allora che bisogna affrontare quella specie d'impopolarità che spesso si riversa sul cristiano, e che non dovrà sorprenderlo, ricordandosi le parole dell'Apostolo: "Se io cercassi di piacere agli uomini, non sarei servo di Cristo" (Gal 1,10). Ma lo Spirito Santo non manca mai, e quando egli trova un'anima risoluta ad usare della forza divina di cui egli è la sorgente, non solamente le assicura il trionfo, ma ordinariamente la stabilisce in quella pace, piena di dolcezza e di coraggio, che ci porta la vittoria sulle passioni.
Tale è la maniera con la quale lo Spirito Santo applica il dono della fortezza nel Cristiano, quando questi è obbligato alla resistenza. Abbiamo detto che questo prezioso dono ci dava nello stesso tempo l'energia necessaria per sopportare le prove che formano il prezzo della nostra salvezza. Vi sono degli spaventi che agghiacciano il coraggio e possono trascinare l'uomo alla perdizione. Il dono della fortezza li dissipa; li rimpiazza con una calma ed un senso di sicurezza, sconcertanti per la natura. Guardate i martiri, e non solamente S. Maurizio, Capo della legione Tebea, abituato alle lotte del campo di battaglia; ma una Felicita, madre di sette figli, una Perpetua, nobile dama di Cartagine, per la quale il mondo non aveva che favori; una Agnese, fanciulla di tredici anni, e tante altre migliaia, e dite se il dono della fortezza è sterile nei sacrifici. Dov'è andata la paura della morte, il cui solo pensiero qualche volta ci opprime? E quelle generose offerte di tutta una vita immolata nella rinuncia e nelle privazioni, per trovare unicamente Gesù e seguirne le tracce più da vicino! E tante esistenze nascoste agli sguardi distratti e superficiali degli uomini, esistenze in cui l'elemento principale è il sacrificio, in cui la serenità non si lascia mai vincere dalla prova, in cui la croce, che si moltiplica sempre, sempre viene accettata! Quali trofei per lo Spirito di fortezza! Quali atti di dedizione al dovere egli sa generare! E se l'uomo, per se stesso è poca cosa, come cresce in dignità sotto l'azione dello Spirito Santo!
È ancora Lui che aiuta il cristiano a superare la brutta tentazione del rispetto umano, elevandolo al di sopra delle considerazioni mondane che gli detterebbero un'altra condotta. È Lui che spinge l'uomo a preferire la gioia di non aver violato i comandamenti del suo Dio, a quella frivola di seguire gli onori del mondo.
Questo Spirito di fortezza che fa accettare gli infortuni, quali altrettanti disegni misericordiosi del Cielo; che sostiene il coraggio del cristiano nella perdita così dolorosa di esseri cari, nelle sofferenze fisiche che gli renderebbero la vita pesante, se non sapesse che esse sono le visite del Signore. È Lui, finalmente, come lo leggiamo nella vita dei Santi, che si serve delle stesse ripugnanze della natura, per provocare quegli atti eroici in cui la creatura umana sembra aver sorpassato il limite del suo essere per elevarsi al rango degli spiriti impassibili e glorificati.

Spirito di fortezza, resta sempre più in noi, e salvaci dalla mollezza di questo secolo. In nessun'altra epoca, l'energia delle anime è stata più debole, lo spirito mondano ha maggiormente trionfato, il sensualismo si è fatto più insolente, l'orgoglio e l'indipendenza più pronunciati. Saper essere forti contro se stessi, è una rarità che eccita lo stupore in coloro che ne sono testimoni: tanto le massime del vangelo hanno perduto terreno! Trattienici su questo pendio che, come tanti altri, ci trascinerebbe al male, o divino Spirito! Permetti che noi ti indirizziamo, in forma di domanda, quei voti che Paolo formulava per i cristiani di Efeso, e che noi osiamo reclamare dalla tua generosità, l'armatura di Dio che ci permetterà di tener duro nel giorno cattivo e di rimanere perfetti in tutte le cose. Cingi i nostri fianchi con la verità, rivestici della corazza della giustizia, e calzaci i piedi con l'alacrità che dà il vangelo di pace. Armaci dello scudo della fede, col quale potremo estinguere i dardi infuocati del maligno; metti sul nostro capo l'elmo della speranza per la salvezza e nelle mani la spada dello Spirito, che è la parola di Dio (Ef 6, 11-17), con l'aiuto del quale, come il Signore nel deserto, noi possiamo riportare la vittoria su tutti i nostri avversari. Spirito di fortezza, fa' che così sia.

 

·         Il dono della fortezza

Dicevamo all'inizio che ci sono tre doni che riguardano la sfera emozionale volitiva: la fortezza, la pietà, il timor di Dio. Cominciamo col dono della fortezza. Anche in questo caso dobbiamo distinguere una fortezza naturale da una fortezza infusa da Dio. E se c'è una fortezza naturale, come la forza del carattere, per affrontare le difficoltà normali della vita, c'è anche una fortezza carismatica per affrontare le difficoltà che sono proprie del cammino di fede. A questo è appunto orientato il dono della fortezza. Vediamo quale può essere qualche riscontro biblico pertinente.
In più punti e in diversi modi si dice nella Scrittura che Dio è la fortezza dell'uomo. Le citazioni potrebbero essere molto numerose: "Signore, mia roccia, mia fortezza" (Sal 18,3); "Di' al Signore: mio rifugio e mia fortezza" (Sal 91,2). I sapienziali precisano che Dio è fortezza per l'uomo giusto: "Il Signore è una fortezza per l'uomo retto" (Prv 10,29). La forza è anch'essa una prerogativa di Dio, che però Egli non usa per imporsi, ma solo per sostenere la debolezza umana: "Prevalere con la forza ti è sempre possibile, tutto il mondo davanti a Te è come polvere… Tu, padrone della forza, giudichi con mitezza… il tuo dominio universale ti rende indulgente con tutti" (Sap 11,21.22; 12,17.18). Piuttosto è Dio che infonde forza ed energia all'uomo: "Il Signore ti darà la forza" (Dt 8,18), e ancora: "Dammi forza, Signore, in questo momento" (Gdt 13,7); "Il Signore darà forza al suo popolo" (Sal 29,11). Naturalmente, come già dicevamo, non si tratta di una forza finalizzata a realizzazioni umane, bensì è quella forza di cui abbiamo bisogno per portare a compimento la volontà di Dio, spesso ardua e ostacolata da grandi impedimenti. Senza il dono della fortezza infusa, si cederebbe radicalmente dinanzi a ostacoli non di rado superiori alle forze umane, come si vede bene dalla vita dei santi, e in particolare quella dei martiri. Dobbiamo adesso cercare di vedere, attraverso le narrazioni bibliche, in quali casi è intervenuto il dono della fortezza infusa. Il primo riferimento potrebbe essere rappresentato dal difficile ministero di Mosè. Egli non deve soltanto tenere testa all'ostilità del Faraone, bensì anche alle mormorazioni e alla sfiducia del popolo di Israele, come quando, dopo il suo primo intervento in favore degli schiavi ebrei, per tutta risposta il Faraone aumenta la misura dell'oppressione, e gli isareliti accusano Mosè e Aronne: "Il Signore proceda contro di voi e giudichi; perché ci avete resi odiosi agli occhi del Faraone e dei suoi ministri" (Es 5,21). E questa sfiducia verso di lui si ripresenterà più e più volte lungo tutto il cammino nel deserto. Perfino sua sorella Maria, insieme ad Aronne, dubiterà di lui e sarà punita da Dio per questo (cfr. Nm 12,1-3). Insomma, Mosè è colpito dall'esterno e dall'interno, eppure non si abbatte mai, anche se attraversa momenti di grandi lotte interiori (cfr. Nm 11,15). Quale forza lo tiene a galla? Senza dubbio l'infusione della fortezza soprannaturale, che lo abilita a compiere una missione non umana, e perciò dalle difficoltà non umane. Un'altra figura che può aiutarci a cogliere l'operazione del dono della fortezza è Davide, allorché si trovò dinanzi a Golia, abile soldato filisteo. Le parole di Davide sono già l'espressione verbale del dono della fortezza soprannaturale; mentre gli israeliti fuggono dinanzi al campione Golia, Davide chiede: "Chi è mai questo filisteo incirconciso che osa insultare le schiere del Dio vivente?" (1 Sam 17,27). L'uomo giusto si sente sempre sicuro e imbattibile nei confronti di coloro che, pur arroganti o umanamente potenti, non hanno con sé la grazia di Dio. Questo stesso concetto, con implicito riferimento alla fortezza soprannaturale, è detto in Prv 28,1: "L'empio fugge anche se nessuno lo insegue; il giusto invece è sicuro come un giovane leone". Il profeta Daniele lo abbiamo già visto nella sua grande disinvoltura dinanzi ai re di Babilonia, e soprattutto viene messa in rilievo dal narratore l'inflessibilità del veggente perfino dinanzi alla minaccia della morte. Non v'è dubbio che la fortezza dei martiri sia una fortezza non umana, cioè un dono carismatico che corrobora la capacità umana di volere un bene arduo.Lo stesso può dirsi di Giuditta e di Ester, le quali, chiamate da Dio a una missione di salvezza in favore del popolo di Israele, affrontano delle prove e dei combattimenti del tutto sproporzionati alla loro femminilità. Evidentemente, lo Spirito di Dio ha aggiunto quella dose di coraggio e di inflessibilità che umanamente mancava al loro carattere.Il discorso sul dono della fortezza soprannaturale sarebbe monco se non si giungesse all'insegnamento di Gesù nel NT. Il Maestro dice ai suoi discepoli che essi nel mondo dovranno portare il peso di angustie e persecuzioni per il fatto stesso di essere cristiani; per questo Dio li soccorrerà infallibilmente nel momento della prova. Questo divino soccorso nel tempo della prova è stato identificato dalla teologia spirituale con il "dono della fortezza" di Is 11,2. Rivediamo i termini dell'insegnamento neo testamentario.

Dopo avere scelto i Dodici e avere comunicato loro l'autorità carismatica di operare guarigioni ed esorcismi, Gesù rivolge loro un lungo insegnamento nel quale dice, tra l'altro, "sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia… E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire… non siete infatti voi a parlare, ma lo è Spirito del Padre vostro che parla in voi" (Mt 10,18-20). Ciò significa che i discepoli, nelle loro prove, non sono sorretti unicamente dalla loro fede soggettiva, o dalla capacità personale di sperare contro ogni speranza; i discepoli sono sorretti nel loro cammino e nei loro combattimenti da un intervento tempestivo e attuale dello Spirito di Dio, che sposta i limiti delle loro forze aldilà delle normali possibilità umane. Con maggiore dovizia di particolari, il vangelo di Giovanni riporta il lungo discorso pronunciato da Gesù nel contesto dell'Ultima Cena, dopo l'uscita di Giuda dal cenacolo. Qui il Maestro promette alla comunità cristiana la venuta del Paraclito, dopo la propria partenza da questo mondo. Lo Spirito di Verità riespone nel cuore dei credenti l'insegnamento di Gesù (cfr. Gv 14,26), diviene forza nuova di testimonianza nel mondo (cfr. Gv 15,26), dove i discepoli sono odiati come è stato odiato Lui (cfr. 15,18). L'opera lucana parla esplicitamente di una forza proveniente dallo Spirito: "avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni" (At 1,8); e prima di ascendere al Padre il Risorto così parla ai discepoli radunati: "Io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto" (Lc 24,49)Quanto questa promessa sia vera è ampiamente dimostrato non solo dal racconto degli Atti degli Apostoli, ma anche dalla storia della Chiesa dei primi tre secoli, secoli di sanguinose persecuzioni. E i pagani si stupivano del modo di morire dei cristiani, sereno e gioioso.

Fortezza

La fortezza è l'espressione della fede matura, provata da tutto quello che il maligno può scatenare dentro di noi e intorno a noi per vincere la debolezza umana.
A sostegno della fortezza Dio ci offre se stesso e la sua parola.
"Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui."(Gv. 14,23)
L'impegno perseverante delle virtù morali, porta come frutto il gaudio spirituale.
La fortezza è dono della bontà di Dio e frutto della redenzione : Maria, la Madre di Dio, è donna forte nei disagi, nei pericoli, nel silenzioso servizio quotidiano nella famiglia, più ancora ai piedi della croce, ed è oggi modello di fortezza per tutti.
Gesù, l'Emmanuele, "Dio con noi" può trasformare la debolezza dell'uomo in fortezza, la croce nella gloria della resurrezione.