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I carismi o «doni spirituali» sono stati donati alla Chiesa nel giorno di Pentecoste e perciò dobbiamo considerare l’uso di questi doni normale nella Chiesa cattolica.

S. Paolo parla dei doni spirituali nelle epistole che scrive alle Chiese, e più particolarmente in 1 Cor 12, Rm 12 ed Ef 4.

Nella prima lettera ai Corinzi, l’Apostolo elenca nove doni dello Spirito Santo, i quali dovrebbero essere attivi nella comunità dei credenti. Questi nove doni, che possono essere suddivisi in tre gruppi, dovrebbero essere evidenti nella Chiesa contemporanea così come accadeva ai tempi di Paolo.

 

·         Il Potere di dire

Paolo parla del dono della profezia attraverso il quale il Signore si rivolge alla comunità nella lingua comune dei presenti. I gruppi di preghiera carismatici di tutto il mondo conoscono bene questo dono, al quale Paolo attribuisce grande importanza per la vita della comunità, perché la Parola di Dio risolleva ed incoraggia chi l’ascolta e l’accoglie.

A volte la parola profetica può essere proferita in altra lingua, nel qual caso la comunità aspetterà una traduzione, la quale, di norma, viene data da un’altra persona che abbia ricevuto il dono dell’interpretazione, anch’esso citato da S. Paolo.

Il terzo dono di questo gruppo, che potremmo definire «della parola», è quello della preghiera in lingue. Si tratta semplicemente della capacità donata da Dio Onnipotente di lodarlo nel linguaggio dello Spirito Santo. In questo caso, colui che prega in lingue non capisce i suoni che pronuncia, e solo il Signore comprenderà la natura della preghiera che sarà suggerita dall’azione dello Spirito Santo.

Bisogna ricordare che chi ha ricevuto i doni della Parola sarà sempre in grado di controllarne l’esercizio, e potrà dunque scegliere di abbandonarsi all’azione dello Spirito Santo al momento giusto… «perché Dio non è un Dio di disordine, ma di pace».

(1 Cor 14,33)

 

·         Il Potere di conoscere

San Paolo parla poi del linguaggio della sapienza e del linguaggio della scienza o conoscenza, doni che, assieme a quello del discernimento degli spiriti, possono essere collocati in un'unica categoria: quella dei «doni di conoscenza».

Gesù, nella pienezza della sua umanità, confidava nella presenza dello Spirito Santo nella sua vita, e nel Vangelo lo vediamo avvalersi di una parola di sapienza per confutare gli attacchi mossi dai Farisei.

Quando infatti Gesù sembra trovarsi in una situazione senza via d’uscita, dovendo rispondere se, secondo la legge degli Ebrei, sia legale pagare le tasse ai Romani o meno, Egli confonde i suoi avversari ordinando loro di «rendere a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio» (Mt 22,21).

Alle volte ci troviamo in situazioni nelle quali siamo chiamati a prendere decisioni molto importanti che potrebbero avere delle ripercussione nella nostra vita e in quella di chi dipende da noi.

In tali circostanze, è fondamentale chiedere al Signore il dono della sapienza, in modo che lo Spirito Santo, che vive in noi attraverso il sacramento del battesimo, ci permetta di stabilire la direzione che Dio ci invita a seguire.

Una volta mi sono trovato di fronte ad una situazione angosciante nella quale dovevo prendere una decisione su due piedi riguardo al tipo di cure a cui far sottoporre mio padre in ospedale. Ho chiesto aiuto al Signore, invocando la guida dello Spirito Santo. E proprio mentre mi trovavo in ospedale, ho chiaramente sentito la voce del Signore che rispondeva alla mia preghiera. Ho capito, nel discernimento, che il Signore mi indicava una direzione completamente opposta a quella cui puntava l’opinione dei medici.

È dai frutti di un’azione che potremmo capire se alla sua origine si trova lo Spirito Santo: i frutti che sono scaturiti da quella mia decisione sono stati buoni. Ho riportato mio padre a casa, dove ha vissuto per altri dodici mesi con pace e serenità, prima che il Signore lo chiamasse a sé con dolcezza e senza sofferenza.

Il dono della conoscenza può essere un’arma importante che lo Spirito Santo ci fornisce nel ministero della preghiera che svolgiamo gli uni per gli altri. Questo dono promette ad un fratello di parlare con autorità e con una profonda intuizione di una realtà o di una rivelazione proveniente da Dio.

Nel secondo capitolo degli Atti degli Apostoli vediamo Pietro che si alza dopo aver ricevuto lo Spirito Santo a Pentecoste; vediamo come è stato capace di spiegare nei dettagli, alla folla lì radunata, il pieno significato della morte e risurrezione di Gesù, e come ha saputo invitare i presenti a farsi battezzare nel nome di Gesù Cristo per ricevere lo Spirito Santo.

La sua predicazione porta immediatamente frutti abbondanti: il cuore dei presenti viene toccato e quello stesso giorno si convertono circa tremila persone.

Il terzo dono di questo gruppo consiste nel discernimento degli spiriti, il quale consente di formulare un giudizio sull’origine di un’azione. È molto importante che questo dono sia attivo in seno alla comunità, perché il maligno vuole sempre distogliere da Gesù e provocare confusione e paura.

Le nostre azione hanno la loro origine in Dio, nel diavolo o, come credo sia nella maggior parte dei casi, nel nostro spirito umano.

Nel Vangelo la cosa è estremamente evidente quando Simon Pietro esclama: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente», e Gesù lo elogia, confermandogli che le sue parole sono frutto di una rivelazione che il Padre dei Cieli gli ha donato.

Ma subito dopo, quando Simon Pietro interviene ancora, il suo impulso è generato dal suo spirito umano: quando Gesù gli rivela che sarà condannato a morte e risusciterà il terzo giorno, il discepolo risponde: «Questo non ti accadrà mai». Gesù allora lo rimprovera dicendogli: «Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!» (Mt 16,23).

 

·         Il potere di operare

Gli ultimi tre doni menzionati da San Paolo in questo brano si esprimono, per così dire nella realizzazione di un’opera concreta.

Il carisma della guarigione compare oggi chiaramente nella Chiesa. Vengono spesso celebrate messe parrocchiali con la particolare intenzione di pregare per la guarigione fisica dei presenti. Durante queste celebrazioni, il sacerdote amministra il sacramento dell’unzione dei malati. Da parte mia, rimango sempre meravigliato davanti al potere straordinario che questo sacramento ha di guarire i malati nel corpo e nella mente.

Gli incontri di preghiera carismatica dovrebbero imperativamente prevedere un momento per la preghiera di guarigione, durante il quale i fratelli impongono le mani su una persona chiedendo al Signore di toccarla secondo le sue necessità. Ho visto personalmente come il Signore continui a guarire attraverso la preghiera di persone di fede che esercitano il carisma della guarigione considerandolo un normale aspetto loro vocazione di discepoli di Gesù Cristo.

E così come il lebbroso è tornato indietro per rendere grazie a Dio, è importante che chi riceva una guarigione renda testimonianza per dare gloria a Gesù.

Spesso mi chiedo perché alcuni pensano che il dono dei miracoli debba essere esercitato con minor frequenza rispetto ad altri doni, come la profezia o la preghiera in lingue. È Gesù che dona è niente è troppo difficile per Lui. Ho visto una donna cieca da otto anni, in condizioni cliniche considerate irreversibili, recuperare la vista mentre pregava per un altro cieco.

Ho visto un uomo che, giunto zoppicante a causa di un piede deformato, è guarito all’istante durante una messa di guarigione; e questo grazie al potere dei miracoli, nel momento in cui pregavamo Gesù di venire e di portare la sua guarigione in mezzo a coloro che erano riuniti nella fede.

Infine, il carisma della fede permette a colui che lo esercita di sapere con assoluta certezza che Dio risponderà alla preghiera appena formulata.

L’esempio più eclatante di questo esempio si trova nel Vangelo. Gesù sta davanti alla tomba di Lazzaro e prega: «Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato… Lazzaro, vieni fuori» (Gv 11,41-43).

Questi nove doni, e anzi tutti gli altri doni dello Spirito Santo, sono stati dati ad una Chiesa che è pellegrina per aiutarci nel nostro cammino di fede in cui «ci affatichiamo e lottiamo» (Col 1,29).

Rivolgiamo dunque la nostra attenzione a Gesù solo, affinché il nostro abbandono alla sua grazia sia totale e perché egli possa continuare ad arricchirci dei doni dello Spirito Santo.
[Modificato da MARIOCAPALBO 12/12/2011 16:07]