terzo giorno

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MARIOCAPALBO
00lunedì 1 dicembre 2014 19:51
L’umiltà, via privilegiata per accedere al mistero di Gesù


MARTEDÌ




"Io ti rendo lode, o Padre,
hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti
e le hai rivelate ai piccoli".
(Lc 10, 21)
I poveri in spirito, di cui parlano le Beatitudini, sono per Agostino gli umili. La povertà è propria di chi non si gonfia, non insuperbisce al punto tale da stravolgere il giusto rapporto tra l’uomo e Dio, tra il Creatore e la creatura. L’umile è chi riconosce la propria dipendenza da Dio, chi ammette di non essere luce a se stesso, ma attende la luce divina. Agostino ammonisce: la superbia è sempre in agguato, pronta ad inficiare anche la bontà delle nostre azioni, allorché le attribuiamo solamente alle capacità umane, escludendo la grazia di Dio.
Ad indicarci la via dell’umiltà è il Maestro dell’umiltà, Gesù Cristo, il quale già con l’Incarnazione ha sperimentato la sua prima grande umiliazione, che giungerà ai massimi livelli sulla croce: Questo conviene credere e ritenere di cuore, con fermezza e senza vacillamenti: che l’umiltà per la quale Dio nacque da una donna e fu messo a morte dai mortali attraverso tanti obbrobri è il sommo rimedio con il quale si guarisce il tumore della nostra superbia e l’alto sacramento con il quale si infrange il vincolo del peccato. (De Trinitate 8, 5, 7)
 
Dai "Discorsi" di Sant’Agostino Vescovo (Sermo 67, 5.8)
L’umiltà, via privilegiata per accedere al mistero di Gesù
Ascolta dunque il Signore che "confessa": Confesso a te, Padre, Signore del cielo e della terra. Che cosa "confesso"? Per che cosa ti lodo? Quest’azione di "confessare" ha – come ho detto – il significato di lode. Perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai fatte conoscere ai piccoli (Mt 11, 25). Che vuol dire ciò, fratelli? Dovete intenderlo nel senso contrario: Hai nascosto queste cose – dice – ai sapienti e agli intelligenti; ma non dice: "Le hai fatte conoscere agli stolti e agli stupidi", ma dice: Le hai nascoste, bensì, ai sapienti e agli intelligenti e le hai fatte conoscere ai piccoli. Ai superbi e agli intelligenti degni d’essere derisi, agli arroganti falsamente grandi, ma in verità gonfi di sé, oppose non gli stolti né gli stupidi, ma i piccoli. Chi sono i "piccoli"? Gli umili. Ebbene: Hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti. Egli stesso spiegò che sotto il nome di "sapienti e intelligenti" s’intendono i superbi, quando dice: E le hai fatte conoscere ai piccoli. Dunque: "Le hai nascoste a coloro che non sono piccoli". Che significa "ai non piccoli"? Significa: "ai non umili". E che significa "ai non umili" se non "ai superbi"? O via del Signore! O non c’era o era nascosta perché fosse fatta conoscere a noi! Perché il Signore esultò? Perché essa è stata rivelata ai piccoli. Dobbiamo essere piccoli, poiché se vorremo essere grandi, ritenendoci sapienti e intelligenti, non ci sarà rivelata. Chi sono i grandi? I sapienti e gli intelligenti. Affermando d’esser sapienti, son diventati stolti (Rom 1, 22). Hai un rimedio nel contrario. Se, affermando d’essere sapiente, diventi stolto, chiamati stolto e sarai sapiente. Ma dillo sul serio, dillo nel tuo intimo, poiché è come tu dirai. Se lo dici, non dirlo davanti alla gente e non tacerlo davanti a Dio. Per quanto riguarda te stesso e le tue facoltà, sei del tutto pieno di tenebre. Che cos’altro infatti è essere stolto, se non essere tenebroso nel cuore? Così in effetti di essi la Scrittura afferma: Dicendo d’essere sapienti son divenuti stolti. E prima di fare quest’affermazione, che cosa dice d’altro? E il loro cuore stolto si ottenebrò(Rom 1, 21). Tu devi dire che non sei luce a te stesso. Al massimo sei un occhio, non sei luce. A che giova un occhio aperto e sano, se manca la luce? Di’ dunque che la luce non proviene da te e grida ciò che dice la Scrittura: Tu, o Signore, darai luce alla mia lampada; con la tua luce, Signore, illuminerai le mie tenebre (Sal 17, 29). Io non sono altro che tenebre, tu invece sei la luce che fuga le tenebre e che m’illumina; luce per me che non si sprigiona da me, bensì luce ch’è parte di quella che proviene da te.

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