capitolo quattordicesimo È IL MOMENTO DI AGIRE

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MARIOCAPALBO
00martedì 7 febbraio 2012 18:47

chiesa e rinnovamento

capitolo quattordicesimo

È IL MOMENTO DI AGIRE

 

 

 

Giacché il pentimento implica un cambiamento di mentalità e anche di cuore, inevitabilmente influenzerà i nostri piani ed obiettivi, la vita e il comportamento. Vorrei accennare ad alcuni degli elementi che formano un fondamento solido di comportamento gradito a Dio. Ovviamente, una discussione adeguata dell'argomento occuperebbe un intero libro, e con i rilievi che seguono non intendo certo trattarlo al completo, ma dare solo il punto di partenza o di riferimento per riflettere ed agire.

 

 

Fondati sulla verità

 

 

          Uno dei significati e scopi fondamentali di questo libro è che, per permettere l'esistenza e la crescita di una sana vita cristiana, è necessario capire con chiarezza la verità del vangelo e quindi viverla e proclamarla. Quindi, alla base della nostra relazione con Dio e con quanti stiamo cercando di servire deve esserci una comprensione ferma e chiara della verità cristiana. Una delle maggiori debolezze della Chiesa, sia prima che dopo il Concilio Vaticano II, è stata la tendenza generalizzata a presumere che i cattolici già capissero e cercassero di vivere le fondamenta della fede. Ma milioni di essi non lo fanno. Di conseguenza, molte case sono state costruite sulla sabbia, senza alcun sicuro fondamento di verità cristiana.

 

          Non si dovrebbe mai presupporre la conoscenza delle verità fondamentali del peccato e del perdono, del sacrificio di Cristo sulla croce, della risurrezione, del dono dello Spirito Santo, della Chiesa, dell'Evangelizzazione, della Seconda Venuta e del giudizio. Devono essere costruite e formate in maniera solida, e rinnovate di continuo, innanzi tutto nella nostra vita e poi in quella di coloro di cui siamo responsabili.

 

 

Nella potenza dello Spirito Santo

 

 

          Nella Chiesa cattolica vi è stata la tendenza a considerare le verità cristiane dal punto di vista intellettuale - e magari ad esprimerle con accuratezza - ma poi non sono state adeguatamente incarnate nella vita o nell'azione. Spesso ciò è dovuto a quella che il vescovo spagnolo Juan Hervas, uno dei fondatori del Movimento dei Cursillo, chiama la "corruzione minimalista del vangelo". Con ciò egli intende riferirsi a quella tendenza a chiedere ai cattolici meno di quanto il Vangelo esiga, e ad offrire meno di quando il Vangelo offre. Ne è risultata la pratica ampiamente estesa di un cattolicesimo "tiepido". E la Scrittura è chiara nell'affermare che Dio non guarda certo con benevolenza al cristianesimo tiepido (vedi Ap. 3,16).

 

          Un cristianesimo adeguato deve richiedere alla gente tutto ciò che il Vangelo esige: un impegno totale. Ma deve anche offrire tutto quanto il vangelo offre: e più in particolare, qui per il nostro scopo, il dono dello Spirito Santo che mette in luce la verità cristiana, dà vita all'esperienza cristiana e fornisce una motivazione ed una guida concreta all'azione cristiana. La verità cristiana deve portare la vita, provocare la liberazione della potenza dello Spirito Santo nella vita dei cristiani. Se ciò non avviene, stiamo vivendo un cristianesimo subnormale.

 

 

Guidati dallo Spirito

 

 

          "Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio sono figli di Dio" (Rom. 8,14).

 

          Se le fondamenta salde e chiare della verità cristiana e la potenza che siamo chiamati a ricevere dallo Spirito Santo sono elementi essenziali ad ogni idea adeguata di cristianesimo, l'azione di guida da parte dello Spirito Santo ha un'importanza davvero unica. Solo lo Spirito di Dio conosce le profondità di Dio, la reale situazione del mondo e la direzione veramente saggia per la famiglia, la parrocchia, la diocesi, l'ordine religioso e la Chiesa universale. Così, per vivere oggi una vita cristiana adeguata e svolgere un'appropriata azione sociale, è di cruciale importanza ricercare direttamente Dio per ricevere la Sua guida, e sviluppare la sensibilità alla guida dello Spirito Santo.

 

          Uno dei grandi peccati che dobbiamo riconoscere e confessare è la negligenza nel ricercare attivamente Dio e la Sua guida nelle situazioni che dobbiamo affrontare come popolo. Come Chiesa, uno dei problemi più gravi è che vi sono troppi uomini e donne "naturali" - siano essi liberali o conservatori, pragmatici o intellettuali, istruiti o non istruiti - e non abbastanza uomini e donne che, nella loro opera e nella vita, sono guidati dallo Spirito. Questa incapacità a sottomettere i nostri piani alla Parola di Dio e alle direttive del Suo Spirito è una delle cause principali del vuoto e della mancanza di frutto di tanta parte del "rinnovamento". Il Dr. Coggan, ex Arcivescovo di Canterbury, in un suo sermone accennò a questo problema: "Alcuni di noi hanno quasi smesso di credere che Dio parli ancora alla Chiesa. Che Dio ci perdoni!"[1]

 

 

 

Atteggiamenti realistici nei confronti del "mondo"

 

 

          Negli anni recenti una delle origini più rilevanti di confusione nella vita e nella missione della Chiesa è stato l'atteggiamento poco chiaro, talvolta confuso e spesso ingenuo, nei confronti del mondo. Ciò deriva da un'errata reazione al fondamentale significato pastorale del Concilio Vaticano II - il rilevante e valido tentativo di superare l'atteggiamento eccessivamente negativo nei confronti del mondo, al fine di riconquistare l'attenzione verso la Chiesa da parte di una società sempre più secolarizzata. Questa "apertura al mondo", se affrontata col giusto impegno ed intendimento - come ad esempio nel ministero di Giovanni Paolo II - ha avuto un buon esito. Altrove tuttavia è risultata in una confusione disastrosa, spesso nell'infedeltà ed in copiosi risultati negativi.

 

          Un ingenuo "amore per il mondo" spesso sorvola sulla realtà dell'ostilità del mondo verso Dio, dell'opera del maligno e delle bramosie della carne. Tutto ciò nella vita di molti cristiani può risultare nell'accettazione, e persino nell'incoraggiamento, di credenze, atteggiamenti, pratiche e valori profondamente anticristiani. Una futura azione da parte della Chiesa dovrà prendere in considerazione l'intera Parola di Dio riguardo al "mondo". Dovrà valutare le profonde implicazioni pratiche di testi della Scrittura simili al seguente:

 

Non amate il mondo, né le cose permesse dal mondo. Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non ha posto in lui, perché nulla di quanto il mondo permette proviene dal Padre. La concupiscenza della carne, la seduzione degli occhi, la vita di vuoto esibizionismo - tutte queste cose vengono dal mondo. E il mondo passa con le sue seduzioni, ma l'uomo che fa la volontà di Dio durerà in eterno. (1 Gv. 2,15-17).

 

 

Il desiderio di essere accettati dal mondo

 

 

            L'amore ingenuo e acritico verso il mondo va spesso di pari passo col desiderio profondo di compiacere il mondo, di essere ben considerati ed accettati dal mondo. Ovviamente, i cristiani vogliono che il mondo riconosca le cose buone che Dio ha operato in loro, e rivelare così Cristo al mondo. Talvolta tuttavia, proprio questo desiderio li ha portati a voler talmente compiacere il mondo ed essere accettati da tacere, consapevolmente o no, sulle cose che avrebbero potuto offenderlo. Ovviamente, la cosa che più profondamente offende il mondo è la parola di Dio e la Sua opera centrata sulla croce e sulla risurrezione di Gesù Cristo. In pratica, un tale approccio talvolta ha portato a porre l'enfasi su ciò che cristiani e non cristiani hanno in comune, ma in modo da escludere la proclamazione "offensiva" del vangelo, con le sue affermazioni assolute sulla vita di ogni essere umano, le sue ingiunzioni ad essere uniti a Gesù Cristo oppure a subire le conseguenze del giudizio.

 

          Questo desiderio di essere accettati dal mondo ha influenzato profondamente l'atteggiamento di molti nella Chiesa. Per alcuni leader della Chiesa il desiderio di dare lezioni presso una prestigiosa università secolare, di frequentare una conferenza U.N. o di essere invitati ad una conferenza scientifica, è stato accompagnato dal silenzio sul messaggio centrale del vangelo cristiano.

          Nel formare il nostro accostamento pastorale alla famiglia e alla Chiesa, dobbiamo prendere in considerazione la verità profonda della "aggressività" del vangelo nei confronti dell'uomo "naturale".

 

Poiché secondo la sapienza di Dio il mondo non è arrivato a conoscerlo mediante la "sapienza", è piaciuto a Dio di salvare coloro che credono mediante l'assurdità della predicazione del vangelo ... Quanto a me, fratelli, quando venni tra voi, non venni a proclamare la testimonianza di Dio con un'eloquenza o "saggezza" particolare. No, io mi determinai che, mentre sarei stato tra voi, non avrei parlato d'altro che di Gesù Cristo, e di lui crocifisso... Il mio messaggio e la mia predicazione non avevano nulla della forza persuasiva delle argomentazioni "sapienti", ma avevano il potere di convinzione dello Spirito. Di conseguenza, la vostra fede non è fondata sulla sapienza degli uomini, ma sulla potenza di Dio. (1 Cor. 1,21; 2,1-3).

 

 

La fissazione su un momento storico passeggero

 

 

          Uno degli scopi del Concilio Vaticano Secondo era quello di aiutare la Chiesa a sviluppare un modo nuovo di avvicinarsi alle realtà moderne, che avrebbe reso più efficace la sua missione di evangelizzazione. La strategia pastorale della Chiesa si era in qualche modo fissata su posizioni assunte all'epoca della Riforma, della Rivoluzione Francese e "dell'epoca della Rivoluzione" in Europa. Ma se era necessario che nella strategia pastorale della Chiesa fossero prese in considerazione le realtà generate da quegli eventi storici, anche gli avvenimenti successivi esigevano di esser presi in considerazione. Il tentativo del Concilio era proprio in quel senso.

 

          Oggi tuttavia, a quindici (30) anni dal Concilio, corriamo il rischio di fissarci su un altro momento storico particolare - quello in cui il Concilio formò la propria strategia pastorale. I segni del ristagno sono evidenti. Ad esempio, la preoccupazione teologica franco/tedesca sul dialogo con il teorico "uomo moderno" europeo può portare ad un'enfasi eccessiva su una strategia pastorale che in realtà non è applicabile a vaste zone della Chiesa al di fuori dell'Europa. James Hitchcock indica con intuizione il pericolo di continuare ad agire sulla base di nozioni di filosofia politica che una volta furono utili alla formazione delle relazioni della Chiesa coi governi secolari, ma che oggi stanno diventando rapidamente inapplicabili per il restringersi della base delle democrazie mondiali in grado di sopravvivere. Questo ristagno ci impedirà di far l'inventario delle circostanze storiche oggi in rapido cambiamento. Ma come la stessa Chiesa ha sempre bisogno di rinnovarsi, ciò vale anche per la sua strategia pastorale.

 

          Nella sua seconda enciclica, Giovanni Paolo II rilevò che il Vaticano II faceva solo allusione a quei pericoli nella cultura e nella società moderna, diventati poi molto più chiari e minacciosi negli ultimi anni.

 

Nel breve spazio di questi quindici (30) anni dalla fine del Concilio Vaticano Secondo, questa rappresentazione delle tensioni e minacce che segnano la nostra epoca è diventata forse meno inquietante? Pare di no. Al contrario, le tensioni e le minacce che nel Concilio sembrano solo delineate e che ancora non manifestavano in profondità tutti i pericoli che celavano, si sono poi rivelate con maggior chiarezza nello spazio di questi anni; in modo diverso hanno confermato quel pericolo, e non ci permettono di cullare le illusioni del passato.[2]

 

          Un altro pericolo è la propensione della Chiesa a disastrosi "intervalli di tempo" - la sua abitudine a rispondere oggi ai problemi di ieri, quando i problemi di oggi sono di tipo completamente diverso. Michael Harper, autore anglicano, ha fatto questo perspicace commento sulla Chiesa anglicana in Inghilterra e sui movimenti politici e sociali:

 

La Chiesa ha una deplorevole abilità nel dire e fare le cose giuste al momento sbagliato ... Nell'ultimo secolo, quando le condizioni sociali richiedevano a gran voce una riforma e quando il socialismo come forza politica era quasi inesistente, la Chiesa appoggiò decisamente lo status quo e si presentò dalla parte degli sfruttatori anziché degli sfruttati. Ma ora tanti leader della nostra Chiesa stanno vociferando dall'altra parte. Mentre prima la Chiesa era il Partito Conservatore della preghiera, ora pare che sia il Partito Socialista, la maggior parte del quale non dice le preghiere. Quando è necessario che la Parola di Dio sia diretta contro i pericolosi effetti del socialismo e del cosiddetto stato assistenziale, e in favore della necessità di un approccio cristiano più autentico alla vita comunitaria, la Chiesa sembra ripetere il messaggio che il 19° secolo aveva un disperato bisogno di ascoltare![3]

 

          Oggi molte direttive cristiane per il giusto ordinamento della società non corrispondono affatto a ciò che lo Spirito di Dio farebbe fare al suo popolo! L'azione di maggior "rilievo" intrapresa dal popolo di Dio nei giorni prima che il diluvio del giudizio precipitasse sul mondo antico, fu la scrupolosa costruzione dell'arca da parte di Noè - azione che dovette affrontare l'ostilità e il ridicolo da parte dei suoi concittadini. Non ci ritroviamo forse in un momento del piano di Dio in cui si avvicina il giudizio, ed uno dei più grandi servigi che la Chiesa possa rendere alla razza umana è quello di elevare, ancora una volta, forte e chiaro, il grido degli apostoli: "Salvatevi da questa generazione che è andata fuori strada" (Atti 2,40b)?

 

 

Intercessione

 

 

          Tutti dobbiamo assumerci la responsabilità di una certa sfera; se andiamo oltre quel campo, diventiamo ciò che la scrittura definisce "intriganti". Ciò nondimeno, oltre alla nostra sfera di responsabilità, tutti condividiamo una responsabilità comune per la Chiesa nel suo complesso. Questo dovere si può adempiere nel modo migliore attraverso la preghiera di intercessione.

 

          Quando ci pentiamo dei peccati individuali e torniamo a Dio, dobbiamo anche implorare Dio per conto dell'intera Chiesa, chiedendogli di avere misericordia di noi, di perdonare i nostri peccati e di restaurarci, mediante una nuova effusione del Suo Spirito, alla forza e alla interezza come Chiesa.

 

          Paolo VI considerava l'intercessione per la venuta dello Spirito Santo come la chiave per risolvere l'attuale crisi della Chiesa:

 

Gli uomini impegnati nella Chiesa sono enormemente influenzati dall'ambiente del mondo; al punto che il pericolo, confinante con una confusione vertiginosa e con lo smarrimento, può arrivare a scuotere le stesse fondamenta della Chiesa e condurre gli uomini ad abbracciare i più bizzarri modi di pensare, come se la Chiesa sconfessasse se stessa per assumere gli ultimissimi sentieri di vita non ancora sperimentati...Ora a parer nostro, per controllare il pericolo complesso ed oppressivo derivante da molte parti, un ovvio ed ottimo rimedio per la Chiesa è quello di approfondire la propria consapevolezza di cosa essa realmente è secondo la mente di Cristo, rifacendosi a quanto è custodito nella Scrittura e nella tradizione ed interpretato e sviluppato dalla tradizione autentica della Chiesa. La Chiesa, come sappiamo, è illuminata e guidata dallo Spirito Santo tuttora pronto, se Lo imploriamo e Lo ascoltiamo, a portare sicuramente a compimento la promessa di Cristo: "Lo Spirito Santo che il Padre manderà per conto Mio, a Sua volta renderà chiara ogni cosa, e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto."[4]

 

          Paolo VI riteneva che le speranze di Giovanni XXIII per il Concilio Vaticano II potessero realizzarsi davvero solo attraverso l'esperienza di una nuova Pentecoste. Dopo il Concilio, i segni di questa nuova Pentecoste li abbiamo visti in numerosi movimenti di rinnovamento spirituale, e specialmente e alla lettera nel rinnovamento carismatico. Eppure, se la Chiesa deve davvero essere corredata a svolgere la sua missione nel mondo, pare sia necessaria un'effusione più grande e più profonda dello Spirito - e non solo tra poche persone in periferia. Come disse Paolo VI:

 

Si deve anche riconoscere un'intuizione profetica da parte del nostro predecessore Giovanni XXIII, che previde una nuova Pentecoste quale frutto del Concilio. Anche noi abbiamo desiderato porci nella stessa prospettiva e nello stesso atteggiamento di attesa. Non che la Pentecoste abbia mai cessato di essere una attualità nell'intera storia della Chiesa, ma tanto sono grandi le necessità e i pericoli dell'era presente, tanto vasti gli orizzonti dell'umanità attirata verso la coesistenza mondiale ed impotente nel raggiungerla, che non vi è salvezza per essa se non in una nuova effusione del dono di Dio. Che venga, dunque, lo Spirito Creatore, a rinnovare la faccia della terra![5]

 

          La preghiera per ricevere l'effusione dello Spirito è uno dei punti essenziali della preghiera di intercessione. Un altro consiste nel pregare contro le opere del maligno.

 

          La nostra battaglia non è solo contro la "carne e il sangue", ma contro "potenze e principati." Se non lo prenderemo sul serio, trascureremo le sole armi efficaci in questa battaglia spirituale. Giovanni Paolo II ha sottolineato che qualsiasi analisi della realtà che non tenga in considerazione il "principe di questo mondo", è inadeguata e destinata alla frustrazione e al fallimento.

 

     L'uomo ha forse dentro di sé la forza di affrontare con le proprie forze le spire del male, dell'egoismo e - diciamolo chiaramente - le trappole disintegranti del "principe di questo mondo", sempre in attività per dare all'uomo, dapprima un falso senso di autonomia per poi condurlo, attraverso il fallimento, all'abisso della disperazione? ... Affidatevi alla grazia del Signore che grida dentro di noi e per noi: coraggio!

     La vittoria sul mondo sarà di Cristo. Volete mettervi dalla Sua parte e affrontare con Lui questa battaglia d'amore, animati da una speranza invincibile e da una coraggiosa forza d'animo?

     Non sarete soli. Il Papa è con voi. Vi ama e vi benedice.[6]

 

          Un metodo per contribuire al combattimento spirituale in cui tutti siamo coinvolti per rovesciare e bloccare l'opera del maligno, consiste nella preghiera di intercessione centrata su situazioni specifiche.

 

 

L'azione appropriata

 

 

          Un'altra risposta importante alle circostanze in cui ci troviamo consiste nell'intraprendere un'azione adeguata in risposta alle minacce generalizzate nei confronti della Parola di Dio.

 

          Negli anni recenti troppi di noi, ad ogni livello nella Chiesa, in seguito alla passività o magari al panico, hanno permesso che la Parola di Dio in mezzo a noi fosse minata. Nel tornare a Dio come popolo, a molti sarà richiesto di esprimersi o di agire nelle nostre sfere particolari di responsabilità.

 

          Il principio fondamentale della nostra azione deve essere che non ce ne staremo lì fermi a guardare, mentre Dio e la Sua Parola sono disonorati in mezzo a noi e mentre il Suo popolo, i nostri fratelli e sorelle, sono tratti in inganno. Per essere efficace e feconda la nostra azione deve essere nel contempo umile, saggia, retta e coraggiosa.

 

          La nostra azione deve essere umile, giacché non parleremo né intraprenderemo niente che parta da una posizione di "rettitudine personale", o perché ci riteniamo "più santi degli altri", ma solo per amore e per obbedienza - amore verso Dio ed il Suo popolo e obbedienza alla Sua Parola e alle sollecitazioni del Suo Spirito. Non parleremo né agiremo perché ci divertiamo negli scontri, ma solo perché dovremo parlare con franchezza ed agire in modo da essere fedeli a Dio, alla Sua Parola e alla nostra relazione di alleanza coi fratelli e sorelle in Cristo.

 

          La nostra azione deve essere umile anche nel senso che potremmo non avere ragione nell'interpretare una situazione particolare. In realtà, possiamo scorgerne solo un aspetto e non afferrarne adeguatamente tutti gli elementi di rilievo. Dobbiamo avere l'umiltà ad essere pronti a scoprire una cosa simile.

 

          Dobbiamo anche agire per amore. La nostra sollecitudine per la verità deve essere esattamente quello - sollecitudine per la verità, e non il desiderio di provare che qualcuno sbaglia. Questo atteggiamento di umiltà ci disporrà in genere a presentare le nostre apprensioni alle persone giuste con questo tipo di atteggiamento: "La mia esperienza del vostro insegnamento è ..."; "Ho l'impressione che gli studenti a cui parlo stiano prendendo dal vostro insegnamento alcune idee che forse non intendevate, e cioè ..."; "La gente mi ha detto di aver interpretato in questo modo il vostro consiglio e il vostro parere... Ve ne rendete conto?"

 

          Non dovremmo presumere che gli altri siano colpevoli di motivi malvagi e di minare intenzionalmente e consapevolmente la Parola di Dio. In alcuni casi chi provoca il danno può non rendersi conto delle conseguenze delle proprie azioni. D'altra parte, come abbiamo visto, alcune persone coinvolte nel minare la verità pare siano pienamente coscienti di quanto stanno facendo ed intendono consapevolmente proseguire su quella via.

 

          La nostra azione deve anche essere saggia. Per rispondere a molte domande dobbiamo ricercare la guida di Dio. Quando dovremmo parlare, e quando tacere? Di cosa ci ha affidato la responsabilità e qual è la responsabilità degli altri? Quando dovremmo agire da soli e quando consultare gli altri? Quando ne sappiamo abbastanza riguardo ad una situazione e quando invece dovremmo studiare di più? Possono essere domande difficili, ma se Lo cerchiamo, Dio può darci il Suo Spirito Santo e guidarci.

 
MARIOCAPALBO
00martedì 7 febbraio 2012 18:48
     Una buona parte di saggezza sta nell'agire nell'ambito della nostra sfera di responsabilità. É lì che abbiamo l'autorità maggiore e la responsabilità più chiara. D'altra parte, tutti abbiamo una qualche misura di responsabilità nel dover esprimere la nostra inquietudine quando sono in gioco problemi fondamentali, anche se magari abbiamo poca autorità e possiamo solo esprimere la nostra inquietudine ai veri responsabili.

 

          Un'altra parte della saggezza consiste nell'agire e parlare secondo i doni e le capacità che Dio ci ha dato. Non tutti siamo ben dotati allo stesso modo per risolvere qualsiasi situazione. Talvolta, il nostro miglior contributo può consistere nel pregare affinché Dio fornisca a qualcuno le doti per risolvere la situazione in cui noi non abbiamo avuto successo.

 

          Saggezza significa anche agire in maniera adeguata alla situazione. Spesso dovremmo incoraggiare il bene di proposito. Ad esempio, in una situazione particolare una parola di incoraggiamento dopo un'omelia solida, o un'espressione di sostegno verso un pastore che cerca di fondare un solido programma di formazione religiosa, può risultare assai più utile della denuncia di un insegnamento falso e di una pratica corrotta. Potrebbe esser giusto scrivere una lettera al giornale diocesano riguardo ad un problema pubblico. D'altra parte, quando alla nostra attenzione giunge una questione privata, di solito sarà conveniente discuterne in privato con le persone direttamente coinvolte. Talvolta dovremmo ritirare il sostegno economico da quelle attività che non appoggiano con chiarezza la verità e l'autorità della Parola di Dio. In quei casi, dovremmo ricercare altre attività degne del nostro sostegno economico, centrate più su Dio che sul servizio.

 

          Saggezza significa accertarsi che tutte le nostre risorse - tempo, talenti e denaro - siano impiegate per il Signore e per la Sua Parola, e non contro di essa, e incoraggiare gli altri a fare altrettanto.

 

          La nostra azione deve anche essere retta, giusta. Di solito, prima di discutere il problema con un gruppo più ampio di persone e con le autorità superiori, dovremmo avvicinare le persone direttamente coinvolte nell'attività che apparentemente sta insidiando la Parola di Dio. La procedura per risolvere tali difficoltà è descritta in Matteo 18. Rettitudine significa anche prendere le precauzioni ragionevoli contro giudizi affrettati o la perdita di controllo nel parlare. Non dovremmo mai danneggiare ingiustamente la reputazione di qualcuno. Nondimeno, è cosa più che giusta che il materiale insegnato in pubblico o stampato e che insidia la Parola di Dio, sia identificato per quello che è. Inoltre, essendo il vescovo pienamente responsabile della solidità di tutto l'insegnamento, la predicazione e il consiglio pastorale della sua diocesi, può essere del tutto appropriato informarlo allo stadio iniziale di quella nostra inquietudine.

 

          La nostra azione deve anche essere coraggiosa. Dobbiamo tornare a ripetere che il sottofondo dominante della crisi di verità è il silenzio e la passività di troppi di noi di fronte ad una massiccia azione volta ad inquinare la Parola di Dio. Abbiamo bisogno del coraggio di agire, di vincere le nostre inclinazioni naturali a "non capovolgere la barca," o a "farlo fare a Giorgio." Dobbiamo avere il coraggio di correre il rischio di avere torto e, se abbiamo sbagliato, di riconoscere con gioia il nostro errore. Dobbiamo avere il coraggio di correre il rischio di affrontare l'opposizione, e magari la persecuzione e la diffamazione che quasi sicuramente incontreremo, se parleremo con chiarezza ed intraprenderemo l'azione appropriata. Ma sarà ancora necessario agire. Solo mediante un'azione coraggiosa potrà essere dispersa la nube di oscurità che ora blocca la vita di molti, affinché sia sostituita dalla luce di Cristo e della Sua Parola che producono vita. Come ha rilevato un osservatore cattolico della scena contemporanea:

 

I veri credenti religiosi - a differenza di quelli per i quali esser membri della Chiesa è soprattutto una questione d'abitudine - saranno sempre più costretti a definire con precisione le importanti differenze esistenti tra loro e i non credenti. Potranno doversi abituare a vivere in un modo che il mondo che li circonda troverà strano e bizzarro e che potrà richiedere decisioni quasi eroiche. Può tornare il giorno in cui, come ha predetto Cristo, chi perseguita i Suoi seguaci penserà di fare qualcosa di salutare.[7]

 

Oppure, nelle parole di Giovanni Paolo II:

 

   Oggi è meno possibile di sempre fermarsi ad una fede cristiana superficiale o di tipo sociologico; come ben sapete, i tempi sono cambiati... É necessario arrivare alla ferma e chiara convinzione della verità della propria fede cristiana e cioè, in primo luogo, della storicità e divinità di Cristo e della missione della Chiesa da Lui voluta e fondata.

   Quando una persona è profondamente convinta che Gesù è la Parola Incarnata e che è ancora presente nella Chiesa, allora accetta completamente la Sua "parola," perché è parola divina che non inganna, non si contraddice e che ci dà il solo e vero significato della vita e dell'eternità. Lui solo, infatti, ha "parole di vita eterna." Lui solo è la via, la verità e la vita!... Gesù non è un'idea, un sentimento, un ricordo! Gesù è una "persona," sempre viva e presente vicino a noi!... Cercare, amare e rendere testimonianza a Gesù! É questo il vostro impegno; sono queste le istruzioni che vi lascio! [8]

 

          Giovanni Paolo II ha anche messo in evidenza che nel mondo moderno la vita di un cristiano pieno di fervore può portare anche alla persecuzione. É la prospettiva eterna che riceviamo dalla conoscenza delle verità fondamentali del vangelo a darci il coraggio nei tempi difficili. 

 

Il cristiano deve vivere nella prospettiva dell'eternità. Talvolta la sua vita sinceramente cristiana può arrivare persino a far sorgere la persecuzione, aperta o celata: "Vediamo se le sue parole sono vere: mettiamolo alla prova con insulti e torture, per poter scoprire la sua mitezza e mettere alla prova la sua sopportazione." La certezza della felicità eterna che ci attende rende il cristiano forte nelle tentazioni e paziente nelle tribolazioni. "Se hanno perseguitato Me," disse il Divin Maestro, "perseguiteranno anche voi" (Gv. 15,20).[9]

 

          Il giorno dopo esser stato eletto papa, alla sua prima udienza Giovanni Paolo II ricordò ai cardinali il prezzo che potrebbero dover pagare per la loro fedeltà a Cristo e alla Chiesa. Sono parole applicabili a tutti noi.

 

I fedeli hanno capito davvero, reverendi Fratelli, che la porpora che indossate è il segno della fedeltà, promessa al papa con un voto solenne, "fino allo spargimento del vostro sangue". Il vostro è un indumento di sangue, che ricorda e presenta il sangue versato dagli Apostoli, da Vescovi e Cardinali per Cristo nel corso dei secoli... Possa quella incrollabile fedeltà alla Sposa di Gesù essere sempre il contrassegno d'onore ed il vanto preminente del Collegio Cardinalizio.[10]

 

E anche di tutti noi, il Suo popolo, redenti dal Suo sangue.

 

[11]

 


[1]  Dr. Coggan, citato da Michael Harper, Beauty or Ashes? The Ashe Lecture 1979 (Hounslow, England: Hounslow

Printing Co., 1979), p. 6.

 

[2] Dives in Misericordia VI, 10.

[3] Michael Harper, Beauty or Ashes, p. 9.

[4] Paolo VI, Ecclesiam Suam, par. 26.

[5] Paolo VI, Gaudete in Domino, ch. VII

[6] LOR (23 Novembre, 1978), p. 1 seg., discorso, 15 Novembre, 1978.

[7] James Hitchcock, "The Secular Sickness," Columbia (Luglio 1979), p. 11.

[8]  LOR (16 Novembre, 1978), p. 1 seg., dall'udienza generale, 8 Novembre, 1978.

[9]  LOR (9 Aprile, 1979), p. 10, omelia al personale della Stamperia Poliglotta del Vaticano, 30 Marzo, 1979.

[10] LOR (26 Ottobre, 1978), p. 1, discorso ai Cardinali, 28 Ottobre, 1978.

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