Davvero i teologi morali corrompono la gioventù?
A dire il vero il Dr. Ralph McInerny, filosofo cattolico di tutto rispetto presso l'Università di Notre Dame, scrisse un articolo intitolato: "Davvero i teologi morali corrompono la gioventù?" Descrisse in qual modo la Dichiarazione del Vaticano del 1976 sulla moralità sessuale, documento che riafferma l'insegnamento della Scrittura e della tradizione sull'argomento, fu accolta presso quella università che è forse la più prestigiosa università cattolica degli Stati Uniti:
Nonostante stessi discutendo un importante documento proveniente da Roma, si avvertiva la generale tendenza a pensare che, sia la chiesa, sia la scrittura o entrambe, non abbiano condannato il tipo di condotta menzionato oppure, se l'una o l'altra l'hanno fatto, è stato sulla base di un'interpretazione primitiva dell'esistenza umana, ormai superata da tempo da giganti intellettuali come noi.
McInerny definisce Human Sexuality un documento "scandaloso", "confuso" e "bizzarro," ma rileva che viene preso sul serio. Fa notare che a Notre Dame il libro viene usato per razionalizzare il peccato:
Alcuni mesi fa un omosessuale che si professava tale, in una serie di articoli sul giornale degli studenti di Notre Dame evocò questo libro, ed era chiarissimo che ne traeva consolazione e approvazione, e che ne è rimasto corroborato. Se gli autori non riuscirono a prevedere che evidentemente stavano dando carta bianca non solo agli omosessuali come individui, ma all'ideologia omosessuale, allora non sono in grado di capire neppure le loro stesse parole. Ovviamente, non ho proposto che si tirassero indietro da una simile apparente approvazione ... Se nelle questioni morali la salda dottrina non costituisce garanzia di buona condotta, è certamente vero che quando le sorgenti della dottrina sono avvelenate, la cattiva condotta diventa inevitabile. Oggigiorno, quando la chiara dottrina della Chiesa viene infangata e confusa dai teologi che pretendono di parlare in suo nome, corriamo il rischio di adottare la moralità pagana del mondo come se fosse la realizzazione dell'ideale cristiano.
Fa pensare alle macine.
McInerny fa un punto cruciale, un punto che deve restarci fisso davanti alla mente quando esaminiamo la crisi di verità nella Chiesa cattolica. Il punto è che le idee velenose contenute in libri come Human Sexuality, hanno le conseguenze pratiche più gravi possibili. Mettono a repentaglio la salvezza di milioni di cattolici. Qui non si tratta di idee interessanti, plausibili o non plausibili, forse vere o forse false, da analizzare con comodo in un seminario di laureati in teologia morale. Sono idee potenti che portano l'uomo a peccare. Vengono usate per giustificare la contraccezione, la masturbazione, la fornicazione, l'adulterio, il divorzio, l'omosessualità, l'aborto e altre distorsioni del piano di Dio per la sessualità secondo quanto rivelato nella Scrittura, testimoniato nella tradizione e riaffermato dal papa e dai vescovi che oggi insegnano in unione con lui.
Il relativismo morale sempre più caldeggiato è spesso una forte componente dei programmi ufficiali di addestramento, dei lavori e seminari messi in piedi per "corredare gli educatori religiosi". Caratteristico è il consiglio ricevuto da 1200 educatori religiosi da parte di un maturo oratore:
Nel nostro insegnamento morale dobbiamo dare spazio alla diversità... Onestà significa che la teologia è esercizio dell'intelletto, non della volontà. Non possiamo aspettarci che tutti siano uniformi in ciò che credono o dicono sulle questioni morali... [La Chiesa] dovrebbe entrare in una conversazione non per dire l'ultima parola, ma una delle parole che aiuteranno a scoprire la verità... La cosa importante riguardo alla moralità è essere con la gente quando prende decisioni e quando sbaglia.
Non vi è alcun dubbio che le idee morali velenose non sono limitate alle università e ai seminari per laureati: spesso oggi si possono ascoltare anche nella vita cattolica. Ad esempio, un numero della rivista Today's Parish, giornale popolare destinato ai laici impegnati, conteneva due articoli che tributavano lodi all'immoralità. Un articolo, discusso nel secondo capitolo di questo libro, incoraggiava la bisessualità. Un altro promuoveva la legittimità morale dell'omosessualità attiva. Considerate il ragionamento usato in questo articolo per giustificare l'attività omosessuale:
Ma la Chiesa non insegna forse che le persone omosessuali attive commettono peccato? Si e no. La Chiesa insegna che il sesso serve ad avere figli. Questa parte del messaggio suona vera come non mai, e come sempre sarà. Ma la Chiesa insegna anche che il sesso è per amare. É per amare nel matrimonio, ed oggi la Chiesa non è poi più così sicura che tutto il sesso al di fuori del matrimonio sia peccato. Lo è di sicuro quando è probabile che sia generata una nuova vita. La gente che gioca col sesso e che poi si ritrova con una gravidanza indesiderata, spesso ricorre all'aborto. È questo il motivo per cui la Chiesa si oppone al sesso fuori del matrimonio - la stabilità familiare per la sicurezza dei figli. È un ottimo motivo, e voi ed io, che siamo la Chiesa, aggrappiamoci ad esso. Ma questo non è un problema quando il sesso avviene tra due persone dello stesso genere... Ma la Bibbia non condanna forse gli atti omosessuali? Sicuramente, e anche con severità. La Genesi condanna gli uomini di Sodoma e Gomorra per aver desiderato scambi sessuali con gli ospiti maschi di Lot - che poi violentarono. Ma non è l'omosessualità del rispetto e del sacrificio reciproco che qui la Scrittura condanna.
Ma che dire del Levitico e dell'Epistola ai Romani? Non definiscono forse l'omosessualità "un abominio per il Signore"? È vero, ma quel clamore ha un pesante condizionamento culturale ... Bene, ci siamo moltiplicati e abbiamo riempito la terra, e Gesù, il Messia, è già qui. Non potrebbe darsi che il sesso senza figli non sia più un abominio?
Questo tipo di congedo gratuito del chiaro insegnamento della Scrittura perché "culturalmente condizionato", e quindi non vincolante, questa "reinterpretazione" della Scrittura per giustificare la condotta immorale, è una parodia della vera dottrina. Qui l'autore distorce grossolanamente l'insegnamento della Chiesa cattolica in un campo dove esso è cristallino e totalmente solido. Oggi, come sempre del resto, l'insegnamento della Chiesa Cattolica dice che ogni attività sessuale, al di fuori del matrimonio che duri una vita, è violazione della Parola di Dio; ciò include in modo specifico la masturbazione, i rapporti prematrimoniali, quelli fuori del matrimonio e la pratica attiva dell'omosessualità. La Chiesa fa distinzione tra inclinazioni e tendenze omosessuali ed atti omosessuali; ovviamente, solo gli ultimi sono peccato. La Chiesa si aspetta che la persona con tendenze omosessuali, con l'aiuto di una vita cristiana attiva sia in grado di resistere alla tentazione e, se non è sposata, che viva da "single" una vita di devozione, proprio come si aspetta che anche la persona single con tentazioni eterosessuali sappia resistere alle stesse e viva piamente da single. Il tono compiaciuto di quest'articolo e la condiscendente raccolta e selezione dall'insegnamento della Chiesa e della Scrittura è caratteristico di quello che potremmo solo chiamare l'impegno attivo di propaganda oggi in atto per avviare sia i cattolici sia gli altri cristiani ad un modo falso di pensare e ad un comportamento immorale. Purtroppo, davanti ad una simile derisione della dottrina la comunità più erudita rimane spesso stranamente silenziosa.
L'autore dell'articolo su Today's Parish è un rispettabile teologo morale Gesuita. Forse, avendo intuito che l'articolo sarebbe stato scioccante, gli editori pare si siano impegnati in modo tutto speciale nell'elencare dettagliatamente le sue " impeccabili credenziali ":
Padre Springer è professore di Etica Sessuale e di Bioetica presso il Seminario di Maryknoll, New York. È laureato in Teologia Morale presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, dove ha insegnato Teologia Morale prima del trasferimento all'Università di Fordham; ha una cattedra di Teologia Morale a tempo pieno a Woodstock, quindi il seminario maggiore dei Gesuiti a New York. Il Dr. Springer è autore di una dozzina di articoli su questioni etiche e morali nella Nuova Enciclopedia Cattolica, negli Studi Teologici e in altre riviste.
Nel tentativo di reinterpretare l'insegnamento della Scrittura sull'attività omosessuale, Padre Springer si trova in abbondante compagnia. Oggi assistiamo ad un diffuso impegno volto a conquistare l'accettazione della pratica attiva dell'omosessualità come stile praticabile di vita cristiana. Negli anni recenti sono stati pubblicati molti articoli e libri che invocano l'accettazione dell'attività omosessuale come permissibile per i cristiani in determinate circostanze. Proprio oggi pare che quest'impegno sia particolarmente forte nella Chiesa cattolica, ma progredisce anche nelle maggiori Chiese protestanti e perfino nei circoli protestanti evangelici conservatori.
Il tipo di "reinterpretazione" della Scrittura offerto nell'articolo di Padre Springer ha fornito un pretesto logico per la fondazione di certi "ministeri" cattolici per gli omosessuali, che in pratica giustificano l'attività omosessuale. Di recente è stata fondata una nuova denominazione protestante: le Chiese della Comunità Metropolitana, proprio sulla base dell'accettazione della pratica attiva dell'omosessualità. Riporto qui la citazione dalla relazione su un sermone dato presso una Chiesa locale della Comunità Metropolitana, che si riuniva nei locali forniti da una chiesa Presbiteriana ed Episcopale:
Fratelli e sorelle... nel campo dell'omosessualità, per anni la Scrittura è stata interpretata in un senso diverso, fraintesa... Il loro peccato [Sodoma e Gomorra] non era tanto che vi fosse l'omosessualità, ma che la gente non fosse ospitale, che non fosse aperta agli altri.
Il sermone proseguiva esaltando la virtù dell'apertura verso gli altri.
Proprio negli anni appena trascorsi, alcuni periodici cattolici popolari come U.S. Catholic, Commonweal, New Catholic World, Today's Parish, National Catholic Reporter, e il Notre Dame Magazine, tutti hanno pubblicato articoli solidali con la pratica attiva dell'omosessualità. Gli argomenti usati sono spesso simili e li troviamo ben riassunti in un articolo di Commonweal, di Padre Edward Vacek, S.J., che al tempo in cui comparve l'articolo insegnava presso la Scuola di Teologia dei Gesuiti di Chicago. Ora è membro della facoltà dei Gesuiti presso il Seminario Teologico di Weston, Cambridge, nel Massachusetts.
Il mio tipo di approccio personale cerca di scoprire i valori biologici, psicologici, razionali e religiosi di rilievo. Quindi cerca di soppesare quei valori e di trarre un giudizio entro un'etica di proporzionalità. Nell'esaminare l'omosessualità, mi trovo davanti alla richiesta di Gesù (Lc. 12,57): "E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?" In breve, il mio giudizio è questo: gli atti omosessuali dal punto di vista biologico sono deficienti, ma possono essere psicologicamente salutari, il miglior esercizio disponibile della propria libertà interpersonale, e possono essere persino una forma di autentica spiritualità cristiana.
Poco dopo l'apparizione di questo articolo, la facoltà di teologia presso l'Università Cattolica Americana votò per invitare Padre Vacek a fare domanda di un posto di insegnante nel loro istituto. Padre Vacek declinò l'invito, per poter così continuare ad insegnare in un'istituzione Gesuita.
Il modo di "ragionare" di Padre Vacek si accompagna spesso a richiami emotivi ad essere "compassionevoli". In questi casi la definizione "compassionevole" significa spesso: non turbare la pace di qualcuno facendo loro rilevare che stanno commettendo peccato.
Queste dispute riguardanti l'attività omosessuale ed altre azioni immorali non appaiono su pubblicazioni dirette in primo luogo a specialisti, ma sono pubblicate su riviste popolari e in libri di vasta circolazione. I fautori di simili opinioni vogliono raggiungere il maggior pubblico possibile. I teologi morali concedono interviste alla stampa, fanno conferenze, scrivono articoli, compaiono in televisione e fanno tutto il possibile per influenzare il pensiero e il comportamento della popolazione cattolica in direzioni che minano in profondità la Parola di Dio.
In un discorso pubblico presso un centro francescano di rinnovamento, un influente teologo morale della facoltà di un'importante Università Cattolica, pare abbia detto che le relazioni sessuali extraconiugali in certi casi possono essere moralmente ammissibili agli occhi di Dio. Quando in seguito, in un'intervista successiva, gli furono rivolte domande a quel riguardo, ha ripetuto la stessa opinione. Un altro prete viaggia per tutto il paese avversando l'insegnamento della Scrittura e della Chiesa sul divorzio e sulle nuove nozze, poiché egli "svolge il ministero" presso i divorziati. Ecco il suo messaggio:
Se il sacramento del matrimonio deve implicare una relazione d'amore; se non esiste più una relazione d'amore non esiste più il matrimonio, e la gente non è legata dallo stesso.
Quest'atmosfera di relativismo morale è talmente penetrante che un vescovo americano ha dichiarato: "Oggi nella Chiesa Cattolica Romana è difficilissimo trovare un professore di teologia morale che non sia influenzato dal consequenzialismo, dal situazionismo o da qualche altro 'ismo' di quella sorta." Mentre oggi vi sono indubbiamente molti teologi fedeli che servono la Chiesa, molto spesso sembra che in tanti programmi ed istituzioni il tono dominante sia stabilito da quelli che emettono un "suono dubbio" o che direttamente insidiano la Parola di Dio.
I cattolici ascoltano questo falso insegnamento e agiscono di conseguenza. Milioni di cattolici fanno l'esperienza di aborti, divorzi e nuove nozze, si impegnano nell'attività omosessuale, nell'adulterio e nella fornicazione, nella masturbazione e contraccezione artificiale, e tutto ciò in "buona" coscienza, o per lo meno senza gravi problemi di coscienza. Sarebbe folle pensare che non vi sia alcun collegamento tra il grande aumento, negli ultimi anni, dell'accettazione da parte dei cattolici di pratiche immorali, e la corruzione dell'insegnamento e dei consulenti nel campo della moralità sessuale.
La concentrazione sui sentimenti
Oggi nella Chiesa sono frequenti le esortazioni ad "essere adulti", a "decidere da soli" e a "seguire la propria coscienza". Purtroppo, si tratta spesso di inviti a considerare i sentimenti e le ideologie secolari come le principali guide morali. I cattolici adulti sono incoraggiati ad impegnarsi in un "dialogo" tra l'insegnamento della Chiesa e quello della società contemporanea. Ma più spesso che no, i dadi sono truccati: la società secolare è quasi sempre la parte dominante nella discussione. L'esperienza del cattolico comune "istruito" è divenuta troppo debole e soggetta alla critica per reggere il confronto. La società contemporanea grida a gran voce e con chiarezza le proprie opinioni. Ed insiste in particolare sull'importanza di "fare quello che ci pare". Ciò in pratica si traduce spesso con: "seguite i vostri sentimenti". In molti circoli, l'abbandono della razionalità e il "lasciarsi andare" è considerato un avanzamento positivo nella maturità umana.
Accade sempre più che tanta gente decida ciò che è giusto o sbagliato in base alla propria opinione soggettiva, pesantemente fondata su ciò che "ci fa sentire" bene, giusti o che è piacevole. Uno dei beni maggiori che molti suppongono possa essere compiuto da un essere umano è quello di far "sentire bene" un'altra persona; uno dei mali peggiori è quello di farla "sentire male, a disagio". Il punto centrale di gran parte della pratica pastorale è se uno si "sente" colpevole riguardo ad un'azione particolare. I pastori considerano meno spesso la moralità oggettiva del fatto o la possibilità che il Signore abbia rivelato chiaramente il Suo pensiero in proposito. Un centro pastorale nel Canada lavora con coppie non sposate conviventi. La sua spiegazione: "Lavoriamo con coppie che vivono insieme… è questa la loro decisione. Cerchiamo di aiutarle a risolvere i loro conflitti."
La "colpa" oggi è generalmente considerata uno stato nevrotico quasi sempre da eliminare mediante la "rassicurazione". Ovviamente, la colpa nevrotica che non si basi su errori veri e propri dovrebbe essere alleviata con metodi idonei ed efficaci. Ma di rado si chiede se vi sia una base concreta per la colpa, se la parte colpevole dovrebbe pentirsi, fare una restituzione e sottoporsi al cambiamento morale. Pare che oggi si presuma che i sentimenti di "colpa" siano deplorevoli e che gli sfortunati che si trovano in quello stato abbiano bisogno di aiuto per superarlo.
Questa moderna concentrazione sui sentimenti diminuisce enormemente la portata della libertà e della dignità umana. Oggi la cura pastorale spesso si concentra esclusivamente su questioni delle azioni specifiche. Il fatto è che tutte le azioni hanno due dimensioni - una riguardante l'ordine soggettive di biasimo e sulle circostanze "mitiganti", anziché sulla giustizia o l'ingiustizia oggettive oggettivo della realtà e della Parola di Dio, e l'altra la responsabilità e la colpa soggettiva. Quando la cura pastorale diventa una forma di terapia che si occupa dei sentimenti e dello stato soggettivo anziché di ciò che è oggettivamente giusto o sbagliato, trascura una dimensione cruciale per la guida morale, la libertà e la dignità umana.
Le Scritture e la tradizione della Chiesa insistono sull'importanza di questa dimensione morale oggettiva. Insegnano che, se i fattori soggettivi e attenuanti sono davvero importanti nell'accertare la responsabilità, rimane una vasta gamma di libertà in cui gli esseri umani sono ritenuti responsabili delle loro azioni.
In realtà i peccatori istintivamente negano la responsabilità delle proprie azioni. Adamo ed Eva furono i primi a manifestare questa umanissima caratteristica: Adamo cercò di spostare la colpa su Dio e sulla donna: "La donna che Tu mi hai messo accanto - mi ha dato il frutto dell'albero, ed io allora l'ho mangiato" (Gen. 3,12). Eva dette la colpa al serpente: "Il serpente mi ha ingannata ed io l'ho mangiato" (Gen. 3,13). Ma Dio rifiutò queste scuse e li ritenne responsabili delle loro decisioni ed azioni.
La Scrittura ci avverte inoltre che possiamo esser responsabili non solo delle azioni di cui conosciamo le conseguenze morali, ma anche di quelle che commettiamo ignorando la Parola di Dio. Gesù ha detto: "Lo schiavo che conosceva i desideri del padrone ma non si è predisposto a soddisfarli, sarà picchiato severamente, mentre quello che non li conosceva e che tuttavia merita di essere picchiato, se la caverà con meno colpi" (Lc. 12,47-48). Gesù ci indica che la punizione per chi sbaglia per ignoranza è minore, ma saranno tuttavia ritenuti responsabili. Gesù non ignorava le profondità psicologiche degli esseri umani (cf. Gv. 2,25); aveva partecipato alla loro creazione! La Scrittura e la Chiesa insegnano che la ricerca della volontà e della Parola di Dio in una situazione particolare rientra nella responsabilità della creatura. Non dobbiamo lasciarci trascinare passivamente nelle azioni, presumendo che Dio non abbia opinioni, o che la Sua opinione non ci sia accessibile.
Persino le nostre leggi umane possono illustrare questo punto. Se in un paese straniero disobbedite alle leggi del traffico perché non le conoscete, agli occhi della legge siete tuttavia ritenuto responsabile. L'ignoranza non è una scusante. Ciascuno ha la responsabilità di imparare la legge del paese in cui vive.
Lo stesso dicasi per l'insegnamento della Chiesa. Abbiamo la responsabilità di formare solidamente la nostra coscienza. Prima di agire, dobbiamo ricercare una fonte affidabile che ci aiuti a determinare l'insegnamento di Cristo e della Chiesa. Da veri cristiani, nelle situazioni abbiamo l'impegno di agire come farebbe Cristo.
Ma oggi questo tipo di approccio è fin troppo raro. I cristiani vengono incitati a seguire la propria coscienza, a formarla secondo la propaganda delle ideologie secolari e le oscillazioni dei loro sentimenti. Ad esempio, un'indagine di persone divorziate che frequentano la Chiesa in California ha scoperto che solo il nove percento degli uomini e il ventisette percento delle donne si asteneva dall'attività sessuale. Alcuni commenti di questi individui che giustificavano il proprio comportamento rivelano fino a che punto i sentimenti soggettivi sostituiscono la Parola di Dio nel campo della moralità sessuale:
"Non mi sento condannato da Dio."
"La mia fede personale approva le leggi di Dio per l'uomo integrale, non delle norme irreali e antiquate."
"Cristo vuole che viviamo una vita abbondante; per me questo include il sesso."
Oppure, considerate le osservazioni di un laico cattolico:
Mi sentii a disagio quando la mia figlia maggiore partì per la California per andare a vivere col suo amico. In seguito mi resi conto che il mio problema più importante era con la famiglia, gli amici e i vicini, che temevo potessero criticare la mia capacità di mantenere la stabilità in famiglia. Dopo un esame della situazione, mi resi conto che la relazione di mia figlia era monogama, e che in nessun senso ella viveva nel "peccato"... Tali "sistemazioni" possono essere la soluzione per persone divorziate o vedove che hanno bisogno di compagnia e di un'intimità che non sia costante e continua.
Oggi nella teologia morale e nella pratica pastorale gli elementi morali delle azioni umane vengono sempre più sminuiti. Stanno per essere ridotti a questioni che esigono o un adattamento terapeutico delle fissazioni o fobie, oppure una "guarigione interiore." Ovviamente, la terapia e la guarigione interiore possono essere aggiunte valide alla cura pastorale, ma non possono sostituire la necessità di assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Possiamo essere perdonati dei nostri peccati - ma solo se prima ci siamo pentiti e abbiamo confessato le malefatte. Oggi tuttavia, il perdono è considerato qualcosa di superfluo. Perché ricercarlo, se come agenti morali siamo a malapena liberi, oppure se Dio è talmente misericordioso da passar sopra a tutti i peccati? Queste idee vanificano il sacrificio offerto per noi sulla croce; sono affronti blasfemi, presuntuosi, alla misericordia di Dio. Secondo il commento di Ralph McInerny:
Non c'è niente di quanto possiamo fare che Dio non desideri perdonare... Vi è tuttavia un'interpretazione sentimentale della misericordia divina che pretenderebbe che, visto che Dio perdonerà ogni cosa, non c'è niente da perdonare. Si suppone che, per il fatto che Gesù non ha evitato la compagnia di ladri, adulteri, prostitute e gente simile, non ci sia niente di male nella condotta in seguito alla quale uno è poi chiamato ladro, adultero o prostituta. Ma ovviamente, Cristo non ama il peccatore in quanto peccatore. Vuole che ci pentiamo, che emendiamo la nostra vita e che non pecchiamo più.
Quanto ha reso radicalmente triviale la moralità cristiana la supposizione che i peccati non sono peccati, che i mali morali in qualche modo vanno benissimo e che sono accettabili come tali! Se non c'è niente da perdonare, la misericordia perde il suo significato, ed è un profondo disservizio verso il peccatore persuaderlo che non ha niente di cui dispiacersi, che può persino sfoggiare il suo peccato e con ciò essere nobile e degno di ammirazione. L'unica cosa di cui alcuni teologi morali pare siano certi è che la condanna dell'immoralità sia in qualche modo immorale. Se il loro senso è che va condannato il peccato e non il peccatore, la lingua inglese fornisce molti modi per chiarire l'idea.
La concentrazione sui sentimenti nella cura pastorale non è solo un'enfasi che infetta gli individui. Essa cambia anche completamente il tono della vita della Chiesa. Oggi per alcuni la vita cristiana si centra sugli stati psicologici: la ricerca di "affermazione" e di "empatia"; l'enfasi sulla "vulnerabilità" con le sue conseguenze di poter sempre "ferire"; la richiesta e la dipendenza dalla "intimità" (spesso con la sua timida insinuazione sessuale appena sommersa); la celebrazione della "personalità autentica", accompagnata da orchestrazioni di affermazioni tranquillizzanti e di affettuosa adulazione.
Questa "spiritualità" centrata sui sentimenti ha convinto molta gente di non poter procedere come normali esseri umani senza ricevere, nella loro "vulnerabilità" e "personalità unica", delle "conferme" continue. Per provvedere a queste nuove esigenze emotive si è sviluppata una scuola di professionisti cristiani. Molti di questi ricevono la formazione professionale in seminari cattolici dominati dalla psicologia centrata sui sentimenti. Un eminente psichiatra cattolico ha espresso la propria preoccupazione per l'impatto di questo tipo di preparazione sulle condizioni psicologiche dei seminaristi odierni e dei sacerdoti ordinati da poco:
A mio avviso, le attuali ansietà riguardanti la formazione nei seminari in America sono indubbiamente ben fondate. Non solo la teologia è lentamente sostituita dalla psicologia, ma ciò che è ancor peggio, dalla psicologia della peggior specie. É del tipo che ha prodotto una vita - dentro e fuori dal seminario - caratterizzata dalle perverse direttive pastorali sostenute dai teologi autori di Human Sexuality.
Avendo parlato negli ultimi 30 anni con moltissimi seminaristi e sacerdoti - e uomini e donne religiosi - nella riservatezza della stanza di consultazione ed in molti giri di conferenze per tutto il continente Nord Americano, io sarei l'ultimo a negare l'urgente necessità di cambiamenti riguardo alla formazione in seminario nel mondo Occidentale. Ma ciò evidentemente non significa che andrebbe bene qualsiasi tipo di cambiamento. In realtà, l'impatto dello psicologismo e delle sabbie mobili teologiche degli anni 70 sulla psiche dei laureati di quei seminari deterioranti, promette di essere assai peggiore di quello del clima repressivo dei nostri seminari pre-Vaticano II. Ci si può aspettare che questi futuri preti sviluppino un nuovo tipo di disordine psichico somigliante, ma in forma enormemente ingrandita ed intensificata, allo stato psichico del bambino viziato; del bambino che, per la prematura gratificazione di ogni suo desiderio e per l'espressione incontrollata delle proprie emozioni, ha perduto la capacità di godere di tutto ciò che è buono, bello e vero; del bambino che, a causa di educatori immaturi o sconsiderati, non ha nessuna esperienza di quell'integrazione armoniosa dei propri poteri psichici, e quindi dell'ordine interiore e dell'autocontrollo, necessari alla persona veramente matura.
Quel prete "viziato" non riuscirà a portare gli altri alla Sorgente di ogni bene, perché egli stesso non è in grado di recarvisi. Non ispirerà ai giovani la vocazione sacerdotale. Inoltre, il suo disordinato stato psichico è più improbabile che risponda alla terapia, di quello dei preti e seminaristi di prima del Vaticano II, la cui scrupolosità e nevrosi ossessivo-costrittiva o la nevrosi da privazione, ora possono esser affrontate con successo e, ovviamente, prevenute.
... Non molti cattolici, neppure i membri di organizzazioni dedite alla promozione delle vocazioni sacerdotali, pare si rendano conto del progressivo deterioramento dei seminari americani, e tanto meno delle forze negative che lo dirigono.