Santa Teresa di Calcutta Novembre

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MARIOCAPALBO
00domenica 11 settembre 2016 20:36
UNDICESIMO MESE

1. Come Gesù nella sua Incarnazione divenne uno di noi in ogni cosa salvo che nel peccato, così anche noi quando siamo stati mandati come Fratelli contemplativi in nuovi paesi o in nuovi stati all'interno dello stesso paese, in vero spirito di missionarietà:
saremo distaccati dalla nostra terra d'origine, dalla nostra cultura e lingua;
impareremo ad amare la nuova terra e i suoi abitanti, apprenderemo la loro lingua, c'informeremo sulla loro storia, cultura e convinzioni religiose;
rispetteremo le loro abitudini e i loro costumi e tuttavia, in quanto membri di una famiglia religiosa internazionale, manterremo la libertà di usare ciò che è sacro, bello, e necessario dalle culture di qualsiasi popolo e nazione nell'intera famiglia di Dio, adottando, tuttavia, in modo particolare, la cultura, gli usi e le consuetudini di Gesù Cristo e dei suoi santi che non passeranno mai di moda e che contengono il meglio di tutte le culture di tutto quanto il mondo.

2. Se entriamo a far parte di una Comunità fuori del nostro paese o veniamo mandati in missione, accette- remo liberamente la nostra destinazione, felici di soffrire e morire con la gente, se occorrerà, e pronti a restare in quel luogo finché l'obbedienza non ci farà tornar via.
Nell'adattarci al modello di vita della gente fra cui stiamo, sacrificheremo ciò che non è strettamente necessario alla nostra vita, tenendo presente che siamo in rapporto non solamente coi poveri di quel paese ma con i poveri di tutto il mondo.

3. L'abbandono totale... Per noi, la vita contemplativa significa anche una risposta ardente e gioiosa alla sua richiesta di una unione più intima con Lui mediante:
un abbandonarsi completamente nelle sue mani;
un cedere totalmente ad ogni suo gesto d'amore, dandogli libertà suprema sopra di noi, perché Egli possa esprimere il suo amore come più gli piace, senza tener conto di noi stessi;
un bramare con ardente desiderio tutto il sacrificio e la gioia insite in quell'unione. Ciò significa anche:
essere prigioniero volontario del suo amore, vittima volontaria del suo amore ferito, olocausto vivente e
anche se ci taglia a pezzi, saper gridare: « Ogni brandello è tuo ».

4. Una fede amante significa per la nostra vita contemplativa:
una confidenza assoluta, incondizionata e incrollabile in Dio, nostro Padre amorevole, anche quando pare che tutto stia fallendo;
un guardare a Lui solo come nostro aiuto e protettore;
uno smettere di dubitare e di essere scoraggiati, gettando tutte le nostre preoccupazioni e i nostri affanni sul Signore e camminando con ~n senso di completa libertà;
essere coraggiosi e assolutamente senza paure di fronte agli ostacoli, ben sapendo che niente è impossibile a Dio e
un fare totalmente assegnamento sul nostro Padre celeste, mossi da quello spontaneo abbandono, tipico dei bambini, interamente persuasi della nostra assoluta nullità, ma confidando sino ad apparirne sconsiderati, nella sua bontà paterna, animati da coraggiosa confidenza.

5. La letizia è proprio il frutto dello Spirito Santo e un chiaro segno che esso regna dentro di noi. Gesù condivise la propria gioia con i Suoi discepoli: « Che la mia gioia sia in voi e che la vostra gioia sia piena (Gv. 15,11). La nostra gioia è un frutto della generosità, assenza di egoismo e stretta unione con Dio; poiché concede il massimo colui che dona con gioia e Dio ama un lieto donatore.

6. Ce ne andremo volontariamente in città e villaggi, per tutto il mondo, anche nei quartieri più squallidi e pericolosi, con Maria, la Madre Immacolata di Gesù, alla ricerca dei più poveri spiritualmente, sorretti dal tenero affetto dì Dio e proclamando ad essi la buona novella della salvezza e della speranza, cantando con loro le sue canzoni, portando loro il Suo amore, la sua pace e la sua gioia.
7. Chiameremo i peccatori alla conversione e li porteremo a Dio con il nostro personale interessamento nei loro confronti, proclameremo con loro la misericordia di Dio, e quando sarà necessario ricorderemo loro anche la giustizia di Dio e gli indicheremo la via della salvezza mediante lo spirito di abnegazione e la croce; li condurremo a un completo cambiamento delle attitudini e del cuore, mediante la fede nel nome di Gesù e vivendo il suo messaggio di amore per il Padre e per il prossimo.

8. Istruiremo gli ignoranti con la forza dell'esempio delle nostre vite, vissute interamente in e con Gesù Cristo Nostro Signore, diventando testimoni della verità del Vangelo con una tenace devozione personale, e un amore ardente a Cristo e alla sua Chiesa ed anche con la proclamazione verbale della Parola di Dio, senza timore, apertamente e chiaramente, secondo l'insegnamento della Chiesa, ovunque se ne presenti l'opportunità.

9. Consiglieremo i dubbiosi ascoltandoli attentamente, con amore, devotamente e poi annunciando loro la verità di Dio, con fermezza, gentilmente e con amore.
Sosterremo coloro che sono tentati con la nostra preghiera, le nostre mortificazioni e un amore comprensivo;
quando poi se ne offrirà l'occasione, anche con parole di luce e di incoraggiamento.
Daremo la nostra amicizia a chi è senza amici, conforteremo gli ammalati e chi soffre con un amore vero e mostrando loro la nostra personale partecipazione, identificandoci con essi nel loro dolore e sofferenza e pregando con essi perché Dio li conforti e li guarisca e incoraggiandoli a offrire le loro sofferenze al Signore per la salvezza del mondo intero.

10. Sopporteremo pazientemente le offese non opponendoci ai malvagi... se qualcuno ci colpirà sulla guancia destra offriamogli anche la sinistra; se qualcuno ci prende qualcosa, non cerchiamo di riprenderla.
Perdoneremo le ingiurie, non desiderando vendetta, ma restituendo bene per male, amando i nostri nemici, e
pregando per coloro che ci perseguitano e benedicendo coloro che ci maledicono.
Porteremo il dono della preghiera dentro le vite di quelli che spiritualmente sono i più poveri, pregando con loro e per loro e facendo sperimentare ad essi, personalmente, la preghiera e la realtà della promessa di Gesù: « Chiedete e vi sarà dato. Qualunque cosa chiediate in nome mio ve la concederò ».

11. L'umiltà è verità; perciò, in tutta sincerità dobbiamo essere capaci di levare lo sguardo e dire: «Posso compiere tutte queste cose in Lui che mi dà la forza ». Grazie a tale affermazione di San Paolo, dovete nutrire una certa fiducia nel compiere la vostra opera - o meglio, l'opera di Dio - bene, efficacemente, anche perfettamente, con Gesù e per Gesù. Convincetevi che da soli non potete fare nulla, che non possedete nulla eccetto il peccato, la fragilità e la miseria: che tutti i doni della natura e della grazia che avete, li avete per merito di Dio.

12. L'aspetto missionario della nostra chiamata alla contemplazione troverà la sua espressione nel recarci con sollecitudine dallo spiritualmente più povero tra i poveri;
personalmente, per proclamare la pace, la gioia e l'amore di Dio in qualunque luogo siamo mandati, come pure in spirito, in ogni parte dell'immenso creato di Dio, dal pianeta più lontano sino agli abissi del mare, dalla cappella del convento più isolato sino alla chiesa più abbandonata, da una clinica per l'aborto di una città sino alla cella di una prigione in un'altra, dalla Sorgente di un fiume in un continente alla grotta di una montagna solitaria in un altro, e anche dentro il paradiso e fino alla porta dell'inferno, pregando con e per ciascun essere creato da Dio perché venga salvato e santificato ciascuno per cui è stato sparso il sangue del Figlio di Dio.

13. L'aspetto contemplativo della nostra vocazione missionaria ci fa radunare assieme tutto l'universo per portarlo nel mezzo del nostro cuore, dove risiede Colui che è la fonte e il Signore del creato, mantenendoci in comunione con Lui, bevendo alla sorgente stessa la calma profonda e la quiete interiore e la freschezza di Dio, lasciando che l'acqua pura della grazia divina scorra copiosamente e incessantemente dall'origine su tutta la creazione.

14. L'aspetto universale della nostra vita di contemplazione ci fa pregare e contemplare con ogni cosa e per ogni cosa, specialmente con gli spiritualmente più poveri tra i poveri di tutto quanto il mondo.

15. L'aspetto di semplicità della nostra vita di contemplazione ci fa vedere il volto di Dio in ogni cosa e in ognuno, ovunque e sempre. Ci fa vedere la sua mano in tutti gli avvenimenti e ci fa fare tutto quel che facciamo... sia che pensiamo, studiamo, lavoriamo, parliamo, mangiamo o ci riposiamo... in Gesù, con Gesù,
per Gesù e a Gesù, sotto lo sguardo amoroso del Padre, essendo totalmente a sua disposizione, qualunque sia la forma in cui egli scelga di venire a noi.

16. Non dobbiamo sprecare il nostro tempo alla ricerca di esperienze straordinarie nella nostra vita di contemplazione, ma vivere di pura fede, attenti e pronti alla sua venuta, compiendo i nostri doveri giorno dopo giorno con straordinario amore e devozione.

17. La nostra contemplazione è gioia pura, nella consapevolezza della presenza del Signore. E’ puro silen- zio, mentre sperimentiamo la sua pienezza. La contemplazione è la nostra vita. Non è tanto un modo di fare quanto un modo di essere. E’ il possesso del nostro spirito da parte dello Spirito Santo che alita in noi la pienezza di Dio e che ci manda incontro a tutto il creato come suo personale messaggio d'amore.

18. La nostra vita di contemplazione è semplicemente: un realizzare la costante presenza di Dio e il suo tenero amore per noi anche nelle piccolissime cose della vita e un essere costantemente a sua disposizione, amandolo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta l'anima e con tutte le forze, senza guardare in quale forma Egli si presenta a noi.
Siamo chiamati a restare immersi nella contemplazione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo che si amano vicendevolmente e amano noi, manifestandolo nelle grandi meraviglie della creazione, della redenzione e della santificazione.

19. Non dobbiamo fare troppo affidamento sui libri scritti dagli uomini per imparare la contemplazione, bensì porci dinanzi a Gesù e domandargli di mandarci il suo Spirito perché ci insegni come contemplare.

20. La formazione non ci verrà data tanto dalle parole, ma dall'esempio vivente di coloro che di essa si oc- cupano, come pure di ciascuno nella comunità, e verrà anche dalla preghiera, dal sacrificio e dalla vera, personale sollecitudine per coloro che stanno preparando, nelle loro vite, la via per il Signore.

21. Gesù che contempla dentro di noi è anche la roccia della nostra contemplazione, la foresta della nostra meditazione, il deserto della solitudine, il nostro eremo, la grotta nella quale rimaniamo profondamente immersi nella contemplazione di Dio, in comunione con tutti i nostri Fratelli e le nostre Sorelle.

22. Trascorreremo due ore al giorno, all'alba e al tramonto, in adorazione di Gesù, esposto nel Santissimo Sacramento. Le nostre ore di adorazione saranno ore speciali di riparazione per il male della società e di intercessione per i bisogni di tutto il mondo, esponendo l'umanità malata per il peccato e sofferente ai raggi che risanano, che sostengono, che trasformano, emananti da Gesù, nell'Eucarestia.

23. I contemplativi e gli asceti di tutte le epoche e di tutte le religioni hanno cercato Dio nel silenzio, nella solitudine del deserto, della foresta, dei monti. Gesù stesso trascorse quaranta giorni nel deserto e lunghe ore in comunione con il Padre, nel silenzio della notte sulle montagne.

24. Anche noi siamo chiamati a ritirarci, a intervalli, in un silenzio più profondo e in solitudine con Dio, assieme alla comunità come pure privatamente, per essere soli con Lui, non con i nostri libri, i nostri pensieri ed i ricordi, ma strappati completamente da ogni cosa, per abitare amorevolmente con la sua presenza: silenziosi, svuotati, in attesa, immobili.

25. Il sacramento della penitenza è un atto dell'amore perfetto di Dio, verso l'uomo e l'intero universo. Essa cerca di riconciliare l'uomo con Dio, l'uomo con l'uomo e l'uomo con la creazione di Dio, operando l'unità in Gesù, con Gesù e attraverso Gesù di tutto ciò che era stato distrutto dal peccato. E per noi una gioiosa identificazione col Cristo crocefisso; è una fame di perdersi in Lui, cosicché nulla rimanga di noi, ma Lui solo nella sua gloria radiosa che trascina tutti gli uomini al Padre. « Se il chicco di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, porta molto frutto» (Cv. 12, 24).

26. Proprio come un rigido inverno apre la strada alla primavera, la penitenza ci prepara alla santità di Dio, riempiendoci della sua visione e del suo amore. Ci rende sempre più mondi dal peccato e ci pone in sintonia con l'opera dello Spirito che vive in noi, ponendo tutto il nostro essere sotto la potente influenza di Gesù. Ci immerge nella profonda contemplazione di Dio.
27. « Noi siamo tenuti in esilio dalla presenza del Signore fino a che siamo dentro questo corpo e bramiamo ancora le cose di questo mondo » (San Francesco d'Assisi). Non è possibile alcuna contemplazione senza ascetismo e senza sacrificio di se~. « La strada verso Dio richiede una sola cosa indispensabile: una sincera negazione di sé, esteriore e interiore, attraverso l'abbandono di sé, sia nel soffrire per il Cristo che nell'annullarsi in tutte le cose » (San Giovanni della Croce).

28. Adotteremo particolari gesti e atteggiamenti di preghiera servendocene significativamente per meglio esprimere la nostra devozione. Perciò
useremo l'acqua santa come un segno di purificazione interiore e di benedizione di Dio;
faremo il segno della croce accuratamente come un segno di completa appartenenza al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, scelti e messi da parte per la contemplazione e l'amore, sigillati ai poteri della carne, del mondo e del diavolo;
terremo le nostre mani giunte in preghiera come un segno di profondo rispetto e adorazione di Dio;
ci inginocchieremo con devozione, come un segno di adorazione, di supplica, di intercessione, di umiltà e di penitenza;
pregheremo stando in piedi, eretti, nella preghiera liturgica, come un segno della partecipazione comunitaria del popolo di Dio nella adorazione pubblica della Chiesa - la Chiesa pellegrina verso il Padre - come segno pure della nostra liberazione e resurrezione in Cristo, e del nostro rispetto, della nostra vigilanza e disponibilità in ogni cosa;
pregheremo stando seduti con grande concentrazione significando la nostra capacità di ascolto, di docilità, di intimità, di contemplazione e di amorevole fiducia;
ci prostreremo profondamente nell'adorazione come simbolo di un totale abbandono.

29. Faremo del nostro meglio per introdurre e incoraggiare la preghiera personale e familiare, la meditazione e la lettura spirituale, partecipando la Parola di Dio, nelle Scritture, fra di noi e, se è possibile, in ogni casa che visitiamo.

30. Rinunciamo deliberatamente a tutti i desideri di vedere il frutto della nostra fatica, facendo tutto quel che possiamo e come meglio ne siamo capaci, lasciando il resto nelle mani di Dio.

DODICESIMO MESE

1. Vi sono tre segni che denunciano una vera umiltà; vediamo di possederli:
*Deferenza, rispetto e obbedienza verso i superiori.
*Accettazione gioiosa di tutte le umiliazioni.
*Carità verso gli altri, in particolare verso i più poveri e umili.

2. Come potrò diventare umile? Con le umiliazioni che mi verranno, accettandomi come sono e rallegrandomi della mia debolezza. Per natura non possono piacerci queste cose, ma la fiducia in Dio può fare tutto. Dio ha bisogno del vostro vuoto e della vostra modestia e non della vostra ricchezza. Una Sorella fervorosa è conscia della propria debolezza e cerca di essere felice quando gli altri la constatano.

3. Questi sono i modi con cui possiamo mettere in pratica l'umiltà: parlando il meno possibile di noi stessi; rifiutando di immischiarci negli affari degli altri; bandendo la curiosità; accettando allegramente le opposizioni e le correzioni; passando sopra agli errori altrui; accettando insulti e offese; accettando di venir trascurati, dimenticati e non amati; non cercando di essere particolarmente prediletti e ammirati; rispondendo con gentilezza anche se provocati; non calpestando mai la dignità di nessuno; cedendo alla discussione, anche se si ha ragione; scegliendo sempre ciò che è più duro.

4. Non dimentichiamo che noi dobbiamo umiltà a Dio oltre a un profondo rispetto per Lui, e che questa nostra umiltà non è soltanto una imitazione di Cristo ma anche un modo perfetto di donarsi a Gesù, poiché, quando siamo capaci di accettare con gioia tutte queste umiliazioni, il nostro amore per Gesù diventa molto intimo e molto ardente.

5. Non è umiltà invece:
*il bisogno, quando si viene umiliati e corretti, di cercar sempre di giustificarsi;
*il rifiutare di riconoscere i propri sbagli, facendo ricorso anche alla slealtà;
*lo scaricare il biasimo su qualcuno;
*il nutrire l'ambizione di venire lodati;
*il bramare qualche incarico per comandare.

6. Se sarete umili, niente vi toccherà, né lodi né ignominie, perché vi conoscete. Se venite biasimati, non vi sentirete scoraggiati; se qualcuno vi dirà santo non vi metterete su un piedistallo. Se siete santo, ringraziate Dio; se siete peccatore, non rimanete tale. Cristo ci dice di mirare molto in alto, non di essere come Abramo o come Davide o qualche altro santo, ma di essere come il Padre celeste.

7. Il tempo dell'Avvento è come il tempo di primavera nella natura, quando ogni cosa si rinnova ed è così fresca e rigogliosa. L'Avvento dovrebbe compiere questo in noi... rinnovarci e renderci rigogliosi, capaci di ricevere Cristo in qualunque forma venga a noi. A Natale viene come un bambino, piccolo, indifeso, cosi bisognoso di sua madre e di tutto quello che l'amore di una madre può dare. Fu l'umiltà di sua madre che la rese capace di essere la serva del Cristo... il Dio da Dio, Dio vero da Dio vero. Guardiamo e tocchiamo la grandezza che ricolma la profondità della loro umiltà. Non possiamo fare meglio di Gesù e di Maria. Se veramente vogliamo che Dio ci riempia, dobbiamo svuotare noi stessi, attraverso l'umiltà, di tutto l'egoismo che è dentro di noi.

8. Chiediamo alla Madonna di rendere « miti e umili » i nostri cuori come fu quello di suo Figlio. Fu den- tro di lei e da lei che venne formato il cuore di Gesù. Cerchiamo tutti noi, durante questo mese, di mettere in pratica l'umiltà e la mitezza. Impariamo a essere umili accettando con gioia le umiliazioni: non lasciamoci sfuggire nessuna occasione. E così facile essere orgogliosi, pungenti, instabili ed egoisti... così facile! Ma siamo stati creati per cose più grandi; perché cedere a cose che tolgono bellezza al nostro cuore? Quanto possiamo apprendere dalla Madonna! Era tanto umile perché apparteneva tutta a Dio. Era piena di grazia. Si servì dell'onnipotente forza che era in lei, la grazia di Dio.

9. L'umiltà irradia sempre la grandezza e la gloria di Dio. Come sono meravigliose le vie del Signore! Egli sperimentò l'umiltà, l'insignificanza, l'essere indifeso, la povertà, per dimostrare al mondo quanto lo amava. Le Missionarie della Carità non abbiano paura di essere umili, piccole, indifese per dimostrare il loro amore a Dio.

10. E amando Nostro Signore e il prossimo che la nostra umiltà fiorirà, ed è nell'essere umile che il nostro amore diventerà vero, devoto, ardente.

11. Preoccupiamoci realmente di imparare la lezione della santità da Gesù, il cui cuore era umile e mite. La prima lezione che apprendiamo da questo cuore è l'esame di coscienza e il resto - l'amore e il servizio
seguono di stretta misura. L'esame non è solo opera nostra, ma una collaborazione tra noi e Gesù. Non dobbiamo sprecare il nostro tempo in inutili occhiate alle nostre miserie, ma dovremmo elevare i nostri cuori a Dio e lasciare che la sua luce ci illumini, così che Lui faccia il cammino con noi.

12. Dio vuole che stiamo stretti a Lui. San Giovanni dice che Egli ci ha aperto il suo cuore. Diventate pic- coli e poi potrete entrare dentro di esso. Una cosa è se sono io a dirmi peccatore, ma fate che sia qualcun altro a dire questo di me e io mi leverò subito a protestare. Se vengo accusato falsamente può darsi che ne soffra, ma nel profondo c'è la gioia, invece se la correzione è fondata - se qualcosa in me l'ha meritato allora spesso mi fa più male. Dobbiamo essere contenti che i nostri sbagli siano conosciuti ed essere aperti con i nostri superiori sugli errori e sulle nostre manchevolezze.

13. Potreste avere estasi e visioni, e tuttavia ingannarvi. Attenzione! Ci sono i fili di seta dell'orgoglio e del- l'inganno, per esempio, che nascondono buone qualità: una bella voce, l'abilità di far contenti gli altri, eccetera.
« Non posso far questo, non posso far quello... ma posso essere pigro. » L'orgoglio spesso si fa scudo dietro la pigrizia.

14. Dolersi e scusarsi è cosa naturalissima, ma sono tutti mezzi che il diavolo usa per accrescere il nostro orgoglio. La correzione a volte fa molto male quando è molto vera.
15. L'umiltà è la madre di tutte le virtù: la purezza, la carità, l'obbedienza. San Bernardo e tutti i santi co- struirono la propria vita sull'umiltà. La benevolenza e l'orgoglio non possono stare assieme, perché l'orgoglio fa tutto per se stesso, mentre la carità ha bisogno di dare. Le Sorelle più amate sono quelle che sono umili. La conoscenza di sé ci pone in ginocchio e ciò è indispensabile per amare. Infatti la conoscenza di Dio dà amore e la conoscenza di sé dà umiltà.

16. La conoscenza di sé è indispensabile nella confessione. Ecco perché i santi potevano dire di essere dei malvagi criminali. Guardavano Dio e poi guardavano se stessi... e vedevano la differenza. Di qui il motivo per cui non erano mai sorpresi quando qualcuno li accusava, anche falsamente. Conoscevano se stessi e conoscevano Dio. Ci offendiamo perché non conosciamo noi stessi e i nostri occhi non sono fissi soltanto su Dio; così, non abbiamo una vera conoscenza di Dio. Quando i santi si guardavano con quel senso di orrore, intendevano realmente questo. Non fingevano.

17. Dobbiamo essere in grado di saper fare una distinzione tra conoscenza di sé e peccato. Il conoscere se stessi aiuterà a risollevarsi, mentre il peccato e la debolezza che conducono a ricadere porteranno allo sconforto. Una profonda fiducia e confidenza verrà proprio attraverso la conoscenza di sé. Allora vi rivolgerete a Gesù perché vi sostenga nella vostra debolezza, mentre se pensate di essere forti, non crederete di aver bisogno del Signore.

18. Le umiliazioni provengono anche dagli angoli più impensati, come dalle persone stesse votate a Dio: i vescovi, i sacerdoti e le suore. Siete guardati in maniera sprezzante da alcuni a causa della vostra mancanza di cultura o di istruzione, e la vostra inefficienza nel lavoro è vista come una mancanza di qualificazioni adeguate o a causa della vostra goffaggine. Alcuni non capiscono il vostro modo di vivere o la nostra carità verso il povero e così vi criticano. Anche Cristo venne disprezzato dalla classe intellettuale della sua nazione, dai sommi sacerdoti e dai Farisei. E un nuovo motivo di benedizione questo poter condividere lo stesso destino del Cristo, anche se pure in piccolissima parte.

19. La gioia non è soltanto una questione di temperamento nel servizio di Dio e delle anime; è sempre qualcosa di molto difficile... una ragione di più per cercare di acquisirla e farla crescere nei nostri cuori.

20. La gioia è una necessità e una forza per noi, anche fisicamente. Una Sorella che ha coltivato uno spirito di gioia si sente meno stanca ed è sempre pronta ad andare in giro a compiere il bene. Una Sorella ripiena di gioia predica anche senza predicare. Una Sorella gioiosa è come la luce solare dell'amore di Dio, la speranza di una felicità eterna, la fiamma di un amore ardente.

21. La gioia è la migliore difesa contro le tentazioni. Il demonio è portatore di polvere e sudiciume; si serve di ogni occasione per scagliarci contro quello che ha. Un cuore lieto sa come difendersi da questo sudiciume. Gesù può prendere pieno possesso della nostra anima soltanto se essa si abbandona a lui con gioia. « Un santo triste è un tristo santo-», era solito dire San Francesco di Sales. Santa Teresa era preoccupata per le sue Sorelle solamente quando vedeva una di esse perdere la gioia.

22. Ai bambini e ai poveri, a tutti coloro che soffrono e sono soli, fate loro, sempre, il dono di un sorriso; dategli non soltanto la vostra attenzione ma anche il vostro cuore.
Può darsi che non saremo capaci di dare molto, ma possiamo sempre donare la gioia che si sprigiona dà un cuore che vive in rapporto d'amore con Dio. La gioia è molto contagiosa. Perciò, siamo sempre pieni di gioia quando andiamo tra i poveri.

23. Qualcuno una volta mi domandò: « Sei sposata? », e io risposi: «Sì, e trovo difficile talora sorridere a Gesù, perché a volte Egli può essere anche molto esigente». E piuttosto vero tutto questo. E accade dove nasce l'amore, quando è impegnativo... e nonostante questo noi possiamo donarlo a Lui con gioia.

24. Noi desideriamo poter accogliere Gesù a Natale, non in quella gelida mangiatoia che è a volte il nostro cuore, ma in un cuore pieno d'amore e di umiltà, in un cuore così puro, così immacolato, così caldo di amore l'uno per l'altro.

25. La venuta di Gesù a Betlemme portò gioia al mondo e a ogni cuore d'uomo. Lo stesso Gesù continua a
venire nei nostri cuori durante la Santa Comunione. Vuole donare la stessa gioia, la stessa pace. In questo Natale possa la sua venuta portare a ciascuno di noi quella pace e quella gioia che Egli brama di darci. Preghiamo molto per la venuta di questa grazia di pace e di gioia nel nostro stesso cuore, nelle nostre comunità, nelle nostre famiglie e nella Chiesa.

26. Gesù venne in questo mondo per uno scopo. Venne per darci la buona novella che Dio ci ama, che Dio è amore, che ama te e ama me. Egli vuole che ci amiamo vicendevolmente come Egli ama ciascuno di noi. Amiamolo! Come lo amò il Padre? Lo diede a noi. Gesù come amò me e te? Dando la propria vita. Diede tutto quello che aveva... la sua vita... per me e per te. Morì sulla croce perché ci amava e vuole che ci amiamo fra di noi come Lui ci ha amato. Quando contempliamo la croce, capiamo come ci ha amato. Quando guardiamo la mangiatoia, capiamo come ci ama ora di tenero amore, te e me, la tua famiglia e ogni famiglia. E Dio ci ama di un amore tenero.
tutto quanto Gesù è venuto a insegnarci: il tenero amore di Dio. « Vi ho chiamato per nome, perché siete miei.»

27. La letizia e la gioia erano la forza della Madonna. Questo la fece l'ancella volenterosa di Dio, suo Figlio, poiché non appena venne in lei, « si mise in fretta in viaggio ». Soltanto la gioia poteva averle dato la forza di mettersi in fretta in viaggio per le montagne della Giudea per servire la cugina. E così anche per noi: anche noi come lei dobbiamo essere vere ancelle del Signore e, quotidianamente, dopo la Santa Comunione inerpicarci in fretta su per le montagne delle difficoltà che incontriamo per offrire, con tutto il cuore, il nostro servizio ai poveri. Donare Gesù ai poveri come l'ancella del Signore.

28. La gioia è preghiera, la gioia è forza, la gioia è amore, una rete d'amore con la quale puoi catturare le anime. Dio vuol bene a chi dona in letizia. Egli concede il massimo a chi dona con gioia. Se nel vostro lavoro incontrate delle difficoltà e le accettate con gioia, con un grande sorriso - in questo lavoro come in ogni altra opera buona - essi vedranno le vostre buone opere e glorificheranno il Padre. Il modo migliore per mostrare la vostra gratitudine a Dio e alla gente è di accettare ogni cosa con gioia. Un cuore gioioso è il risultato logico di un cuore che brucia d'amore.

29. «Chi dite voi che io sia?» (Mt. 16, 15). Tu sei Dio.
Sei Dio vero da Dio vero. Generato non creato.
Della stessa sostanza del Padre. Sei il Figlio del Dio Vivente.
Sei la seconda Persona della Santissima Trinità. Sei una cosa sola con il Padre.
Sei con il Padre sin dal principio.
Tutte le cose sono state create da te e dal Padre.
Sei il Figlio diletto nel quale il Padre si è compiaciuto.
Sei il figlio di Maria, concepito dallo Spirito Santo nel suo grembo. Sei nato a Betlemme.
Sei stato avvolto da Maria in fasce e posto in una mangiatoia piena di paglia.
Ti ha riscaldato il respiro di un asino che portò in groppa tua madre con te nel suo grembo. Sei il figlio di Giuseppe, il falegname, come lo chiamava la gente di Nazaret.
Sei un uomo comune senza molta istruzione, come ti giudica la classe colta di Israele.

30. Chi è Gesù per me? Gesù è il, Verbo fatto carne. Gesù è il Pane di Vita.
Gesù è la Vittima immolata per i nostri peccati sulla croce.
Gesù è il sacrificio offerto nella Santa Messa per i peccati del mondo e per i miei. Gesù è la Parola da annunciare.
Gesù è la verità da rivelare. Gesù è la via da percorrere. Gesù è la luce da accendere. Gesù è la vita da vivere.
Gesù è l'amore da amare. Gesù è la gioia da condividere. Gesù è il sacrificio da offrire. Gesù è la pace da donare.
Gesù è il Pane di vita da dare come cibo. Gesù è l'affamato da saziare.
Gesù è l'assetato da dissetare. Gesù è l'ignudo da vestire.
Gesù è il senza tetto da ospitare. Gesù è l'ammalato da risanare. Gesù è l'abbandonato da amare. Gesù è il rifiutato da accogliere.
Gesù è il lebbroso a cui lavare le piaghe. Gesù è il mendicante a cui donare un sorriso. Gesù è l'ubriacone da ascoltare.
Gesù è il malato mentale da proteggere. Gesù è il bimbo da tenere tra le braccia. Gesù è il cieco da condurre per mano. Gesù è il muto per il quale parlare. Gesù è lo storpio con cui camminare. Gesù è il drogato da aiutare.
Gesù è la prostituta da togliere dalla strada e da soccorrere. Gesù è il prigioniero da visitare.
Gesù è l'anziano da servire.

31. Per me Gesù è il mio Dio.
Gesù è il mio sposo. Gesù è la mia vita.
Gesù è il mio solo amore.
Gesù è la cosa più importante per me. Gesù è il mio tutto.
Gesù, ti amo con tutto il cuore, con tutta me stessa.
Gli ho dato tutto, anche i miei peccati ed egli mi ha scelta come sua sposa con tutta la tenerezza del suo amore. Ora e per sempre sono la sposa del mio Sposo crocefisso.
Così sia.
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