Salmo 34

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MARIOCAPALBO
00sabato 18 giugno 2016 11:14
Preghiera di un Giusto Perseguitato


1
 Di Davide.
Signore, giudica chi mi accusa,
combatti chi mi combatte.
2 Afferra i tuoi scudi
e sorgi in mio aiuto.
3 Vibra la lancia e la scure
contro chi mi insegue,
dimmi: «Sono io la tua salvezza».
4 Siano confusi e coperti di ignominia
quelli che attentano alla mia vita;
retrocedano e siano umiliati
quelli che tramano la mia sventura.
5 Siano come pula al vento
e l'angelo del Signore li incalzi;
6 la loro strada sia buia e scivolosa
quando li insegue l'angelo del Signore.
7 Poiché senza motivo mi hanno teso una rete,
senza motivo mi hanno scavato una fossa.
8 Li colga la bufera improvvisa,
li catturi la rete che hanno tesa,
siano travolti dalla tempesta.
9 Io invece esulterò nel Signore
per la gioia della sua salvezza.
10 Tutte le mie ossa dicano:
«Chi è come te, Signore,
che liberi il debole dal più forte,
il misero e il povero dal predatore?».
11 Sorgevano testimoni violenti,
mi interrogavano su ciò che ignoravo,
12 mi rendevano male per bene:
una desolazione per la mia vita.
13 Io, quand'erano malati, vestivo di sacco,
mi affliggevo col digiuno,
riecheggiava nel mio petto la mia preghiera.
14 Mi angustiavo come per l'amico, per il fratello,
come in lutto per la madre mi prostravo nel dolore.
15 Ma essi godono della mia caduta, si radunano,
si radunano contro di me per colpirmi all'improvviso.
Mi dilaniano senza posa,
16 mi mettono alla prova, scherno su scherno,
contro di me digrignano i denti.
17 Fino a quando, Signore, starai a guardare?
Libera la mia vita dalla loro violenza,
dalle zanne dei leoni l'unico mio bene.
18 Ti loderò nella grande assemblea,
ti celebrerò in mezzo a un popolo numeroso.
19 Non esultino su di me i nemici bugiardi,
non strizzi l'occhio chi mi odia senza motivo.
20 Poiché essi non parlano di pace,
contro gli umili della terra tramano inganni.
21 Spalancano contro di me la loro bocca;
dicono con scherno: «Abbiamo visto con i nostri occhi!».
22 Signore, tu hai visto, non tacere;
Dio, da me non stare lontano.
23 Dèstati, svègliati per il mio giudizio,
per la mia causa, Signore mio Dio.
24 Giudicami secondo la tua giustizia, Signore mio Dio,
e di me non abbiano a gioire.
25 Non pensino in cuor loro: «Siamo soddisfatti!».
Non dicano: «Lo abbiamo divorato».
26 Sia confuso e svergognato chi gode della mia sventura,
sia coperto di vergogna e d'ignominia chi mi insulta.
27 Esulti e gioisca chi ama il mio diritto,
dica sempre: «Grande è il Signore
che vuole la pace del suo servo».
28 La mia lingua celebrerà la tua giustizia,
canterà la tua lode per sempre.
SUL SALMO 34

ESPOSIZIONE

Discorso 1

1. [v 1.] La Carità vostra saprà che la spiegazione di questo salmo ci è stata richiesta per mandato dei Vescovi miei fratelli nell'Episcopato. Hanno voluto che tutti ascoltiamo qualcosa da esso. Prestiamo dunque tutti ascolto a Colui dal quale insieme abbiamo imparato, ed alla cui scuola siamo stati condiscepoli. Il suo titolo non ci fa indugiare; è infatti breve, e non difficile da capirsi soprattutto da parte di coloro che sono cresciuti nella Chiesa di Dio. Esso reca: Per David stesso. Il salmo è dunque di David; David significa forte di mano, oppure desiderabile. È dunque il salmo [di Colui] dalla mano forte e desiderabile, che ha vinto la nostra morte, che ci ha promesso la vita; in questo senso forte di mano, perché ha vinto la nostra morte, ed in quest'altro desiderabile, perché ci ha promesso la vita eterna. Cosa c'è di più forte di questa mano, che ha toccato il sepolcro e il morto è risorto 1? Cosa c'è di più forte di questa mano, che ha vinto il mondo, non armata di ferro, ma inchiodata sul legno? E che cosa c'è di più desiderabile di Colui per il quale i martiri hanno voluto morire senza vederlo, onde meritarsi di giungere sino a Lui? Il salmo è dunque per Lui: a Lui il nostro cuore, a Lui la nostra lingua degnamente cantino; se tuttavia Egli si degnerà di concederci di che cantare. Nessuno canta degnamente per Lui, se non chi da Lui ha ricevuto di che poter cantare. Infine ciò che ora cantiamo, è detto dallo Spirito di Lui per mezzo del suo Profeta, ed in quelle parole in cui riconosciamo noi e Lui stesso. Non lo offendiamo se diciamo noi e Lui stesso; essendo in cielo, così ha gridato: Perché mi perseguiti? 2, mentre nessuno lo toccava e noi in terra eravamo perseguitati. Ascoltiamo dunque la sua voce, ora del Corpo, ora della Testa. Questo salmo infatti invoca Dio contro i nemici, in mezzo alle tribolazioni di questo secolo; e certamente colui che invoca è Cristo, ora sofferente nel Capo, ora sofferente nel Corpo; e tuttavia, per mezzo delle sofferenze, dà a tutti i suoi membri la vita eterna, promettendo la quale è divenuto oggetto del nostro desiderio.

La vittoria della fede.

2. [vv 1.2.] Giudica - dice -, o Signore, coloro che mi fanno del male, combatti coloro che mi combattono. Se Dio è in nostro favore, chi è contro di noi 3? E come ci dà Dio questo aiuto? Imbraccia - dice - l'arma e lo scudo, e levati in mio soccorso. Grande spettacolo è vedere Dio armato per te. E qual è il suo scudo? quali le sue armi? Signore, dice in un altro passo quest'uomo che parla anche qui, come con lo scudo della tua buona volontà ci hai cinti 4Ma le sue armi, con le quali non solo ci difenderà ma anche percuoterà i nemici, se progrediremo nel bene, saremo noi stessi. Infatti come noi riceviamo da Lui di che armarci, così Egli si arma di noi. Ma Egli si arma con coloro che ha creato, noi ci armiamo con quanto abbiamo ricevuto da Chi ci ha creati. In un certo passo parla di queste nostre armi l'Apostolo, cioè dello scudo della fede, dell'elmo della salvezza e della spada dello spirito, che è il Verbo di Dio 5. Ci ha armato con le armi che avete udito, degne di lode ed invitte, insuperabili e splendide; armi spirituali e invisibili, giacché combattiamo anche contro i nemici invisibili. Se tu vedi il tuo nemico, appaiano anche le tue armi. Armiamoci con la fede nelle cose che non vediamo, e sterminiamo i nemici che non vediamo. Ma tuttavia, carissimi, non crediate che queste armi siano di tal fatta che lo scudo sia sempre scudo, o l'elmo sempre elmo e la corazza sempre corazza. Così accade per le armi corporali, sebbene anche dal ferro di cui son fatte possano essere modificate, in modo da fare con la spada una scure; vediamo infatti che l'Apostolo stesso in un certo passo parla della corazza della fede 6, e in un altro dello scudo della fede. La fede medesima, dunque, può essere corazza e scudo; è scudo perché accoglie e respinge i dardi dei nemici; è corazza perché non consente che sia trafitto il tuo intimo. Queste sono le nostre armi; ma quali sono quelle di Dio? Leggiamo in un passo della Scrittura: Libera dagli empi l'anima mia, la tua lancia dai nemici della tua mano 7. Ciò che ha detto prima: dagli empi, ripete nel verso seguente: dai nemici della tua mano; e ciò che dice prima: l'anima mia, ripete dopo: la tua lancia, cioè la tua spada. Chiama dunque asta di Dio l'anima propria: libera, dice, dagli empi l'anima mia, cioè: dai nemici della tua mano libera la tua spada. Tu imbracci infatti la mia anima, e debelli i miei nemici. E che cos'è l'anima nostra, anche se è splendida, affilata, aguzza, lucida, anche se vibrata nella luce e nello splendore della sapienza? Che cos'è la stessa anima nostra, o che cosa può, se Dio non la impugna e combatte con essa? Qualsiasi lancia di ottima fattura giace a terra se manca il combattente. Ma avevamo detto, a proposito delle nostre armi, che esse non debbono esser ritenute come qualcosa di fisso, come se ciò che è una cosa non potesse essere altro: così vediamo accadere anche nelle armi di Dio. Ecco che ha detto essere l'anima del giusto la lancia di Dio; di nuovo dice che l'anima del giusto è la sede di Dio, che l'anima del giusto è il trono della Sapienza 8. Egli fa dunque dell'anima nostra ciò che vuole. Quando l’anima è nelle sue mani, Egli ne usa come vuole.

3. Si levi dunque (così è stato infatti invocato), impugni l'arma, si levi in nostro soccorso. Donde si levi, è detto a Lui altrove, dalla stessa voce: Levati, perché dormi, o Signore?9 E quando è detto che Egli dorme, siamo noi che dormiamo; quando si dice ch'Egli si leva, siamo noi a svegliarci. Infatti sulla barca il Signore dormiva; e perciò la barca era squassata dalle onde, perché Gesù dormiva. Se allora Gesù avesse vegliato, la barca non avrebbe vacillato. La tua barca è il tuo cuore; Gesù sulla barca è la fede nel cuore. Se ti ricordi della tua fede, non vacilla il tuo cuore; se ti sei dimenticato della tua fede, Cristo dorme: aspettati il naufragio. Ma fa tuttavia ciò che ti resta, perché, se dorme, si svegli, digli: Signore, levati, moriamo, affinché comandi ai venti e torni la tranquillità nel tuo cuore 10. Si ritireranno infatti tutte le tentazioni, o almeno di certo non avranno più forza, quando Cristo, cioè la tua fede, veglierà nel tuo cuore. Levati, che significa dunque? Fatti conoscere, appari, guarda. Levati - dunque - in mio soccorso.

Vigilanza contro gli avversari spirituali.

4. [v 3.] Sguaina la spada e fatti addosso a coloro che mi perseguitano. Chi sono coloro che ti perseguitano? Forse il tuo vicino, o colui che hai ferito, o cui hai fatto ingiuria, o che ti vuol togliere le tue cose, o contro il quale predichi la verità, o i cui peccati rimproveri, o colui che, vivendo nel male, tu offendi vivendo nel bene. Sono certamente anche questi i nostri nemici, e ci perseguitano: ma ci viene insegnato a conoscere altri nemici, contro i quali combattiamo in modo invisibile, a proposito dei quali ci ammonisce l'Apostolo, dicendo: Non dobbiamo lottare contro la carne e il sangue, cioè contro gli uomini, non contro coloro che vedete, ma contro coloro che non vedete, contro i principi e le potestà e i reggitori del mondo di queste tenebre 11Dicendo infatti: reggitori del mondo (parlava del diavolo e degli angeli suoi), c'era da temere che gli uomini comprendessero male, e credessero che il mondo fosse retto dal diavolo e dagli angeli suoi. Ma poiché mondo è chiamato questa costruzione che vediamo, e come mondo si designano pure i peccatori e coloro che amano il mondo, a proposito dei quali sta scritto: E il mondo non Lo conobbe 12, ed ancora è detto: Tutto il mondo giace in mano del Maligno 13, l'Apostolo ha chiarito di quale mondo essi siano i reggitori: del mondo di queste tenebre, dice. Reggitori del mondo, dico, reggitori di queste tenebre. E di nuovo ci spinge a intendere ciò che ha detto: di queste tenebre. Di quali tenebre sono i reggitori il diavolo e gli angeli suoi? Di tutti gli infedeli, di tutti gli iniqui dei quali è detto: La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno compresa 14. Infatti anche di molti di questi che ora sono nel novero dei credenti, che cosa dice l'Apostolo stesso? Foste un tempo tenebre, ora siete luce nel Signore 15. Non vuoi essere governato dal diavolo? Vai verso la luce. E come andrai alla luce se egli non sguaina la spada, e non ti libera dai tuoi nemici e da coloro che ti perseguitano? In qual modo sguaina la spada? (Abbiamo già udito infatti che cosa sia la sua spada: è l'anima del giusto). Abbondino i giusti e si potrà sguainare la spada, sbarrando la via ai nemici. Riguardo a questo stesso sguainare la spada l'Apostolo ci ammonisce, affinché viviamo giustamente, dicendo, nelle parole che seguono: Affinché chi ci sta contro abbia rispetto, non avendo niente di male da dire di noi 16. Così si fa finita con l'avversario, perché non può trovare niente da dire contro i santi.

5. E donde verranno i giusti? Oppure, che cosa dicono i nemici che ci perseguitano? che cosa dicono questi invisibili nemici? non dicono niente costoro? I nemici che invisibilmente ci attaccano, soprattutto suggeriscono al cuore che Dio non ci soccorre; in modo che, cercando un altro soccorso, siamo trovati deboli e cadiamo prigionieri dei nemici stessi. È questo infatti che essi suggeriscono. Dobbiamo vigilare soprattutto contro queste voci, che ci sono [appunto] mostrate in un altro salmo: Molti insorgono contro di me, molti dicono all'anima mia: Non c'è salvezza per lui nel suo Dio 17. Che cosa è detto qui contro tali voci? Di' all'anima mia: Io sono la tua salvezza. Quando avrai detto all'anima mia: Io sono la tua salvezza, essa vivrà nella giustizia, ed io non cercherò alcun altro soccorso all'infuori di te.

Dio nostra salvezza.

6. [v 4.] Che cosa segue? Siano confusi e svergognati coloro che cercano l'anima mia. Per questo la cercano, per perderla. Volesse il cielo che la cercassero a fin di bene! In un altro salmo infatti il salmista rimprovera gli uomini, perché non c'era nessuno che cercasse la sua anima: Non c'è scampo per me, e non v'è chi cerchi la mia anima 18. Chi è questi che dice: Non v'è chi cerchi la mia anima? Non è forse colui del quale tanto tempo fa è stato predetto: Hanno trafitto le mie mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa; essi stessi mi hanno osservato e mi hanno guardato; si sono divisi i miei abiti, e sulla mia veste hanno gettato le sorti 19? Tutte queste cose già si compivano dinanzi ai loro occhi, e non v'era nessuno che cercasse l'anima sua. Invochiamo dunque [il Signore], fratelli, affinché dica all'anima nostra: Io sono la tua salvezza, ed apra l'orecchio dell'anima nostra sì che essa lo senta dire: Io sono la tua salvezza. Perché Egli lo dice, ma alcuni sono sordi; per cui, se si trovano nella tribolazione, ascoltano piuttosto i nemici che li assalgono. Se qualcosa vien meno all'anima, se essa è nelle angustie, nelle miserie temporali, ecco che cerca aiuto il più delle volte dai demoni, va a consultare i posseduti dai demoni, si rivolge agli indovini: gli invisibili nemici che la inseguivano l'hanno raggiunta, sono entrati in lei, l'hanno sconfitta, catturata, vinta, dicendole: Non c'è salvezza per lei nel suo Dio. È diventata sorda alla voce che dice: Io sono la tua salvezza. Di' all'anima mia: Sono la tua salvezza, affinché siano confusi e svergognati coloro che cercano la mia anima, alla quale Tu dici: Io sono la tua salvezza. Ascolterò dunque Colui che mi dice: Io sono la tua salvezza. Altra salvezza non cercherò all'infuori del Signore Dio mio. Dalla creatura mi è suggerita la salvezza: ma da Lui viene; se io levo i miei occhi ai monti donde verrà l'aiuto per me, tuttavia non dai monti [me l'aspetto], ma viene il mio aiuto dal Signore che ha fatto il cielo e la terra 20. Nelle stesse angustie materiali Dio può soccorrere per mezzo dell'uomo; ma Egli è la tua salvezza. Dio soccorre per mezzo dell'Angelo, ma Egli è la tua salvezza. Tutte le cose gli sono soggette, e, per venirti in aiuto in questa vita temporale, può farlo per alcuni in un modo, per altri in un altro; ma la vita eterna la dà solo per mezzo di se stesso. Ecco, mentre sei nelle angustie terrene, può non esserci ciò che cerchi, ma è presente Colui che cerchi. Cerca Colui che mai può mancare. Ti siano pur sottratte le cose che Egli ti ha dato; ti sarà forse tolto Colui che le ha date? Ti sian restituite le cose che aveva dato; forse che queste stesse sono le [vere] ricchezze, quando tali cose ti saranno state restituite, e non piuttosto Colui che te le aveva tolte per metterti alla prova e te le restituisce per consolarti? Ci consola infatti quando tali cose non ci vengono meno. Ci consola per via, se noi bene comprendiamo la via; perché tutta questa vita e tutte le cose di cui usi in questa vita debbono essere per te come l'ostello per il viandante, non come la casa per chi vi dimora. Ricordati che hai compiuto solo un tratto di strada, e che te ne resta ancora un po'; che hai svoltato l'angolo per ristorarti, non per disertare.

Dio dispensatore di ogni bene.

7. Vi son di quelli che dicono: Dio, che è buono, grande, eccelso, invisibile, eterno, incorruttibile, ci darà la vita eterna, e quella incorruttibilità che ci ha promesso nella risurrezione; ma i beni terrestri e temporali sono di competenza dei demoni e delle potestà di queste tenebre. Così dicendo, se sono presi dall'amore per tali cose, abbandonano Dio come Colui al quale queste cose non spettano; e cercano con scellerati sacrifici, con non so quali pratiche o con non so quale illecito suggerimento degli uomini, di procurarsi i beni temporali, come il denaro, la moglie, i figli, o per trovare di che consolarsi della caducità della vita umana e degli ostacoli che ne attraversano il cammino. La divina provvidenza vigila contro questa opinione per mostrare che tutte queste cose sono di pertinenza di Dio; che sono in suo potere non soltanto quelle eterne che ha promesso per il futuro, ma anche quelle temporali che in terra dà a chi vuole e quando lo ritiene opportuno, ben sapendo a chi dà e a chi non dà, così come il medico [somministra] i medicamenti, conoscendo il male del malato meglio del malato stesso. Ebbene, per mostrare tutto questo, Dio distribuisce i tempi del Vecchio e del Nuovo Testamento. Nel Vecchio Testamento le promesse concernono beni terrestri; nel Nuovo, il Regno dei Cieli. La maggior parte dei comandamenti relativi al culto di Dio ed alla vita morale sono gli stessi nell'uno e nell'altro; ma poiché la promessa non è la stessa qui e là, l'autorità di Chi comanda e l'obbedienza di chi serve sono indubbiamente le stesse, ma non è la stessa la ricompensa. Agli uomini dell'Antico Testamento infatti fu detto che avrebbero ottenuto la Terra Promessa, per regnare in essa, vincendo i loro nemici senza esser da essi soggiogati, e che i loro beni avrebbero abbondato in quella Terra, e avrebbero avuto una discendenza 21. Sono queste promesse terrene, ma tuttavia date in figura, il che però ha portato a riceverle nel modo in cui erano state promesse; ed in verità molti le hanno così accolte. Infatti la Terra fu data ai figli di Israele, furon date loro ricchezze, furon dati figli anche alle donne sterili e anziane che supplicavano Dio e solo in Lui confidavano, e non cercavano per tali cose altro soccorso che il suo. Udirono nel cuore la voce del Signore: Io sono la tua salvezza. Se questa salvezza vale per le cose eterne, perché non anche per quelle temporali? Dio lo ha mostrato nella vicenda di quel santo Giobbe; infatti neppure lo stesso diavolo ha il potere di togliere tali cose, se non lo ha ricevuto dalla Somma Potestà. Poteva invidiare il santo, ma poteva forse nuocergli? Poteva accusarlo, ma poteva forse condannarlo? Poteva forse togliergli qualcosa, magari danneggiargli un'unghia, o un capello, senza dire a Dio: Stendi la tua mano 22? Che significa: Stendi la tua mano? Significa: dammi il potere. Lo ha ricevuto: il diavolo ha tentato, e Giobbe è stato tentato. Ma il tentato ha vinto e il tentatore è stato vinto. Infatti Dio, che aveva permesso al diavolo di togliergli tutti i beni [terrestri], non ha abbandonato nell'intimo il suo servo, e si è servito dell'anima del suo servo come dell'arma per vincere il diavolo. Quale valore ha tutto questo? Intendo riguardo all'uomo. Vinto nel paradiso 23, è vincitore nel letame. Là è stato vinto dal diavolo per mezzo della donna, qui ha vinto il diavolo e la donna. Hai parlato - le dice - come una donna sciocca. Se abbiamo ricevuto i beni dalla mano del Signore, perché non dovremmo sopportare anche i mali? 24 Oh come Giobbe aveva bene inteso le parole: Io sono la tua salvezza!

8. Siano confusi e svergognati coloro che cercano l'anima mia. Considera gli uomini. Pregate è detto altrove - per i vostri nemici 25. Ma qui si tratta di una profezia. E le cose che sono dette figuratamente come desiderio, si spiegano nello spirito della profezia. Si compia questo e si compia quello, altro non significa che accadrà questo e quello. Orbene, udite la profezia: Siano confusi e svergognati coloro che cercano l'anima mia. Che vuol dire siano confusi e svergognati? Vuol dire che saranno confusi e svergognati. Ed infatti è accaduto: molti sono stati confusi in modo salutare, molti, pieni di vergogna, dalla persecuzione di Cristo sono passati con devoto amore alla società dei suoi membri; e ciò non sarebbe accaduto se non fossero stati confusi e svergognati. Dunque il desiderio si è realizzato bene per costoro. Ma poiché due sono i generi di coloro che sono vinti (in due modi infatti si è vinti: o si è vinti per essere convertiti a Cristo, o si è vinti per essere condannati da Cristo), sono spiegati appunto questi due generi, ma la spiegazione è oscura e necessita d'interpretazione. Intendi dunque che di coloro che si convertono è detto: Siano confusi e svergognati coloro che cercano la mia anima. Si volgano indietro. Cioè non precedano, ma seguano; non diano consiglio, ma lo ricevano. Pietro infatti volle precedere il Signore, quando il Signore parlava della sua futura Passione; e volle quasi dargli un consiglio di salvezza, come se il malato potesse dar consigli di salvezza al Salvatore! E che disse al Signore, che confermava la sua futura Passione? Lungi da te Signore - cioè [Dio] sarà benigno con te - questo non accadrà. Voleva precederlo, affinché il Signore lo seguisse. Ed Egli che rispose? Vai indietro, Satana26. Precedendomi sei Satana, seguendomi sarai discepolo. Anche a questi è detta la stessa cosa: Si volgano indietro e siano confusi, coloro che mi vogliono male. Quando infatti avranno cominciato a venirmi dietro, più non mi vorranno male, ma desidereranno il bene.

9. [vv 5.6.] E che dire degli altri? Non tutti infatti sono vinti in questo modo, per essere convertiti e credere; molti restano nella loro ostinazione, molti conservano in cuore l'intenzione di precedere il Signore; se non lo manifestano, tuttavia lo concepiscono, e, se ne trovano la possibilità, lo esternano. Che è detto, in seguito, di costoro?Diventino come polvere in faccia al vento. Non così gli empi, non così, ma come polvere che il vento spazza via dalla faccia della terra 27. Il vento è la tentazione, la polvere è l'empio. Quando sopraggiunge la tentazione, la polvere è tolta di mezzo, non sta in piedi, non resiste. Diventino come polvere in faccia al vento; e l'angelo del Signore li tormenti. Sia la loro via tenebre e sdrucciolìo. È orrenda questa via. Chi non ha paura dinanzi alle tenebre sole? E chi non si guarda anche dal solo terreno scivoloso? Dove andrai nelle tenebre e nello sdrucciolìo? Dove poggerai il piede? Sono questi due mali le grandi condanne degli uomini: le tenebre, l'ignoranza, lo sdrucciolìo, la lussuria. Sia la loro via tenebre e sdrucciolìo; e l'angelo del Signore li tormenti, tanto che non possano stare in piedi. Infatti, chiunque si trova nelle tenebre e nello sdrucciolìo, vedendo che se muove un piede cade e non c'è luce dinanzi ai suoi piedi, senza dubbio resta ad aspettare che venga la luce; ma qui c'è l'Angelo del Signore che li perseguita. Queste cose ha predetto come future, non come desiderando che avvengano. Sebbene anche il Profeta dica ispirato da Dio queste cose così come Dio le compie: con giudizio sicuro, buono, giusto, santo, sereno, non turbato dall'ira, non amareggiato dalla gelosia, non con l'intenzione di manifestare inimicizia, ma con la giustizia, che punisce i vizi; ciononostante questa è una profezia.

La pazienza dei cristiani.

10. [v 7.] Donde derivano questi innumerevoli mali? Per quale causa? Ascolta per quale causa: Perché senza ragione mi nascosero il loro laccio di morte. Osservate che nello stesso nostro Capo questo fecero i Giudei, nascondendo il loro laccio di morte. A chi nascosero il laccio? A Colui che vedeva i cuori di chi lo nascondeva. Ma tuttavia Egli era tra loro simile a uno ignorante, come se fosse ingannato, mentre loro venivano ingannati da ciò con cui credevano di trarre Lui in inganno. Egli dunque vive tra loro come chi è ingannato, poiché noi stessi avremmo dovuto vivere tra costoro in modo da essere, senza dubbio, ingannati. Egli vedeva il suo traditore, e lo scelse per un compito quanto mai necessario. Con il male di lui ha compiuto un grande bene; e tuttavia quello è stato scelto tra i dodici, affinché lo stesso tanto esiguo numero di dodici non fosse scevro dal male. Tutto questo [è avvenuto] per fornire un esempio alla nostra pazienza, poiché era necessario che noi vivessimo tra i malvagi; era necessario che sopportassimo i malvagi, sia riconoscendoli come tali, sia non riconoscendoli. Ti ha offerto perciò un esempio di pazienza affinché tu non venga meno quando comincerai a vivere tra i malvagi. E poiché la scuola di Cristo, composta di dodici, non è venuta a mancare, quanto maggiormente dobbiamo essere saldi noi, quando si adempiono nella grande Chiesa le predizioni fatte sulla mescolanza dei malvagi [con i buoni]? Infatti la stessa scuola di Cristo non vedeva ancora realizzarsi ciò che era stato promesso alla discendenza di Abramo, né vedeva l'aia dalla quale dovrà uscire la massa del grano che riempirà il granaio. Perché dunque non si sopporta serenamente la presenza sull'aia della paglia, mentre si trebbia, fino a quando sarà separata dall'ultima vagliatura? Infatti ai malvagi accadrà ciò che avete udito.

Il male si ritorce contro gli autori.

11. [vv 7.8.] Ma che dobbiamo fare? Senza ragione mi nascosero il loro laccio di morte. Che vuol dire senza ragione? Vuol dire che niente di male avevo loro fatto, in niente avevo loro nuociuto. Vanamente oltraggiarono l'anima mia. Che significa vanamente? Dicendo il falso senza addurre nessuna prova. Venga loro addosso il laccio che non conoscono. Magnifica retribuzione, niente di più giusto. Essi nascosero il laccio, perché io non lo vedessi; venga loro addosso il laccio che non conoscono. Io infatti conosco il loro laccio. Ma quale laccio verrà loro addosso? Quello che non conoscono. Ascoltiamo se dice qual è questo laccio: Venga loro addosso il laccio che non conoscono. Forse essi hanno nascosto un laccio, ed un altro verrà loro addosso? No: e allora? Ognuno sarà legato con le funi dei suoi peccati 28. Sono ingannati da ciò con cui volevano ingannare. Saranno colpiti da ciò con cui tentavano di colpire. Continua infatti: E la rete che avevano nascosto, li catturi. È come se uno avesse preparato la coppa del veleno per qualcuno e poi, dimentico, la beva egli stesso; come se uno scavi una fossa nella quale debba cadere, nelle tenebre, il suo nemico; e poi, dimenticando di averla scavata, camminando per primo in quella via, finisca per cadervi. Insomma, fratelli miei, così credete, di questo siate certi, e, se c'è in voi una più eccellente capacità di giudizio, considerate e rendetevi conto: ogni malvagio nuoce per primo a se stesso. Considerate insomma la malvagità come una specie di fuoco. Vuoi bruciare qualcosa? Ciò che usi per tale scopo per primo brucia, perché, se non bruciasse, non potrebbe incendiare niente. È una fiaccola, e questa fiaccola tu l'avvicini se vuoi incendiare qualcosa; forse che tale fiaccola di cui ti servi non arde per prima, in modo da poter comunicare ad altra cosa il suo fuoco? La malvagità, dunque, procede da te, e chi devasta per primo se non proprio te? Dove si espande lede il ramo, e non lederà ove ha la radice? Dico, anzi, che può accadere che la tua malvagità non nuoccia ad altri; ma non può accadere che non nuoccia a te. Infatti, quale danno arrecò la malvagità al sant'uomo Giobbe, di cui abbiamo parlato prima? Così si dice in un altro salmo: Come un rasoio affilato hai fatto l'inganno 29. Che si fa con il rasoio affilato? Si tagliano i capelli, che son cose superflue. Che fai dunque a colui cui vuoi nuocere? Se l'uomo cui tu vuoi nuocere acconsente perversamente al male, non è la tua malizia che lo danneggerà, ma la sua; ma se nel suo intimo non c'è malizia ed egli sottomette il suo cuore puro alla voce che dice: Io sono la tua salvezza, esteriormente lo aggredisci, ma non vinci il suo uomo interiore. La tua malvagità tuttavia, procedendo dal tuo intimo, per prima cosa fa del male a te. Tu già sei in putrefazione nel tuo intimo, e da essa procede il verme [della tua malizia]; niente di intatto ha lasciato entro di te. E la rete che avevano nascosto li catturi; e cadranno nello stesso laccio. Questo forse non credevi, quando, dianzi, avevi sentito dire: Venga loro addosso il laccio che non conoscono, quasi cioè si trattasse di qualcos'altro inevitabile e nascosto. In qual laccio cadranno dunque? Nella loro stessa iniquità, che mi avevano tenuta nascosta. Non è accaduto forse così ai Giudei? Il Signore ha vinto la loro iniquità, ed essi sono stati vinti dalla loro iniquità medesima. Egli è risorto per noi, essi sono morti in se stessi.

L'oggetto della nostra preghiera.

12. [v 9.] Questo accade ai malvagi che vogliono nuocermi; ed a me che cosa accade? L'anima mia esulterà nel Signore, come in Colui dal quale ha udito le parole: Io sono la tua salvezza, in quanto non cerca altre ricchezze all'esterno, non cerca di circondarsi di piaceri e di beni terreni; ma, gratuitamente amando il vero Sposo, non vuole ottenere da Lui ciò che possa darle piacere, ma aderire soltanto a Colui che è la sua gioia. Che cosa mi sarà dato infatti che sia migliore di Dio? Dio mi ama; Dio ti ama. Ecco, te l'ha proposto: chiedi ciò che vuoi 30. Se l'imperatore ti dicesse: Chiedi ciò che vuoi, come tu reclameresti dignità di tribuno e di conte! quante cose ti proporresti di ottenere e di elargire ad altri! A Dio che ti dice: Chiedi ciò che vuoi, cosa chiederai? Rifletti bene, dilata la tua avarizia, estendi il tuo desiderio, allarga la tua bramosia; non è uno qualunque, ma è Dio onnipotente che ti ha detto: Chiedi ciò che vuoi. Se ami le proprietà, desidererai tutta la terra, in modo che tutti coloro che ivi nascono siano tuoi coloni e tuoi schiavi. E quando sarai padrone di tutta la terra? Chiederai il mare, nel quale tuttavia non potrai vivere. In questa cupidigia i pesci avranno la meglio su di te. Ma forse diverrai padrone delle isole. Va al di là di tutto questo, chiedi anche l'aria, sebbene tu non possa volarvi; spingi la tua cupidigia fino al cielo, proclama che tuoi sono il sole, la luna, le stelle, dato che Colui che tutto ha creato ha detto: Chiedi ciò che vuoi; e tuttavia non troverai niente di più pregevole, niente di migliore di Quello stesso che tutto ha creato. Chiedi Colui che tutto ha fatto, ed in Lui e da Lui avrai tutto ciò che ha creato. Tutte le cose hanno gran valore, perché tutte sono belle; ma che cosa è più bello di Lui? Tutte le cose sono forti: ma che cosa è più forte di Lui? E niente vuole tanto donare quanto se stesso. Se troverai qualcosa di meglio, chiedila. Se chiederai qualcosa d'altro farai offesa a Lui e danno a te, anteponendo la sua opera a Chi l'ha fatta, mentre vuol darsi a te Egli stesso che l'ha creata. È in questo amore che a Lui ha detto un'anima: Ed ora questa mia parte sei tu, Signore 31, cioè tu sei la mia parte. Scelgano gli altri come possesso quello che vogliono, si facciano la loro parte delle cose: la parte mia sei Tu, e Te io ho scelto. Dice di nuovo: Il Signore è la porzione della mia eredità. Ti possegga dunque, affinché tu Lo possegga. Sarai la sua proprietà, sarai la sua dimora. Ti possiede per giovarti, è posseduto da te per giovarti. O forse perché tu giovi a Lui in qualcosa? Ho detto al Signore: Tu sei il mio Dio, poiché non manchi dei miei beni32. Ma l'anima mia esulterà nel Signore. Si rallegrerà nella sua salvezza. La salvezza di Dio è Cristo: Poiché hanno visto i miei occhi la tua salvezza 33.

Cerchiamo il Creatore.

13. [v 10.] Tutte le mie ossa diranno: Signore, chi è simile a Te? Chi potrà degnamente commentare queste parole? Io credo che esse possano essere soltanto pronunziate, non spiegate. Perché cerchi questo o quello? Che vi è di simile al tuo Signore? Lo hai davanti a te. Tutte le mie ossa diranno: Signore, chi è simile a Te? Gli ingiusti mi hanno parlato di gioie, ma non secondo la tua legge 34. Vi sono stati persecutori che dicevano: Adora Saturno, adora Mercurio. Non adoro gli idoli, risponde. Signore, chi è simile a Te? Essi hanno occhi e non vedono, hanno orecchie e non odono. Signore, chi è simile a Te 35, Tu che hai fatto gli occhi per vedere e le orecchie per udire? Ma non adoro gli idoli, dice, perché li ha fatti un artefice. Adora l'albero e il monte; forse anche questi ha fatto l'artefice? E ancora dice: Signore, chi è simile a Te? Mi sono mostrate le cose terrene, Tu sei il Creatore della terra. E dalla terra forse mi spingono alle creature superiori, e mi dicono: Adora la luna, adora questo sole, che con la sua luce, come una grande lampada dal cielo, produce il giorno. Anche qui sicuramente dico: Signore, chi è simile a Te? Tu hai fatto la luna e le stelle, tu hai acceso il sole del giorno, tu hai ordinato il cielo. Ma vi sono molte cose invisibili migliori. E forse anche qui mi si dice: Rendi culto agli Angeli, adora gli Angeli. Anche qui dirò: Signore, chi è simile a Te? Anche gli stessi Angeli Tu hai creato. Nulla sono gli Angeli se non ti vedono. È meglio possederti insieme con loro, piuttosto che, adorando loro, precipitare da Te.

Invocazione del Corpo Mistico.

14. Tutte le mie ossa diranno: Signore, chi è simile a Te? O Corpo di Cristo, santa Chiesa, dicano tutte le tue ossa: Signore, chi è simile a Te? E se la carne ha ceduto alla persecuzione, dicano le ossa: Signore, chi è simile a Te? È detto infatti dei giusti: Ama il Signore tutte le loro ossa, non una sola di esse sarà spezzata 36Eppure, a quanti giusti sono state spezzate le ossa nelle persecuzioni! Infine, il giusto vive della fede 37, e Cristo giustifica l'empio 38. Ma in qual modo lo giustifica, se non perché crede e confessa? Perché con il cuore si crede per la giustizia, e con la bocca si confessa per la salvezza. Anche quel ladrone, dunque, sebbene per il suo delitto fosse stato trascinato davanti al giudice, e dal giudice alla croce, è stato tuttavia giustificato nella stessa croce; ha creduto con il cuore e ha confessato con la bocca 39. Il Signore non avrebbe detto a un empio e ad uno non ancora giustificato: Oggi sarai con me in Paradiso 40; e tuttavia le sue ossa sono state spezzate. Infatti, quando vennero per deporre i corpi nella imminenza del sabato, il Signore fu trovato già esanime, e le sue ossa non furono spezzate 41. Ma per deporre coloro che erano ancora vivi, furon loro spezzate le gambe, affinché, morti a causa di tale dolore, potessero essere seppelliti. O forse furono spezzate le ossa soltanto al ladrone che si ostinava nella sua empietà sulla croce, e non anche a colui che con il cuore credette per la giustizia, e con la bocca confessò per la salvezza? Qual è il senso dunque delle parole: Il Signore custodisce tutte le loro ossa, non una di esse sarà spezzata 42, se non che con il nome di ossa nel Corpo del Signore sono designati tutti i giusti, i fermi di cuore, i forti, che non cedono a nessuna persecuzione ed a nessuna tentazione acconsentendo al male? In questa occasione non cederanno alle tentazioni, quando i persecutori diranno: Ecco qui Dio, ecco quale è Dio, venga, si allei con te; ecco, questo è non so quale grande sacerdote sul monte; forse per questo tu sei povero, perché quel Dio non ti aiuta: supplicalo e ti aiuterà; forse per questo sei malato, perché non lo supplichi: supplicalo e guarirai; forse per questo non hai figli: supplicalo e ne avrai. Ma colui che fa veramente parte delle ossa nel Corpo di Cristo, respinge tutte queste voci e dice: Signore, chi è simile a Te? Da', se vuoi dare, anche in questa vita, ciò che chiedo; se non vuoi, sii Tu la mia vita, Tu che sempre io cerco. Potrò uscire da questo mondo a fronte alta, se avrò adorato un altro e Ti avrò offeso? Forse domani morirò, e con qual faccia Ti guarderò? Grande è la sua misericordia, ci ha insegnato a vivere bene e ci ha tenuto nascosto il giorno estremo della nostra morte, affinché non ci ripromettiamo niente dal futuro. Oggi agisco e vivo: domani non opererò. E se per te non ci sarà domani? Di' dunque fra le ossa di Cristo: Signore, chi è simile a Te? Tutte le mie ossa diranno: Signore, chi è simile a Te?

La vittoria di Cristo.

15. Che liberi il misero dalla mano dei più forti di lui, e l'indigente e il povero da coloro che lo spogliano. Fin qui il salmo è stato letto oggi, e fin qui deve essere spiegato, onde evitare che le nostre parole infastidiscano qualcuno, se insistessimo nel parlare ancora. Questo oggi vi basti: Che liberi il misero dalla mano dei più forti di lui. Chi è che libera, se non Colui che è forte di mano? Questo David libererà il misero dalla mano dei più forti di lui. Più forte era stato il diavolo nell'afferrarti, in quanto vinse per il tuo consenso. Ma che ha fatto Colui che è forte di mano? Nessuno entra nella casa del forte per rubare le masserizie, se prima non avrà legato il forte 43. Con il suo potere santissimo, magnifico, ha legato il diavolo, sguainando la spada per catturarlo, onde liberare il misero e l'indigente, che nessuno aiutava 44. E chi è il tuo soccorritore se non il Signore, cui tu dici: O Signore, mio soccorritore e mio redentore 45? Se avrai voluto presumere delle tue forze, cadrai in quello di cui hai presunto; se ti sarai fidato di un altro, costui vuol dominarti, non soccorrerti. Uno solo dobbiamo cercare: Colui che ci riscatta e ci fa liberi, che ha dato il suo sangue per comprarci, e che dei servi ha fatto i suoi fratelli.

1 - Cf. Lc 7, 14.

2 - At 9, 4.

3 - Rm 8, 31.

4 - Sal 5, 13.

5 - Cf. Ef 6, 16 17.

6 - Cf. 1 Ts 5, 8.

7 - Sal 21, 21.

8 - Sap 7.

9 - Sal 43, 23.

10 - Cf. Mt 8, 24.

11 - Ef 6, 12.

12 - Gv 1, 10.

13 - 1 Gv 5, 19.

14 - Gv 1, 5.

15 - Ef 5, 8.

16 - Tt 2, 8.

17 - Sal 3, 2 3.

18 - Sal 141, 5.

19 - Sal 21, 17-19.

20 - Cf. Sal 120, 1 2.

21 - Cf. Es 23, 25-31.

22 - Gb 1, 11.

23 - Cf. Gn 3, 6.

24 - Gb 2, 10.

25 - Mt 5, 44.

26 - Mt 16, 22 23.

27 - Cf. Sal 1, 4.

28 - Cf. Prv 5, 22.

29 - Sal 51, 4.

30 - Cf. Mt 7, 7.

31 - Sal 118, 57; cf. 72, 26.

32 - Sal 15, 5 2.

33 - Lc 2, 30.

34 - Cf. Sal 118, 85.

35 - Cf. Sal 113, 5 6.

36 - Sal 33, 21.

37 - Rm 1, 17.

38 - Rm 4, 5.

39 - Rm 10, 10.

40 - Lc 23, 43.

41 - Cf. Gv 19, 33.

42 - Sal 33, 21.

43 - Cf. Mt 12, 29.

44 - Cf. Sal 71, 12.

45 - Sal 18, 15.


MARIOCAPALBO
00sabato 18 giugno 2016 11:16
SUL SALMO 34

ESPOSIZIONE

Discorso 2

Passione di Cristo e della Chiesa.

1. Volgiamo la nostra attenzione a ciò che resta del salmo e supplichiamo il Signore e Dio nostro per rettamente comprendere e trarne come frutto buone opere. Credo che la Carità vostra si ricordi fin dove è stato trattato ieri; prendiamo oggi le mosse da quel punto. Abbiamo qui inteso infatti la voce di Cristo: cioè la voce del Capo e del Corpo di Cristo. Quando odi Cristo, non separare lo Sposo dalla Sposa, e tieni presente quel grande mistero: Saranno due in una sola carne 1. Se sono due in una sola carne, perché non due in una sola voce? Non vi è infatti tentazione che tocchi il Capo senza che sia subita anche dal Corpo; e non vi era motivo per cui il Capo dovesse soffrire, se non per offrire un esempio al Corpo. Il Signore ha sofferto per sua volontà, noi per necessità; Egli ha sofferto per compassione, noi perché tale è la nostra condizione. Perciò la sua volontaria Passione è la nostra necessaria consolazione, in modo che, quando per caso patiamo simili sofferenze, volgiamo gli occhi al nostro Capo e possiamo dire, ammoniti dal suo esempio, a noi stessi: Se Egli [ha patito], perché non anche noi? Come Egli [ha patito], così anche noi. Per quanto poi abbia incrudelito il nemico, è potuto giungere sino alla morte del corpo; e neppure il corpo ha potuto distruggere nel Signore, poiché il terzo giorno è risorto. Ciò che in Lui è accaduto nel terzo giorno, in noi accadrà alla fine dei secoli. La speranza della nostra risurrezione è rimandata, ma può forse esser tolta? Riconosciamo dunque qui, carissimi, le parole di Cristo, e teniamole distinte dalle voci degli empi. Sono infatti parole del Corpo che soffre, in questo secolo, persecuzioni, angustie e tentazioni. Ma poiché molti qui soffrono, e per i loro peccati e per i loro delitti, dobbiamo discernere con grande attenzione la causa delle sofferenze, non la pena che subiscono. Uno scellerato può infatti subire una pena simile a quella di un martire, ma tuttavia ben dissimile ne è la causa. Erano tre sulla croce 2: uno il Salvatore, il secondo da salvare, il terzo da condannare: pari era la pena per tutti, ma diversa la causa.

Il Signore allontana da sé gli iniqui.

2. [vv. 11.12.] Dica dunque il nostro Capo: Levandosi testimoni iniqui, mi interrogavano su quanto non sapevo. E diciamo noi al nostro Capo: Signore, che cosa non sapevi? Forse tu ignoravi qualcosa? Non conoscevi forse anche i cuori di coloro che ti interrogavano? non avevi previsto i loro inganni? non ti eri forse dato ben consapevole in loro mano? non eri forse venuto per soffrire a causa di loro? Che cosa dunque ignoravi? Ignorava il peccato: e lo ignorava non perché non lo giudicava, ma perché non lo commetteva. Quotidianamente usiamo modi di dire di questo genere, come quando tu dici di qualcuno: Non sa stare, cioè non sta; non sa fare il bene, poiché non lo fa; non sa fare il male, poiché non lo commette. Ciò che è estraneo all'azione è estraneo alla coscienza, e ciò che è estraneo alla coscienza sembra esserlo anche alla conoscenza. Così si dice che Dio non sa, allo stesso modo per cui la teoria non conosce la deformità; e tuttavia è per mezzo della teoria che sono giudicate le cose conosciute. Così dunque il nostro Capo, per la verità del suo stesso Vangelo, a noi che Lo interroghiamo dicendogli: Signore, che cosa ignoravi? che cosa hanno potuto chiederti che tu non conoscessi?, risponde: Ignoravo le iniquità, ero interrogato riguardo a iniquità. Lo trovi nel Vangelo, se non credi che io ignorassi le iniquità, dato che non conosco neppure gli iniqui, ai quali alla fine dirò: Non vi conosco, via da me, voi che operate iniquità 3. Non conosceva dunque coloro che condannava? e come può condannare secondo giustizia se non chi conosce bene? E tuttavia il buon conoscitore non ha mentito dicendo: Non vi conosco; cioè non vi siete uniformati al mio corpo, non vi siete attenuti alle mie norme; voi siete i vizi, mentre io sono la teoria stessa che non ha vizio, e nella quale ciascuno non apprende niente altro che non sia il non commettere vizi. Levandosi testimoni iniqui mi interrogavano su quanto non sapevo. Che cosa Cristo tanto ignorava quanto il bestemmiare? Eppure era interrogato dai persecutori, e, poiché disse il vero, fu giudicato un bestemmiatore 4. Ma da chi? Da coloro di cui parla dopo: Mi rendevano male per bene e sterilità alla mia anima. Io avevo portato la fecondità, essi mi restituivano la sterilità; io la vita ed essi la morte; io l'onore, essi le offese; io la medicina, essi le ferite; ed in tutte queste cose che rendevano certamente era la sterilità. Egli ha maledetto questa sterilità nell'albero, sul quale non ha trovato il frutto che cercava 5. C'erano foglie, e non c'erano frutti; erano parole, e non erano fatti. Osserva l'abbondanza nelle parole, e la sterilità nei fatti: Tu che predichi contro il furto, rubi; tu che dici che non si deve commettere adulterio, sei adultero 6. Tali erano coloro che interrogavano Cristo su quanto Egli ignorava.

Cilicio di Cristo è il suo corpo mortale.

3. [v 13.] Ma io, quand'essi mi molestavano, mi vestivo di cilicio; umiliavo nel digiuno l'anima mia; e la mia preghiera ritornava nel mio seno. Ricordiamoci, o fratelli, che noi apparteniamo al Corpo del Cristo, che siamo membra di Cristo 7 e siamo qui esortati, in ogni nostra tribolazione, a non pensare in qual modo rispondere ai nemici, ma al modo di renderci benigno Dio con la preghiera, e soprattutto a come non essere vinti dalla tentazione; infine, anche al modo di convertire coloro che ci perseguitano alla salvezza della giustizia. Nella prova, niente di più importante, niente di meglio c'è da fare, quanto l'allontanarsi dal chiasso che fuori regna, e entrare nell'intimo segreto dell'anima 8: ivi, dove nessuno vede colui che geme e Colui che soccorre, invocare Dio; e chiudere la porta della propria cella in faccia ad ogni molestia che dal di fuori preme, umiliare noi stessi nella confessione del peccato, magnificare e lodare Dio sia quando corregge come quando consola; è così che in ogni modo dobbiamo comportarci. Ma tuttavia, abbiamo detto questo riguardo al corpo, cioè a noi: che cosa di simile riconosciamo nel Signor nostro Gesù Cristo? Leggendo accuratamente il Vangelo ed esaminandolo con grande attenzione, non abbiamo trovato che il Signore abbia indossato il cilicio in qualche sua sofferenza o tribolazione. Certo abbiamo letto che ha digiunato dopo essere stato battezzato: ma non abbiamo sentito parlare, né abbiamo letto, che abbia indossato il cilicio; e abbiamo visto che ha digiunato non quando i Giudei lo perseguitavano, ma quando il diavolo lo tentava 9. Voglio dire che il Signore non ha digiunato nel tempo in cui lo interrogavano su ciò che non sapeva e quando gli restituivano male per bene, inseguendolo, perseguitandolo, catturandolo, flagellandolo, ferendolo, uccidendolo, ma tuttavia in queste cose, o fratelli, se con la nostra pia curiosità solleviamo un poco il velo e scrutiamo con l'attento occhio del cuore nell'intimo della Scrittura, troviamo che anche questo ha fatto il Signore. Probabilmente chiama cilicio la mortalità della sua carne. Perché cilicio? Per la sua somiglianza con la carne del peccato. Dice infatti l'Apostolo: Dio mandò il suo Figlio in carne simile a quella del peccato, affinché con il peccato condannasse il peccato della carne 10. Cioè: rivestì di cilicio il suo Figlio, affinché con il cilicio condannasse i capri. Non perché vi fosse peccato, non dico nel Verbo di Dio, ma neppure in quella stessa anima santa e nella mente dell'uomo che il Verbo e la Sapienza di Dio aveva assunto nell'unità della persona; e nemmeno vi era alcun peccato nel corpo stesso in quanto nel Signore era soltanto la rassomiglianza con la carne del peccato; e, pur non essendoci morte se non per il peccato 11, certamente mortale era quel corpo. Se non fosse stato mortale, non sarebbe morto; se non fosse morto, non sarebbe risorto; e se non fosse risorto non ci avrebbe dato il modello della vita eterna. Ne consegue che si dice peccato la morte che deriva dal peccato, allo stesso modo in cui si dice lingua greca, o lingua latina, non la lingua quale membro della carne, ma ciò che si compie per mezzo di tale membro. La lingua infatti è uno tra gli altri membri della nostra carne, come gli occhi, il naso, le orecchie, eccetera; mentre la lingua greca sono le parole greche: non perché le parole siano la lingua, ma perché le parole si pronunciano mediante la lingua. Tu dici di uno: Ho riconosciuto la sua faccia, riferendoti a quella parte del suo corpo; e dici anche: Ho riconosciuto la mano di colui che è assente, non riferendoti alla mano del corpo, ma alla scrittura che è stata tracciata dalla mano che era nel corpo. Così dunque è riguardo al peccato del Signore; perché Egli è stato fatto dal peccato, in quanto ha assunto la carne da quella stessa massa che per il peccato aveva meritato la morte. Per dirlo in una parola: Maria, discendente di Adamo, è morta a cagione del peccato, Adamo è morto a cagione del peccato, e la carne del Signore figlio di Maria è morta per distruggere i peccati. Di questo cilicio si è rivestito il Signore; e per questo non è stato riconosciuto, perché era nascosto sotto il cilicio. Quand’essi mi molestavano - dice - mi vestivo di cilicio, cioè: essi incrudelivano ed io mi nascondevo. Infatti, se non avesse voluto nascondersi, neppure avrebbe potuto morire, dato che, quando ad un certo momento manifestò una stilla della sua potestà - se stilla si può chiamare - allorché essi lo volevano catturare, alla sua semplice domanda: Chi cercate?, furono tutti rigettati e stramazzarono a terra 12. Non avrebbe potuto umiliare nella Passione una così grande potenza, se non l'avesse nascosta sotto il cilicio.

4. Dunque, mi vestivo di cilicio; e umiliavo nel digiuno l'anima mia. Abbiamo capito il significato del cilicio: come interpreteremo il digiuno? Voleva mangiare Cristo, quando cercava i frutti sull'albero, e ne avrebbe mangiati se ne avesse trovati 13? Voleva bere Cristo, allorché disse alla donna Samaritana: Dammi da bere 14 e quando disse sulla croce: Ho sete 15? Di che cosa aveva fame, di che cosa aveva sete Cristo, se non delle nostre buone opere? In coloro che lo crocifiggevano e lo perseguitavano, poiché in essi nessuna buona opera aveva trovato, digiunava; rendevano infatti sterilità all'anima sua. Quale fu mai il suo digiuno, dato che a stento trovò un solo ladrone, di cui sfamarsi sulla croce? Gli Apostoli erano infatti fuggiti, e si erano nascosti tra la folla. E quel Pietro che aveva promesso di essere fedele al Signore fino alla morte, già tre volte lo aveva rinnegato, già aveva pianto ed ancora stava nascosto tra la folla, ancora temeva di essere riconosciuto. Infine, vistolo morto, tutti disperarono della stessa salvezza; dopo la risurrezione li trovò infatti disperati, e parlò con loro trovandoli in lacrime e addolorati, senza più alcuna speranza. In tale condizione sono taluni di loro che con Lui parlano, allorché Egli dice: Di che parlate tra voi? Essi parlavano di Lui: Tu solo - dicono - sei forestiero in Gerusalemme e non hai saputo ciò che hanno fatto i sacerdoti e i nostri capi di Gesù Nazareno, che era potente nei fatti e nelle parole, e come lo hanno crocifisso e lo hanno ucciso? Ora noi speravamo che Egli avrebbe riscattato Israele 16. Il Signore sarebbe rimasto del tutto digiuno, se non avesse ristorato coloro di cui voleva nutrirsi. Ed infatti li ristorò, li consolò, li rafforzò, e li convertì nel suo corpo. Fu dunque in questo modo che il Signore nostro soffrì il digiuno.

La preghiera nascosta.

5. E la mia preghiera - dice - ritornava nel mio seno. In questo verso il seno appare come un grande abisso, e ci assista il Signore affinché possiamo penetrarlo. Per seno infatti si intende un luogo segreto, e qui, o fratelli, siamo in verità esortati a pregare nel nostro seno, ove Dio vede, ove Dio ascolta, dove nessun occhio umano penetra, dove nessuno ci vede se non Chi ci sostiene; ivi pregò Susanna, e mentre la sua voce non era udita dagli uomini, fu tuttavia udita da Dio 17. Ed a questo siamo giustamente esortati; ma dobbiamo intendere qualcosa di più quando si tratta del nostro Signore, e della sua preghiera. Pertanto, stando alla lettera, il Vangelo non ci dice che Egli abbia mai portato il cilicio e neppure troviamo, secondo la lettera, che abbia digiunato nel corso della sua Passione: ed abbiamo perciò spiegato, come abbiamo potuto, tutte queste cose come allegorie e figure. Invece la sua preghiera l'abbiamo udita, quando era sulla croce: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? 18 E là, è di noi che si trattava. Quando infatti lo ha abbandonato il Padre, dal quale mai si è allontanato? E leggiamo anche che Gesù pregò sul monte da solo, che trascorse la notte in preghiera: e così fece nell'imminenza della sua Passione 19. Nel mio seno - dunque - ritornava la mia preghiera. Poiché per ora non so trovare interpretazione migliore riguardo al Signore, dirò ciò che mi viene in mente e più tardi forse verrà in mente qualcosa di meglio a me o a chiunque altro più capace. Io intendo che le parole nel mio seno ritornava la mia preghiera, si riferiscano alla presenza del Padre nel suo seno. Dio era infatti in Cristo, per riconciliare a sé il mondo 20. Aveva in sé Colui che doveva pregare; non era lontano da Lui, dato che Egli stesso aveva detto: Io sono nel Padre, ed il Padre è in me 21. Ma, poiché la preghiera compete di più all'uomo stesso, il Cristo in quanto Verbo non prega ma esaudisce; e non chiede di essere aiutato, ma, insieme con il Padre, tutti soccorre. E quindi le parole: La mia preghiera ritornava nel mio seno, significano che nel Cristo stesso l'umanità invoca la divinità che è in Lui medesimo.

Vicinanza e somiglianza con Dio.

6. [v 14.] Come in un prossimo, come in un nostro fratello, così mi compiacevo; come un uomo che piange e si rattrista, così mi umiliavo. Guarda egli il suo Corpo, nel quale dobbiamo riconoscere noi stessi. Quando proviamo la gioia della preghiera, quando la nostra anima gusta la pace non nella prosperità terrena ma nella luce della verità, colui che avverte questa luce sa che cosa dico, e vede, e riconosce la verità di queste parole: Come in un prossimo, come in un nostro fratello, così mi compiacevo. È così che l'anima infatti si compiace in Dio, da cui non è lontana. In Lui - dice l'Apostolo - ci muoviamo e siamo 22, come in un fratello, come in un vicino, in un amico. Ma se non è tale da poter così gioire, così risplendere, così avvicinarsi, così stringersi a Lui, e si accorge perciò di essere lontano, faccia quanto segue: come un uomo che piange e si rattrista, così mi umiliavo. Come in un nostro fratello così mi compiacevo, ha detto per indicare quando si è vicini; Come uomo che piange e si rattrista, così mi umiliavo è detto per chi è distante, per chi si trova lontano. Perché, infatti, piange, se non perché desidera e non ha? Talvolta nello stesso uomo accadono ambedue le cose, per cui ora si avvicina, ed ora si trova lontano; si avvicina per la luce della verità, è tenuto lontano dalla nube della carne. Ma pensiamo, fratelli, che Dio è ovunque e non è contenuto da alcuno spazio: quindi non attraverso dei luoghi ci avviciniamo o ci allontaniamo da Lui. Avvicinarci a Lui significa diventare simili a Lui; allontanarci divenire da Lui dissimili. Non dici forse, quando vedi due cose quasi simili: questa si avvicina a quella? E quando ti sono mostrate due cose diverse, anche se sono nello stesso luogo e magari nella stessa mano, non dici: Questa è di una specie lontana da quella? Ambedue tieni in mano, ambedue tieni vicine, eppure dici: questa cosa è lontana da quella, non certo per il luogo, ma per la diversità. Orbene, se ti vuoi avvicinare a Lui, sii a Lui simile; se non vuoi essergli simile, ti allontanerai da Lui. Ma quando gli sei simile, gioisci; quando non gli rassomigli, gemi, affinché il gemito ecciti il desiderio, o meglio il desiderio susciti il gemito e possa con il gemito avvicinarti, tu che avevi cominciato ad allontanarti. Forse Pietro non si avvicinò, quando disse: Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivente 23? E di nuovo si allontanò, dicendo: Signore, lungi da te, questo non accadrà 24? E che disse, infine, come un prossimo, a colui che si avvicinava? Beato te, Simone Bariona 25. Del pari, a colui che si allontanava, e diveniva dissimile, disse: Va indietro, Satana 26. Ed a colui che si avvicinava: Non te lo ha rivelato la carne o il sangue - disse - ma il Padre mio che sta nei cieli 27, la luce di Lui che ti ha illuminato, di questa luce risplendi. Ma quando, allontanatosi, si oppose alla Passione del Signore che doveva accadere per la nostra salvezza: Non hai il senso - disse - delle cose di Dio, ma di quelle degli uomini 28. Giustamente dunque, unendo il Profeta ambedue le cose, dice nel salmo: Io ho detto nella mia estasi: sono stato rigettato dalla vista dei tuoi occhi 29. Non potrebbe parlare nell’estasi se non si fosse avvicinato: l’estasi infatti è l’uscita da sé della mente. Ha elevato al di sopra di sé la sua anima, e si è avvicinato a Dio; ma poi il peso della carne lo ha rigettato di nuovo a terra come attraverso una nube: allora, ripensando a dove era e vedendo dove è, ha detto: Sono stato rigettato dalla vista dei tuoi occhi. Orbene, faccia il Signore che in noi si compia quanto qui è detto: Come in un prossimo, come in un nostro fratello, così mi compiacevo. Ma quando così non accade, accada almeno questo: Come uno che piange e si rattrista, così mi umiliavo.

7. [v 15.] E contro di me si sono allietati e si sono radunati insieme. Essi lieti, io triste. Ma abbiamo ora ascoltato nel Vangelo le parole: Beati coloro che piangono 30. Se sono beati coloro che piangono, sono miseri quelli che ridono. Contro di me si sono allietati e si sono radunati; si sono accumulati supplizi contro di me, ed essi non sapevano. Perché mi interrogavano su ciò che non sapevo, ed essi stessi non sapevano chi era colui che interrogavano.

Persecuzioni al corpo di Cristo.

8. [v 16.] Mi hanno tentato e mi hanno schernito con scherno feroce. Cioè mi hanno deriso, mi hanno insultato: sia nel Capo, che nel Corpo. Fate attenzione, fratelli, alla gloria della Chiesa che qui appare; ricordate la sua vergogna passata, pensate che un tempo i Cristiani erano scacciati da ogni parte, e, dovunque erano trovati, derisi, percossi, uccisi, gettati alle belve, bruciati e contro di loro si rallegravano gli uomini. Ciò che è accaduto al Capo, è accaduto anche al Corpo. Quel che è accaduto al Signore sulla croce, così si è verificato nel suo Corpo in ogni persecuzione inflittagli; e neppure ora desistono le persecuzioni degli uomini. Ovunque trovano un cristiano, sono soliti insultarlo, tormentarlo, deriderlo, chiamarlo folle, sciocco, di nessun coraggio, a niente capace. Facciano tutto quanto vogliono: Cristo è in cielo. Facciano tutto quello che vogliono: Egli ha onorato il suo supplizio, già la sua croce ha segnato sulla fronte di tutti; all'empio è permesso insultare, ma non incrudelire, anche se tuttavia, da ciò che la lingua palesa, si intende che cosa reca in cuore. Hanno digrignato i denti contro di me.

9. [v 17.] Signore, quando guarderai? Libera l'anima mia dalle loro astuzie, dai leoni l'unica mia. Infatti per noi lunga è l'attesa, ed è in persona nostra che vien detto: quando guarderai? cioè: quando vedremo il castigo di coloro che ci oltraggiano? Quando ascolterà la causa di quella vedova il giudice ora preso dal tedio 31? Ma in verità il nostro giudice, non per il tedio ma per amore, differisce la nostra salvezza; intenzionalmente, non per manchevolezza; non perché non ci possa soccorrere anche ora, ma perché il numero di tutti noi possa alla fine essere completato. E tuttavia noi, spinti dal desiderio, che cosa diciamo? Signore, quando guarderai? Libera l'anima mia dalle loro astuzie, dai leoni l'unica mia, cioè la mia Chiesa dai potenti che incrudeliscono.

Cristiani buoni e cattivi.

10. [v 18.] Vuoi infine sapere perché ella è unica? Leggi le parole che seguono: Ti confesserò, o Signore, nella grande Chiesa, nel popolo forte ti loderò. È chiaro, nella grande Chiesa ti confesserò, nel popolo forte ti loderò. La confessione di fede si compie infatti in tutta la folla, ma non da tutti Dio è lodato; tutta la folla ascolta la nostra confessione, ma non in tutta la folla echeggia la lode di Dio. Perché in tutta questa moltitudine, cioè nella Chiesa che è diffusa in tutto il mondo, c'è la paglia ed il grano; la paglia vola via, il grano resta; perciò: nel popolo forte ti loderò. Nel popolo forte, che il vento della tentazione non porta via, in questo è lodato Dio. Tra la paglia infatti sempre si bestemmia. Che si dice, quando si osserva la nostra paglia? Ecco in qual modo vivono i Cristiani, ecco che cosa fanno i Cristiani: si compie tra essi quanto sta scritto: Poiché il mio nome per cagion vostra è bestemmiato tra le genti 32. O ingiusto, o invidioso, tu che sei tutto intero nella paglia, scruti l'aia: difficilmente incontrerai il grano; cercalo e troverai il popolo forte, nel quale lodare il Signore. Vuoi trovarlo? Sii tu tale. Se non sarai infatti simile, è difficile che non ti sembrino tutti come sei tu. E paragonando - dice l'Apostolo - se stessi con se medesimi 33, non comprendono: nel popolo forte ti loderò.

11. [vv 19-21.] Non mi offendano coloro che ingiustamente mi combattono. Mi offendono infatti riguardo a quanto di paglia è in me. Coloro che gratuitamente mi hanno odiato, cioè coloro ai quali non ho fatto niente di male. E ammiccando con gli occhi, cioè gli ipocriti simulatori. Perché mi parlavano in modo pacifico. Che vuol dire ammiccando con gli occhi? Vuol dire manifestando nel volto ciò che non hanno nel cuore. E chi sono coloro che ammiccano con gli occhi? Perché mi parlavano in modo pacifico; e nell'ira meditavano inganni. E hanno spalancato contro di me la loro bocca. Dapprima ammiccando con gli occhi, quei leoni che cercano di rapire e divorare, dapprima lusingando, parlavano in tono pacifico e nell'ira meditavano inganni. Che cosa dicevano in tono pacifico? Maestro, sappiamo che non tieni conto della persona di nessuno, e nella verità insegni la via di Dio: è lecito pagare il tributo a Cesare, o non è lecito? Certamente mi parlavano in tono pacifico. Ma come? Tu non li riconoscevi, e ti ingannavano ammicando con gli occhi? Certo che li riconosceva: per questo dice: Perché mi tentate, o ipocriti? 34 Più tardi hanno spalancato contro di me la loro bocca, gridando: Crocifiggilo, crocifiggilo! 35 Hanno detto: Ah, ah! i nostri occhi hanno visto. Di già insultano: Ah! ah! indovinaci, Cristo 36. Allo stesso modo in cui era falsa la loro pace quando lo tentavano a proposito del tributo, così ora insultante è la loro lode. Hanno detto: Ah! ah! i nostri occhi hanno visto cioè hanno visto le tue opere, i tuoi miracoli. Questi è il Cristo. Se egli è il Cristo, discenda dalla croce e gli crederemo. Ha salvato gli altri, e non può salvare se stesso 37. I nostri occhi hanno visto. Cioè hanno visto che si vantava, quando diceva di essere il Figlio di Dio 38. Ma il Signore paziente stava confitto alla croce; non aveva perduto la sua potenza, dimostrava invece la sua sapienza. Che cosa sarebbe stato di straordinario discendere dalla croce, per Lui che poté poi risorgere dal sepolcro? Ma sarebbe sembrato che avesse ceduto a coloro che lo insultavano; e questo era necessario, per potersi manifestare, risorgendo, ai suoi e non a quelli, implicando un grande mistero, perché la sua risurrezione significava la nuova vita, e la nuova vita è conosciuta dagli amici, non dai nemici.

12. [v 22.] Hai visto, Signore: non tacere. Che significa: non tacere? Giudica. Del giudizio infatti è detto in un certo passo: Ho taciuto, forse sempre tacerò? 39 Ed a proposito del differimento del giudizio è detto al peccatore: Hai fatto questo, ed ho taciuto; hai creduto empiamente che fossi simile a te 40. In qual modo tacerà Colui che parla per mezzo dei Profeti, che parla con la sua bocca nel Vangelo, che parla per mezzo degli Evangelisti, che parla attraverso noi stessi allorché diciamo il vero? E che dunque? Si astiene dal giudizio: non dal precetto, non dalla dottrina. Ma questo suo giudizio invoca in certo modo il Profeta, predicendo: Hai visto, Signore, e non te ne starai zitto, cioè non tacerai, poiché è necessario che tu giudichi. Signore, non allontanarti da me. Fino a quando giunga il giudizio, non allontanarti da me, come hai promesso: Ecco, io sono con voi fino alla consumazione dei secoli 41.

Il vero martirio.

13. [v 23.] Levati, o Signore, e prendi a cuore il mio giudizio. Quale giudizio? Per il fatto che stai soffrendo, che sei tormentato dalla fatica e dal dolore? Forse che non soffrono tali cose anche molti malvagi? Quale giudizio? Saresti dunque giusto perché soffri tutto questo? No! ma che cosa allora? Il mio giudizio. Come prosegue? Prendi a cuore il mio giudizio, Dio mio e mio Signore, secondo la mia causa. Non secondo la mia pena, ma secondo la mia causa: non secondo ciò che con me ha in comune il ladrone, ma secondo ciò che io ho in comune con i beati che subiscono persecuzioni a cagione della giustizia 42. Perché ben distinta è questa causa. La pena, infatti, è uguale per i buoni come per i cattivi. Ciò che fa i martiri non è il supplizio, ma la causa. Se infatti fosse il castigo a fare i martiri, tutte le miniere sarebbero piene di martiri, tutte le catene trascinerebbero dei martiri, e sarebbero coronati tutti coloro che sono colpiti dalla spada. Si distingua dunque la causa. Nessuno dica: Dato che patisco, sono un giusto. Infatti colui che per primo ha patito, ha patito per la giustizia; per questo aggiunge la grande precisazione: Beati coloro che soffrono persecuzioni a cagione della giustizia. Molti per una buona causa compiono persecuzioni, e molti ne subiscono per una cattiva causa. Perché, se la persecuzione non potesse avere il bene per effetto, non si direbbe nel salmo: Chi in segreto sparla del prossimo, costui io perseguiterò 43. E poi, fratelli, il padre buono e giusto non perseguita forse il figlio vizioso? Perseguita i suoi vizi, non lui stesso: non ciò che ha generato, ma ciò che quello ha aggiunto a se medesimo. Ed il medico, chiamato per far ricuperare la salute, noti si arma il più delle volte del ferro? Ma contro le ferite, non contro l'uomo. Taglia per guarire; e tuttavia mentre incide nel malato, questi soffre, grida, fa resistenza, e se per caso perde il senno per la febbre, arriva anche a colpire il medico; ma questi non cessa di curare l'ammalato, perché sa quello che fa, e non si cura se quello lo maledice e lo insulta. Non sono forse bruscamente scossi quelli affetti da sonno letargico, affinché quel pesante sonno non li spinga alla morte? E questo subiscono dai loro figli che han generato amatissimi; e non è caro il figlio se non avesse molestato il padre che dorme. Quelli affetti da sonno letargico sono risvegliati, gli epilettici sono legati; ma tuttavia gli uni e gli altri sono amati. Nessuno dica dunque: Subisco persecuzioni. Non sbandieri la pena, ma ne dimostri la causa, perché non accada che, se non ne avrà dimostrato la causa, sia annoverato fra gli iniqui. Per questo con quanta diligenza ed efficacia qui è detto: Signore, prendi a cuore il mio giudizio, non le mie pene, Dio mio e mio Signore, secondo la mia causa!

14. [v 24.] Giudicami, o Signore, secondo la mia giustizia. Cioè secondo la mia causa. Non secondo la mia pena, ma secondo la mia giustizia, Signore Dio mio, cioè secondo questo giudicami.

Convertire il mondo a noi.

15. [vv 24-26.] E non si faccian beffe di me i miei nemici. Non dicano in cuor loro: Bene, bene, per l'anima nostra, cioè: Abbiamo fatto quanto abbiamo potuto, lo abbiamo ucciso, lo abbiamo tolto di mezzo. Non dicano, cioè: Mostra che non hanno fatto niente. Non dicano: Lo abbiamo divorato. Per questo i martiri gli dicono: Se il Signore non era in noi, forse ci avrebbero divorati vivi 44. Che significa ci avrebbero divorati? Che ci avrebbero fatti passare per il loro corpo. Tu infatti divori quando fai passare qualcosa per il tuo corpo. Il mondo ti vuole divorare; e tu divora il mondo, fallo passare per il tuo corpo, uccidilo e mangialo. Questo è detto a Pietro: Uccidi e mangia 45, cioè uccidi in essi ciò che essi sono, e fa di loro ciò che tu sei. Ma se essi invece ti avranno indotto all'empietà, sarai da loro divorato. Non ti divorano quando ti perseguitano, ma quando ti inducono ad essere ciò che essi sono. Non dicano: l'abbiamo divorato. Divora tu il corpo dei pagani. Perché il corpo dei pagani? Esso ti vuole inghiottire, ebbene fa' a lui ciò che egli vuole fare a te. Forse per questo quel vitello ridotto in polvere e gettato nell'acqua fu dato da bere a Israele, affinché, cioè, esso inghiottisse il corpo degli empi 46. Arrossiscano e sian svergognati a un tempo coloro che si rallegrano delle mie sciagure; siano coperti di confusione e di rossore, affinché noi li inghiottiamo vergognosi e confusi. Coloro che parlano perversamente contro di me: costoro arrossiscano e siano confusi.

Continua lode a Dio.

16. [vv 27.28.] Che dici tu, che sei il Capo, con le membra? Esultino e si rallegrino coloro che vogliono la mia giustizia, cioè che si sono tenuti stretti al mio corpo. E dicano sempre: Sia magnificato il Signore, coloro che vogliono la pace del suo servo. E la mia lingua celebrerà la tua giustizia, tutto il giorno la tua lode. La lingua di chi, continua a celebrare tutto il giorno la lode di Dio? Ecco, ora il discorso si è fatto un poco più lungo, e siamo affaticati. Chi è capace di lodare Dio tutto il giorno? Ti suggerisco un mezzo, perché tu possa lodare Dio tutto il giorno, se lo vuoi. Qualunque cosa tu faccia, falla bene e avrai lodato Dio. Quando canti gli inni, lodi Dio; ma che cosa fa la tua lingua, se non lodi anche con la tua coscienza? Hai smesso di cantare l'inno: te ne vai a rifocillarti? Non ubriacarti, e avrai lodato Dio. Te ne vai a dormire? Non alzarti per compiere il male e avrai lodato Dio. Tratti un affare? Non imbrogliare, e avrai lodato Dio. Coltivi un podere? Non muover lite a nessuno, e avrai lodato Dio. Nella purezza delle tue opere disponiti a lodare Dio tutto il giorno.


1 - Ef 5, 31.

2 - Cf. Lc 23 33.

3 - Mt 7, 23.

4 - Cf. Mt 26, 65.

5 - Mt 21, 19.

6 - Cf. Rm 2, 21 22.

7 - Cf. 1 Cor 12, 27.

8 - Cf. Mt 6, 6.

9 - Cf. Mt 4, l.

10 - Rm 8, 3.

11 - Cf. Rm 5, 12.

12 - Cf Gv 18, 4 6.

13 - Mc 11, 13.

14 - Gv 4, 7.

15 - Gv 19, 28.

16 - Lc 24, 18-21.

17 - Cf. Dn 13, 35 44.

18 - Sal 21, 2; Mt 27, 46.

19 - Cf. Mt 14, 23; Lc 6, 12.

20 - Cf. 2 Cor 5, 19.

21 - Gv 14, 10.

22 - At 17, 28.

23 - Mt 16, 16.

24 - Mt 16, 22.

25 - Mt 16, 17.

26 - Mt 16, 23.

27 - Mt 16, 17.

28 - Mt 16, 23.

29 - Sal 30, 23.

30 - Mt 5, 5.

31 - Cf. Lc 18, 3.

32 - Is 52, 5; Rm 2, 24.

33 - 2 Cor 10, 12.

34 - Mt 22, 16-18.

35 - Lc 23, 21.

36 - Mt 26, 68.

37 - Mt 27, 42.

38 - Cf. Gv 19, 7.

39 - Is 42, 14.

40 - Sal 49, 21.

41 - Mt 28, 20.

42 - Mt 5, 10.

43 - Sal 100, 5.

44 - Sal 123, 1 3.

45 - At 10, 13.

46 - Cf. Es 32, 20.
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