PARTE SECONDA LA NOSTRA RISPOSTA PERSONALE CAPITOLO 7 Una resa personale

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MARIOCAPALBO
00martedì 7 febbraio 2012 20:35

Chiesa e rinnovamento

CAPITOLO 7

PARTE SECONDA

 

LA NOSTRA RISPOSTA PERSONALE

 

 

CAPITOLO 7

 

 

Una resa personale

 

 

 

Tutti noi siamo portati a credere che Dio sia in primo luogo un principio, una forza, una legge o una potenza impersonale.

Ø      Anche se Lo riteniamo un Essere Personale, la tendenza è pensare a Lui come ad un Essere quanto mai distante e distaccato, che in realtà non è consapevole né si preoccupa di esseri insignificanti come noi.

Ø      Per questo abbiamo sempre bisogno di approfondire e rinnovare il nostro modo di intendere e di sperimentare l'incredibile natura personale di Dio e la relazione che Egli desidera avere con noi.

Solo quando ci arrenderemo più profondamente al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, la Chiesa potrà essere ciò che è chiamata ad essere e noi parteciperemo come amici, non solo come servi, a ciò che Dio ci rivela, mentre ci approssimiamo al nuovo millennio.

 

Parlando ad un gruppo di vescovi americani Papa Giovanni Paolo II di recente ha sottolineato questo punto:

Ø      "Persino i cattolici talvolta hanno perduto o non hanno mai avuto modo di sperimentare personalmente Cristo: non Cristo semplicemente come 'paradigma' o 'valore', ma il Signore vivente: «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6)."[1]

Eminenti leader della Chiesa riconoscono sempre più che molti cattolici sono impoveriti per quanto attiene a una relazione personale con Gesù e alla conoscenza di Lui come Persona.

Ø      Il Cardinal Godfried Danneels, successore del Cardinal Suenens nella funzione di Primate della Chiesa Cattolica in Belgio, commentando di recente le intromissioni del movimento New Age tra i cattolici, ha fatto notare come

Ø      l’enfasi squilibrata su altri aspetti della Chiesa diversi dall'incontro personale con Dio abbia reso i cattolici vulnerabili a tale inganno:

 

Nelle accuse da parte del movimento New Age contro la Cristianità possono ben esserci alcune verità quanto alla mancanza di esperienza vissuta, alla paura del misticismo, alle interminabili esortazioni morali e all'esagerata insistenza sull'ortodossia della dottrina.

Ø      Il cristianesimo, in specie negli ultimi anni, è stato praticamente ridotto a un sistema morale.

-        Il credo, in quanto dottrina di vita e fonte di esperienza religiosa e mistica, è stato trascurato.

-        Con questa specie di ostinato moralismo molti sono rimasti delusi e sono andati a cercare la pace altrove. Ma Cristo non ha forse detto: "Venite a Me, Voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e Io vi darò riposo. Prendete il Mio giogo sopra di voi e imparate da Me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il Mio giogo infatti è dolce e il Mio carico leggero" (Mt 11, 28-30)?[2]

 

Parlando poi della necessità di una nuova evangelizzazione in Europa, il Cardinal Danneels è tornato a far notare la tendenza a parlare dei valori del cristianesimo, ma anche a trascurare la Persona Vivente di Gesù Cristo:

 

Molti dei nostri fedeli nelle parrocchie, scuole e movimenti, sono molto attaccati ai valori del Vangelo, e in particolare a quelli che abbiamo in massima parte in comune con tutti gli uomini di buona volontà: giustizia, pace, solidarietà, rispetto per la creazione.

Ø      Ma tale culto dei valori è cosa separata dal culto verso la Persona del Cristo vivente: separato dalla preghiera, dall'adorazione e dalla pratica sacramentale.

 Avviene così che nei discorsi Cristo è relegato alla terza persona verbale:

Ø      Egli ha detto questo, col Suo esempio ha dimostrato quello. In un tal modo di parlare c’è la curiosa mancanza di riferimenti espliciti alla preghiera e all'incontro con Gesù nei sacramenti: "Tu sei il mio Salvatore. Io Ti adoro …"

Un cristianesimo di questo tipo, ridotto a etica, non durerà a lungo … un'etica senza misticismo, una morale estraniata dalla preghiera e dalla vita sacramentale, pur continuando a somigliare a un corpo vivo, visto da vicino mostrerà chiaramente che tali cose non sono altro che mummie destinate alla cenere.[3]

 

E Padre Giussani, fondatore del Movimento Comunione e Liberazione, ha rilevato che fin quando il cristianesimo rimarrà al livello dei "valori", la società secolare moderna gli darà uno spazio,

Ø      ma non appena comincerà a rendere davvero testimonianza alla Persona di Cristo e alle sue asserzioni sull'uomo, non avrà più un vero spazio:

Ø      "Finché il cristianesimo sostiene i valori cristiani …. riceverà spazio e sarà ben accolto dovunque.

-        Ma quando il cristianesimo è l'annunzio, nella realtà storica e sociale di ogni giorno, della Presenza continua di Dio che è diventato Uno di noi e in mezzo a noi – Gesù Cristo presente nella Sua Chiesa – l’oggetto di un'esperienza come la presenza di un amico, di un padre, di una madre, un orizzonte completo che dà forma alla vita, all'amore supremo,

-        il nucleo del nostro modo di vedere, concepire e affrontare tutta la realtà, il significato e la scintilla di ogni azione, allora non avrà più un posto dove stare."[4]

 

Il Cardinal Groër, Arcivescovo di Vienna, Austria, si serve di un linguaggio persino più incisivo:

Ø      "Per le Chiese è un grave errore parlare soprattutto dei valori. Il concetto di 'valore' nel Vangelo non compare mai … Quando parla dei tesori del cielo Cristo non si riferisce a dei 'valori' ma al «Bene Supremo»: lo Stesso Dio come realtà personale."[5]

Il Cardinal Arinze della Nigeria, ora presidente del Consiglio Pontificio per il Dialogo Interreligioso, parlando dell'enfasi crescente posta oggi dalla Chiesa sull'evangelizzazione, ha sottolineato il "valore supremo di conoscere Gesù Cristo":

Ø      "L'Evangelizzazione si propone di aiutare l'individuo a conoscere Gesù Cristo personalmente. Ogni persona evangelizzata non dovrebbe limitarsi a sapere delle cose su Gesù Cristo o ad essere informata su di Lui dai libri. Dovrebbe conoscere personalmente il Figlio di Dio fatto uomo come la Persona che egli incontra nella fede, nella speranza e nell'amore."[6]

 

E il Cardinal Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, continua a sottolineare l’importanza dell'incontro col Dio vivente quale nucleo della nostra Fede e centro della vita della Chiesa: "Nella sua essenza la fede cristiana è un incontro col Dio vivente."[7]

 

Leggendo la Scrittura, rimango profondamente colpito dall'insistenza di Gesù riguardo al fatto che dobbiamo andare a Lui per incontrarLo personalmente, e non fermarci prima di averLo raggiunto

Ø      né lasciarci fermare da niente e da nessuno, neppure dalle cose o dalle persone "religiose". Gesù vuole che ognuno venga personalmente a Lui, anche quelli considerati indegni e insignificanti:

Ø      "Gli portavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, S'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a Me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: "Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso». E prendendoli fra le braccia e imponendo loro le mani li benediceva" (Mc 10,13-16).

 

"Tutto ciò che il Padre Mi dà, verrà a Me; e chi viene a Me, non lo respingerò" (Gv 6,37).

è      "Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che Mi rendono testimonianza. Ma voi non volete venire a Me per avere la vita.(Gv 5, 39-40).

è      "Io sono il pane di vita; chi viene a Me non avrà più fame, e chi crede in Me non avrà più sete" (Gv 6,35).

è      "Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: "Chi ha sete venga a Me e beva. Chi crede in Me come dice la Scrittura, fumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno" (Gv 7, 37-38).

 

è      "Venite a Me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e Io vi darò riposo. Prendete il Mio giogo sopra di voi e imparate da Me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il Mio giogo infatti è dolce e il Mio carico leggero" (Mt 11, 28-30).

 

Gesù vuole semplicemente che noi andiamo a Lui. Non vuole nient'altro che noi e Lui insieme.

Ø      Ma nel venire a Lui scopriamo cose ancora più splendide riguardo a quanto sia personale per l'uomo il piano completo di Dio, e di quanto lo Stesso Dio sia personale.

-        Non appena veniamo a Gesù, Egli ci presenta al Padre; e così scopriamo che è stato proprio il Padre ad inviarci Gesù e a rivelarceLo.

-        Di fatto scopriamo che “dietro” Gesù c'è il Padre, dal quale proviene e riceve il nome e la natura ogni paternità in cielo e sulla terra:

è      "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me.

-        Se conoscete Me, conoscerete anche il Padre; fin da ora Lo conoscete e Lo avete veduto… .

-        Chi ha visto Me ha visto il Padre … Io sono nel Padre e il Padre è in Me. Le parole che Io vi dico, non le dico per la Mia autorità; ma il Padre che è in Me compie le Sue opere" (Gv 14, 6-7; 9-10).

"Questa infatti è la volontà del Padre Mio, che chiunque vede il Figlio e crede in Lui abbia la vita eterna; e Io lo risusciterò nell'ultimo giorno … Nessuno può venire a Me, se non lo attira il Padre che Mi ha mandato; e Io lo risusciterò nell'ultimo giorno" (Gv 6, 40; 44).

Ø      "Disse loro: «Voi chi dite che Io sia?» Rispose Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l' hanno rivelato, ma il Padre Mio che sta nei cieli" (Mt 16, 15-17).

 

Al centro del desiderio che Gesù nutre per i Suoi amici vi è l'anelito che essi arrivino a conoscere Dio come loro Padre.

Ø      Infatti, negli ultimi giorni della Sua vita terrena, Egli parlò con chiarezza e urgenza della relazione che i discepoli erano chiamati ad avere con Dio quale loro Padre: una relazione simile a quella che lo Stesso Gesù aveva col Padre.

-        In un primo momento, pensando al modo in cui Gesù ci ha rivelato chi è Dio, pensiamo alla Sua misericordia e alla Sua compassione nel perdonare i peccati e nel guarire i malati, e da queste cose concludiamo, giustamente, che Gesù ci rivela la misericordia e la compassione di Dio.

-        Ma Gesù è intento a rivelarci non solo le caratteristiche o gli attributi di Dio, ma anche l'identità della Persona di Dio, il fatto sbalorditivo che Dio è l'Unione di Tre Persone e che Egli sta invitando i Suoi discepoli proprio in quell’unione.

 

Solo nel Vangelo di Giovanni Gesù ci parla più di cento volte di Suo Padre, e il quadro che emerge della relazione rivela un impegno d'amore profondo e totale tra il Padre e il Figlio, e una donazione totale e reciproca dell’Uno all’Altro.

Ø      Gesù dimostra ripetutamente la Sua completa obbedienza al Padre (Gv 8, 28-29); non fa niente per autorità propria ma solo ciò che fa piacere al Padre, ed è disposto non a fare la propria volontà ma "la volontà di Colui che Mi ha mandato" (Gv 6,38).

-        Gesù continua a puntualizzare che Egli insegna e dice solo ciò che il Padre gli dà da insegnare e da dire (Gv 8, 26-29) e in realtà

-        afferma che: "il Figlio da Sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che Egli fa, anche il Figlio lo fa" (Gv 5,19). Arriva persino a dichiarare che la Sua ragione di vita e il Suo sostentamento, il Suo cibo, è: "fare la volontà di Colui che Mi ha mandato, portare a compimento la Sua opera" (Gv 4,34).

 

Come Gesù fa tutto per compiacere il Padre e dona tutta la vita al Suo servizio, il Padre allo stesso modo dà tutto al Figlio e Si impegna totalmente a sostenerlo in maniera assoluta.

Ø      E proprio come il Figlio rende onore al Padre, anche il Padre rende onore al Figlio. Al Figlio il Padre dà lo Spirito "senza riserve", e questa frase caratterizza tutta la loro relazione;

-        Si danno reciprocamente l'Uno all'Altro "senza riserve". Condividono un'intimità profonda.

-        Il Padre Si è manifestato pienamente solo al Figlio, che vive nel cuore del Padre, (Gv 1,18). E a motivo della natura della relazione, il Padre Si dà agli altri solo attraverso il Figlio.

-        Egli ha affidato a Gesù l'opera di riconciliare il mondo al Padre e ha scelto di mettere tutte le cose nelle Sue mani. Egli è sempre con Gesù, e non Lo lascia mai solo (Gv 16,32). E proprio come Gesù vive nel cuore del Padre, il Padre vive in Gesù e Lo accompagna, agisce con Lui in tutto ciò che fa e dice, al punto che Gesù può dire: "Il Padre e Io siamo una cosa sola."

 

L'impegno totale e reciproco del Padre e del Figlio è espresso in maniera vitale e definitiva quando Gesù Si consegna alla sofferenza, alla crocifissione e alla morte, quale atto del più supremo, fiducioso abbandono nelle mani del Padre, mai possibile a un uomo.

Ø      Il Padre accoglie Gesù, Lo fa risuscitare dai morti e Lo pone alla Sua destra, restituendoGli la gloria che aveva prima dell’inizio del mondo.

Ø      Gesù e il Padre Si glorificano a vicenda, Si rendono onore, Si elevano vicendevolmente, in virtù di un amore totale, di una unione e di una donazione di Sé di una profondità sconcertante, grazie ad una relazione che dà loro una gioia, una pace, fiducia e sicurezza straordinaria.

Il Padre ci rivela Gesù e fa convergere la nostra attenzione su di Lui: "Questo è il Mio Figlio prediletto, nel quale Mi sono compiaciuto, ascoltateLo … quando sollevarono gli occhi, non videro più nessuno, se non Gesù" (Mt 17, 5-8).

Ø      Quando ci doniamo a Gesù, centriamo su di Lui la nostra vita, diventiamo Suoi discepoli, Suoi servi e amici, ed Egli ci mostrerà il Padre.

Ø      Poi il Padre e il Figlio ci mandano lo Spirito Santo, permettendoci così di rimanere in una relazione intima e continua col Loro: "Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità ….. Non vi lascerò nello sconforto [CEI = orfani], ritornerò da voi. … In quel giorno voi saprete che Io sono nel Padre e voi in Me e Io in voi. … Se uno Mi ama osserverà la Mia parola, e il Padre Mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Gv 14, 16-23).

 

In questi versetti e in molti altri Gesù dice chiaramente che coloro che vengono a Lui e ripongono in Lui la loro fiducia, entrano anche in una relazione diretta con Dio Padre, che è Padre anche dei seguaci di Gesù proprio come lo è di Gesù. Egli afferma inoltre con chiarezza che

Ø      quelli che vengono a Lui sono "nati da acqua e da Spirito" (Gv 3,5) e contemporaneamente diventano "partecipi della natura divina" (2 Pt 1,4), figli di Dio assieme a Gesù; che condividono una relazione diretta col Padre e diventano partecipi di tutte le possibilità e responsabilità dei figli. Non siamo solo chiamati figli e figlie, lo siamo veramente.

Purtroppo, una delle opere del maligno ai nostri tempi è stata quella di insinuare menzogne e sentimenti ingannevoli nei riguardi del Padre, designati ad impedirci di andare verso di Lui e sperimentare l'amore e la sicurezza derivanti dal fatto di essere Suoi figli e figlie.

            Padre Cantalamessa si esprime così in proposito:

 

Esiste un tragico "complesso del padre" e proprio coloro che hanno introdotto quest'idea spesso sono stati vittime inconsapevoli di quel complesso. Esso consiste nell'incapacità di accettare se stessi come "figli" ad un livello più profondo e generale di quello fisico,

Ø      ossia quello di essere stati generati da qualcuno, di essere una creatura dipendente e, di conseguenza, nell'incapacità di accettare un Padre che è l'origine della nostra esistenza e libertà e nel quale è riposto il significato ultimo delle cose.

Ø      Il rifiuto del Padre che vediamo in questi tempi, messo in evidenza anche dalla psicoanalisi, ha le stesse basi menzionate da S. Paolo quando parla del rifiuto di Dio in genere, ossia l'empietà.

Consiste nella volontà dell'uomo di volere egli stesso essere Dio, l'origine di se stesso, o per lo meno di essere egli stesso in grado di costruirsi il proprio Dio al quale sottomettersi, definendo "dio" l'opera delle sue mani o la propria "invenzione".[8]

 

In un certo senso, dato che viviamo nel tempo tra la prima e la seconda venuta di Gesù, si potrebbe dire che

Ø      viviamo nell'epoca del piano di Dio in cui Gesù e lo Spirito Santo svolgono le parti centrali. Questa è l'epoca in cui il compito principale da svolgere è la riconciliazione della razza umana attraverso Gesù.

Ø      Ora il Padre Stesso ci indica Gesù, e ci chiede di prestare attenzione, di ascoltare e di obbedire al Suo Figlio prediletto. Vi è anche un senso nel quale, persino nel piano eterno di Dio, il primato o la preminenza in tutte le cose appartiene di diritto a Gesù e Gli è stato dato dal Padre per tutta l'eternità:

è      "Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa; è il principio, il primogenito dei morti, per ottenere il primato su tutte le cose" (Col 1,18).

 

Tuttavia, come abbiamo visto, quando mettiamo Gesù al centro, Lo riconosciamo nostro Signore, Capo della Chiesa – il Suo Corpo – e Gli diamo la preminenza in ogni cosa,

Ø      Egli ci mostra il Padre, e il Padre Stesso viene a vivere con noi, persino in quest’epoca.

Ø      Ma sta per giungere un'altra epoca, nella quale si realizzerà una pienezza persino maggiore nella relazione col Padre.

Ø      Quando finalmente l'opera di Cristo sarà compiuta nella sua pienezza, quando i regni di questo mondo saranno diventati il Regno di Dio e del Suo Cristo, quando tutte le cose si saranno pienamente assoggettate a Gesù,

allora Egli presenterà tutto al Padre, e finalmente il Padre sarà tutto in tutto, ogni cosa in ognuno: "E quando tutto Gli sarà sottomesso, anche Lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che Gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti" (1 Cor 15,28).

 

Nel frattempo, qual è la cosa migliore che possiamo fare per affrettare la venuta del regno di Cristo su tutta la terra?

            Offrirci più pienamente a Lui.

            E affinché questo avvenga, è necessario un continuo stritolamento dell'orgoglio.

 



[1] Giovanni Paolo II, "New Catechism Will Promote National Re-catechizing Effort", L'Osservatore Romano (Ed. inglese), 24 marzo, 1993, p. 3.

[2] Cardinal Godfried Danneels, Christ or Aquarius? Exploring the New Age Movement (Dublin: Veritas Publications, 1992, pp. 27-28.

[3] Cardinal Godfried Danneels, "Intervention at the Special Synod of Bishops: dicembre 1991", Archdiocese of Malines, Brussels, Gennaio 1993, Pastoralia, p. 5, tradotta dal francese da Gary Seromik.

[4] Massimo Borghesi, "A New Beginning", 30 Days, n. 12, (1993): 68.

[5] Cardinal Hans Hermann Groër, "From Values to Reality", 30 Days, n. 5 (1993), 62.

[6] Cardinal Francis Arinze, The Essence of Evangelisation: The Supreme Value of Knowing Jesus Christ (Dublino, Veritas Publications, 1990), sec. III..

[7] Cardinal Joseph Ratzinger, "What Does the Church Believe?" Catholic World Report, marzo 1993, p. 27.

[8] Padre Raniero Cantalamessa, La vita nella Signoria di Cristo (Ed. Ancora, Milano) p. 114. sul libro inglese.

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