La Divina Misericordia e l'EUCARISTIA

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MARIOCAPALBO
00martedì 7 aprile 2015 13:11

Gesù, confido in TE! La Divina Misericordia e l'EUCARISTIA








 

LA DIVINA MISERICORDIA E L’EUCARISTIA

Capitolo primo

La necessità dell’apostolato

LA DIVINA MISERICORDIA

 E LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA

 

La Coroncina della Divina Misericordia:

Mistero della Fede - SACRIFICIO SPIRITUALE

Nella Coroncina della Divina Misericordia come figli invochiamo il Padre con Padre Nostro, la Madre celeste con l’Ave Maria, ci dichiariamo credenti alla verità assoluta di Dio, Divina Trinità, nella rivelazione in Gesù Cristo, allo Spirito Santo, alla Chiesa, alla Comunione dei Santi, alla remissione dei peccati, alla vita eterna: con la recita del Credo.

Queste preghiere ci portano al Momento Centrale della Coroncina della Divina Misericordia la preghiera del “Mistero della Fede”:

Eterno Padre, ti offro il Corpo e il Sangue, l’Anima e la Divinità

del Tuo Dilettissimo Figlio e nostro Signore Gesù Cristo,

in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.

Questo Mistero, questa offerta che pronunciamo con le parole, è la verità soprannaturale che non può essere conosciuta mediante le forze naturali dell’intelligenza umana, ed è in maniera spirituale la stessa offerta a Dio Padre che viene fatta con il Mistero Salvifico del Sacrificio della Croce nella Celebrazione Eucaristica.

Entriamo così nel Mistero, il Mistero della Fede,

ll Mistero della Divina Misericordia.

Questo Mistero spicca nell’Antico Testamento, nel libro dell'Esodo con l’intervento di Dio, che salva dalla mano degli egiziani il popolo ebreo.

Il Signore istituisce la Pasqua(Cfr.Es.12) comandando agli ebrei di sacrificare un agnello per casa, un agnello per famiglia, senza difetto, nato nell’anno e maschio da immolare al tramonto e le modalità con le quali l’agnello doveva essere cotto e mangiato, il Signore comandò inoltre che con un po’ del suo sangue venissero segnate le porte delle loro case.

Il Signore in quella notte colpì gli egiziani nelle loro case, e passò oltre le case degli ebrei perché erano segnate con il sangue dell’agnello.

Quel passare oltre in ebraico significa Pasqua, e questa Pasqua per ordine del Signore doveva essere commemorata per sempre come un rito e atto di culto verso il Signore, che aveva salvato il popolo ebreo dagli egiziani:

“la Pasqua Ebraica”.

Con il sangue dell’agnello Dio salvò gli ebrei dalla schiavitù degli egiziani. Così gli ebrei perpetuarono il rito con il sacrificio dell’agnello, per stabilire quel legame sacro che li univa a Dio e celebrare quell’avvenimento di salvezza. Ma gli ebrei che Dio aveva scelto come suo popolo non custodirono l’alleanza che egli aveva fatto con loro, ed allora stabilì

LA NUOVA ALLEANZA.

Gesù Cristo il Signore offre se stesso in SACRIFICIO

 e diventa l’Agnello immolato per la nostra salvezza.

Il Sangue di Gesù diventa il sangue che segna la nostra vita

e ci fa Passare Oltre, ecco perché Cristo è la nostra Pasqua.

Per mezzo del Sangue di Gesù Cristo possiamo essere partecipi della Nuova Alleanza con Dio, con il Sangue di Gesù Cristo si stabilisce quel vincolo sacro che ci unisce a Dio, la particolare relazione tra Dio e l’uomo; e la resurrezione di Gesù rappresenta la definitiva salvezza, la sconfitta del male, del peccato e della morte.

Gesù Cristo ci fa partecipare al suo Sacrificio sulla Croce ad ogni Santa Messa, è nella Santa Messa che Gesù diventa Vittima Sacrificale e si offre a Dio Padre per noi.

 

LA SANTA MESSA - LITURGIA EUCARISTICA

MISTERO DELLA FEDE - SACRIFICIO SACRAMENTALE

Nel Nuovo Testamento la parola “Mistero” si riferisce al piano divino per la redenzione del mondo in Cristo, nascosto a chi non crede ma rivelato a chi ha fede (Ef1,3-10).

La Parola di Dio

Dalla Lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini (1,3-10)

Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto; nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia. Egli l’ha abbondantemente riversata su di noi con ogni sapienza e intelligenza, poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto, nella sua benevolenza, aveva in lui prestabilito per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra.

 

Dalla Lettera di San Paolo Apostolo agli Ebrei (2,1-18; 9,1-28)

(2,1-18) Non ricusiamo la salvezza. – Proprio per questo bisogna che ci applichiamo con maggior impegno alle cose udite, per non essere sospinti fuori rotta. Se, infatti, la parola trasmessa per mezzo degli angeli si è dimostrata salda, e ogni trasgressione e disobbedienza ha ricevuto una giusta punizione, come potremo noi sottrarci al castigo se trascuriamo una salvezza così grande? Questa infatti, dopo essere stata promulgata all’inizio dal Signore, è stata confermata in mezzo a noi da quelli che l’avevano udita, mentre Dio convalidava la loro testimonianza con segni e prodigi e miracoli d’ogni genere e dono dello Spirito Santo, distribuiti secondo la sua volontà.

Cristo è il Salvatore. – Non certo a degli angeli egli ha assoggettato il mondo futuro, del quale parliamo. Anzi, qualcuno in un passo ha testimoniato:

Che cos’è l’uomo perché ti ricordi di lui O il figlio dell’uomo perché te ne curi? Di poco l’hai fatto inferiore agli angeli, di gloria e di onore l’hai coronato e hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi.

Avendogli assoggettato ogni cosa, nulla ha lasciato che non gli fosse sottomesso. Tuttavia al presente non vediamo ancora che ogni cosa sia a lui sottomessa. Però quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo ora coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli sperimentasse la morte a vantaggio di tutti.

(9,1-28) Cristo entra nel santuario celeste. – Certo, anche la prima alleanza aveva norme per il culto e un suo santuario terreno. Fu costruita infatti una tenda: la prima, nella quale vi erano il candelabro, la tavola e i pani dell’offerta. Dietro il secondo velo c’era un’altra tenda, detta “Santo dei Santi”, con l’altare d’oro per l’incenso e l’arca dell’alleanza tutta ricoperta d’oro, nella quale si trovava un’urna d’oro contenente la manna, la verga di Aronne che era germogliata e le tavole dell’alleanza. E sopra l’arca stavano i cherubini della gloria, che stendevano l’ombra sopra il luogo dell’espiazione. Di tutte queste cose non è necessario ora parlare nei particolari. Disposte in tal modo le cose, nella prima tenda entrano in ogni tempo i sacerdoti per celebrarvi il culto; nella seconda invece solamente il sommo sacerdote, una volta all’anno, e non senza portare del sangue, che egli offre per se stesso e per i peccati d’ignoranza del popolo. Lo Spirito Santo intendeva così mostrare che non era ancora aperta la via del santuario, finché sussisteva la prima tenda. Essa infatti è una figura del tempo presente: conforme ad essa si offrono dono e sacrifici che non possono rendere perfetto, nella coscienza, l’offerente, trattandosi solo di cibi, di bevande e di varie abluzioni, tutte prescrizioni umane, valide fino al tempo in cui sarebbero state riformate.

Efficacia del sacerdozio di Cristo. – Cristo invecevenuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano di uomo, cioè non appartenente a questa creazione, entrò una volta per sempre nel santuario non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue, dopo averci ottenuto una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca sparsi su quelli che sono contaminati, li santificano, purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo, il quale con uno Spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte, per servire il Dio vivente?

Per questo egli è mediatore di una nuova alleanza, perché, essendo ormai intervenuta la sua morte in redenzione delle colpe commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna che è stata promessa. Dove infatti c’è un testamento, è necessario che sia accertata la morte del testatore, perché un testamento ha valore solo dopo la morte e rimane senza effetto finché il testatore vive. Per questo neanche la prima alleanza fu inaugurata senza sangue. Infatti dopo che Mosè ebbe proclamato a tutto il popolo ogni comandamento secondo la legge, preso il sangue dei vitelli e dei capri con acqua, lana scarlatta e issopo, ne asperse il libro stesso e tutto il popolo, dicendo:questo è il sangue dell’alleanza che Dio ha stabilito per voi. Alla stessa maniera asperse con il sangue anche la tenda e tutti gli arredi del culto. Secondo la legge, infatti, quasi tutte le cose vengono purificate con il sangue e senza spargimento di sangue non c’è perdono.

Eterna efficacia del sacrificio di Cristo. – Era dunque necessario che le figure delle realtà celesti fossero purificate con tali mezzi; le stesse realtà celesti però dovevano esserlo con sacrifici superiori a questi. Cristo infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, allo scopo di presentarsi, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore, e non per offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui. In questo caso, infatti avrebbe dovuto soffrire più volte dalla fondazione del mondo. E invece una volta sola ora, nella pienezza dei tempi, è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una volta per tutte allo scopo di togliere i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione col peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza.

Dal Vangelo secondo S. Matteo (28,16-20)

La missione degli Apostoli. Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato.Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. E Gesù, avvicinatosi, disse loro: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

Dall’insegnamento della Chiesa

Mediator Dei Lettera enciclica sulla Liturgia di  Pio XII

1.      “Il Mediatore tra Dio e gli uomini” (1Tm2,5), il grande pontefice che penetrò i cieli, Gesù Figlio di Dio (cfr.Eb4,14), assumendosi l’opera di misericordia con la quale arricchì il genere umano di benefici soprannaturali, mirò senza dubbio a ristabilire tra gli uomini e il loro Creatore quell’ordine che il peccato aveva turbato ed a ricondurre al Padre Celeste, primo principio ed ultimo fine, la misera stirpe di Adamo infetta dal peccato d’origine. E perciò, durante la sua dimora terrena, non solo annunziò l’inizio della redenzione e dichiarò inaugurato il Regno di Dio, ma attese a procurare la salute delle anime con il continuo esercizio della preghiera e del sacrificio, finché, sulla Croce, si offrì vittima immacolata a Dio per mondare la nostra coscienza dalle opere di morte, onde servire al Dio vivo (cfr.Eb9,14). Così tutti gli uomini, felicemente richiamati dalla vita che li trascinava alla rovina e alla perdizione, furono ordinati di nuovo a Dio, affinché, con la personale collaborazione al conseguimento della propria santificazione, frutto del sangue immacolato dell’Agnello, dessero a Dio la gloria che gli è dovuta.

2.      Il Divin Redentore volle, poi, che la vita sacerdotale da Lui iniziata nel suo corpo mortale con le sue preghiere ed il suo sacrificio, non cessasse nel corso dei secoli nel suo Corpo Mistico che è la Chiesa; e perciò istituì un sacerdozio visibile per offrire dovunque la oblazione monda (cfr.Mal1,11), affinché tutti gli uomini dall’Oriente all’Occidente, liberati dal peccato, per dovere di coscienza servissero spontaneamente e volentieri Dio.

3.      La Chiesa dunque, fedele al mandato ricevuto dal suo Fondatore, continua l’ufficio sacerdotale di Gesù Cristo soprattutto con la sacra Liturgia.

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Codice di Diritto Canonico:  La Santissima Eucaristia

Can.897 Augustissimo sacramento è la santissima Eucaristia, nella quale lo stesso Cristo Signore è presente, viene offerto ed è assunto, e mediante la quale continuamente vive e cresce la Chiesa.

Il Sacrificio eucaristico, memoriale della morte e della risurrezione del Signore, nel quale si perpetua nei secoli il Sacrificio della croce, è il culmine e fonte di tutto il culto e della vita cristiana. Mediante esso è significata e prodotta l’unità del popolo di Dio e si compie l’edificazione del corpo di Cristo. Gli altri sacramenti infatti e tutte le opere ecclesiastiche di apostolato sono strettamente uniti alla santissima eucaristia e ad essa sono ordinati.

Can.898 – I fedeli abbiano in sommo onore la santissima Eucaristia, partecipando attivamente nella celebrazione dell’augustissimo Sacrificio, ricevendo con frequenza e massima devozione questo sacramento e venerandolo con somma adorazione; i pastori d’anime che illustrano la dottrina di questo sacramento, istruiscano diligentemente i fedeli circa questo obbligo.

La celebrazione Eucaristica

Can.899 - §1La celebrazione eucaristica è azione di Cristo stesso e della Chiesa; in essa Cristo Signore, mediante il ministero del sacerdote, offre a Dio Padre se stesso, sostanzialmente presente sotto le specie del pane e del vino, e si dona come cibo spirituale ai fedeli associati nella sua offerta.

§2Nella Sinassi eucaristica il popolo di Dio è chiamato a radunarsi in unità sotto la presidenza del Vescovo o, in dipendenza dalla sua autorità, del presbitero, che agiscono nella persona di Cristo, e tutti i fedeli che prendono parte, sia chierici che laici, concorrono partecipandovi ciascuno a suo  modo secondo la diversità degli ordini e dei compiti liturgici.

§3. La celebrazione eucaristica sia ordinata in modo che tutti coloro che vi partecipano traggano da essa abbondanza di frutti, per il conseguimento dei quali Cristo Signore ha istituito il Sacrificio eucaristico.

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Dalla Lettera enciclica Ecclesia de Eucaristia Giovanni Paolo II

Mistero della fede

11. “Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito” (Cor11,23), istituì il Sacrificio eucaristico del suo corpo e del suo sangue. Le parole dell’apostolo Paolo ci riportano alla circostanza drammatica in cui nacque L’Eucaristia. Essa porta indelebilmente inscritto l’evento della passione e della morte del Signore. Non ne è solo l’evocazione, ma la ri-presentazione sacramentale. È il sacrificio della Croce che si perpetua nei secoli.

Bene esprimono questa verità le parole con cui il popolo, nel rito latino, risponde alla proclamazione del “Mistero della Fede” fatta dal sacerdote: “Annunziamo la tua morte, Signore!”.

12. … Istituendolo, egli non si limitò a dire “Questo è il mio corpo”, “Questo è il mio sangue”, ma aggiunse “Dato per voi… versato per voi” (Lc22,19-20). Non affermò soltanto che ciò che dava loro da mangiare e da bere era il suo corpo ed il suo sangue, ma ne espresse altresì il valore sacrificale, rendendo presente in modo sacramentale il suo sacrificio, che si sarebbe compiuto sulla Croce alcune ore dopo per la salvezza di tutti. “La Messa è a un tempo e inseparabilmente il memoriale del sacrificio nel quale si perpetua il sacrificio della Croce e il sacro banchetto della comunione al corpo e al sangue del Signore.

14. …. “Proclamiamo la tua risurrezione. In effetti, il Sacrificio eucaristico rende presente non solo il mistero della passione e della morte del Salvatore, ma anche il mistero della risurrezione, in cui il sacrificio trova il suo coronamento. È in quanto vivente e risorto che Cristo può farsi nell’Eucaristia “pane della vita” (Gv.6,35-48), “pane vivo (Gv6,51).

16. … L’efficacia salvifica del sacrificio si realizza in pienezza quando ci si comunica ricevendo il corpo e il sangue del Signore. Il Sacrificio eucaristico è di per sé orientato all’unione intima di noi fedeli con Cristo attraverso la comunione: riceviamo Lui stesso che si è offerto per noi, il suo corpo che Egli ha consegnato per noi sulla Croce, il suo sangue che ha “versato per molti, in remissione dei peccati” (Mt26,28). Ricordiamo le sue parole: “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me”(Gv6,57). …

18. …. “nell’attesa della tua venuta”. L’Eucaristia è tensione verso la meta, pregustazione della gioia promessa da Cristo (cfr.Gv15,11); in certo senso, essa è anticipazione del Paradiso, “pegno della gloria futura”. … Colui che si nutre di Cristo nell’Eucaristia non deve attendere l’aldilà per ricevere la vita eterna: la possiede già sulla terra, come primizia della pienezza futura, che riguarderà l’uomo nella sua totalità. Nell’Eucaristia riceviamo infatti anche la garanzia della risurrezione corporea alla fine del mondo: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv6,54).

L’Eucaristia e la comunione ecclesiale

35. …. Il Sacramento esprime vincolo di comunione sia nella dimensione Invisibile che, in Cristo, per l’azione dello Spirito Santo, ci lega al Padre e tra noi, sia nella dimensione visibile implicante la comunione nella dottrina degli Apostoli, nei Sacramenti e nell’ordine gerarchico.

36… L’integrità dei vincoli invisibili è un preciso dovere morale del cristiano che vuole partecipare pienamente all’Eucaristia comunicando al corpo e al sangue di Cristo. A questo dovere lo richiama lo stesso Apostolo con l’ammonizione: “Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice” (1Cor11,28). San Giovanni Crisostomo, con la forza della sua eloquenza, esortava i fedeli: “Anch’io alzo la voce, supplico, prego e scongiuro di non accostarci a questa sacra Mensa con una coscienza macchiata e corrotta. Un tale accostamento, infatti, non potrà mai chiamarsi comunione, anche se tocchiamo mille volte il corpo del Signore, ma condanna, tormento e aumento di castighi”.

In questa linea giustamente il Catechismo della Chiesa Cattolica stabilisce: “Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento della riconciliazione prima di accedere alla Comunione”. Desidero quindi ribadire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma con cui il Concilio di Trento ha concretizzato la severa ammonizione dell’apostolo Paolo affermando che, al fine di una degna ricezione dell’Eucaristia, “si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale”.

37. …L’Eucaristia e la Penitenza sono due sacramenti strettamente legati. Se l’Eucaristia rende presente il Sacrificio redentore della Croce perpetuandolo sacramentalmente, ciò significa che da esso deriva un’esigenza continua di conversione, di risposta all’esortazione che san Paolo rivolgeva ai cristiani di Corinto: “vi supplico in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio” (2Cor5,20)

Alla scuola di Maria, donna “Eucaristica”

53. … Nel racconto dell’istituzione, la sera del Giovedì Santo, non si parla di Maria. Si sa invece che Ella era presente tra gli Apostoli, “concordi nella preghiera” (At1,14), nella prima comunità radunata dopo l’ascensione in attesa della Pentecoste. Questa sua presenza non poté certo mancare nelle Celebrazioni Eucaristiche tra i fedeli della prima generazione cristiana, assidui “nella frazione del pane” (At2,42).

55. … In certo senso, Maria ha esercitato la sua fede eucaristica prima ancora che l’Eucaristia fosse istituita, per il fatto stesso di aver offerto il suo grembo verginale per l’incarnazione del Verbo di Dio.

L’Eucaristia, mentre rinvia alla passione e alla risurrezione, si pone al tempo stesso in continuità con l’incarnazione.

… C’è pertanto un’analogia profonda tra il fiat pronunciato da Maria alle parole dell’Angelo, e l’amen che ogni fedele pronuncia quando riceve il corpo del Signore. A Maria fu chiesto di credere che colui che Ella concepiva “per opera dello Spirito Santo” era il Figlio di Dio” (cfr.Lc1,3-35). In continuità con la fede della Vergine, nel Mistero eucaristico ci viene chiesto di credere che quello stesso Gesù, Figlio di Dio e Figlio di Maria, si rende presente con l’intero suo essere umano-divino nei segni del pane e del vino.

“Beata colei che ha creduto” (Lc1,45): Maria ha anticipato, nel mistero dell’Incarnazione, anche la fede eucaristica della Chiesa. Quando, nella Visitazione, porta in grembo il Verbo fatto carne, ella si fa, in qualche modo, “tabernacolo” – il primo “tabernacolo” della storia - dove il Figlio di Dio, ancora invisibile agli occhi degli uomini, si concede all’adorazione di Elisabetta, quasi “irradiando” la sua luce attraverso gli occhi e la voce di Maria. E lo sguardo rapito di Maria nel contemplare il volto di Cristo appena nato e nello stringerlo tra le sue braccia, non è forse l’inarrivabile modello di amore a cui deve ispirarsi ogni nostra comunione eucaristica?

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Dal Catechismo della Chiesa Cattolica Compendio

il Sacramento dell’Eucaristia

Che cos’è l’Eucaristia? È il sacrificio del Corpo e del Sangue del Signore Gesù, che egli istituì per perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il sacrificio della Croce, affidando alla sua Chiesa il memoriale della sua Morte e Risurrezione. È il segno dell’unità, il vincolo della carità, il convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, l’anima viene ricolmata di grazia e viene dato il pegno della vita eterna.

Quando Gesù Cristo ha istituito l’Eucaristia? L’ha istituita il Giovedì Santo, “la notte in cui veniva tradito” (1Cor11,23), mentre celebrava con i suoi Apostoli l’Ultima Cena.

Come l’ha istituita? Dopo aver radunato i suoi Apostoli nel Cenacolo, Gesù prese nelle sue mani il pane, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio corpo offerto per voi”. Poi prese nelle sue, mani il calice del vino e disse loro: “Prendete e bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me”.

Come Gesù è presente nell’Eucaristia? Gesù Cristo è presente nell’Eucaristia in modo unico e incomparabile. È presente infatti in modo vero, reale, sostanziale: con il suo Corpo e il suo Sangue, con la sua Anima e la sua Divinità. In essa è quindi presente in modo sacramentale, e cioè sotto le specie eucaristiche del pane e del vino, Cristo tutto intero: Dio e uomo.

Quale tipo di culto è dovuto al Sacramento dell’Eucaristia? È dovuto il culto di latria, cioè di adorazione, riservato solo a Dio sia durante la celebrazione eucaristica sia al di fuori di essa. La Chiesa, infatti, conserva con la massima diligenza le Ostie consacrate, le porta agli infermi e ad altre persone impossibilitate a partecipare alla Santa Messa, le presenta alla solenne adorazione dei fedeli, le porta in processione e invita alla frequente visita e adorazione del Santissimo Sacramento conservato nel tabernacolo.

Che cosa si richiede per ricevere la santa Comunione? Per ricevere la santa Comunione si deve essere pienamente incorporati alla Chiesa cattolica ed essere in stato di grazia, cioè senza coscienza di peccato mortale. Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave deve ricevere il Sacramento della riconciliazione prima di accedere alla Comunione. Importanti sono anche lo spirito di raccoglimento e di preghiera, l’osservanza del digiuno prescritto dalla Chiesa e l’atteggiamento del corpo (gesti, abiti) in segno di rispetto a Cristo.

(Codice di Diritto Canonico Canone 919§1). Chi intende ricevere la Santissima Eucaristia si astenga per lo spazio di almeno un’ora prima della Sacra Comunione da qualunque cibo o bevanda, fatta eccezione soltanto per l’acqua e le medicine).

Quali sono i frutti della santa Comunione? La Santa Comunione accresce la nostra unione con Cristo e con la sua Chiesa, conserva e rinnova la vita di grazia ricevuta nel Battesimo e nella Cresima e ci fa crescere nell’amore verso il prossimo. Fortificandoci nella carità, cancella i peccati veniali e ci preserva in futuro dai peccati mortali.

Che cosa rappresenta l’Eucaristia nella vita della Chiesa? È fonte e culmine di tutta la vita cristiana. Nell’ Eucaristia toccano il loro vertice l’azione santificante di Dio verso di noi e il nostro culto verso di lui. Essa racchiude tutto il bene spirituale della Chiesa: lo stesso Cristo, nostra Pasqua. La comunione della vita divina e l’unità del Popolo di Dio sono espresse e prodotte dall’Eucaristia. Mediante la celebrazione eucaristica ci uniamo già alla liturgia del Cielo e anticipiamo la vita eterna.

Come viene chiamato questo Sacramento? L’insondabile ricchezza di questo Sacramento si esprime con diversi nomi, che evocano suoi aspetti particolari. I più comuni sono: Eucaristia, Santa Messa, Cena del Signore, Frazione del Pane, Celebrazione Eucaristica, Memoriale della Passione, della Morte e della Risurrezione del Signore, Santo Sacrificio, Santa e Divina Liturgia, Santi Misteri, Santissimo Sacramento dell’Altare, Santa Comunione.


MARIOCAPALBO
00martedì 7 aprile 2015 13:12

Come si colloca l’Eucaristia nel disegno divino della salvezza? Nell’Antica Alleanza l’Eucaristia è preannunziata soprattutto nella cena pasquale annuale, celebrata ogni anno dagli Ebrei con pani azzimi, a ricordo dell’improvvisa e liberatrice partenza dall’Egitto. Gesù l’annuncia nel suo insegnamento e la istituisce celebrando con i suoi Apostoli L’Ultima Cena durante un banchetto pasquale. La Chiesa, fedele al comando del Signore: “Fate questo in memoria di me” (1Cor11,24), ha sempre celebrato l’Eucaristia, soprattutto la domenica, giorno della risurrezione di Gesù.


Perché l’Eucaristia è “pegno della gloria futura”? Perché l’Eucaristia ci ricolma di ogni grazia e benedizione del Cielo, ci fortifica per il pellegrinaggio di questa vita e ci fa desiderare la vita eterna unendoci gia a Cristo asceso alla destra del Padre, alla Chiesa del cielo, alla beatissima Vergine e a tutti i Santi.


Nell’Eucaristia noi spezziamo “l’unico pane, che è farmaco d’immortalità, antidoto per non morire, ma per vivere in Gesù Cristo per sempre” (sant’Ignazio d’Antiochia).


Come si svolge la celebrazione dell’Eucaristia? Si svolge in due grandi momenti, che formano un solo atto di culto: la liturgia della Parola, che comprende la proclamazione e l’ascolto della Parola di Dio; la Celebrazione Eucaristica, che comprende la presentazione del pane e del vino, la preghiera o anafora, che contiene le parole della consacrazione, e la comunione.


Chi è il ministro della celebrazione dell’Eucaristia? È il sacerdote (Vescovo o presbitero), validamente ordinato, che agisce nella Persona di Cristo Capo e a nome della Chiesa.


Quali sono gli elementi essenziali e necessari per realizzare l’Eucaristia? Sono il pane di frumento e il vino della vite.


In che senso l’Eucaristia è memoriale del sacrificio di Cristo? L’Eucaristia è memoriale nel senso che rende presente e attuale il sacrificio che Cristo ha offerto al Padre, una volta per tutte, sulla Croce in favore dell’umanità. Il carattere sacrificale dell’Eucaristia si manifesta nelle parole stesse dell’istituzione: “Questo è il mio corpo, che è dato per voi” e “Questo calice è la nuova alleanza nel mio Sangue, che viene versato per voi” (Lc22,19-20). Il sacrificio della Croce e il sacrificio dell’Eucaristia sono un unico sacrificio. Identici sono la vittima e l’offerente, diverso è soltanto il modo di offrirsi: cruento sulla Croce, incruento nell’Eucaristia.


In che modo la Chiesa partecipa al Sacrificio Eucaristico? Nell’Eucaristia, il sacrificio di Cristo diviene pure il sacrificio delle membra del suo Corpo. La vita dei fedeli, la loro lode, la loro sofferenza, la loro preghiera, il loro lavoro sono uniti a quelli di Cristo. In quanto sacrificio, l’Eucaristia viene anche offerta per tutti i fedeli vivi e defunti, in riparazione dei peccati di tutti gli uomini e per ottenere da Dio benefici spirituali e temporali. Anche la Chiesa del cielo è unita nell’offerta di Cristo.


Che casa significa transustanziazione? Transustanziazione significa la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo di Cristo, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione si attua nella preghiera eucaristica, mediante l’efficacia della parola di Cristo e dell’azione dello Spirito Santo. Tuttavia, le caratteristiche sensibili del pane e del vino, cioè le “specie eucaristiche”, rimangono inalterate.


La frazione del pane divide Cristo? La frazione del pane non divide Cristo: egli è presente tutto e integro in ciascuna specie eucaristica e in ciascuna sua parte.


Fino a quando continua la presenza eucaristica di Cristo? Essa continua finché sussistono le specie eucaristiche.


Perché l’Eucaristia è il banchetto pasquale? L’Eucaristia è il banchetto pasquale, in quanto Cristo, realizzando sacramentalmente la sua Pasqua, ci dona il suo Corpo e il suo Sangue, offerti come cibo e bevanda, e ci unisce a sé e tra di noi nel suo sacrificio.


Che cosa significa l’altare? L’altare è il simbolo di Cristo stesso, presente come vittima sacrificale (altare-sacrificio della Croce) e come alimento celeste che si dona a noi (altare-mensa eucaristica).


Quando la Chiesa fa obbligo di partecipare alla santa Messa? La Chiesa fa obbligo di partecipare alla santa Messa ogni domenica e nelle feste di precetto, e raccomanda di parteciparvi anche negli altri giorni.


Quando si deve fare la santa Comunione? La Chiesa raccomanda ai fedeli che partecipano alla santa Messa di ricevere con le dovute disposizioni anche la santa Comunione, prescrivendone l’obbligo almeno a Pasqua.


Quando è possibile amministrare la santa Comunione agli altri cristiani? I ministri cattolici amministrano lecitamente la santa Comunione ai membri della Chiese Orientali che non hanno comunione piena con la Chiesa Cattolica, qualora questi lo richiedano spontaneamente e siano ben disposti.


Per i membri delle altre Comunità ecclesiali, i ministri cattolici amministrano lecitamente la santa Comunione ai fedeli, che in presenza di una grave necessità lo chiedano spontaneamente, siano ben disposti e manifestino la fede cattolica circa il Sacramento.


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Dal Diario di Santa Faustina Kowalska


 Ora santa. Giovedì. In quell’ora di preghiera Gesù mi permise di entrare nel Cenacolo e fui presente a quello che avvenne là. Ciò che mi colpì più profondamente, fu il momento in cui Gesù prima della consacrazione innalzò gli occhi al cielo ed entrò in un misterioso colloquio col Padre Suo. Questo momento lo conosceremo adeguatamente solo nell’eternità. I suoi occhi erano come due fiamme, il volto raggiante, bianco come la neve, tutto l’aspetto maestoso, la sua anima piena di nostalgia. Nel momento della consacrazione, l’amore appagato riposò, il sacrificio era stato compiuto completamente. Ora avverrà soltanto la cerimonia esteriore della morte, la distruzione esteriore, ma l’essenza avviene nel Cenacolo. In tutta la mia vita non avevo avuto una conoscenza così profonda di questo mistero come in quell’ora di adorazione.


Oh, come desidero ardentemente che tutto il mondo conosca questo insondabile mistero!


22.III.1937. Durante la santa Messa ho visto Gesù inchiodato sulla croce fra grandi sofferenze. Un lamento sommesso usciva dal Suo Cuore e dopo un po’ mi ha detto: “Desidero, desidero ardentemente la salvezza delle anime. Aiutami, figlia Mia, a salvare le anime. Unisci le tue sofferenze alla Mia Passione ed offrile al Padre Celeste per i peccatori”.


 


 


 


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IL RITO DELLA CELEBRAZIONE LITURGICA


 


Con il Battesimo entriamo a far parte della comunità dei Cristiani e siamo membra del corpo di Cristo, quando ci rechiamo in Chiesa andiamo ad unirci insieme al Capo del nostro Corpo Mistico, in questa unità ci dobbiamo lasciare travolgere nell’intimo e ci dobbiamo addestrare ad accogliere il dono del Signore che ci viene offerto.


[(Il Dio vicino, J. Ratzinger) Proprio in questa prospettiva dovremmo accostarci anche alla questione dell’intercomunione con la dovuta umiltà e pazienza. Non è compito nostro fare come se l’unità già ci fosse, dove, invece, non c’è ancora. L’eucaristia non è mai uno strumento che noi usiamo; essa è il dono del Signore, il cuore stesso della Chiesa, di cui noi non disponiamo. Qui non è in gioco un’amicizia personale, un certo grado soggettivo di fede, che noi peraltro non possiamo certo misurare, ma lo stare nell’unità dell’unica Chiesa nell’umile attesa che Dio stesso voglia donarsi. Invece di fare esperimenti e privare il mistero della sua grandezza, riducendolo a uno strumento nelle nostre mani, dovremmo anche noi imparare a celebrare l’eucaristia del desiderio e ad andare incontro nella preghiera comune e nella speranza a nuove forme di unità con il Signore. (Il Dio vicino, J. Ratzinger)].


Il messale ci ricorda anche l’importanza dei nostri atteggiamenti, (alcune indicazioni vengono riportate anche sui foglietti di sussidio alla Celebrazione liturgica) tutto ciò che accade nella Santa Messa ci riguarda e perciò la nostra partecipazione deve essere attiva, ci troviamo alla presenza di Dio e tutto il nostro essere deve essere degno, nella riverenza, nel rispetto, nella lode e nella preghiera; il nostro abbigliamento deve essere rispettoso ordinato pulito, le preghiere devono essere fatte con voce chiara concorde ed intelligibile; la partecipazione alle varie parti della Liturgia deve rispondere anche con gli atteggiamenti prescritti: in piedi, seduti, in ginocchio.


Ci riuniamo, con un canto, all’ingresso del sacerdote che si presenta con adeguate e solenni vesti liturgiche a richiamare l’immensità del Mistero che viene celebrato, per favorire l’unione dei fedeli ed introdurci a percepire il Mistero del Rito nel tempo liturgico o nella festività.


Il Segno della Croce: con il Segno della Croce esprimiamo i Due Misteri Principali della Fede: Unità e Trinità di Dio: nel nome della quale tutti i fedeli si radunano; Incarnazione, Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo, che viene celebrata nella Liturgia, per la nostra redenzione e salvezza.


Risponderemo Amen affermando la nostra Fede.


Il sacerdote richiamerà la presenza del Signore in ciascuno di noi e noi risponderemo “E con il tuo spirito”, affinché il Signore agisca nel cuore di ognuno con la sua onnipotenza. 


Atto penitenziale: per incontrare il Signore dobbiamo disporci con umiltà di cuore ed esprimere il pentimento per nostre colpe invocando e implorando la sua misericordia.


[(Il Dio vicino, J. Ratzinger) “Guarderanno a colui che hanno trafitto” (Gv19,37;Zac12,10) Questa potrebbe essere proprio la descrizione dell’orientamento interiore della nostra vita cristiana: che noi impariamo a guardare davvero e sempre di più a lui, a tenere fissi gli occhi del nostro cuore su di lui, a vederlo e a diventare per questo umili; a riconoscere i nostri peccati, a riconoscere come noi lo abbiamo colpito, come noi abbiamo ferito i nostri fratelli e, quindi, lui stesso; guardare a lui e, allo stesso tempo, diventare capaci di speranza, perché colui che è trafitto è colui che ama; guardare a lui e ricevere così la via della vita. O Signore, donaci di guardare a te e di trovare in questo la vera vita!  (Il Dio vicino, J. Ratzinger)].


Signore pietà! Cristo pietà! Signore pietà!


Il celebrante poi con una preghiera implora a Dio Onnipotente il perdono e la misericordia divina, (che non sostituisce la Confessione sacramentale).


Gloria a Dioquesto inno va assaporato in ogni sua parte nel proprio cuore per manifestare profondamente nel proprio intimo verso Dio la gioia, la lode, la glorificazione del Signore.


Si tralascia in Avvento per solennizzarlo nella S. Messa di Natale


 e in Quaresima per risaltarlo con gioia a Pasqua.


Preghiera o (Colletta) È la prima delle tre solenni preghiere sacerdotali dove il celebrante presenta a Dio Padre, nel nome di tutto il popolo, la preghiera di ognuno. Il sacerdote apre le braccia verso il Padre in atteggiamento di preghiera e dice “Preghiamo”, lasciando uno spazio di silenzio, perché i fedeli nel loro intimo si rivolgano a Dio esprimendo la propria preghiera personale.


La Colletta si chiama così perché raccoglie la preghiera d’ogni fedele, il sacerdote quindi formula la preghiera che esprime il carattere della celebrazione ed il popolo risponde: Amen.


Liturgia della Parola - la Parola di Dio


In principio era il verbo e il Verbo era presso Dio  e il Verbo era Dio. (Gv.1,1)


La Parola di Dio va proclamata, il lettore si fa portavoce di Dio.


Ogni fedele evitando distrazioni e rumori si pone in rispettoso ascolto, per poter gustare, capire, imparare, nutrirsi e assimilare la verità di Dio. Dio parla al suo popolo, lo nutre spiritualmente con il suo amore, lo ammaestra, lo illumina insegnandogli la via della salvezza.


 


 


 


La Liturgia della Parola è costituita:


dalla Prima Lettura: dall’Antico Testamento, si riferisce al brano del Vangelo, (nel Tempo di Pasqua la Prima Lettura deriva dagli Atti degli Apostoli).


dai Salmi la preghiera umile: d’invocazione, di lode, di supplica, che risponde alla Prima Lettura, e della quale uniti acclameremo il ritornello, appunto del Salmo Responsoriale.


la Seconda Lettura ci presenta la vita della Chiesa nella testimonianza Apostolica ed è tratta dagli Atti degli Apostoli, dalle Lettere e dall’Apocalisse


Il Vangelo Gesù è presente nella sua Parola.


Ci si alza in piedi per ascoltare il Vangelo, il quale viene acclamato con il canto ed una preghiera, l’inchino, l’incensazione del libro sacro, il bacio del libro sacro, ci mettiamo in religioso ascolto, accogliendo la Parola di Gesù il quale è il Maestro, è il Signore, Egli ci parlerà con autorità: allora ci tracciamo un segno di Croce sulla fronte, per assimilare il suo insegnamento nella nostra mente; un segno di Croce sulle nostre labbra, per testimoniare il suo insegnamento con la nostra bocca; un segno di Croce sul nostro cuore, per amarlo con tutto il nostro essere e riempirci del suo amore.


Risponderemo al Vangelo con la lode a Cristo.


Omelia – Il celebrante spiegherà ai fedeli la Parola di Dio. Egli con l’aiuto, che nella sua cultura spirituale ha avuto dal Magistero, dai Padri della Chiesa, dagli autori spirituali dalla stessa Chiesa approvati, con un linguaggio semplice ed attuale illustrerà il significato letterale e morale delle letture e del Vangelo.


A noi fedeli invece è richiesta quell’attenzione particolare, quell’umiltà interiore e l’animo in spirito di preghiera, per trovare nelle parole dell’omelia, quell’appiglio che il Signore non ci farà mancare per aiutarci nella crescita spirituale; anche, se ci sembra, in certi casi, di trovare nelle parole del sacerdote solo una noiosa predica, mentre sempre e in ogni modo affidandoci alla Spirito Santo potremo arricchirci dell’insegnamento della parola di Dio ascoltata.


La Parola di Dio deve come il seme cadere su un terreno fertile, ognuno di noi deve provvedere ad esaminare se stesso, per scoprire se dal terreno della sua anima deve, forse, togliere le erbacce (le distrazioni), dissodare (le critiche), irrigare (meditare la Parola)concimare (guardare ai punti di riferimento con la nostra vita o la nostra condotta), perché il seme trovi un’ottima dimora per fruttificare.


La Professione della nostra Fede con il Credo con la preghiera del Credo tutti insieme diamo una risposta di assenso alle norme della nostra Fede, che nella stessa preghiera sono richiamate.


La preghiera dei fedeli è la preghiera per tutta la Chiesa quindi universale-cattolica, chiede l’aiuto di Dio Padre abbracciando la Chiesa nella sua gerarchia, i governanti delle Nazioni e tutto il mondo, tutte le persone nelle varie difficoltà, la stessa comunità locale.


Dopo, esserci messi al cospetto di Dio, aver chiesto perdono ed implorato la sua misericordia, avergli dato lode, ascoltato la sua Parola, ed averla meditata, esserci dichiarati suoi discepoli con la Professione di Fede aver chiesto il suo universale aiuto,


ci disponiamo a prepararci per la Liturgia Eucaristica.


LITURGIA EUCARISTICA


Prepariamo  i nostri cuori  per assistere al sacrificio


di Gesù Cristo sulla Croce in espiazione dei nostri peccati.


Offertorio: il rito lo compie il sacerdoteil pane ed il vino sono le offerte che formano la materia del sacrificio.


Il celebrante nella preparazione dei doni, aggiunge qualche goccia d’acqua al vino dicendo le parole: “L’acqua unita al vino sia segno della nostra unione con la vita divina di Colui che ha voluto assumere la nostra natura umana”, quindi loda e ringrazia Dio e chiede, che diventino, cibo e bevanda di salvezza. Acclameremo al Signore con: “Benedetto nei secoli il Signore”.


Quelle gocce d’acqua che il celebrante aggiunge al vino sono le nostre offerte, i nostri sacrifici, il nostro lavoro, le nostre preoccupazioni, le nostre angosce, le nostre sofferenze, ma anche vogliamo donare al Signore i nostri ringraziamenti, le nostre opere buone, i nostri buoni propositi, le nostre gioie, le nostre gratificazioni, e poi le nostre intercessioni per i nostri fratelli lontani dalla fede o nel bisogno, i più poveri, i peccatori, in special modo raccomandiamo al Signore i nostri nemici, e poi chiediamo la benevolenza di Gesù per le nostre colpe, sia placata la sua giustizia e ci conceda la sua misericordia.


Le nostre gocce d’acqua immerse nel Sangue di Gesù con tutti i fini che vogliamo ottenere: l’adorazione, il ringraziamento, la propiziazione, l’implorazione, uniti al Sacrificio di Gesù Cristo parteciperanno al suo infinito valore e saranno gocce preziose al cospetto di Dio Padre.


Lavabo: il celebrante con un atto rituale fa un’abluzione delle mani in segno di desiderio di purificazione interiore personale e per i fedeli: Lavami Signore da ogni colpa, purificami da ogni peccato”.


Il sacerdote chiede la preghiera all’assemblea perché il Sacrificio che egli andrà a compiere ed il sacrificio di ogni fedele giunga gradito a Dio Padre onnipotente.


La risposta della comunità con la consapevolezza dell’immensa grandezza che comporta il Sacrificio, Sia a lode e gloria di Dio per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa.


Ci alziamo in piedi continuando nell’intimo ad implorare la misericordia di Dio alla Preghiera sulle offerte: è la seconda preghiera sacerdotale nella quale il sacerdote si rivolge in maniera solenne a Dio Padre a nome di tutti i fedeli.  


PREGHIERA EUCARISTICA


È il momento centrale della Liturgia Eucaristica


Ha inizio con la preghiera che glorifica Dio Padre, lo loda nella sua potenza e lo ringrazia per la sua misericordia, il Prefazio, si riferisce all’opera di salvezza o a qualche suo particolare aspetto, in base al tempo liturgico; fino ad arrivare all’inno solenne del Santo Santo Santo che viene cantato da tutti i fedeli: dalla Chiesa militante, dalla Chiesa purgante le anime del Purgatorio e dalla Chiesa trionfante le anime in  Paradiso.


 Da (Dono e Mistero) di Giovanni Paolo II


Sacerdote ed Eucaristia


“Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli (...) Nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Lc10,21.22). Queste parole del Vangelo di San Luca, introducendoci nell’intimo del mistero di Cristo, ci consentono di accostarci anche al mistero dell’Eucaristia. In essa il Figlio consostanziale al Padre, Colui che soltanto il Padre conosce, Gli offre in sacrificio se stesso per l’umanità e per l’intera creazione. Nell’Eucaristia Cristo restituisce al Padre tutto ciò che da Lui proviene. Si realizza così un profondo mistero di giustizia della creatura verso il Creatore. Bisogna che l’uomo renda onore al Creatore offrendo, con atto di ringraziamento e di lode, tutto ciò che da Lui ha ricevuto. L’uomo non può smarrire il senso di questo debito, che egli soltanto tra tutte le altre realtà terrestri, può riconoscere e saldare come creatura fatta a immagine e somiglianza di Dio. Nello stesso tempo, dato i suoi limiti di creatura e il peccato che lo segna, l’uomo non sarebbe capace di compiere questo atto di giustizia verso il Creatore, se Cristo stesso, Figlio consostanziale al Padre e vero uomo non intraprendesse questa iniziativa eucaristica.


Il sacerdozio, fin dalle sue radici, è il sacerdozio di Cristo. È lui che offre a Dio Padre il sacrificio di se stesso, della sua carne e del suo sangue, e con il suo sacrificio giustifica agli occhi del Padre tutta l’umanità e indirettamente tutto il creato. Il sacerdote, celebrando ogni giorno l’Eucaristia, scende nel cuore di questo mistero. Per questo la celebrazione dell’Eucaristia non può non essere, per lui, il momento più importante della giornata, il centro della sua vita.


 


 


In persona Christi


Le parole che ripetiamo a conclusione del Prefazio- “Benedetto colui che viene nel nome del Signore…” – ci riportano ai drammatici avvenimenti della Domenica delle Palme. Cristo va a Gerusalemme per affrontare il cruento sacrificio del Venerdì Santo. Ma il giorno precedente, durante l’Ultima Cena, ne istituisce il sacramento. Pronuncia sul pane e sul vino le parole della consacrazione:


“Questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi. (…) Questo è il calice del mio Sangue, per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me”.


Quale “memoria”? Sappiamo che a questo termine occorre dare un senso forte, che va ben oltre il semplice ricordo storico. Siamo qui nell’ordine del biblico “memoriale”, che rende presente l’evento stesso. È memoria–presenza! Il segreto di questo prodigio è l’azione dello Spirito Santo, che il sacerdote invoca, mentre impone le mani sopra i doni del pane e del vino: “Santifica questi doni con l’effusione del tuo Spirito, perché diventino per noi il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo nostro Signore”. Non dunque solo il sacerdote che ricorda gli avvenimenti della Passione, Morte e Risurrezione di Cristo; è lo Spirito Santo che fa sì che essi si attuino sull’altare attraverso il ministero del sacerdote. Questi agisce veramente in persona Christi.


Quello che Cristo ha compiuto sull’altare della Croce e che prima ancora ha stabilito come sacramento nel Cenacolo, il sacerdote lo rinnova nella forza dello Spirito Santo. Egli viene in questo momento come avvolto dalla potenza dello Spirito Santo e le parole che pronuncia acquistano la stessa efficacia di quelle uscite dalla bocca di Cristo durante l’Ultima Cena.


Mysterium fidei


Durante la Santa Messa, dopo la transustanziazione, il sacerdote pronuncia le parole: Mysterium fidei, Mistero della fede! Sono parole che si riferiscono, ovviamente, all’Eucaristia. In qualche modo, tuttavia, esse concernono anche il sacerdozio. Non esiste Eucaristia senza sacerdozio, come non esiste sacerdozio senza Eucaristia. Non soltanto il sacerdozio ministeriale è legato strettamente all’Eucaristia; anche il sacerdozio comune di tutti i battezzati si radica in tale mistero. Alle parole del celebrante i fedeli rispondono: “ Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta”. Nella partecipazione al Sacrificio eucaristico i fedeli diventano testimoni di Cristo crocifisso e risorto, impegnandosi a vivere quella sua triplice missione – sacerdotale, profetica e regale – di cui sono investiti fin dal Battesimo, come ha ricordato il Concilio Vaticano II.


(Dono e Mistero Giovanni Paolo II)


 


Il sacrificio è compiuto, “Corpo dato” “Sangue versato” e la presenza di Gesù Cristo Vittima sull’altare, Vittima Gloriosa: giacché Gesù è risorto, Egli ha portato a Dio Padre la sua umanità sacrificata sulla Croce per intercedere misericordia per noi.


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Da (Mediator Dei) Lettera enciclica sulla liturgia Pio XII


… L’immolazione incruenta per mezzo della quale, dopo che sono state pronunziate le parole della consacrazione, Cristo è presente sull’altare nello stato di vittima, è compiuta dal solo sacerdote in quanto rappresenta la persona di Cristo e non in quanto rappresenta la persona dei fedeli. Ponendo però sull’altare la vittima divina, il sacerdote la presenta a Dio Padre come oblazione a gloria della Santissima Trinità e per il bene di tutte le anime.


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Perciò il sacerdote continua la Preghiera Eucaristica rivolgendosi al Padre e chiedendo per i meriti di Gesù Cristo Vittima Sacrificale portata sull’altare celeste di guardare con benignità i suoi fedeli, raccomandando la Chiesa nei suoi Pastori, nei suoi fedeli vivi e defunti implorando misericordia e di aver parte della vita eterna insieme con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, con gli apostoli e tutti i santi che in ogni tempo furono a Dio graditi e tutta la Chiesa del cielo. (Cfr.Preghiera Eucaristica)con solenne rito levando in alto l’Ostia e il Calice, il sacerdote termina la Preghiera Eucaristica glorificando Dio nella Santissima Trinità: “Per Cristo con Cristo e in Cristo ….”a questa solenne proclamazione di lode tutti i fedeli corrisponderanno con un possente “Amen”, a significare l’adesione, il ringraziamento, la lode, a tutto ciò che Gesù ha compiuto per noi con il suo Sacrificio sull’altare: concedendoci le meraviglie di grazie dal Padre Celeste.


Abbiamo vissuto nel rito della liturgia fin qui celebrata il nostro credo: la nostra fede in Dio, l’opera di salvezza da Gesù compiuta con il suo Sacrificio, la nostra fiduciosa attesa nel bene supremo in Dio, ed ora ci accingiamo a partecipare al suo amore. Gesù si fa nostro nutrimento, per essere parte di Lui, per farci partecipi del suo amore. Gesù, ci ama, è il nostro maestro, ci ha redenti con il suo Sangue, ci fa dono di sé quale Pane della Vita: “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me”.(Gv6,57).


Quindi invochiamo il Padre Nostro vogliamo essere parte in Dio e chiediamo che compia in noi il suo disegno d’amore.


Imploriamo la pace e l’unità per la Chiesa e per il mondo con il sincero proposito di desiderare di realizzare quella comunione di sentimenti di fraternità e di riconciliazione.


Si canta l’Agnello di Dio, invochiamo ancora la pietà di Dio su di noi per i nostri peccati prima di accostarci a riceverlo nel nostro cuore.


Il Pane della Vita viene spezzato perché tutti ne possano mangiare, il sacerdote pone un frammento dell’Ostia nel calice in segno di comunione con il proprio Vescovo e con il Papa, presenta l’Ostia ai fedeli: “Ecco l’Agnello di Dio….”, con umiltà risponderemo “O Signore non sono degno…”


LA COMUNIONE: “Prendete e mangiatene tutti”


Ci disponiamo a ricevere Gesù, coscienti di essere anche se indegni, in grazia di Dio: liberi da peccati mortali, sicuri nella fede che quel pane che andremo a mangiare è Gesù, presente in Corpo Sangue Anima e Divinità, Egli è Dio, riceviamolo con la fede, la devozione, il rispetto.


Recarsi a ricevere la Santa Comunione richiede la nostra più grande responsabilità e il maggior impegno che possiamo, perché chi riceve la Santa Comunione con leggerezza e superficialità: “Senza riconoscere il corpo del Signore mangia e beve la propria condanna”,(Cor11,28);mentre dobbiamo utilizzare l’aiuto e il dono che Dio ci fa nell’Eucaristia per conformarci alla sua volontà: aderire a Lui per imparare l’Amore nei suoi confronti nei confronti del prossimo, chiedere il suo onnipotente intervento per cambiarci dentro per essere distaccati da ogni male, da ogni peccato, per vivere in grazia portando la nostra croce o le nostre sofferenze con amore e per il bene dell’umanità, chiedergli l’aiuto per superare le difficoltà se è il suo volere. Rispondiamo “Amen” quando il sacerdote ci pone l’Ostia Santa e mostrandola ci dice: “Il Corpo di Cristo”. Amen per confermare si, ci credo è Gesù che vado ad assumere, Dio viene in me voglio lasciarmi travolgere da Lui.   Se riceviamo la Santissima Eucaristia sulla mano andremo a stendere per bene la mano sinistra sulla destra; aperte e distese che sono le mani, l’Ostia Santa andrà ad appoggiarsi sulla sinistra, con la massima cura onde evitare di romperla e di non provocare frammenti con la mano destra la porteremo in bocca mentre la mano sinistra l’accompagnerà da piattino fino sotto il mento tutto ciò davanti all’altare, quindi ci recheremo al banco.  È consigliabile per chi è impulsivo, o chi non ha più la mano tanto sicura, di ricevere la Comunione in bocca, per non correre il rischio di perdere i frammenti che potrebbero staccarsi dall’Ostia Santa e nei quali Gesù e presente tutto e integro in ogni sua piccola parte.  Siamo in comunione con Gesù, Egli è dentro di noi ci appartiene, gli apparteniamo, tuttavia la nostra volontà deve essere protesa ad accoglierlo e a farci accogliere, perché sia vera, fruttifera, fertile, e riempia il nostro cuore di gioia e di forza, acquistando coraggio per testimoniarlo poi nel nostro vivere quotidiano. Gesù non vuole imporsi e non ci impone nulla senza la nostra completa adesione, senza il nostro consenso assenso. Con Gesù, nel cuore ci rechiamo al banco, senza distrarci, con la nostra mente, il nostro cuore ed anche il nostro corpo, in raccoglimento, colmi di ringraziamento, di lode per quell’ospite che ci fa l’onore di riceverlo.


Ci aiuti la Madonna a sentirci come lei nel momento del suo Fiat al Signore. “Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue dimora in me e io in lui” (Gv6,56).  “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”(Mt28,20).


LA COMUNIONE SPIRITUALE


Quando siamo impossibilitati di ricevere la Santa Comunione Sacramentalenella Santa Messa, è molto importante aderire a Gesù ed unirci con lui in maniera spirituale, una comunione di desiderio fatta con cosciente e viva fede e sommo amore da grazia ed è gradita a Dio: Santa Caterina da Siena in una visione vide Gesù con due calici che le disse: “In questo calice d’oro pongo le tue comunioni sacramentali e in questo d’argento, le tue comunioni spirituali. I due calici mi sono graditi”.


La Comunione Spirituale è una pratica importante, è un esperienza reale di unione con Gesù che possiamo fare molte volte anche durante la nostra vita quotidiana, quando andiamo a far visita a Gesù custodito nel Santissimo Sacramento nel Tabernacolo, e nelle molte occasioni che sentiamo il desiderio di lodare e ringraziare il Signore di chiedere il suo aiuto,   chiedendo a Gesù di partecipare alla nostra vita.  Diventa una pratica importante specialmente per le persone che non possono assolutamente fare la comunione sacramentale e cioè: i conviventi, gli sposati con solamente il rito civile e i divorziati. Essi non sono esclusi dalla vita della Chiesa ma giacché la loro condizione di vita non è benedetta da Dio non hanno piena partecipazione con la Comunione Eucaristica. Questo perché non siano indotti in errore e confusione sulla dottrina della Chiesa sull’indissolubilità del matrimonio, mentre sono esortati a frequentare il Sacrificio della Messa, a perseverare nella preghiera, a incrementare le opere di carità. A educare i figli nella fede cristiana.                              (cfrFamiliaris Consortio Giovanni Paolo II)


La Comunione Spirituale ricevuta con tutta la buona volontà e il desiderio di amare Gesù, provvede a far fronte alla mancanza di Gesù Sacramentato.


La preghiera per la Comunione Spirituale


Gesù, giacché in questo momento non posso riceverti sacramentalmente nel mio cuore, vieni almeno spiritualmente nell’anima mia.


Dopo un attimo di raccoglimento


Come già venuto Ti adoro Ti ringrazioTi domando gli aiuti necessari per me, per i miei cari,  per la Chiesa, per la patria, per il mondo.   Amen!


Signor mio e Dio mio! Gesù mio, Misericordia.


Manda o Signore manda operai nella tua messe.


Cristo regni sempre. Signore accresci la mia fede.


Dal Diario di Santa Faustina Kowalska


Nel Santissimo Sacramento ci lasciasti la Tua Misericordia, Il Tuo amore ha provveduto in modo che, Affrontando la vita, le sofferenze e le fatiche non dubitassimo mai della tua bontà e Misericordia.


+ O Gesù nascosto nel SS.mo Sacramento dell’altareamore mio e mia unica Misericordia, ti raccomando tutte le necessità della mia anima e del mio corpo. Tu puoi aiutarmi, poiché sei la Misericordia stessa, in Te sta tutta la mia speranza.


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La Liturgia Eucaristica termina con la terza preghiera sacerdotale: riflette il ringraziamento e chiede che il Sacrificio di Gesù Cristo ci doni la forza di condurre la nostra vita verso la via della Salvezza.


La Benedizione


Nel segno dei Misteri della Fede il Segno della Croce.


Poi  il sacerdote ci congeda; e ci dice Andate in Pacecon il ringraziamento a Dio portiamo al di fuori della Chiesa nella nostra vita quotidiana la Pace di Dio, la Carità e la Giustizia che la Liturgia ci ha approvvigionato e che andremo a trasmettere alle anime che incontreremo.


Il canto finale riflette la gioia ed il ringraziamento.


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QUAL È L’OPERA DI DIO PIÙ PERSEGUITATA DAL DEMONIO?


È LA SANTA MESSA, È L’OPERA DELLA DIVINA MISERICORDIA,


ESPRESSA NEL SACRIFICIO DI GESÙ CRISTO,


NEL SUO CORPO CROCIFISSO, NEL SUO SANGUE VERSATO


PER LA SALVEZZA DELLE ANIME.


MENTRE SATANA LE ANIME LE VUOLE PORTARE ALL’INFERNO.


 


La Parola di Dio:


Dal Libro del profeta Daniele


Egli stringerà una forte alleanza con molti. Per una settimana e, nello spazio di metà settimana, farà cessare il sacrificio e l’offerta; sull’ala del tempio porrà l’abominio della desolazione e ciò sarà sino alla fine, fino al termine segnato sul devastatore(Dn9,27)


Io udii bene, ma non compresi e dissi: “Mio Signore, quale sarà la fine di queste cose?”. Egli mi rispose: “Và, Daniele, queste parole sono nascoste e sigillate fino al tempo della fine. Molti saranno purificati, resi candidi, integri, ma gli empi agiranno empiamente: nessuno degli empi intenderà queste cose, ma i saggi le intenderanno. Ora, dal tempo in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà eretto l’abominio della desolazione, ci saranno milleduecentonovanta giorni. Beato chi aspetterà con pazienza e giungerà a milletrecentotrentacinque giorni. Tu, và pure alla tua fine e riposa: ti alzerai per la tua sorte alla fine dei giorni. (Dn12,8-13)


Seconda Lettera di san Paolo ai Tessalonicesi


Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l’apostasia e dovrà esser rivelato l’uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s’innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio…. Il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene.


MARIOCAPALBO
00martedì 7 aprile 2015 13:14

Ciò che trattiene ancora il mistero dell’iniquità è la Santa Messa è il Sacrificio di Cristo Gesù sull’altare.


Però è necessario che con la preghiera, la testimonianza, le opere sempre imploriamo la Misericordia di Dio per la Chiesa intera per la conversione delle anime e perché Dio ci doni santi sacerdoti, ministri della sua misericordia, in Persona Christi: per celebrare il mistero della Fede il mistero della salvezza per portare a Dio le anime da lui create.


Meditazione e preghiera di Joseph Ratzinger


Via Crucis Venerdi Santo 2005 (Nona Stazione Gesù cade per la terza volta)


Che cosa può dirci la terza caduta di Gesù sotto il peso della croce? Forse ci fa pensare alla caduta dell’uomo in generale, all’allontanamento di molti da Cristo, alla deriva verso un secolarismo senza Dio. Ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua Chiesa? A quante volte si abusa del Santo Sacramento della sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza! Quanto poco rispettiamo il sacramento della riconciliazione, nel quale egli ci aspetta, per rialzarci dalle nostre cadute! Tutto ciò è presente nella sua passione. Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna del suo Corpo e del suo Sangue è certamente il più grande dolore del Redentore, quello che gli trafigge il cuore. Non ci rimane altro che rivolgergli, dal più profondo dell’animo, il grido: Kyrie, eleison- Signore, salvaci (cfr.Mt8,25).


Preghiera


Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa: anche all’interno di essa, Adamo cade sempre di nuovo. Con la nostra caduta ti trasciniamo a terra, e Satana se la ride, perché spera che non riuscirai più a rialzarti da quella caduta; spera che tu, essendo stato trascinato nella caduta della tua Chiesa, rimarrai per sempre sconfitto. Tu, però, ti rialzerai. Ti sei rialzato, sei risorto e puoi rialzare anche noi.  Salva e santifica la tua Chiesa. Salva e santifica tutti noi


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IL PRECETTO DELLA MESSA FESTIVA


NEL PENSIERO DI ALESSANDRO MANZONI


(Osservazioni sulla morale cattolica, cap.VI, Alessandro Manzoni).


È peccato mortale il non assistere alla Messa il giorno festivo. Chi non sa che la sola enunciazione di questo precetto eccita le risa di molti? Ma guai a noi se volessimo abbandonare tutto ciò che ha potuto essere soggetto di derisione!


È notissimo che la Chiesa non ripone l’adempimento del precetto nella materiale assistenza dei fedeli al sacrificio, ma nella volontà di assistervi; essa ne dichiara disobbligati gli infermi e quelli che sono trattenuti da una occupazione necessaria, e ritiene trasgressori quelli che, presenti colla persona, ne stanno lontani col cuore tanto è vero che, anche nelle cose più essenziali, vuole principalmente il cuore de’fedeli.


La santificazione del giorno del Signore è uno di que’comandamenti che il Signore stesso ha dato all’uomo. Certo, nessun comandamento divino ha bisogno d’apologia; ma non si può a meno di non vedere la bellezza e la convenienza di questo, che consacra specialmente un giorno al dovere più nobile e più stretto, e richiama l’uomo al suo Creatore.


Il povero, curvato verso la terra, depresso dalla fatica, e incerto se questa gli produrrà il sostentamento, costretto non di rado a misurare il suo lavoro con un tempo che gli manca; il ricco, sollecito per lo più di passarlo senza avvedersene circondato da quelle cose in cui il mondo predica essere la felicità, e stupito ogni momento di non trovarsi felice, disingannato dagli oggetti da cui sperava un pieno contento, e ansioso dietro altri oggetti de’quali si disingannerà quando li avrà posseduti; l’uomo prostrato dalla sventura e l’uomo inebriato da un prospero successo; l’uomo ingolfato negli affari e l’uomo assorto nelle attrazioni delle scienze; il potente, il privato, tutti insomma troviamo in ogni aggettivo un ostacolo alla Divinità, una forza che tende ad attaccarci a quelle cose per cui non siamo creati, a farci dimenticare la nobiltà della nostra origine, e l’importanza del nostro fine. E risplende manifesta la sapienza di Dio in quel precetto che ci toglie alle cure mortali, per richiamarci al culto; ai pensieri del cielo; che impiega tanti giorni dell’uomo indotto nello studio più alto, e il solo necessario; che santifica il riposo del corpo, e lo rende figura di quel riposo d’eterno contento a cui aneliamo, e di cui l’anima nostra sente d’essere capace; in quel precetto che ci riunisce in un tempio, dove le comuni preghiere, rammentandoci le comuni miserie e i comuni bisogni, ci fanno sentire che siamo fratelli. La Chiesa, conservatrice perpetua di questo precetto, prescrive a’suoi figli la maniera d’adempierlo più ugualmente e più degnamente. E tra i mezzi che ha scelti, poteva mai dimenticare il rito più necessario, il più essenzialmente cristiano, il Sacrificio di Gesù Cristo, quel sacrificio dove sta tutta la fede, tutta la scienza, tutte le norme, tutte le speranze?


Il cristiano che volontariamente s’astiene in un tal giorno da un tal Sacrificio, può mai essere un giusto che viva della fede? Può far vedere più chiaramente la noncuranza del precetto divino della santificazione? Non ha evidentemente nel cuore una avversione al cristianesimo? Non ha rinunciato a ciò che la fede rivela di più grande, di più sacro e di più consolante? Non ha rinunciato a Gesù Cristo? Pretendere che la Chiesa non dichiari prevaricatore chi si trova in tali disposizioni, sarebbe un volere che dimenticasse il fine per cui è istituita, che ci lasciasse ricadere nell’aria del gentilismo.


 


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Capitolo secondo

Necessità dell’apostolato

LA DIVINA MISERICORDIA

E LA COMUNIONE EUCARISTICA

Dal Diario di Santa Faustina Kowalska

La Comunione

Dice Gesù: “Desidero unirMi con le anime umane; la Mia delizia è unirMi con la anime. Sappi, figlia Mia, che quando nella santa Comunione vengo in un cuore umano, ho le mani piene di grazie di ogni genere e desidero donarle all’anima, ma le anime non Mi prestano nemmeno attenzione, Mi lasciano solo e si occupano d’altro.

Oh, quanto è triste per Me che le anime non conoscano l’Amore!

Si comportano con Me come qualche cosa inerte”. ….

“Quanto mi addolora che le anime si uniscano così poco a Me nella santa Comunione! Attendo le anime ed esse sono indifferenti per Me. Le amo con tanta tenerezza e sincerità ed esse non si fidano di Me.

Voglio colmarle di grazie, ma esse non vogliono riceverle. Trattano con Me come una cosa inerte eppure ho un cuore pieno d’amore e di Misericordia. Affinché tu possa conoscere almeno un po’ il Mio dolore, pensa alla più tenera delle madri, che ama molto i suoi figli, ma i figli disprezzano l’amore della madre. Immagina il suo dolore, nessuno riuscirà a consolarla. Questa è un’immagine ed una pallida somiglianza del Mio amore”. …

Santa Faustina: + Oggi mi preparo alla venuta del Re.

Chi sono io e chi sei Tu, o Signore, Re della Gloria e della gloria immortale? O mio cuore, lo sai chi è colui che oggi viene da te?

Si lo so, ma stranamente non riesco a comprenderlo. Oh, se si trattasse solo di un re!… Ma è il Re dei re, il Signore dei signori. Davanti a Lui trema ogni potenza ed ogni autorità. Ed è Lui che oggi viene nel mio cuore!

Sento che si avvicina, esco ad incontrarLo e L’invito. Appena è entrato nella dimora del mio cuore, la mia anima è stata presa da un così profondo sentimento di ossequio che per timore è svenuta cadendo ai Suoi piedi.

Gesù le porge la mano e la fa benignamente sedere accanto a Sé. La tranquillizza:

Dice Gesù: “Vedi, ho lasciato il trono del cielo per unirMi a te. Quello che vedi ora è appena un lembo e la tua anima già sviene d’amore, allora come si sbalordirà il tuo cuore quando Mi vedrai in tutta la Mia gloria? Ma voglio dirti che la vita eterna deve cominciare già su questa terra per mezzo della santa Comunione. Ogni santa Comunione ti rende più idonea a trattare familiarmente con Dio per tutta l’eternità”.

La Parola di Dio

Dal Vangelo secondo San Giovanni (6, 22-70)

Il pane del cielo. – Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, notò che c’era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti.

Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberiade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù.

Trovatolo di là del mare gli dissero: “Rabbi, quando sei venuto qua?”. Gesù rispose: “In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà.

Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”. Gli dissero allora: “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”. Gesù rispose: “Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato”. Allora gli dissero: “Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo”. Rispose loro Gesù: “In verità in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo”. Allora gli dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”.

Gesù rispose: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete.Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo resusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo resusciterò nell’ultimo giorno”.

Intanto i giudei mormoravano di lui perché aveva detto: “Io sono il pane disceso dal cielo”. E dicevano: “Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?”

Gesù rispose: “Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo resusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio.

Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.

Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.

Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro; “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”. Gesù disse: “In verità, in verità vi dico; se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mia sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno.

Scandalo e abbandono dei discepoli.- Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao. Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?”. Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: “Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho detto sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono”. Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E continuò: “Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio”. Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: “Forse anche voi volete andarvene?”. Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”. Rispose Gesù: “Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!”. Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: questi infatti stava per tradirlo, uno dei Dodici.

Prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi (11,23-28)

Istituzione della SS. Eucaristia. – Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzo e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: “Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo ogni volta che ne bevete, in memoria di me”. Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finchè egli venga. Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.

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Meditazione

Gesù è rimasto con noi, non se ne è andato, solo che la sua presenza si è mimetizzata nell’Eucaristia, credere e pensare che il Signore sia presente in un piccolissimo dischetto di pane e nel calice sotto la specie di vino può sembrare una pazzia e può far pensare alla stessa maniera dei suoi discepoli: (“Come può costui darci la sua carne da mangiare?” ) che si scandalizzarono e lo abbandonarono.

Quanti abusi, per incredulità: gente che strappa l’Ostia Consacrata di mano al sacerdote, frammenti che si perdono e finiscono calpestati, gente che ci gioca con l’Ostia, che la divide con gli amici che non vogliono fare la fila, la mancanza di riguardo verso Gesù Eucaristia ricevendolo con le mani sporche, si perde sempre più la fede e la devozione il senso del Sacro per arrivare piano piano a credere che l’Eucaristia sia solo un simbolo, un pezzo di pane, da distribuire in segno di semplice fratellanza mondiale. Mentre S. Paolo ci mette in guardia e ci dice: Chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.

Il demonio invece sa chi si nasconde dietro le specie Eucaristiche, e allora c’è chi come Giuda, che profana e trafuga particole per venderle per le malfamate messe nere.

L’Eucaristia è veramente la presenza di Dio con noi, la grazia del Signore ci dà questa certezza.

Il Signore stesso poi vuole anche togliere i molti dubbi ai tanti San Tomaso, e così, si manifesta nei tantissimi Miracoli Eucaristici avvenuti nel corso degli anni, per dimostrare che il Pane della Vita che Dio ci dona è la stessa Carne e lo stesso Sangue del Signore Gesù.

I Miracoli Eucaristici:

750, Lanciano: Un monaco dubitava se nell’Ostia consacrata vi fosse il vero corpo di Cristo e se nel vino vi fosse il suo vero Sangue, però continuava a pregare e a chiedere a Dio di cancellare i suoi dubbi che gli avvelenavano l’anima. Una mattina mentre celebrava la Santa Messa vide il pane trasformato in Carne e il vino in Sangue. Atterrito e confuso dopo essere rimasto per lungo tempo in estasi felice e piangente chiamò i fedeli a vedere e disse: “Per confondere la mia incredulità, benedetto Dio ha voluto svelarsi in questo Santissimo Sacramento e rendersi visibile ai vostri occhi”. Il miracolo è ancora visibile, gli scienziati hanno confermato che la sostanza conservata nella chiesa di Lanciano è costituita da vera carne e vero sangue umani; entrambi sono dello stesso gruppo sanguigno, la carne è del muscolo cardiaco, ed è viva.

1988 Roma: Alla sud coreana Julia Kim il giorno della festa del Corpus Domini nel momento in cui riceveva la Comunione sulla lingua dalle mani del Santo Padre Giovanni Paolo II l’Ostia le si trasformò in carne e sangue. 

1294 Valvasone: Nei lavatoi del Tagliamento una donna stava lavando delle tovaglie della chiesa, improvvisamente, vide quella che stava strofinando, tingersi di Sangue, smise di strofinare e si rese conto che il Sangue usciva da una particola consacrata che era rimasta prigioniera tra le pieghe della tovaglia. La tovaglia macchiata di Sangue si conserva ancora nella Chiesa del Sacratissimo Corpo di Cristo a Valvasone Pordenone

 


 

 

Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Siamo ammaestrati da Dio con la Sacra Scrittura. “In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna”. Vogliamo credere alle sue Parole.

“Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Vogliamo alimentarci con il Pane della Vita, il Corpo ed il Sangue del Signore. Per dire come San Pietro “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”.

Dall’ Insegnamento della Chiesa

Dall’omelia di Giovanni Paolo II in occasione della Celebrazione Eucaristica alla XV° G.M.G.  2000

…. Gesù ci introduce nella conoscenza di un particolare aspetto del suo mistero  (…) nel Vangelo, in un brano del discorso da Lui tenuto nella Sinagoga di Cafarnao dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani.

In esso Egli si rivela come il pane della vita, il pane disceso dal cielo per dare la vita al mondo (cfr.Gv6,51).

È un discorso che gli ascoltatori non comprendono. La prospettiva in cui si muovono è troppo materiale per poter raccogliere il vero intendimento di Cristo. Essi ragionano nell’ottica della carne, che “non giova a nulla” (Gv6,63).

Gesù, invece apre il discorso sugli orizzonti sconfinati dello spirito: “Le parole che vi ho detto – Egli insiste - sono spirito e vita”.

Ma l’uditorio è refrattario: “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?” (Gv6,60).

Si ritengono persone di buon senso, con i piedi sulla terra, per questo scuotono il capo e brontolando, se ne vanno uno dopo l’altro.

Ma sul “pane della vita” Gesù non è disposto a transigere. È pronto piuttosto ad affrontare il distacco anche dei più intimi: “Forse anche voi volete andarvene?” (Gv6,67).

“Forse anche voi?”

La domanda di Cristo scavalca i secoli e giunge fino a noi, ci interpella personalmente e sollecita una decisione.

Qual è la nostra risposta? Di parole intorno a voi ne risuonano tante ma Cristo soltanto ha parole che resistono all’usura del tempo e restano per l’eternità.

È importante rendersi conto che, tra le tante domande affioranti al vostro spirito, quelle decisive non riguardano il “che cosa”.

La domanda di fondo è “chi”: verso “chi” andare, “chi” seguire, a “chi” affidare la propria vita. – attenti, però! Ogni persona umana è inevitabilmente limitata: anche nel matrimonio più riuscito: non si può non mettere in conto una certa misura di delusione.

Ebbene cari amici: non c’è in questo la conferma di quanto abbiamo ascoltato dall’apostolo Pietro?

Ogni essere umano, prima o poi, si ritrova ad esclamare con lui:

“Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”.

Solo Gesù è in grado di soddisfare le aspirazioni più profonde del cuore umano. – Nel Sacrificio Eucaristico noi possiamo entrare in contatto, in modo misterioso ma reale con la sua persona -.

Questa è la stupenda verità, carissimi amici: il verbo, che si è fatto carne 2000 anni fa, è presente oggi nell’Eucaristia. – L’Eucaristia è il Sacramento della presenza di Cristo che si dona a noi perché ci ama, ciascuno di noi in maniera personale ed unica nella vita concreta di ogni giorno. – ci ama quando riempie di freschezza le giornate della nostra esistenza e quando, nell’ora del dolore, permette che la prova si abbatta su di noi: anche attraverso le prove più dure, infatti, Egli ci fa sentire la sua voce.

Si, cari amici, Cristo ci ama e ci ama sempreCi ama anche quando lo deludiamo. – Egli non ci chiude mai le braccia della sua misericordia. Come non essere grati a questo Dio che ci ha redenti spingendosi fino alla follia della Croce? – Celebrando l’Eucaristia “Mangiando la sua carne e bevendo il suo sangue” Significa accettare la logica della Croce e del servizio. Significa cioè testimoniare la propria disponibilità a sacrificarsi per gli altri, come ha fatto Lui.

Di questa testimonianza ha estremo bisogno la nostra società.

Ne hanno bisogno più che mai i giovani, spesso tentati dai miraggi di una vita facile e comoda. – È urgente cambiare strada nella direzione di Cristo, che è anche la direzione della giustizia, della solidarietà, dell’impegno per una società ed un futuro degni dell’uomo.

Questa è la nostra Eucaristia. Questa è la risposta che Cristo attende da noi, da voi giovani – Gesù non ama le mezze misure, e non esita ad incalzarci con la domanda: “volete andarvene anche voi?” Con Pietro davanti a Cristo, Pane di vita, anche noi oggi, vogliamo ripetere: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna!” (Gv6,68).

Carissimi mettete l’Eucaristia al centro della vostra vita personale e comunitaria: amatela, adoratela, celebratela,

soprattutto la Domenica giorno del Signore. Vivete l’Eucaristia testimoniando l’amore di Dio per gli uomini. Siate voi stessi ferventi testimoni della presenza di Cristo sui nostri altari….

….Il Papa vi accompagna con affetto e,

parafrasando un espressione di Santa Caterina da Siena, vi dice:

“Se sarete quello che dovete essere metterete fuoco in tutto il mondo!”

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Alcuni articoli dallaIstruzione Redemptionis Sacramentum

su alcune cose che si devono osservare ed evitare

circa la Santissima Eucaristia.

Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti

7) Gli abusi non di rado si radicano in un falso concetto di libertà. Dio, però, ci concede in Cristo non quella illusoria libertà in base alla quale facciamo tutto ciò che vogliamo, ma la libertà, per mezzo della quale possiamo fare ciò che è degno e giusto. Ciò vale invero non soltanto per quei precetti derivati direttamente da Dio, ma anche, considerando conveniente l’indole di ciascuna norma, per le leggi promulgate dalla Chiesa. Da ciò la necessità che tutti si conformino agli orientamenti stabiliti dalla legittima autorità ecclesiastica.

8) Si deve, inoltre, notare con grande amarezza la presenza di “iniziative ecumeniche che, pur generose nelle intenzioni, indulgono qua e là a prassi eucaristiche contrarie alla disciplina nella quale la Chiesa esprime la sua fede”. Il dono dell’Eucaristia, tuttavia, “è troppo grande per sopportare ambiguità e diminuzioni”. È, pertanto, opportuno correggere e definire con maggiore accuratezza alcuni elementi, di modo che anche in questo ambito “l’Eucaristia continui a risplendere in tutto il fulgore del suo mistero”.

11) Troppo grande è il Mistero dell’Eucaristia “perché qualcuno possa permettersi di trattarlo con arbitrio personale, che non ne rispetti il carattere sacro e la dimensione universale”. ….

La distribuzione della Santa Comunione

88) I fedeli di solito ricevano la Comunione sacramentale dell’Eucaristia nella stessa Messa e al momento prescritto dal rito stesso della celebrazione, vale a dire immediatamente dopo la Comunione del Sacerdote celebrante. Spetta al Sacerdote celebrante, eventualmente coadiuvato da altri Sacerdoti o dai Diaconi, distribuire la Comunione e la Messa non deve proseguire, se non una volta ultimata la Comunione dei fedeli. Soltanto laddove la necessità lo richieda, i ministri straordinari possono, a norma del diritto, aiutare il Sacerdote celebrante.

89) Affinché, anche “per mezzo dei segni, la Comunione appaia meglio come partecipazione al Sacrificio che si celebra”, è da preferirsi che i fedeli possano riceverla con ostie consacrate nella stessa Messa.

90) “I fedeli si comunicano in ginocchio o in piedi, come stabilito dalla conferenza dei Vescovi”. E confermato da parte della Sede Apostolica. “Quando però si comunicano stando in piedi  si raccomanda che, prima di ricevere il Sacramento, facciano la debita riverenza, da stabilire dalle stesse norme”.

91) Nella distribuzione della santa Comunione è da ricordare che “i ministri sacri non possono negare i sacramenti a coloro che li chiedano opportunamente, siano disposti nel debito modo e non abbiano dal diritto la proibizione di riceverli”. Pertanto, ogni cattolico battezzato, che non sia impedito dal diritto, deve essere ammesso alla sacra Comunione. Non è lecito, quindi, negare a un fedele la santa Comunione, per la semplice ragione, ad esempio, che egli vuole ricevere l’Eucaristia in ginocchio oppure in piedi.

92) Benché ogni fedele abbia sempre il diritto di ricevere, a sua scelta la santa Comunione in bocca, se un comunicando, nelle regioni in cui la Conferenza dei Vescovi, con la conferma da parte della Sede Apostolica, lo abbia permesso, vuole ricevere il Sacramento sulla mano, gli sia distribuita la sacra ostia. Si badi, tuttavia, con particolare attenzione che il comunicando assuma subito l’ostia davanti al ministro, di modo che nessuno si allontani portando in mano le specie eucaristiche. Se c’è pericolo di profanazione, non sia distribuita la santa Comunione sulla mano dei fedeli.

93) È necessario che si mantenga l’uso del piattino per la Comunione dei fedeli, per evitare che la sacra ostia e qualche suo frammento cada.

94) Non è consentito ai fedeli di “prendere da sé e tanto meno passarsi tra loro di mano in mano” la sacra ostia o il sacro calice. In merito, inoltre va rimosso l’abuso che gli sposi durante la Messa nuziale si distribuiscano in modo reciproco la santa Comunione.

95) Il fedele laico “ che ha già ricevuto la Santissima Eucaristia, può riceverla una seconda volta nello stesso giorno, soltanto entro la celebrazione eucaristica alla quale partecipa, salvo il disposto del can. 921§2”.   

 

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Dal Diario di Santa Faustina Kowalska

O mio Gesù, Tu solo sai quante persecuzioni sto sopportando per il fatto che Ti sono fedele e che mi attengo decisamente alle Tue richieste. Tu sei la mia forza; sostienimi, affinché possa sempre fedelmente adempiere tutto quello che richiedi da me. Io da sola non sono capace di nulla, ma se Tu mi sostieni, tutte le difficoltà non contano niente. O Signore, vedo bene che la mia vita, dal primo momento in cui la mia anima ricevette la capacità di conoscerTi, è una lotta incessante e sempre più accanita. Ogni mattina durante la meditazione mi preparo alla lotta per tutto il giorno e la S. Comunione mi dà la sicurezza che vincerò e così avviene. Ho paura di quel giorno in cui non ho la S. Comunione. Questo Pane dei Forti mi dà ogni energia per portare avanti quest’opera ed ho il coraggio di eseguire tutto quello che richiede il Signore. Il coraggio e l’energia, che sono dentro di me, non sono miei, ma di Chi abita in me: l’Eucaristia. O Gesù mio, quanto sono grandi le incomprensioni! Talvolta, se non ci fosse L’Eucaristia, non avrei il coraggio di proseguire sulla strada che mi hai indicato.

10.I.37. Oggi ho pregato il Signore di darmi la forza la mattina, per poter andare a ricevere la santa Comunione. O mio Maestro, Ti prego con tutto il mio cuore assetato, se ciò è conforme alla Tua santa volontà, dammi tutte le sofferenze ed i malanni che vuoi; io desidero soffrire giorno e notte. Ma te ne prego ardentemente, dammi la forza nel momento in cui debbo accostarmi alla santa Comunione. Vedi bene, Gesù, che non portano la santa Comunione ai malati, e perciò se non mi dai la forza in questo momento per poter scendere in cappella, come posso riceverTi nel Tuo mistero d’amore? E Tu sai quant’è la nostalgia del mio cuore per Te. O mio dolce Sposo, a che scopo tanti ragionamenti? Tu lo sai quanto ardentemente Ti desidero e se vuoi, puoi farmi questo. La mattina del giorno dopo mi sono sentita come se fossi guarita completamente; non avevo più svenimenti né altri malanni. Però, appena sono ritornata dalla cappella, tutte le sofferenze ed i malanni hanno ripreso subito, come se fossero stati lì ad aspettarmi. Io però non ho avuto paura di loro / nel modo più assoluto, poiché mi ero nutrita del Pane dei Forti. Guardo con coraggio a tutto, anche negli occhi della morte stessa.

+ O Gesù nascosto nell’Ostia, mio dolce Maestro e fedele Amico, oh, quanto è felice la mia anima, perché ho un tale Amico, che mi tiene sempre compagnia. Non mi sento sola, anche se sono in isolamento. O Gesù Ostia, noi ci conosciamo, questo mi basta.

 

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Testimonianza

Dalla mia prima Comunione, sempre si mescolano in me sentimenti e sensazioni quali lo stupore, il timore, lo smarrimento, il desiderio, la gioia, quando ricevo il Signore nella Santa Comunione

È stupefacente il fatto che Dio si faccia così piccolo per venire nel mio cuore, e nonostante metta in moto tutte le forze per comprendere, non riesco a capacitarmi di questa grandezza, di questo privilegio, di questa bontà, di questo abbassamento della Potenza più potente che si china verso di me e mi permette di riceverlo. Il timore nella mia assolutissima miseria e l’indegna mia condizione di peccato, di quanto si vorrebbe essere perfetti ed invece sempre si cede a compromessi interiori ed esteriori, la paura di ferirlo nell’atto stesso dell’assumerlo, lo smarrimento nel trovarsi al cospetto di Dio, Dio che tutto può, che tutto fa, che tutto vede, che tutto, che tutto, che tutto, che tutto, che tutto ….. e nello stesso momento la grande gioia di avere il privilegio, la possibilità, il favore il consenso di poter  ricevere Gesù con la Comunione

Il desiderio sempre di riceverlo, di sentirlo vicino, di piangere con Lui, di ringraziarLo, di chiederGli, di offrirGli, di amarLo.

La gioia che fa sentire il cuore che batte, il pianto che trabocca, l’anima che trasale con quella sensazione d’immenso perché Gesù dimora in me.

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Preghiere

Invocazioni e lodi a Gesù Eucaristia  (Santa Faustina)

O Ostia Santa, in cui è contenuto il testamento della Divina Misericordia per noi e specialmente per i poveri peccatori.

O Ostia Santa, In cui è contenuto il Corpo ed il Sangue del Signore Gesù, come dimostrazione dell’infinita Misericordia verso di noi, ma specialmente per i poveri peccatori.

O Ostia Santa, in cui è contenuta la vita eterna e l’infinita Misericordia elargita in abbondanza a noi, ma specialmente ai poveri peccatori.

O Ostia Santa, in cui è contenuta la Misericordia del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo verso di noi, ma specialmente verso i poveri peccatori.

O Ostia Santa, in cui è contenuto il prezzo infinito della Misericordia, che ripagherà tutti i nostri debiti, ma specialmente quelli dei poveri peccatori.

O Ostia Santa, in cui è contenuta la sorgente di acqua viva, che scaturisce dalla Misericordia infinita per noi, ma specialmente per i poveri peccatori.

O Ostia Santa, in cui è contenuto il fuoco dell’amore più puro, che arde dal seno dell’Eterno Padre, come da un abisso di Misericordia infinita per noi, ma specialmente per i poveri peccatori.

O Ostia Santa, in cui è contenuta la medicina per tutte le nostre debolezze, che sgorga dalla Misericordia infinita come da una sorgente, per noi e specialmente per i poveri peccatori.

O Ostia Santa, in cui è contenuto il vincolo di unione fra Dio e noi, grazie all’infinita misericordia per noi e specialmente per i poveri peccatori.

O Ostia Santa, in cui sono contenuti tutti i sentimenti del Cuore dolcissimo di Gesù verso di noi e specialmente per i poveri peccatori.

O Ostia Santa, nostra unica speranza in tutte le sofferenze e contrarietà della vita.

O Ostia Santa, nostra unica speranza fra le tenebre e le tempeste interiori ed esteriori.

O Ostia Santa, nostra unica speranza in vita e nell’ora della morte.

O Ostia Santa, nostra unica speranza fra gli insuccessi e nell’abisso della disperazione.

O Ostia Santa, nostra unica speranza in mezzo alle menzogne ed ai tradimenti.

O Ostia Santa, nostra unica speranza fra le tenebre e le empietà che sommergono la terra

O Ostia Santa, nostra unica speranza in mezzo alla nostalgia ed al dolore, per il quale nessuno ci comprende.

O Ostia Santa, nostra unica speranza in mezzo alle fatiche ed al grigiore della vita di ogni giorno.

O Ostia Santa, nostra unica speranza quando le nostre aspirazioni e le nostre fatiche vanno in fumo.

O Ostia Santa, nostra unica speranza fra i colpi dei nemici e gli assalti dell’inferno.

O Ostia Santa, confiderò in Te quando le difficoltà della vita supereranno le mie forze ed i miei sforzi risulteranno inutili.

O Ostia Santa, confiderò in Te quando le tempeste sconvolgeranno il mio cuore ed il mio spirito atterrito comincerà a piegarsi verso il dubbio che corrode.

O Ostia Santa, confiderò in Te quando il mio cuore comincerà a tremare ed un sudore mortale mi bagnerà la fronte.

O Ostia Santa, confiderò in Te quando tutto si rivolgerà contro di me e la nera disperazione s’insinuerà nella mia anima.

O Ostia Santa, confiderò in Te quando il mio sguardo si spegnerà per tutto ciò che è terreno, ed il mio spirito vedrà per la prima volta mondi sconosciuti.

O Ostia Santa, confiderò in Te quando i miei impegni saranno al di sopra delle mie forze e l’insuccesso sarà per me la sorte abituale.

O Ostia Santa, confiderò in Te quando l’osservanza delle virtù mi apparirà difficile e la mia natura si ribellerà.

O Ostia Santa, confiderò in Te quando i colpi dei nemici saranno diretti contro di me.

O Ostia Santa, confiderò in Te quando le mie fatiche ed i miei sforzi non verranno approvati dalla gente.

O Ostia Santa, confiderò in Te quando sopra di me risuonerà il Tuo giudizio; in quel momento confiderò nell’oceano della Tua Misericordia.

+ O Santissima Trinità, confido nella Tua infinita Misericordia.

Iddio è mio Padre, quindi io, come Sua Figliola, ho ogni diritto sul Suo Cuore divino e quanto più grandi sono le tenebre, tanto più decisa dev’essere la nostra fiducia.

Non riesco a comprendere come si possa non avere fiducia in Colui che può tutto. Con Lui tutto, senza di Lui nulla. Egli, il Signore, non permetterà né lascerà che restino confusi coloro che hanno posto in Lui tutta la loro fiducia.

 

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MARIOCAPALBO
00martedì 7 aprile 2015 13:15

La mia preparazione alla Santa Comunione


Cracovia, 10.I.1938


Suor Maria Faustina Del Santissimo Sacramento


Congregazione  delle Suore della B.V.M. della Misericordia


Il momento più solenne della mia vita


è quello in cui ricevo la santa Comunione.


Per ogni santa Comunione sento un grande desiderio e per ogni santa Comunione ringrazio la Santissima Trinità. Gli angeli, se potessero provare invidia,  ci invidierebbero due cose: la prima - il fatto che possiamo ricevere la santa comunione;la seconda - le sofferenze.


1)                + Oggi mi preparo alla Tua venuta, come una promessa sposa che attende la venuta dello Sposo. Il mio promesso Sposo è un gran Signore. I cieli non riescono a contenerLo. I Serafini, che stanno accanto a Lui, velano il loro volto e ripetono incessantemente: Santo, Santo, Santo.


Questo gran Signore è il mio Sposo. Per Lui cantano i Cori, davanti a Lui si prostrano i Troni, di fronte al Suo splendore il sole sembra spento. E tuttavia questo gran Signore è il mio Sposo. O cuore mio, esci, non c’è tempo ormai, sta arrivando, è gia alla tua porta.


Gli vado incontro e L’invito nella dimora del mio cuore, umiliandomi profondamente davanti alla Sua Maestà. Ma il Signore mi alza dalla polvere e quale sposa m’invita a sedermi al Suo fianco ed a confidarGli tutto ciò che ho nel cuore. E io, incoraggiata dalla Sua bontà, chino il mio capo sul Suo petto e Gli parlo di tutto. Dapprima Gli parlo di ciò che non direi mai a nessuna creatura. Poi parlo delle necessità della Chiesa, delle anime dei poveri peccatori, di quanti hanno bisogno della tua [sic!] Misericordia. Ma il tempo passa presto. Gesù, debbo uscire per compiere i doveri che mi attendono. Gesù mi dice che c’è ancora un momento per salutarci. Un profondo sguardo reciproco e per un momento apparentemente ci separiamo, mentre in realtà non ci separiamo mai.


I nostri cuori sono continuamente uniti; benché all’esterno io sia presa da vari impegni, la presenza di Gesù mi mantiene senza alcuna interruzione in un profondo raccoglimento.


2)                + Oggi la mia preparazione alla venuta di Gesù è breve, ma contrassegnata da un amore travolgente. La presenza di Dio è penetrata in me ed infiamma il mio amore verso di Lui. Non c’è l’uso di alcuna parola, ma solo comprensione intima. M’immergo tutta in Dio per mezzo dell'amore. Il Signore si avvicina alla dimora del mio cuore. Ricevuta la Comunione ho quel tanto di presenza di spirito per tornare al mio inginocchiatoio. In quel medesimo istante la mia anima s’immerge / completamente in Dio e non so che cosa avvenga attorno a me. Iddio mi dà una conoscenza interiore della Sua  Essenza divina. Sono momenti brevi, ma penetranti. L’anima esce dalla cappella in un profondo raccoglimento e non è facile distrarla. In quelle circostanze è come se toccassi la terra con un piede solo. Durante il giorno nessun sacrificio è difficile o pesante. Ogni occasione provoca un nuovo atto d’amore.


3)                + Oggi invito Gesù nel mio cuore, come l’amore personificato. Tu sei l’amore in persona. Tutto il cielo è infiammato da te e si colma d’amore. E perciò la mia anima Ti desidera, come un fiore desidera il sole. O Gesù, affrettati a venire nel mio cuore, poiché vedi che come il fiore tende verso il sole, così il mio cuore anela a Te. Apro il calice del mio cuore per ricevere il Tuo amore. Appena Gesù venne nel mio cuore, la mia anima fu attraversata da un fremito di vita e di calore. O Gesù, prendi dal mio cuore il mio amore e versaci il Tuo amore. Un amore ardente e luminoso, che sappia sopportare i sacrifici, che sappia dimenticare completamente se stesso. Oggi la mia giornata è stata contrassegnata dal sacrificio….


4)                + Oggi mi preparo alla venuta del Re.Chi sono io e chi sei Tu, o Signore, Re della gloria e della gloria immortale? O mio cuore, lo sai chi è colui che oggi viene da te? Sì, lo so, ma stranamente non riesco a comprenderlo. Oh, se si trattasse solo di un re!… Ma è il re dei re, il Signore dei signori. Davanti a Lui trema ogni potenza ed ogni autorità. Ed è Lui che oggi viene nel mio cuore! Sento che si avvicina, esco ad incontrarLo e L’invito. Appena è entrato nella dimora del mio cuore, la mia anima è stata presa da un così profondo sentimento di ossequio che per il timore è svenuta cadendo ai Suoi piedi. 


Gesù le porge la mano e la fa benignamente sedere accanto a Sé. La tranquillizza: “Vedi, ho lasciato il trono del cielo per unirMi a te. Quello che vedi ora è appena un lembo e la tua anima già sviene d’amore, allora come si sbalordirà il tuo cuore quando Mi vedrai in tutta la Mia gloria? Ma voglio dirti che la vita eterna deve cominciare già su questa terra per mezzo della santa Comunione. Ogni santa Comunione ti rende più idonea a trattare familiarmente con Dio per tutta l’eternità”.


5)                Oggi non m’impegno per nessuna preparazione particolare. Non riesco a pensare, anche se sento molto. Attendo con ansia il momento nel quale Dio verrà nel mio cuore. Mi getto fra le Sue braccia e Gli parlo della mia inquietudine e della mia miseria. Manifestando tutto il dolore del mio cuore perché non riesco ad amarLo quanto desidero. Ricorro agli atti di fede, di speranza e di carità e così trascorro l’intera giornata.


6)                Oggi la mia preparazione è breve. Una fede forte e viva per poco non spezza il velo dell’amore. La presenza di Dio penetra nel mio cuore, come un raggio di sole attraverso il cristallo. Nel momento in cui ricevo Dio tutto il mio essere è immerso in Lui. Lo stupore e l’ammirazione s’impadroniscono di me nel vedere la grande Maestà di Dio abbassarsi fino a me che sono la miseria stessa. Dalla mia anima sgorga la gratitudine verso di / Lui per tutte le grazie che mi concede e specialmente per la grazia della santa vocazione al Suo servizio esclusivo.


7)                Oggi nella santa Comunione desidero unirmi a Gesù nel modo più stretto possibile mediante l’amore. Desidero così ardentemente Dio che mi sembra che non arriverò al momento in cui il sacerdote mi darà la santa Comunione. La mia anima quasi sviene per il desiderio di Dio. Quando L’ho Ricevuto nel mio cuore, il velo della fede si è strappato. Ho visto Gesù che mi ha detto: “Figlia mia, il tuo amore Mi ricompensa della tiepidezza di molte anime”. Dopo queste parole sono rimasta sola ed ho passato tutta la giornata in atti di ringraziamento.


8)                Oggi avverto nella mia anima un abisso di miseria. Desidero accostarmi alla santa Comunione come alla sorgente della Misericordia ed immergermi tutta in quell’oceano d’amore. Appena ho ricevuto Gesù, mi sono sprofondata tutta in Lui come un abisso di insondabile Misericordia e più sentivo di essere la miseria stessa, tanto più aumentava la mia fiducia verso di Lui. In questo abbassamento di me stessa ho passato tutta la giornata.


9)                Oggi la mia anima ha la disposizione di un bambino. Mi unisco a Dio come un bimbo si unisce al padre. Mi sento totalmente figlia di Dio.


Appena ricevuta la santa Comunione ho avuto una conoscenza più profonda del Padre Celeste e della Sua paternità nei riguardi delle anime.


Quest’oggi l’ho trascorso nell’adorazione della SS.ma Trinità. Ringrazio Iddio che si è degnato di accettarci come Suoi figli per mezzo della grazia.


10)            + Oggi desidero trasformarmi tutta in amore per Gesù ed offrirmi assieme a Lui al Padre Celeste.


Durante la santa Messa ho visto il Bambino Gesù nel calice. Mi ha detto“Dimoro così nel tuo cuore, come mi vedi in questo calice”.


Dopo la santa Comunione ho avvertito nel mio cuore i battiti del cuore di Gesù. Dato che da molto tempo ho la consapevolezza che la santa Comunione dura in me fino alla Comunione successiva, oggi per tutta la giornata, ho adorato Gesù nel mio cuore e L’ho pregato, affinché con la Sua grazia protegga i bambini dal male che li minaccia.


La viva presenza di Dio avvertita anche fisicamente, mi ha accompagnato tutto il giorno non disturbandomi affatto nell’esecuzione dei miei doveri.


11)            + Oggi la mia anima desidera manifestare a Gesù il suo amore in modo particolare. Appena il Signore è entrato nel mio cuore, mi sono gettata ai Suoi piedi come un bocciolo di rosa. Desidero che il profumo del mio amore salga incessantemente ai piedi del Tuo trono.


Vedi, Gesù, in questo bocciolo di rosa c’è tutto il mio amore per te, e non solo in questo istante nel quale il mio cuore arde come un fuoco, ma durante la giornata Ti darò la dimostrazione del mio amore con la fedeltà alla grazia divina.


Oggi, tutte le difficoltà e le sofferenze che mi capiteranno, le coglierò con sollecitudine e le getterò ai piedi di Gesù come boccioli di rosa. Non importa se la mia mano, anzi il mio cuore, sanguinerà….


12)            Oggi la mia anima si prepara alla venuta del Salvatore che è la bontà e l’amore personificato. Le tentazioni e le distrazioni mi tormentano e mi impediscono di prepararmi alla venuta del Signore. Per questo desidero più ardentemente riceverTi, o Signore, poiché so che quando verrai da me, mi libererai da questi tormenti. Se poi è Tua volontà che io soffra, fortificami per la lotta.


O Gesù, o Salvatore, che Ti sei degnato di / venire da me, allontana queste distrazioni, che m’impediscono di conversare con Te.


Gesù mi ha rispostoVoglio che tu sia come un combattente esperto nella lotta, che in mezzo al frastuono della battaglia sa dare ordini agli altri. Così anche tu, bambina Mia, in mezzo alle più grandi difficoltà sappi dominare te stessa e nulla ti allontani da Me, nemmeno le tue cadute”.


Oggi ho combattuto per tutta la giornata contro una difficoltà, che Tu, o Gesù, conosci…


13)            + Oggi il mio cuore vibra di gioia. Desidero tanto che Gesù venga nel mio cuore. Sono piena di desiderio, il mio cuore anelando a Te si accende di un amore sempre più forte.


Quando Gesù è venuto, mi sono gettata fra le Sue braccia come una bambina. Gli ho parlato della mia gioia. Gesù ha ascoltato le mie manifestazioni d’amore. Quando ho chiesto perdono a Gesù perché non mi ero preparata alla santa Comunione, ma avevo pensato di continuo al momento in cui avrei potuto finalmente dividere con Lui la mia gioia, Gesù mi ha detto: “La preparazione, con la quale Mi hai accolto oggi nel tuo cuore, è quella che gradisco di più. Oggi benedico questa tua gioia in modo particolare. Nulla in questo giorno turberà la tua gioia….”.


14)            + Oggi la mia anima si prepara alla venuta del Signore che può tutto. Egli può rendermi perfetta e santa. M’impegno molto per fargli una buona accoglienza, ma subentra subito una difficoltà. Come presentarGliela? L’ho risolta subito. Gliela presenterò così come me la detta il cuore. Quando ho ricevuto Gesù nella santa Comunione il mio cuore ha gridato con tutta la sua forza: “Gesù, trasformami in un’ostia. Voglio essere un’ostia viva per Te. Tu sei un gran Signore, sei l’Onnipotente, Tu mi puoi fare questa grazia. Ed il Signore mi ha risposto“Sei un’ostia viva, gradita al Padre Celeste, ma pensa: Che cosa è un’ostia? Una vittima, perciò….?!”.


O mio Gesù, comprendo il significato di ostia, comprendo il significato di vittima. Desidero essere un’ostia viva davanti alla Tua Maestà, cioè una vittima viva che arde ogni giorno in Tuo onore.


Quando le mie forze cominceranno a venir meno, sarà la santa Comunione a sostenermi e a darmi vigore. Per la verità ho paura di quel giorno in cui non riceva la santa Comunione. La mia anima attinge una forza straordinaria dalla santa Comunione.O Ostia viva, luce della mia anima!


15)            + Oggi la mia anima si prepara alla santa Comunione come ad un banchetto nuziale, nel quale tutti i commensali risplendono di una bellezza indicibile. Anch’io sono invitata a questo banchetto, ma non vedo in me quella bellezza, bensì un abisso di miseria. E siccome non mi sento degna di sedermi a quella tavola, m’infilerò sotto la tavola ai piedi di Gesù e mendicherò almeno le briciole che cadono sotto la tavola. Dato che conosco la Tua Misericordia, per questo mi accosto a Te, o Gesù, poiché verrà a mancare la mia miseria prima che si esaurisca la pietà del Tuo Cuore. Perciò in questo giorno fomenterò in me la fiducia nella Divina Misericordia.


16)            + Oggi la Maestà di Dio mi avvolge. Non riesco in alcun modo a reagire per prepararmi meglio. Sono presa e circondata totalmente da Dio. La mia anima s’infiamma del Suo amore. So soltanto che amo e sono amata. Questo mi basta. Procurerò durante la giornata di essere fedele allo Spirito Santo e di corrispondere alle Sue richieste. Cercherò di avere in me il silenzio interiore, per poter udire la Sua voce….


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Capitolo terzo

Necessità dell’Apostolato

LA DIVINA MISERICORDIA

E L’ADORAZIONE EUCARISTICA

 

Dal Diario di Santa Faustina Kowalska

9.VIII.1934. Adorazione notturna del giovedì. (Nella CSBVMM per consuetudine tutte le suore sane ogni giovedì sera, dalle 21 alle 22, facevano l’adorazione riparatrice, la così detta “ora santa”. Nel giovedì che precedeva il primo venerdì del mese, l’adorazione veniva protratta per tutta la notte, ma le suore facevano turni di un’ora). Ho fatto l’adorazione dalle undici alle dodici. Questa adorazione l’ho fatta per la conversione dei peccatori induriti, ma specialmente per quelli che hanno perduto la speranza nella Misericordia di Dio. Ho considerato quanto ha sofferto Dio e quanto è grande l’amore che ci ha dimostrato e noi non crediamo che Dio ci ama così.

O Gesù, chi comprende questo? Che dolore per il nostro Salvatore e con che cosa può convincerci del suo amore, se la Sua stessa morte non riesce a convincerci?

Ho pregato tutto il cielo ad unirsi a me per compensare il Signore dell’ingratitudine di certe anime. Gesù mi ha fatto conoscere quanto Gli è gradita la preghiera riparatrice. Mi ha detto: “La preghiera di un’anima umile ed amante placa l’ira del Padre Mio ed attira un mare di benedizioni”.

Finita l’adorazione, a metà strada verso la cella, fui circondata da un gran branco di cani neri, alti, che saltavano ed ululavano, mostrando chiaramente l’intenzione di sbranarmi. M’accorsi però che non erano cani ma demoni. Uno di loro disse con rabbiosa malvagità: “Dato che questa notte ci hai portato via tante anime, ora noi ti facciamo a pezzi”.

Risposi: “Se questa è la volontà di Dio Misericordiosissimo, fatemi pure a pezzi, poiché l’ho giustamente meritato, essendo la più misera delle peccatrici, ma Dio è sempre santo, giusto ed infinitamente misericordioso”.

A queste parole risposero tutti insieme i demoni: “fuggiamo, perché non è sola, ma c’è con lei l’Onnipotente”. E scomparvero come la polvere, come un rumore che giunge dalla strada, mentre io tranquillamente, continuando il Te Deum, andai in cella riflettendo sull’infinita ed insondabile Misericordia divina.

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LA PAROLA DI DIO

Dal Vangelo secondo San Luca (2,35-48)

La vigilanza.- Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!

Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenevi pronti, perché il Figlio dell’uomo verrà nell’ora che non pensate”.

Allora Pietro disse: “Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?”. Il Signore rispose: “Qual è dunque l’amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro. In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l’aspetta e in un’ora che non sa, e lo punirà con rigore, assegnandogli il posto fra gli infedeli.

Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

Dal Vangelo secondo San Giovanni (4,1-26)

La Samaritana.- Quando il Signore venne a sapere che i farisei avevan sentito dire: Gesù fa più discepoli e battezza più di Giovanni – sebbene non fosse Gesù in persona che battezzava, ma i suoi discepoli -, lasciò la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea. Doveva perciò attraversare la Samaria. Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe, suo figlio; qui c’era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: “Dammi da bere”. I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: “Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?”. I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. Gesù le rispose: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: (Dammi da bere!), tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva”. Gli disse la donna: “Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?”. Rispose Gesù: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”.

“Signore, gli disse la donna, dammi di quest’acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire ad attingere acqua”. Le disse: “Va a chiamare tuo marito e poi ritorna qui”. Rispose la donna: “Non ho marito”. Le disse Gesù: “Hai detto bene non hai marito; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero”. Gli replicò la donna: “Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”. Gesù le dice: “Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità”. Gli rispose la donna: “So che deve venire il Messia (Cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa”. Le disse Gesù: “Sono io, che ti parlo”.

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MEDITAZIONE

“Questo è il mio Corpo” e “Questo calice è la nuova alleanza nel mio Sangue” (Luca 22.19-20) sono la spiegazione sufficiente della Transustanziazione, la Trasformazione del pane e del vino

nel Corpo e nel Sangue di Cristo.

Perciò Gesù Cristo è presente nella Santissima Eucaristia.

Il suo Sacrificio sull’Altare lo fa Agnello offerto al Padre per togliere i nostri peccati, e lo fa diventare il nostro nutrimento sacramentale nella Santa Comunione per renderci forti nella fede, nella speranza e nella carità, e diventa Dio con noi nel Santissimo Sacramento conservato per l’adorazione dei fedeli.

L’Adorazione è il tributo che equivale al sentimento di amore sviscerato, coraggioso, sicuro, risoluto, deciso, forte, carico, intenso, appassionato, impetuoso, riservato soltanto a Dio.

LaVenerazione è il sentimento di grande riverenza, rispetto e stima con il quale si invoca Dio e si prega per accedere a Lui ed alla sua Misericordia,

Gesù dice alla Samaritana che “È giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità”.

Nel Santissimo Sacramento noi non vediamo Gesù, non vediamo Dio nelle specie consacrate, ma Egli è presente lo adoriamo in spirito e in verità: perché la fede ci fa certi della sua presenza, e così ci apriamo ad accogliere la sua Misericordia, Egli dirà a noi, come alla Samaritana: “Sono io, che ti parlo”.  Coscienti di questo, consapevoli del dono della fede, che Dio stesso ci fa, dobbiamo diventare amministratori fedeli e saggi, il Signore ci metterà nelle condizioni di distribuire il cibo, cioè testimoniare la fede, la conoscenza di Dio, la sua grande Misericordia, e quindi diffusori della sua misericordia ad altri servi, perché anch’essi possano lodare Dio attraverso la sua Misericordia, per essere tutti di Dio, in attesa della sua venuta, pronti con la cintura ai fianchi, le lucerne accese ed essere chiamati beati.

Questo è ciò che ogni cristiano deve fare, adorare, adorare, adorare Dio, adorare la sua presenza nel Santissimo Sacramento, come santa Faustina per la conversione dei peccatori induriti, ma specialmente per quelli che hanno perduto la speranza nella Misericordia di Dio. Considerando quanto ha sofferto Dio e quanto è grande l’amore che ci ha dimostrato.

Se faremo così faremo la volontà di Dio, perché con la fede Dio ci ha dato moltissimo e ci ha fatto diventare suoi collaboratori e perciò  amministratori che devono essere fedeli e saggi.

Se invece agiamo solo per i nostri interessi e non secondo la sua volontà, riceveremo molte percosse.

A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

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Dall’Insegnamento della Chiesa

Mediator Dei Lettera enciclica sulla Liturgia di Pio XII

4Adorazione dell’Eucaristia

107. Il nutrimento eucaristico contiene, come tutti sanno, “veramente, realmente e sostanzialmente il corpo e il sangue insieme con l’anima e la divinità di nostro Signore Gesù Cristo” (Conc. Trid., Sess.13, can.1); non fa quindi meraviglia se la Chiesa fin dalle origini ha adorato il Corpo di Cristo sotto le specie eucaristiche, come appare dai riti stessi dell’augusto Sacrificio, con i quali si prescrive ai sacri ministri di adorare il Santissimo Sacramento con genuflessioni e con inclinazioni profonde.

108. I sacri Concili insegnano che fin dall’inizio della sua vita, è stato trasmesso alla Chiesa che si deve onorare “con una unica adorazione il Verbo di Dio incarnato e la sua propria carne” (Conc.Constan.II, Anath. de Trib. Capit.;can9, collat. Conc.Ephes:, Anath. Cyrill.,can8; cfr. Conc.Trid., Sess. 13, can.6; Pius Vi, Const. Auctorem fidei, n.61) e sant’Agostino afferma: “Nessuno mangia quella carne, senza averla prima adorata”, aggiungendo che non solo non pecchiamo adorando, ma pecchiamo non adorando (cfr.Enarr.in Ps.98,9).

109. Da questi principi dottrinali è nato e si è venuto a poco a poco sviluppando il culto eucaristico della adorazione distinto dal santo Sacrificio. La conservazione delle sacre Specie per gli infermi, e per tutti quelli che venivano a trovarsi in pericolo di morte, introdusse il lodevole uso di adorare questo cibo celeste conservato nelle chiese. Questo culto di adorazione ha un valido e solido motivo. L’Eucaristia, difatti, è un sacrificio ed è anche un Sacramento; e differisce dagli altri Sacramenti in quanto non solo produce la grazia, ma contiene in modo permanente l’autore stesso della grazia. Quando, perciò, la Chiesa ci comanda di adorare Cristo nascosto sotto i veli eucaristici, e di chiedere a Lui i doni soprannaturali e terreni di cui abbiamo sempre bisogno, manifesta la fede viva, con la quale crede presente sotto quei veli il suo Sposo divino, gli manifesta la sua riconoscenza e gode della sua intima familiarità.

110. Di questo culto la Chiesa, nel decorso dei tempi, ha introdotto varie forme, ogni giorno certamente più belle e salutari, come, per esempio, devote ed anche quotidiane visite ai divini tabernacoli; benedizioni col Santissimo Sacramento; solenni processioni per paesi e città, specialmente in occasione dei Congressi eucaristici, e adorazione dell’augusto Sacramento pubblicamente esposto. Le quali pubbliche adorazioni talvolta durano per un tempo limitato, talvolta invece, sono prolungate per intere ore e anche per quaranta ore; in qualche luogo sono protratte per la durata di tutto l’anno, a turno, nelle singole chiese; altrove, poi si continuano anche di giorno e di notte, a cura di Comunità religiose, e ad esse spesso prendono parte anche i fedeli.

111. Questi esercizi di devozione contribuirono in modo mirabile alla fede e alla vita soprannaturale della Chiesa militante in terra, la quale, così facendo, fa eco, in certo modo, alla Chiesa trionfante che innalza in eterno l’inno di lode a Dio e all’Agnello “Che è stato ucciso” (Ap5,12; cfr.7,10). Perciò la Chiesa non solo ha approvato, ma ha fatto suoi e ha confermato con la sua autorità questi devoti esercizi, propagati dovunque nel corso dei secoli (cfr.Conc.Trid.,Sess.13.c.5etcan.6). Essi sgorgano dallo spirito della Liturgia; e perciò, qualora siano compiuti col decoro, la fede e la devozione richiesti dai sacri riti e dalle prescrizioni della Chiesa, certamente aiutano moltissimo a vivere la vita liturgica.

112. Né si deve dire che questo culto eucaristico provoca una erronea confusione tra il Cristo storico come dicono, che è vissuto in terra, e il Cristo presente nell’augusto Sacramento dell’altare, e il Cristo trionfante in cielo e dispensatore di grazie; si deve, anzi affermare  che, in tal modo, i fedeli testimoniano e manifestano solennemente la fede della Chiesa, con la quale si crede che uno identico è il Verbo di Dio e il Figlio di Maria Vergine, che soffri in croce, che è presente nascosto nella Eucaristia, che regna nel cielo. Così san Giovanni Crisostomo: “Quando te lo vedi presentare (il Corpo di Cristo), dì a te stesso: Per questo Corpo non sono più terra e cenere, non più schiavo, ma libero: perciò spero di avere il cielo e i beni che vi si trovano, la vita immortale, l’eredità degli Angeli, la compagnia di Cristo; questo Corpo, trafitto dai chiodi, dilaniato dai flagelli, non fu preda della morte… Questo è quel Corpo che fu insanguinato, trapassato dalla lancia, dal quale scaturirono due fonti salutari: l’una di sangue, l’altra di acqua… Questo Corpo ci diede e da tenere e da mangiare, il che fu conseguenza di intenso amore” (In1adCor24,4).

113. In modo particolare, poi, è molto da lodarsi la consuetudine secondo la quale molti esercizi di pietà entrati nell’uso del popolo cristiano si concludono col rito della benedizione eucaristica. Nulla di meglio e di più vantaggioso del gesto col quale il Sacerdote, levando il Pane degli Angeli, al cospetto della folla cristiana prostrata, e volgendolo intorno in forma di croce, invoca il Padre celeste perché voglia volgere benignamente gli occhi a suo Figlio crocifisso per amor nostro, e a causa di Lui che volle essere nostro Redentore e fratello, e per suo mezzo, effonda i suoi doni celesti sui redenti dal sangue immacolato dell’Agnello (cfr.1Pt1,19).

114. Procurate, dunque, venerabili Fratelli, con la vostra abituale, somma diligenza, che i templi edificati dalla fede e dalla pietà delle generazioni cristiane nel decorso dei secoli, come un perenne inno di gloria a Dio Onnipotente e come degna dimora del nostro Redentore nascosto sotto le specie eucaristiche, siano il più possibile aperti ai sempre più numerosi fedeli, perché essi, raccolti ai piedi del nostro Salvatore, ascoltino il suo dolcissimo invito: “Venite a me, voi tutti che siete tribolati ed oppressi, ed io vi ristorerò” (Mt11,28). Siano davvero i templi la casa di Dio, nella quale chi entra per domandare favori, si allieti di tutto conseguire (cfr.MissaleRom.,Coll.in Missa Ded.Eccl.) e ottenga la celeste consolazione.

115. Soltanto così potrà avvenire che tutta l’umana famiglia si pacificherà nell’ordine, e con mente e cuore concordi canterà l’inno della speranza, e dell’amore: “Buon Pastore, pane verace,- o Gesù, di noi pietà: - tu ci pasci, tu difendici; - facci tu vedere la felicità – nella terra dei viventi” (Missale Rom., Seq. Lauda Sion in festo SS:mi Corporis Christi).

 

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DALL’IMITAZIONE DI CRISTO

(L’imitazione di Cristo, è libro di teologia ascetica e mistica del tardo Medio Evo, maturato in ambiente monastico, tratta della perfezione della vita cristiana,  ed è il libro di Gesù più letto dopo la Bibbia).

La Grazia della devozione si acquista con l’umiltà

e con la rinuncia a se stesso

Parole dell’Amato

Tu devi cercare la grazia della devozione con insistenza, chiederla con vivo desiderio, aspettarla con pazienza e con fiducia, riceverla con gratitudine, conservarla con umiltà, cooperare con essa con zelo, e rimetterti a Dio per il tempo e per il modo della celeste visita, fino a che essa venga.

Tu devi, soprattutto, umiliarti, quando dentro di te senti poca o nessuna devozione, senza però abbatterti troppo e rattristarti eccessivamente.

Spesso Dio dà in un istante ciò che, per lungo tempo, ha negato; talvolta, dà alla fine ciò che al principio della preghiera ha differito.

Se questa grazia fosse accordata sempre subito e fosse lì pronta, conformemente al nostro desiderio, l’uomo, che è fragile, non saprebbe sostenerla.

Perciò, la grazia della devozione bisogna attenderla con salda speranza e con umile pazienza. Tuttavia, devi dare la colpa a te e ai tuoi peccati, quando non ti è data o ti viene tolta senza che tu comprenda il motivo.

Qualche volta, è una piccola cosa quella che impedisce o nasconde la grazia, seppur piccolo, e non piuttosto grande, si possa chiamare ciò che ostacola un bene così eccelso.

E se, piccolo o grande che sia, questo inciampo sarai riuscito ad allontanarlo e a superarlo del tutto, tu otterrai ciò che hai chiesto.

Infatti, appena ti sarai dato a Dio con tutto il cuore, senza cercare questo o quello secondo il tuo capriccio o il tuo volere, ma ti sarai rimesso interamente a Lui, ti troverai unito a Lui e tranquillo, perché nulla avrà per te gusto e piacere tanto, quanto ciò che piace al volere divino.

Chiunque, pertanto, con cuore semplice avrà innalzato la sua intenzione a Dio e si sarà spogliato d’ogni affetto disordinato o dell’avversione per qualsiasi creatura, sarà nelle migliori condizioni di ricevere la grazia e sarà degno del dono della devozione.

Infatti, il Signore versa la sua benedizione là, dove avrà trovato vasi vuoti.

E quanto più perfettamente uno rinuncia alle cose di quaggiù e più muore a se stesso con il disprezzo di sé, tanto più presto viene in lui la grazia, tanto più abbondantemente affluisce in lui e tanto più in alto ne solleva il cuore liberato da ogni cosa.

Allora, egli vedrà e sarà nell’abbondanza “e sarà raggiante ed il suo cuore s’allargherà in Dio” (Is60,5), perché la mano di Dio è con lui, che si è rimesso totalmente e per sempre alla sua Volontà.

“Ecco, così sarà benedetto l’uomo” (Sal127,4) che cerca Dio con tutto il suo cuore e non invano ha ricevuto la sua vita.

Ricevendo la Santa Eucaristia, egli merita la grande grazia d’essere unito a Dio, perché non mira alla propria devozione ed alla propria consolazione, ed invece, di là d’ogni devozione e consolazione, mira alla gloria e all’onore di Dio.

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MARIOCAPALBO
00martedì 7 aprile 2015 13:16

Codice di Diritto Canonico


Conservazione e Venerazione della Santissima Eucaristia


Can. 934-§ 1. La Santissima Eucaristia:


1.      Deve essere conservata nella chiesa cattedrale o a questa equiparata, in ogni chiesa parrocchiale e nella chiesa o oratorio annesso alla casa di un istituto religioso o di una società di vita apostolica;


2.      Può essere conservata nella cappella privata del Vescovo e, su licenza dell’Ordinario del luogo, nelle altre chiese, oratori o cappelle private.


§ 2. Nei luoghi sacri dove viene conservata la Santissima Eucaristia, vi deve essere sempre chi ne abbia cura e, per quanto possibile, il sacerdote vi celebri la messa almeno due volte al mese.


Can. 935- Non è lecito ad alcuno conservare presso di sé la Santissima Eucaristia o portarsela in viaggio, a meno che non vi sia una necessità pastorale urgente e osservate le disposizioni del Vescovo diocesano.


Can. 936- Nella casa di un istituto religioso o di un'altra pia casa, la Santissima Eucaristia venga conservata soltanto nella chiesa o nell’oratorio principale annesso alla casa: l’Oratorio può tuttavia permettere per una giusta causa che venga conservata anche in un altro oratorio della medesima casa.


Can. 937- Se non vi si oppone una grave ragione, la chiesa nella quale viene conservata la Santissima Eucaristia, resti aperta ai fedeli almeno qualche ora al giorno, affinché possano trattenersi in preghiera dinanzi al Santissimo Sacramento.


Can. 938- § 1. La Santissima Eucaristia venga custodita abitualmente in un solo tabernacolo della chiesa o dell’oratorio.


§ 2. Il tabernacolo nel quale si custodisce la Santissima Eucaristia sia collocato in una parte della chiesa o dell’oratorio che sia distinta, visibile, ornata decorosamente, adatta alla preghiera.


§ 3. Il tabernacolo nel quale si custodisce abitualmente la Santissima Eucaristia sia inamovibile, costruito con materiale solido non trasparente e chiuso in modo tale che sia evitato il più possibile ogni pericolo di profanazione.


§ 4. Per causa grave è consentito conservare la Santissima Eucaristia, soprattutto durante la notte, in altro luogo più sicuro e decoroso.


§ 5. Chi ha la cura della chiesa o dell’oratorio, provveda che la chiave del tabernacolo, nel quale è conservata la Santissima Eucaristia, sia custodita con la massima diligenza.


Can. 939- Le ostie consacrate vengano conservate nella pisside o in un piccolo vaso in quantità sufficiente alle necessità dei fedeli e, consumate nel debito modo le precedenti, siano rinnovate con frequenza.


Can. 940- Davanti al tabernacolo nel quale si custodisce la Santissima Eucaristia, brilli perennemente una speciale lampada, mediante la quale venga indicata e sia onorata la presenza di Cristo.


Can. 941-§1. Nelle chiese e negli oratori a cui è concesso conservare la Santissima Eucaristia, si possono compiere esposizioni sia con la pisside, sia con l’ostensorio, osservando le norme stabilite nei libri liturgici.


§2. Durante la celebrazione della Messa non vi sia nella stessa navata della chiesa o dell’oratorio l’esposizione del Santissimo Sacramento.


Can. 942- Si raccomanda che nelle stesse chiese e oratori ogni anno si compia l’esposizione solenne del Santissimo Sacramento prolungata per un tempo conveniente, anche se non continuo, affinché la comunità locale mediti e adori con intensa devozione il Mistero Eucaristico; però tale esposizione si faccia soltanto se si prevede una adeguata affluenza di fedeli e osservando le norme stabilite.


Can. 943- Ministro dell’esposizione del Santissimo Sacramento e della Benedizione Eucaristica è il sacerdote o il diacono; in speciali circostanze sono ministri della sola esposizione e riposizione, ma non della benedizione, l’accolito, il ministro straordinario della sacra comunione o altra persona designata dall’Ordinario del luogo, osservando le disposizioni del Vescovo diocesano.


Can. 944- §1. Ove, a giudizio del Vescovo diocesano, è possibile, si svolga, quale pubblica testimonianza di venerazione verso la Santissima Eucaristia e specialmente nella solennità del Corpo e Sangue di Cristo, la processione condotta attraverso le pubbliche vie.


§2. Spetta al Vescovo diocesano stabilire delle direttive circa le processioni, con cui provvedere alla loro partecipazione e dignità.


 


 


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Dal Diario di Santa Faustina Kowalska


Giovedì. Adorazione notturnaQuando andai all’adorazione, fui subito investita dal bisogno di raccoglimento interiore e vidi Gesù legato alla colonna, spogliato delle Sue vesti e sottoposto subito alla flagellazione. Vidi quattro uomini che a turno sferzavano coi flagelli il Signore. Il cuore mi si fermava alla vista di quello strazio. Ad un tratto il Signore mi disse queste parole: “Ho una sofferenza ancora maggiore di quella che vedi”.E Gesù mi fece conoscere per quali peccati si sottopose alla flagellazione: sono i peccati impuri. Oh, che tremende sofferenze morali patì Gesù, quando si sottomise alla flagellazione! Improvvisamente Gesù mi disse: “Guarda e osserva il genere umano nella situazione attuale”. E in un attimo vidi cose tremende: i carnefici si allontanarono da Gesù, e si avvicinarono per flagellarLo altri uomini, che presero la sferza sferzarono il Signore senza misericordia.


Erano sacerdoti, religiosi e religiose ed i massimi dignitari della Chiesa, cosa che mi stupì molto, laici di diversa età e condizione; tutti scaricarono il loro veleno sull’innocente Gesù. Vedendo ciò il mio cuore precipitò in una specie di agonia. Quando lo flagellarono i carnefici, Gesù taceva e guardava lontano; ma quando lo flagellarono le anime che ho menzionato sopra, Gesù chiuse gli occhi e dal Suo Cuore uscì un gemito represso, ma tremendamente doloroso. Ed il Signore mi fece conoscere nei particolari l’enorme malvagità di quelle anime ingrate:“Vedi, questo è un supplizio peggiore della Mia morte”. Tacquero allora le mie labbra e cominciai a provare su di me l’agonia e capivo che nessuno poteva consolarmi, né togliermi da quello stato, se non Colui che ad esso m’aveva condotto. Ed allora il Signore mi disse: “Vedo il dolore sincero del tuo cuore che ha procurato un immenso sollievo al Mio Cuore. Guarda ora e consolati”. E vidi Gesù inchiodato sulla croce. Dopo che Gesù era rimasto appeso per un momento, vidi tutta una schiera di anime crocifisse come Gesù. E vidi una terza schiera di anime ed una seconda schiera di anime. La seconda schiera non era inchiodata sulla croce, ma quelle anime tenevano saldamente la croce in mano. La terza schiera di anime invece non era né crocifissa né teneva la croce in mano, ma quelle anime trascinavano la croce dietro di sé ed erano insoddisfatte.


Allora Gesù mi disse: “Vedi quelle anime, che sono simili a Me nella sofferenza e nel disprezzo: le stesse saranno simili a Me anche nella gloria. E quelle che assomigliano meno a Me nella sofferenza e nel disprezzo: le stesse assomiglieranno meno a Me anche nella gloria”.


La maggior parte delle anime crocifisse appartenevano allo stato religioso; fra le anime crocifisse ho visto anche delle anime che conosco, la qual cosa mi ha fatto molto piacere. Ad un tratto Gesù mi disse: “Nella meditazione di domani rifletterai su quello che hai visto oggi”. E Gesù scomparve immediatamente.


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Testimonianza


Nella mia chiesa da qualche tempo la Santissima Eucaristia veniva custodita in un altare laterale, sentii che questo atto, di spostare il Santissimo Sacramento dall’Altare maggiore, era come una mancanza di riguardo nei confronti del Signore, e ciò mi dispiaceva moltissimo giacché sono nella convinzione che il Re dei re debba stare sul trono più importante ed al centro della reggia.


Un caro sacerdote che curava la mia spiritualità mi indicò la via dell’adorazione della Santissima Eucaristia anche nei momenti in cui non era esposta. Cominciai così a prostrarmi nei pressi del tabernacolo per pregare ed adorare Gesù lì custodito. Mi resi conto di quanto fosse insolito questo atteggiamento, non essendo mai stato praticato nella mia chiesa, mi resi conto di quanta ilarità e critica suscitai nei fratelli di fede.


Davvero pregare e adorare Gesù  presente nel Santissimo Sacramento e custodito nel tabernacolo era un atto così sconveniente?


Mi resi conto che tante persone non sanno che Gesù è presente oltre quella piccola porticina, e nessuno si cura di informarle di spiegare che il Signore rimane con noi anche dopo la S. Messa, anche dopo la Santa Comunione e che tutti possono fermarsi ad adorarlo a ringraziarlo e supplicarlo a lodarlo, oppure a parlargli semplicemente, aspettando che ci dia quell’impulso interiore che Egli non manca di donarci in quei momenti di intimità.


Cominciai a sentire, con la pratica dell’adorazione a Gesù Eucaristia un particolare amore di Dio nei miei confronti, Egli anche mi compensava dal distacco che subivo dalle persone.


Certamente non sempre sono nella condizione spirituale di abbandono e consolazione, capita anche l’aridità, però quando questo succede mi impongo la preghiera, perché prima di tutte le consolazioni ci vuole la propria volontà e disponibilità. Quando parliamo con Gesù, lo preghiamo, lo lodiamo, lo adoriamo  nella sua solitaria presenza nel Tabernacolo, Gesù è contento della nostra attenzione, della nostra compagnia, del nostro amore nei suoi confronti e sempre ci compensa anche se non ce ne rendiamo conto: se non sono consolazioni spirituali immediate lo saranno nel futuro per noi e per quelli per i quali preghiamo.


 


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PREGHIERE


(Preghiera insegnata dall’Angelo ai tre pastorelli di Fatima)


Mio Dio, io credo, adoro, spero e Ti amo. Ti chiedo perdono per


quelli che non credono, non adorano, non sperano e non ti amano.


Mio Dio, io credo, adoro, spero e Ti amo. Ti chiedo perdono per


quelli che non credono, non adorano, non sperano e non ti amano.


Mio Dio, io credo, adoro, spero e Ti amo. Ti chiedo perdono per


quelli che non credono, non adorano, non sperano e non ti amano.


Santissima Trinità, Padre, Figlio, e Spirito Santo: Ti adoro profondamente e Ti offro il preziosissimo corpo, sangue, anima e divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra in riparazione degli oltraggi, sacrilegi ed indifferenze con cui Egli stesso viene offeso. E per i meriti infiniti del suo sacratissimo cuore e per intercessione del cuore immacolato di Maria, ti chiedo la conversione dei poveri peccatori.


Santissima Trinità, Padre, Figlio, e Spirito Santo: Ti adoro profondamente e Ti offro il preziosissimo corpo, sangue, anima e divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra in riparazione degli oltraggi, sacrilegi ed indifferenze con cui Egli stesso viene offeso. E per i meriti infiniti del suo sacratissimo cuore e per intercessione del cuore immacolato di Maria, ti chiedo la conversione dei poveri peccatori.


Santissima Trinità, Padre, Figlio, e Spirito Santo: Ti adoro profondamente e Ti offro il preziosissimo corpo, sangue, anima e divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra in riparazione degli oltraggi, sacrilegi ed indifferenze con cui Egli stesso viene offeso. E per i meriti infiniti del suo sacratissimo cuore e per intercessione del cuore immacolato di Maria, ti chiedo la conversione dei poveri peccatori.


Per tre volte in onore alla Santissima Trinità


Gloria al Padre ed al Figlio ed allo Spirito Santo.


Come era nel principio, ed ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.


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Sant’Alfonso Maria De Liquori 


VISITA AL SS. SACRAMENTO


Signor mio Gesù Cristo, che per l’amore che porti agli uomini, te ne stai notte e giorno in questo Sacramento tutto pieno di pietà e di amore, aspettando, chiamando ed accogliendo tutti coloro che vengono a visitarti; io ti credo presente nel Sacramento dell’Altare; ti adoro dall’abisso del mio niente e ti ringrazio di quante grazie mi hai fatto: specialmente di avermi donato te stesso in questo Sacramento, di avermi dato per avvocata la tua Santissima Madre Maria, e d’avermi chiamato a visitarti in questa Chiesa. Io saluto oggi il tuo amatissimo Cuore, ed intendo salutarlo per tre fini: primo, in ringraziamento di questo grande dono; secondo, per compensarti di tutte le ingiurie che hai ricevuto da tutti i tuoi nemici in questo Sacramento; terzo, intendo con questa visita adorarti in tutti i luoghi della terra, dove Sacramentato te ne stai meno riverito e più abbandonato. Gesù mio, io ti amo con tutto il cuore. Mi pento di avere in passato tante volte disgustato la tua bontà infinita. Propongo con la tua grazia di non più offenderti e al presente, miserabile come sono, mi consacro tutto a te. Rinuncio e ti dono la mia volontà, gli affetti i desideri e tutto ciò che possiedo lo dono a te. Da oggi in poi fa di me e di ciò che mi appartiene ciò che ti piace; solo ti chiedo e voglio il tuo santo amore, la perseveranza finale e l’adempimento perfetto alla tua santa volontà. Ti raccomando le anime del Purgatorio, specialmente le più devote del SS.Sacramento e di Maria Santissima. Ti raccomando ancora tutti i poveri peccatori. Unisco infine, Salvatore mio caro, tutti gli affetti miei con gli affetti del tuo amorosissimo Cuore, e così uniti li offro al Eterno Padre e lo prego, in tuo nome, che per il tuo amore li accetti e li esaudisca. Amen.


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Dalla LETTERA IV del Beato Michele Sopocko


apostolo della Divina Misericordia
IL SANTISSIMO SACRAMENTO DELL’ALTARE

Gesù, confido in Te!

·                     Il Santissimo Sacramento è la manifestazione dell’illimitata misericordia di Dio. La misericordia di Dio consiste nel rivolgersi del creatore alle creature, allo scopo di farle uscire dalle miserie e cancellare le mancanze. Ebbene, nel santissimo sacramento dell’altare, la parola eterna, “per la quale tutto si è fatto”, non solo si rivolge, ma si offre come dono perfetto alla gente, donandosi continuamente con la Sua somma saggezza, potenza e generosità. “Prendete e mangiatene, questo è la mia carne” – dice il Salvatore.

Com’è straordinaria questa espressione! Nutrirsi di Dio, incarnare in sé Dio, diventare il tabernacolo vivente di Dio, ricevere il corpo di Gesù, il quale morì sulla croce, giacque nella tomba, salì al cielo, siede alla destra del Padre, ove è la gioia degli angeli, la gloria del cielo, lo stupore degli spiriti benedetti. Assieme al corpo c’è il sangue, l’anima e la divinità, che ne sono inseparabili. “Fate questo in memoria di me” – cioè prendete il pane, dite come dico io: “Questo è il mio corpo” e, in quel momento, il pane diventerà il Mio corpo sulle mani di tutti i sacerdoti senza eccezione, perché la potenza delle Mie parole non dipende dai meriti di colui che le pronuncia.

Questo sarà il Mio corpo per tutti i secoli, in tutti i luoghi, Mi moltiplicherò su milioni di altari, in miliardi di ostie e particelle, però in ognuna rimarrò intero, vivo, presente con umanità e divinità. Come si può estrinsecare la perfezione di quel dono misericordioso, come paragonarlo con qualunque altro? Gli altri doni di Dio, anche tutti i sacramenti trapassano, ma il santissimo sacramento è un dono continuo che dura in ogni momento, sia di notte sia di giorno, fino alla fine dei tempi. Egli rimane con noi pronto ad ascoltarci, continua ad intercedere per noi presso al Padre celeste, a contemplare le Sue perfezioni, a lodarle, si umilia nel nostro nome per dare gloria a Dio, continua a ringraziare nel nostro nome, implora il perdono dei nostri peccati, ricompensa e rende soddisfazione, incessantemente si offre come il nostro mediatore davanti al Padre celeste, per allontanare il colpo della giustizia ed ottenere la misericordia. Quando il nostro emisfero è sommerso nel sonno, nell’altro emisfero i sacerdoti tengono in mano l’olocausto per i peccati del mondo. In tal modo il nostro mediatore è continuamente sospeso tra il cielo e la terra dinanzi al Padre celeste, coprendo il mondo peccaminoso con le sue piaghe come lo vide suor Faustina in un’estasi. Noi lo dimentichiamo, Egli non cessa di ricordarsi di noi; noi lo offendiamo, Egli persiste ad offrirsi per noi; noi lo attristiamo, Egli ci consola; noi cadiamo sotto i colpi delle tentazioni, Egli continua ad alzarci, ci fortifica e ci chiama: “Venite da me che siete affaticati ed oppressi ed io vi darò sollievo”.  Possiamo, perciò, arguire che il Santissimo Sacramento è un dono continuo della misericordia; che il nostro cuore sarebbe duro, se non si spronasse all’amore ed alla gratitudine sempre più grande verso Gesù, nostro Signore e la santa comunione, ricevuta in maniera sempre più dignitosa. Ella è un tesoro infinito di grazie che possiamo ricavare ininterrottamente senza mai diminuire, con cui possiamo ripagare i nostri debiti e soddisfare le nostre necessità e quelle del mondo intero. La misericordiosa offerta da Cristo, nostro Signore alla gente, nel santissimo sacramento, è la manifestazione della saggezza, della potenza e della generosità divina. La saggezza sta nel trovare il fine adeguato ed i mezzi che consistono in tutto ciò che troviamo nel sacramento dell’Altare. Il Signore Gesù è tornato al Padre, però non ci abbandona, ha nascosto il suo splendore sotto il velo eucaristico, donandoci la possibilità di esercitarci con fede in ciò che non vediamo, ci insegna, indossando su di Sè la semplice forma del pane, la semplicità e la modestia nel modo di vestirci, ci insegna l’umiltà, la vita nascosta, il distacco dal mondo, il sacrificio e il rinnegamento della propria volontà, nell’obbedienza, il rinnegamento dei beni materiali, nella povertà; ricevendoLo sotto la forma di nutrimento, c’incoraggia ed esercita non solo a rimanere strettamente uniti a Lui, ma a lasciarci costantemente trasformare e edificare. La saggezza eterna ci ha preparato una lezione esplicita sulla misericordia di Dio, che continua a persistere, a rialzare l’uomo volto a partecipare alla vita divina ed all’unione sempre più stretta col Redentore.   

La potenza divina si manifesta nei miracoli che si ripetono continuamente nel santissimo sacramento: il miracolo della trasfigurazione del pane nell’essenza del corpo di Cristo e del vino nell’essenza del Suo sangue, il miracolo della presenza Sua sugli altari, senza cessare di rimanere nel cielo, il miracolo della Sua presenza in ogni particola, anzi, in ogni particella, il miracolo della forma del pane e del vino che mantengono il proprio gusto e colore, il miracolo che tutto ciò succede dopo che il sacerdote ha pronunciato sull’altare le parole di consacrazione. Sant’Agostino, riflettendo sulla potenza divina che si manifesta nel sacramento dell’altare, escalmò: “Iddio, benché Tu fossi il più saggio, non potresti fare niente di migliore; sebbene Tu fossi onnipotente, non potresti fare niente di più perfetto; ancorché Tu fossi il più ricco, non avresti niente di più prezioso che il Santissimo Sacramento”San Giovanni apostolo, nel suo Vangelo, fin dall’inizio, parla della Parola Eterna, che si fece carne e venne ad abitare in mezzo noi e, cominciando il racconto dell’Ultima Cena, in cui fu instaurato il Santissimo Sacramento, innanzitutto ricorda che Dio  Padre aveva dato, nelle mani del Figlio, ogni potenza e forza.

Riconosciamo la generosità di uno che ci ama dal dono offertoci, particolarmente quando non c’è dovuto e quando non aspettiamo niente da costui. Da Gesù nostro Signore non c’è dovuto niente; nonostante ciò, Egli ci dona non solo le grazie, ma se stesso. Ci si dona in un modo che rovescia tutte le leggi della natura, tramite i miracoli più straordinari, umiliandosi per la sua misericordia, sopportando disonore, insulto, sacrilegio, come risulta dal giorno in cui ha stabilito il Santissimo Sacramento. Che cosa aspettava? Sapeva che dalla gran parte della gente avrebbe ottenuto indifferenza, tiepidezza, abbandono, talvolta le peggiori insolenze e bestemmie. Malgrado ciò lo accettò per la sua misericordia. Mediante il sacramento dell’altare, continua a mantenersi la relazione tra il cielo ed il purgatorio. Per un verso il Salvatore, nell’offerta della santa messa, si dona al Padre celeste per l’umanità, per alto verso il Padre celeste ci dona il Suo Figlio nella santa comunione, la cui efficacia si stende su vivi e morti. Ai vivi dà forza, consolazione e gioia, alle anime sofferenti nel purgatorio, tramite le nostre preghiere, dà sollievo, li addolcisce nelle sofferenza. L’esperienza ci convince di questa verità. L’anima che vede che Dio le si dona per prima, sente come la cosa giusta donarsi a Lui completamente. Non solo lo desidera, ma è piena di buona volontà e di santo zelo che la trasformano, che le fanno trovare la gioia, nei sacrifici, e la forza, per superare gli ostacoli. Il Sacramento dell’Altare non solo rialza l’anima, ma anche indebolisce il nemico, perché come dicono i Padri del Concilio di Trento, indebolisce il fuoco della passione e decresce l’impulso della carne. Oh, quale tristezza ci sarebbe stata senza il santissimo sacramento! Nelle Chiese niente  avrebbe parlato al nostro cuore (come si vede nelle chiese protestanti). Il mondo sarebbe stato un esilio senza la consolazione nelle sofferenze, senza la luce nelle tenebre e senza consiglio nei dubbi. Il santissimo sacramento, invece, cambia tutto in gioia: le chiese diventano il paradiso, ove si può pregustare la patria ed ove si può inneggiare con il salmista: “Quanto sono amabili le tue dimore, \ Signore degli eserciti! \ Il mio cuore e la mia carne \ esultano nel Dio vivente.”(Sal84,2.3b)

Come siamo felici malgrado le calamità dell’ambiente. Come siamo sicuri, nonostante i pericoli. Come siamo ricchi, anche se la miseria ci circonda! Come siamo forti, malgrado l’enormità dei nemici! Come siamo gioiosi, a dispetto del fiume di lacrime! Come sono straordinarie la gloria e grandezza in noi, nonostante l’umiliazione e il disprezzo. Dio ci rende onore, scendendo dalla dimora della Sua gloria per poterci visitare ed esserci compagno nel nostro pellegrinaggio. Per Sua misericordia, ogni giorno si ripetono questa discesa e visita Sua in tutti i templi: anche adesso, in vari posti, Egli si fa  quasi prigioniero solitario perché possiamo avere facile acceso a Lui, perché Egli possa ascoltare le nostre richieste. Quale questa gloria è per noi!

Tramite il santissimo sacramento si realizza la comunione dei santi sulla terra, nel cielo e nel purgatorio. Come due misure equivalenti ad una terza sono uguali tra di loro, così tutte le anime che ricevono lo stesso corpo del Salvatore nell’unico amore di un solo sposo, si uniscono strettamente, nonostante lo spazio terreno ed il diverso stato di vita dopo la morte. In Lui ci uniamo con i santi nel cielo, da cui otteniamo aiuto. In Lui ci uniamo anche con le anime del purgatorio ed a loro assicuriamo consolazione e refrigerio. Per ipsum, cum ipso, et in ipso – per Cristo, con Cristo ed in Cristo si realizza la comunione dei santi come professiamo nel nostro Credo.

I santi nel cielo gioiscono soprattutto per l’umanità di Cristo, sempre presente anche nel santissimo sacramento, per il Suo dolcissimo volto, sorgente di ogni loro bellezza, bontà e felicità, per il Suo cuore, la cui la misericordia essi hanno sperimentato su di sé. Gioiscono delle Sue ferite, attraverso le quali leggono con quale prezzo sono stati ripagati i loro tradimenti. Come un naufrago sopravvissuto, quando già nel porto, con gioia e gratitudine, rinfrancato dal timore dei pericoli passati, si stringe ai piedi di colui che si è gettato nella corrente per salvarlo,  con lo stesso trasporto essi inneggiano quegli inni di ringraziamento che Giovanni sentì e scrisse nell’Apocalisse: A Colui che siede sul trono e all’Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli (Ap5,13) “(…) perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio con il tuo sangue uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione e li hai costituiti per il nostro Dio un regno di sacerdoti e regneranno sopra la terra. (Ap5,9). Anche noi sulla terra gioiamo della presenza del Cristo-Uomo sui nostri altari e, pur non vedendoLo direttamente, grazie alla fede, vi ritroviamo i Suoi tratti con le perfezioni divino-umane e, tramite Lui, ci uniamo ai santi nel cielo e alle anime che del purgatorio, sotto la sua giustizia, e intercediamo per loro alla Sua misericordia.

Nel santissimo sacramento veniamo continuamente innondati dalla misericordia di Dio. Ciò ci obbliga a rispettarLo e amarLo, a fare la santa comunione di frequente ed in modo degno, a visitarLo nella Chiesa. “Quanto è terribile questo luogo! (Gn28,17) disse Giaccone, dopo essersi svegliato dal sonno in cui aveva visto la scala che univa la terra al cielo. Tanto più può rispettare queste parole un cristiano credente di fronte al tabernacolo, in cui viene conservato il santissimo sacramento. Questa è proprio la casa di Dio (Gn28,17), cui si deve la somma gloria. Quanto più il Signor Gesù si umilia nel santissimo sacramento, tanto più dobbiamo renderGli onore.

Il Padre celeste ce ne diede esempio, quando fece scendere gli angeli verso la mangiatoia del figlio, perché onorassero il re dei re e perché annunziassero la Sua gloria a quanti abitavano nelle vicinanze. Sulle rive del Giordano aprì il cielo e rese testimonianza ai peccatori del Suo amatissimo figlio, di cui si era compiaciuto. Quando la malizia umana Lo inchiodò in croce e Lo coprì di sommo disprezzo, il Padre celeste fece oscurare tutta la terra, resuscitare i morti, mentre un terremoto  spezzava le rocce. Questo ci spiega quanto grande dovrebbe essere il nostro amore nei confronti del Signore Gesù, che si è umiliato nel santissimo sacramento, perché lì davvero si è voluto umiliare. Nella mangiatoia almeno aveva la forma di un neonato, sulla croce conservava la forma umana, invece qui non ha più niente di simile all’uomo e tanto meno a Dio. Agli occhi umani ha una forma poco pregevole, in cui, comunque, è nascosto un raggio della stessa grandezza che illuminò Mosè sul Monte Sinai ed i discepoli sul Monte Tabor. Questa particola sulla patena contiene Dio infinito, che i cieli non sono in grado di racchiudere in se stessi. Quanto grande è la Sua umiliazione, per cui tante anime pie, tra cui suor Faustina, videro gli eserciti degli angeli rendere onore senza sosta al re dei cieli, ivi nascosto, come san Giovanni Evangelista quando vide ventiquattro vegliardi con quattro esseri viventi di fronte al trono(Apocalisse 4 e 5.6)!

Tutto questo ci fa capire quale dovrebbe essere il nostro rispetto nei confronti del santissimo sacramento. Qui, davanti al quale tutto il cielo trema e Gli rende onore, possiamo noi stare con la mente dispersa ed il cuore indifferente, con un vestito inadeguato e futile?. Non siamo soltanto i servi del Signore, ma anche debitori di fronte al giudice, creature di fronte al creatore. Noi siamo polvere e cenere della terra. Perciò santa Teresa di frequente ripeteva in monastero: “Mie sorelle, dovreste essere di fronte al Santissimo Sacramento come le anime benedette nel cielo. Suor Faustina, invece, di fronte al santissimo sacramento sempre, quando nessuno la guardava, rimaneva in ginocchio con le mani incrociate. Da un tale rispetto esteriore sgorga l’effusione della pietà interiore, perché un atteggiamento esteriore influisce sul raccoglimento, e Dio lo ripaga subito e rende in sovrabbondanza all’anima la grazia della pietà e dello zelo. Da un tale rispetto deriva anche l’insegnamento necessario al prossimo, un certo tipo di apostolato verso coloro che ci osservano. All’opposto la mancanza di rispetto in chiesa o cappella, troppa libertà, sussurrio raffreddano ed inibiscono la pietà negli altri e, in certi casi, causano titubanza nella fede.

Il nostro secondo obbligo verso il santissimo sacramento è l’amore nei confronti di Gesù Cristo, ivi  presente. Molte le ragioni. Lì è presente il padre della misericordia, Dio, degno d’amore tanto sulla terra quanto in cielo, ove gli angeli ed i santi, proprio nell’amarLo, trovano la più grande felicità. Lì è presente Dio, per la Sua misericordia, quale gli angeli non hanno sperimentato su loro stessi, come noi, per Sua misericordia. La riflessione su questo è il mezzo migliore per risvegliare l’amore. Lì è presente Dio-Uomo, il più bello ed il più perfetto tra i figli dell’uomo. Questa presenza di Cristo tra gli uomini ha, per alcuni aspetti, di più ragione di essere che quella in cielo. Perché nel cielo non viene umiliato, si trova al Suo posto, all’apice della gloria, che riceve dagli angeli e dai santi per i quali, come ho già detto, la sua umanità è fonte di felicità perenne inesprimibile. Qui per sua misericordia discende dall’alto, si dona ai peccatori, che non lo amano, per far sì di parlare con Lui, di riceverLo, pur esposto a disprezzo, ingiuria e sacrilegio. Nel cielo è come il re sul suo trono, invece qui si fa vittima per i peccatori,  per i servi che si sono ribellati; si fa il mediatore che implora la misericordia e li protegge dalle pene divine. Oh, come siamo poco o niente riconoscenti, se non siamo pieni d’amore verso il nascosto prigioniero eucaristico, a cui ci abituiamo e che totalmente dimentichiamo! Per questo bisogna esaminare il proprio comportamento ed imitare Santa Maria Maddalena de Pazzi, Santa Caterina da Siena, Santa Teresa e gli altri cuori giusti che avevano un grande amore verso il santissimo sacramento.

L’amore dovrebbe dare un valore ad ogni momento che possiamo trascorrere in adorazione in chiesa oppure almeno col pensiero volto al santissimo sacramento, durante il lavoro. L’amore ci spinge a fare un’ora santa, durante la giornata o almeno per settimana, dove offrire tutte le nostre azioni (preghiere, impegni, passatempi) al prigioniero eucaristico, in espiazione dei peccati. L’amore fa sì che, nonostante i lavori più impegnativi, l’anima si unisca a Lui con le giaculatorie. Gli offre le sue sofferenze, umiliazioni, difficoltà e pesi. Prima di tutto l’amore ci prepara ad ascoltare degnamente la santa messa, durante la quale viene celebrata l’eucaristia e si compie quella meravigliosa trasfigurazione che ci spinge alla nostra trasfigurazione interiore, ad estirpare i vizi, le imperfezioni e tanto di più i peccati e ad innestare e praticare le virtù che sono necessarie, anzi indispensabili a rinnovare l’immagine e la somiglianza divina. Lo potremo fare esclusivamente in unione con Cristo Signore, se Lo riceviamo spesso e devotamente nella santa comunione.

Il terzo obbligo nostro verso il santissimo sacramento comporta l’impegno a una frequente e degna comunione, che è un mezzo salvifico sia per l’ anima sia per il corpo. Anche se il peccato originale viene tolto con il santo battesimo e i peccati commessi col sacramento della penitenza, nella natura umana rimangono le ferite dell’ignoranza, la ferita della debolezza e dell’inclinazione al male della volontà, le ferite della concupiscenza carnale, dei desideri e del disordine in tutta la natura, in cui non c’è più armonia tra le facoltà spirituali e corporali: le facoltà corporali disobbediscono alle facoltà spirituali, le quali, a loro volta, disobbediscono alla volontà divina. Nessuno con i propri sforzi è in grado di far ritornare tale armonia.

Soltanto la cura divina, che agisce piano, piano, come un rimedio, può arrivare a tal fine. Tale cura sta nel ricevere frequentemente la santa comunione, perciò il Signor Gesù disse: Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Chi mangia di questo pane vivrà in eterno”, vivrà qui, sulla terra, una vita piena, armoniosa, divino-umana e, dopo la morte, nella gloria eterna. “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, anche se muore, vivrà in eterno”.

Tramite la santa comunione ci uniamo in modo il più stretto possibile con il Signor Gesù – Dio abita in noi e noi in Lui, noi ci trasformiamo in Lui fino a diventare, si può dire, un solo corpo ed un solo sangue. Colui che Lo riceve degnamente è come un altro Cristo; non perché Cristo si sia trasformato in noi, ma perché noi ci trasformiamo in Lui. RicevendoLo di frequente, ci rendiamo conto che non è accettabile che la nostra lingua, su cui si poserà il corpo di Gesù, sparli oppure dica parole senza pensare; che il nostro corpo, che sarà il vivo ciborio del santissimo sacramento, sia inquinato dalla lussuria anche se minima; che il cuore, che diventerà dimora divina, abbia accesso a ciò che non è santo e puro. Perciò si capisce che la santa comunione smorza le concupiscenze, estingue il fuoco del desiderio e così guarisce la nostra impotenza spirituale. La donna che soffriva di emorragia era sicura che sarebbe stata guarita dopo aver toccato il lembo del mantello del Salvatore. Quanto di più coloro che non solo ne toccano la veste, ma decorosamente ricevono il Corpo ed il Sangue del Signor Gesù. Le parole sono inadeguate e inefficaci, bisogna vivere e sperimentare i benefici del frumento degli eletti e del vino che dà la vita alle vergini, come dice l’autore ispirato: Chi  mangia di me, vivrà per me. Ciò significa che la sua vita non sarà più la vita né terrena, né carnale, ma la vita di Cristo Gesù; ne imiterà umiltà, purezza, obbedienza, mitezza, povertà e pazienza. Potrà ripetere con l’Apostolo Paolo: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”. San Bernardo, invece, dice: Se sperimenti meno rabbia, invidia, impurità e le altre ingiurie, ringrazia di tutto ciò il Santissimo Corpo di Cristo Gesù”. Per ottenere buoni effetti, bisogna ricevere il santissimo sacramento degnamente. Soprattutto bisogna prepararsi bene, sia per il Signore sia per noi stessi; per il Signore, perché stiamo per ricevere il re dei re, per noi stessi invece, perché la comunione, senza preparazione, è causa di condanna. Non è possibile leggere senza tremore la parabola evangelica sul commensale al banchetto nuziale, che, privo dell’abito nuziale, fu gettato fuori, con le mani e i piedi legati, nelle tenebre, ove è pianto e stridore di denti. Questo abito nuziale è, per noi, la grazia santificante, cioè la libertà dal peccato mortale e l’intenzione pura. I peccati veniali, che senza la grazia particolare non si possono evitare, non sono in sé un ostacolo, perché il Signor Gesù li toglie con la Sua presenza. Se non sono volontari, commessi con consapevolezza e volontà cattiva (per esempio l’attaccamento alle creature dovuto dalle occasioni liberamente scelte, le piccole rabbie, maldicenze ecc.), possono talvolta costituire un ostacolo che almeno abbassa se non toglie addirittura gli effetti buoni della santa comunione. Bisogna, allora, prendere su serio quel grande pensiero: “Mi preparerò alla santa comunione e perciò durante questa preparazione decido di compiere devotamente tutte le mie azioni di sera, di notte e di mattino; occorre compiere di frequente atti d’amore verso Dio e chiedere se stessi chi è Colui che verrà a me e perché  lo farà? Chi sono io?”. Alla fine bisogna risvegliare in sé il desiderio di ricevere il Signore Gesù e, quando non lo sentiamo, chiedere questa grazia, offrendo in cambio l’atteggiamento della Santissima Vergine e di tutti i santi. Ricevendo la santa comunione, bisogna risvegliare l’atto di fede, di speranza e carità, dolore, desiderio ed avvicinarsi con la grandissima umiltà, piena di rispetto, ripetere, non solo con le labbra ma con attenzione, le parole del centurione oppure quelle del figlio prodigo: Ho peccato contro il Cielo e contro di te, non sono più degno di essere chiamato tuo figlio (Lc15,19). L’amore pieno di fiducia sarà il coronamento della preparazione ed accompagnerà lo stesso atto. Talvolta non sperimentiamo tale amore, allora possiamo chiederlo con fiducia: “Gesù, confido in Te”. Tuttavia l’amore di Dio non sta nel sentimento, ma si racchiude nella volontà e nella disponibilità a servirLo e dedicarsi totalmente a Lui.            

Subito dopo la santa comunione, evitiamo di parlare e, nel raccoglimento, ascoltiamo ciò che ci dice Gesù Cristo in un momento così prezioso e seguiamo il movimento della grazia. Dopo risvegliamo in noi l’atto di adorazione, di meraviglia e amore. Umiliamoci di fronte all’infinita grandezza del Salvatore, offriamo lode agli angeli e ai santi per completare i nostri onori indegni. Restiamo affascinati dalla misericordia di Dio che si abbassa alla miseria della creatura. Desideriamo appartenere solo a Gesù, rinneghiamo tutto ciò che è terreno. Successivamente manifestiamo  un atto di ringraziamento per quell’inesprimibile misericordia e supplichiamo lo stesso Salvatore affinché ringrazi il Padre celeste da parte nostra, che siamo indegni. Chiediamo con semplicità e fiducia, presentiamo a Lui sinceramente le nostre miserie e le varie mancanze, le necessità del prossimo, dei compatrioti dispersi nel mondo intero e dei sofferenti, le necessità dei  nemici e alla fine quelle di tutto il mondo. Questo è un momento in cui possiamo chiedere e ricevere tutto. Poi possiamo offrire noi stessi, tutto ciò che abbiamo e che siamo perché ci guidi secondo la Sua volontà.  Alla fine facciamo un proposito adeguato, che dovrebbe essere frutto della santa comunione. Tali atti dovrebbero durare circa mezz’ora. Si può accorciare quel tempo solo in caso di urgenza però, anche in tal caso, bisogna continuare, di ritorno dalla chiesa oppure durante il lavoro o durante un dialogo inevitabile con un’altra persona. Diamo importanza al ringraziamento dopo la santa comunione, perché lo esige la religiosità, la gratitudine ed il nostro proprio interesse, perché in questi momenti l’anima sperimenta la più grande dolcezza nel rapporto col Signore Gesù. Allora Egli è disposto ad illuminarla molto volentieri, a riscaldarla, commuoverla, allora quel sacramento porta i frutti. Chi trascura il ringraziamento, ostacola la grazia, imita un povero che non vuole accettare l’elemosina che un ricco gli sta per dare. La comunione senza la preparazione e senza il ringraziamento adeguato non solo non porta frutto, ma anche danno, causando la tiepidezza spirituale volontaria. Allora colui che la riceve non esce dai vizi, non fa progresso nel cammino della virtù, abusa delle grazie divine di cui dovrà rendere conto. Per tale anima la religione non rappresenta nessun valore, diventa fredda, come marmo, insensibile e dura, come una pietra. Tale uomo non fa nessun tipo di penitenza, cerca la consolazione nelle creature, non pensa alla santificazione ed è incline alla caduta. “Perché tu sei tiepido, cioè nè caldo nè freddo” dice lo Spirito Santo (Apocalisse 3,16). Attualmente tante persone rimangono senza la santa comunione nei luoghi lontani dalle chiese e dai sacerdoti, per esempio in prigione, in lavoro, durante le vacanze ecc. Ciononostante si può usufruire dei frutti buoni di cui parlavo sopra ricevendo la comunione spirituale. Essa consiste nel fervente desiderio di ricevere il Signore Gesù, mossi da un amore che ci riempie il cuore. Quella comunione di desiderio, chiamata la comunione spirituale, è molto utile all’anima, perché risveglia l’inclinazione alle cose divine ed il desiderio a una vita perfetta, dà la forza di esercitarsi nelle virtù e talvolta porta più profitto della stessa comunione sacramentale, se ricevuta con meno amore. Oltre a ciò può essere ricevuta in qualsiasi luogo, non solo nelle chiese e nella cappella, ma anche a casa, durante il lavoro ed, in modo particolare, durante la visita del santissimo sacramento. Il modo di ricevere la santa comunione è il seguente: in quel momento ci raccogliamo e col pensiero ci mettiamo di fronte al tabernacolo dove è racchiuso il santissimo sacramento. Risvegliamo gli atti di fede, di speranza, di amore, di dolore, di lode e di desiderio. Raffiguriamo con il pensiero il sacerdote che ci dà il santissimo sacramento. RiceviamoLo in spirito con grande umiltà, rispetto ed amore fiducioso. Rendiamo poi grazie, come dopo la Comunione sacramentale. Proprio con la comunione spirituale l’angelo del Signore nutrì suor Faustina tredici volte durante la sua malattia, rivelandole come fosse gradita a Dio tale pratica, che voi, (anime) serve della misericordia di Dio praticherete e verso cui incoraggerete altre anime di buona volontà. La visita al santissimo sacramento è il nostro quarto obbligo verso Gesù, prigioniero eucaristico. Se Gesù fosse venuto visibilmente in un luogo sulla terra, come fece in Giudea, e lì avesse parlato con quelli a cui Egli avesse fatto una visita, senza dubbio avremmo considerato obbligo, ma anche motivo di gioia poter raggiungerLo. E se si fosse seduto tra di noi, nella nostra città, ed avesse detto:“Venite a me, mi piace molto intrattenermi con voi”, sicuramente avremmo considerato degno di pena colui che non Gli fosse andato incontro. La fede, però, ci assicura che in ogni santissimo sacramento abbiamo lo stesso Gesù, davanti al quale si sono presentati i tre magi 
per prostrarsi alla Sua presenza, davanti al quale si inginocchiano tutti gli angeli e che ci invita: Venite da me tutti”, “Chiedete e vi sarà dato”, “I miei tesori sono inesauribili”. “Qui riceverete le grazie non solo per voi stessi, ma anche per i vostri vicini, per le anime del purgatorio e per il mondo intero”. La chiesa ci incoraggia a tale pratica.  Il modo presentarci a visitare il Signore Gesù nel santissimo sacramento può variare, però sempre deve esserci la pietà esteriore ed interiore. La prima è condizione indispensabile alla seconda, la quale, invece, condiziona la possibilità di trarre profitto dalla visita. Prima dobbiamo raccoglierci e risvegliare la gioia di poter passare un attimo in compagnia col Signore Gesù. Successivamente rendiamo lode esteriore ed omaggi interiori. Dopo parliamo con Gesù, con  semplicità, di tutto ciò che ci indica il cuore, esprimiamo la nostra gioia e tristezza, le difficoltà e le preoccupazioni. E se non sappiamo che cosa dire, esprimiamoci con semplicità, umiliandoci di fronte a Lui nella nostra miseria, Gli presentiamo le nostre richieste, quali mendicanti ai piedi di un ricco, le nostre necessità e quelle della chiesa, quelle della patria, del nostro popolo, del prossimo e dei nemici. Passiamo di seguito a riflettere sulla vita del Salvatore nel santissimo sacramento, sulla lode che Egli rende al Padre, sulla Sua misericordia, mitezza e pazienza verso gli uomini, sulla Sua umiltà, povertà e mortificazione, e facciamo il proposito di vivere secondo nobili esempi. Allontaniamoci dal santissimo sacramento, lasciamo il nostro cuore nel ciborio e controlliamo i sensi per non dissipare e disperdere le grazie ricevute. Se il tempo ce lo permetta, recitiamo una diecina del rosario. Compiendo i suddetti obblighi verso il santissimo sacramento, voi, (anime) quali serve della misericordia di Dio diventerete sempre più perfette, trasformandovi interiormente. A questo invita il Signore Gesù nella Sua trasfigurazione, in ogni santa messa.

Vi auguro questo e con questa intenzione prego  per voi senza sosta.
Dedicato a Dio da don Michele


MARIOCAPALBO
00martedì 7 aprile 2015 13:18

INVOCAZIONI  RIPARATRICI


(Gesù promise abbondantissime grazie a coloro che gli avessero reso onore, cercando di compensare con segni d’affetto, gli oltraggi e le profanazioni da lui subite nel Sacramento Eucaristico.   “Rivelazione fatta a santa Margherita Alacoque”.)



Per tutti i sacrilegi Eucaristici



Perdonaci, o Signore



Per le sante Comunioni  fatte in peccato mortale



Perdonaci, o Signore



Per le profanazioni eucaristiche



Perdonaci, o Signore



Per le irriverenze nelle Chiese



Perdonaci, o Signore



Per gli oltraggi  e il disprezzo verso i Tabernacoli



Perdonaci, o Signore



Per il disprezzo delle opere sacre



Perdonaci, o Signore



Per l’abbandono delle Chiese



Perdonaci, o Signore



Per i peccati d’immoralità



Perdonaci, o Signore



Per le anime senza Dio



Perdonaci, o Signore



Per le bestemmie contro il tuo santissimo nome



Perdonaci, o Signore



Per l’indifferenza verso il tuo amore



Perdonaci, o Signore



Per gli oltraggi verso la persona del Papa



Perdonaci, o Signore



Per il disprezzo verso i Vescovi ed i Sacerdoti



Perdonaci, o Signore



Per le bestemmie verso il nome di Maria



Perdonaci, o Signore



Per i disprezzi contro la sua Immacolata Concezione



Perdonaci, o Signore



Per l’abbandono della venerazione a Maria



Perdonaci, o Signore



Per i disprezzi contro le immagini di Maria



Perdonaci, o Signore



Per l’abbandono del Santo Rosario



Perdonaci, o Signore



Per l’indifferenza verso l’Amore materno di Maria



Perdonaci, o Signore



Gesù vivo nell’Eucaristia



Rinnovaci



Gesù vivo nell’Eucaristia



Santificaci



Gesù vivo nell’Eucaristia



Consolaci



Gesù vivo nell’Eucaristia



Illuminaci



Gesù vivo nell’Eucaristia



Saziaci



Gesù vivo nell’Eucaristia



Dissetaci



Gesù vivo nell’Eucaristia



Parlaci



Gesù vivo nell’Eucaristia



Aiutaci



Gesù vivo nell’Eucaristia



Uniscici



Gesù vivo nell’Eucaristia



Mostraci il Padre



Gesù vivo nell’Eucaristia



Donaci il Tuo Spirito



Gesù vivo nell’Eucaristia



Donaci il Tuo Amore



Gesù vivo nell’Eucaristia



Danaci la Tua Pace



Gesù vivo nell’Eucaristia



Donaci la Tua Gioia



 



 



Gesù vivo nell’Eucaristia



Rafforza la nostra fede



 



Gesù vivo nell’Eucaristia



Insegnaci a pregare



Gesù vivo nell’Eucaristia



Fa di noi la Tua Dimora



Gesù vivo nell’ Eucaristia



Cammina insieme a noi



Gesù vivo nell’ Eucaristia



Rendici tuoi testimoni



Gesù vivo nell’ Eucaristia



Affidaci a Tua Madre



Gesù vivo nell’ Eucaristia



Rivestici della Tua Misericordia


       

 



Agnello di Dio che togli i peccati del mondo-     Perdonaci Signore.



Agnello di Dio che togli i peccati del mondo-  Esaudiscici, Signore.



Agnello di Dio che togli i peccati del mondo-          Abbi pietà di noi.



  Atto di riparazioneGesù Dolcissimo (preghiera indulgenziata)


Gesù dolcissimo, il cui immenso amore per gli uomini viene con tanta ingratitudine ripagato di oblio, di trascuratezza, di disprezzo, ecco che noi , prostrati innnzi a te, intendiamo riparare con particolari attestazioni di onore una così indegna freddezza e le ingiurie con le quali da ogni parte viene ferito dagli uomini l’amatissimo tuo Cuore. Memori però che noi pure altre volte ci macchiammo di tanta indegnità, e provandone vivissimo dolore, imploriamo anzitutto per noi la tua misericordia, pronti a riparare, con volontaria espiazione, non solo i peccati commessi da noi, ma anche da coloro che, errando lontano dalla via della salute, ricusano di seguire te come pastore e guida, ostinandosi nella loro infedeltà, o, calpestando le promesse del Battesimo, hanno scosso il soavissimo giogo della tua legge.


E mentre intendiamo espiare tutto il cumulo di sì deplorevoli delitti, ci proponiamo di ripararli ciascuno in particolare: l’immodestia e le brutture della vita e dell'abbigliamento, le tante insidie dalla corruttela alle anime innocenti, la profanazione dei giorni festivi, le ingiurie esecrande scagliate contro te e i tuoi santi, gli insulti lanciati contro il tuo Vicario e l’ordine sacerdotale, le negligenze e gli orribili sacrilegi onde è profanato lo stesso sacramento dell’amore divino, e infine le colpe pubbliche delle nazioni che osteggiano i diritti della Chiesa da te fondata. Ed oh potessimo noi lavare col nostro sangue questi affronti!


Intanto come riparazione dell’onore divino conculcato, noi ti presentiamo, accompagnandola con le espiazioni della Vergine tua Madre, di tutti i santi e delle anime pie, quella soddisfazione che tu stesso un giorno offristi sulla croce al Padre e che ogni giorno rinnovi sugli altari: promettendo con tutto il cuore di voler riparare, per quanto sarà in noi e con l’aiuto della tua grazia, i peccati commessi da noi e dagli altri e l’indifferenza verso si grande amore, con la fermezza della fede, l’innocenza della vita, l’osservanza perfetta della legge evangelica, specialmente della carità, e di impedire inoltre con tutte le nostre forze le ingiurie contro di te, e di attrarre quanti più potremo alla tua sequela.


Accogli, te ne preghiamo, o benignissimo Gesù, per l’intercessione della beata Vergine Maria Riparatrice, questo volontario ossequio di riparazione, e conservaci fedelissimi nella tua obbedienza e nel tuo servizio fino alla morte con il gran dono della perseveranza, mediante il quale possiamo tutti un giorno pervenire a quella patria, dove tu col Padre e con lo Spirito Santo vivi e regni Dio per tutti i secoli dei secoli.Amen.


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