L'anima non è nello spazio.
30. 61. E. - Che fare allora? scusa. Si può forse dedurre da questi argomenti che la nostra anima non è nel corpo? Se è così, non so dove sono. Infine chi può togliere che io stesso sia l'anima?
A. - Non ti turbare e cerca di star tranquillo. Proprio questo pensiero, questa riflessione ci richiama al nostro Io e, nei limiti consentiti, ci distacca dal corpo. Ti è sembrato che l'anima non sia nel corpo di un vivente animato. Parrà assurdo, ma non sono mancati e non mancano tuttora, mi sembra, degli uomini dotti che l'hanno insegnato. Ma, come tu stesso comprendi, il problema è di alta levatura e per esaminarlo si deve purificare totalmente la capacità visiva della intelligenza. Ed ora piuttosto tenta di addurre un altro argomento per dimostrare che l'anima è lunga o larga o qualche cosa di simile. Tu stesso sei cosciente che la tua dimostrazione, derivata dall'impressione tattile, non raggiunge verità e non ha validità alcuna per convincere che l'anima è diffusa in tutto il corpo come il sangue. Se poi non hai da addurre altra dimostrazione, esaminiamo quanto rimane.
L'anima non è divisibile (31, 62 - 32, 69)
Difficoltà dalla vivisezione d'un verme.
31. 62. E. - Non avrei altro forse, se non ricordassi quanto ci meravigliavamo da fanciulli del guizzare delle code delle lucertole amputate dal corpo. Non posso proprio convincermi che tale movimento avvenga senza l'anima e non riesco a comprendere come avvenga che l'anima non occupi spazio, quando è possibile anche sezionarle assieme al corpo.
A. - Potrei rispondere così. L'aria e il fuoco dalla presenza dell'anima sono costretti nel corpo fatto di terra e di acqua. Si ha così l'accordo dei quattro elementi. Ma dopo la separazione, dell'anima acqua e fuoco si levano verso l'alto e si liberano. Muovono allora quei piccoli corpi tanto più violentemente, quanto più velocemente si sprigionano per una recente amputazione. Poi il movimento si attenua e alla fine cessa, man mano che gradualmente diminuisce l'elemento che si libera, fino a quando s'è completamente dileguato. Ma mi distoglie dal dare tale spiegazione il fenomeno che ho potuto osservare con questi occhi, quasi troppo tardi per poterci credere, ma certamente non troppo tardi per doverci credere. Qualche tempo fa ci siamo trovati nella campagna della Liguria. I nostri giovani, che allora abitavano con me per i loro studi, mentre erano sdraiati a terra all'ombra, notarono un animaletto con molti piedi che strisciava, una specie di lungo vermiciattolo. È abbastanza comune ma non avevo mai fatto, nei suoi confronti, l'esperienza che sto per dire. Uno di loro, adoperando di traverso lo stilo, che per caso portava con sé, lo colpì nel mezzo. Le due parti del corpo, separate dal colpo, mossero in direzione opposta con tanta celerità dei piedi e col medesimo impulso che se fossero due animali della specie. Stupiti dall'insolito fenomeno e curiosi di saperne la ragione, si affrettarono a portare i due tronconi vivi a noi, a me e ad Alipio, che eravamo seduti vicini. Noi, non meno stupiti, li osservammo correre sulla tavola in ogni direzione possibile. Uno di loro, toccato con lo stilo, si contorceva nel punto dolorante e l'altro non sentiva nulla e continuava a muoversi altrove. Aggiungo che volemmo verificare fino a qual punto il fenomeno si verificasse. Tagliammo il vermiciattolo, anzi i vermiciattoli, in molte parti. Tutte si muovevano. Che se il fenomeno non fosse stato provocato da noi e non si notassero le amputazioni fatte allora, avremmo creduto che fossero nati separati e che ciascuno avesse una vita indipendente.
I fatti vanno spiegati...
31. 63. Ma ora provo imbarazzo a dire ciò che dissi allora a quei giovani che mi guardavano fissi. Abbiamo tanto avanzato che se non esporrò, diversamente da allora, un motivo che convalidi, sia pure in forma opinativa, la mia tesi, potrebbe sembrare che la nostra grande costruzione, fortificata da un discorso tanto lungo, crolli per lo squarcio provocato da un vermiciattolo. A loro ordinai di attendere al corso degli studi, che avevano iniziato, per giungere un giorno, se le circostanze lo richiedevano, ad indagare ed apprendere più competentemente tali argomenti. Dopo che se ne furono andati, discussi con Alipio, poiché ambedue, ciascuno da una propria prospettiva, adducevamo ricordi, induzioni e domande. Ma se io volessi esporre quei concetti, dovremmo dire molte più cose di quante ne sono state dette dal principio in un continuo ritornare, a causa d'incertezze, sull'argomento. Tuttavia ti esporrò il mio parere. Io posseggo molte nozioni sul corpo, sulla forma inerente al corpo, sullo spazio, sul tempo, sul movimento, che vengono trattate con sottigliezza ed acume in riferimento al problema che ci riguarda. Altrimenti sarei propenso a dare la palma a coloro che identificano l'anima col corpo. E per questo, nei miei limiti, ti consiglio ripetutamente di non gettarti inconsideratamente sui libri, ovvero sulle tesi sostenute da uomini abilissimi nel parlare e fautori di una concezione sensistica. Prima devi orientare e render sicuri i passi che conducono l'anima fino a Dio. Così non avverrà che gli studi e l'applicazione, più facilmente che l'indolenza mentale, ti rimuovano da quell'arcana e serenatrice abitazione dell'intelligenza, da cui l'anima, mentre abita nel mondo, è pellegrina.
...senza coinvolgere verità accertate.
31. 64. Ed ora ascolta contro la difficoltà che, come vedo, ti turba assai, un argomento, che non è il più valido fra tanti, ma più breve. L'ho scelto non perché più probabile per me, ma più opportuno per te.
E. - Esponilo, ti prego, il più brevemente possibile.
A. - Premetto che, soprattutto se è nascosta la spiegazione del verificarsi di quel fenomeno della divisione in pezzi di alcuni corpi, non è il caso di turbarsi al punto da considerare falsi molti argomenti, che or ora ti son sembrati più limpidi del sole. Può avvenire che ci sia nascosta la spiegazione del fenomeno, perché non è di competenza della ragione umana. Può anche essere che sia manifesta a qualche individuo, il quale non può essere interrogato da noi. Potremmo essere noi di tale capacità che l'individuo interrogato potrebbe deluderci. Ma non per questo è ammissibile che ci sfuggano o ci siano sottratte le conoscenze che, dall'altra parte della contraddizione, abbiamo appreso con valido fondamento e che riteniamo assolutamente vere. Ora se rimangono fondate le conoscenze, che attraverso il dialogo hai ritenute certe e innegabili, non v'è ragione perché, come fanciulli, ci lasciamo turbare da questo vermiciattolo, sebbene non sappiamo trovare una spiegazione della sua vitalità e capacità di moltiplicarsi. Supponi che ti sia nota con fondata certezza la probità di un individuo e che tu lo sorprenda a banchetto con banditi, da te ricercati, e che per una fatalità quegli muoia prima che tu lo possa interrogare. Addurresti qualsiasi possibile spiegazione del suo trovarsi a banchetto con i banditi, quantunque la vera ragione ti rimanga nascosta per sempre, piuttosto che pensare ad un'alleanza nel delitto. Ora per tanti argomenti addotti dianzi e da te fondatamente approvati ti è rimasto evidente che l'anima non è contenuta in uno spazio e che pertanto è immune dall'estensione, che riscontriamo nei corpi. Perché dunque non devi supporre che esista una spiegazione del fatto che qualche animale, fatto a pezzi, continui a vivere in tutte le parti e che tale spiegazione non è la divisibilità dell'anima assieme al corpo? E se non possiamo scoprirla, si deve cercarne una vera, anziché supporne una falsa.
Similitudine del suono-segno che si divide...
32. 65. Ti chiedo inoltre se ritieni che nel nostro discorso altro è il suono ed altro l'oggetto significato dal suono.
E. - Secondo me s'identificano.
A. - Dimmi dunque da chi è prodotto il suono, quando parli.
E. - Da me, che dubbio?
A. - Allora da te è prodotto il sole nell'atto che lo nomini?
E. - M'hai posto la domanda sul suono e non sull'oggetto.
A. - Dunque altro è il suono ed altro l'oggetto significato dal suono. Tu hai detto che s'identificano.
E. - Allora ammetto che altro è il suono che significa ed altro l'oggetto che è significato.
A. - Dimmi allora se ti è possibile nominare, in lingua latina che tu conosci, il sole se non precede il concetto di sole.
E. - È impossibile.
A. - E se prima che il nome ti esca dalla bocca, in procinto di pronunciarlo, tu ti trattieni un po' in silenzio, non è presente nel tuo pensiero ciò che un altro udirà nella espressione orale?
E. - Certo.
A. - Il sole è di molta grandezza, ma il concetto, che hai in mente, prima di pronunciare la parola, si può considerare lungo o largo o altro di simile?
E. - No, assolutamente.
...ma le parti non significano...
32. 66. A. - Dimmi un'altra cosa. Dunque il nome esce dalla tua bocca ed io, udendolo, penso il sole, che in precedenza anche tu hai pensato assieme alla parola e che adesso forse entrambi pensiamo. Non ti pare che il nome ha ricevuto da te il significato da trasmettere al mio udito?
E. - Sì.
A. - Ora il nome implica suono e significato. Il suono è di competenza dell'udito, il significato dell'intelligenza. Non ti sembra dunque che nel nome, in analogia ad un essere animato, il suono è corpo e il significato quasi anima del suono?
E. - È molta la somiglianza, mi sembra.
A. - Considera ora se il suono è divisibile in lettere, quantunque la sua anima, il significato, non è divisibile. Mi hai già detto che, secondo te, nel nostro pensiero il significato non è né largo né lungo.
E. - D'accordo.
A. - E quando il suono si divide nelle singole lettere, mantiene il medesimo significato?
E. - Non è possibile che le lettere separate significhino l'oggetto che è significato dal nome che di esse si compone.
A. - Ma quando, perdendo il significato, il nome è smembrato nelle lettere, che altro è avvenuto, secondo te, se non che l'anima si è separata dal corpo smembrato e che è avvenuta, per così dire, la morte del nome?
E. - Non solo approvo, ma lo faccio tanto volentieri perché è la parte che più mi va a genio del nostro discorso.
...salvo che nelle parole composte.
32. 67. A. - Dunque dall'analogia hai sufficientemente compreso come l'anima possa rimanere indivisibile, nonostante la divisione del corpo. Considera ora come sia possibile che le parti separate del corpo mantengano la vita, sebbene l'anima non sia divisa. Hai già ammesso, e giustamente secondo me, che il significato, quasi anima del suono nell'atto che si proferisce un nome, è assolutamente indivisibile, mentre è divisibile il suono, che ne è quasi corpo. Ma nel nome " sole " è stata operata una tale divisione del nome che nessuna parte di esso mantiene il significato. Pertanto smembrato il corpo del nome, abbiamo considerato le lettere come membra prive di anima, cioè prive di significato. Perciò se troveremo un nome, che diviso possa avere significato nelle parti separate, dovrai ammettere che con la separazione non è avvenuta, per così dire, la morte completa. Le membra, pur considerate separatamente, ti si presenteranno con un determinato significato e, per così dire, dotate di respiro.
E. - Son pienamente d'accordo e chiedo che tu mi faccia udire questo suono.
A. - Subito. Per associazione al sole, del cui nome abbiamo fin qui trattato, mi viene in mente " Lucifer ". Esso, diviso in una prima parte fra la seconda e la terza sillaba, ha significato nel termine " luci ". Vive dunque in questa più che mezza parte del nome, da cui deriva. Anche la seconda parte ha l'anima. Puoi udirla infatti, quando ti si comanda di portare un oggetto. Se " fer " non avesse significato, non potresti obbedire a chi ti comanda di portargli un libro. Se esso si aggiunge a " luci ", si ha il suono " Lucifer " che significa una stella; se ne viene separato, significa egualmente qualche cosa e conserva, per dir così, la vita.
...in cui significano anche separate.
32. 68. Lo spazio e il tempo sono dimensioni, in cui sono estesi, o piuttosto che estendono tutti gli oggetti sensibili. Ciò che si percepisce con la vista si dimensione nello spazio e ciò che si percepisce con l'udito, nel tempo. Il vermiciattolo intero si estendeva nello spazio più d'una sua parte. Così il suono " Lucifer " si estende in una porzione di tempo maggiore che se si dice soltanto " luci ". Questo nome dunque vive di significato per una abbreviazione di tempo, derivante dalla divisione di un suono più lungo. Tuttavia di questa seconda parola non è stato diviso il significato, perché non esso ma il suono si estende nel tempo. Così si deve pensare del corpo del vermiciattolo fatto a pezzi. Certamente una sua parte, per il fatto che era parte, viveva in uno spazio meno esteso. Ma non che la sua anima fosse addirittura fatta a pezzi o fosse divenuta più piccola per spazio più piccolo. È ovvio che quando l'animale era intero, ne vivificava tutte le parti in una maggiore estensione e simultaneamente. Non essa infatti occupava lo spazio, ma il corpo che animava, allo stesso modo che il significato, sebbene non esteso nel tempo, per così dire, animava unificandole tutte le lettere del nome che hanno una diversa lunghezza di tempo. Ti chiedo che frattanto ti accontenti di questa analogia, anche perché vedo che ti va a genio. Non aspettare per il momento una possibile esauriente discussione, che potrebbe essere svolta per concetti e non per analogie, il più delle volte ingannevoli. Si deve por fine a un discorso troppo lungo. Inoltre il tuo spirito deve essere educato con molte altre conoscenze, che ti mancano per la visione e soluzione di questo problema. Potremo così comprendere con facilità se è vera la dottrina di alcuni grandi filosofi, i quali dicono che l'anima non in sé, ma mediante il corpo può essere divisa in parti.
Il tema della molteplicità delle anime.
32. 69. Ed ora apprendi da me, se lo vuoi, o meglio riconosci per mio mezzo quanto grande è l'anima, non per estensione nello spazio e nel tempo, ma per funzione e potere. Così, se ricordi, fin dal principio fu ordinata e distribuita la trattazione. Non saprei che dirti sul problema del numero delle anime che, a tuo parere, rientra nella trattazione. Farei prima a dire che non è un problema o che per ora deve essere differito, anziché dire che il numero e la molteplicità delle anime non rientrano nella grandezza, o che al momento io sia in grado di risolvere per te un problema tanto difficile. Se dico che l'anima è una, ti sentirai sconcertato perché in un individuo essa è felice, in un altro è infelice ed è impossibile che il medesimo essere sia simultaneamente felice e infelice. Se dico che è insieme una e molte, mi schernirai e non mi viene in mente nulla per rimbeccare il tuo scherno. Se dico soltanto che sono molte, mi schernirò da solo e sopporterei meno di dispiacere a me stesso che a te. Ascolta dunque un argomento che puoi convenientemente, lo prometto, udire da me. Non subire e non imporre un argomento che o a entrambi o a uno di noi potrebbe esser tanto pesante da opprimere.
E. - Desisti senz'altro. Io attendo che tu mi esponga l'argomento del valore dell'anima, poiché a te sembra di poterlo trattare convenientemente con me.
Valore dell'anima nel regno dello spirito (33, 70 - 36, 81)
Primo grado, l'animazione.
33. 70. A. - Magari potessimo interpellare entrambi sull'argomento un uomo non solo dotto, ma anche eloquente, veramente saggio e perfetto. Egli potrebbe spiegarci in modo eccellente, mediante l'esposizione e il dialogo, il valore dell'anima nel corpo, in sé e in relazione a Dio, al quale, dopo la purificazione, è assai vicina e nel quale ha il bene assoluto. Ma poiché a me in questa opera manca un altro, mi faccio coraggio per non mancare io a te. Ma ho questo vantaggio che mentre senza competenza espongo il valore dell'anima, prendo sicura coscienza del mio valore. E prima di tutto limito una tua attesa troppo ampia e illimitata. Non ti mettere in testa che io ti parli di ogni anima, parlerò soltanto di quella umana. Di essa soltanto dobbiamo interessarci, se abbiamo un interesse per noi. Prima di tutto dunque, ed è un fatto che tutti possiamo agevolmente verificare, l'anima con la sua presenza vivifica questo corpo terreno e mortale. Aduna e mantiene le parti del corpo nell'uno e non permette che si disgreghino e si alterino. Attiva la distribuzione del nutrimento nelle membra secondo eguaglianza, rendendo a ciascuno il suo. Del corpo conserva la misura conveniente, non solo nella forma, ma anche nell'attuare la crescenza e la generazione. È possibile tuttavia osservare che tali proprietà sono comuni all'uomo e alle piante. Anche di esse si dice infatti che vivono, si osserva e si deve ammettere che ciascuna di esse si mantiene nella propria specie, si nutrisce, cresce e si riproduce.
Secondo grado, la sensazione.
33. 71. Sali dunque il secondo gradino. Osserva il potere dell'anima nei sensi, nei quali si riscontra una più evidente manifestazione di vita. Non si deve infatti prendere in considerazione non saprei quale irriverente teoria, certamente grossolana e più legnosa degli alberi, di cui si assume la difesa, perché giunge a sostenere che la vite sente dolore, quando si coglie l'uva, e che le piante non solo sentono, quando si tagliano, ma addirittura vedono e odono. Di questo errore blasfemo si parlerà altrove. Per il momento, secondo quanto ho programmato, intendi quale sia il potere dell'anima nei sensi e nel movimento dell'essere più manifestamente animato, proprietà appunto che è impossibile avere in comune con esseri che sono immobilizzati dalle radici. L'anima si esplica come movimento nel tatto e con esso percepisce distintamente il caldo e il freddo, il ruvido e il liscio, il duro e il molle, il leggero e il pesante. Inoltre col gusto, l'odorato, l'udito e la vista distingue innumerevoli differenze di sapori, odori, suoni e forme. In tutte queste funzioni cerca e appetisce le cose che sono convenienti alla natura del suo corpo, respinge e rifugge da quelle che son contrarie. Si isola dai sensi per un determinato spazio di tempo e rinnovandone le energie durante un certo periodo di ferie, per dir così, passa in rassegna dentro di sé, a frotte innumerevoli, le immagini degli oggetti che con i sensi ha immagazzinato. Sono appunto il sonno e i sogni. Talora anche, con l'esercizio disciplinato delle braccia e delle gambe, produce l'estetica del movimento e senza stancarsi regola l'armonia delle membra. Rientra nei suoi poteri il congiungimento sessuale e mediante il legame fondato sull'amore tende a costituire l'unità fra i due sessi. Provvede non solo alla generazione, ma anche all'allevamento, difesa e nutrimento della prole. Si lega, mediante l'esperienza, alle cose, fra cui il corpo vive e con cui essa lo sostenta e malvolentieri, come se fossero membra, se ne distacca. E la vivezza dell'esperienza, in quanto non è fratturata dalla distanza delle cose e dal flusso del tempo, si chiama memoria. Ma non si può negare che le funzioni suddette sono attuate dall'anima anche nelle bestie.
Terzo grado, arti e cultura.
33. 72. Innalzati quindi al terzo grado, che è già esclusivamente dell'uomo. Pensa alla memoria, non fondata nell'esperienza delle cose passate, ma nella trasmissione documentata di innumerevoli fatti stabilmente conservati, alle tante tecniche artigianali, alla coltivazione dei campi, alla costruzione di città, alle svariate meraviglie di edifici e monumenti, all'invenzione di tanti segni dell'alfabeto, della parola, della mimica, della musica di vario genere, della pittura e scultura, a tanti idiomi, a tanti istituti, a tante cose nuove e rinnovate, a tanti libri e monumenti simili per trasmettere la memoria del passato e a tanta cura della posterità per conservarla, ai diversi ranghi delle cariche, dei poteri, degli onori e dignità nella famiglia, nello stato, in pace e in guerra, nei riti profani e sacri, alla dialettica del ragionare e del dedurre, ai fiumi d'eloquenza, alla varietà delle poesie, alle mille diverse finzioni dello spettacolo e della comica, alla conoscenza della musica, all'esattezza della geometria, alle leggi dell'aritmetica, alla congettura del passato e del futuro dal presente. Grandi cose ed esclusivamente umane. Ma questa è ancora capacità comune ai dotti e agli indotti, ai buoni e ai cattivi.
Quarto grado, purificazione e virtù.
33. 73. Lèvati quindi con lo sguardo al quarto grado, da cui iniziano la vita morale e la dignità spirituale. Da questo punto l'anima ardisce reputarsi superiore non solo al proprio corpo ma, se è vero che muove una qualche parte dell'universo, allo stesso universo visibile, a non considerare propri i beni del corpo e a disprezzarli con criterio nel raffronto col proprio potere e bellezza. E nell'atto che ne prende diletto, inizia gradualmente a separarsi dalle contaminazioni, a purificarsi totalmente e a rendersi pienamente monda e ornata, a fortificarsi contro tutte le cose, che tendono a distoglierla da un fermo proposito, a onorare l'umana convivenza e a non volere che si faccia agli altri ciò che non si vuole per sé, a seguire gli autorevoli insegnamenti dei saggi e a credere che sono per lei come parola di Dio. In tale attività eccellente dell'anima esistono ancora lo sforzo e un grande aspro conflitto contro le difficoltà e le lusinghe del mondo. Nell'esercizio della purificazione infatti rimane in sottofondo il timore della morte, il più delle volte non grande, talora fortissimo. Non è tanto grande, allorché si crede con fermezza, dato che avere visione intellettuale di tale verità è consentito all'anima soltanto al sommo grado della purificazione, che l'universo è governato con si grande provvidenza e giustizia di Dio, che a nessun individuo può sopravvenire la morte fuori dell'equità, anche se per caso fosse un iniquo a infliggerla. Si può temere invece fortemente la morte in questo grado, quando la fede nella verità suddetta è tanto meno ferma, quanto è più assillante la ricerca, e tanto meno se ne ha visione, quanto minore, a causa del timore, è la serenità indispensabile per investigare verità tanto arcane. In seguito l'anima gradualmente avverte, per il fatto stesso del suo profitto, la differenza esistente fra lo stato di purificazione e di contaminazione. Tanto più teme allora che, dopo la morte del corpo, Dio potrebbe esser meno clemente di lei nel vederla non purificata. Niente poi è più difficile della conciliazione fra il timore della. morte e la moderazione nelle soddisfazioni sensibili, come i pericoli stessi richiedono. Ma l'anima ha tanto valore che anche questo è possibile con l'aiuto della giustizia del sommo vero Dio, dalla quale è conservato e ordinato l'universo. Ad essa è dovuto non solo che il tutto esista, ma esista in maniera che meglio non sarebbe assolutamente possibile. E ad essa l'anima si affida con pietà e sicurezza per aiuto e perfezionamento nell'opera tanto difficile della propria purificazione.
Quinto grado, costanza e serenità.
33. 74. Quando è stato ottenuto questo risultato, cioè allorché si sarà resa libera dalla sensibilità e monda dalle contaminazioni, l'anima si raccoglie in sé con piena serenità, non teme più nulla per sé e non si angustia per un qualsiasi suo motivo. È dunque il quinto grado, poiché altro è effettuare la purificazione ed altro è il possederla, altro è l'atto con cui l'anima si riscatta dalla contaminazione e altro con cui non sopporta di tornare a contaminarsi. In questo grado ha la piena coscienza del proprio valore. In tale coscienza, con immensa e incredibile confidenza si muove verso Dio, cioè alla contemplazione della verità e a quell'altissimo arcano premio, per cui ha tanto sofferto.
Sesto grado, verso la contemplazione.
33. 75. Ma quest'atto, cioè la tendenza ad avere intelligenza degli oggetti che sono al sommo grado della intelligibilità, è lo sguardo supremo dell'anima, perché altro più perfetto, migliore e più diretto non ne ha. È quindi il sesto grado dell'atto stesso. Altro è infatti che sia puro l'occhio dell'anima perché il suo sguardo non sia vano e presuntuoso e la sua visione erronea, altro è mantenere stabile la sanità ed altro dirigere lo sguardo, ormai sereno e sicuro, sull'oggetto della visione. Ma vi sono alcuni che pretendono di farlo prima della purificazione e guarigione. Ma saranno talmente abbacinati dalla luce ideale di verità da esser costretti a pensare che non solo in essa non v'è alcun bene ma un grande male, a negarle il nome di verità e a rifugiarsi con un certo gusto e soddisfazione degni di compatimento nelle proprie tenebre, che la loro infermità può sopportare, rinnegandone la cura. Quindi per divina ispirazione e proprio a proposito dice il Profeta: O Dio, crea in me un cuore mondo e rinnova dentro di me uno spirito ben orientato 7. Lo spirito ben orientato è, credo, quello per cui l'anima non può smarrirsi per errore nella ricerca della verità. Ma esso non può essere rinnovato in noi senza la purificazione del cuore, cioè se prima il pensiero stesso non si è contenuto e disciolto dalle insozzanti brame delle cose caduche.
Settimo grado; nella contemplazione.
33. 76. Il settimo ed ultimo grado consiste nella contemplazione intellettuale della verità. Non è un grado, ma uno stato definitivo che si raggiunge attraverso i vari gradi. E quale sia la gioia, quale il godimento nel possesso del sommo e vero bene e di quale imperitura serenità sia il palpito, io non saprei dire. L'han detto, nei limiti in cui giudicarono di poterlo dire, anime grandi e incomparabili. E noi riteniamo che hanno veduto e vedono tuttora quell'oggetto. Ed ora oso dirti quanto segue. Se noi siamo perseveranti nel tenere il cammino che Dio ci ordina e che noi abbiamo intrapreso, giungeremo, con l'aiuto della divina provvidenza, alla ragione suprema o sommo fattore o sommo principio dell'universo o, se si vuole, altro nome, con cui un essere tanto grande si possa più convenientemente designare. Quando ne abbiamo puro pensiero, vedremo veramente quanto sotto il sole tutte le cose siano illusioni degli illusi 8. L'illusione è appunto apparenza e per illusi s'intendono tanto gli illusi dall'apparenza, quanto quelli che illudono o anche gli uni e gli altri. Si può anche giudicare la differenza esistente fra le cose apparenti e quelle intelligibili, e come tuttavia anche le prime siano state create da Dio e siano piuttosto un non-essere in confronto con le altre, sebbene considerate in sé siano mirabili e belle. Allora conosceremo quanto siano intelligibili gli oggetti, dei quali ci è stata richiesta la fede, con quanto salutare bontà siamo stati nutriti presso la madre Chiesa, quale sia il giovamento del latte, che l'Apostolo ha predicato di aver dato in bevanda ai piccoli 9. E prendere tale alimento è molto giovevole, finché si è nutriti dalla madre; disonorevole quando si è grandi; respingerlo, se è indispensabile, è degno di compatimento; disprezzarlo dopo averlo preso o odiarlo è delitto ed empietà; mungerlo e dispensarlo per l'uso è opera molto lodevole e caritativa. Vedremo anche l'indefinito divenire e fluire della natura nell'attuare l'ordinamento divino, con tanta evidenza che accetteremo pure, con maggiore certezza di quella, con cui al tramonto si crede che il sole tornerà a levarsi, la resurrezione dei morti, da alcuni accolta con qualche riluttanza, da altri del tutto negata. Ci sono alcuni, i quali scherniscono la dottrina che, per modello e inizio della nostra salvezza, il Figlio di Dio potentissimo eterno e immutabile ha assunto l'umanità, è nato da una vergine e gli altri aspetti misteriosi dell'avvenimento. Ma noi potremmo ribattere lo scherno, come faremmo con quei fanciulli, i quali, nell'osservare un pittore che mentre dipinge guarda dei disegni, non riuscissero a pensare che è possibile dipingere un uomo anche se il pittore non osserva un'altra pittura. V'è tanto godimento nella contemplazione della verità, nei limiti in cui è possibile contemplarla, tanta purità, tanta perfezione, tanta certezza dell'oggetto, da far pensare che non s'era mai avuta scienza di qualche cosa, quando sembrava di averne. E affinché l'anima sia meno ostacolata nell'aderire tutta al tutto della verità, la morte, che prima si temeva, è desiderata come definitiva ricompensa, in quanto fuga totale e liberazione dal corpo.
Vera grandezza nel riconoscimento di Dio...
34. 77. Hai udito quanto grande è la potenza dominatrice dell'anima. Riassumo brevemente. Come si deve ammettere che l'anima non ha l'essere che ha Dio, così si deve supporre che non v'è essere in tutto il creato che sia più vicino a Dio. Per questo nella Chiesa cattolica si insegna per particolare tradizione divina che l'anima non deve adorare alcuna creatura. Uso volentieri le parole, con cui la dottrina m'è stata trasmessa. Si deve adorare soltanto il Creatore di tutte le cose che sono, da cui tutto, per cui tutto, in cui tutto, cioè l'immutabile Principio, l'immutabile Sapienza, l'immutabile Carità, un solo Dio perfettissimo, che è sempre stato e per sempre sarà, è stato sempre il medesimo e per sempre sarà il medesimo, di cui nulla è più inaccessibile e nulla più presente, che è difficile, dire dove è, e più difficile dove non è, con cui essere non è per tutti possibile e senza di cui essere è per tutti impossibile. E v'è forse qualche altro attributo meno afferrabile dal pensiero, che tuttavia con maggiore proprietà si può dire umanamente di lui. Questo Dio soltanto dunque deve essere adorato dall'anima, senza averne l'idea propria ma evitandone una impropria. L'anima deve infatti per logica conseguenza ritenere che l'essere da lei adorato come Dio è superiore a lei. Ma a sua volta si deve ritenere che la terra, i mari, le stelle, la luna, il sole e ogni cosa che si può toccare o vedere e infine lo stesso cielo, che non si può da noi vedere, non sono superiori all'essere dell'anima. Anzi è apoditticamente certo che tutte queste cose sono di gran lunga inferiori di ogni singola anima, purché gli amatori del vero abbiano il coraggio di seguirla con costante impegno, mentre guida per vie note a pochi e quindi difficili.
...e nel servizio al prossimo.
34. 78. Abbiamo già, detto che l'anima è superiore a tutti gli oggetti sensibili, che pertanto occupano lo spazio. Ma se, oltre ad essi, nella realtà vi sono altri esseri creati da Dio, ve n'è qualcuno meno perfetto, qualcuno eguale. È meno perfetta l'anima del bruto, eguale la sostanza angelica, più perfetto nessuno. E se eventualmente qualcuno è più perfetto, il fatto è dovuto al peccato, non alla natura. Ma non per questo diviene peggiore al punto che le si possa preferire l'anima del bruto. Ed ella deve adorare soltanto Dio, perché egli soltanto ne è il Creatore. Qualsiasi altro uomo, per quanto sapiente e perfetto, così qualsiasi anima ragionevole, per quanto in possesso della felicità, si devono soltanto amare, imitare e rispettare secondo il merito e l'ordine che loro spettano. Infatti adorerai il Signore Dio tuo e a lui soltanto sarai sottomesso 10. Rendiamoci coscienti che si deve porgere aiuto all'anima dei nostri simili, che fossero nell'errore e nella sofferenza. Potremo così comprendere che è Dio, per mezzo nostro, a compiere il bene che si compie. Perciò non ci arroghiamo un merito nell'ingannevole desiderio di una vana gloria. Basta questo a farci precipitare dall'alto in basso. Non odiamo i viziosi, ma il vizio, non i peccatori, ma il peccato. Dobbiamo avere volontà di soccorrere tutti, anche quelli che ci hanno danneggiato o hanno intenzione di danneggiarci o senz'altro vogliono che rimaniamo danneggiati. Questa è la vera, perfetta e sola religione. È proprio per suo mezzo che diviene compito della grandezza spirituale, di cui stiamo parlando, tornare in amicizia con Dio. Con essa l'anima si rende degna della libertà. Egli infatti ci libera da tutti, perché essergli sottomessi a tutti è vantaggioso ed essergli accetti nella condizione di schiavi è la perfetta e sola libertà. Ma mi accorgo di avere oltrepassato i limiti del mio intento e di averti esposto a lungo senza dialogo molte idee. Non me ne pento. Tali idee sono qua e là in molte pagine delle scritture della Chiesa e sebbene mi sembri che, riunendole, ne ho agevolato l'intelligenza, non si possono tuttavia comprendere pienamente, a meno che con la fortezza al quarto dei sette gradi, con il mantenimento della pietà, con l'impegno a raggiungere una valida guarigione, si conduca la ricerca su tutto e con attenta capacità d'intendere. Ognuno di quei gradi ha infatti una distinta e propria finalità. Pertanto più propriamente li denominiamo atti.
Varia terminologia.
35. 79. Stiamo appunto indagando sul potere dell'anima. Ed è possibile che essa compia simultaneamente tutti questi atti, ma è cosciente di quello solo che compie con difficoltà o per lo meno con timore. Un atto simile lo compie con molto maggior coscienza degli altri. Nell'ascesa dal basso verso l'alto, il primo atto, a scopo d'intelligenza, sia chiamato animazione; il secondo, sensazione; il terzo, arte; il quarto, virtù; il quinto, serenità; il sesto, entrata; il settimo, contemplazione. È possibile denominarli anche così: dal corpo, mediante il corpo, attorno al corpo, verso se stessa, in se stessa, verso Dio, presso Dio. Anche così: con bellezza dall'altro, con bellezza mediante l'altro, con bellezza attorno all'altro, con bellezza al bello, con bellezza nel bello, con bellezza verso la bellezza, con bellezza presso la bellezza. Su questi richiederai in seguito, se ti sembra che ci sia qualche cosa da chiarire. Per il momento io ho voluto designarli con diverse espressioni affinché non costituisca per te difficoltà il fatto che altri li designano con altri nomi e diversamente li suddividono. I medesimi concetti si possono con giustificata intuizione denominare e suddividere secondo numerosi criteri, ma in tanta abbondanza di criteri ciascuno usa quello che ritiene più conveniente.
Premessa al De libero arbitrio e De vera religione.
36. 80. Dunque Dio sommo e vero, mediante legge inviolabile e fissa, con cui ordina ogni essere che ha creato, assoggetta il corpo all'anima, l'anima a se stesso, quindi tutto a sé e non la abbandona in nessun atto, distribuendo tanto la pena che il premio. Egli ha giudicato che è sovrana espressione d'armonia che ogni essere esistente sia com'è e sia disposto in differenti ordini naturali. Non si ha pertanto da nessuna parte la dissonanza che turba chi riflette sull'universo. Inoltre ogni pena ed ogni premio dell'anima conferiscono sempre qualche cosa in egual misura alla giusta armonia e all'ordine di tutta la realtà. All'anima è stato dato il libero arbitrio. Vi sono alcuni che con futili dimostrazioni tentano di demolirlo. Sono ciechi al punto da non capire che non potrebbero neanche sostenere tale tesi inconsistente e sacrilega senza una volontà autonoma. Tuttavia il libero arbitrio non è stato dato all'anima perché, sconvolgendo con esso qualche aspetto della realtà, turbi una parte della divina legge razionale. È stato dato appunto dal dominatore sommamente sapiente e invitto di tutto il creato. Ma è di pochi intuire tale verità, come va intuita, e non si diviene capaci di tanto se non con la vera religione. È vera religione quella con cui l'anima, mediante la riconciliazione si lega di nuovo a Dio, dal quale s'era disciolta, per così dire, col peccato. È essa dunque che nel terzo grado imbriglia l'anima e comincia a guidarla, la purifica nel quarto, la rinnova nel quinto, la introduce nel sesto, la nutrisce nel settimo. E ciò avviene talora più celermente, talora più lentamente, secondo che ciascuna anima è più degna per merito d'amore. Ma Dio agisce su ogni cosa con somma giustizia, misura e armonia, comunque si contengano volontariamente le anime soggette alla sua azione. È certamente arduo problema quello del giovamento che ricevono i bimbi della prima infanzia con l'uso dei sacramenti. Per fede si deve ammettere che se ne ha un certo giovamento. La ragione lo troverà, quando si renderà indispensabile la ricerca. Mi accorgo però che da tempo ho proposto molti argomenti di ricerca anziché fornirti una buona volta le soluzioni. Sarà comunque molto utile, se si ricerca con la guida della pietà.
Chiusura e congedo.
36. 81. Stando così le cose, non ci si può sentir contrariati dal fatto che l'anima è stata unita al corpo per muoverlo e dominarlo. Non era possibile ridurre in modo migliore all'uno un ordine reale tanto grande e divino. Così non si deve presumere di ricercare le condizioni dell'anima in un corpo soggetto alla morte e alle debolezze, dal momento che è stata giustamente, a causa del peccato, assoggettata alla morte e può anche in questo stato rendersi degna per virtù; ovvero quale condizione avrà dopo la morte del corpo, dal momento che la pena della morte necessariamente deve rimanere, finché rimane il peccato, e premio della virtù e della pietà è Dio stesso, cioè la verità stessa. Pertanto, se vuoi, poniamo fine una buona volta a un discorso tanto lungo e adoperiamoci con grande vigilanza e pietà ad eseguire i comandamenti di Dio. Non v'è altra possibilità di sfuggire a tanti mali. Se ho detto qualche cosa di meno chiaro di quanto desideravi, cerca di ricordarlo per chiedermene in altra occasione. Non mancherà a noi che lo cerchiamo quegli che di tutti è maestro.
E. - Sono stato tanto preso dal tuo discorso che ho ritenuto sconveniente interromperlo. E se tu vuoi porre fine al discorso e hai ritenuto di dover esporre per il momento così sommariamente i tre problemi che rimanevano, io accetto la tua decisione. In seguito, nell'indagine di tanto grandi problemi, troverò un tempo più opportuno per riguardo alle tue occupazioni e cercherò di essere anche io più opportuno.