L'A M E N

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MARIOCAPALBO
00venerdì 9 settembre 2016 18:51
AMEN





Etimologia


Etimologicamente amen è una parola di origine ebraica, tanto è vero che il termine amen si trova in abbondanza nei testi biblici. Il termine ebraico a’men’ significa certamente, in verità.
Tuttavia l’estrazione giudaico-cristiana non è esclusiva, giacché la parola amen si trova anche nel Corano: un altro indice delle molte interconnessioni, sia di natura linguistica sia di natura religiosa, che legano la cultura giudaico-cristiana a quella musulmana.

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L'AMEN : la fine o il principio di tutto?

Siamo abituati a considerare la parola "AMEN" come una chiosa finale di un discorso, oppure come una parola liturgica finale, ma in realtà questa parola racchiude in sè moltissimi significati. Per iniziare lo studio sull'Amen vi propongo la bella sintesi catechetica dell Catechismo della chiesa cattolica a proposito di questo termine. 

AMEN
Il Credo, come pure l'ultimo libro della Sacra Scrittura, termina con la parola ebraica Amen. La si trova frequentemente alla fine delle preghiere del Nuovo Testamento. Anche la Chiesa termina le sue preghiere con Amen.
In ebraico, Amen si ricongiunge alla stessa radice della parola « credere ». Tale radice esprime la solidità, l'affidabilità, la fedeltà. Si capisce allora perché l'« Amen » può esprimere tanto la fedeltà di Dio verso di noi quanto la nostra fiducia in lui.
Nel profeta Isaia si trova l'espressione « Dio di verità », letteralmente « Dio dell'Amen », cioè il Dio fedele alle sue promesse: « Chi vorrà essere benedetto nel paese, vorrà esserlo per il Dio fedele » (Is 65,16). Nostro Signore usa spesso il termine « Amen », a volte in forma doppia, per sottolineare l'affidabilità del suo insegnamento, la sua autorità fondata sulla verità di Dio.
L'« Amen » finale del Simbolo riprende quindi e conferma le due parole con cui inizia: « Io credo ». Credere significa dire « Amen » alle parole, alle promesse, ai comandamenti di Dio, significa fidarsi totalmente di colui che è l'« Amen » d'infinito amore e di perfetta fedeltà. La vita cristiana di ogni giorno sarà allora l'« Amen » all'« Io credo » della professione di fede del nostro Battesimo:
« Il Simbolo sia per te come uno specchio. Guardati in esso, per vedere se tu credi tutto quello che dichiari di credere e rallegrati ogni giorno per la tua fede ».
Gesù Cristo stesso è l'« Amen » (Ap 3,14). Egli è l'« Amen » definitivo dell'amore del Padre per noi; assume e porta alla sua pienezza il nostro « Amen » al Padre: « Tutte le promesse di Dio in lui sono divenute "sì". Per questo sempre attraverso lui sale a Dio il nostro "Amen" per la sua gloria » (2 Cor 1,20):
« Per Cristo, con Cristo e in Cristo,
a te, Dio Padre onnipotente,
nell'unità dello Spirito Santo,
ogni onore e gloria
per tutti i secoli dei secoli.
AMEN! »
Incominciamo dunque con un breve approfondimento dell'etimologia di questa parola.
Amen è un termine ebraico che viene dal radicale א מ ן che appartiene al verbo ebraico che indica "l'essere fermo, stabile". L'idea richiama subito quella della solidità, o della "rocciosità", di qualcosa cioè di "stabile", "fermo", "incrollabile", su cui ci si può "appoggiare", sulla cui "sicurezza" e "fedeltà" si può contare, su cui si può quindi "costruire". E l'idea di punto di base su cui si può costruire rievoca l'idea delle fondamenta, dell'inizio di qualcosa di reale, di vero. Gesù sembra sia stato l'unico che abbia utilizzato prevalentemente questa parola per iniziare i suoi discorsi e non come parola finale. Troviamo infatti che innumerevoli volte (se ho ben contato 88 volte) nei Vangeli Gesù parla così : "Amen( o Amen Amen) Io vi dico ...." 

L'Amen di Maria
 

Il primo Amen del Nuovo Testamento lo possiamo senza dubbio trovare sulle labbra e nel cuore di Maria. Questo Amen di Maria è l’inizio della salvezza dell’umanità.
Infatti, grazie al suo Amen all’azione dello Spirito Santo in lei, il Verbo si è fatto carne:
Maria non disse “fiat” perché non parlava latino e non disse neppure “génoito “ che è parola greca. Che cosa disse allora? Qual è la parola che, nella lingua parlata da Maria, corrisponde più ' da vicino a questa espressione? Quando voleva dire a Dio “sì, così sia “, un ebreo diceva “amen! “ Se è lecito cercare di risalire, con pia riflessione, alla ipsissima vox, alla parola esatta, uscita dalla bocca di Maria - o almeno alla parola che c'era, a questo punto, nella fonte giudaica usata da Luca -, questa deve essere stata proprio la parola “amen”. Ricordiamo i salmi che nella Volgata latina terminavano con l’espressione: “fiat, fiat”?; nel testo greco dei LXX, a quel punto, c’è “ gènoito, gènoito ” (nella bibbia greca ’Amên è tradotto con l’espressione gènoito, che significa «voglia il cielo che così avvenga!» n.d.r.)e nell’originale ebraico conosciuto da Maria c’è “amen, amen”. (Raniero Cantalamessa, III predica di Avvento 2009)
Ma come potrebbe essere altrimenti? All’inizio della prima creazione ci fu un fiat e all’inizio della nuova creazione abbiamo il fiat di Maria che porta la Luce sulla terra.
Ma questo Amen sta anche all’inizio della storia personale e quotidiana di ogni credente. Anche se c’è un momento in cui nella nostra vita ci siamo aperti alla grazia, e questo è avvenuto soprattutto nel Battesimo, ogni giorno questa generazione di Cristo si può rinnovare con la nostra fede.
E questo è anche il significato di questo tempo di Avvento : "Ogni anima che crede, concepisce e genera il Verbo di Dio... Se secondo la carne una sola è la Madre di Cristo, secondo la fede tutte le anime generano Cristo quando accolgono la parola di Dio" (S. Ambrogio, Esposizione del vangelo secondo Luca, II, 26).

L'ultimo Amen della Scrittura

Come accennato nel passo del catechismo riportato, la Scrittura termina (se cosi si può dire) con l'Amen finale dell'Apocalisse:
La grazia del Signore Gesù sia con tutti voi. Amen! (Apocalisse 22,21)

Ma questo Amen finale è dato all'augurio della presenza della grazia del Signore Gesù ai destinatari del libro dell'Apocalisse, cioè ai cristiani. 
E' importante, se questo è l'ultimo Amen, capire cosa si intende con l'espressione "la grazia del Signore Gesù in noi" perchè a questa dobbiamo dare il nostro Amen.


Allora iniziamo con un ammonimento salutare che ci viene dal Concilio di Trento (sessione VI-decreto sul peccato originale) :
"Ciascuno ha motivo di temere della sua grazia non potendo nessuno sapere con certezza di fede, cui non possa sottostare il falso, di aver conseguito la grazia di Dio”. 

Non spaventatevi non inizierò un trattato sulla grazia anche se il decreto sul peccato originale è, secondo me, uno dei decreti più profondi mai scritti in un concilio. 

La grazia del Signore Gesù non è un favore, ma è qualcosa che inerisce (che fa parte integrante, non qualcosa di esteriore o imposto) intrinsecamente nell'uomo: è il poter rinascere nuova creatura in Cristo.
Il parallelo con Maria è dunque evidente: diciamo il nostro Amen a questa nuova creatura che è il nostro stesso essere rinato in Cristo per opera dello Spirito Santo.
Ma come Maria ha dovuto difendere la sua creatura accettando il disprezzo, i giudizi, l'indifferenza, il rifiuto e la persecuzione degli uomini, anche noi dobbiamo difendere questa grazia in noi. Il nostro Amen è dunque questa accettazione, da parte nostra, di fare tutto il possibile per accettare le prove che comporterà difendere in noi questa nuova creatura, accettando quei fatti che il Signore ha predisposto perchè noi camminassimo in essi e attraverso di essi.
Maria detto il suo Amen infatti non si riposa nell'annunzio dell'angelo, ma si mette in cammino verso i monti della Giudea per conoscere e ricevere da Elisabetta la conferma dell'annunzio ricevuto dall'angelo. 
E rimane tre mesi con Elisabetta per aiutarla ed assisterla.
Fatti semplici non eclatanti ma in cui quell'Amen che ha pronunciato si fa carne in lei.
Se Maria stessa ha avuto bisogno di conferme ( ricordiamo quel pronunciamento del Concilio di Trento) non dobbiamo stupirci se anche noi abbiamo bisogno di esse.
Anzi, come Maria, non ci dobbiamo cullare vanamente nella promessa di Dio anche se dobbiamo credere fermamente ad essa.
Abbiamo tutti bisogno della perseveranza (è questa che ci salverà, secondo le parole di Gesù) per rendere sempre più sicura la nostra chiamata alla vita e alla felicità eterna.

Un interessante passo di S.Agostino sull' Amen

I discorsi di S. Agostino riportano alcune riflessioni interessanti sul significato dell'Amen nella liturgia eucaristica. Questo discorso (272) sul Corpo e Sangue di Cristo ne è un chiaro esempio. S.Agostino dice chiaramente che la nostra risposta nella comunione al momento di ricevere il corpo di Cristo non è soltanto un discernere Cristo nell'Eucarestia ma anche un discernere noi stessi, noi e tutti i nostri fratelli, quale Corpo di Cristo.
Ciò che vedete sopra l'altare di Dio, l'avete visto anche nella notte passata; ma non avete ancora udito che cosa sia, che cosa significhi, di quale grande realtà nasconda il mistero. Ciò che vedete è il pane e il calice: ve lo assicurano i vostri stessi occhi. Invece secondo la fede che si deve formare in voi il pane e il corpo di Cristo, il calice e il sangue di Cristo.
Quanto ho detto in maniera molto succinta, forse è anche sufficiente per la fede: ma la fede richiede l'istruzione. Dice infatti il profeta: Se non crederete non capirete. Potreste infatti dirmi a questo punto: Ci ha detto di credere, dacci delle spiegazioni perchè possiamo comprendere. Nell'animo di qualcuno potrebbe infatti formarsi un ragionamento simile a questo: Il signore nostro Gesù Cristo sappiamo da dove ha ricevuto il corpo dalla Vergine Maria. Bambino, fu allattato, si nutrì, crebbe, arrivò e visse l'età giovanile; soffrì persecuzioni da parte dei Giudei, fu appeso alla croce, fu ucciso sulla croce, fu deposto dalla croce, fu sepolto, il terzo giorno risuscitò, nel giorno che volle ascese al cielo; lassù portò il suo corpo; di lassù verrà per giudicare i vivi e i morti; ora è lassù e siede alla destra del Padre: questo pane come può essere il suo corpo ? e questo calice, o meglio ciò che è contenuto nel calice, come può essere il sangue suo ? Queste cose, fratelli, si chiamano sacramenti proprio perchè si vede una realtà e se ne intende un'altra.
Ciò che si vede ha un aspetto materiale, ciò che si intende produce un effetto spirituale. Se vuoi comprendere [ il mistero ] del corpo di Cristo, ascolta l'Apostolo che dice ai fedeli: voi siete il corpo di cristo e sue membra. Se voi dunque siete il corpo e le membra di Cristo, sulla mensa del Signore è deposto il mistero di voi: ricevete il mistero di voi. A ciò che siete rispondete: Amen e rispondendo lo sottoscrivete. Ti si dice infatti: il Corpo di Cristo, e tu rispondi: Amen. Sii membro del corpo di Cristo, perchè sia veritiero il tuo Amen. 
Perchè dunque [ il corpo di cristo ] nel pane ? Non vogliamo quì portare niente di nostro; ascoltiamo sempre l'Apostolo il quale, parlando di questo sacramento, dice: Pur essendo molti formiamo un solo pane, un solo corpo. Cercate di capire ed esultate. Unità, verità, pietà, carità. Un solo pane: chi è questo unico pane ? Pur essendo molti formiamo un solo corpo. Ricordate che il pane non è composto da un solo chicco di grano, ma da molti. Quando si facevano gli esorcismi su di voi venivate, per così dire, macinati; quando siete stati battezzati, siete stati, per così dire, impastati; quando avete ricevuto il fuoco dello Spirito Santo siete stati, per così dire, cotti.
Siate ciò che vedete per ricevere ciò che siete. questo disse l'Apostolo in riguardo al pane. 
E ciò che dobbiamo intendere del calice, anche se non è stato detto, ce l'ha fatto capire abbastanza. Come infatti perchè ci sia la forma visibile del pane molti chicci di grano vengono impastati fino a formare un'unica cosa - come se avvenisse quanto la sacra Scrittura dice dei fedeli: Avevano un'anima sola e un solo cuore protesi verso Dio - così è anche per il vino. Fratelli, pensate a come si fa il vino.
Molti acini sono attaccati al grappolo, ma il succo degli acini si fonde in un tutt'uno. Cristo Signore ci ha simboleggiati in questo modo e ha voluto che noi facessimo parte di lui. Consacrò sulla sua mensa il sacramento della nostra pace e unità.
Chi riceve il sacramento dell'unità e non conserva il vincolo della pace riceve non un sacramento a sua salvezza ma una prova a suo danno.
Rivolti al Signore Dio, Padre onnipotente, con cuore puro, rendiamogli infinite e sincerissime grazie, per quanto ce lo permette la nostra pochezza. Preghiamo con cuore sincero la sua straordinaria bontò perchè si degni di esaudire le nostre preghiere secondo il suo beneplacito; allontani con la sua potenza il nemico dalle nostre azioni e pensieri; ci accresca la fede, guidi la nostra mente, ci conceda desideri spirituali e ci conduca alla sua beatitudine. Per Gesù Cristo Figlio suo. Amen.
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Il solenne Amen alla Preghiera Eucaristica

Riporto un brano tratto dal corso d’aggiornamento per i Ministri Straordinari della Comunione (2007) tenuto da Don Pietro Jura (fonte :http://liturgia.diocesifrosinone.com...ffertorio.html)
sull'importanza dell' Amen alla dossologia e all'elevazione che conclude la preghiera eucaristica (Per Cristo, con Cristo e in Cristo a Te Dio Padre onnipotente, nell'unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli) che è il più solenne all'interno di tutta la liturgia Eucaristica.

L’«Amen» conclusivo: come la firma, come un tuono dal cielo 
Siccome la preghiera eucaristica è presidenziale, in quanto è il presidente che rivolge a Dio il discorso orazionale della Chiesa, essa dev’essere ratificata dall’assemblea. E quanto avviene nell’Amen finale. 
Sant’Agostino non si stancava di ripetere ai suoi fedeli che «dire "Amen" è come apporre la firma a un documento», allo scopo di convalidarlo. Un atto notarile, ad esempio, resta privo di valore fino a quando non interviene la firma dell’interessato a ratificarlo. Di fatto, il momento in cui la persona interessata si appresta ad apporre la propria firma riveste una solennità maggiore rispetto al momento che ha visto il notaio impegnato nella stesura del documento. 
Nella Chiesa antica i fedeli erano talmente convinti dell’importanza giuridico-teologica di questa loro ratifica che, stando alla testimonianza di s. Gerolamo, l’Amen echeggiava fragoroso nelle chiese di Roma. Nel suo elogio della fede del popolo romano, in riferimento a Rm 1, 12, egli esclama: "Dov’è mai che con tanto desiderio e tanta assiduità si corre alle chiese e ai sepolcri dei martiri [così come a Roma]? Dov’è mai che l’Amen rimbomba simile a un tuono dal cieloe si scuotono i vani templi degli idoli [così come a Roma]? Non che i Romani abbiano un’altra fede, se non questa, [quella cioè] che hanno tutte le Chiese di Cristo; ma ciò si deve al fatto che in essi la devozione è maggiore, e [maggiore è] la semplicità per credere». 
Senza negare affatto ai Romani di allora il merito della convinta partecipazione alla preghiera liturgica, dobbiamo riconoscere che di merito ne avevano soprattutto i loro pastori. Se i Romani erano così come Gerolamo dice, ciò dipendeva dal fatto che i pastori sapevano, con adeguate catechesi, sensibilizzare i fedeli sull’importanza di questa adesione consapevole e responsabile di tutta l’assemblea alla voce rappresentativa del suo presidente

L'Amen al tramonto della vita e all'alba della nuova

Nel cimitero catacombale di S. Callisto a Roma c'è un'antica iscrizione paleocristiana molto semplice :
In pace spiritus Silvani Amen.

Questa è stata l'ultima parola di moltissimi martiri. I santi martiri Felicissima e Gratiliano chiusero gli occhi gli occhi a questa vita terrena con queste parole: "O Signore di tutte le cose visibili e invisibili, che hai inviato l'unico tuo Figlio il Signore nostro Gesù Cristo, per redimerci dai peccati, degnati ora di mandare il tuo santo Angelo ad accogliere in pace le nostre anime e portarci al tuo cospetto, tu che sei benedetto nei secoli. Amen".(Dagli Atti della Passione).
Ma uno dei più celebri Amen fu quello di San Policarpo:
Non lo inchiodarono ma lo legarono. Con le mani dietro la schiena e legato come un capro scelto da un grande gregge per il sacrificio, gradita offerta preparata a Dio, guardando verso il cielo disse: "Signore, Dio onnipotente Padre di Gesù Cristo tuo amato e benedetto Figlio, per il cui mezzo abbiamo ricevuto la tua scienza, o Dio degli angeli e delle potenze di ogni creazione e di ogni genia dei giusti che vivono alla tua presenza. Io ti benedico perché mi hai reso degno di questo giorno e di questa ora di prendere parte nel numero dei martiri al calice del tuo Cristo per la risurrezione alla vita eterna dell’anima e del corpo nella incorruttibilità dello Spirito Santo. In mezzo a loro possa io essere accolto al tuo cospetto in sacrificio pingue e gradito come prima l’avevi preparato, manifestato e realizzato, Dio senza menzogna e veritiero. Per questo e per tutte le altre cose ti lodo, ti benedico e ti glorifico per mezzo dell'eterno e celeste gran sacerdote Gesù Cristo tuo amato Figlio, per il quale sia gloria a te con lui e lo Spirito Santo ora e nei secoli futuri. Amen".
Appena ebbe alzato il suo Amen e terminato la preghiera, gli uomini della pira appiccarono il fuoco. La fiamma divampò grande. Vedemmo un prodigio e a noi fu concesso di vederlo. Siamo sopravvissuti per narrare agli altri questi avvenimenti. Il fuoco, facendo una specie di voluta, come vela di nave gonfiata dal vento, girò intorno al corpo del martire. Egli stava in mezzo, non come carne che brucia ma come pane che cuoce, o come oro e argento che brilla nella fornace. E noi ricevemmo un profumo come di incenso che si alzava, o di altri aromi preziosi. (Dagli Atti del martirio di San Policarpo)

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