Il Discernimento degli spiriti 1. La fonte dell'ispirazione - John C. Haughey

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MARIOCAPALBO
00martedì 31 gennaio 2012 18:38
Spirito Santo e Carismi 

Il Discernimento degli spiriti

 

1. La fonte dell'ispirazione - John C. Haughey

LA FONTE DELL'ISPIRAZIONE

 

John C. Haughey

"La Cospirazione di Dio: Lo Spirito Santo in noi" di John C. Haughey, è stato definito dal Card. Suenens il miglior libro inglese sullo Spirito Santo letto negli ultimi anni.

Chi è vittima d'inganno, e chi è guidato dallo Spirito?

La differenza tra infanzia e maturità spirituale sta nella capacità di distinguere gli stimoli tra loro contrastanti che possiamo sperimentare in noi stessi, riconoscendo così il falso dall'autentico.

La capacità di distinguere la voce del Dio Pastore - dove e per mezzo di chiunque Egli parli - riconoscendola dalla voce del ladro, è il potere di discernimento che lo Spirito Santo dà a coloro che vogliono ascoltare la voce del Pastore:

"Chi entra dalla porta è il Pastore. Le pecore ascoltano la sua voce. Egli le chiama per nome e le porta fuori... e le pecore lo seguono perché riconoscono la sua voce." (Gv. 10, 2-4).

Questa capacità non è nuova, perché quelli che davvero sono Suoi hanno sempre riconosciuto la Sua voce.

Ø Ma nuovo oggi è il numero di quanti parlano dicendo di essere la Sua voce.

Ø Nuovo, comunque, è anche il numero di quelli che stanno imparando a discernere da dove viene l'ispirazione, cioè qual è la sua origine.

Il linguaggio più pio può coprire manipolazioni ecclesiastiche, o la mancanza di fede; mentre allo stesso modo il più mondano degli autori può dare profonde interpretazioni evangeliche.

Ø Prima, una certa parte del gregge si accontentava di seguire altre pecore che andavano verso il Signore.

Ø Il mediatore per ufficio, e chi dovrebbe esserlo per formazione teologica, tutti questi tipi di persone oggi sono ascoltati in maniera più selettiva e circospetta. 

Ø Ciò che essi tentano di insegnare è ascoltato con spirito più raffinato e con più intelligenza critica, e spesso viene scartato.

Dio sta davvero agendo nel mondo. Ma quando vediamo accadere qualcosa, come dire cosa è stato iniziato da Dio in una certa situazione, o cosa è semplicemente sopportata da Lui, mentre è il prodotto della nostra delusione, del nostro egoismo, della nostra soggettività?

Ø E ancora più vicini al segno, come posso sapere quando sono guidato dallo Spirito?

Esistono dei "segni" che rivelino quando è lo "spirito nemico" ad ispirarmi?

a) - L'origine della nostra ispirazione

Esaminiamo le origini della nostra ispirazione. É importantissimo, oggi più che mai, sviluppare l'arte del discernimento, per noi stessi e per gli altri. La Scrittura insegna questo:

"Miei cari, se uno dice di avere uno spirito, non credetegli subito. Prima esaminatelo bene, per vedere se davvero ha lo Spirito che viene da Dio." (I Gv. 4,1).

Ci viene ingiunto di "mettere alla prova ogni spirito", e il Signore Stesso ci comanda di sviluppare un'astuzia simile a quella dei serpenti, e una ipersensibilità per riconoscere i lupi che si atteggiano a pecore.

Ø Dio sapeva che la capacità di questo principio di male di ingannare gli uomini, travestendo la propria nefandezza ed atteggiandosi sempre ad angelo di luce, ossia i "principati e potenze di questo mondo di tenebre", come Paolo fa loro riferimento, è assai maggiore della nostra capacità di discernere, se non siamo aiutati dallo Spirito di Dio.

I principi di discernimento

Per rendere chiari i principi del discernimento, esamineremo il caso di una persona che è ispirata a fare una certa azione o devozione, o spinta verso una certa vocazione, ma che è incerta sulla sua origine.

Ø Ovviamente presumiamo che quanto è ispirata a fare sia una cosa buona, altrimenti non ci sarebbe neppure da chiedersi da dove viene.

Ø Ciò presume anche che tutti siamo convinti che Dio può guidare personalmente ciascuno di noi in maniera particolare, e che lo Spirito Santo può renderci sensibili a questo tipo di guida, per capire, perché possiamo capire da dove ha origine la nostra ispirazione.

(Attenzione!: Qui chiaramente si intende che ogni persona umana, nessuno escluso, è sempre soggetta a ricevere ogni tipo di ispirazione, sia quelle buone sia quelle del nemico. Ognuno, quindi, come Paolo ha insegnato, deve esaminare l'origine e i frutti delle proprie ispirazioni, e imparare a discernere la loro origine. Non c'è nessuno che non sia soggetto a ispirazioni del nemico. E tanto più vi sarà soggetto, se è sicuro dl non poterlo essere).

Siccome Dio vuole formarci, come il Vasaio forma l'argilla, è importantissimo imparare a riconoscere il tocco della Sua mano da quello della mano del nemico.

Ø Pare vi siano 5 criteri generali per distinguere il Suo tocco. Sono cinque linee generali che possono mettere alla prova l'origine dell'ispirazione, e che ci aiuteranno ad approfondire la capacità di discernere i moti in conflitto nella nostra anima, che si verificano in ciascuno dl noi, nessuno escluso.

b) - Cinque Criteri Generali per discernere l'origine dell'ispirazione:

Lo Spirito di Dio agisce in noi secondo la Sua Stessa natura. Sappiamo che lo Spirito dl Dio è Spirito d'amore e di Verità.

1. Quando lo Spirito agisce nell'ordine umano, quindi, agisce in conformità alla Sua natura: dirà la verità, verrà nell'amore e guiderà all'amore e alla comprensione sia di Dio che di se stessi e degli altri.

Ø La presenza o l'assenza di tali qualità ci dirà se lo Spirito di Dio è l'autore o no delle sollecitazioni che stiamo sperimentando.

Ø Sappiamo ancora qualcosa di più specifico riguardo allo Spirito: Egli è lo Spirito di Cristo. Quindi ci porterà a glorificare Cristo e ad essere strettamente uniti alla Sua persona. Allora, tutto ciò che ci porterà ad essere più sensibili allo Sposo, sarà di provenienza dello Spirito Santo.

Ø Per Suo mezzo avvertiremo in noi un benessere spirituale che ci dirà che è veramente lo Spirito Santo ad agire in noi. Questa forte sensazione positiva è un segno del discernimento maturo.

Ø Altre volte potremo distinguere meno chiaramente l'opera dello Spirito e la Sua provenienza. Egli comunque potrà aiutarci ad approfondire e a raffinare tale capacità. Ognuno poi potrà imparare un modo diverso di discernere, a seconda di come lo Spirito gli insegnerà.

Se la Chiesa fosse senza storia, non ci sarebbe modo di avere regole su questo argomento, ma grazie a Dio essa ha una storia, e noi siamo il Corpo di Cristo: perciò dobbiamo essere più oggettivi riguardo alle cose concrete che viviamo.

Se qualcuno dice di avere ispirazioni dallo Spirito, anche la comunità deve fare il discernimento, e l'esperienza che ha dei doni particolari deve esser messa anche a disposizione degli altri, aff9nché possano servirsene per imparare a distinguere la voce del Signore da quella del nemico. Perciò dobbiamo andare oltre questo criterio.

2. - Il secondo criterio è strettamente collegato al primo:

a) – Il primo effetto: si mette alla prova l'ispirazione che si presume venga dallo Spirito guardando agli effetti sulla persona.

- Si deve comunque guardare prima alla qualità in generale della vita della persona in esame.

- Se la persona già vive in Dio, le nuove sollecitazioni dello Spirito le giungeranno con dolcezza, delicatamente.

- Se invece vive nel peccato, le sollecitazioni dello Spirito le giungeranno dall'esterno, con dolore e rimorso, confusione e vergogna.

Ø Lo Spirito, quindi, agisce secondo le condizioni spirituali della persona sulla quale sta agendo, confortandola o mettendola di fronte alla propria realtà.

Ø Se una persona vive in Dio, la sua vita mostrerà i segni della presenza del Signore: il segno principale è la gioia, poi la pace di Dio, l'amore verso i fratelli e sorelle.

Ø Nella tradizione del discernimento nella Chiesa è sempre stata data grande importanza alla presenza della gioia come inevitabile compagna dei moti dell'anima che hanno origine dallo Spirito Santo. E questo non senza ragione. Basta guardare i primi due capitoli del Vangelo di Luca, in cui tutti coloro che venivano toccati dal Signore - Zaccaria, Elisabetta, Maria, Simeone, e Giovanni Battista, tutti esultavano di gioia.

b) - Un secondo effetto dell'anima sollecitata dallo Spirito Santo è l'esser portata a lodare Gesù Cristo.

"Nessuno può dire che Gesù è il Signore se non è sotto l'influenza dello Spirito Santo" (1 Cor. 12,3). Quando c'è lode a Gesù Cristo, la presenza dello Spirito è assicurata.

- Ma quando un'azione comincia sotto il nome di Gesù Cristo, ed è poi identificata da "me" come 'mia' - le sollecitazioni possono esser state buone all'inizio, ma poi è successo qualcosa e sono diventate sospette. 

- Se ciò che comincia sotto il Suo nome, continua a portare gloria solamente a Lui, allora va bene.

- Ma se la gloria passa da Lui a noi stessi, o all'organizzazione o a qualcos'altro, tutto può essere sospetto. É sospetto.

c) - Il terzo effetto dell'opera dello Spirito nel cuore dell''uomo è ancora più evidente degli altri: è la carità o amore che dimostriamo verso i fratelli.

- Nella prima epistola di Giovanni questo è espresso in diversi modi: "Chiunque dice di essere nella luce e odia il fratello, è ancora nel buio. Ma chi ama il fratello vive nella luce." (1 Gv. 2 9-10).

- Questo amore reciproco si manifesta in molti modi diversi. Il riferimento più classico è logicamente 1 Corinzi 13, 4-7, dove Paolo spiega le 

Caratteristiche del vero amore fraterno:

Egli dice che "L'amore è paziente, gentile, non è geloso né si irrita, non è concitato né rude, né egoista e non si offende. L'amore non trova gioia nei peccati degli altri, ma gode della verità. É sempre pronto a scusare, a sperare e ad avere fiducia, e sopporta tutto". E termina dicendo "L'amore non finisce mai."

Ø In tutti questi effetti menzionati ci sono delle chiare limitazioni nel discernere la volontà dl Dio. Queste, tuttavia, sono regole infallibili che indicano la direzione generale dell'anima di chi cerca di determinare la volontà di Dio per sé.

Ø Ma le indicazioni generali della direzione in cui stiamo andando non sono di per sé sufficienti a delucidare la scelta specifica che dovremmo fare. Né scopriranno infallibilmente l'origine delle ispirazioni in conflitto che possiamo avvertire in un dato momento.

Oltre ai due criteri menzionati (lo Spirito agisce secondo la Sua natura, e gli effetti sugli individui),

3. Il terzo criterio per giudicare l'attività dello Spirito, è l'armonia tra chi dice di essere ispirato da Dio e l'attività dello Spirito stesso per la crescita del Regno di Dio.

- Possiamo star certi che il Regno di Dio non sarà mai diviso in se stesso.

- Di conseguenza, possiamo essere sicuri che vi sarà una coesione generale tra ciò che lo Spirito sta facendo negli individui e ciò che sta facendo nel complesso del Suo corpo.

- Quindi, un criterio generale per giudicare questo aspetto è il seguente: se la cosa che facciamo forma, costruisce la comunità, viene da Dio; altrimenti non viene da Dio.

- Ma anche questo criterio può andare quanto basta, poiché ha i suoi limiti. La formazione della comunità può avere diversi significati a seconda di diverse cose e dei diversi membri della comunità.

Ø Le cose di cui possiamo esser certi sono queste: ciò che porta ad un più grande amore del Padre, per mezzo della fede in Gesù, e qualunque cosa aumenti il nostro amore reciproco, vengono dallo Spirito.

Ø L'armonia può essere un eventuale frutto, ma la divisione potrebbe essere l'effetto più prossimo.

Armonia e divisione nella comunità

Gesù ha detto: "Non sono venuto a portare la pace, ma la spada".

Ø Nel nome dell'ordine e dell'armonia possiamo esser cullati ad accettare misure di armonia che non sono dello Spirito.

Ø I profeti, molti Santi e Cristo Stesso, furono respinti dalla comunità dei credenti sulla base del fatto che non avevano accettato di sottostare alle misure che formavano l'armonia già costituita e la formazione della comunità.

Ø D'altra parte, chi entra in conflitto con la comunità non dovrebbe aspettarsi che le sue idee debbano venir subito accettate. E se è nella verità, dovrebbe avere la pazienza di sottostare per un certo periodo a cose alle quali è contrario, finché non sono state messe alla prova. Questo servirà alla comunità stessa a dimostrare la sua umiltà e accettazione, che daranno prova di essere un frutto dello Spirito.

Il suo desiderio, infatti, di far mettere alla prova il proprio modo di capire dalla comunità, di stare nella stessa finché tale giudizio non è venuto e di sottostare nel frattempo a un giudizio contrario, dovrebbe dare respiro alla comunità, e permetterle capire l'origine di quelle ispirazioni.

- Chi sta contro molti può essere un grande dono alla comunità; può essere un folle per Cristo, oppure semplicemente un folle.

- La spada può dividere oggi perché domani vi sia unione nella comprensione del Vangelo.

I frutti nell'individuo, la qualità della sua vita per un lungo periodo di tempo e la relazione che mantiene con la comunità possono essere un indice utile per suggerire a quale spirito egli appartenga. Questo vale per i sentimenti e le virtù che riguardano l'individuo.

Ø Ma anche la comunità ha una responsabilità a riguardo dell'individuo e del processo di discernimento.

- Non possiamo presumere che un simile procedimento venga impiegato quando la comunità agisce su una base di interesse, come negli affari, mettendo cortesemente a margine quei membri che insistono su differenze scomode per la comunità, sia riguardo a ciò che essa è, sia riguardo a ciò che essa capisce.

Ø In questo caso, se l'individuo non è ascoltato, significa che è amato, né rispettato: non è ascoltato nel suo modo di capire la propria persona, oppure è misurato semplicemente per le sue capacità di adattarsi o meno allo status quo della comunità, nelle sue operazioni in generale.

Ø La comunità dovrebbe ascoltare, mettere alla prova il buono di ciò che l'individuo vede, capisce o crede di capire, e confermare o negare la validità di quanto dice, nell'amore. Questo è il modo in cui la comunità costruisce, ed evita la distruzione propria o degli individui in essa.

Lo Spirito viene all'individuo con amore, e solo la comunità che ama potrà distinguere la sua attività. Tutto ciò che manca d'amore non sarà un mezzo efficace per provare ciò che Dio sta facendo.

MARIOCAPALBO
00martedì 31 gennaio 2012 18:39

Altri due criteri:

4 - Un quarto criterio per discernere l'attività dello Spirito in noi o negli altri è il Vangelo.

Ø Stiamo seguendo Gesù, non andando in una giungla senza traccia o senza sentieri. É lo Spirito Santo a far diventare luce le parole del vangelo, e questa luce ci fa capire meglio le vie del Maestro e ci addita anche le nostre mancanze e i nostri raggiri, cercando di portarci alla via più breve per arrivare a Lui.

Ø Lo Spirito ha lo scopo di formarci a somiglianza di Gesù. La Sua attività è volta tutta a questo scopo. 

Ma anche questo criterio ha i suoi limiti, e in nome del Vangelo sono stati tracciati innumerevoli sentieri dai benpensanti, o da quanti erano stati delusi.

Un'altra difficoltà a questo riguardo è il numero dl teorie che sono sorte sul vangelo; il numero di vie: come la fondamentalista, la secolarizzata, l'umanesimo secolare e altre ancora, che cercano di spiegare come va interpretato il Vangelo, e che ci distolgono così dalla verità.

5 .- Un quinto criterio è la natura della salvezza portata da Gesù Cristo, che tutti i movimenti dello Spirito rinforzano o consolidano. Perciò non verrà mai denigrata né la creatura né le opere di Dio.

Ø Tutto ciò che porta a disprezzare le opere di Dio e la persona umana, non viene dallo Spirito, perché lo Spirito non va contro Se Stesso.

Ø Dovremmo imparare ad ascoltare lo Spirito, ma le nostre nozioni preconcette ci rendono poveri ascoltatori dello Spirito e delle Sue sollecitazioni

Un passo pasquale, una morte, sta tra la realtà incompleta di un uomo e la gloriosa pienezza a cui Dio ci chiama. 

Il prezzo è un'apertura totale alla realtà che sta dietro di noi, e una 

rinuncia a quelle nozioni aprioristiche che temono che il tocco dl Dio sminuisca l'uomo, anziché completare l'opera delle sue mani.

Una Direttiva del Maestro.

Nonostante tutti questi criteri, diverse volte la volontà di Dio rimane poco chiara.

Ø Alcuni sono esposti nella storia della Chiesa, e negli "Esercizi Spirituali di S. Ignazio" troviamo criteri validi a questo riguardo. S. Ignazio è stato capace di individuare le componenti confuse che riguardano la determinazione e la scelta della volontà di Dio in una data faccenda. Molto di quello che seguirà viene dagli esercizi spirituali di S. Ignazio,

Ø ed in particolare dalle "Regole per il Discernimento degli Spiriti", che non sono derivate dalla teologia né dalle regole della chiesa, ma dall'esperienza dello stesso S. Ignazio.

Per fare degli esempi pratici, immagineremo quattro persone che verranno a farsi dirigere da S. Ignazio, perché vogliono capire cosa Dio le chiama a fare.

Persona n. 1:

La condizione spirituale della prima persona che cerca la guida di S. Ignazio non è né troppo calda né troppo fredda, ma tiepida. Non ha mai fatto un grande progresso nella vita spirituale, né ha un grande gusto per una vita di peccato.

Ø Non sa niente della dolcezza della Presenza di Dio, e taccerebbe di medievalismo chi gli parlasse del diavolo. La sua relazione con Dio è impersonale, basata sul "devo" e "non devo".

Ø Nel migliore dei casi seguire Cristo ed essere guidati dallo Spirito per lui significa "obbedire alle autorità della chiesa". Si accontenta di seguire gli intermediari, altre pecore nelle quali pone la propria fiducia. Usa la "fede" per giustificare la propria superficialità spirituale.

S. Ignazio saprebbe che Dio non chiamerà una persona simile a seguire nessuna vocazione spirituale, perché

Ø non è ancora seriamente impegnata con Lui, neppure nel compito della vocazione cristiana generica; e come ha mancato di essere fedele nel poco, Dio non la chiamerà ad avere funzioni più alte nel corpo di Cristo.

Ø S. Ignazio farebbe riflettere questa persona sul motivo della propria esistenza, fino a far diventare questo motivo un principio operativo per capire se stessa.

Ø Vorrebbe che prendesse coscienza delle Persone Divine che stanno dietro al "devo", "non devo", e portarlo a sostituire la 'colpa' col "dolore per i peccati."

Con una persona simile Ignazio vorrebbe che, sin dall'inizio, ella prestasse qualche attenzione alle forze del male che operano in maniera impercettibile nella sua vita. Insisterebbe perché diventasse consapevole della personificazione del male nel regno di Satana, perché è bene sapere che quando quando la persona è in tali condizioni, se Satana le rimane sconosciuto questo va a vantaggio del diavolo, proprio come il non credere alla sua esistenza. 

Ø L'azione di Sanata  - In questo stato di non-evidenza, Satana opera sui sensi e sull'immaginazione del letargico spirituale, proponendo gratificazioni che mantengono i sensi e le sensazioni personali in posizione dominante sullo spirito, mentre le sensibilità spirituali risultano intontite o diventano del tutto inesistenti, incapaci di agire .

Ø Egli Sa che una vita disordinata è una vita in cui i sensi dominano lo spirito dell'uomo;

- le cose sono scelte per il loro immediato vantaggio;

- il solo regno vero pare "qui" e "ora", mentre la vita nello Spirito sembra qualcosa di remoto e di inconsistente.

Un importante raggiungimento del nemico delle anime, come Ignazio chiama Satana, è far sì che quelli che vivono in un limbo "spirituale" procedano dalla non - esperienza dello Spirito,

Ø e Satana predicherà la non-esistenza dello Spirito, almeno in pratica, per neutralizzare la persona nella sua efficacia spirituale.

Ø In questo primo caso, mentre Satana agisce in maniera nascosta, con la menzogna,

lo Spirito agisce apertamente, pungendo la coscienza. della persona e facendole notare il disordine della propria vita; accompagnando poi il tutto da un senso di scontentezza per la distanza che si è sviluppata tra lui e Dio.

Ignazio vuole che il suo soggetto noti le forze cattive e personali che cercano di distoglierlo a Dio.

Persona n. 2

Nel secondo caso, si tratta di una persona che vive in familiarità con Dio: è unita a Dio e segue la guida della chiesa in armonia con le luci della propria coscienza. A questa persona accade qualcosa di molto inconsueto: un'esperienza strana che va a confidare ad Ignazio, perché non ne sa discernere le origini. Ella ha subito una profonda esperienza spirituale, poi è stata improvvisamente ravvivata nell'amore, nella certezza che Dio era presente e che questa era la sua volontà per lei.

Ø Poiché ella è stata "consolata" senza un motivo precedente, e dato che tutti i frutti sono buoni, Ignazio pensa che la cosa sia di provenienza dello Spirito, che è libero di entrare ed uscire quando vuole.

Ø Ma bisogna stare attenti al periodo immediatamente successivo a questa esperienza della presenza di Dio, perché quando la consolazione diminuisce, in genere la persona prende soluzioni che possono esser di Dio o no; vanno quindi esaminate con attenzione prima di ricevere approvazione e il via per l'attuazione.

Ø Pare che in quest'epoca ci sia un aumento di casi simili a questo. Spesso ciò a cui ci si riferisce come "conversione" è qualcosa di questo genere: 

Una maggiore sensibilità alla differenziazione che Ignazio fa tra il momento in cui arriva l'azione illuminante di Dio e quello in cui viene la risposta dell'uomo - farà molto per preservare l'individuo dalla delusione, e per preservare la comunità cristiana dagli eccessi di illuminismo che periodicamente cadono su di essa.

Persona n. 3:

Altro cliente, altra via. Il terzo sta facendo il ritiro di 30 giorni degli esercizi spirituali di S. Ignazio per sapere cosa Dio gli chiede nella vita; è disposto a fare qualunque cosa gli venga chiesta.

Ø Il ritiro finora gli ha fatto vedere soprattutto ciò che circonda la sua vita, e ora la vede come un campo di battaglia tra lo Spirito di Gesù Cristo e uno spirito che si atteggia a portatore di luce, il cui potere di agire è rafforzato da quelli che hanno accettato i suoi inganni come verità.

Ø Ignazio istruisce il suo cliente per fargli vedere come avvengono i periodi di consolazione nella vita.

Ø La presenza di questi periodi in conflitto è una manifestazione per entrambi che egli ha raggiunto il "grado" di sensibilità spirituale dove può capire che dentro di sé vi è una battaglia di spiriti in conflitto tra loro.

Ignazio gli descrive la "consolazione" con i suoi effetti positivi: aumento di fede, d'amore di Dio, di speranza, di carità, di gioia interiore, che invitano ad attaccarsi di più alle cose del cielo.

Poi descrive la "desolazione" come: buio dell'anima, tormento dello spirito, inclinazione a ciò che è basso e cattivo, e tutto ciò che porta a mancanza di fede, di speranza e d'amore, o a diminuire queste virtù.

Ø L'anima diventa tiepida, lenta, come se fosse separata dal suo Creatore. Comunque non dovremmo fermarci qui.

Ø Dovremmo dire che la parola "consolazione" comprende tutto ciò che porta l'anima verso qualcosa di positivo,

Ø mentre "desolazione" è tutto ciò che porta verso il negativo.

Ø Tuttavia è impossibile stabilire la relazione tra grazia ed emozioni positive, come tra tentazione ed emozioni negative, nell'astratto.

A Ignazio comunque interessano soprattutto gli stati d'animo delle persone,

Ø perché da essi, più che dai pensieri e dalle idee più o meno edificanti, si può meglio scorgere chi è all'origine delle loro azioni.

Una volta che la persona ha identificato i propri stati d'animo, solo allora il processo di discernimento potrà ricercare le tracce della loro origine.

È facile stabilire dove è lo Spirito Santo. Ma è difficile individuare la presenza del maligno, perché egli cerca di imbrogliare le apparenze.

Ø Con una persona che cerca di vivere fedelmente la propria relazione con Dio e che è aperta all'ulteriore grazia della presenza di Dio, la tattica di Satana è quella di suggerire idee perfettamente in tono con i moti dell' anima, e che all'apparenza seguono la loro fede, speranza, carità e preghiera.

Ø Se la persona che partecipa al ritiro fosse uno sciocco, Satana potrebbe proporre altre cose.

Ø Dato il caso, egli suggerisce idee e proietta cose e illusioni, cammini spirituali e promesse. Ignazio, quindi, avverte il suo cliente di fare attenzione a tutto il corso dei pensieri che gli si presentano alla mente e al cuore a partire dagli inizi, mentre proseguono, fino alle pieghe che prendono.

Ø Se sono insinuati dal nemico, piano piano produrranno disturbo e mancanza di pace. Dopo l'iniziale dolcezza egli si troverà svuotato e desideroso, non del Signore, ma della "dolcezza", che egli ha provato.

Se i pensieri suggeriti cominciano a produrre il frutto descritto sopra della desolazione, allora è chiaro segno che vengono da Satana, nemico della salvezza e del progresso spirituale.

Ø A volte Satana porterà la persona a provare ripugnanza e scoraggiamento per la possibilità di vivere una vita alla presenza di Dio per mezzo dello Spirito.

Ora le caratteristiche del nemico cominciano a farsi più chiare:

Ø egli è un codardo davanti alla dimostrazione della forza, e dispotico davanti alla timidezza.

Ø Cerca di restare segreto perché teme di essere scoperto ed espulso. Fin quando resta coperto, ossia non viene rivelato, Satana fa aderenti.

Di conseguenza vediamo il bisogno della persona che partecipa al ritiro di comunicare al suo direttore ogni zona, affinché egli possa agire come mezzo per capire quali sono i punti in cui Satana si nasconde.

Perché, potremmo chiederci, se la persona in questione cerca sinceramente di seguire la volontà di Dio e dove Egli la guida,

Ø Dio Stesso non lo attira a Sé con luce e consolazione, in modo che egli conosca la Sua volontà?

Ø Sarebbe facile se i sentimenti buoni potessero venire dalle nostre disposizioni, oppure dal Signore, e quelli cattivi da noi stessi oppure da Satana.

Ø Ma non è così semplice, perché abbiamo già anche visto che sentimenti apparentemente buoni possono venire dal maligno, e

Ø sentimenti negativi possono essere di valore straordinario per lo sviluppo della conoscenza delle proprie mancanze, e portare con sé la direzione che Dio vuole farci prendere.

Quindi il periodo della desolazione non è meno importante, per la crescita, di quello della consolazione.

Dio permette la desolazione perché noi ci rendiamo conto della nostra dipendenza da Lui, e della nostra impossibilità di fare qualunque cosa con le nostre sole risorse.

Ø Il periodo di desolazione può anche essere una occasione per pentirsi per il nostro cattivo uso dei doni di Dio, di cui possiamo esser stati colpevoli in passato.

Ø I periodi di buio della mente e di irrequietezza del cuore possono anche essere occasioni per tornare ad essere come bambini, che chiedono al Padre, in docilità e umiltà, ciò che Egli vuole darci e che da soli non potremmo procurarci.

La desolazione può essere un dono di Dio se il tormento dello spirito riesce a farci vedere altre zone di colpa che finora non avevamo riconosciuto.

Ø Spesso le nostre emozioni negative sono dovute a una immagine falsa di Dio, al nostro odio verso noi stessi e alla paura di accettare le limitazioni, la croce se volete, e di definire l'esistenza umana.

Ø Qualunque siano le cause possibili, il primo passo è quello di riconoscere i sentimenti o stati d'animo, che possono essere una misura che limita l' "IO" in relazione a DIO e agli altri. Ma questo non è tutto.

La consolazione infatti non gli indicherà quale deve essere l'oggetto della Sua scelta, ma con la Sua presenza servirà a confermare la scelta contemplata, così come l'assenza di consolazione dovrebbe sospendere la conferma di ogni scelta.

Discernere il discernimento

Spesso direttori spirituali e conduttori di ritiri hanno sbagliato trascurando di ampliare il significato della consolazione e desolazione, fino a includere un'intera gamma di affettività emotive che la persona può subire.

Ø Chi partecipa al ritiro spesso può avere la tendenza a spiritualizzare la realtà, e il direttore può, in maniera non esperta, manipolare questa non - realtà, o interpretare i sentimenti pii come chiamata di Dio,

Un'altra difficoltà perché questi esercizi di S. Ignazio possano essere veramente efficaci è che molti dicono che non può essere che regole scritte tanto tempo fa siano adatte ora, nel 20° secolo.

Ø Ma se le scoperte fatte nella psicologia e in tutti i campi della scienza dovessero denigrare lo scopo dell'uomo, il prezzo sarebbe troppo alto.

Ø Si potrebbe fare uno studio tra la stretta relazione che c'è tra Satana, che non vuole restare in evidenza, e la difficoltà che ha la maggior parte di noi nell'identificare i propri stati 'animo e sentimenti.

L'incapacità o mancanza di volontà di affrontare gli stati d'animo li lascia non esposti, celati; di conseguenza la schiavitù sotto la quale molti uomini vivono, non è evidente neppure a loro stessi. E anche Satana rimane così celato.

Un altro ostacolo perché molti cristiani possano servirsi di questo libro è implicito nella parola "discernimento".

Ø Implica che Dio ha già una volontà stabilita per me, e solo per la mia incapacità a capirla, le cose vanno male.

Ø Ma non può essere così, ed è difficile capire perché insistiamo che la relazione tra Dio e noi possa essere in questo modo.

Sebbene la rivelazione ci riveli un Padre che ci ama, la nostra incomprensione spesso fa di Lui un Divino Determinatore.

Ø La scappatoia per questo nostro concetto è: "É la volontà di Dio per me." Ma la volontà di Dio per noi è una volontà d'amore. Egli ci ha chiamati figli e non servi.

Ø La volontà di Dio, quando è sviluppata nell'amore, diventa la 'mia' volontà, non più la Sua che viene imposta su di me.

Considerando il caso del 2° cliente, quello dell'esperienza dal nulla, le scelte di una persona sono fatte in maniera responsabile se fatte nel contesto già descritto.

Ciò significa che contengono le seguenti condizioni:

Ø L'oggetto della mia scelta è moralmente buono; non è preso sulla base del mio egoismo, o della mia volontà, che ne sarebbero i segni, ma il mio cuore, per grazia di Dio, è stato portato al punto di equilibrio dell'indifferenza, sia che l'oggetto ci sia, o non ci sia. E Dio conferma la scelta, indicando in qualche modo il Suo accordo.

Ø Le mie scelte, d'altra parte, sono sbagliate se fatte in maniera non libera o al di fuori di questo contesto.

- Non sono libere se contengono del peccato, anche se escono da un'atmosfera che non considera i sentimenti della persona: diventerebbe una scelta formale per l'irrealtà nel nome di Dio.

Ø Una scelta non è la Sua volontà se presa in maniera irresponsabile, cioè se non è presa come mezzo per seguire il fine per cui la persona è stata chiamata.

L'assenza di segni

Ignazio chiederà prima se c'è la tranquillità del cuore. Se non c'è, per il momento egli scoraggerebbe la decisione. Quando si sperimenta il tormento del cuore, non si può prendere nessuna decisione.

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