IL DISCERNIMENTO DEGLI SPIRITI - P. Edward O' Connor, C.S.C.

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MARIOCAPALBO
00martedì 31 gennaio 2012 18:42
Spirito Santo e Carismi 

IL DISCERNIMENTO DEGLI SPIRITI - Parte 1ª

P. Edward O' Connor, C.S.C.

 

 

Questo è il primo di due articoli sul discernimento degli spiriti di Padre Edward O'Connor, e tratta vari aspetti del discernimento e i diversi tipi di 'ispirazione' che possono giungerci dallo Spirito Santo. Nel secondo articolo esporremo i criteri "oggettivi" e "soggettivi" del discernimento.

"Il Signore dell'universo è un Padre amoroso che sorveglia personalmente i nostri passi. Le ispirazioni e le sollecitazioni dello Spirito Santo sono comunicazioni dirette a noi."

A cosa serve il discernimento degli spiriti?

Il discernimento degli spiriti serve a determinare se le ispirazioni e gli impulsi che giungono alla nostra mente provengono da Dio, da Satana o da noi stessi.

Il fatto basilare che rende necessario il discernimento degli spiriti è che

Ø l'uomo è suscettibile ad influenze ed ispirazioni provenienti da fonti diverse dalla propria mente o dal proprio subconscio.

Ø Cristo ai Suoi seguaci promise che avrebbe mandato loro un Paraclito, un Consigliere che avrebbe insegnato loro e li avrebbe guidati (Gv. 14,26; 16,13).

Ø S. Paolo dichiarò: "Quelli che si lasciano guidare dallo Spirito di Dio sono figli di Dio" (Rom. 8,14).

Ø Ciò significa che Dio non ci dirige solo per mezzo delle facoltà naturali che ci ha dato, della dottrina pubblica e della legge che ci ha insegnato.

Ø Esiste anche una guida personale data a ciascuno di noi, affinché possiamo portare a termine la chiamata personale che Egli ci rivolge e trovare nel mondo il sentiero speciale che la Sua saggezza ha progettato per noi.

Per esprimersi in altro modo, la vita cristiana non consiste solo nel conformarsi a certe leggi universali, o nell'applicare dei principi generali alla propria situazione particolare.

Ø Il cristianesimo pieno è la scoperta che il Dio dell'Universo è anche un Padre amoroso che sorveglia con premura i miei passi. E le ispirazioni o sollecitazioni dello Spirito Santo sono le comunicazioni di questo Padre dirette a me.

Comunque, non sempre risulta chiaro se una data ispirazione provenga veramente da Dio.

Ø Lo spirito cattivo cerca di confonderci e sviarci con le sue ispirazioni, che in molti casi minano quelle dello Spirito Santo.

Ø E dalle profondità del nostro inconscio e dalle pressioni emotive derivano altre ispirazioni che altro non sono che il prodotto del nostro spirito, e che possono essere del tutto irrazionali o cattive.

Così S. Giovanni ci avverte: "Miei cari, se uno dice di avere lo spirito, non credetegli subito: prima esaminatelo bene, per vedere se davvero ha lo spirito che viene da Dio" (1 Gv. 4,1). Questo 'vedere' o mettere alla prova è l'opera del discernimento degli spiriti.

Discernimento e prudenza

Discernimento non è la stessa cosa che prudenza.

Ø La prudenza riguarda il nostro giudizio se un certo modo di agire è buono o cattivo, e se è davvero la migliore delle alternative possibili. Qualunque decisione che possiamo prendere sul fare o non fare un'azione, è un giudizio prudenziale.

Ø In pratica, opera della nostra mente naturale, anche se per i cristiani essa dovrebbe ricevere luce e aiuto dalla fede e dalla grazia.

La prudenza di solito riflette l'esperienza delle persone e anticipa le conseguenze dell'atto in questione, consigliandosi con altri o prendendo provvedimenti diversi.

1. Il discernimento - per molti aspetti è simile alla prudenza ed è strettamente legato ad essa nell'agire.

- Ma differisce radicalmente da essa, poiché

- non si preoccupa direttamente se una data azione è buona o cattiva,

- ma solo se una data ispirazione proviene dallo Spirito Santo o no. Ossia,

- mentre la prudenza giudica l'azione,

- l'impulso ad agire è giudicato dal discernimento, che si cura di determinarne la fonte.

- Il motivo alla radice di questa differenza è che le ispirazioni divine di solito ci spingono ad azioni di cui non siamo pienamente in grado di determinare la saggezza.

Di solito lo Spirito Santo non ci dà impulsi speciali nelle situazioni che siamo in grado di risolvere da soli nel modo giusto (vedremo questo punto in seguito).

Ø Ci sollecita invece su cose cui la sola ragione non ci porterebbe.

Ø Così, seguire la guida dello Spirito richiede che in un certo senso mettiamo da parte il nostro giudizio personale (anche qui servono dettagli che ora è impossibile trattare).

Ø Tuttavia, non siamo giustificati nell'agire se non abbiamo una certezza sufficiente che è lo Spirito a guidarci: esaminare i motivi di tale certezza è appunto la funzione del discernimento.

2. Vi è una seconda differenza tra discernimento e prudenza.

- Il discernimento, come già detto, non riguarda se un'azione è buona o cattiva: quello è compito della ragione. Le ispirazioni di cui il discernimento si occupa sono principalmente dirette a fare cose buone.

- La cosa da stabilire è se "questa è la cosa buona che il Signore vuole che io faccia adesso!" Ovvero, se l'autore dell'ispirazione è lo Spirito Santo o no.

Ø Il discernimento può essere esercitato verso se stessi o verso gli altri.

Ø Tutti siamo chiamati ad esercitare il primo.

Ø Ma alcuni, come i leader spirituali o chi ha responsabilità pastorali, devono esercitare anche il secondo, poiché in un gruppo di persone l'origine buona o cattiva di un'ispirazione può riflettersi sull'intera comunità. A volte poi qualcuno può veder chiaro nella situazione di un'altra persona.

Ø L'accettazione o meno del discernimento degli altri deve risultare dalla sua provenienza: proviene dal Signore? Tutto dipende dal fatto che sia il Signore a chiamarmi ad esercitare questo carisma.

3. Vi è un'altra differenza tra:

a) Il carisma del discernimento, dato solo ad alcuni (1 Cor. 12,10); e

b) la funzione del discernimento, che tutti devono esercitare almeno riguardo alle proprie ispirazioni.

Qui ci occuperemo solo della funzione del discernimento, non de carisma.

Ispirazioni ordinarie e ispirazioni carismatiche

Entrambi i tipi di ispirazione richiedono il discernimento.

Ø Le ispirazioni ordinarie sorgono dal cuore in maniera simile alle nostre inclinazioni naturali.

- Le sperimentiamo semplicemente come impulsi a fare o a non fare qualcosa, e si distinguono dalle ispirazioni, inclinazioni e sentimenti naturali per mezzo dell'amore gentile con cui lo Spirito le accompagna.

Ø Le ispirazioni carismatiche hanno invece il carattere di un messaggio che ci viene dal di fuori. Possono assumere diverse forme:

- la visione (Pietro e la tovaglia, Atti 10,11);

- parole pronunciate ("prendi e mangia," nella stessa visione di Pietro. Le parole possono essere ascoltate con le orecchie o solo percepite interiormente); oppure,

- un'intenzione o un'idea che si formano improvvisamente e senza una causa naturale.

- Possono anche assumere semplicemente la forma di un forte impulso a fare qualcosa di definito, senza parole n immagini. Possiamo sentirci spinti a parlare ad un certo sconosciuto, o ad andare in un dato posto dove non abbiamo alcun motivo naturale di andare.

Dalla Scrittura è impossibile riconoscere a quale dei due tipi di ispirazione ubbidissero di volta in volta profeti ed apostoli. Allo stesso modo, oggi è difficile fare lo stesso tipo di distinzione. Tuttavia, è importante cercare di fare questa distinzione, perché a seconda del tipo di ispirazione si pongono problemi diversi.

Le ispirazioni carismatiche sono le più miracolose e straordinarie delle due.

Ø Nelle storie che spesso sentiamo di persone guidate dallo Spirito a fare cose sorprendenti, e che in seguito hanno prodotto frutti spirituali notevoli, si tratta di solito di ispirazioni carismatiche.

Ø Ma queste sono anche le più pericolose perché

Ø a Satana resta facile imitarle. Sa bene come fare passare per santi i suoi messaggi e le sue visioni.

Ø D'altra parte, la gente delusa è affamata di cose preternaturali ed è quasi sempre portata ad architettare e a mescolare ispirazioni di questo tipo.

Perciò, proprio per queste ispirazioni particolari è indispensabile il discernimento.

Le ispirazioni ordinarie, invece, non hanno niente di straordinario o preternaturale. Non contengono niente di eccitante che possa risultare in una storia interessante (e forse è questo il motivo per cui non se ne trovano esempi chiari nelle Scritture).

Ø Consistono solo in un'inclinazione a fare questa o quella cosa in un modo determinato e nell'amore. Ad esempio, di fronte a svariate alternative possiamo sentirci portati verso una scelta che non è frutto della nostra mente. E se anche lo fosse, lo Spirito ci dà un senso di certezza che ci dirà che abbiamo seguito la guida del Signore, anziché la nostra decisione autonoma.

Ø Ci porteranno anche ad agire in maniera più cristiana: con più amore, gentilezza e maggiore comprensione.

Ø Quelle che chiamiamo "unzioni" dello Spirito, pare siano di solito questo tipo di ispirazioni. La potenza d'amore dello Spirito avvolge una persona e gli dà la certezza, la forza e la luce per un compito che la mette alla prova.

Ø Non riguardando niente di insolito o di esternamente rilevabile, le ispirazioni ordinarie sono meno pericolose di quelle carismatiche e sono più divine e preziose.

Sono il metodo preferito da Dio per agire in coloro che gli sono davvero vicini. Infatti, Dio è Spirito d'Amore, e preferisce guidare nell'amore, anziché con idee ed immagini.

Le ispirazioni carismatiche possono venire a tutti, anche a persone non vicine a Dio, come nel caso della parola di Cristo a Saulo: "Perché Mi perseguiti?" (Atti 9,4).

Ø Ma le ispirazioni ordinarie possono essere ricevute solo da coloro che ospitano in se stessi lo spirito dell'amore, poiché non sono altro che modulazioni del Suo amore.

Ø Le ispirazioni ordinarie dello Spirito Santo somigliano agli impulsi naturali della mente e della volontà, ma si distinguono per l'amore che le pervade.

Ø L'amore che lo Spirito riversa in noi è assai diverso dagli affetti umani naturali, anche nei loro momenti migliori. Spesso tuttavia, non sappiamo distinguerli fra loro, in particolare perché l'amore proveniente dallo Spirito Santo ha sovente l'effetto di liberare ed animare i nostri affetti naturali. Ne può risultare che scambiamo l'impulso di un affetto naturale per quello dello Spirito Santo.

Questo è forse il problema maggiore riguardo al discernimento delle ispirazioni naturali.

È Dio a scegliere il tipo di ispirazione

Affermando che le ispirazioni ordinarie sono più divine e preziose di quelle carismatiche non intendo certo affermare che a chi è vicino a Dio siano date solo le prime, e le altre arrivino solo a chi è lontano. Ciascun tripodi ispirazione ha la sua funzione particolare, e Dio usa liberamente entrambe.

Le ispirazioni carismatiche sono necessarie quando devono esser comunicate direttive molto specifiche, oppure quando una persona è chiamata a fare qualcosa al di fuori dell'ordinario, dato che le ispirazioni ordinarie sono troppo vaghe per trasmettere un messaggio simile.

Perciò, come si è visto,

Ø ogni tipo di ispirazione ha un suo ruolo particolare, e dobbiamo quindi essere sempre aperti a qualunque azione Dio voglia intraprendere nei nostri confronti.

Ø Le ispirazioni carismatiche servono a portare messaggi speciali che non possono essere dati nelle vie ordinarie, o perché

Ø non siamo abbastanza docili a Dio, o ancora perché

Ø il messaggio porta in sé qualcosa di straordinario.

Ma la perfezione della vita cristiana, che permette allo Spirito di Dio di essere la nostra guida, sta nell'essere talmente all'unisono con lo Spirito e sensibili ai Suoi impulsi da permettere anche al Suo tocco gentile di guidarci, senza bisogno di ricorrere ai mezzi forti.

Più si accrescerà la nostra unione a Dio nell'amore, più le ispirazioni ordinarie diventeranno un'atmosfera che ci avvolge, e si distingueranno sempre meno, perché la nostra stessa mentalità si formerà sulla base della guida che riceve, e la ragione umana sarà usata assieme agli altri fattori naturali, ma in un atteggiamento di amorosa soggezione allo Spirito Santo.

Ø Lo Spirito allora sarà consultato non solo in momenti particolari, ma mediante un'attenzione continua alla Sua volontà, in modo che le Sue attività, quella naturale della prudenza e quella soprannaturale del consiglio, emergeranno insieme in modo impercettibile.

É un ideale che vorremmo raggiungere. Ad ogni modo, pare che nessuno raggiunga il punto dove non sia necessario chiedersi cosa Dio vuole da lui, e in cui non debba far uso del discernimento delle ispirazioni che riceve.

MARIOCAPALBO
00martedì 31 gennaio 2012 18:44

IL DISCERNIMENTO DEGLI SPIRITI - Parte II

Fr. Edward O'Connor

É essenziale che nel rinnovamento carismatico ognuno comprenda l'importanza del discernimento nei vari campi in cui esso è necessario. Questo articolo è il secondo e completa la serie sul discernimento di Padre Edward O'Connor, che tratta in particolare i criteri oggettivi e soggettivi del discernimento. L'articolo precedente, uscito sul Quaderno n. 10, parlava dei vari tipi d'ispirazione e come metterli alla prova.

Nei nostri gruppi, di regola, non dovrebbe mancare il dono della profezia: ecco quindi l'importanza di presentare un articolo anche sul discernimento della profezia, dono tanto raccomandato da S. Paolo (1 Ts 5, 20-21). Essa, infatti, proprio come le ispirazioni, va sempre messa alla prova e il profeta è l'ultimo a sapere la sua origine.

 

La Parola di Dio è eternamente vera e valida e un'ispirazione proveniente dallo Spirito Santo non la contraddirà mai.

II : I criteri del discernimento

La Scrittura ci insegna a non credere ad ogni spirito ma a mettere gli spiriti alla prova per vedere se provengono da Dio. Ma i cristiani "mettono" davvero "gli spiriti alla prova"?

Vi sono alcuni segni o criteri che possiamo impiegare per giudicare se un'ispirazione proviene da Dio o no. Tuttavia, i risultati non sono sempre oggettivi e comporteranno sempre zone oscure, per cui li potranno usare solo persone esperte nella vita dello Spirito.

Questi criteri non ci daranno la certezza, ma se davvero abbiamo ricercato in tutta sincerità la volontà di Dio, Egli stesso farà in modo che la adempiamo, anche se non ne siamo sicuri. Talvolta lo Spirito ci dà certezza sulla decisione da prendere, ma non sempre, ed è illusorio immaginare che la persona spirituale ideale sia sempre sicura di ciò che Dio le chiede. Anche i grandi mistici hanno passato periodi di dubbio terribile, e nessuno sarà totalmente esonerato dall'esitazione, dallo sconforto e dall'incertezza. Sono tutte cose che faranno parte del regime dell'esistenza umana finché vivremo su questa terra, e non sono poi un così gran male alla fin fine, poiché non consentendoci di avere la certezza di essere nel giusto ci danno più occasioni di contare esclusivamente su Dio.

A - I criteri oggettivi

Vi sono criteri oggettivi e soggettivi. I primi includono la Parola di Dio, dataci per mezzo di Cristo e della Chiesa, la tradizione apostolica e i doveri e le responsabilità incombenti sulla persona e relativi al proprio stato di vita. Dio non tratta con l'uomo solo per mezzo di ispirazioni interiori. Ha parlato anche per mezzo dei profeti e di uomini ispirati, e soprattutto mediante il Suo Figlio Gesù Cristo.

La Parola Di Dio è eternamente vera e valida e un'ispirazione proveniente dallo Spirito Santo non la contraddirà mai. Quindi le leggi e dottrine dateci dalla Parola di Dio costituiscono la cornice in cui vivere la vita dello Spirito. Se un'ispirazione porta contro queste leggi o dottrine, è segno che non proviene da Dio.

Vi sono tuttavia molti punti in cui tale regola è difficile da usare, poiché la Scrittura è soggetta a varie interpretazioni. Dobbiamo tenere presente che Dio non ci chiama come individui isolati ma come membri di un popolo. Perciò dovremmo cercare la luce non solo esaminando la nostra coscienza, ma anche consultando altri qualificati a guidarci, e in particolare la comunità di cui siamo parte. Ciò non significa che dobbiamo rinnegare le nostre opinioni, o che le questioni religiose si sistemino col voto della maggioranza; significa invece che come membri di una comunità cristiana potremo cercare con maggiore efficacia la luce.

In un ordine diverso, i doveri relativi allo stato di vita di una persona forniscono un criterio utile per giudicare l'ispirazione. Dio infatti non si contraddice né impone obblighi in conflitto fra loro. Qui possiamo solo indicare i casi più importanti di questo complesso argomento. Si tratta dell' obbedienza a chi ha autorità legittima su di noi, sia nell'ordine naturale (genitori e famiglia), sia nella Chiesa (vescovi). Lo Spirito Santo non ci porterà ad essere indipendenti da queste autorità umane. Al contrario, ci renderà più obbedienti, dandoci più gioia ed una maggiore prontezza nell'obbedire, quali servi di Dio, per il nostro bene (Rm 13, 4). Sono una salvaguardia contro la nostra ostinazione, che corre sempre il rischio di corrompere la nostra docilità allo Spirito Santo, come pure contro l'illusione con cui molti mascherano gli ideali personali, trasformandoli in ispirazioni celesti. Chi è veramente guidato dallo Spirito può obbedire all'autorità umana con grande pace mentale, perché sa che se è necessario, Dio cambierà l'opinione delle autorità.

Chi, credendosi guidato dallo Spirito, ignora l'autorità costituita, finisce di solito in un egoismo mostruoso, oppure è vittima di una assurda delusione.

B - Quando resistere all'opposizione

É vero che nessuno ha l'autorità di comandarci di fare qualcosa contro la volontà di Dio, e che talvolta Dio chiama qualcuno ad un'impresa in cui la persona debba star salda contro l' opposizione, anche da parte di chi sta in alto.

Non esiste una formula semplice contro i problemi di opposizione tra le ispirazioni interiori e le decisioni esteriori dell'autorità. Talvolta si devono prendere decisioni dolorose. Ma il principio dell'obbedienza all'autorità legittima non è soppresso, bensì confermato dallo Spirito Santo; la prontezza ad obbedire è uno dei criteri più certi per determinare se una persona è veramente guidata dallo Spirito.

É inconcepibile che lo Spirito possa ispirare qualcuno ad agire in qualcosa contro la legge data per tutti (ma non a qualcosa che sia intrinsecamente male). Ad Abramo fu ordinato di sacrificare Isacco; l'esecuzione fu sospesa in maniera divina, ma egli obbedì fino all'ultimo (Gn 22). Possiamo vedere casi simili in Osea (1,2 e segg.), e Finees (Nm 25, 7). Qui non discuteremo il problema relativo a situazioni simili. Possiamo solo notare che prima di assumerci la terribile responsabilità di andare contro la legge generale di Dio, sarà necessario essere straordinariamente sicuri su altre basi che l'ispirazione provenga veramente da Lui; l'indicazione immediata ed apparente pare dimostrare il contrario. L'impulso ad andare contro una certa legge o contro l'autorità sarà credibile solo in chi, nel suo comportamento abituale, ha per esse grande rispetto e riverenza (Pietro in Atti 4, 19).

C - I criteri soggettivi: pace, amore, gioia, unità

La nostra risposta interiore all'ispirazione, pace o rabbia, gioia o depressione - è spesso un indizio della sua origine.

Abbiamo già detto quali sono i criteri oggettivi che ci aiutano a riconoscere se l'ispirazione proveniente dallo Spirito Santo o no. Non proverrà dallo Spirito se è in contraddizione con la Scrittura, o con le responsabilità del nostro stato di vita.

Ma un'ispirazione non può essere giudicata dello Spirito solo per la conformità a questi criteri. É necessario ricorrere a criteri più soggettivi.

La pace: - è il criterio più valido e pratico. Se ci muoviamo in modo conforme alla volontà di Dio, uno spirito di pace profonda ci riempie, almeno nelle profondità dell'anima. Perché: "nella Sua volontà è la nostra pace," come osservò saggiamente Dante.

La pace infatti deriva dall'essere nell'ordine giusto, cioè secondo la volontà di Dio. Così, se fondamentalmente siamo nella Sua volontà, saremo nella pace anche se esteriormente potremo incontrare resistenze e conflitti, o sperimentare inquietudine e angoscia a livelli più superficiali dell'anima.

Se al contrario stiamo facendo qualcosa che non corrisponde alla volontà di Dio, non potremo essere pienamente nella pace. Gli accomodamenti umani potranno anche passare, ma in profondità avremo inquietudine, disagio e frustrazione, che non ci lasceranno finché non scopriremo l'errore e non vi rinunceremo.

Anche il mondo che ci circonda è usato da Dio per correggerci e guidarci. Quando siamo inclini a fare la cosa sbagliata, il Signore ha un suo modo di porci davanti ogni tipo di blocco, e di appianarci poi la strada nel modo più sorprendente e inesplicabile quando siamo sul sentiero giusto: "Dio fa tendere ogni cosa al bene di quelli che lo amano" (Rm 8, 28).

Vi sono ovviamente periodi in cui chi fa la volontà di Dio incontra un'opposizione violenta. Ma Dio dà loro una convinzione e una serenità interiore che li rassicura a perseverare.

L'amore: - É il secondo segno oggettivo. Tutto quello che viene da Dio è motivato dall'amore. Le ispirazioni dello Spirito in particolare sono date con inclinazioni all'amore.

Quando qualcuno si sente disposto o spinto a fare qualcosa che comporti un confronto più o meno ostile con gli altri - ad esempio a correggere i loro errori, a discutere le loro idee o ad opporsi alle loro proposte, dovrebbe soffermarsi a controllare se sta davvero facendolo in uno spirito d'amore. Spesso questa prova rivelerà immediatamente che l'ispirazione che pareva provenisse da Dio non era altro che un impulso della nostra irascibilità.

La gioia: - É il terzo segno. Dopo aver cercato a lungo se una data ispirazione viene o no da Dio, ed aver deciso di seguirla, anche se con esitazione e nell'incertezza, possiamo sperimentare una gioia delicata che ci rassicura di aver scelto bene. E il motivo è perfettamente intelligibile: la gioia è l'emozione di chi possiede cose buone. L'unione con Dio che ci deriva dal fare la Sua volontà è il bene posseduto che fa sorgere in noi la gioia più profonda e pura che sia possibile avere nella vita.

Il segno della gioia è spesso l'unico da cui si può distinguere la vera dalla falsa santità. Il vero cristianesimo ha sempre in sé la gioia, anche per chi deve soffrire molto. La spiritualità senza gioia è sempre sospetta. Talvolta possiamo incontrare una persona che sembra eroicamente generosa nel servire Dio: fa cose buone anche a costo di grande sacrificio, e sembra spinta da motivi sublimi; ma è senza gioia e dura nel suo eroismo. Quello è un segno preoccupante che l'orgoglio, anziché l'amore, sia il motivo delle sue azioni.

Ovviamente, vi sono momenti di sofferenza e di angoscia in cui la gioia sembra svanire anche da uno vicinissimo a Dio; ma ciò rientra nell'ordine normale. La mancanza di gioia che costituisce un segno negativo non è quella di una persona momentaneamente sopraffatta dalla tristezza, ma quella di chi è abitualmente riluttante ad abbracciare la gioia.

L'umiltà: - É il quarto, utilissimo segno. É una virtù assolutamente necessaria per avvicinarsi a Dio e servire quali Suoi strumenti; l'intimo contatto con Dio rende l'uomo più umile. Quindi, se una data ispirazione tende ad umiliarci, quello è un segno a favore della sua provenienza da Dio. Ma se tende ad esaltarci, in particolare lungo le linee di una qualsiasi vanità o orgoglio già facenti parte del nostro carattere, quello è un segno sfavorevole. Ciò vale in particolare per controllare se il nostro zelo nel predicare la Parola di Dio è genuino o meno. Non di rado una persona dice cose che sembrano profondamente cristiane ed ispirate, ma lo fa con un tono di orgoglio che tradisce il fatto che la sua ispirazione non viene da Dio, ma dalla bellezza dell'opera d'arte che lei stessa sta componendo. Allo stesso modo, ogni volta che ci sentiamo ispirati a cercare persone famose o a fare cose che attirano l'attenzione su di noi, dovremmo usare doppia cautela.

Ovviamente, il criterio non va applicato meccanicamente. Il Signore chiama davvero qualcuno a fare cose grandi e a rendergli testimonianza davanti alle folle. Ma quando lo fa, dà sempre una grazia che salvaguarda e approfondisce la loro umiltà. Talvolta raggiunge lo scopo servendosi di delusioni e fallimenti; tutti possiamo essere grati per esperienze simili, che servono a proteggere la nostra unione intima con Lui. Talvolta è una grazia interiore che ci porta ad ignorare i complimenti degli uomini; in quel caso è importante accettare quella grazia e trarne profitto. Notate che anche quando abbiamo cominciato seguendo un'ispirazione autentica, in seguito possiamo diventare vanagloriosi e così tagliarci fuori da Dio, riducendo tutto in follia.

La pace, la gioia, l'amore e l'umiltà che vengono da Dio sono del tutto dissimili da quelle provenienti da fonti umane. Col crescere nello Spirito e con l'abitudine a portare il Suo frutto, la persona diventerà sempre più sicura nel riconoscerli e discernere in essi l'azione dello Spirito divino. Ma finché non avrà sviluppato una specie di senso dell'azione di Dio, sarà difficile che possa usare con sicurezza quei segni. Vi è una certa compiacenza che può passare per pace, una gioia falsa e tipi sbagliati d'amore che possono esser scambiati per quelli dello Spirito.

L'amore, pur essendo il più divino dei doni, è il più facilmente contraffatto. Oltre a quelle forme d'amore illecito che ovviamente non provengono da Dio, vi sono anche molti affetti con apparenza di santità, che in realtà sono disordinati.

Pare che la pace sia il segno più difficile da falsificare. Quella "pace" che non è altro che mediocrità soddisfatta o compiacenza, ha così poco di divino da non riuscire a trarre in inganno molta gente. La pace è quindi il segno più utile di tutti, dal quale si può discernere l'azione dello Spirito Santo.

Tuttavia, in una vera opera di Dio dovrebbero essere presenti contemporaneamente diversi di questi segni. Le circostanze renderanno l'uno o l'altro maggiormente evidente in un certo caso. E per lo stesso motivo certi segni servono da controllo tra loro. La falsa gioia si potrà riconoscere dalla mancanza di pace; la falsa pace dalla mancanza di umiltà e d'amore, e così via.

Oltre a tutto ciò vi è un altro criterio che, anche se non sempre, può essere spesso un praticissimo aiuto. Consiste nel chiedersi se l'ispirazione è conforme al nostro temperamento naturale o no. Se lo è, probabilmente proviene da me stesso anziché da fonte divina. Così, se a me piace parlare molto, dovrei essere doppiamente scettico sull'"ispirazione" che mi spinge a parlare molto, mentre se qualcuno è riluttante a parlare in pubblico potrebbe esser molto più sicuro che una tale ispirazione non provenga dal proprio io.

A questo riguardo pare che Satana di solito operi impossessandosi delle nostre pecche naturali, e spingendole all' estremo. Lo Spirito Santo di solito non interviene per spingerci a fare qualcosa che per nostra natura faremmo comunque; è assai più probabile che intervenga a favore di cose che potremmo trascurare o sorvolare. Questa prova tuttavia, è inutile nel caso di persone che abbiano una immaginazione viva o emozioni squilibrate: sono propense a immaginare che ogni impulso sperimentato sia una chiamata dello Spirito Santo.

Atteggiamenti presupposti

Va infine rilevato che persino più importante dei segni e delle prove particolari è lo stato mentale con cui ci accostiamo al discernimento degli spiriti. Vi sono tre atteggiamenti di base e preliminari, senza i quali non sapremo mai riconoscere bene le sollecitazioni dello Spirito.

1. Il primo è la conformità alla volontà di Dio.

La nostra volontà deve essere sottomessa alla Sua. Il motivo che più spesso ci rende difficile discernere cosa Dio vuole da noi è che noi vogliamo qualcosa di diverso. L'attaccamento ostinato alle proprie idee sa ingegnarsi e nascondersi con abiti di santità per convincerci che alcuni degli impulsi personali vengono da Dio. Anche nei casi in cui la nostra volontà coincide con quella di Dio, possiamo esservi attaccati perché è nostra e non perché è Sua. Quando ci attacchiamo in quel modo alla nostra volontà, non siamo aperti alle ispirazioni dello Spirito Santo, che Si muove con alito gentile attirandoci delicatamente per mezzo del Suo amore verso ciò che Egli vuole per noi.

Allo stesso modo, quando cerchiamo di fare la volontà di Dio, la facciamo solo a metà. Vi sono, diciamo, vari livelli nel nostro cuore. Ad un livello possiamo voler fare la volontà di Dio, mentre ad un altro ci attacchiamo a qualcosa che Egli non vuole. Tale conflitto di interessi oscura enormemente la nostra sensibilità spirituale.

2. Il secondo atteggiamento fondamentale è la memoria.

Quando l'anima è agitata da molte preoccupazioni, in tumulto per vari sentimenti, non riesce a percepire l'azione garbata dello Spirito. Ma se accantona tutte queste influenze che la distraggono e si mette per un po' alla presenza di Dio, la pace di Dio riuscirà a calmare quell'agitazione e a rendere l'anima nuovamente sensibile ai tocchi leggeri dello Spirito, che altrimenti passerebbero inosservati. La coscienza, la cui serenità deriva dalla pace di Dio, somiglia alla superficie di un lago perfettamente calmo; qualunque brezza vi passi sopra, sarà subito evidente.

3. Il terzo atteggiamento fondamentale necessario al discernimento è la volontà di attendere i tempi di Dio.

L'impetuosità a seguire i propri impulsi è uno degli ostacoli principali a farci guidare dallo Spirito, e uno dei segni più sicuri che non siamo guidati da Lui. Dio non ci guida come una forza irresistibile; ci sollecita e ci guida con dolcezza, in tal maniera che spesso è necessario attendere e pregare per esser certi che sia Lui a chiamarci e per sapere cosa vuole. Allo stesso modo, Egli dà spesso ispirazioni iniziali che vanno completate da altra luce sul come e quando l'opera che Egli vuole dovrà essere fatta.

Quando seguiamo davvero la Sua guida, la nostra attività assume un tono pacifico, quasi rilassato, che ci permetterà di essere sensibili non solo alla direzione che Dio vuol farci prendere, ma anche al momento e al modo dell'esecuzione. Allo stesso modo resteremo sensibili alle esigenze della carità, che non ci porterà ad agire in modo necessariamente brusco.

Quando, al contrario, l'ispirazione ha un carattere imperioso che ci porta ad agire con impeto ed impazienza - senza altra riflessione o preghiera - ignorando o disprezzando le necessità e le opinioni degli altri, questa è una forte indicazione che l'ispirazione non viene dallo Spirito Santo ma dalla nostra mente, e probabilmente da uno spirito cattivo. (Quest'ultimo agisce sulle persone in maniera molto simile ad una forza cieca su un oggetto inanimato, mentre l'azione dello Spirito Santo sollecita sempre la libertà ed eleva la sensibilità).

Anche quando l'ispirazione iniziale è da Dio, per l'impulso a seguirla possiamo separarci dal contatto con lo Spirito Santo, e così fare la Sua opera al momento sbagliato o nel modo sbagliato, rovinando tutto.

Questo attendere il momento del Signore è talmente diverso dalla procrastinazione o dallo spreco di tempo! Lo spreco comprende mettere i freni e fare resistenza allo Spirito, perché le Sue richieste ci ripugnano. Spesso, con il pretesto di attendere per essere più sicuri, ritardiamo nel fare la Sua volontà. Ciò tuttavia intralcerà e rattristerà la nostra coscienza, perché in qualche modo ci separa da Lui, mentre il modo giusto di attendere il momento del Signore ci unisce a Lui con maggior fermezza.

Non sempre è possibile dire subito se stiamo attendendo i tempi del Signore nel modo giusto o se stiamo solo facendoGli resistenza, e spesso ciò origina un'ansia notevole per chi cerca la Sua volontà. Ma è un'incertezza che dobbiamo portare con noi, non solo su questo punto ma anche in molti altri dei nostri tentativi di discernere la Sua volontà. Se siamo sinceri, tuttavia, faremo la Sua volontà anche senza esserne sicuri. Se invece non siamo sinceri, Egli ce lo rivelerà, per permetterci di tornare a Lui ed essere perdonati e guariti, e quindi rimessi sulla giusta carreggiata.

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