I doni di guarigione – sono diversi dal potere normale della preghiera di guarigione, parte della vita ordinaria della comunità cristiana.
Ø I cristiani pregano l'uno per l'altro per tanti motivi, ottenendo risultati straordinari. Nella nostra comunità abbiamo visto persone guarire da emicranie di cui soffrivano da anni, da raffreddori e influenze, e perfino da attacchi epilettici.
Ø Non tutte le preghiera sono state esaudite, ma abbiamo visto più di quanto è possibile attribuire a semplici coincidenze. Per di più,
Ø il sacramento dell'Unzione degli Infermi è sempre stato parte normale nella vita della Chiesa, e da quest'ultima effusione dello Spirito conosco almeno una persona data per spacciata, migliorata dopo aver ricevuto il sacramento, e che oggi sta benissimo. La maggior parte dei sacerdoti è in grado di riferire diverse storie sulla differenza prodotta dal sacramento.
Tutto questo fa parte della vita normale della comunità cristiana.
Pare tuttavia che ci siano persone con un dono speciale di guarigione.
Ø Quando pregano per la guarigione, si vedono i risultati con frequenza assai maggiore e con effetti straordinari rispetto all'altra gente.
Ø Lo Spirito agisce per loro tramite per produrre "opere di potenza", "cose di cui la gente dovrà stupirsi", per operare miracoli.
Hanno un dono speciale dello Spirito, probabilmente perché Dio desidera usarle per portare altri a conoscere Cristo.
Doni di rivelazione
I quattro doni successivi potrebbero essere chiamati doni di rivelazione:
- la profezia,
- la capacità di discernere gli spiriti (o “discernimento degli spiriti”'),
- diversi tipi di lingue e
- l'interpretazione delle lingue.
Sono doni attraverso i quali Dio fa conoscere al Suo popolo qualcosa riguardante la situazione attuale.
Il discernimento degli spiriti è stato anche chiamato la protezione della comunità cristiana.
É il dono che permette di "distinguere tra gli spiriti" individuando la loro origine e stabilendo
- quando, in una determinata situazione o persona, è all'opera uno spirito cattivo,
- quando è lo Spirito Santo, e
- quando invece è lo spirito umano della persona stessa.
Probabilmente è questa l'opera dello Spirito per mezzo della quale Pietro "vide" che Simone era "nel fiele dell'amarezza e nei lacci di iniquità" quando cercò di acquistare il potere di conferire lo Spirito (Atti 8,23), o mediante la quale Paolo poté "vedere" che lo Spirito Santo aveva dato allo zoppo la fede per guarire (Atti 14,9).
Ø Il discernimento degli spiriti è una specie di visione o una sensazione. Una persona mi descrisse come quel dono operava in lei: spesso poteva quasi vedere la presenza dello Spirito all'opera in forma di luce. Le chiesi come poteva fare il discernimento in alcune persone a lei sconosciute, ma che io conoscevo bene; come Paolo, "osservò attentamente" quelle persone e poi mi fece una descrizione accurata che sapevo superava di molto il potere persino di una sensibilità psicologica straordinaria.
Ø Una volta un altro uomo mi disse come, parlando con una ragazza, si rese conto che era influenzata da uno spirito cattivo che le impediva di avvicinarsi a Cristo (influenza negativa, non possessione). Senza conoscerla, poteva avvertire con chiarezza quell'ostacolo in lei, e tale discernimento risultò poi vero dal cambiamento notevole del suo atteggiamento verso Cristo, dopo che l'uomo ebbe pregato su di lei per liberarla dall'influenza dello spirito cattivo. (Tra l'altro, ella non si rese neppure conto di quella preghiera di liberazione, perché l'uomo aveva pregato in una lingua straniera).
In altre parole, il discernimento è una rivelazione spirituale dei diversi spiriti che possono essere all'opera in una persona o in una situazione,
è un mezzo col quale Dio fa conoscere ai cristiani cosa sta accadendo sul piano soprannaturale.
La profezia è il dono mediante il quale Dio, attraverso una persona, dà un messaggio a un individuo o a un'intera comunità cristiana.
Ø É Dio che Si serve di qualcuno per comunicare agli uomini il Suo pensiero su una situazione presente, sulle Sue intenzioni per il futuro, o ancora su cosa ritiene essi debbano conoscere o di cosa debbano essere avvertiti in quel momento.
Ø La profezia NON è necessariamente predizione del futuro (sebbene spesso lo sia). In I Cor 14,3 Paolo descrive così alcuni usi della profezia: "Chi profetizza parla agli uomini per la loro formazione, incoraggiamento e consolazione".
Ø É Dio che in questo momento parla al Suo popolo con parole che si propongono di rivelare il Suo atteggiamento presente.
Usi ed abusi del termine “profezia” - Oggi nella Chiesa cattolica la gente usa il termine profezia con molti significati diversi. Nei documenti Conciliari viene usato per descrivere qualsiasi proclamazione del messaggio di Cristo al mondo. Quando la parola viene usata in quel senso, l'insegnamento è un tipo di profezia. Quando ad esempio un vescovo o un prete insegnano, esercitano un ruolo profetico.
Ø Un altro uso comune del termine è la profezia intesa come lettura dei segni dei tempi, o per giudicare la situazione attuale. Oggi molte persone ritengono di esercitare un ruolo profetico perché condannano tante delle situazioni attuali, nel nome di quanto Cristo ha rivelato.
Il termine 'profezia' può essere usato in svariati modi, ma l'uso che ne fa Paolo probabilmente non lascia spazio per considerare 'profezia' l'insegnamento o la valutazione della situazione attuale. Probabilmente egli si riferisce al modo di parlare usato quando uno dei profeti, ad Antiochia, dichiarò che Paolo e Barnaba dovevano esser messi in disparte per delle opere apostoliche (Atti 13,2); a quando Agabo predisse una grande carestia (Atti 11,28) o a quando, sempre Agabo, predisse come Paolo sarebbe stato fatto prigioniero (Atti 21,1).
Ø Tali profezie vennero date come messaggi provenienti da Dio e parole di Dio (il profeta parla in prima persona).
Ø Che siano più che discorsi umani è indicato dall'accuratezza delle predizioni e dal fatto che il profeta dà delle direttive in nome di Dio, cosa che sarebbe pura presunzione se Dio Stesso non stesse parlando davvero.
Ø Ovviamente, non tutte le profezie sono così: il libro degli Atti ne riferisce solo alcune delle più straordinarie, ma queste bastano a indicare che quando il Nuovo Testamento parla di profezia, usa la parola in un senso speciale per indicare un messaggio diretto da parte di Dio.
Dare una profezia è assai più di quando una persona parla di qualcosa che la sua mente ritiene messaggio di Dio:
Ø il profeta riceve una "unzione" speciale, una sollecitazione a parlare. Si rende conto di avere un messaggio proveniente da Dio, sebbene spesso non sappia di cosa si tratti fin quando non si lascia andare arrendendosi a Dio e cominciando a parlare. Nella misura in cui si arrende a Dio, il messaggio sarà puro.
Ø Il messaggio profetico è diverso dall'insegnamento: un uomo insegna con la propria intelligenza e capacità di capire, e vede la verità di quanto dice.
Ø Il profeta, invece, può non capire ciò che dice, e non arrivare a vedere che si tratta di un messaggio di Dio per il momento presente. Ha ricevuto una rivelazione, un messaggio proveniente da Dio.
Efficacia della profezia - La profezia può essere efficacissima nella formazione della comunità cristiana.
Ø Da 1 Cor 14 risulta chiarissimo che essa era assai comune nella Chiesa primitiva. La Chiesa di Corinto pare avesse messaggi talmente numerosi che si doveva stabilire un certo ordine nel darli (1 Cor 14,29-32).
Ø Quando in un incontro di cristiani viene data una profezia, questa ha un effetto potente nell'attirarli a Dio e nell'approfondire il senso della Sua presenza in loro.
Ø Le profezie sono anche un mezzo efficace con cui Dio dirige il Suo popolo. L'anno scorso, nella nostra opera presso i campus universitari Dio predisse con una profezia che avremmo avuto un cambiamento enorme nella nostra situazione (lasciare un posto per andare in un altro), che presto Egli avrebbe iniziato a portare molta gente agli incontri di preghiera di Ann Arbor e in tutto il Michigan, che ci avrebbe dato un periodo di prove e che avrebbe posto fine a quel periodo portando di nuovo molta gente ad una vita più profonda nello Spirito. Ogni volta le profezie si avveravano alla lettera, e la guida ricevuta nelle stesse per affrontare le situazioni sopraggiunte risultò un aiuto validissimo.
Parlare in lingue può significare due cose diverse:
Ø primo, può essere un dono di preghiera individuale (1 Cor 14,14), e in quel caso è il più comune dono delle lingue, che ora non sto ad approfondire.
Ø Parlare in lingue può anche essere un dono per la comunità, quando lo Spirito sollecita qualcuno a pronunziare ad alta voce un messaggio in lingue per la comunità. In questo caso dovrebbe esserci una interpretazione, affinché l'intera comunità possa capire cosa sta accadendo.
Ø L'esperienza di interpretare è simile a quella della profezia. L'interprete, come chi ha parlato in lingue, non capisce le lingue (1 Cor 14,2;14). In altre parole, il dono dell'interpretazione non è un dono di traduzione, ma una sollecitazione a pronunziare parole che vengono date dallo Spirito.
Parlare in lingue significa solo pronunziare parole in un linguaggio. Dagli Atti e da 1 Cor 12-14 è chiaro che lo Spirito era solito dare ai cristiani altre lingue in cui parlare e che essi non comprendevano. Tutto ciò è tornato come esperienza comune anche ai nostri giorni.
Ø Circa un anno fa parlai con un uomo mi raccontava un'esperienza avuta qualche tempo prima. Andò in una chiesa con un coro per fare un concerto, e molti membri del coro avevano ricevuto il battesimo dello Spirito. Durante il concerto, in un momento di silenzio, uno dei membri del coro parlò in lingue e un altro dette l'interpretazione. Gli altri membri del coro erano imbarazzati perché temevano che l'uditorio non avrebbe capito.
Ø Ma poco dopo il pastore della chiesa chiese alla direttrice del coro se conosceva gli uomini che avevano parlato. Alla sua risposta affermativa, egli chiese se conoscevano l'ebraico. E al suo "no", il pastore le disse che lui invece lo conosceva: il primo uomo aveva dato un messaggio in un perfetto ebraico letterario, mentre l'altro una traduzione quasi letterale del messaggio.
Ciò bastò a convincere quel pastore della validità del dono delle lingue.
Lo scopo dei doni spirituali
Le opere dello Spirito sono più numerose di quelle enumerate da Paolo in 1 Cor 12,4-11, ma queste sono sufficienti a darci l'idea di cosa possono essere i doni spirituali. Nelle comunità in cui essi operano normalmente i cristiani sono assai più vivacemente consapevoli della presenza e della potenza di Dio. In 1 Cor 12,7 Paolo dice:
Ø "Ad ognuno è data la manifestazione dello Spirito per il bene comune." Un'altra traduzione potrebbe essere che ciascuno riceve la manifestazione dello Spirito perché sia utilizzata.
Ø I doni spirituali hanno uno scopo molto pragmatico:
- sono dati per la formazione e la costruzione della comunità,
- ed è questa la differenza tra i sette doni e i nove doni carismatici.
Ø I sette doni vengono dati con lo Spirito per la formazione dell'individuo, della sua relazione con Dio.
Ø I doni carismatici invece vengono dati affinché egli possa fare qualcosa per la comunità.
I doni sono un “servizio” - Uno dei termini usati da Paolo per descrivere i doni è "servizio" (1 Cor 12,5) e visti da questa prospettiva essi sono un servizio alla comunità.
Ø Il termine "doni", infatti, è un po' fuorviante, poiché non si tratta di doni destinati al singolo cristiano, MA che attraverso lui raggiungono la comunità.
Per il cristiano sono un servizio che può rendere alla comunità. Quando si mette a disposizione di Dio per essere usato, egli svolge un servizio per la comunità.
Ø Non a caso infatti, l'idea del "corpo di Cristo" nel Nuovo Testamento comincia ad affacciarsi proprio nei passi che riguardano principalmente i doni spirituali (1 Cor 12 e Rm 12).
Ø Probabilmente l'idea fu di Paolo o di qualche altro cristiano di allora che cercava di spiegare il funzionamento di tali doni in una comunità cristiana, la chiesa locale.
"Tutti sono ispirati dallo stesso ed unico Spirito, che li distribuisce a ciascuno come vuole. Poiché come il corpo è uno e ha molte membra e tutte le membra del corpo, sebbene siano molte, formano un corpo solo, lo stesso dicasi di Cristo" (Rm 12,4).
In altre parole, nella Chiesa i diversi cristiani sono canali di doni diversi: uno profetizza, un altro guarisce, un altro ancora parla in lingue. Ma tutte queste cose sono opera dello Spirito e agiscono insieme per la formazione della comunità.
Ø Ha una grande somiglianza con le varie membra del corpo: il piede, la mano, l'occhio, tutti hanno funzioni diverse, eppure formano un unico corpo e tutte agiscono insieme per formare quel corpo.
Esercitare i doni con amore - Da 1 Cor 12,14 risulta chiaro che Paolo sta cercando di insegnare ai Corinzi come usare i doni spirituali nell'amore e nell'armonia, senza che vi siano gelosie, conflitti o invidie.
Ø Nessuno deve invidiare l'altro, né disprezzarlo; i cristiani devono rendersi conto della loro dipendenza reciproca, proprio come le membra di uno stesso corpo.
Ø Ma nel fare il punto, qui Paolo espone con vivacità una verità importante sui doni carismatici: servono a sostenere la comunità.
Ø Non sono destinati in primo luogo al beneficio individuale, ma a quello dell'intera comunità cristiana. Sono il modo in cui la persona può svolgere un servizio verso la comunità – mettendosi a disposizione di Dio perché la usi in una delle Sue "opere".
I doni carismatici, quindi, hanno lo scopo di equipaggiare, di corredare il cristiano per servire nella comunità.
Ø Hanno lo scopo di fornirgli la potenza di Dio per operare nell'ambito della comunità con la stessa forza e capacità datagli da Dio di rafforzare la comunità stessa.
Ø Per questo Paolo conclude il capitolo col paragrafo su apostoli, profeti, maestri, operatori di miracoli, guaritori, aiutanti, amministratori, persone coi diversi doni delle lingue: sono proprio questi i vari servizi che i cristiani possono svolgere nella comunità, e sono anche posizioni stabili al suo interno.
Ma perché una persona svolga veramente una di queste mansioni nella potenza di Dio, deve avere il dono spirituale relativo che la metta in grado di eseguire ciò che quegli incarichi esigono.
In altre parole, ogni comunità cristiana necessita di un certo numero di funzioni che vanno eseguite, e attraverso i doni dello Spirito Dio offre la potenza, l'equipaggiamento spirituale per metterci in grado di svolgere tali funzioni.
Ø Lo scopo di concederci i doni spirituali è inoltre quello di preparare il cristiano a svolgere un servizio, una mansione all'interno della comunità.
Per riassumere questo insegnamento sui doni spirituali possiamo affermare che sono simili a strumenti o risorse:
Ø sono l'attrezzatura dataci da Dio per eseguire l'opera che Egli ha assegnato ai cristiano nel mondo. Per eseguire l'opera di Dio essi hanno bisogno della Sua potenza, perché tali opere oltrepassano i limiti della capacità umana.
I doni spirituali non sono altro che la potenza di Dio data ai cristiani per eseguire le Sue opere: insegnare, annunziare il Suo messaggio, dare segni della Sua presenza. É lo Spirito Santo che agisce attraverso gli uomini per rinnovare la faccia della terra.
Doni dello spirito e santità
Dove è situato il nostro “Inno all’amore”? – Per quanto possa sembrare strano, prima di venire a conoscenza di questo nuovo movimento dello Spirito nella Chiesa non mi era capitato di rilevare che 1 Cor.13 stava in mezzo a 1 Cor 12 e 1 Cor 14. Ciò appare ovvio se lo diciamo in questo modo, ma io non ci avevo mai pensato.
Ø Non ero abituato a leggere 1 Corinzi 13 nel suo contesto perché anch'io, come la maggior parte dei cattolici, conoscevo il capitolo 13 come il grande "Inno all'amore".
Non mi ero reso conto che Paolo lo aveva scritto proprio per spiegare ai Corinzi come dovevano usare i doni dello Spirito, e che egli si proponeva di dire che i doni spirituali vanno usati nell'amore e con amore, per formare e costruire la comunità.
1 Corinzi 13 contiene tanta saggezza, importantissima per una adeguata comprensione dei doni dello Spirito.
Ø Questo capitolo tuttavia è spesso frainteso proprio perché non è letto nel suo contesto. Paolo inizia con queste parole:
"Se parlo nelle lingue degli uomini e degli angeli ma non ho l'amore, sono un bronzo che suona o un cembalo che tintinna. E se ho poteri profetici e conosco tutti i misteri e tutta la scienza, e possiedo la pienezza della fede così da spostare le montagne, ma non ho l'amore, sono nulla. Se distribuisco tutti i miei averi e do il mio corpo per essere bruciato, ma non ho l'amore, non mi giova a nulla."
Ø In questa sezione introduttiva Paolo non sta certo sottovalutando i doni dello Spirito, e non dice neppure che non hanno valore se io non ho amore (una guarigione operata con la potenza di Dio resta sempre una guarigione operata dalla Sua potenza).
Ø Dice piuttosto che io sono nulla se non ho l'amore in me e se non faccio tutto per amore.
Sta sottolineando con forza un punto semplice: dice cioè che doni carismatici e santità sono due cose diverse, e che la misura della persona è la santità, non il suo potere carismatico.
Ø Lo stesso punto è messo a fuoco da un passo che troviamo al capitolo 7 di Matteo:
"Non chi mi dice «Signore, Signore» entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: 'Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome, e fatto molti miracoli nel tuo nome?' E io allora dichiarerò loro: 'Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me voi, operatori di iniquità”
Questo brano ho potuto capirlo con una forza nuova dopo aver conosciuto le nuove opere dello Spirito, perché ho scoperto di poterlo prendere proprio alla lettera.
Ø Le parole di Cristo ci inducono a riflettere: infatti Egli non dice che in realtà quelle persone non profetavano, non cacciavano demoni o non facevano miracoli nel Suo nome; dice piuttosto che
Ø non sono quelle le cose che fanno di un uomo un Suo vero discepolo (qualcuno che Egli "conosce").
è Vero discepolo è chi fa la volontà del Padre Suo, vivere la santità.
Il “dono” dell’amore? - Non è insolito che qualcuno, davanti all'esortazione di Paolo in 1 Cor 12,31 di "desiderare ardentemente i doni più alti" asserisca poi di voler solo il dono dell'amore.
Ø Ma dire o descrivere che l'amore è il "dono più grande di tutti" significa mancare l'obiettivo o oscurare proprio ciò che Paolo intendeva dire. Egli infatti in questo capitolo
Ø non considera l'amore come uno dei doni spirituali. Lo definisce piuttosto una "via", un modo di vivere.
L’amore è un FRUTTO dello Spirito – e in Galati 5,22 è definito chiaramente un FRUTTO dello Spirito, assieme a: "gioia, pace, pazienza, gentilezza (amabilità), bontà, fedeltà, cortesia e auto-controllo." In altre parole,
Ø l'amore non è uno dei doni spirituali, uno strumento per la formazione della comunità cristiana.
Esso è la vita stessa di tale comunità, è il modo in cui devono vivere i cristiani, lo scopo da raggiungere.
L’amore è la manifestazione che Dio vive in noi – Dire che Paolo non descrive l'amore come dono, non significa affermare che non lo è in nessun senso.
Ø L'amore è l'effetto dello Spirito Santo che vive in noi e Paolo ci trasmette quest'idea usando il termine: "frutto dello Spirito" (qualcosa che cresce nella vita di una persona per il fatto che essa vive la vita dello Spirito). Significa tuttavia che
Ø l'amore non è un dono nello stesso senso in cui lo sono profezia e guarigione.
Ø Una persona può profetare o guarire permettendo semplicemente allo Spirito di operare tramite lei, ma la stessa persona può amare solo se cresce in santità, sottomettendo a Dio il proprio cuore e la propria volontà e crescendo fino alla maturità del carattere cristiano.
Tra santità e doni dello Spirito esiste una relazione:
Ø i doni spirituali non sono un segno di santità, né un riconoscimento al merito per raggiungimenti spirituali passati.
Ø Sono piuttosto l'attrezzatura necessaria per lavorare alla formazione della comunità cristiana fino a raggiungere la santità.
Ø Vengono dati spesso ai principianti per rendere loro possibile la crescita, sia a livello personale, sia della comunità di cui fanno parte.
Magari le opere più straordinarie dello Spirito vengono affidate solo a chi ha una maturità maggiore nel carattere cristiano, ma l'intero contenuto di 1 Corinzi 12-14 riguarda istruzioni sull'uso dei doni spirituali destinate a quei cristiani che necessitano crescere tanto di più nell'amore.