Catechesi sul credo settembre 1985

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MARIOCAPALBO
00giovedì 4 aprile 2013 09:42
Dio: Essere-Eternità che tutto comprende

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 4 settembre 1985

 

1. La Chiesa professa incessantemente la fede espressa nel primo articolo dei più antichi simboli cristiani: “Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra”. In queste parole si rispecchia, in modo conciso e sintetico, la testimonianza che il Dio della nostra fede, il Dio vivo e vero della rivelazione, ha dato di se stesso, secondo la Lettera agli Ebrei, parlando “per mezzo dei profeti”, e ultimamente “per mezzo del Figlio” (Eb 1, 1-2). La Chiesa, venendo incontro alle mutevoli esigenze dei tempi, approfondisce la verità su Dio, come testimoniano i diversi Concili. Desidero qui fare riferimento al Concilio Vaticano I, il cui insegnamento fu dettato dalla necessità di opporsi da una parte agli errori del panteismo del XIX secolo, e dall’altra a quelli del materialismo, che allora cominciava ad affermarsi.

2. Il Concilio Vaticano I insegna: “La santa Chiesa crede e confessa che esiste un solo Dio vivo e vero, creatore e signore del cielo e della terra, onnipotente, eterno, immenso, incomprensibile, infinito per intelletto, volontà e ogni perfezione; il quale, essendo unica sostanza spirituale, del tutto semplice e immutabile, deve essere predicato realmente ed essenzialmente distinto dal mondo, in sé e da sé beatissimo e ineffabilmente eccelso sopra tutte le cose che sono fuori di lui e possono essere concepite” (Conc. Vat. I, Dei Filius, can. 1-4: Denz.-S. 3001).

3. È facile notare che il testo conciliare parte da quegli stessi antichi simboli di fede che anche noi recitiamo: “Credo in Dio . . . onnipotente . . . creatore del cielo e della terra”, ma che sviluppa questa formulazione fondamentale secondo la dottrina contenuta nella Sacra Scrittura, nella tradizione e nel magistero della Chiesa. Grazie allo sviluppo operato dal Vaticano I, gli “attributi” di Dio sono elencati in una forma più completa di quella degli antichi simboli.

Per “attributi” intendiamo le proprietà dell’“Essere” divino che sono manifestate dalla rivelazione, come anche dalla migliore riflessione filosofica (cf. ad esempio, S. Tommaso, Summa theologiae, I, qq. 3 ss.). La Sacra Scrittura descrive Dio utilizzando diversi aggettivi. Essi sono espressioni del linguaggio umano, che si rivela così limitato soprattutto quando cerca di esprimere quella realtà totalmente trascendente che è Dio in se stesso.

4. Il passo del Concilio Vaticano I sopra riportato conferma l’impossibilità di esprimere Dio in modo adeguato. Egli è incomprensibile e ineffabile. Tuttavia la fede della Chiesa e il suo insegnamento su Dio, pur conservando la convinzione della sua “incomprensibilità” e “ineffabilità”, non si accontentano, come fa la cosiddetta teologia apofatica, di limitarsi a constatazioni di carattere negativo, sostenendo che il linguaggio umano, e dunque anche quello teologico, può esprimere esclusivamente o quasi solo ciò che Dio non è, essendo privo di espressioni adeguate per spiegare ciò che lui è.

5. Così il Vaticano I non si limita ad affermazioni che parlano di Dio secondo la “via negativa”, ma si pronuncia anche secondo la “via affermativa”. Così insegna, per esempio, che questo Dio essenzialmente distinto dal mondo (“a mundo distinctus re et essentia”), è un Dio eterno. Questa verità è espressa nella Sacra Scrittura in vari passi e in modi diversi. Così per esempio leggiamo nel libro del Siracide: “Colui che vive per sempre ha creato l’intero universo” (Sir 18.1), e nel libro del profeta Daniele: “Egli è il Dio vivente che dura in eterno” (Dn 6, 27).

Simili sono anche le parole del salmo 101, a cui fa eco la Lettera agli Ebrei. Dice il salmo: “In principio tu hai fondato la terra, i cieli sono opera delle tue mani. Essi periranno, ma tu rimani, tutti si logorano come veste, come un abito tu li muterai ed essi passeranno. Ma tu resti lo stesso e i tuoi anni non hanno fine” (Sal 102, 26-28). Alcuni secoli più tardi l’autore della Lettera agli Ebrei riprenderà le parole del salmo citato: “Tu, Signore, da principio hai fondato la terra e opera delle tue mani sono i cieli. Essi periranno, ma tu rimani; invecchieranno tutti come un vestito. Come un mantello li avvolgerai, come un abito, e saranno cambiati; ma tu rimarrai lo stesso, e gli anni tuoi non avranno fine” (Eb 1, 10-12).

L’eternità è qui l’elemento che distingue essenzialmente Dio dal mondo. Mentre questo è soggetto ai mutamenti e passa, Dio permane oltre il passare del mondo: egli è necessario e immutabile: “Tu rimani lo stesso” . . .

Consapevole della fede in questo Dio eterno San Paolo scrive: “Al re dei secoli incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen” (1 Tm 1, 17). La stessa verità trova nell’Apocalisse ancora un’altra espressione: “Io sono l’Alfa e l’Omega, dice il Signore Dio, colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente” (Ap 1, 8).

6. In questi dati della rivelazione trova espressione anche la convinzione razionale a cui si perviene quando si pensa che Dio è l’Essere sussistente, e quindi necessario, e quindi eterno, perché non può non essere, non può avere né inizio né fine, né successione di momenti nell’atto unico e infinito della sua esistenza. La retta ragione e la rivelazione su questo punto trovano una mirabile coincidenza. Essendo Dio assoluta pienezza dell’essere (“ipsum Esse subsistens”), la sua eternità “inscritta nella terminologia dell’essere” deve essere intesa come “possesso indivisibile, perfetto e simultaneo di una vita senza fine”, e dunque come attributo dell’essere assolutamente “al di là del tempo”.

L’eternità di Dio non corre col tempo del mondo creato, “non corrisponde ad esso”; non lo “precede” o lo “prolunga” nell’infinito; bensì è al di là e al di sopra di esso. L’eternità, con tutto quanto il mistero di Dio, comprende in un certo qual senso “dal di là” e “dal di sopra” tutto ciò che è “dal di dentro” soggetto al tempo, al mutamento, al contingente. Vengono in mente le parole di San Paolo all’Areopago di Atene: “In lui . . . viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17, 28). Diciamo “dall’esterno” per affermare con questa espressione metaforica la trascendenza di Dio sulle cose e dell’eternità sul tempo, pur sapendo e riaffermando che Dio è l’Essere che è interno all’essere stesso delle cose, e dunque anche al tempo che passa come un succedersi di momenti, ciascuno dei quali non è fuori dal suo abbraccio eterno. Il testo del Vaticano I esprime la fede della Chiesa nel Dio vivo, vero ed eterno.

È eterno perché è assoluta pienezza di essere che, come indicano chiaramente i testi biblici riportati, non può essere intesa come una somma di frammenti oppure di “particelle” dell’essere che mutano nel tempo. L’assoluta pienezza dell’essere può venire intesa solamente come eternità, cioè come il totale e indivisibile possesso di quell’essere, che è la vita stessa di Dio. In questo senso Dio è eterno: un “nunc”, un “adesso” sussistente e indiveniente, il cui modo di essere si distingue essenzialmente da quello delle creature, che sono esseri “contingenti”.

7. Così dunque il Dio vivo, che ha rivelato se stesso, è il Dio eterno. Più correttamente diciamo che Dio è l’eternità stessa. La perfetta semplicità dell’Essere divino (“omnino simplex”) esige una tale forma d’espressione.

Quando col nostro umano linguaggio diciamo: “Dio è eterno”, indichiamo un attributo dell’Essere divino. E poiché ogni attributo non si distingue concretamente dall’essenza stessa di Dio (mentre gli attributi umani si distinguono dall’uomo che li possiede), dicendo: “Dio è eterno”, intendiamo affermare: “Dio è l’eternità”.

Questa eternità per noi, soggetti allo spazio e al tempo, è incomprensibile come la divina Essenza; essa ci fa però percepire, anche sotto questo aspetto, l’infinita grandezza e maestà dell’Essere divino, mentre ci ricolma di gioia il pensiero di questo Essere-Eternità che comprende tutto ciò che è creato e contingente, anche il nostro piccolo essere, ogni nostro atto, ogni momento della nostra vita.

“In lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo”.


Ai fedeli di espressione francese

Je salue tous les pèlerins de langue française; je leur souhaite:, à J l’occasion de leur présence à Rome, d’éprouver la joie de la foi, la joie d’être aimés de ce Dieu infiniment grand qui est aussi proche de nous.

Je voudrais saluer en particulier le groupe des pèlerins venus de Guinée avec Monseigneur l’Archevêque de Conakry, le groupe des anciens du Séminaire Français de Rome, et aussi les Frères de l’Instruction chrétienne qui sont venus célébrer le cinquantième anniversaire de leur entrée dans leur Congrégation. Je les bénis de grand cœur, ainsi que vous tous ici présents.

Ai pellegrini di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I wish to welcome the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience. I am pleased to greet the groups of priests and religious, in particular the priests from the Diocese of Orange in California; the Franciscan Fathers coming from various parts of the United States; and the Brothers from the Missionary Oblates of Mary Immaculate present in Rome for the First Congress of Oblate Brothers.

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My heartfelt greetings go to the new students, together with the Rector and faculty, of the North American College here in Rome. I pray that you young men will be strengthened by the grace and love of our Lord Jesus Christ as you seek to dedicate yourselves to the priestly ministry of his Church.

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I offer a warm welcome to the parishioners from various Dioceses in England here today, and especially to the Friends of Don Orione group of handicapped and elderly pilgrims, accompanied by their assistants.

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I am also happy to greet the Swedish pilgrims from the Catholic Cathedral of Stockholm, and I pray that you will be renewed in your witness to the Gospel of Christ.

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Finally I welcome the Indonesian Pilgrimage from Jakarta. May your pilgrimage to Rome deepen your love for the Church and her mission.

Upon all of you I invoke God’s abundant blessings.

Ai fedeli di lingua tedesca

Liebe Bruder und Schwestern!

Herzlich grüße ich bei der heutigen Audienz alle Pilger und Besucher aus Deutschland, Osterreich und der Schweiz; unter ihnen besonders die Gruppe von Priestern aus der Diözese Regensburg sowie die der Barmherzigen Schwestern aus Augsburg. Einen weiteren Willkommensgruß richte ich and die Teilnehmer der Rom-Wallfahrt der Erzdiözese München und Freising und der Diözese Passau wie auch and die große Pilgergruppe der Katholischen Männerbewegung aus Graz. Euch und allen Audienzteilnehmern wünsche ich einen frohen und auch geistig fruchtbaren Aufenthalt in der Ewigen Stadt und erteile euch von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai fedeli di lingua spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

Deseo dirigirme ahora a los visitantes de lengua española aquí presentes, procedentes de España y de América Latina. De modo especial saludo a los peregrinos de la diócesis de Plasencia (España), acompañados por su Obispo Mons. Antonio Vilaplana; también a los responsables de Catequesis de la parroquia “Santa Mónica”, de Madrid, y la peregrinación de Venezuela, compuesta en gran parte por jóvenes estudiantes. Igualmente saludo a los grupos de jóvenes de Barcelona, Gerona y Pozo Canada (Albacete).

Vuestro afecto al Sucesor de Pedro me recuerda también el de las comunidades eclesiales que he tenido ocasión de encontrar en mis visitas pastorales a los diversos Países. Os exhorto a todos: amad intensamente a la Iglesia y sabed ser dignos hijos de ella.

A vosotros y a vuestros seres queridos imparto de corazón mi Bendición Apostólica.

Ai pellegrini giunti dalla Polonia

Witam serdecznie pielgrzymkę z diecezji siedleckiej z księdzem biskupem ordynariuszem; z parafii św. Szczepana w Krakowie; z parafii św. Klemensa w Wieliczce; młodzież akademicką z kaplicy Matki Boskiej Częstochowskiej w Warszawie; duszpasterstwo harcerek i harcerzy - Poznań; pielgrzymkę dekanatu Głubczyce z diecezji opolskiej; również dekanatu Ozimek z tejże diecezji; pielgrzymkę kobiet-żołnierzy Armii Krajowej, powstańców warszawskich wraz z rodzinami i przyjaciółmi; grupę studentów Wydziału Architektury z Krakowa; grupę nauczycieli z Bierutowa, parafia św. Józefa; pielgrzymkę z parafii Przemienienia Pańskiego z Cleveland, w Stanach Zjednoczonych. Prócz tego przedstawicieli Polonii z Buffalo i innych miast Stanów Zjednoczonych; Akademicki Chór Politechniki S Śląskiej z Gliwic; księdza biskupa pomocniczego ze Szczecina, bpa Szymanka; uczestników grup turystycznych PKS, PTTK i Orbisu . . .

Proszę bardzo przekazać moje pozdrowienie i błogosławiństwo wszystkim rodakom w Ojczyźnie, w każdej parafii, z której pochodzicie, w każdej diecezji i wszędzie w całej Polsce.

A un gruppo di studentesse giapponesi provenienti dalla città di Nagoya

Sia lodato Gesù Cristo!

Dilettissime studentesse dell’Università Nanzan di Nagoya.

L’uomo studia e viaggia per formare in primo luogo se stesso e per potere poi meglio servire la società.

Ed ora, carissime alunne di Nanzan, vi auguro che la vostra visita qui a Roma raggiunga tale scopo.

Con questo augurio vi imparto di cuore la mia benedizione apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!

Ai pellegrini provenienti da varie regioni d’Italia e ai vincitori del concorso radiofonico “I giovani incontrano l’Europa”

Un benvenuto cordiale rivolgo a tutti e singoli i pellegrini italiani. Ma desidero riservare una speciale parola al gruppo di seminaristi della Diocesi di Bergamo, che sono venuti qui insieme con i loro genitori. Carissimi, durante la vostra vita di seminario, seguite con fedeltà il Buon Pastore e a lui conformatevi con lo studio della sua parola, con la preghiera liturgica e con la vita fraterna, delicatamente guidata dai vostri superiori. Vi preparate così a comunicare, un giorno, da autentici discepoli, la presenza salvifica del Redentore.

A testimonianza della mia benevolenza vi imparto di cuore la mia benedizione apostolica.

* * *

Un saluto affettuoso va anche ai religiosi e alle religiose che, provenendo dall’Asia, dall’Africa e dall’America Latina, stanno frequentando a Roma un corso di aggiornamento sul tema “L’inculturazione del messaggio biblico”.

Auguro che le giornate di studio, a cui partecipate, contribuiscano a nutrirvi della parola della fede e della buona dottrina, di cui siete testimoni e annunciatori in varie parti del mondo.

Mentre vi esorto a perseverare nel bellissimo compito di portare Cristo a tutte le genti, accompagno tale impegno con la mia benedizione apostolica.

* * *

Una parola di saluto intendo rivolgere anche ai responsabili e ai vincitori del concorso radiofonico “I giovani incontrano l’Europa”.

Nell’auspicare che questa iniziativa rinsaldi sempre maggiormente i legami fra i popoli europei, contribuendo a una convivenza basata sulla verità, la giustizia, l’amore, invoco su di voi la divina assistenza e vi benedico di cuore, estendendo la benedizione apostolica a tutti i vostri cari.

Ai giovani

Il mio più cordiale pensiero e saluto va ora a tutti i giovani qui convenuti da ogni parte del mondo.

Carissimi, ancora una volta vi auguro che i mesi estivi che stiamo vivendo siano per voi occasione non solo di salutare riposo, ma contribuiscano anche a rendervi sempre più ricchi mediante preziose esperienze di vita, capaci di aiutarvi camminare con speditezza ed entusiasmo alla sequela di Cristo Nostro Signore.

Agli ammalati

Saluto poi con il particolare consueto affetto tutti gli ammalati qui presenti.

Il Signore della vita vi prenda per mano, carissimi, e vi conceda il suo aiuto nelle prove, il suo conforto nelle difficoltà e nel dolore, la sua gioia quale premio delle sofferenze da voi abbracciate per amore dei fratelli, in totale adesione alla croce redentrice di Cristo.

Agli sposi novelli

Infine mi rivolgo ai novelli sposi venuti a questa udienza per ricevere la benedizione sulla loro nascente famiglia.

Il Dio che è Amore vi accompagni nel cammino che avete da poco iniziato con il vincolo nuziale e vi aiuti ad essere - vicendevolmente e con totale dedizione - ministri dell’amore cristiano, che voi siete chiamati a vivere all’interno del vostro nuovo focolare e a darne testimonianza con generosa coerenza in tutti gli ambienti, in cui verrete a trovarvi.

 

© Copyright 1985 - Libreria Editrice Vaticana

MARIOCAPALBO
00giovedì 4 aprile 2013 09:42
Dio, spirito infinitamente perfetto

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 11 settembre 1985

 

1. “Dio è spirito”: sono le parole pronunciate da nostro Signore Gesù Cristo durante il colloquio con la Samaritana presso il pozzo di Giacobbe, a Sicar.

Alla luce di tali parole continuiamo in questa catechesi a commentare la prima verità del simbolo di fede: “Credo in Dio”. facciamo riferimento in particolare all’insegnamento del Concilio Vaticano I nella costituzione Dei Filius, al capitolo primo: “Dio creatore di tutte le cose”. Questo Dio che ha rivelato se stesso, parlando “per mezzo dei profeti, e ultimamente . . . per mezzo del Figlio” (Eb 1, 1), essendo creatore del mondo si distingue in modo essenziale dal mondo, che ha creato”. Egli è l’eternità, come è stato esposto nella catechesi precedente, mentre tutto ciò che è creato è soggetto al tempo e contingente.

2. Poiché il Dio della nostra fede è l’eternità, egli è pienezza di vita, e come tale si distingue da tutto ciò che vive nel mondo visibile. Si tratta di una “vita” che va intesa nel senso altissimo che la parola ha quando riguarda il Dio che è spirito, puro spirito, tanto che, come insegna il Vaticano I, egli è immenso e invisibile. Non troviamo in lui nulla di misurabile secondo i criteri del mondo creato e visibile e del tempo che scandisce il fluire della vita dell’uomo, perché Dio è sopra la materia, è assolutamente “immateriale”, Tuttavia la “spiritualità” dell’Essere divino non si limita a quanto possiamo raggiungere secondo la via negativa: cioè solo all’immaterialità. Veniamo infatti a conoscere, mediante la via affermativa, che la spiritualità è un attributo dell’Essere divino, quando Gesù di Nazaret risponde alla Samaritana dicendo: “Dio è spirito” (Gv 4, 24).

3. Il testo conciliare del Vaticano I, al quale ci riferiamo, afferma la dottrina su Dio, che la Chiesa professa e annuncia, con due asserzioni fondamentali: “Dio è un’unica sostanza spirituale, del tutto semplice e immutabile”; e ancora: “Dio è infinito per intelletto, volontà e ogni perfezione”.

La dottrina sulla spiritualità dell’Essere divino, trasmessa dalla rivelazione, è stata in questo testo chiaramente inscritta nella “terminologia dell’essere”. Lo si rivela nella formulazione: “sostanza spirituale”. La parola “sostanza” appartiene infatti al linguaggio della filosofia dell’essere. Il testo conciliare intende affermare con questa frase che Dio, il quale per la sua stessa Essenza si distingue da tutto il mondo creato, non è solo l’Essere sussistente, ma in quanto tale è anche Spirito sussistente. L’Essere divino è per propria essenza assolutamente spirituale.

4. Spiritualità significa intelletto e volontà libera. Dio è intelligenza, volontà e libertà in grado infinito, così come egli è anche ogni perfezione in grado infinito.

Questa verità su Dio ha molteplici conferme nei dati della rivelazione, che troviamo nella Sacra Scrittura e nella Tradizione. Per ora ci riferiamo solo ad alcune citazioni bibliche, che mettono in risalto l’intelligenza infinitamente perfetta dell’Essere divino. Alla libertà e alla volontà infinitamente perfetta di Dio dedicheremo le catechesi successive.

Viene in mente anzitutto la magnifica esclamazione di San Paolo nella Lettera ai Romani: “O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Infatti, chi mai ha potuto conoscere il pensiero del Signore?” (Rm 11, 33-34).

Le parole dell’apostolo risuonano come un’eco potente della dottrina dei libri sapienziali dell’Antico Testamento: “La sua (di Dio) sapienza non ha confini”, proclama il Salmo 146, 5. Alla sapienza di Dio è unita la sua grandezza: “Grande è il Signore e degno di ogni lode, la sua grandezza non si può misurare” (Sal 145, 3). “Non c’è nulla da togliere e nulla da aggiungere; non è possibile indagare le meraviglie del Signore. Quando uno ha finito, allora comincia; quando si ferma, allora rimane perplesso” (Sir 18, 5-6). Di Dio il saggio può quindi affermare: “Egli, il grande, al di sopra di tutte le sue opere” (Sir 43, 28), e concludere: “Egli è tutto” (Sir 43, 27).

Mentre gli autori “sapienziali” parlano di Dio in terza persona: “lui”, il profeta Isaia passa alla prima: “io”. Egli fa dire a Dio, che lo ispira: “Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri” (Is 55, 9).

5. Nei “pensieri” di Dio e nella sua “scienza e sapienza” si esprime l’infinita perfezione del suo Essere: mediante il suo intelletto assoluto Dio supera incomparabilmente tutto ciò che esiste al di fuori di lui. Nessuna creatura e in particolare nessun uomo può negare questa perfezione. “O uomo, tu chi sei per disputare con Dio? Oserà forse dire il vaso plasmato a colui che lo plasmò: “Perché mi hai fatto così?”. Forse il vasaio non è padrone dell’argilla?” domanda San Paolo (Rm 9, 20). Questo modo di pensare e di esprimersi è ereditato dall’Antico Testamento: simili domande e risposte si trovano in Isaia (cf. Is 29, 15; 45, 9-11) e nel libro di Giobbe (cf. Gb 2, 9-10; 1, 21). Il libro del Deuteronomio, a sua volta, proclama; “Date gloria al nostro Dio! Egli è la roccia; perfetta è l’opera sua; tutte le sue vie sono giustizia; è un Dio verace e senza malizia; egli è giusto e retto” (Dt 32, 3-4). La lode dell’infinita perfezione di Dio non è solo confessione della sapienza, ma anche della sua giustizia e rettitudine cioè della sua perfezione morale.

6. Nel discorso della montagna Gesù Cristo esorta: “Siate dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5, 43). Questa chiamata è un invito a confessare: Dio è perfetto! È “infinitamente perfetto” (Conc. Vat. I, Denz.-S. 3001).

L’infinita perfezione di Dio è costantemente presente nell’insegnamento di Gesù Cristo. Colui che disse alla Samaritana: “Dio è spirito . . . bisogna che i veri adoratori lo adorino in spirito e verità . . .” (Gv 4, 23-24), si è espresso in modo molto significativo quando rispose al giovane che si era rivolto a lui con le parole: “Maestro buono . . .”, dicendo: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono se non Dio solo . . .” (Mc 10, 17-18).

7. Solo Dio è buono e della bontà possiede la perfezione infinita. Dio è la pienezza d’ogni bene. Così come egli “è” tutta la pienezza dell’essere, allo stesso modo “è buono” di tutta la pienezza del bene, Questa pienezza di bene corrisponde all’infinita perfezione della sua volontà, così come all’infinita perfezione del suo intelletto e della sua intelligenza corrisponde l’assoluta pienezza della verità, in lui sussistente in quanto conosciuta dal suo intelletto come identica al suo conoscere e essere. Dio è spirito infinitamente perfetto, per cui coloro che lo hanno conosciuto diventano suoi veri adoratori: lo adorano in spirito e verità.

Dio, questo bene infinito che è assoluta pienezza di verità . . . “est diffusivum sui” (S. Tommaso, Summa theologiae, I, q. 5, a. 4, ad 2). Anche per questo Dio ha rivelato se stesso: la rivelazione è il bene stesso che si comunica come verità.

Questo Dio che ha rivelato se stesso, desidera in modo ineffabile e incomparabile comunicarsi, donarsi! È questo il Dio dell’alleanza e della grazia.


Ai pellegrini di espressione francese

J’adresse un salut spécial aux quarante sessionistes de langue française, qui viennent de suivre des cours de formation organisés par le Centre Pastoral d’Accueil de Saint-Louis des Français, et destinés à les qualifier au service des pèlerins et touristes d’expression française. Te les félicite, ainsi que les animateurs de la session, et je forme des voeux pour qu’ils accomplissent leur mission romaine avec le noble souci de l’exactitude historique et l’enthousiasme de la foi.

Je les bénis de grand cœur, ainsi que vous tous ici présents.

Ai fedeli di lingua inglese

Present at this Audience are many pilgrims and visitors from English-speaking countries. I welcome you warmly and in particular I wish to greet the men and women religious, including the Missionaries of Charity who are preparing here in Rome for their final religious profession. May the Lord bless you in your service of the poorest of the poor. My greetings go also to the members of the Missionary Association of Mary Immaculate from South Africa, Canada and the United States.

From England, I am pleased to greet the pilgrims from the parish of Saint Wilfrid, Northwich, in the diocese of Shrewsbury and a group from the diocese of Brentwood.

A most cordial welcome to the physicians who are taking part in the International Meeting on Gynecological Oncology being held at the Lateran University. May your discussions always serve to protect the sacredness of human life.

And upon all of you I invoke abundant blessings in the joy and peace of our Lord Jesus Christ.

Ai fedeli di lingua tedesca

Indem ich euch diese Gedanken zur weiteren Vertiefung in eurem Denken und Beten anvertraue, erbitte ich Gottes reichen Segen für alle deutschsprachigen Besucher, heute vor allem für die Pilger der Trierer Kirchenzeitung mit ihrem Weihbischof Kleinermeilert. Der Herr schenke euch allen einen fruchtbaren Aufenthalt in der Ewigen Stadt. Gelobt sei Jesus Christus!

Ai fedeli di espressione spagnola

Con particular afecto saludo a los peregrinos de América Latina y de España aquí presentes.

Mi más cordial saludo también a los religiosos y a las religiosas, de modo especial a las Hermanas Mercaderías de la Caridad, a las Misioneras Franciscanas de María y a las Hermanas Misioneras de Acción Parroquial. Sé que vuestra presencia es expresión de filial adhesión al Sucesor del Apóstol Pedro. Os animo a que mantengáis siempre vivos los ideales de consagración a Dios y de servicio a la Iglesia y a los hermanos, de acuerdo con el carisma de vuestro Instituto.

* * *

A los oficiales, Cadetes y miembros de la Tripulación del buque escuela de la Armada Argentina “Libertad” deseo manifestar ahora mi profunda complacencia por su presencia en este Encuentro.

Siguiendo una costumbre de la marina de vuestra noble Nación, habéis venido esta mañana a demostrar los sentimientos de filial devoción que, al igual que muchos de vuestros compatriotas, sentís por el Papa. Vuestro País, lleno de esperanza, ha comenzado una nueva singladura en el mar de su historia. E1 pueblo argentino espera de vosotros una colaboración positiva para que los ideales de libertad, reconciliación, amor y paz-dones otorgados por Dios a la persona humana-estén siempre enarbolados en el mástil más alto de la nación Argentina.

A todos los aquí presentes os exhorto con San Pablo: “Tened un mismo sentir, vivid en paz, y el Dios de la caridad y de la paz será con vosotros” , De corazón os bendigo en el nombre del Señor.

Ai pellegrini giunti dalla Polonia

Serdecznie witam pielgrzymów z parafii św. Mikołaja z Krakowa; z parafii św. Mikołaja z Chrzanowa; z parafii Bożego Ciała z Warszawy; żołnierzy AK i uczestników Powstania Warszawskiego z rodzinami; z parafii św. Mateusza z Pabianic; z Papieskiego Wydziału Teologicznego w Poznaniu; pielgrzymkę z diecezji siedleckiej z księdzem Biskupem Ordynariuszem; Rektorat Katolickiego Uniwersytetu Lubelskiego z księdzem Biskupem Rektorem; pielgrzymów z parafii Ripie, diecezja koszalińsko-kołobrzeska; z parafii św. Bernarda z Sopotu; pielgrzymkę Klubu Inteligencji Katolickiej z Opola; pracowników Akademii Górniczo-Hutniczej z Krakowa; kolejarzy z Krakowa; chór Politechniki Gdańskiej; oprócz tego uczestników grup turystycznych PKS, Sport, PTTK, w szczególności grupę turystów PTTK z Lublina.

Ad un pellegrinaggio della diocesi di Peecz (Ungheria)

Saluto con affetto i pellegrini ungheresi qui a Roma.

Siate sempre fedeli alla Chiesa e alle vostre antiche tradizioni cristiane.

La mia benedizione apostolica do a voi e al diletto popolo ungherese.

Ai fedeli ucraini

Saluto cordialmente i pellegrini ucraini, sacerdoti e fedeli, dall’Europa, Canada e Stati Uniti d’America, che sono venuti a Roma in occasione del primo anniversario della morte del Cardinale Josyf Slipyi di venerata memoria, Arcivescovo Maggiore di Leopoli. Di tutto cuore imparto a tutti la mia benedizione apostolica.

A gruppi italiani

Desidero rivolgere un particolare saluto ai partecipanti al Congresso Internazionale di Oncologia ginecologica che si sta svolgendo in questi giorni a Roma sul tema della metastasi linfatica dei tumori maligni in ginecologia.

Siate i benvenuti, carissimi medici. Porgo volentieri a voi l’augurio che questo importante incontro su un tema dolorosamente attuale sia proficuo e rechi un utile contributo alla conoscenza e allo sviluppo dei nuovi metodi di terapia in questo campo. Voi conoscete l’ampia incidenza che i tumori hanno nella nostra epoca e come essi siano spesso infausta causa di sofferenza.

Benedico di nuovo il vostro lavoro, come benedico tutti coloro che, come voi, operano per mettere la scienza medica a servizio del bene della persona umana e delle famiglie. La provvidenza di Dio vi assista nella vostra ricerca, doni frutti confortanti alla vostra esperienza e apra il cuore di tutti, quello vostro come quello dei pazienti, alla speranza.

* * *

Saluto poi i pellegrini della parrocchia di Santa Maria a Serravalle di Guidonia, qui convenuti sotto la guida del parroco per ricambiare la visita pastorale che ho loro fatto il 5 maggio scorso.

Vi ringrazio, e vi ripeto quanto allora vi ho detto: costruite sempre di più gli spazi spirituali della vostra comunità: l’apostolato, l’entusiasmo, la vita cristiana. Così sarà efficace la vostra testimonianza nella città che si espande. A tutti la mia benedizione.

* * *

Saluto ora il pellegrinaggio della parrocchia di San Pio X di Le Fonti di Prato. Carissimi, siete convenuti qui a celebrare solennemente il 150° anniversario della nascita del vostro santo patrono.

Vi benedico tutti, come volentieri benedico la statua del titolare della vostra chiesa, che avete recato qui con voi.

Ai giovani

Saluto inoltre con grande affetto i giovani qui presenti. Sono molto lieto della vostra presenza, che dimostra la vostra fede cristiana e anche il vostro amore per il Papa! Il Signore premi questo gesto di fedeltà e di testimonianza, facendovi sentire sempre di più quanto è consolante, illuminante e costruttivo il messaggio del Vangelo. È questa una settimana eminentemente dedicata alla Madonna: abbiamo festeggiato il ricordo della sua natività; abbiamo fermato la nostra attenzione sul suo nome, che ogni giorno con confidenza invochiamo; e ci prepariamo a meditare sulle sue sofferenze di Madre Addolorata. Auspico di cuore che Maria santissima sia sempre presente anche nella vostra vita come guida nel cammino verso il cielo.

Agli ammalati

A voi, cari malati, e a coloro che vi amano e vi accompagnano rivolgo il mio saluto con particolare affetto, mentre penso alla vostra fede forte e confidente. Invoco per voi in modo speciale l’aiuto della Madonna Addolorata, che tra pochi giorni ricorderemo nella preghiera e nella meditazione. Maria santissima, che appunto perché Madre di Cristo redentore conobbe il mistero della croce, vi assista sempre, dandovi le consolazioni della grazia divina, che vi confortino nella vostra missione. Maria, salute degli infermi, consolatrice degli afflitti, sia per voi anche causa di intima letizia, sostenendovi nel compiere la volontà del Signore. Di gran cuore vi imparto la mia propiziatrice benedizione.

Agli sposi novelli

Il mio pensiero e la mia parola di saluto e di augurio giunga infine a voi, cari sposi novelli. Nell’atmosfera di intensa spiritualità “mariana” propria di questa settimana di settembre, vi esorto ad invocare con grande fiducia il nome di Maria, non solo all’inizio della vostra nuova vita, ma in tutti i giorni della vostra esperienza e maturazione coniugale e familiare. Il matrimonio non è un rischio - come afferma la mentalità mondana e moderna - ma il luogo normale, voluto da Dio, per realizzare la felicità, pur in mezzo a fatiche e a difficoltà. La vostra preghiera alla Vergine santissima vi mantenga uniti, sereni, comprensivi, coraggiosi, in modo da sentire e da donare la gioia che proviene dall’incontro e dall’amicizia con Cristo. La mia benedizione vi accompagni sempre.

 

© Copyright 1985 - Libreria Editrice Vaticana

MARIOCAPALBO
00giovedì 4 aprile 2013 09:43
Dio, Padre onnipotente

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 18 settembre 1985

 

Dio: Padre Onnipotente,

1. “Credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra . . .”.

Dio che ha rivelato se stesso, il Dio della nostra fede, è spirito infinitamente perfetto. Di questo si è parlato nella catechesi precedente. In quanto spirito infinitamente perfetto egli è pienezza assoluta di verità e di bene, e desidera donarsi. Il bene infatti si diffonde: “Bonum est diffusivum sui” (S. Tommaso, Summa theologiae, I, q. 5 a. 4, ad 2).

Questa verità su Dio visto come infinita pienezza di bene viene recepita in un certo senso nei simboli della fede mediante l’affermazione che Dio è il Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Anche se della verità sulla creazione ci occuperemo un po’ più avanti, è opportuno che approfondiamo alla luce della rivelazione ciò che in Dio corrisponde al mistero della creazione.

2. Dio, che la Chiesa professa onnipotente (“credo in Dio, Padre onnipotente”), in quanto spirito infinitamente perfetto è anche onnisciente, cioè che penetra tutto con la sua conoscenza.

Questo Dio onnipotente e onnisciente ha la potenza di creare, di chiamare dal non-essere, dal nulla, all’essere. “C’è forse qualcosa impossibile per il Signore?”, leggiamo in Gen 18, 14.

“Prevalere con la forza ti è sempre possibile; chi potrà opporsi al potere del tuo braccio?”, annunzia il libro della Sapienza (Sap 11, 21). La stessa fede professa il libro di Ester con le parole: “Signore re, sovrano dell’universo, tutte le cose sono sottoposte al tuo potere e nessuno può opporsi a te” (Est 4, 17 b). “Nulla è impossibile a Dio (Lc 1, 37), dirà l’arcangelo Gabriele a Maria di Nazaret nell’annunciazione.

3. Il Dio, che rivela se stesso per bocca dei profeti, è onnipotente. Questa verità pervade profondamente l’intera rivelazione, a partire dalle prime parole del libro della Genesi: “Dio disse: «Sia . . .»” (Gen 1,3). L’atto creativo si manifesta come l’onnipotente parola di Dio: “Egli parla e tutto è fatto . . .” (Sal 33, 9). Creando tutto dal nulla, l’essere dal non-essere, Dio si rivela come infinita pienezza di bene, che si diffonde. Colui che è, l’Essere sussistente, l’Essere infinitamente perfetto, in un certo senso si dona in quell’“è”, chiamando all’esistenza al di fuori di sé il cosmo visibile e invisibile: gli esseri creati. Creando le cose dà inizio alla storia dell’universo, creando l’uomo come maschio e femmina dà inizio alla storia dell’umanità. Come Creatore è dunque il Signore della storia. “Vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti” (1 Cor 12, 6).

4. Il Dio che rivela se stesso come Creatore, e dunque come Signore della storia del mondo e dell’uomo, è il Dio onnipotente, il Dio vivo . . . “La Chiesa crede e confessa che esiste un unico Dio vivo e vero, creatore e Signore del cielo e della terra, onnipotente”, afferma il Vaticano I (Denz.-S. 3001). Questo Dio, spirito infinitamente perfetto e onnisciente è assolutamente libero e sovrano anche riguardo allo stesso atto della creazione. Se egli è il Signore di tutto ciò che crea, prima di tutto è Signore della propria volontà nell’opera della creazione. Crea perché vuole creare. Crea perché ciò corrisponde alla sua infinita sapienza. Creando agisce con l’inscrutabile pienezza della sua libertà, per impulso di amore eterno.

5. Il testo della costituzione Dei Filius del Vaticano I più volte citato, sottolinea l’assoluta libertà di Dio nella creazione e in ogni sua azione. Dio è “in sé e da sé beatissimo”: ha in se stesso e da sé la totale pienezza del bene e della felicità. Se chiama all’esistenza il mondo, lo fa non per completare o integrare il bene che lui è, ma soltanto ed esclusivamente allo scopo di elargire il bene di un’esistenza multiforme al mondo delle creature invisibili e visibili. È una partecipazione molteplice e varia dell’unico, infinito, eterno bene, che coincide con l’Essere stesso di Dio.

In questo modo Dio, assolutamente libero e sovrano nell’opera della creazione, rimane fondamentalmente indipendente dall’universo creato. Ciò in nessun modo significa che egli resti indifferente nei riguardi delle creature; egli invece le guida come eterna sapienza, amore e provvidenza onnipotente.

6. La Sacra Scrittura mette in risalto il fatto che in quest’opera Dio è solo. Ecco le parole del profeta Isaia: “Sono io, il Signore, che ho fatto tutto, che ho spiegato i cieli da solo, ho disteso la terra; chi era con me?” (Is 44, 24). Dalla “solitudine” di Dio nell’opera della creazione risaltano la sua sovrana libertà e la sua paterna onnipotenza.

“Il Dio che ha plasmato e creato la terra e l’ha resa stabile; l’ha creata non come orrida regione, ma l’ha plasmata perché fosse abitata” (Is 45, 18). Alla luce dell’autorivelazione di Dio, che ha “parlato per mezzo dei profeti e ultimamente . . . per mezzo del Figlio” (Eb 1, 1-2), la Chiesa confessa sin dall’inizio la sua fede nel “Padre onnipotente”, creatore del cielo e della terra, “di tutte le cose visibili e invisibili”. Questo Dio onnipotente è anche onnisciente e onnipresente. O ancor meglio bisognerebbe dire che, in quanto spirito infinitamente perfetto, Dio è contemporaneamente l’onnipotenza, l’onniscienza e l’onnipresenza stessa.

7. Dio è prima di tutto presente a sé: nella sua divinità una e trina. Egli è anche presente nell’universo che ha creato; lo è in conseguenza dell’opera della creazione mediante la potenza creatrice (“per potentiam”), nella quale si rende presente la sua stessa essenza trascendente (“per essentiam”). Questa presenza supera il mondo, lo penetra e lo mantiene nell’esistenza. Lo stesso si può ripetere della presenza di Dio mediante la sua conoscenza, come sguardo infinito che tutto vede, penetra e scruta (“per visionem”, o “per scientiam”). Dio è infine presente in modo particolare nella storia dell’umanità, che è anche la storia della salvezza. Questa è (se ci si può esprimere così) la presenza più “personale” di Dio: la sua presenza mediante la grazia, la cui pienezza l’umanità ha ricevuto in Gesù Cristo (cf. Gv 1, 16-17). Di quest’ultimo mistero della fede parleremo in una prossima catechesi.

8. “Signore, tu mi scruti e mi conosci . . .” (Sal 139, 1).

Mentre ripetiamo le parole ispirate di questo salmo, confessiamo insieme con tutto il popolo di Dio presente in ogni parte del mondo, la fede nell’onnipotenza, onniscienza e onnipresenza di Dio, che è nostro Creatore, Padre e Provvidenza! “In lui . . . viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17, 28).


Ai pellegrini di lingua francese

Chers Frères et Soeurs,

Parmi vous, je salue particulièrement le pèlerinage du Congo, en évoquant avec joie la visite pastorale que j’ai faite dans leur pays il y a cinq ans. Que votre présence à Rome et votre visite aux tombeaux des Apôtres soient pour vous, chers Frères et Soeurs, une occasion d’approfondir votre foi et de resserrer vos liens avec toute l’Eglise. Et que le Seigneur vous aide à être partout les témoins de son Amour! De grand cœur, je vous bénis vous et tous les vôtres.

Ai fedeli di lingua inglese

I would like to welcome all the English-speaking visitors and pilgrims present at this Audience. In particular, I am happy to greet the priests and religious. Also I wish to welcome the group of pilgrims from the Faith and Light communities in South Africa. Your presence here, my brothers and sisters, is a special reminder that we are all called to share and fulfil in our own bodies the sufferings of Christ. May your oneness with our Lord’s sacrifice be a source of strength and courage for yourselves and all those dear to you.

In the grace and peace of Christ may all of you be blessed and renewed in faith.

Ai fedeli di lingua tedesca

Liebe Bruder und Schwestern!

Mit diesen Gedanken zum Fundament unseres Glaubens grüße ich alle Besucher aus den deutschsprachigen Ländern, aus Deutschland und Osterreich, aus der Schweiz und aus Liechtenstein, und erbitte euch die weise Führung Gottes für einen gesegneten Aufenthalt in der Ewigen Stadt.

Ai fedeli di lingua spagnola

Deseo ahora dar mi cordial bienvenida a esta Audiencia a todos los peregrinos y visitantes de lengua española.

En particular al grupo de Religiosas “Pureza de María” de Barcelona a quienes aliento a continuar dando testimonio de generosa entrega a Dios y servicio a los hermanos.

Saludo a los miembros del Movimiento Schonstatt aquí presentes procedentes de Ecuador y de otros Países de lengua hispana. Igualmente a los peregrinos de la Arquidiócesis de Madrid, de la Parroquia “Virgen de los Angeles” de Serra (Valencia), a los participantes en las “Aulas de la Tercera Edad” de Pamplona y al grupo folklórico “Sant Jordi” de Tarragona.

A todas las personas y grupos hispano-hablantes provenientes de España y de los diversos Países de América Latina imparto con afecto la Bendición Apostólica.

Ai fedeli provenienti dalla Polonia

Witam serdecznie Księży Biskupów, Księdza Biskupa Ordynariusza Koszalińsko-Kołobrzeskiego, Księdza Biskupa Sufragana z Opola. Witam pielgrzymów z parafii Miłosierdzia Bożego ze Wzgórz Krzesławickich; z duszpasterstwa akademickiego ojców dominikanów “Beczka” w Krakowie; z duszpasterstwa akademickiego ojców karmelitów bosych - Karmel z Krakowa; z Księgarni św. Jacka w Katowicach; pielgrzymkę katedralną z Tarnowa; jubileuszowa pielgrzymkę instytutu szentackiego sióstr Maryi z Otwocka; z Klubu Inteligencji Katolickiej z Warszawy; z parafii Chrystusa Króla z Rzeszowa, diecezja przemyska; z parafii św. Andrzeja Boboli z Poznania; z parafii Podwyższenia Krzyża Pańskiego z Poznania; z parafii Matki Bożej Częstochowskiej z Poznania; z parafii Miłosierdzia Bożego z Poznania; z parafii św. Józefa z Poznania; z parafii Radków, archidiecezja wrocławska; Klub Inteligencji Katolickiej z Wrocławia; z parafii Matki Bożej Nieustającej Pomocy z Wrocławia; z parafii św. Bonifacego z Wrocławia; pielgrzymkę z diecezji lubelskiej - nauczyciele języków obcych z KUL-u; diecezji opolskiej - pielgrzymi z dekanatu Otmuchów; jeszcze z Wrocławia - pielgrzymi trzeciej oazy akademickiej z parafii św. Augustyna, ojcowie kapucyni; z parafii św. Jozafata Bayside, New York - pielgrzymka polonijna na 75-lecie istnienia parafii; grupę automobilistów z Łodzi i Warszawy PZMot oraz uczestników grup turystycznych PEKAES-u, Turysty, Sport-Turysty z Ujazdu i Opola, PTTK oraz Towarzystwo Włosko-Polskie.

Ai partecipanti a un convegno promosso dall’Associazione Cattolica Operatori Sanitari

Una parola di saluto e di benvenuto cordiale ai responsabili dell’Associazione cattolica Operatori sanitari, riuniti a Roma, da diverse parti d’Italia, per un convegno, che ha lo scopo di approfondire i loro compiti nei confronti dell’Associazione, affinché essa sia sempre una persona viva negli ambienti sanitari.

Carissimi, auspico che il Signore vi conceda sempre sentimenti di evangelica umanità e che viviate dell’autentica spiritualità che Cristo dona, rendendo delicato il cuore e attento lo spirito per alleviare il dono di chi soffre.

Volentieri vi imparto la benedizione apostolica.

Ai giovani

Carissimi giovani! In questi giorni per la maggior parte di voi sono iniziate o iniziano le scuole. La scuola è uno dei momenti e luoghi privilegiati in cui si mette a buon frutto quella specifica “ricchezza” dell’uomo che è l’età giovanile. Nella scuola la giovinezza diviene tempo di scoperta intensa e organica del mondo che ci circonda e dell’io umano che vi riguarda, delle sue proprietà come delle capacità ad esso unite (Giovanni Paolo II, Epistula Apostolica ad iuvenes, Internationali vertente Anno Iuventuti dicato, 3, 31 marzo 1985: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII/1 [1985] 760ss.).

Utilizzate bene il tempo prezioso della scuola per prepararvi con serietà alla vita, mediante una formazione non solo intellettuale, ma anche morale e religiosa.

I giovani della parrocchia di Maggianico, nella diocesi di Milano, mi hanno chiesto di accendere una fiaccola per una marcia della fede. Lo faccio ben volentieri, carissimi giovani, e mi unisco così alla vostra festa, con la sincera convinzione che molto può contribuire per la vostra formazione l’opera di un Oratorio diretto con intelligenza e zelo.

Di cuore vi benedico tutti.

Agli ammalati

Carissimi malati! Il cuore del Papa vi è sempre vicino in modo speciale, voi lo sapete bene. Anche questa mattina voglio rivolgere un pensiero particolarmente affettuoso. Quando si è malati e si soffre, anche quello che sarebbe stato un periodo di meritato riposo e di vacanza, si avverte assai poco. Ma così ha permesso il Signore per i suoi piani di misericordia. Vi sia di consolazione questo pensiero. Offrite volentieri quella sofferenza che, forse inaspettatamente, vi è giunta. Il Signore vuole associarvi alla sua opera di redenzione. Vi accompagni e vi sostenga la mia benedizione.

Agli sposi novelli

Carissimi sposi novelli, a voi il mio benvenuto e il mio cordiale saluto! Mi piace immaginare che le recenti vacanze siano state, almeno per molti di voi, un tocco di ulteriore dolcezza alla gioia dell’affetto fecondo e indissolubile che avete recentemente consacrato alla presenza del Signore e per opera della sua grazia. Siategli dunque riconoscenti, perché tutto ciò è dono suo! Corrispondete in pienezza a questi doni, donategli con gioia tutte le forze, tutta quella vitalità che attualmente vi concede; da lui, che è il Signore della vita, attingete continuamente, nell’obbedienza alla sua legge, per l’espansione e il trionfo della vita!

Con la mia benedizione.

 

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MARIOCAPALBO
00giovedì 4 aprile 2013 09:44
Il Dio dell'alleanza cerca l'uomo

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 25 settembre 1985

 

1. Nelle nostre catechesi cerchiamo di rispondere in modo progressivo alla domanda: chi è Dio? Si tratta di una risposta autentica, perché fondata sulla parola dell’autorivelazione divina. Questa risposta è caratterizzata dalla certezza della fede, ma anche dalla convinzione dell’intelletto illuminato dalla fede. Facciamo infatti riferimento alla Sacra Scrittura, alla tradizione e al magistero della Chiesa, cioè al suo insegnamento, straordinario e ordinario.

2. Ritorniamo ancora una volta ai piedi del monte Oreb, dove Mosè che pascolava il gregge udì dal mezzo del roveto ardente la voce che diceva: “Togliti i sandali dai piedi perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa” (Es 3, 5). La voce continuò: “Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, di Isacco, il Dio di Giacobbe”. È quindi il Dio dei padri che invia Mosè a liberare il suo popolo dalla schiavitù egizia.

Sappiamo che dopo aver ricevuto questa missione, Mosè chiede a Dio il suo nome. E riceve la risposta: “Io sono colui che sono”. Nella tradizione esegetica, teologica e magisteriale della Chiesa, che è stata ripresa anche da Paolo VI nel “Credo del popolo di Dio” (1968), questa risposta è interpretata quale rivelazione di Dio come l’“essere”.

Nella risposta data da Dio: “Io sono colui che sono” alla luce della storia della salvezza si può leggere un’idea di lui più ricca e più precisa. Inviando Mosè in forza di questo nome, Dio - Jahvè - si rivela soprattutto come il Dio dell’alleanza: “Sono colui che sono per voi”; sono qui come Dio desideroso dell’alleanza e della salvezza, come il Dio che vi ama e vi salva. Questa chiave di lettura presenta Dio come un essere che è persona e si autorivela a delle persone, che tratta come tali. Dio, già creando il mondo, è in certo qual senso uscito dalla propria “solitudine”, per comunicare se stesso, aprendosi verso il mondo e specialmente verso gli uomini creati a sua immagine e somiglianza (cf. Gen 1, 26). Nella rivelazione del nome “Io sono colui che sono” (Jahvè) sembra risaltare soprattutto la verità che Dio è l’essere-persona che conosce, ama, attira a sé gli uomini, il Dio dell’alleanza.

3. Nel colloquio con Mosè Dio prepara una nuova tappa dell’alleanza con gli uomini, una nuova tappa della storia della salvezza. L’iniziativa del Dio dell’alleanza scandisce infatti la storia della salvezza attraverso numerosi avvenimenti, come rivela la IV preghiera eucaristica con le parole: “Molte volte hai offerto agli uomini la tua alleanza”.

Conversando con Mosè ai piedi del monte Oreb, Dio - Jahvè - si presenta come “il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe”, il Dio cioè che aveva già stretto un’alleanza con Abramo (cf. Gen 17, 1-14) e con i suoi discendenti, i patriarchi, capostipiti del popolo eletto, che è divenuto il popolo di Dio.

4. Tuttavia le iniziative del Dio dell’alleanza risalgono ad ancor prima di Abramo. Il libro della Genesi registra l’alleanza con Noè dopo il diluvio (cf. Gen 9, 1-17). Si può anche parlare dell’alleanza originaria prima del peccato originale (cf. Gen 2, 15-17). Possiamo affermare che l’iniziativa del Dio dell’alleanza pone fin dal principio la storia dell’uomo nella prospettiva della salvezza. La salvezza è comunione di vita senza fine con Dio, il cui simbolo era rappresentato nel paradiso terrestre dall’“albero della vita” (cf. Gen 2, 9). Tutte le alleanze strette dopo il peccato originale confermano da parte di Dio la stessa volontà di salvezza. Il Dio dell’alleanza è il Dio “che si dona” all’uomo in modo misterioso: il Dio della rivelazione e il Dio della grazia. Egli non solo si fa conoscere dall’uomo, ma lo rende partecipe della sua natura divina (2 Pt 1, 4).

5. L’alleanza raggiunge la sua tappa definitiva in Gesù Cristo: la “nuova” ed “eterna alleanza” (Eb 12, 24; 13, 20). Essa testimonia la totale originalità di quella verità su Dio che noi professiamo nel “Credo” cristiano. Nell’antichità pagana la divinità era piuttosto l’oggetto dell’aspirazione dell’uomo. La rivelazione dell’Antico e ancor più del Nuovo Testamento mostra Dio che cerca l’uomo, che si avvicina a lui. È Dio che vuole stringere l’alleanza con l’uomo: “Sarò vostro Dio e voi sarete il mio popolo” (Lv 26,12); “Sarò loro Dio ed essi saranno il mio popolo” (2 Cor 6, 16).

6. L’alleanza è, al pari della creazione, un’iniziativa divina completamente libera e sovrana. Essa svela in modo ancor più eminente l’importanza e il senso della creazione nelle profondità della libertà di Dio. La sapienza e l’amore che guidano la libertà trascendente del Dio-creatore risaltano ancora maggiormente nella trascendente libertà del Dio dell’alleanza.

7. Bisogna ancora aggiungere che se mediante l’alleanza, specie quella piena e definitiva in Gesù Cristo, Dio diventa in certo qual modo immanente nei riguardi del mondo, egli conserva tutta quanta la propria trascendenza. Il Dio incarnato, e ancor più il Dio crocifisso, non solo rimane un Dio incomprensibile e ineffabile, ma anzi diventa per noi ancor più incomprensibile e ineffabile proprio in quanto si manifesta come Dio di un infinito, imperscrutabile amore.

8. Non voglio anticipare temi che costituiranno l’oggetto delle future catechesi. Torniamo di nuovo a Mosè. La rivelazione del nome di Dio ai piedi del monte Oreb preparava quella tappa dell’alleanza che il Dio dei padri avrebbe stretto con il suo popolo sul Sinai. In essa viene messo in risalto in modo forte ed espressivo il senso monoteista del “Credo” basato sull’alleanza: “Credo in un solo Dio!”: Dio è uno, è unico.

Ecco le parole del libro dell’Esodo: “Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal Paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dèi di fronte a me” (Es 20, 2-3). Nel Deuteronomio troviamo la formula fondamentale del “Credo” veterotestamentario espresso con le parole: “Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo” (Dt 6, 4; cf. Dt 4, 39-40).

Isaia darà a questo “Credo” monoteista dell’Antico Testamento una magnifica espressione profetica: “Voi siete miei testimoni - oracolo del Signore - miei servi, che io mi sono scelto perché mi conosciate e crediate in me e comprendiate chi sono io. Prima di me non fu formato alcun Dio né dopo di me ce ne sarà. Io, io sono il Signore, fuori di me non v’è salvatore . . . Voi siete miei testimoni - oracolo del Signore - e io sono Dio, sempre il medesimo dall’eternità” (Is 43, 10-13). “Volgetevi a me e sarete salvi, paesi tutti della terra, perché io sono Dio; non c’è n’è un altro” (Is 45, 22).

9. Questa verità sull’unico Dio costituisce il deposito fondamentale dei due Testamenti. Nella nuova alleanza lo esprime per esempio San Paolo con le parole: “Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti” (Ef 4, 6). Ed è sempre Paolo, il quale combatteva il politeismo pagano (cf. Rm 1, 23; Gal 3, 8), con ardore non minore di quello presente nell’Antico Testamento, che con pari fermezza proclama che questo unico vero Dio “è Dio di tutti, sia dei circoncisi sia dei non circoncisi, sia dei giudei sia dei pagani” (cf. Rm 3, 29-30). La rivelazione di un solo vero Dio, data nell’antica alleanza al popolo eletto di Israele, era destinata all’umanità intera, che nel monoteismo avrebbe trovato l’espressione della convinzione a cui l’uomo può pervenire anche col lume della ragione: perché se Dio è l’essere perfetto, infinito, sussistente, non può essere che uno. Nella nuova alleanza, per opera di Gesù Cristo, la verità rivelata nell’Antico Testamento è divenuta la fede della Chiesa universale, che confessa: “Credo in un solo Dio”.


Al gruppo di lingua inglese

I wish to greet all the English-speaking visitors and pilgrims present at today’s audience. In particular I welcome a group of priests from Scotland who have been participating during this month in a course of theological renewal at the Pontifical Scots College. May your time of prayer and study in Rome serve to strengthen you in love for Christ and his Church.

And upon all of you I invoke the blessings of joy and peace in our Lord Jesus Christ, and I impart my Apostolic Blessing.

Ai fedeli di espressione tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Mit diesen kurzen Ausführungen zum Glaubensbekenntnis grüße ich alle deutschsprachigen Besucher, insbesondere die Pilgergruppen der ”Katholischen Frauengemeinschaft“ aus der Erzdiözese Paderborn und der ”Kirchenzeitung für das Erzbistum Köln“ sowie die Kapitularen der Mariannhiller Missionäre und den Vorstand und die Studenten des Priesterseminars ”Georgianum“ in München. Ich wünsche euch allen frohe und bereichernde Tage in der Ewigen Stadt und erteile euch für eine gute Rückkehr in eure Heimat und auch euren Lieben daheim von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai pellegrini spagnoli

Presento ahora mi más cordial saludo a todas las personas 5 grupos de lengua española presentes en esta Audiencia. En particular, a la peregrinación de la Arquidiócesis de Medellin.

Saludo igualmente a los seminaristas “Legionarios de Cristo” que se disponen a iniciar sus estudios filosóficos aquí en Roma. Asimismo al coro femenino “Escolanía de la Rioia”, al coro “Garcilaso” de Torrelavega y a las peregrinaciones procedentes de Barcelona, Bilbao, Chile y Perú.

A todos los peregrinos y visitantes provenientes de los diversos Países de América Latina y de España imparto con afecto la Bendición Apostólica.

Ai fedeli di espressione portoghese

Caríssimos irmãos e irmãs de língua portuguesa,

Saúdo, em particular, as Senhoras do Brasil, do grupo de renovação carismática “Bom Pastor”, em peregrinação a Jerusalém.

Que a participação nesta Audiência, a estada em Roma e o contacto com os lugares santificados pela presença de Cristo, vos aproveitem para aumento da fé e da firmeza e caridade no seu testemunho, feito de compreensão, acolhimento e solidariedade nos esforços de todos por aquilo que é nobre e bom! Com estes votos abençoo a VÓS, às vossas comunidades, às vossas famílias e a quantos vos são queridos.

Ai pellegrini polacchi

Serdecznie witam wszystkich pielgrzymów, w szczególności z parafii Myślenice; z parafii św. Marii Magdaleny w Rabce; pielgrzymkę pisarzy z Duszpasterstwa Środowisk Twórczych - Warszawa; z parafii Matki Bożej Niepokalanie Poczętej - Niepokalanów; z parafii Trójcy Przenajświętszej z Krosna - diecezja przemska; z parafii św. Małgorzaty z Nowego Sącza; z parafii; św. Jana Kantego z Poznania; z parafii św. Antoniego Padewskiego - również z Poznania; ministrantów z akademickiego kościoła oo. dominikanów z Poznania oraz ich rodziców; z dekanatu Bystrzyca Kłodzka; z dekanatu Prudnik Śląski - diecezja opolska; z diecezji opolskiej; z parafii katedralnej w Koszalinie; pomocników salezjańskich kościoła z Krakowa i Staniątek, grupę z Przemyśla; grupę kolejarzy z Gliwic oraz z Rzeszowa; pielgrzymkę z ulicy Wiślanej w Warszawie; grupę kolejarzy z Krakowa; członków Towarzystwa Przyjaźni Polsko-Włoskiej z Katowic; uczestników grup turystycznych Sport-Tourist, PTTK, PKS. Wszystkich serdecznie pozdrawiam na placu Św. Piotra . . . Proszę wszystkich pielgrzymów z Polski, żeby naszym wspólnym rodakom przekazali moje pozdrowienie i błogosławieństwo.

Ad un gruppo di fedeli ungheresi

Sia lodato Gesù Cristo!

Siate sempre fedeli alla sede di san Paietro. Con la mia benedizione apostolica.

A gruppi italiani

Un cordiale saluto desidero rivolgere al parroco, al viceparroco, ai collaboratori e ai fedeli della parrocchia romana di San Policarpo, che celebrano in questi giorni in 25° anniversario di fondazione della parrocchia.

Carissimi! La vostra gioia per questa ricorrenza, così significativa per la vita spirituale della vostra comunità, sia un ulteriore sprone per un rinnovato impegno a continuare con entusiasmo e generosità quel cammino di fede, che viene alimentato e confortato dal religioso ascolto della parola di Dio, dalla ricezione dei sacramenti, in particolare la Riconciliazione e l’Eucaristia, e dalla vicendevole, operosa carità.

A voi tutti il mio sincero compiacimento per le varie ed efficaci iniziative catechistiche che coinvolgono i fedeli nelle varie età, e l’incoraggiamento della mia benedizione apostolica. Ai giovani Penso volentieri al patrimonio di ricchezze spirituali che voi state utilizzando nella vostra età per giungere a una piena realizzazione di voi stessi. La giovinezza è l’età delle esperienze costruttive, in cui dovete operare in voi stessi una crescita, un’autentica promozione del vostro essere. Ciò avverrà se saprete riconoscere e affermare il primato dei valori morali e religiosi. Siate consapevoli di questo, e cercate di cogliere il senso della vostra vocazione alla luce della parola di Dio e del modello di Gesù Cristo. Vi benedico tutti di cuore.

Agli ammalati

Cristo ha offerto se stesso come vittima sul Calvario, perché in questo mondo non c’è redenzione senza sacrificio (Eb 9, 22). Il sacrificio di Gesù riguarda anche ciascuno di voi. Voi potete trovare nell’Eucaristia la possibilità di dare al calvario quotidiano della vostra sofferenza il valore di un’offerta redentrice. Imparate a unirvi spiritualmente ad ogni celebrazione eucaristica, vicina o lontana che sia dai luoghi in cui vi trovate, per congiungere sempre al sacrificio di Cristo ogni vostra pena. Vi conforti la mia benedizione.

Agli sposi novelli

Un saluto e un augurio per la felicità delle loro nuove famiglie. Fate in modo che la vostra casa divenga un centro di vita cristiana, dove ci si nutre della parola di Dio e dove cresce la gioia di credere, di pregare, di professare a Cristo un amore forte e capace di portare con lui le responsabilità della vita. A tutti voi la mia benedizione apostolica.

Preghiera per il Messico terremotato

All’attenzione della nostra preghiera di oggi si deve aggiungere anche quella per i nostri fratelli e sorelle del Messico, tanto vicini al nostro cuore, ai quali questo immenso, tragico terremoto ha portato tante vittime, tante distruzioni. Facciamoci vicini nella preghiera a questi nostri fratelli e sorelle, innalzando la nostra voce al Padre che è nel cielo e pregando anche la Madonna che è tanto amata e venerata da quel popolo: la Madonna di Guadalupe. Preghiamo questa Madre dei popoli del Messico, dell’America centrale, dell’America Latina, di tutte e due le Americhe; preghiamolo in questi giorni difficili per il Messico.

Appello affinché cessi la guerra tra Iran e Iraq

Tra l’indifferenza generale si è compiuto da qualche giorno il quinto anno della sanguinosa guerra tra Iraq e Iran. Dal cuore dei popoli sofferenti delle due care nazioni giunge, sempre più pressante, una richiesta di aiuto e di solidarietà.

In quella regione la guerra sembra diventata, paradossalmente, un modo di vita: i bambini nascono in un clima di ostilità e di odio, i giovani crescono in un ambiente segnato dal conflitto, innumerevoli famiglie piangono la morte dei figli o sono angosciate per il futuro che li attende.

A nessuno sfugge la gravità di un conflitto che coinvolge due Paesi di antiche tradizioni di civiltà, eredi di alti valori spirituali, i quali si danno reciprocamente morte e distruzione, compromettendo in misura incalcolabile l’avvenire delle nuove generazioni.

Non posso non elevare nuovamente la mia voce, unendola a quella di tutti coloro che, in passato, si sono adoprati per favorire la cessazione dalle ostilità e l’inizio di un negoziato di pace, in favore delle popolazioni che soffrono. Rivolgo un accorato appello a quanti hanno a cuore la dignità dell’uomo e le sorti della pace, affinché non risparmino alcuno sforzo e non desistano dal ricercare ogni possibile iniziativa per aiutare efficacemente le parti in guerra a imboccare la via della pace.

Rinnovo alle popolazioni irachena e iraniana l’espressione fraterna della solidarietà e vi invito ad associarvi alla preghiera, che rivolgo a Dio onnipotente, Padre di tutti gli uomini: perché abbia misericordia per le vittime, dia conforto a quanti sono feriti nel corpo e nell’animo e illumini i responsabili, affinché pongano fine alle distruzioni e ritrovino la concordia necessaria per la ricostruzione materiale e morale dei loro Paesi.

 

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