Catechesi sul credo ottobre1985

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MARIOCAPALBO
00giovedì 4 aprile 2013 09:46
Culmine della fede: credere che Dio è amore

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 2 ottobre 1985

 

1. “Dio è amore . . .”: queste parole, contenute in uno degli ultimi libri del Nuovo Testamento, la prima Lettera di San Giovanni (1 Gv 4, 16), costituiscono come la definitiva chiave di volta della verità su Dio, la quale si fece strada mediante numerose parole e molti avvenimenti, fino a divenire piena certezza della fede con la venuta di Cristo, e soprattutto con la sua croce e la sua risurrezione. Sono parole nelle quali trova un’eco fedele l’affermazione di Cristo stesso: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16).

La fede della Chiesa culmina in questa verità suprema: Dio è amore! Ha rivelato se stesso in modo definitivo come amore nella croce e risurrezione di Cristo. “Noi abbiamo conosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi - continua l’apostolo Giovanni nella sua prima Lettera - Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui” (1 Gv 4, 16).

2. La verità che Dio è amore costituisce come l’apice di tutto ciò che è stato rivelato “per mezzo del Figlio . . .” come dice la Lettera agli Ebrei (Eb 1, 1). Tale verità illumina tutto il contenuto della Rivelazione divina, e in particolare la realtà rivelata della creazione e quella dell’alleanza. Se la creazione manifesta l’onnipotenza del Dio-Creatore, l’esercizio dell’onnipotenza si spiega definitivamente mediante l’amore. Dio ha creato perché poteva, perché è onnipotente; ma la sua onnipotenza era guidata dalla sapienza e mossa dall’amore. Questa è l’opera della creazione. E l’opera della redenzione ha un’eloquenza ancora più possente e ci offre una dimostrazione ancora più radicale: di fronte al male, di fronte al peccato delle creature rimane l’amore come espressione dell’onnipotenza. Solo l’amore onnipotente sa trarre il bene dal male e la vita nuova dal peccato e dalla morte.

3. L’amore come potenza, che dà la vita e che anima, è presente in tutta la rivelazione. Il Dio vivo, il Dio che dà la vita a tutti i viventi, è colui di cui parlano i salmi: “Tutti da te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno. Tu lo provvedi, essi lo raccolgono, tu apri la mano e si saziano dei beni. Se nascondi il tuo volto, vengono meno, togli loro il respiro, muoiono e ritornano nella loro “polvere” (Sal 104, 27-29). L’immagine è tratta dal seno stesso della creazione. E se questo quadro ha dei tratti antropomorfici (come molti testi della Sacra Scrittura) - quest’antropomorfismo possiede una sua motivazione biblica: dato che l’uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio, esiste una ragione per parlare di Dio “a immagine e somiglianza” dell’uomo. D’altra parte, questo antropomorfismo non offusca la trascendenza di Dio: Dio non viene ridotto a dimensioni d’uomo. Vengono conservate tutte le regole dell’analogia e del linguaggio analogico, nonché quelle dell’analogia della fede.

4. Nell’alleanza, Dio si fa conoscere agli uomini, prima di tutto dal popolo da lui eletto. Seguendo una progressività pedagogica, il Dio dell’alleanza manifesta le proprietà del suo essere, quelle che si sogliono chiamare i suoi attributi. Essi sono innanzitutto attributi di ordine morale, nei quali si svela gradualmente il Dio-Amore. Se infatti Dio si rivela - soprattutto nell’alleanza del Sinai - come legislatore, fonte suprema della legge, questa autorità legislativa trova la sua piena espressione e conferma negli attributi dell’agire divino che la Sacra Scrittura ci fa conoscere.

Li manifestano i libri ispirati dell’Antico Testamento. Così per esempio leggiamo nel libro della Sapienza: “La tua forza infatti è principio di giustizia; il tuo dominio universale ti rende indulgente con tutti . . . Tu, padrone della forza, giudichi con mitezza; ci governi con molta indulgenza, perché il potere lo eserciti quando vuoi” (Sap 12, 16. 18).

E ancora: “La potenza della sua maestà chi potrà misurarla? Chi riuscirà a narrare le sue misericordie?” (Sir 18, 4).

Gli scritti dell’Antico Testamento mettono in risalto la giustizia di Dio, ma anche la sua clemenza e misericordia.

Sottolineano specialmente la fedeltà di Dio nell’alleanza, che è un aspetto della sua “immutabilità” (cf. Sal 111, 7-9; Is 65, 1-2. 16-19).

Se parlano della collera di Dio, questa è sempre la giusta collera di un Dio che, inoltre, è “lento all’ira e ricco di grazia” (Sal 145, 8). Se, infine, sempre nella menzionata concezione antropomorfica, essi mettono in rilievo la “gelosia” del Dio dell’alleanza verso il suo popolo, lo presentano sempre come un attributo dell’amore: “Lo zelo del Signore degli eserciti” (Is 9, 6).

Abbiamo già detto precedentemente che gli attributi di Dio non si distinguono dalla sua essenza; perciò sarebbe più esatto parlare non tanto del Dio giusto, fedele, clemente, quanto del Dio che è giustizia, fedeltà, clemenza, misericordia - così come San Giovanni ha scritto che “Dio è amore” (1 Gv 4, 16).

5. L’Antico Testamento prepara alla definitiva rivelazione di Dio come Amore con abbondanza di testi ispirati. In uno di essi leggiamo: “Hai compassione di tutti, perché tutto puoi . . . Poiché tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure creata. Come potrebbe sussistere una cosa, che tu non vuoi?

“Tu risparmi tutte le cose perché tutte sono tue, Signore amante della vita” (Sap 11, 23-26).

Non si può forse dire che in queste parole del libro della Sapienza, attraverso l’“essere” creatore di Dio, traspare ormai chiaramente Dio-Amore (Amor-Caritas)?

Ma vediamo altri testi, come quello del libro di Giona: “So che tu sei un Dio misericordioso e clemente, longanime, di grande amore e che ti lasci impietosire riguardo al male minacciato” (Gn 4, 2).

O anche il Salmo 144: “Paziente e misericordioso è il Signore, lento all’ira e ricco di grazia. Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature” (Sal 145, 8-9).

Più ci addentriamo nella lettura degli scritti dei profeti maggiori, più ci si svela il volto di Dio-Amore.

Ecco come parla il Signore per bocca di Geremia a Israele: “Ti ho amato di amore eterno, per questo ti conserverò ancora pietà” (in ebraico “hesed”) (Ger 31, 3).

Ed ecco le parole di Isaia: “Sion ha detto: il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato. Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio del suo seno? Anche se ci fosse una donna che si dimenticasse, io invece non mi dimenticherò mai” (Is 49, 14-15).

Quanto è significativo nelle parole di Dio questo riferimento all’amore materno: la misericordia di Dio oltre che attraverso la paternità si fa conoscere anche attraverso la tenerezza ineguagliabile della maternità. Ancora Isaia: “Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero, non si allontanerebbe da te il mio affetto, né vacillerebbe la mia alleanza di pace, dice il Signore che ti usa misericordia” (Is 54, 10).

6. Questa meravigliosa preparazione svolta da Dio nella storia dell’antica alleanza, specialmente per mezzo dei profeti, attendeva il compimento definitivo. E la parola definitiva del Dio-Amore è venuta col Cristo. Essa è stata non solo pronunciata, ma vissuta nel mistero pasquale della croce e della risurrezione. Lo annuncia l’apostolo: “Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati” (Ef 2, 4-5).

Davvero possiamo dare pienezza alla nostra professione di fede in “Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra” con la stupenda definizione di San Giovanni: “Dio è amore” (1 Gv 4, 16).


Ai pellegrini di espressione inglese

Dear Brothers and Sisters,

I extend special greetings to the members of the Walsingham Association Pilgrimage from England, and I welcome the Regimental Band and Bagpipes of the Royal Scots Dragoon Guards.

I greet most cordially the Loreto Pilgrim Group from South Africa. And it is a joy to welcome the Scandinavian visitors coming from Sweden, Norway and Denmark.

And upon all the English-speaking visitors from England, Wales, Scotland, Ireland, Malta, South Africa, Australia, Canada and the United States I invoke grace and peace in our Lord Jesus Christ.

Ai pellegrini di lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Mit dieser kurzen Betrachtung grüße ich herzlich alle Audienzteilnehmer aus den Ländern deutscher Sprache: aus Deutschland, Osterreich und der Schweiz; vor allem die zahlreichen jugendlichen von den verschiedenen Gymnasien. Ich danke euch für euer Kommen und wünsche euch einen lebendigen Glauben und ein frohes Bekenntnis zu Christus und seiner Kirche.

Einen besonderen Willkommensgruß richte ich an die anwesenden Chöre, unter ihnen die Singknaben der St. Ursen-Kathedrale in Solothurn, wie auch an die Teilnehmer der Pilgerfahrt ”Rom im Rollstuhl“ aus den Bistümern Basel, Chur, Sankt Gallen und Sitten. Letzteren bekunde ich meine aufrichtige Verbundenheit und Anteilnahme an ihrem Lebensschicksal. Ich erbitte euch Trost und Stärke, damit ihr euer schweres Los als überzeugte Christen zu tragen und für die Menschen und die Kirche fruchtbar zu machen versteht. Euch und allen deutschsprachigen Pilgern erteile ich von Herzen meinen Apostolischen Segen.

Ai fedeli di espressione spagnola

Amados hermanos y hermanas,

Vaya ahora mi más cordial saludo a todos los visitantes y peregrinos de lengua española.

Saludo especialmente a los sacerdotes, religiosos y religiosas aquí presentes y les aliento en su generosa entrega a los ideales de su vocación y al servicio de Dios y de los hermanos.

Saludo también a los peregrinos procedentes de Colombia y a los miembros del movimiento apostólico “Caminos de Luz” de la Arquidiócesis de Monterrey (México). Asimismo al grupo de la Asociación de Veteranos de la Compañía Aérea “Iberia”.

A todas las personas provenientes de los diversos Países de América Latina y de España imparto con afecto la Bendición Apostólica.

A gruppi di pellegrini polacchi

Serdecznie pozdrawiam wszystkich obecnych, w szczególności pielgrzymów z parafii św. Krzyża, oo. Cystersów z Mogiły, Nowa Huta; z parafii św. Katarzyny z Nowego ‘rargu; z parafii Miłosierdzia Bożego w Zakopanem; pielgrzymkę niepełnosprawnych z opiekunami Duszpasterstwa Akademickiego oo. Dominikanów z Krakowa; z parafii Najświętszego Serca Pana Jezusa z Krynicy Zdroju, diecezja tarnowska; z parafii św. Józefa z Kielc; z parafii św. Andrzeja Boboli z Kostomłot koło Kielc; pielgrzymkę służby zdrowia z Lublina; z parafii św. Mikołaja z Wrocławia, księża Salezjanie; księffly diecezji szczecińsko-kamieńskiej; Koło Rodzin Rybaków Dalekomorskich ze Szczecina; kolejarzy z Olszynki Grochowskiej, Warszawa; kolejarzy z Krakowa; ze Słupska; pielgrzymów z parafii św. Michała z Zamościa, od ojców Redemptorystów oraz z parafii Homiatilcze; wreszcie uczestników różnych grup turystycznych PKS z Warszawy, PTTK z Warszawy i Szczecina, Sport-Tourist, Orbis, Turysta, Almatur z Katowic; bardzo się cięsze z obecności ks. biskupa Józefa Rozwadowskiego z Łodzi . . . Niech Bóg błogosławi wszystkich tu obecnych, wszystkich rodaków w Ojczyźnie, a także na całym świecie.

Ai pellegrini di Nagasaki, giunti dalla città dell’Immacolata

Sia lodato Gesù Cristo!

Dilettissimi pellegrini di “Seibo no Kishi” (Cavaliere dell’Immacolata), voi siete sulle orme del Signore Gesù, della Madonna e di san Francesco.

Ora io vi auguro che i frutti di questo vostro pellegrinaggio contribuiscano non soltanto alla vostra santificazione, ma anche alla santificazione dei vostri connazionali. Con questo augurio vi imparto di cuore la mia benedizione apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo.

A gruppi italiani

Rivolgo ora un saluto particolarmente affettuoso ai missionari che stanno frequentando a Roma un Corso di preparazione per la loro prossima attività di evangelizzazione in Africa e in Asia; in pari tempo, saluto anche le Suore Missionarie che studiano teologia presso la Comunità del “Foyer Paolo VI” di via Urbano VII, in Roma.

Carissimi, vi esprimo il mio vivo compiacimento per il vostro zelo in favore delle missioni. Fate tesoro di questo periodo di preparazione per rendervi sempre più idonei e disponibili nel servizio di una causa così nobile e così meritoria quale è quella della dilatazione del regno di Dio sulla terra.

Con questa vostra scelta voi dimostrate di aver capito che vale la pena di lasciare tutto per consacrare tutte le proprie energie per l’ideale missionario che primeggia su ogni altro, perché riguarda il destino superiore e la salvezza eterna di tanti uomini e donne, a cui ancora non arriva la verità di Cristo che illumina e salva.

Vi sia di sostegno in questo slancio apostolico la mia benedizione apostolica, e vi accompagni il mio continuo ricordo nella preghiera per le vostre presenti e future fatiche.

Ai giovani

Mi rivolgo ora a tutti i ragazzi presenti a questa udienza.

Carissimi, da pochi giorni avete iniziato a frequentare la scuola. L’anno scolastico è un grande dono per voi, vi offre la possibilità di crescere in sapienza e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Oggi la Chiesa celebra la festa degli Angeli custodi, ai quali il Signore ha affidato ciascuno di noi perché ci siano di guida. Vi esorto ad essere attenti nell’ascoltare la loro voce e pronti nel seguire i loro suggerimenti. Affido al vostro entusiasmo il compito di saper trasformare le fatiche dello studio in giornate di gioiosa cordialità. In tal modo l’anno scolastico ci darà giovani impegnati al servizio del bene. Per questo vi benedico.

Agli ammalati

Ora saluto anche voi, carissimi fratelli ammalati. La vostra presenza, qui vicino alla tomba di Pietro, apostolo e martire, manifesta la vostra fede, la vostra speranza e il vostro spirito di sacrificio. La sofferenza, se è vissuta alla luce dell’insegnamento e dell’esempio di Gesù Cristo, si trasforma in prezioso strumento di santificazione personale e sociale.

La malattia e la sofferenza, segno dei nostri limiti umani, ci portano a riflettere sui valori della nostra esistenza e il modo di vivere di un malato diventa così una scuola che educa ai valori umani e cristiani.

La preghiera di ogni giorno vi sia di sostegno e di conforto.

Vi benedico di vero cuore.

Agli sposi novelli

Saluto infine gli sposi novelli.

Carissimi, con il sacramento del matrimonio avete reso noto l’impegno di realizzare in coppia la missione di amore e di vita a cui il Signore vi ha chiamati. La Grazia sacramentale ricevuta, l’assidua preghiera e la frequenza ai sacramenti rendono visibile il vostro impegno. Crescete nella fede per diventare capaci di testimoniarla in ogni ambiente e situazione. La società moderna ha bisogno di “vedere come si vive”, più che sentirsi dire come si dovrebbe vivere.

Vi auguro ogni bene e vi benedico di cuore.

 

© Copyright 1985 - Libreria Editrice Vaticana

MARIOCAPALBO
00giovedì 4 aprile 2013 09:46
Il Dio unico e ineffabile Trinità santissima

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 9 ottobre 1985

 

1. La Chiesa professa la propria fede nel Dio unico, il quale è insieme Trinità santissima e ineffabile di persone: Padre, Figlio e Spirito Santo. E la Chiesa vive di questa verità, contenuta nei più antichi simboli di fede, e ricordata ai nostri tempi da Paolo VI, in occasione del 1900° anniversario del martirio dei santi apostoli Pietro e Paolo (1968), nel simbolo da lui stesso presentato e universalmente conosciuto come “Credo del popolo di Dio”.

Solo “colui, che ha voluto darsi a conoscere a noi e che “abitando una luce inaccessibile” (1 Tm 6, 16) è in se stesso al di sopra di ogni nome, di tutte le cose e di ogni intelligenza creata . . . può darci la conoscenza giusta e piena di se stesso, rivelandosi come Padre, Figlio e Spirito Santo, alla cui eterna vita noi siamo chiamati per grazia di lui a partecipare, quaggiù nell’oscurità della fede e, oltre la morte, nella luce perpetua . . .” (Insegnamenti di Paolo VI, VI [1968] 302-303).

2. Dio, che per noi è incomprensibile, ha voluto rivelare se stesso, non solo come unico creatore e Padre onnipotente, ma anche come Padre, Figlio e Spirito Santo. In questa rivelazione la verità su Dio, che è amore, si svela nella sua fonte essenziale: Dio è amore nella vita interiore stessa di un’unica divinità. Questo amore si rivela come un’ineffabile comunione di persone.

3. Questo mistero - il più profondo: il mistero della vita intima di Dio stesso - ce l’ha rivelato Gesù Cristo: “Colui che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (Gv 1, 18). Secondo il Vangelo di San Matteo le ultime parole, con cui Gesù Cristo conclude la sua missione terrena dopo la risurrezione, furono rivolte agli apostoli: “Andate . . . e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28, 19). Queste parole inauguravano la missione della Chiesa, indicandole l’impegno fondamentale e costitutivo. Il primo compito della Chiesa è di insegnare e battezzare - e battezzare vuol dire “immergere” (perciò si battezza con acqua) - nella vita trinitaria di Dio.

Gesù Cristo racchiuse in queste ultime parole tutto ciò che aveva insegnato precedentemente su Dio: sul Padre, sul Figlio e sullo Spirito Santo. Aveva infatti annunziato sin dall’inizio la verità sul Dio unico, in conformità con la tradizione di Israele. Alla domanda: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?” Gesù aveva risposto: “Il primo è: ascolta Israele, il signore Dio nostro è l’unico Signore” (Mc 12, 29). E al tempo stesso Gesù si era costantemente rivolto a Dio come a suo Padre, fino ad asserire: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10, 30). Allo stesso modo aveva rivelato anche lo “Spirito di verità che procede dal Padre” e che - aveva assicurato - “io vi manderò dal Padre” (Gv 15, 26).

4. Le parole sul Battesimo “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, affidate da Gesù agli apostoli a conclusione della sua missione terrena, hanno un significato particolare, poiché hanno consolidato la verità sulla santissima Trinità, ponendola alla base della vita sacramentale della Chiesa. La vita di fede di tutti i cristiani ha inizio nel Battesimo, con l’immersione nel mistero del Dio vivo. Lo provano la lettere apostoliche, prima di tutto quelle di Paolo. Tra le formule trinitarie che esse contengono, la più conosciuta e costantemente usata nella liturgia è quella presente nella seconda Lettera ai Corinzi: “La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio (Padre) e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi” (2 Cor 13, 13). Altre ne troviamo nella prima Lettera ai Corinzi; in quella agli Efesini e anche nella Prima lettera di San Pietro, all’inizio del primo capitolo (1 Pt 1, 1-2).

Di riflesso tutto lo svolgimento della vita di preghiera della Chiesa ha assunto una consapevolezza e un respiro trinitario: nello Spirito, per Cristo, al Padre.

5. Così la fede nel Dio uno e trino è entrata sin dall’inizio nella tradizione della vita della Chiesa e dei cristiani. Di conseguenza tutta la liturgia è stata - ed è - per sua essenza trinitaria, in quanto espressione della divina economia. Bisogna sottolineare che alla comprensione di questo supremo mistero della santissima Trinità ha contribuito la fede nella redenzione, la fede cioè nell’opera salvifica di Cristo. Essa manifesta la missione del Figlio e dello Spirito Santo che in seno alla Trinità eterna procedono “dal Padre”, rivelando l’“economia trinitaria” presente nella redenzione e nella santificazione, La santa Trinità viene annunciata prima di tutto mediante la soteriologia, cioè mediante la conoscenza dell’“economia della salvezza”, che Cristo annunzia e realizza nella sua missione messianica. Da questa conoscenza parte la via alla conoscenza della Trinità “immanente”, del mistero della vita intima di Dio.

6. In questo senso il Nuovo Testamento contiene la pienezza della rivelazione trinitaria. Dio, rivelandosi in Gesù Cristo, da una parte svela chi è Dio per l’uomo e, dall’altra, scopre chi è Dio in se stesso, cioè nella sua vita intima. La verità “Dio è amore” (1 Gv 4, 16), espressa nella prima Lettera di Giovanni, possiede qui il valore di chiave di volta. Se per mezzo di essa si svela chi è Dio per l’uomo, allora si svela anche (per quanto è possibile alla mente umana capirlo e alle nostre parole esprimerlo) chi è lui in se stesso. Egli è unità, cioè comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

7. L’Antico Testamento non ha rivelato questa verità in modo esplicito, ma l’ha preparata, mostrando la paternità di Dio nell’alleanza col popolo, manifestando la sua azione nel mondo con la sapienza, la parola e lo Spirito (cf. per esempio Sap 7, 22-30; Pr 8, 22-30; Sal 33, 4-6; Sal 147, 15; Is 55, 11; Sap 12, 1; Is 11, 2; Sir 48, 12).

L’Antico Testamento ha principalmente consolidato innanzitutto Israele e poi fuori di esso la verità sul Dio unico, il cardine della religione monoteista. Si deve dunque concludere che il Nuovo Testamento ha portato la pienezza della rivelazione sulla santa Trinità e che la verità trinitaria è stata fin dall’inizio alla radice della viva fede della comunità cristiana, per mezzo del Battesimo e della liturgia. Di pari passo andavano le regole della fede, con le quali incontriamo abbondantemente sia nelle lettere apostoliche, che nella testimonianza del kerigma, della catechesi e della preghiera della Chiesa.

8. Un argomento a parte è la formazione del dogma trinitario nel contesto della difesa contro le eresie dei primi secoli. La verità su Dio uno e trino è il più profondo mistero della fede e anche il più difficile da comprendere: si presentava dunque la possibilità di interpretazioni errate, specialmente quando il cristianesimo venne a contatto con la cultura e la filosofia greche. Si trattava di “inscrivere” correttamente il mistero del Dio trino e uno nella terminologia dell’“essere”, cioè di esprimere in forma precisa nel linguaggio filosofico dell’epoca i concetti che definivano inequivocabilmente tanto l’unità quanto la Trinità del Dio della nostra rivelazione.

Ciò avvenne prima di tutto nei due grandi Concili ecumenici di Nicea (325) e di Costantinopoli (381). Il frutto del magistero di questi Concili è il “Credo” niceno-costantinopolitano, con il quale, sin da quei tempi, la Chiesa esprime la sua fede nel Dio uno e trino: Padre, Figlio e Spirito Santo. Ricordando l’operato dei Concili bisogna nominare alcuni teologi particolarmente benemeriti, specialmente tra i Padri della Chiesa. Per il periodo pre-niceno citiamo Tertulliano, Cipriano, Origene, Ireneo; per quello niceno Atanasio ed Efrem Siro; per quello precedente il Concilio di Costantinopoli ricordiamo Basilio Magno, Gregorio Nazianzeno e Gregorio Nisseno, Ilario, fino ad Ambrogio, Agostino, Leone Magno.

9. Dal V secolo proviene il cosiddetto simbolo atanasiano, che inizia con la parola “Quicumque”, e che costituisce una specie di commento al simbolo niceno-costantinopolitano.

Il “Credo del popolo di Dio” di Paolo VI conferma la fede della Chiesa primitiva quando proclama: “I mutui vincoli, che costituiscono eternamente le tre persone, le quali sono ciascuna l’unico e identico essere divino, sono la beata vita intima di Dio tre volte santo, infinitamente al di là di tutto ciò che noi possiamo concepire secondo l’umana misura (cf. Denz.-S. 804)” (Insegnamenti di Paolo VI, VI [1968] 303); davvero ineffabile e santissima Trinità unico Dio!


Ai fedeli di lingua francese

Chers Frères-et Sœurs,

Je m'adresse d’abord aux membres de l’Assemblée internationale de l’Union apostolique du Clergé. Chers frères dans le sacerdoce, votre rencontre romaine, comme responsables des groupes de l’Union apostolique présente dans une trentaine de pays, est pour moi un profond réconfort dont je rends grâce au Seigneur. J’ai en effet grande confiance dans l’impact de cette Assemblée sur votre manière de vivre le sacerdoce du Christ Jésus et d’aider de nombreux prêtres à l’assumer généreusement eux aussi. Vous avez approfondi ensemble la dimension essentielle du sacerdoce du Christ, qui est de réconcilier les hommes avec Dieu et donc de s’aimer comme des frères. Mission sans pareille! Mission à la fois crucifiante et passionnante! Mission possible et féconde, si elle est quotidiennement vécue avec le regard et le cœur du Christ Rédempteur! Mission dont les Eglises diocésaines et l’Eglise universelle ont particulièrement besoin! Mission nécessaire à la société contemporaine si souvent divisée! Frères très chers, l’Eglise compte beaucoup sur l’Union apostolique, comme sur les autres associations sacerdotales, pour faire avancer le témoignage concret de la communion des prêtres avec leur évêque, des membres du presbyterium à travers leurs ministères diversifiés, des laïcs avec leur évêque et leur clergé, des laïcs entre eux C’est dans ces sentiments que je vous bénis affectueusement, vous et toute la famille de l’Union apostolique.

* * *

Je salue également les maîtresses de novices des Franciscaines Missionnaires de Marie. Beaucoup savent le zèle avec lequel, dans le sillage de Marie de la Passion, vous avez essaimé dans les cinq continents depuis un siècle, pour apporter votre contribution très appréciée à la mission de l’Eglise. Avec le Christ, dont l’Eucharistie manifeste l’amour inlassable, à l’exemple de Marie et de saint François, livrez-vous sans réserve au Père, pour le salut du monde. Initiez vos futures et jeunes religieuses à servir l’Eglise comme elle le demande, selon les orientations de votre Chapitre, afin que l’Evangile soit annoncé dans tous les milieux, spécialement chez les pauvres et ceux qui sont loin, et qu’il soit approfondi au cœur de leur vie. Je vous exprime mes vifs encouragements.

* * *

Je suis touché aussi de recevoir ici les anciens prisonniers de guerre du camp de Rawa-Ruska. Avec vous, je remercie Dieu qui vous a permis de survivre à cette grande épreuve. Vous savez le prix de la vraie liberté, et celui de la solidarité fraternelle grâce à laquelle vous avez pu tenir. Puisse votre témoignage aider les jeunes générations! Je recommande à Dieu vos familles.

A vous, et à tous les autres pèlerins de langue française, notamment de France et du Canada, je donne ma Bénédiction Apostolique.

Ai pellegrini di espressione inglese

Dear Brothers and Sisters,

I would like to extend a special welcome to the pilgrims from the Diocese of Dunkeld in Scotland, and to the pilgrimage of the Catenian Association.

I offer warm greetings to the group of young women from Kenya and to the students from Nykobing Falster in Denmark. And I greet most cordially the students, teachers and past pupils of the Marist Brothers High School in Kumamoto, Japan.

It is a joy to welcome the newly-arrived seminarians and priests of the Pontifical Irish College and of the Venerable English College. As you begin your studies in Rome, the Lord is offering you a special opportunity to deepen your love for the Church and to grow in your knowledge of the faith. May you make the best of these years which await you. Always have a great love for God’s word so that you may return to your homelands as priests who are eager to proclaim the Gospel and to give the people of God a shepherd’s care.

And to all the visitors and pilgrims from England, Scotland, Ireland, Denmark, Kenya and the United States I offer my heartfelt greetings and I willingly impart my Apostolic Blessing.

Ai fedeli giapponesi

Sia lodato Gesù Cristo!

Dilettissimi membri del “Rosary Center”, mi è stato detto che voi recitate ogni giorno il santo rosario, secondo il desiderio della Madonna, per la pace del mondo e anche per me.

Sono molto lieto di questa vostra devozione.

Vi incoraggio a continuare la recita del rosario e, invocando su di voi con tutto l’affetto la protezione della Madonna, vi imparto la mia benedizione apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Ai fedeli di lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Ich grüße noch einmal herzlich alle anwesenden Gruppen, auch I die Familien und Einzelpilger; besonders den großen Pilgerzug der Erzdiözese Paderborn mit dem Paderborner Domchor und den angeschlossenen Pfarrgemeinden, ferner den Diözesanpilgerzug aus Münster, die Teilnehmer der Pilgerfahrt aus der Region Niederrhein unter der Leitung des Herrn Weihbischofs Dr. Averkamp sowie die Pilgergruppe der Pfarrgemeinde Marienfeld anläßlich des 800-jährigen Bestehens ihres dortigen Konvents. Ebenso grüße ich auch die Pfarrei St. Dionysius aus Seppenrade zu ihrer Jubiläumswallfahrt und zum heutigen Fest ihres Pfarrpatrons.

Einen weiteren Willkommensgruß richte ich an die Pilgergruppe des Priesterseminars in Würzburg und an alle Rompilger, die zur morgigen Priesterweihe im Collegium Germanicum-Hungaricum in die Ewige Stadt gekommen sind.

Gern empfehle ich die Weihekandidaten, die ihren priesterlichen Dienst einmal in euren Heimatländern verrichten werden, dem Gebet aller hier anwesenden deutschsprachigen Pilger. Es ist die Sorge des ganzen Gottesvolkes, daß der Herr auch heute zahlreiche, gute und würdige Arbeiter in seine Ernte sende. Bittet ihn darum ohne Unterlaß!

Mit besten Wünschen für einen schönen und fruchtbaren Romaufenthalt erteile ich euch allen von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai pellegrini spagnoli

Queridos hermanos y hermanas,

deseo ahora presentar mi más cordial saludo a todos los peregrinos de lengua española.

En particular a los miembros de la Asociación “Salus Infirmorum” que celebran el 50° Aniversario de su fundación. Os aliento a continuar en vuestra abnegada labor de servicio y consuelo a los enfermos. Que en ellos veáis siempre reflejado el rostro de Cristo sufriente.

* * *

Asimismo saludo a la Junta Directiva y Miembros de la Hermandad “Espejo de Justicia” que han querido celebrar también en Roma el 25° Aniversario de su fundación. Que vuestra labor como profesionales del derecho contribuya a potenciar y defender los valores cristianos en la sociedad española.

* * *

Con afecto saludo a los grupos de peregrinos procedentes de México, Argentina, Colombia y Venezuela; así como a los “Amigos de los Santuarios” de Barcelona, a la peregrinación de Llanes (Oviedo) y a los estudiantes universitarios del Colegio Mayor de Deusto (Bilbao) que han participado en la solemne ceremonia de beatificación de Francisco Gárate, el Hermano Portero de Deusto.

A todas las personas y grupos procedentes de España y de los diversos Países de América Latina imparto la Bendición Apostólica.

Ad alcuni pellegrini ungheresi

È qui con noi oggi un gruppo di pellegrini ungheresi della diocesi di Eger. Ieri hanno partecipato alla santa Messa celebrata nella cappella degli Ungheresi, che io stesso ho benedetto proprio cinque anni fa. Ora vorrei rivolgere loro un breve saluto.

Saluto con affetto i pellegrini ungheresi. Vegli su di noi la Magna Domina Hungarorum. In ottobre recitate ogni giorno il rosario. La mia benedizione apostolica a tutti i fedeli ungheresi!

Ai fedeli polacchi

Witam księdza biskupa ordynariusza z Włocławka; serdecznie pozdrawiam wszystkich obecnych, w szczególności księdza biskupa pomocniczego z Gorzowa; także naszych rodaków z Polonii Amerykańskiej i Kanadyjskiej, biskupa Brzanę i biskupa Ustrzyckiego z Kanady. Witam i serdecznie pozdrawiam pielgrzymów z parafii Osieczany, Głogoczów i Radziszów archidiecezja krakowska; pielgrzymkę małżeństw z parafii Matki Boskiej z Lourdes z Krakowa; pielgrzymkę katedralną z Tarnowa; z diecezji sandomiersko-radomskiej, z parafii św. Maksymiliana w Grzmucinie; z parafii św. Wojciecha z Konina - diecezja włocławska; z parafii św. Mikołaja z Kalisza; pielgrzymów z archidiecezji w Białymstoku; z parafii św. Jerzego we Wrocławiu; pielgrzymkę sióstr Franciszkanek Szpitalnych z Ołdrzychowic - archidiecezja wrocławska i pielgrzymkę Klubu Inteligencji Katolickiej z Raciborza diecezja opolska; z parafii św. Bernarda z Sopotu - diecezja gdańska; z parafii Bozego Ciała, również z Gdańska; pielgrzymkę braci jezuitów z Polski oraz uczestników grup turystycznych Orbisu, PTTK i Sport-Tourist.

A diversi gruppi italiani

Un particolare saluto va ad un gruppo di Vescovi, amici del Movimento dei Focolari, che al Centro Mariapoli di Rocca di Papa attendono a un convegno spirituale.

Venerati fratelli, sono veramente lieto di accogliervi e dirvi il mio compiacimento per questo incontro di preghiera, che vi vede riuniti nello Spirito Santo per trovare luce e forza nella guida delle vostre Chiese particolari.

La carità di Cristo vi sostenga e vi conforti, vi doni efficacia nella testimonianza della carità, e la Vergine santissima vi assista sempre.

La mia speciale benedizione su di voi, quale segno di copiose grazie celesti e di singolare benevolenza.

* * *

Rivolgo ancora un saluto cordiale e beneaugurante alle Suore di santa Dorotea della santa Paola Frassinetti, che celebrano il loro XVI capitolo generale.

Le grandi linee della vostra vocazione religiosa: educare, evangelizzare, animare le comunità giovanili, vi sospingano ad essere sempre più testimoni della materna opera della Chiesa serene annunciatrici della fedele e gioiosa consacrazione al’impegno dei singoli evangelici.

Con la mia affettuosa benedizione.

Ai giovani

Ed ora un pensiero affettuoso a voi, cari giovani. Prenderò occasione dalla festa della Vergine santissima del Rosario, celebrata ieri l’altro, ma che si protende in qualche modo a tutto il mese di ottobre. Il santo rosario ci introduce nel cuore stesso della fede; ci fa riflettere sul piano divino della salvezza realizzato dalla vita; ci fa riflettere sul piano divino della salvezza realizzato dalla vita, passione e risurrezione di Cristo; ci presenta Maria strettamente associata al mistero della redenzione; ci immerge in esso, nella lode e nell’implorazione. Con il pensiero fisso ad esso noi salutiamo più volte, gioiosamente, la santa Madre di Dio, ne dichiariamo benedetto il Figlio, il frutto del suo seno, ne invochiamo la protezione materna in vita e in morte. Cari giovani, stimate il rosario, fatene un canto elevato alla Vergine Madre, e vi sia caro recitarlo.

Agli ammalati

Il santo rosario, con le sue alterne strofe di gioia e di dolore, oltre che di speranza nella risurrezione, è la vostra consolazione, cari ammalati che siete presenti, o che siete rimasti nelle vostre case.

Esso dimostra, attraverso le vicende del Figlio di Dio e della Vergine, quanto sia costante nella vita umana l’alternarsi del bene e del male, del sereno e della tempesta, dei giorni lieti e tristi. Il dolore pesa sulla natura umana, creata per la gioia; ma è anche elemento rigeneratore e santificante, come bene vediamo nella vita di Cristo e della Madre sua.

Cari malati, se saprete levare gli occhi al cielo e accettare da Dio la vostra posizione di sofferenza redentrice, avrete parte anche voi al canto della vita celeste che mai tramonta.

A voi, ammalati, e a voi, membri dell’Associazione Nazionale Italiana Mutilati e Invalidi Civili, giunga il mio cordiale saluto.

Agli sposi novelli

Cari sposi novelli, il santo rosario recitato in famiglia è lodevole abitudine e dolce espressione della fede religiosa. La casa diventa così il santuario domestico di cui i genitori sono in qualche modo sacerdoti.

Che la famiglia di oggi non dimentichi mai questo modo così singolare di onorare Dio e la Vergine sua Madre. Non lo dimentichino le vostre nuove famiglie, di cui voi siete il promettente inizio.

Vi esorto perciò caldamente a mantenervi fedeli o a riprendere questa abitudine.


Poche ore prima delle confortanti notizie sulla drammatica vicenda dell’“Achille Lauro”, Giovanni Paolo II nel corso dell’udienza generale invita gli autori dell’atto terroristico a porre fine al loro gesto. “Non è col ricorso alla violenza che si può trovare una giusta soluzione ai problemi. La violenza genera solo violenza”, ammonisce il Papa. “II rispetto della persona umana è un dovere sacro e rappresenta la vera via che porta alla pace”.
Questo l’appello del Santo Padre.

Seguo con viva apprensione le notizie sulla nave “Achille Lauro” sequestrata l’altro ieri al largo delle coste di Alessandria d’Egitto. Non posso non esprimere la più ferma, accorata riprovazione per questo grave gesto di violenza contro persone innocenti e inermi. È un fatto che suscita sgomento e condanna in tutti gli uomini di retto sentire: non è col ricorso alla violenza che si può trovare una giusta soluzione ai problemi. La violenza genera solo violenza.

Sono vicino col cuore e con la preghiera a tutti coloro che sono coinvolti in questo doloroso avvenimento. Il mio pensiero va all’equipaggio, a tutti i lavoratori marittimi che operano nella nave, e a ciascuno dei numerosi passeggeri trattenuti in ostaggio.

Desidero assicurare le loro famiglie in ansia che trepido e prego per loro.

Preghiamo perché il Signore muova i responsabili a desistere dai loro propositi: il rispetto della persona umana è un dovere sacro e rappresenta la vera via che porta alla pace. Vorrei che gli autori di questa sconsiderata vicenda lo comprendessero, ponendo fine al loro gesto.

Appello per il Sudafrica

Il Sud Africa si raccoglie in preghiera per impetrare dal Signore il dono della pace e della riconciliazione. Provata da anni da tensioni civili e sociali, tutti gli uomini di buona volontà sono chiamati a riflettere sul presente e sul futuro del Paese, sugli atti di violenza e sui lutti che hanno seminato morte e mietuto lacrime. Il Papa si unisce alla corale preghiera dei cattolici e dei cristiani del Paese sudafricano augurando il raggiungimento di una pace vera, fondata sulla giustizia e sull’amore reciproco.
Questo l’invito rivolto dal Santo Padre durante l’udienza generale.

Si celebra oggi in Sud Africa una Giornata di preghiera per la pace e la riconciliazione in quella nazione così provata da tensioni civili e sociali.

Vi esorto ad unire anche la vostra preghiera affinché si possa presto giungere alla vera pace, fondata sulla giustizia e sull’amore reciproco, mediante una sincera ricerca di soluzioni giuste ai problemi che travagliano quel caro Paese.

 

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MARIOCAPALBO
00giovedì 4 aprile 2013 09:48
Dio è padre nell'ineffabile mistero della sua divinità

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 16 ottobre 1985

 

1. “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato” (Sal 2, 7).

Nell’intento di far comprendere la piena verità della paternità di Dio che è stata rivelata in Gesù Cristo, l’autore della Lettera agli Ebrei si rifà alla testimonianza dell’Antico Testamento (cf. Eb 1, 4-14), citando, tra l’altro, l’espressione appena letta desunta dal salmo 2, come pure una simile frase del libro di Samuele: “Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio” (2 Sam 7, 14).

Sono parole profetiche; Dio parla a Davide del suo discendente. Mentre, però, nel contesto dell’Antico Testamento queste parole sembravano riferirsi solo alla figliolanza adottiva, per analogia con la paternità e la figliolanza umana, nel Nuovo Testamento si svela il loro significato autentico e definitivo: esse parlano del Figlio che è della stessa sostanza del Padre, del Figlio veramente generato dal Padre. E perciò parlano anche della reale paternità di Dio, di una paternità a cui è propria la generazione del Figlio consostanziale al Padre. Esse parlano di Dio, che è Padre nel senso più alto e più autentico della parola. Parlano di Dio, che eternamente genera il Verbo eterno, il Figlio consostanziale al Padre. In ordine a lui Dio è Padre nell’ineffabile mistero della sua divinità.

“Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato”.

L’avverbio “oggi” parla dell’eternità. È l’“oggi” della vita intima di Dio, l’“oggi” dell’eternità, l’“oggi” della santissima e ineffabile Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo, che è amore eterno ed eternamente consostanziale al Padre e al Figlio.

2. Nell’Antico Testamento il mistero della paternità divina intratrinitaria non era ancora esplicitamente rivelato. L’intero contesto dell’antica alleanza era ricco invece di accenni alla verità della paternità di Dio, presa in senso morale e analogico. Così Dio si rivela come Padre del suo popolo, Israele, quando comanda a Mosè di chiedere la sua liberazione dall’Egitto: “Dice il Signore: Israele è il mio figlio primogenito. Io ti avevo detto: lascia partire mio figlio . . .” (Es 4, 22-23).

Questa, basandosi sull’alleanza, è una paternità di elezione, che si radica nel mistero della creazione. Dice Isaia: “Ma, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci dà forma, tutti noi siamo opera delle tue mani” (Is 64, 7).

Questa paternità non riguarda solo il popolo eletto, ma raggiunge ogni uomo e supera il legame esistente con i genitori terreni. Ecco alcuni testi: “Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, ma il Signore mi ha raccolto” (Sal 27, 10). “Come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo temono” (Sal 103, 13). “Il Signore corregge chi ama, come un padre il figlio prediletto” (Pr 3, 12). Nei testi appena citati è chiaro il carattere analogico della paternità di Dio-Signore, al quale viene elevata la preghiera: “Signore, padre e padrone della mia vita, non abbandonarmi al loro volere, non lasciarmi cadere a causa loro . . . Signore, padre e Dio della mia vita, non mettermi in balia di sguardi sfrontati” (Sir 23, 1-4). Nella stessa luce è detto ancora: “Se il giusto è figlio di Dio, egli l’assisterà e lo libererà dalle mani dei suoi avversari” (Sap 2, 18).

3. La paternità di Dio, nei riguardi sia d’Israele sia dei singoli uomini, si manifesta nell’amore misericordioso. Leggiamo, per esempio, in Geremia: “Essi erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni . . . perché io sono un padre per Israele, Efraim è il mio primogenito” (Ger 31, 9).

Sono numerosi i passi dell’Antico Testamento che presentano l’amore misericordioso del Dio dell’alleanza. Eccone alcuni.

“Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi, / non guardi ai peccati degli uomini, in vista del pentimento . . . / Tu risparmi tutte le cose, / perché tutte sono tue, Signore amante della vita” (Sap 11, 23-26).

“Ti ho amato di amore eterno, / per questo ti conservo ancora pietà” (Ger 31, 3).

In Isaia incontriamo commoventi testimonianze di cura e di affetto: “Sion ha detto: “Il Signore mi ha abbandonato, / il Signore mi ha dimenticato”. / Si dimentica forse una donna del suo bambino . . .? / Anche se ci fosse una donna che si dimenticasse, / io invece non ti dimenticherò mai” (Is 49, 14-15; cf. anche 54, 10).

È significativo che nei brani del profeta Isaia la paternità di Dio si arricchisca di connotazioni che si ispirano alla maternità (cf. Giovanni Paolo II, Dives in misericordia, nota 52).

4. Nella pienezza dei tempi messianici Gesù annunzia molte volte la paternità di Dio nei riguardi degli uomini riallacciandosi alle numerose espressioni contenute nell’Antico Testamento. Così si esprime a proposito della provvidenza divina verso le creature, specialmente verso l’uomo: “. . . il Padre vostro celeste li nutre . . .” (Mt 6, 26; cf. Lc 12, 24), “il Padre vostro celeste sa che ne avete bisogno” (Mt 6, 32; cf. Lc 12, 30). Gesù cerca di far comprendere la misericordia divina presentando come proprio di Dio il comportamento accogliente del padre del figlio prodigo (cf. Lc 15, 11-32); ed esorta coloro che ascoltano la sua parola: “Siate misericordiosi, come misericordioso è il Padre vostro” (Lc 6, 36).

Per terminare, possiamo dire che, per Gesù, Dio non è solamente “Il Padre d’Israele, il Padre degli uomini”, ma “il Padre mio”.

Di questo parleremo nella prossima catechesi.


Ai fedeli di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

Aux pèlerins de langue française, je souhaite la joie de reconnaître en Dieu le Père dont l’amour nous accompagne à toutes les étapes de notre vie. Avec plaisir j’exprime mes vœux aux jeunes du Collège Champittet de Suisse et à leurs éducateurs, afin qu’il préparent leur avenir à la lumière de la foi en développant le sens de la solidarité humaine qu’ils manifestent déjà. Je voudrais saluer également un groupe de fonctionnaires du Danemark que je remercie de leur courtoisie.

A tous, je donne ma Bénédiction Apostolique.

Ai pellegrini di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I wish to extend special greetings to the pilgrims from Assumption Parish in Nottingham, England, and to the Diocesan Choir of Motherwell in Scotland. A warm welcome also goes to the visitors from the Archdiocese of San Antonio, Texas, and to the pilgrims from the Diocese of Iba in the Philippines.

I greet most cordially the Pastors from the Church of Norway who are present at this Audience, as well as the various groups of pilgrims from Denmark, in particular those from Risskov, Arhus and Copenhagen.

And I invoke joy and peace in our Lord and Saviour, Jesus Christ, upon the pilgrims from England, Wales, Scotland, Ireland, the United States, and upon all the English-speaking visitors. May God bless you all.

Ai pellegrini di lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Mit dieser kurzen Darlegung zu einem beglückenden Geheimnis unseres Glaubens grüße und segne ich alle Besucher deutscher Sprache und wünsche ihnen einen fruchtbaren Aufenthalt in der Stadt Rom und bei den Gräbern der Apostel Petrus und Paulus. Gelobt sei Jesus Christus!

Ai fedeli spagnoli

Dirijo ahora mi cordial saludo de bienvenida a todos los peregrinos y visitantes de lengua española.

Habéis querido venir a encontraros con el Papa, Sucesor de Pedro, en este centro de la catolicidad. Que vuestra visita a Roma os afiance en la fe y os anime a dar testimonio de caridad cristiana en vuestros ambientes de trabajo, familiares y sociales.

En particular saludo a los peregrinos procedentes de Colombia, de la parroquia de Santa María de Cervelló (Barcelona), de San Martín de Valladolid, y de Rosas (Gerona). Asimismo, al grupo de Empresarios de Talavera de la Reina (Toledo) y a los participantes en el curso “Dirección de Cooperativas Agrícolas”; os aliento a que, movidos por vuestra vocación de servicio, seáis agentes de promoción y desarrollo en las zonas rurales de los Países latinoamericanos de donde procedéis.

A todos los peregrinos de España y de América Latina imparto con afecto la Bendición Apostólica.

Ai fedeli polacchi

Pozdrawiam polskich pielgrzymów z parafii błogosławionej Jadwigi Królowej z Krakowa; z parafii św. Anny z Krakowa; z parafii św. Trójcy w Wilamowicach - archidiecezja krakowska; pielgrzymkę katedralną z Tarnowa; z parafii Przemieniania Pańskiego z Cmolasa - diecezja tarnowska; z diecezji częstochowskiej na sześćdziesięciolecie jej powstania; z parafii łódzkich; dziennikarzy czasopism polskich; pielgrzymów z dekanatów elbląskich - diecezja warmińska; pielgrzymkę niewidomych; kolejarzy ze Stargardu Szczecińskiego, zakłady naprawcze; kolejarzy ze Szczecina, Rejon Przewozów Kolejowych; kolejarzy z Wrocławia Głównego, lokomotywownia; kolejarzy z Ministerstwa Komunikacji; Klub Inteligencji Katolickiej z Radomia; pielgrzymów z parafii św. Bartłomieja z Konina; oraz uczestników grup turystycznych Orbisu, PTTK, Sport-Touristu, turystów z “Amicizia Viaggi” oraz z Turysty. Wszystkich serdecznie pozdrawiam w dniu 16 października. Jest to dzień, w którym Kościół w Polsce obchodzi uroczystość św. Jadwigi Śląskiej, zwłaszcza archidiecezja wrocławska, ale także cała Polska . . . Dzisiaj pragnę podziękować za wasze modlitwy i równocześnie polecić św. Jadwidze Śląskiej ten dzień zarówno w Ojczyźnie mojej, jak tutaj, na Stolicy świętego Piotra.

Ad alcuni pellegrini ungheresi

È presente nell'odierna udienza generale un gruppo di pellegrini ungheresi proveniente dalla località di Tatabánya, diocesi di Gyor.

Saluto con affetto i pellegrini ungheresi.

La settimana scorsa era la festa della Vergine Maria, patrona dell’Ungheria. Siate sempre fedeli alla dottrina del suo Figlio, Gesù Cristo.

La mia benedizione apostolica a voi e a tutti gli ungheresi in tutto il mondo

Ai giovani

Rivolgo ora un affettuoso saluto a tutti i ragazzi e i giovani qui presenti, tra cui desidero menzionare i 25 studenti che si sono distinti nella scuola per impegno e profitto e sono venuti a Roma da ogni parte d’Italia per ricevere gli attestati di “Alfieri del lavoro”.

Carissimi, il mio auguro è che Gesù sia sempre la luce delle vostre menti e la fiamma dei vostri cuori. Siete infatti i prediletti del divin Maestro. E voi dovete rispondere a questa predilezione. Perciò vi esprimo il fervido voto che il rapporto di amicizia con Gesù sia fonte inestinguibile di totale dedizione alla Chiesa e di generosità per i fratelli, E vi incoraggio a seguire sempre, senza tentennamenti, gli insegnamenti del Vangelo nel fermo ripudio di ogni compromesso con le seduzioni del mondo.

Gesù sia sempre la vostra guida e i vostri comportamenti ne siano la fedele testimonianza.

Con la mia benedizione apostolica.

Agli ammalati

Voglio ora rinnovare ai diletti infermi, presenti a questa udienza, l’assicurazione del mio profondo affetto. Carissimi! Agli occhi di tutti i credenti voi assumete l’aspetto di Cristo sofferente, mentre nei vostri occhi brilla la luce di lui risorto. Se voi nella Chiesa potete definirvi i “poveri della salute”, per cui avete bisogno dell’aiuto dei fratelli in buone condizioni fisiche, voi largamente li remunerate richiamando la loro attenzione in che è essenziale per il regno di Dio, vale a dire la speranza e l’amore. Il Signore aumenti in voi questa speranza e vi aiuti a comprendere che, con la vostra sofferenza, partecipate al bene delle anime.

Vi benedico di cuore, ed estendo la mia benedizione ai vostri cari e a quanti vi sono di sollievo nel vostro dolore.

Agli sposi novelli

Anche a voi, sposi novelli, il mio augurio e il mio saluto. Desiderando questo incontro quale coronamento della vostra letizia nuziale, voi rendete testimonianza alla bellezza, alla grandezza e alla santità del vincolo matrimoniale, in tempo in cui occorrono per esso maggiore attenzione ed eccezionale sensibilità per la stabilità della famiglia umana.

Nel ringraziarvi di cuore per la vostra visita, faccio voti che la vostra vita coniugale si ispiri sempre agli insegnamenti del Vangelo.

A voi e ai vostri familiari di cuore imparto la mia benedizione apostolica.

 

© Copyright 1985 - Libreria Editrice Vaticana

MARIOCAPALBO
00giovedì 4 aprile 2013 09:48
Gesù Cristo ci rivela il volto del Padre

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 23 ottobre 1985

 

1. Nella catechesi precedente abbiamo scorso, seppur velocemente, delle testimonianze dell’Antico Testamento che preparavano ad accogliere la piena rivelazione, annunciata da Gesù Cristo, della verità del mistero della paternità di Dio.

Cristo infatti ha parlato molte volte del Padre suo, presentandone in vari modi la provvidenza e l’amore misericordioso.

Ma il suo insegnamento va oltre. Riascoltiamo le parole particolarmente solenni, riportate dall’evangelista Matteo (e parallelamente da Luca): “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenute nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai semplici . . .” e, in seguito: “Tutto mi è stato dato dal Padre mio, nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Mt 11, 25. 27; cf. Lc 10, 2. 11).

Dunque per Gesù, Dio non è solamente “il Padre d’Israele, il Padre degli uomini”, ma “il Padre mio”! “Mio”: proprio per questo i giudei volevano uccidere Gesù, perché “chiamava Dio suo Padre” (Gv 5, 18). “Suo” in senso quanto mai letterale: Colui che solo il Figlio conosce come Padre, e dal quale soltanto è reciprocamente conosciuto. Ci troviamo ormai sullo stesso terreno, dal quale più tardi sorgerà il prologo del Vangelo di Giovanni.

2. Il “Padre mio” è il Padre di Gesù Cristo, colui che è l’origine del suo essere, della sua missione messianica, del suo insegnamento. L’evangelista Giovanni ha riportato con abbondanza l’insegnamento messianico che ci permette di scandagliare in profondità il mistero di Dio Padre e di Gesù Cristo, il Figlio suo unigenito.

Gesù dice: “Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato” (Gv 12, 44). “Io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare” (Gv 12, 49). “In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre, quello che egli fa, anche il Figlio lo fa” (Gv 5, 19). “Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso” (Gv 5, 26). E infine: “. . . il Padre che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre” (Gv 6, 57).

Il Figlio vive per il Padre prima di tutto perché è stato da lui generato. Vi è una strettissima correlazione tra la paternità e la figliolanza proprio in forza della generazione: “Tu sei mio Figlio; oggi ti ho generato” (Eb 1, 5). Quando presso Cesarea di Filippo Simon Pietro confesserà: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”, Gesù gli risponderà: “Beato te . . . perché né la carne, né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio . . .” (Mt 16, 16-17), perché solo “il Padre conosce il Figlio” così come solo il “Figlio conosce il Padre” (Mt 11, 27). Solo il Figlio fa conoscere il Padre: il Figlio visibile fa vedere il Padre invisibile. “Chi ha visto me ha visto il Padre” (Gv 14, 9).

3. Dall’attenta lettura dei Vangeli si ricava che Gesù vive ed opera in costante e fondamentale riferimento al Padre. A lui spesso si rivolge con la parola colma d’amore filiale: “Abbà”; anche durante la preghiera del Getsemani questa stessa parola gli torna alle labbra (cf. Mc 14, 36). Quando i discepoli gli domandano di insegnar loro a pregare, insegna il “Padre nostro” (cf. Mt 6, 9-13). Dopo la risurrezione, al momento di lasciare la terra sembra che ancora una volta faccia riferimento a questa preghiera, quando dice: “Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro” (Gv 20, 17).

Così dunque per mezzo del Figlio (cf. Eb 1, 2), Dio si è rivelato nella pienezza del mistero della sua paternità. Solo il Figlio poteva rivelare questa pienezza del mistero, perché solo “il Figlio conosce il Padre” (Mt 11, 27). “Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (Gv 1, 18).

4. Chi è il Padre? Alla luce della testimonianza definitiva che noi abbiamo ricevuto per mezzo del Figlio, Gesù Cristo, abbiamo la piena consapevolezza della fede che la paternità di Dio appartiene prima di tutto al mistero fondamentale della vita intima di Dio, al mistero trinitario. Il Padre è colui che eternamente genera il Verbo, il Figlio a lui consostanziale. In unione col Figlio, il Padre eternamente “spira” lo Spirito Santo, che è l’amore nel quale il Padre e il Figlio reciprocamente rimangono uniti (cf. Gv 14, 10).

Dunque il Padre è nel mistero trinitario l’“inizio-senza-inizio”. “Il Padre da nessuno è fatto, né creato, né generato” (simbolo Quicumque). È da solo il principio della vita, che Dio ha in se stesso. Questa vita - cioè la stessa divinità - il Padre possiede nell’assoluta comunione col Figlio e con lo Spirito Santo, che sono a lui consostanziali.

Paolo, apostolo del mistero di Cristo, cade in adorazione e preghiera “davanti al Padre dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome” (Ef 3, 15), inizio e modello.

Vi è infatti “un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti” (Ef 4, 6).


Ai pellegrini di lingua tedesca

Herzlich grüße ich noch einmal alle anwesenden Pilgergruppen, Familien, Priester und Ordensleute und besonders auch die Jugendgruppen aus Deutschland, sterreich und der Schweiz und begleite euren weiteren Romaufenthalt mit meinen besten Wünschen. Zugleich erteile ich euch und euren Lieben in der Heimat von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai fedeli di espressione francese

Je salue les responsables du “Crédit Lyonnais” de France. Je sais leur bienveillance et leur attention à certains problèmes des communautés ecclésiales. Je les félicite et je les encourage dans leurs responsabilités professionnelles, pour que leur vie demeure sous le signe d’une heureuse gestion, d’une recherche du bien commun et de l’entraide. J’implore les grâces de Dieu sur leurs personnes et leurs familles.

Je forme des vœux cordiaux pour tous les autres pèlerins de langue française, notamment des paroisses ou les groupes de jeunes de France et de Suisse. A tous je donne ma Bénédiction Apostolique.

Ai pellegrini di lingua inglese

I would like to extend a special word of welcome to the group of chaplains of the United States Navy stationed in Naples. My warm greetings also go to the pilgrims from Coventry and to the Across Pilgrimage of handicapped persons coming from England.

It is a special joy to welcome the Missionary Sisters Servants of the Holy Spirit who are making their renewal course in Nemi, and I greet most cordially the Religious of Jesus and Mary who have come to Rome for a year of Spiritual Renewal. Dear Sisters, I pray that the Holy Spirit will stir your hearts to an ever deeper realization of the greatness of religious life. May you always find joy in serving the Church and in praising the Name of the Lord.

And upon all the English-speaking visitors and pilgrims I invoke the grace and peace of our Lord Jesus Christ.

Ad un gruppo di fedeli coreani

Saluto cordialmente i pellegrini venuti dalla Corea.

Che il Signore benedica il vostro Paese, la vostra Chiesa, le vostre famiglie.

Lodato sia Gesù.

Ai pellegrini di espressione spagnola

Deseo ahora dirigir mi más cordial saludo a todos los peregrinos y visitantes de lengua española.

A los sacerdotes, religiosos y religiosas aquí presentes, que con ilusión han querido venir a encontrarse con el Papa, les saludo con todo afecto en el Señor y les aliento a mantener vivos los ideales de entrega a Dios y servicio generoso a los hermanos.

Saludo igualmente a las peregrinaciones procedentes de México, Bilbao y Alicante.

A todas las personas, familias y grupos provenientes de los diversos Países de América Latina y de España imparto de corazón la Bendición Apostólica.

Ai fedeli polacchi

Serdecznie witam i pozdrawiam wszystkich Księży Biskupów: Księży Biskupów Ordynariuszy tarnowskiego i włocławskiego oraz Księży Biskupów pomocniczych z diecezji chełmińskiej oraz lubelskiej. Pozdrawiam pielgrzymów z parafii św. Maksymiliana Kolbe z Nowej Huty - Mistrzejowice; z parafii św. Maksymiliana Kolbe w Oświęcimiu; z parafii Mszana Dolna, archidiecezja krakowska; z parafii św. Rocha w Nowym Sączu; z parafii oraz dekanatu Jasło; pielgrzymów z archidiecezji warszawskiej; z parafii Zmartwychwstania Pańskiego i Matki Bożej Częstochowskiej w Bydgoszczy; pielgrzymów z diecezji chełmińskiej; z parafii św. Antoniego ojców franciszkanów w Gdyni; z parafii Pierwszych Polskich Męczenników z Poznania; z parafii świętych Krzysztofa i Jakuba we Wrocławiu; prócz tego pielgrzymów z Polonii Amerykańskiej, jako też z polskiej parafii w Kolonii oraz grupę kolejarzy z Rybnika, wreszcie uczestników grup turystycznych PTTK, Orbisu, Sport-Tourist i Turysty.

Pragnę bardzo serdecznie zapewniæ wszystkich moich rodaków, że wspólnie z Ojczyzną, zwłaszcza z Warszawą, przeżywałem pierwaszą rocznicę śmierci śp. księdza Jerzego Popiełuszki i tak jak zeszłego roku, tak i w tym roku wyrażam gorące życzenie, ażeby ta śmierć zawsze była odczytywana w sposób właściwy, żeby wymowa tej śmierci dla dziejów Narodu i Kościoła pozostała zawsze ta sama, zawsze tak samo przekonywająca i tak samo budująca.

Ad alcuni gruppi di fedeli italiani

Un cordiale saluto rivolgo a tutti i gruppi di lingua italiana, che sono presenti a questa udienza, in particolare al parroco e ai fedeli della parrocchia di Colloredo di Monte Albano e Lauzzana, dell’arcidiocesi di Udine, i quali hanno manifestato il desiderio che il Papa benedica la prima pietra della nuova chiesa, distrutta interamente dal terremoto.

Ben volentieri accolgo il vostro desiderio, cari fratelli e sorelle, con l’auspicio che questa prima pietra sia il segno della rinascita spirituale, del rinnovamento interiore e dell’impegno personale e comunitario a testimoniare generosamente il messaggio di Cristo.

* * *

Un affetto pensiero va anche al pellegrinaggio della Cassa Rurale e Artigiana di Venticano, in diocesi di Benevento, che celebra la “Festa del socio cooperatore” e il quinto anno di attività dell’Istituto.

Auspico che siate sempre fedeli ai grandi valori cristiani, che i vostri padri vi hanno tramandato come un tesoro da custodire gelosamente e da condividere generosamente mediante una limpida professione del Vangelo di Gesù.

* * *

Uno speciale saluto desidero rivolgere alle partecipanti al decimo capitolo generale delle “Figlie della Misericordia del Terz’Ordine di san Francesco”.

Care sorelle in Cristo! In questi giorni voi state trattando, nella comune preghiera e riflessione, questioni fondamentali per la vostra Congregazione, quale l’elezione del nuovo governo generale, il confronto delle vostre Costituzioni con il Codice di Diritto Canonico. Siate sempre gioiosamente salde alla vostra specifica missione nella Chiesa, vale a dire alla testimonianza dell’amore di Dio Padre, mediante le opere di misericordia cristiana, l’istruzione scolastica dei bambini e dei giovani, la cura degli infermi, degli anziani e le varie attività pastorali nelle missioni e nelle parrocchie.

Affido questi miei voti e i vostri ideali e propositi al Cuore immacolato di Maria santissima, mentre invoco dal Signore l’abbondanza dei suoi favori su di voi e sulle vostre consorelle residenti nelle 73 comunità sparse per il mondo. A tutti e a tutte imparto la mia benedizione apostolica.

Ai giovani

Saluto con profondo affetto voi, giovani. Carissimi, i sentimenti che la vostra presenza e il vostro entusiasmo esprimono, provengono da un cuore, il quale si apre positivamente alla vita vera, offerta da Cristo. Vi esorto a testimoniare sempre il suo amore redentivo con tenacia, coerenza, letizia, portando a tutti quelli che incontrate il messaggio di speranza che è Cristo Gesù.

Che la Vergine Maria interceda per voi e siate così ricolmi della grazia, con cui lo Spirito Santo illumina e fortifica la vostra giovane esistenza, permettendo di aprire l’anima alla carità.

Su ciascuno di voi e sui vostri genitori, scenda la mia benedizione apostolica, che vi imparto con paterna benevolenza.

Agli ammalati

Con commozione mi rivolgo ora a voi, cari malati, che voglio rendere certi della bontà di Dio: Egli, il quale ha creato dal nulla tutte le cose, non lascia a se stessa, abbandonandola, l’opera delle sue mani, e tiene presenti costantemente i figli che ha generato. Il Signore della vita vi è sempre vicino e con le parole di suo Figlio, mandato nel mondo per infinito amore, vi ripete: “Venite a me voi, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” (Mt 11, 28).

Insieme col mio spirituale abbraccio giunga a ognuno di voi la confortatrice benedizione apostolica, segno dell’amore paterno di Dio Padre.

Agli sposi novelli

Un particolare saluto anche a voi, sposi novelli, che siete qui convenuti per ricevere la benedizione del Papa sulla vostra unione. L’augurio che di cuore vi rivolgo è che la nuova famiglia da voi costituita sia sempre segno e testimonianza di unità, di gratuità e di reciproco amore, per l’edificazione della Chiesa.

La Vergine fedele, dal cui esempio impariamo a conoscere il disegno di Dio, la sua promessa e la sua alleanza, vi aiuti con la sua intercessione a tener fede all’impegno, che avete assunto con gioia e trepidazione, e a portarlo a pienezza accogliendo la nuova vita, che il Padre vorrà suscitare, mediante voi, nei vostri figli.

Che il Signore vi accompagni sempre!

 

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MARIOCAPALBO
00giovedì 4 aprile 2013 09:49
Cristo ha testimoniato la verità della sua figliolanza divina

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 30 ottobre 1985

 

1. Credo in un solo Dio, Padre onnipotente . . . Credo in Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre . . .”.

Con queste parole del Simbolo niceno-costantinopolitano, espressione sintetica dei Concili di Nicea e Costantinopoli, che hanno esplicitato la dottrina trinitaria della Chiesa, noi professiamo la fede nel Figlio di Dio.

Ci avviciniamo così al mistero di Gesù Cristo, il quale anche oggi, come nei secoli passati, interpella e interroga gli uomini con le sue parole e con le sue opere. I cristiani, animati dalla fede, gli mostrano amore e devozione. Ma non mancano neppure tra i non cristiani coloro che sinceramente lo ammirano.

Dove dunque risiede il segreto dell’attrattiva che Gesù di Nazaret esercita? La ricerca della piena identità di Gesù Cristo ha occupato fin dagli inizi il cuore e l’intelligenza della Chiesa che lo proclama Figlio di Dio, seconda persona della santissima Trinità.

2. Dio, che ripetutamente ha parlato “per mezzo dei profeti e ultimamente . . . per mezzo del Figlio”, come è detto nella Lettera agli ebrei (Eb 1, 1-2), ha rivelato se stesso come Padre di un Figlio eterno e consostanziale. A sua volta Gesù, rivelando la paternità di Dio, ha fatto conoscere anche la sua figliolanza divina. La paternità e la figliolanza divina sono tra loro in stretta correlazione all’interno del mistero del Dio uno e trino. “Una è infatti la persona del Padre, altra quella del Figlio, altra quella dello Spirito Santo: ma la divinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo è una, uguale la gloria, coeterna la maestà . . . Il Figlio non è fatto, né creato, ma generato dal Padre solo” (Simbolo Quicumque).

3. Gesù di Nazaret che esclama: “Ti benedico, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli”, afferma pure con solennità: “Tutto mi è stato dato dal Padre mio: nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Mt 11,25.27).

Il Figlio, venuto nel mondo per “rivelare il Padre” così come lui lo conosce, ha contemporaneamente rivelato se stesso quale Figlio, così come è conosciuto solo dal Padre. Tale rivelazione era sostenuta dalla consapevolezza con la quale, già nell’adolescenza, Gesù aveva fatto rilevare a Maria e a Giuseppe “di doversi occupare delle cose del Padre suo” (cf. Lc 2, 49). La sua parola rivelatrice fu inoltre convalidata dalla testimonianza del Padre, specialmente in circostanze decisive come durante il battesimo nel Giordano, quando i presenti udirono la voce misteriosa: “Questi è il figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto” (Mt 3, 17), o come durante la trasfigurazione sul monte (cf. Mc 9, 7).

4. La missione di Gesù Cristo, di rivelare il Padre manifestando se stesso come Figlio, non era priva di difficoltà. Egli doveva infatti superare gli ostacoli che derivavano dalla mentalità strettamente monoteistica degli ascoltatori, formatasi attraverso l’insegnamento dell’Antico Testamento nella fedeltà alla tradizione che si rifaceva ad Abramo e a Mosè, e nella lotta al politeismo. Nei Vangeli e, specialmente in quello di Giovanni, troviamo molte tracce di questa difficoltà che Gesù Cristo ha saputo superare con saggezza, ponendo con somma pedagogia quei segni di rivelazione a cui si lasciarono aprire i discepoli ben disposti.

Gesù parlava ai suoi ascoltatori in modo chiaro e inequivocabile: “Il Padre che mi ha mandato, mi dà testimonianza”. E alla domanda: “Dov’è tuo Padre?” rispondeva: “Voi non conoscete né me né il Padre; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio” . . . “Io dico quello che ho visto presso il Padre . . .”. Agli ascoltatori, poi, che obiettavano: “Noi abbiamo un solo Padre, Dio . . .” egli ribatteva: “Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo . . . lui mi ha mandato . . . In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, io sono” (cf. Gv 8, 12. 59).

5. Cristo dice: “Io sono” così come secoli prima ai piedi del monte Oreb, Dio aveva detto a Mosè che gli chiedeva il nome: “Io sono colui che sono” (cf. Es 3, 14). Le parole di Cristo: “Prima che Abramo fosse, io sono” provocarono la reazione violenta degli ascoltatori che “cercavano . . . di ucciderlo: perché chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio” (Gv 5, 18). Gesù infatti non si limitava a dire: “Il Padre mio opera sempre e anch’io opero” (Gv 5, 17), ma addirittura proclamava: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10, 30).

Nei giorni drammatici che concludono la sua vita, Gesù è trascinato nel tribunale del sinedrio, dove lo stesso sommo sacerdote gli rivolge la domanda-imputazione: “Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio”, Gesù risponde: “Tu l’hai detto” (Mt 26, 63-64).

La tragedia si consuma e contro Gesù viene pronunciata la sentenza di morte.

Cristo, rivelatore del Padre e rivelatore di se stesso quale Figlio del Padre, è morto perché fino alla fine ha reso testimonianza alla verità sulla sua figliolanza divina.

Con cuore colmo di amore noi vogliamo ripetergli anche oggi con l’apostolo Pietro l’attestazione della nostra fede: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16, 16).


Ai fedeli di lingua tedesca

Herzlich grüße ich noch einmal alle hier anwesenden Gruppen, Familien und Einzelpilger, besonders die Priester und Ordensleute wie auch die zahlreichen Jugendlichen. Den Chören, namentlich dem Cloppenburger Kinderchor, danke ich für ihren schönen Gesang. Zugleich erteile ich euch allen mit besten Wünschen für eine glückliche Rückkehr in eure Heimat von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai gruppi di lingua francese

Et maintenant, je tiens à féliciter chaleureusement les jeunes filles de France, d’Italie, d’Autriche, de Croatie, élèves des Sœurs Ursulines, venues en pèlerinage à Brescia et à Rome pour le LDème anniversaire de la fondation de cet Institut. Chères jeunes, dans vos écoles, vous avez le bonheur d’être initiées en profondeur à la foi chrétienne et aux valeurs humaines qui vont vous permettre de faire face à vos responsabilités, non seulement dans le monde des jeunes, mais dans la société et dans l’Eglise. Avec vous, j’en remercie le Seigneur et toutes vos éducatrices, spécialement les Filles de sainte Angèle Merici qui ont toujours su unir une solide vie de prière au souci de former de futures femmes avec une pédagogie adaptée. Dès maintenant, je sais que vous vous souciez de vos frères et sœurs des autres pays qui vivent dans le dénuement. Que le Christ vous bénisse, chères Filles et chères Sœurs, qu’il affermisse votre personnalité chrétienne, votre amour de l’Eglise, votre sens missionnaire, qu’il élargisse sans cesse votre charité et qu’il vous garde dans sa joie! A vous, comme aux autres jeunes, nombreux à cette audience, je rappelle que je vous ai écrit une lettre au printemps de cette année internationale de la Jeunesse: elle exprime ce que je voudrais vous dire ce matin.

* * *

Je salue aussi les journalistes de La Croix du Gard, associés à La Croix du Midi, dont le service d’information et de formation, depuis quarante ans, est bien apprécié.

A vous tous, pèlerins de langue française, spécialement de France, de Belgique, du Canada, je souhaite de bien célébrer tous les saints, de penser dans la prière à vos amis défunts, et, de grand cœur, je vous donne ma Bénédiction Apostolique.

Ai fedeli di espressione inglese

I offer a special word of welcome to the handicapped taking part in the Across pilgrimage and to the nurses accompanying them. I also greet most cordially the Stewards and Handmaids of Knock Shrine in Ireland. I assure all of you of my prayers, in particular for those who are sick and infirm. May Christ the Redeemer be always with you, to strengthen you and give you hope.

And upon all the English-speaking visitors and pilgrims from England, Ireland, Sweden and the United States, I invoke God’s gifts of peace and joy.

Ad un gruppo di giovani giapponesi

Sia lodato Gesù Cristo!

Dilettissimi parrocchiani della parrocchia di Taira. Nella vostra regione ci sono pochi fedeli, perché voi siete il “seme di senape” in mezzo ai non cristiani.

La Chiesa cattolica è cresciuta pregando insieme con la Madonna. Anche voi, pregando e lavorando insieme con la Madonna, potrete diventare un grande albero.

Con questo augurio vi imparto la mia benedizione apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!

Ai pellegrini della Spagna e dell’America Latina

Saludo con particular aprecio a los sacerdotes, religiosos, religiosas, familias y personas y pequeños grupos de peregrinos venidos de diversos lugares de América Latina y de España para participar en esta Audiencia general. Os agradezco la cordial acogida que me habéis dispensado, prueba clara del filial afecto y devoción que sentís por el Sucesor del Apóstol Pedro.

Como recuerdo de vuestra presencia, os invito a recibir con plena fidelidad y docilidad en lo más íntimo de vuestros corazones la Palabra siempre viva y válida del Hijo de Dios, que sigue siendo “camino, verdad y vida” para toda la humanidad.

Invocando sobre vosotros y vuestros seres queridos la constante protección divina, os imparto de corazón la Bendición Apostólica.

Ad un gruppo di giovani provenienti dalla Jugoslavia

Saluto i pellegrini dalla città i Varazdin, già capitale croata. Gesù Cristo che vive nella sua Chiesa sia la luce della vostra vita. Trasmettetelo agli altri. La mia benedizione a tutti voi.

Ai fedeli polacchi

Witam serdecznie wszystkich pielgrzymów, na pierwszym miejscu księdza biskupa Juliana Groblickiego przy złotym jubileuszu jego kapłaństwa, który już przeszedł i srebrnym jego biskupstwa w tym roku. Witam wszystkich uczestników pielgrzymki jubileuszowej Rodziny Pallotyńskiej na 150-lecie istnienia i pracy Pallotynów; witam pielgrzymów z kościoła ojców karmelitów Krakowie na Piasku; pielgrzymów z parafii bł. Rafała Kalinowskiego z Czernej; z parafii św. Maksymiliana z Olkusza; pielgrzymów z parafii św. Stanisława Biskupa i Męczennika i św. Barbary w Gdańsku; z parafii księży salezjanów w Gdyni; grupę kolejarzy z Łodzi-Widzewa; oraz uczestników grup turystycznych: z Wrocławia - “Turysta”, PTTK, Alma Travel, Sport-Tourist . . . Pragnę przy tej sposobności połączyć się z moimi rodakami nieobecnymi, a także obecnymi w Ojczyźnie pamięcią o wszystkich zmarłych, bo najbliższe dni prowadzą nas na groby naszych bliskich na całej ziemi polskiej. I ja też przy tych grobach klękam, bo to są, również groby moich bliskich, bliskich czy dalekich, wszystkich bliskich, bo jesteśmy dziećmi tej samej Matki, Ojczyzny, i razem z wami się za nich modlę i te modlitwę przekazuję do Ojczyzny przez was wszystkich, pielgrzymi przybyli z Ojczyzny.

Ad alcuni gruppi italiani

Saluto cordialmente i numerosi pellegrini italiani oggi qui convenuti. Siamo ormai vicini alla solennità di Tutti i Santi, e per questo vi invito a rivolgere fin d’ora il vostro pensiero a questa grande ricorrenza dell’anno liturgico, nella quale la Chiesa ci vuole ricordare un aspetto essenziale della sua misteriosa realtà: la gloria celeste dei fratelli che ci hanno preceduto nel cammino e nelle lotte della vita presente e che ora, nella visione del Padre vogliono essere in comunione con noi per aiutarci a raggiungere la meta e il premio che ci attendono.

* * *

Saluto ora i membri del gruppo strumentale “Ottoni di Verona”, che ha allietato l’incontro di oggi con l’esecuzione di alcuni brani di musica sacra. A loro do il mio benvenuto e li ringrazio. La vostra musica, cari fratelli, possa essere sempre lode al Signore ed elevazione dello spirito.

* * *

Un affettuoso pensiero di benvenuto anche ai componenti dell’Associazione dei cooperatori salesiani, attualmente presenti a Roma per il loro XX Congresso internazionale, che vede la partecipazione di rappresentanze di ben quaranta nazioni.

Conosco l’impegno col quale intendete realizzare il carisma di don Bosco nella situazione presente della Chiesa e della società, in particolare in favore della formazione cristiana dei giovani, un campo nel quale, come sappiamo, il grande Santo piemontese ricevette da Dio speciali attitudini di prudenza e di saggezza: attitudini che voi, come figli e continuatori, siete chiamati a far fruttificare ulteriormente nel mondo giovanile del nostro tempo, valendoci dei suggerimenti e della materna ispirazione di Maria santissima Ausiliatrice, vostra speciale e potente patrona.

Vi benedico tutti di cuore, con l’auspicio che i lavori del congresso portino alla vostra benemerita famiglia spirituale un nuovo poderoso slancio di fervore e di iniziative apostoliche.

Ai giovani

Carissimi giovani presenti a questa udienza!

Col mio saluto cordiale, vi rivolgo il sincero augurio che sappiate far fruttificare, per il bene della Chiesa e della società, le ricchezze interiori di entusiasmo, di idealità, di apertura, che animano la vostra giovinezza. Nella vostra quotidiana esperienza siate sempre testimoni e costruttori di pace e di amore, opponendovi, con ogni forza, all’odio e alla violenza! La festa dei Santi, che dopodomani celebreremo sia per voi un invito a guardare in alto e a imitare l’esempio edificante che vi hanno lasciato una schiera numerosa di grandi uomini di Dio.

Agli ammalati

E a voi, cari fratelli e sorelle, sofferenti nel corpo e nello spirito, esprimo la mia profonda solidarietà a motivo della malattia che contrassegna questi vostri giorni e che vi inserisce nel mistero insondabile della passione di Cristo Gesù, il Figlio di Dio incarnato.

Uniti a lui, offrite al Padre celeste il vostro dolore, perché contribuisca alla purificazione e all’elevazione dell’umanità, succube del peccato.

Agli sposi novelli

Affettuosi sentimenti di gioia desidero manifestare a tutti voi, sposi novelli che siete a Roma per chiedere l’intercessione degli apostoli e dei martiri perché la santissima Trinità ricolmi di grazie la vostra unione consacrata e santificata dal sacramento del matrimonio.

Auspico che, con fede forte e con carità ardente, possiate trasformare la vostra famiglia in una “Chiesa domestica”, nella quale rivivano quotidianamente le virtù che hanno ispirato e corroborato la santa Famiglia di Nazaret: Gesù, Maria e Giuseppe cui affido i vostri propositi e i vostri ideali.

A tutti la mia benedizione apostolica.


Preghiera e solidarietà per le vittime del tifone in Vietnam

Ho avuto, con qualche ritardo, la dolorosa notizia dei lutti e delle devastazioni provocati nella regione centrale del Vietnam dal violento tifone dei giorni 15 e 16 ottobre.

La stampa ha riferito che si contano centinaia di morti e feriti e che le case distrutte o danneggiate sono centinaia di migliaia. Oltre sessantamila ettari di terre coltivate sono stati allagati.

Desidero esprimere la mia profonda sofferenza per quanto è accaduto in una regione geograficamente lontana, ma a me tanto cara.

Vi invito a pregare con me per la pace terna delle vittime e per il conforto di quanti piangono la scomparsa per qualche familiare o la perdita dei frutti di un faticoso lavoro. Dobbiamo essere tutti partecipi e solidali con quelle popolazioni così duramente colpite: desidero esprimere pubblicamente l’auspicio che gli aiuti internazionali, ai quali non sarà estraneo il generoso concorso della comunità cattolica, siano pari alle gravi ed urgenti necessità causate dal tifone.

Vorrei, infine, assicurare i pastori e i fedeli nella fede di quella regione, della nostra cordiale vicinanza nella prova e nel sostegno della nostra preghiera. Ad essi invio una particolare benedizione.

 

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