Catechesi sul credo novembre 1985

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MARIOCAPALBO
00giovedì 4 aprile 2013 09:52
La Chiesa professa e annuncia la propria fede in Dio-Figlio

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 6 novembre 1985

 

1. Nella catechesi di mercoledì scorso abbiamo considerato come Gesù Cristo, rivelatore del Padre, ha parallelamente manifestato se stesso come Figlio consostanziale al Padre.

Basandosi sulla testimonianza resa da Cristo, la Chiesa professa e annunzia la propria fede in Dio-Figlio con le parole del simbolo niceno-costantinopolitano: “Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza del Padre . . .”.

È questa una verità di fede annunciata dalla parola stessa di Cristo, sigillata con il suo sangue sparso sulla croce, ratificata dalla sua risurrezione, attestata dall’insegnamento degli apostoli e trasmessa dagli scritti del Nuovo Testamento.

Cristo afferma; “Prima che Abramo fosse, Io sono” (Gv 8, 58). Non dice: “Io ero”, ma “Io sono” cioè da sempre, in un eterno presente. L’apostolo Giovanni nel prologo del suo Vangelo scrive: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste” (Gv 1, 1-3). Dunque quel “prima di Abramo”, nel contesto della polemica di Gesù con gli eredi della tradizione di Israele, che si appellavano ad Abramo, significa: “ben prima di Abramo” e s’illumina alle parole del prologo del quarto Vangelo: “in principio era presso Dio”, cioè nell’eternità propria solo a Dio: nell’eternità comune con il Padre e con lo Spirito Santo. Annuncia infatti il Simbolo Quicumque: “E in questa Trinità nulla è prima o dopo, nulla maggiore o minore, ma tutte e tre le persone sono fra loro coeterne e coeguali”.

2. Secondo il Vangelo di Giovanni il Figlio-Verbo era in principio presso Dio, e il Verbo era Dio (cf. Gv 1, 1-2). Lo stesso concetto troviamo nell’insegnamento apostolico. Leggiamo infatti nella Lettera agli Ebrei che Dio ha costituito il Figlio “erede di tutte le cose e per mezzo di lui ha fatto anche il mondo. Questo Figlio . . . è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola” (Eb 1, 2-3). E Paolo, nella Lettera ai Colossesi, scrive: “Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura” (Col 1, 15).

Dunque, secondo l’insegnamento apostolico, il Figlio è della stessa sostanza del Padre poiché è il Dio Verbo. In questo Verbo e per mezzo di lui tutto è stato fatto, è stato creato l’universo. Prima della creazione, prima dell’inizio di “tutte le cose visibili e invisibili”, il Verbo ha in comune col Padre l’Essere eterno e la Vita divina, essendo “l’irradiazione della sua gloria e l’impronta della sua sostanza” (Eb 1, 3). In questo Principio senza principio il Verbo è il Figlio, poiché è eternamente generato dal Padre. Il Nuovo Testamento ci rivela questo mistero per noi incomprensibile di un Dio che è uno e trino: ecco, nell’onticamente assoluta unità della sua essenza, Dio è eternamente e senza principio il Padre che genera il Verbo, ed è il Figlio, generato come Verbo del Padre.

3. Questa eterna generazione del Figlio è una verità di fede proclamata e definita dalla Chiesa molte volte (non solo a Nicea e a Costantinopoli, ma anche in altri Concili, per esempio nel Lateranense IV del 1215), scrutata e anche spiegata dai Padri e dai teologi, naturalmente per quanto l’inscrutabile realtà di Dio può essere colta con i nostri concetti umani, sempre così inadeguati. Questa spiegazione è riassunta dal Catechismo del Concilio di Trento, che sentenzia molto esattamente: “. . . è così grande l’infinita fecondità di Dio che conoscendo se stesso genera il Figlio pari e uguale”.

Infatti è certo che questa eterna generazione in Dio è di natura assolutamente spirituale, poiché “Dio è Spirito”. Per analogia col processo gnoseologico della mente umana, per cui l’uomo, conoscendo se stesso, produce un’immagine di se stesso, un’idea, un “concetto”, cioè un’“idea concepita”, che dal latino “verbum” viene spesso chiamato verbo interiore, noi osiamo pensare alla generazione del Figlio, o “concetto” eterno e Verbo interiore di Dio. Dio, conoscendo se stesso, genera il Verbo-Figlio, che è Dio come il Padre. In questo generare, Dio è nello stesso tempo Padre, come Colui che genera, e Figlio, come Colui che è generato, nella suprema identità della Divinità, che esclude una pluralità di “dèi”. Il Verbo è il Figlio della stessa sostanza del Padre ed è con lui il Dio unico della rivelazione dell’Antico e del Nuovo Testamento.

4. Tale esposizione del mistero, per noi inscrutabile, della vita intima di Dio è contenuta in tutta la tradizione cristiana. Se il generare divino è verità di fede contenuta direttamente nella rivelazione e definita dalla Chiesa, possiamo dire che la spiegazione che ne danno i Padri e Dottori della Chiesa, è una dottrina teologica ben fondata e sicura.

Ma con essa non possiamo pretendere di eliminare le caligini che avvolgono, dinanzi alla nostra mente, Colui che “abita una luce inaccessibile” (1 Tm 6, 16). Proprio perché l’intelletto umano non è in grado di comprendere l’Essenza divina, non può penetrare nel mistero della vita intima di Dio, Con una particolare ragione si può applicare qui la frase: “Se lo comprendi non è in Dio”.

E tuttavia la rivelazione ci fa conoscere i termini essenziali del mistero, ce ne dà l’enunciazione e ce lo fa gustare ben al di sopra di ogni comunale, in attesa e in preparazione della visione celeste. Crediamo dunque, che “Il Verbo era Dio” (Gv 1, 1), “si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 14), e “a quanti . . . l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio” (Gv 1, 12). Crediamo nel Figlio “unigenito che è nel seno del Padre” (Gv 1,18), e che lasciando la terra ha promesso di “prepararci un posto” (Gv 14, 2) nella gloria di Dio, come figli adottivi e suoi fratelli (cf. Rm 8, 15. 23; Gal 4, 5; Ef 1, 5).


Ai pellegrini francesi

Je salue tous les pèlerins venus des différents pays de langue française, spécialement de France et du Luxembourg, et, en leur souhaitant d’approfondir leur foi en Jésus Christ, Verbe de Dieu, je les bénis de grand cœur, eux et leurs familles.

Ai fedeli di espressione inglese

I wish to welcome in a special way the members of the Auxiliary Lay Apostolate of the Passionist Retreat House and the Radio and Television Ministries in the United States. My cordial greeting also goes to the group of lawyers from Scotland and to the members of the International Catacombs Society. And I am especially happy to offer warm greetings to the group of pilgrims from Thailand. Upon all the English-speaking visitors and pilgrims, particularly those from England, Scotland, Denmark, Thailand and the United States, I invoke God’s choicest blessings.

Ai pellegrini di espressione spagnola

Dirijo ahora mi más cordial saludo de bienvenida a todos los peregrinos y visitantes de lengua española.

En particular a los sacerdotes, religiosos y religiosas aquí presentes, a quienes aliento en su trabajo apostólico y animo a una entrega generosa a Cristo y a los hermanos.

Me es grato saludar también a los participantes en los Cursos de Dirección organizados por el Centro Internacional de Turín. Así como la peregrinación de las Residencias de Ancianos de las Misioneras del Pilar (Zaragoza); a los peregrinos de Lloret de Mar, a las alumnas del Colegio de “San Luis de los Franceses” y a las representantes de la Comisión del Estado Mayor.

A todas las personas, familias y grupos procedentes de los diversos Países de América Latina y de España imparto con afecto la Bendición Apostólica.

Ai pellegrini polacchi

Serdecznie pozdrawiam wszystkich obecnych na tej audiencji pielgrzymów z Polski. W szczególności witam i pozdrawiam księdza biskupa Juliana Groblickiego z Krakowa oraz wszystkie grupy: pielgrzymkę jubileuszową rodziny pallotyńskiej na 150-lecie istnienia i pracy apostolskiej pallotynów; pielgrzymów z parafii św. Wojciecha w Krakowie, Bronowicach Małych; z parafii Biskupice; z parafii Strumiany, archidiecezja krakowska; pielgrzymów z Klubu Inteligencji Katolickiej przy kościele w Nowej Hucie w Mogile - ojcowie cystersi; pielgrzymów lekarzy i farmaceutów z diecezji gdańskiej z księdzem biskupem Zygmuntem Pawłowiczem; pielgrzymów polskiego duszpasterstwa katolickiego Matki Boskiej Częstochowskiej w Berlinie Zachodnim; kolejarzy z Gdańska i Olszstyna oraz uczestników grup turystycznych PTTK, Amicizia, Orbis, Turysta. Wszystkich serdecznie pozdrawiam w imię Tróicy Przenajświętszej: Ojca, Syna i Ducha świętego, albowiem Trójca, Bóg Trójjedny jest tematem naszych katechez w tym okresie . . . Pragnę wszystkich obecnych serdecznie pozdrowić i przekazać wam i przez was błogosławieństwo wszystkim drogim braciom i siostrom w całej naszej Ojcźyznie.

Ai fedeli italiani

Saluto cordialmente i gruppi di lingua italiana qui presenti, e in particolare il gruppo della parrocchia “Gesù nostra Riconciliazione” di Rimini, presenti insieme col Vescovo e il Sindaco della città.

La vostra chiesa sorge su un’area nella quale si svolge l’annuale “Meeting internazionale per l’amicizia dei popoli”, a uno dei quali intervenni io stesso qualche anno fa.

L’augurio che vi rivolgo, cari fratelli, è che la nuova chiesa che state costruendo sia l’espressione e il simbolo di una sempre rinnovata speranza e di un’indefettibile volontà che hanno per oggetto l’avvento di quella giustizia tra i popoli che vi sono garantite dal Vangelo di Gesù Cristo. La sua grazia e la sua benedizione sostenga i vostri programmi e i vostri lavori!

Ai giovani

Carissimi giovani!

Lieto per la vostra sempre gradita presenza, vi rivolgo un affettuoso saluto. In questo incontro desidero ricordarvi la figura di padre Tito Brandsma, che domenica scorsa ho solennemente dichiarato “beato”, ed esortarvi a leggerne la biografia, che sarà di grande aiuto per la vostra formazione. Egli morì il 26 luglio 1942 nel campo di sterminio di Dachau, dopo terribili sofferenze, martire della Verità, che aveva coraggiosamente sostenuto e difeso. Invocatelo nelle vostre difficoltà! Imparate sul suo esempio ad essere anche voi fermi nella fede e coraggiosi nella speranza! Vi benedico tutti di cuore!

Agli ammalati

Carissimi malati!

Anche a voi rivolgo in modo speciale la mia parola di saluto, di riconoscenza per la partecipazione a questa udienza, di comprensione e di augurio per la vostra sofferenza. Voi mi siete continuamente presenti nel pensiero e nella preghiera; e desidero incoraggiarvi ad un sempre più profondo e paziente amore a Dio, citando ciò che scriveva il beato Tito Brandsma, che fu un dinamico giornalista ma anche un mistico profondo: “Considera la vita come una “Via crucis”, ma prendi la croce sulle spalle con gioia e coraggio, perché con la sua grazia Gesù l’ha resa leggera”. L’eroismo del suo martirio, accettato con amore, sia per voi di conforto e di stimolo alla santificazione. Vi accompagni la mia benedizione.

Agli sposi novelli

Carissimi sposi novelli!

Ricevete anche il mio saluto più cordiale, insieme con l’augurio e la benedizione per la nuova vita, che avete iniziato con il sacramento del matrimonio. Il Signore rimanga sempre con voi con la sua parola illuminatrice e con la sua grazia! Padre Tito Brandsma, così inserito nelle vicende e nei problemi del suo tempo, e tuttavia così alto nella sua spiritualità, è maestro ed esempio anche per voi, immersi nelle quotidiane preoccupazioni. La convinzione della presenza di Dio negli avvenimento della storia e la totale fiducia del suo amore lo accompagnarono durante tutta la sua vita, e specialmente nel duro periodo della prigionia. Imparate da lui ad essere perseveranti nella bontà, nella pazienza, nella carità e soprattutto nella confidenza in colui che vi ha uniti per sempre mediante il sacramento. E vi confortino anche il mio affetto e la mia benedizione.


Dolore e condanna per l'uccisione di due missionari

Profondo dolore e ferma condanna per l’uccisione in Mozambico di due missionari gesuiti sono espressi dal Santo Padre durante l’udienza generale. Queste le parole di Giovanni Paolo II.

Ho appreso con profonda pena la dolorosa notizia dell’uccisione in Mozambico di due religiosi gesuiti: il padre Silvio Moreira, portoghese, e il padre João De Deus Gonçalves Kamtedza, mozambicano.

La loro vita è stata stroncata il 30 ottobre scorso vicino alla loro casa, nella missione di Lefidzi, diocesi di Tete.

Si ignora chi siano i responsabili di questo efferato crimine, che suscita riprovazione e condanna nell’animo di ogni persona retta.

Innalziamo al Signore una fervida preghiera per le anime di questi testimoni di Cristo e per tutti i missionari, esposti a tanti rischi nell’adempimento del loro dovere. Questo drammatico episodio ci spinga a rafforzare il nostro impegno cristiano a favore della pace, della giustizia e della riconciliazione tra gli uomini.

 

© Copyright 1985 - Libreria Editrice Vaticana

MARIOCAPALBO
00giovedì 4 aprile 2013 09:52
Lo Spirito attraverso Cristo ci guida all'incontro col Padre

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 13 novembre 1985

 

1. “Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti”.

Ci serviamo anche oggi, in apertura della catechesi sullo Spirito Santo, così come abbiamo fatto parlando del Padre e del Figlio, della formulazione del Simbolo niceno-costantinopolitano, secondo l’uso invalso nella liturgia latina.

Nel IV secolo i Concili di Nicea (325), Costantinopoli (381) hanno contribuito alla precisazione dei concetti comunemente utilizzati per presentare la dottrina sulla Santissima Trinità: un unico Dio, che è, nell’unità della sua divinità, Padre, Figlio e Spirito Santo. La formulazione della dottrina sullo Spirito Santo proviene in particolare dal menzionato Concilio di Costantinopoli.

2. La Chiesa confessa perciò la propria fede nello Spirito Santo con le parole sopra citate. La fede è la risposta all’autorivelazione di Dio: egli ha fatto conoscere se stesso “per mezzo dei profeti e ultimamente . . . per mezzo del Figlio” (Eb 1, 1). Il Figlio, che ci ha rivelato il Padre, ha fatto conoscere anche lo Spirito Santo. “Quale il Padre, tale il Figlio, tale lo Spirito Santo”, proclama il Simbolo Quicumque, del V secolo. Quel “tale” viene spiegato dalle parole del Simbolo che seguono, e vuol dire: “increato, immenso, eterno, onnipotente . . . non tre onnipotenti, ma un unico onnipotente: così Dio Padre-Dio Figlio-Dio Spirito Santo . . . Non esistono tre dèi, ma un unico Dio”.

3. È bene iniziare con la spiegazione della denominazione Spirito-Spirito Santo. La parola “spirito” appare fin dalle prime pagine della Bibbia: “. . . e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque” (Gen 1, 2), è detto nella descrizione della creazione. Spirito traduce l’ebraico “ruah”, che equivale a respiro, soffio, vento, ed è reso in greco con “pneuma” da “pneo”, in latino con “spiritus” da “spiro”. L’etimologia è importante, perché, come vedremo, aiuta a spiegare il senso del dogma e suggerisce il modo di comprenderlo.

La spiritualità è attributo essenziale della Divinità: “Dio è Spirito . . .” - ha detto Gesù Cristo nel colloquio con la Samaritana (Gv 4, 24) (in una delle catechesi precedenti si è parlato di Dio come spirito infinitamente perfetto). In Dio “spiritualità” vuol dire non solo somma ed assoluta immaterialità, ma anche atto puro ed eterno di conoscenza e di amore.

4. La Bibbia, e specialmente il Nuovo Testamento, parlando dello Spirito Santo, non si riferisce all’Essere stesso di Dio, ma a Qualcuno che è in un rapporto particolare con il Padre e il Figlio. Sono numerosi i testi, specie nel Vangelo di San Giovanni, che mettono in evidenza questo fatto: in modo speciale i passi del discorso dell’addio di Cristo Signore, il giovedì prima della Pasqua, durante l’ultima cena.

Nella prospettiva del commiato dagli apostoli Gesù annunzia loro la venuta di un “altro Consolatore”. Dice così: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità . . .” (Gv 14, 16). “Ma il Consolatore lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa” (Gv 14, 26). L’invio dello Spirito Santo, che Gesù chiama qui “Consolatore”, verrà mandato dal Padre nel nome del Figlio. Questo invio viene poco dopo maggiormente esplicitato da Gesù stesso: “Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza . . .” (Gv 15, 26).

Dunque, lo Spirito Santo che procede dal Padre, verrà mandato agli apostoli e alla Chiesa sia dal Padre nel nome del Figlio, sia dal Figlio una volta tornato al Padre.

Poco oltre Gesù dice ancora: “Egli [lo Spirito di Verità] mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l’annunzierà” (Gv 16, 14-15).

5. Tutte queste parole, come anche gli altri testi che troviamo nel Nuovo Testamento, sono estremamente importanti per la comprensione dell’economia della salvezza. Esse ci dicono chi è lo Spirito Santo in rapporto al Padre e al Figlio: possiedono cioè un significato trinitario: dicono non solo che lo Spirito Santo viene “mandato” dal Padre e dal Figlio, ma anche che egli “procede” dal Padre.

Tocchiamo qui delle questioni che hanno un’importanza chiave nell’insegnamento della Chiesa sulla Santissima Trinità. Lo Spirito Santo viene mandato dal Padre e dal Figlio dopo che il Figlio, compiuta la sua missione redentrice, è entrato nella sua gloria (cf. Gv 7, 39; 16, 7), e queste “missioni” decidono di tutta l’economia della salvezza nella storia dell’umanità.

Queste “missioni” comportano e rivelano le “processioni” che sono in Dio stesso. Il Figlio procede eternamente dal Padre come da lui generato e ha assunto nel tempo una natura umana per la nostra salvezza. Lo Spirito Santo, che procede dal Padre e dal Figlio, si è manifestato dapprima nel Battesimo e nella Trasfigurazione di Gesù, e poi nel giorno della Pentecoste sui suoi discepoli; egli abita nei cuori dei fedeli con il dono della carità.

Ascoltiamo perciò l’ammonimento dell’apostolo Paolo: “Non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione” (Ef 4, 30). Lasciamoci guidare da lui. Egli ci guida sulla “strada” che è Cristo verso l’incontro beatificante col Padre.


Ai fedeli di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

Je salue tous ceux qui ont tenu à être présents à cette audience. J J’ai noté, entre autres, les marins français du bâtiment de la Marine nationale “L’Agenais”, de passage auprès de Rome; puis les membres du groupe de recherche archéologique “Via Aurelia” de Nice-Antibes, à la recherche de vestiges étrusques dans cette région. Je sais que vous en profiterez aussi pour mieux connaître les témoignages merveilleux de l’art et de la foi chrétienne.

A tous les pèlerins et à leurs proches, je donne de grand cœur ma Bénédiction Apostolique.

Ai pellegrini di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I wish to offer a special welcome to the students and teachers of the Loyola University Rome Center. I also extend cordial greetings to the group of Knights and Ladies of the Equestrian Order of the Holy Sepulchre of Jerusalem, praying that the Lord will sustain them in all the generous efforts of their important ecclesial apostolate.

* * *

Is a joy to welcome the group of formation personnel of the Missionaries of Our Lady of La Salette. You are known for your special love of Mary, the Mother of God. I pray that, like Our Lady, you will always be attentive to God’s word and eager to bring it to fruition in your hearts and in your service to others.

* * *

I also wish to greet the participants in the Fifty-ninth Session of the Executive Committee of Caritas Internationalis. The contribution which Caritas is making in the Church today richly deserves recognition and praise. The work of charity and fraternal service is a vital part of the Church’s mission of proclaiming the Gospel. And Caritas carries out a most important role in this mission by encouraging and animating the many programmes and organizations of charity in the Church, particularly those on the diocesan level. Be assured of my pastoral interest and prayerful support in all your hopes and endeavours. As the Psalmist prays: May the Lord prosper the work of your hands.

To all the English-speaking visitors and pilgrims goes my special Apostolic Blessing.

Ai fedeli di lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Herzlich grüße ich mit dieser kurzen Betrachtung alle anwesenden deutschsprachigen Pilger und Besucher; unter ihnen besonders die Teilnehmer der Romreise der Fischerchöre und die Gruppe von Lesern der Zeitschrift ”Funk Uhr“. Mit der Bitte um reiche Gaben des Heiligen Geistes erteile ich euch allen von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai fedeli di lingua spagnoli

Queridos hermanos y hermanas,

Deseo saludar ahora a los peregrinos de lengua española, venidos de España y de América Latina. De modo especial, a las Religiosas de María Inmaculada, que están realizando en Roma un curso de renovación. Que vuestra permanencia junto a la Sede de Pedro os ayude a vivir la universalidad de la Iglesia y a testimoniarla allí donde seáis enviadas a ejercer vuestro apostolado.

* * *

Saludo igualmente a la delegación de Oficiales y Suboficiales de la Armada de Venezuela. Vuestra presencia me hace recordar con vivo aprecio la visita pastoral a vuestro País; os aliento a servirlo con respeto total a cada uno de sus ciudadanos.

* * *

No puede faltar mi saludo al grupo mexicano aquí presente, acompañado por un conjunto folklórico: llevad el afecto del Papa y su recuerdo en la oración a vuestros hermanos de México, especialmente a los que tanto han sufrido y todavía sufren las consecuencias del reciente terremoto.

A todos vosotros, peregrinos de lengua española, os imparto de corazón la Bendición Apostólica.

Ai fedeli polacchi

Pozdrawiam serdecznie wszystkich rodaków, poczynając od księży biskupów: ks. bpa Groblickiego, ks. bpa Mazura, ks. bpa Wosińskiego, ks. bpa Domina, ks. bpa Szymeckiego. Wszystkich serdecznie pozdrawiam. Z kolei pielgrzymów z parafii Biały Prądnik w Krakowie; z parafii Narodzenia Matki Bożej w Żywcu; pielgrzymkę katedralną z Tarnowa; z parafii św. Jacka z Piotrkowa Trybunalskiego, diecezja łódzka; pielgrzymów z diecezji siedleckiej, podlaskiej, z księdzem Biskupem Ordynariuszem; kapłanów archidiecezji gnieźnieńskiej; prócz tego grupy kolejarzy z Wrocławia i Częstochowy; członków Towarzystwa Przyjaźni Polski-Indyjskiej; alpinistów z Klubu Turystyki Górskiej wracających z Himalajów; raz jeszcze kolejarzy z Lublina, Łaz koło Zawiercia oraz Mińska Mazowieckiego i Warszawy (Bogu dzięki, kolejarze są częstymi gośćmi papieskimi): wreszcie uczestników grup turystycznych PTTK, Amicizia i Turysty . . . Raz jeszcze pozdrawiam pielgrzymów przybyłych z mojej Ojczyzny, równocześnie za waszym pośrednictwem wszystkich w Ojczyźnie i gdziekolwiek znajdują się na świecie: wasze rodziny, wasze parafie, wasze diecezje, wszystkie wspólnoty, w których żyiecie i pracujecie.

Ai fedeli di lingua italiana

Rivolgo un cordiale pensiero ai fedeli di lingua italiana e in particolare porgo un affettuoso saluto al gruppo di sacerdoti provenienti da varie parti d’Italia per partecipare ad un corso di esercizi spirituali presso il movimento Fac “Centro Nazareth” di Roma.

Carissimi, vi auguro che questa vostra importante pausa di preghiera e di riflessione sia feconda di stimoli per approfondire sempre il significato autentico del carisma e del ministero sacerdotale e per vivere in maniera sempre più degna e generosa la grazia della vostra vocazione.

Avvaloro di cuore questi miei voti con la mia preghiera e con una speciale benedizione.

* * *

Un particolare saluto desidero porgere anche ai numerosi fedeli della parrocchia di Maria Santissima del Rosario in Rocca di Capri Leone, diocesi di Patti, che sono venuti in pellegrinaggio a Roma per chiedere la benedizione del Papa sul progetto della loro nuova chiesa parrocchiale.

Rivolgo il mio saluto al vostro zelante Vescovo, e a voi tutti che siete qui presenti in rappresentanza di tutti i fedeli di Rocca di Capri Leone. Auspico di cuore che la nuova chiesa sia il simbolo e il segno della vostra fede cristiana, sincera e coerente.

Vi accompagna la mia benedizione apostolica.

Ai giovani

Desidero rivolgere ora, come di consueto, il mio speciale saluto e il mio affettuoso incoraggiamento a tutti i ragazzi e i giovani che rallegrano con la loro esuberante giovinezza questo incontro.

Carissimi, vi ringrazio per questa vostra significativa presenza, con la quale volete testimoniare le vostre aspirazioni e vivere secondo i principi della fede cristiana. So che molti di voi sono studenti che hanno già ripreso in pieno l’attività scolastica: siate alunni diligenti e impegnatevi a fondo nel vostro lavoro, che è molto prezioso perché vi prepara alla vita. Il vostro sforzo miri non solo al necessario sapere umano, ma anche alla crescita della dottrina della fede, cioè dell’istruzione religiosa, delle cose necessarie all’anima. In questo campo il maestro è Gesù, il quale per mezzo del Vangelo e dei sacerdoti che vi educano alla fede parla al vostro cuore e vi istruisce alle verità eterne. Mettetevi alla scuola del Signore con grande docilità ed egli farà di voi dei veri discepoli del regno di Dio. Con questi voti nel cuore vi benedico.

Agli ammalati

Anche a voi ammalati giunga la mia particolare parola di benevolenza e di predilezione. So benissimo che la vostra vita non è facile, né confortata da consolazioni umane. Tutto questo però non deve essere motivo di scoraggiamento e di avvilimento, perché le cose di questo mondo sono passeggere, mentre quelle spirituali sono eterne: col vostro dolore voi guadagnate frutti per l’eternità e contribuite alla grande causa della salvezza degli uomini, per i quali Cristo è morto sulla croce. Il vostro sacrificio quindi non è vano, ma è fonte di meriti davanti a Dio. Sappiate abbracciare con questa fede il vostro patire e il Signore non vi farà mancare la forza e la ricompensa celeste. Anch’io vi sarò sempre vicino con la mia preghiera e con la mia benedizione.

Agli sposi novelli

Un saluto cordiale porgo pure agli sposi novelli, ai quali esprimo il mio ringraziamento per aver voluto dare inizio alla loro vita familiare con la benedizione del Papa. È questo un nobile atto che merita apprezzamento perché rivela sentimenti cristiani.

Cari sposi, vi assicuro la mia preghiera affinché le vostre nuove famiglie siano sempre aperte ai valori dello spirito. In tal modo il vostro amore non invecchierà giammai, ma rimarrà sempre giovane, schietto e forte. Vi accompagni la mia benevolenza e la mia benedizione.

 

© Copyright 1985 - Libreria Editrice Vaticana

MARIOCAPALBO
00giovedì 4 aprile 2013 09:53
Lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio come «soffio d'amore»

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 20 novembre 1985

 

1. Nell’ultima catechesi abbiamo concentrato la nostra attenzione sullo Spirito Santo, riflettendo sulle parole del Simbolo niceno-costantinopolitano secondo la forma in uso nella liturgia latina: “Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti”.

Lo Spirito Santo viene “mandato” dal Padre e dal Figlio, come anche da loro “procede”. Per questo viene chiamato “lo Spirito del Padre” (cf. Mt 10, 20; 1 Cor 2, 11; Gv 15, 26), ma anche “lo Spirito del Figlio” (Gal 4, 6), o “lo Spirito di Gesù” (At 16, 7), poiché è Gesù stesso a mandarlo (cf. Gv 15, 26). Perciò la Chiesa latina confessa che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio (“qui a Patre Filioque procedit”), e quelle ortodosse proclamano che lo Spirito Santo procede dal Padre per mezzo del Figlio. E procede “per via di volontà”, “nel modo dell’Amore” (“per modum amoris”), il che è “sententia certa”, cioè dottrina teologica comunemente accettata nell’insegnamento della Chiesa e quindi sicura e vincolante.

2. Questa convinzione trova conferma nell’etimologia del nome “Spirito Santo”, a cui ho accennato nella catechesi precedente: Spirito, “spiritus”, “pneuma”, “ruah”. Partendo da tale etimologia si descrive “la processione” dello Spirito dal Padre e dal Figlio come “spirazione”: “spiramen”, soffio d’Amore.

Questa spirazione non è generazione. Solo il Verbo, il Figlio, “procede” dal Padre per eterna generazione. Dio, che eternamente conosce se stesso e tutto in se stesso, genera il Verbo. In questa eterna generazione, che avviene per via intellettuale (“per modum intellegibilis actionis”), Dio, nell’assoluta unità della sua natura, cioè della sua divinità, è Padre e Figlio. “È”, e non: “diventa”, lo “è” eternamente, “È” sin dall’inizio e senza inizio. Sotto questo aspetto la parola “processione” deve essere intesa correttamente: senza alcuna connotazione propria di un “divenire” temporale. Lo stesso vale per la “processione” dello Spirito Santo.

3. Dio dunque mediante la generazione, nell’assoluta unità della divinità, è eternamente Padre e Figlio. Il Padre generante ama il Figlio generato, e il Figlio ama il Padre di un amore che si identifica con quello del Padre. Nell’unità della Divinità l’amore è da un lato paterno e dall’altro filiale. Al tempo stesso il Padre e il Figlio non solo sono uniti da quel vicendevole amore come due Persone infinitamente perfette, ma la loro mutua compiacenza, il loro reciproco Amore procede in loro e da loro come persona: il Padre e il Figlio “spirano” lo Spirito d’Amore a loro consostanziale. In questo modo Dio, nell’assoluta unità della sua Divinità è da tutta l’eternità Padre, Figlio e Spirito Santo.

Il simbolo Quicumque proclama: “Lo Spirito Santo non è fatto né creato, né generato, ma procedente dal Padre e dal Figlio”. E la “processione” è “per modum amoris” come s’è detto. Per questo i Padri della Chiesa chiamano lo Spirito Santo: “Amore, Carità, Dilezione, Vincolo d’amore, Bacio d’amore”. Tutte queste espressioni testimoniano del modo di “procedere” dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio.

4. Si può dire che Dio nella sua vita intima “è amore” che si personalizza nello Spirito Santo, Spirito del Padre e del Figlio. Lo Spirito viene anche chiamato Dono.

Nello Spirito infatti, che è l’Amore, si trova la fonte di ogni elargizione, che ha in Dio il suo inizio, nei riguardi delle creature: l’elargizione dell’esistenza per il tramite della creazione, l’elargizione della grazia mediante tutta l’economia della salvezza.

Alla luce di questa teologia del Dono trinitario comprendiamo meglio le parole degli Atti degli apostoli “. . . riceverete il dono dello Spirito Santo” (At 2, 38). Sono le parole con cui il Cristo si congeda definitivamente dai suoi cari, andando al Padre. In questa luce comprendiamo anche le parole dell’Apostolo: “l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5, 5).

Concludiamo dunque la nostra riflessione invocando con la liturgia: “Veni, Sancte Spiritus”, “Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore”.


Ad un folto gruppo di pellegrini provenienti dal Giappone

Sia lodato Gesù Cristo!

Dilettissimi pellegrini della diocesi di Gojo, voi siete venuti qui a Roma per incontrarmi, proprio dalla estrema parte del nord-Giappone. Vi ringrazio di cuore e vi auguro che le vostre preghiere, per l’intercessione della Madonna, portino molti frutti nell’isola di Hokkaido.

Con questo augurio vi imparto con tutto l’affetto paterno la mia benedizione apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!

Ai fedeli di lingua italiana

Desidero rivolgere un cordiale e affettuoso saluto a tutti i pellegrini di lingua italiana, singoli o a gruppi, presenti a questo incontro, e in particolare:

- ai membri del Capitolo generale dell’Ordine dei Chierici Regolari Teatini, guidati dal nuovo preposito generale, il padre Eugenio Julio Gomez, cui va il mio fervido pensiero augurale;

- al gruppo degli studenti dell’Istituto Teologico “Don Orione”, provenienti dall’Uruguay, dalla Gran Bretagna e dall’Italia, ai quali auspico una seria e serena preparazione spirituale e culturale nel carisma del loro fondatore, l’eroe della carità, il beato Luigi Orione;

- ai membri del “Comitato per la lotta contro i tumori” (CALCIT) di Arezzo e agli alunni delle scuole della medesima provincia, a cui va il mio plauso per il loro senso di solidarietà e per il loro spirito di generosità nelle varie iniziative, finalizzate alla raccolta di fondi per l’acquisto di apparecchiature specializzate per la diagnosi e la cura delle malattie tumorali;

- e, infine, al gruppo degli Allievi ufficiali di complemento del 120° Corso della Scuola del Genio, a quelli della Scuola di trasporti e materiali e ai militari del battaglione “Casilina”, che partecipano a questa udienza insieme ai rispettivi comandanti e al cappellano militare, ai quali indirizzo un sincero saluto.

A voi tutti rivolgo una parola di esortazione e di incoraggiamento affinché offriate sempre con gioia e impegno una chiara testimonianza del messaggio di Gesù nella nostra vita.

La mia benedizione apostolica confermi tali voti.

Ai giovani

Carissimi giovani! A voi ora io voglio rivolgere il mio saluto e il mio benvenuto. Il presente anno liturgico sta ormai per concludersi con la imminente solennità, domenica prossima, di Gesù Cristo Re. Questa festa celebra il trionfo finale di Cristo su tutte le potenze del male, “quando - come dice san Paolo (1 Cor 15, 24) - egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza”.

Siate sempre anche voi a fianco di Gesù Signore in questa lotta, nobile e spirituale, per la liberazione dell’uomo da ogni male e per far sì che il mondo e l’universo, creati da Dio, ritornino in pienezza sotto la signoria del loro sapiente Creatore. Vi sono accanto in tale vostro impegno con la mia benedizione apostolica.

Agli ammalati

Carissimi malati qui presenti, il mio beneaugurante pensiero va ora a voi, che, con non piccolo sacrificio certamente, avete voluto vedere il Papa e sentire la sua parola. Grazie per la vostra presenza! Sapete quanto mi siete di conforto. Voi ora più di altri siete particolarmente vicini a Gesù sofferente. Voi state collaborando con lui per l’avvento di quel suo finale trionfo che celebreremo, nella speranza, domenica prossima. Mettetevi a totale disposizione di Gesù Signore e Re. Se con lui patirete, con lui vincerete.

Anch’io mi unisco a voi, col peso del mio ministero, in quest’opera di redenzione del mondo, per sottomettere, con Cristo, al Padre ogni cosa e perché - come dice san Paolo - “Dio sia tutto in tutti” (1 Cor 15, 28). La mia affettuosa benedizione vi accompagni e vi sia di conforto.

Agli sposi novelli

Anche voi, carissimi sposi novelli, con la vostra scelta di vita compiuta davanti a Dio, vi siete impegnati a preparare quella vittoria finale di Cristo che ricapitolerà e concluderà tutto il corso della storia presente, liberandola del tutto dalla morte, dalla sofferenza e dal peccato. La vostra, infatti, è una scelta di vita e di fiducia nella potenza di Gesù risorto e Re dell’universo. Non lasciatevi impressionare se, a volte, quaggiù l’esito della lotta sembra incerto. Sono quelli invece i momenti nei quali più che mai dovete credere nella sua potenza, abbandonandovi alla sua guida e seguendo il suo esempio. La famiglia cristiana è un preannuncio del regno di Dio. Impegnatevi a vivere sempre con gratitudine il dono che avete ricevuto. La mia cordiale benedizione vi sia di aiuto e vi sostenga nel cammino.

Per la Giornata «Pro Orantibus»

Domani, 21 novembre, memoria liturgica della Presentazione della Beata Vergine Maria, si celebrerà in tutta l’Italia la Giornata annuale “Pro Orantibus”, cioè per tutti i fratelli e le sorelle di vita contemplativa che, mediante la solitudine, il silenzio, la continua preghiera e l’intensa penitenza, offrono alla Chiesa e alla società la splendida testimonianza del primato dello spirituale (cf. Perfectae caritatis, 7).

I cristiani non possono rimanere indifferenti di fronte a loro, che vivono in clausura non per sfuggire alle responsabilità del mondo, ma per essere nel mondo testimoni della più profonda unione a Cristo; tanto più che, in pochi monasteri d’Italia e fuori, essi si trovano al presente in una situazione di grande indigenza. È quindi doveroso che la comunità ecclesiale non faccia mancare la propria concreta solidarietà e il proprio efficace aiuto per assicurare ad essi la sopravvivenza e la continuità del loro silenzioso, fecondo e insostituibile apostolato.

 

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MARIOCAPALBO
00giovedì 4 aprile 2013 09:54
Unità e distinzione nell'eterna comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 27 novembre 1985

 

1. “Unus Deus Trinitas . . .”.

In questa concisa formula il Sinodo di Toledo (675) ha espresso, sulla scorta dei grandi Concili riuniti nel IV secolo a Nicea e a Costantinopoli, la fede della Chiesa in Dio Uno e Trino.

Ai nostri giorni Paolo VI nel “Credo del popolo di Dio” ha dato espressione alla stessa fede con parole, che abbiamo già riportato durante le catechesi precedenti: “I mutui vincoli, che costituiscono eternamente le tre Persone, le quali sono ciascuna l’unico e identico Essere divino, sono la beata vita intima di Dio Santissimo, infinitamente al di là di tutto ciò che noi possiamo concepire secondo l’umana misura” (Insegnamenti di Paolo VI, VI [1968] 303).

Dio è ineffabile e incomprensibile, Dio è nella sua essenza un inscrutabile mistero, la cui verità abbiamo cercato di illustrare nelle precedenti catechesi. Di fronte alla Santissima Trinità, nella quale si esprime la vita intima del Dio della nostra fede, occorre ripeterlo e constatarlo con una forza di convinzione ancora maggiore. L’unità della divinità nella Trinità delle Persone è davvero un mistero ineffabile e inscrutabile! “Se lo comprendi non è Dio”.

2. Perciò Paolo VI prosegue nel testo sopra citato dicendo: “Intanto rendiamo grazie alla Bontà divina per il fatto che moltissimi credenti possono attestare con noi, davanti agli uomini, l’unità di Dio pur non conoscendo il mistero della Santissima Trinità” (Ivi).

La santa Chiesa nella sua fede trinitaria si sente unita a tutti coloro che confessano l’unico Dio. La fede nella Trinità non scalfisce la verità dell’unico Dio: ne mette invece in evidenza la ricchezza, il contenuto misterioso, l’intima vita.

3. Questa fede ha la sua fonte - l’unica fonte - nella rivelazione del Nuovo Testamento. Soltanto mediante questa rivelazione è possibile conoscere la verità su Dio Uno e Trino. Questo e infatti uno di quei “misteri nascosti in Dio, che - come dice il Concilio Vaticano I - se non sono rivelati, non possono essere conosciuti” (Conc. Vat. I, Dei Filius, “De fide cath.”, IV).

Il dogma della Santissima Trinità nel cristianesimo è stato sempre considerato un mistero: il più fondamentale e il più inscrutabile. Gesù Cristo stesso dice: “Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Mt 11, 27).

Come insegna il Concilio Vaticano I: “I divini misteri per natura loro superano l’intelletto creato così che, pur consegnati mediante la rivelazione e accolti dalla fede, rimangono tuttavia coperti dal velo della stessa fede e avvolti da una sorta di oscurità, finché in questa vita mortale “siamo in esilio lontano dal Signore, camminiamo nella fede e non ancora in visione” (2 Cor 5, 6-7)” (Conc. Vat. I, Dei Filius, “De fide cath.”, IV).

Questa affermazione vale in modo particolare per il mistero della Santissima Trinità: anche dopo la Rivelazione esso rimane il più profondo mistero della fede, che l’intelletto da solo non è in grado di comprendere né di penetrare. Lo stesso intelletto invece, illuminato dalla fede, può in certo modo afferrare e spiegare il significato del dogma. E può così avvicinare all’uomo il mistero dell’intima vita del Dio Uno e Trino.

4. Nella realizzazione di quest’opera eccelsa - sia mediante il lavoro di molti teologi e prima di tutto dei Padri della Chiesa, sia mediante le definizioni dei Concili - si è dimostrato particolarmente importante e fondamentale il concetto di “persona” come distinto da quello di “natura” (o essenza). Persona è colui o colei che esiste come essere umano concreto, come individuo che possiede l’umanità, cioè la natura umana. La natura (l’essenza) è tutto ciò per cui quel che concretamente esiste è ciò che è. Così, ad esempio, quando parliamo di “natura umana”, indichiamo ciò per cui ogni uomo è uomo, con le sue componenti essenziali e con le sue proprietà.

Applicando questa distinzione a Dio, constatiamo l’unità della natura, cioè l’unità della Divinità, la quale appartiene in modo assoluto ed esclusivo a Colui che esiste come Dio. Al tempo stesso - sia alla luce del solo intelletto sia, e ancor più, a quella della Rivelazione - nutriamo la convinzione che egli è un Dio personale. Anche a coloro ai quali non è giunta la rivelazione dell’esistenza in Dio di tre Persone, il Dio creatore deve apparire come un Essere personale. Essendo infatti la persona ciò che vi è di più perfetto al mondo (“id quod est perfectissimum in tota natura”: San Tommaso, Summa theologiae, I, q. 29, a. 3), non si può non attribuire questa qualifica al Creatore, pur nel rispetto della sua infinita trascendenza (cf. Ivi, in c. e ad 1m). Proprio per questo le religioni monoteiste non cristiane comprendono Dio come persona infinitamente perfetta e assolutamente trascendente rispetto al mondo.

Unendo la nostra voce a quella di ogni altro credente, eleviamo anche in questo momento il nostro cuore al Dio vivente e personale, l’unico Dio che ha creato i mondi e che è all’origine di tutto quello che è buono, bello e santo. A Lui la lode e la gloria nei secoli.


Ai fedeli di lingua francese

Je salue les dirigeants de l’Union cycliste internationale réunis en Congrès. Tout le monde reconnaît le caractère bénéfique de ce sport, là où il peut être pratiqué, pour l’équilibre du corps et l’entraînement à une certaine endurance. Comment ne pas souhaiter aussi que les compétitions se maintiennent au niveau d’une émulation saine, loyale et pacifique entre personnes, entre équipes solidaires, entre nations?

Sur le plan spirituel, je suis heureux d’accueillir aussi les représentants du Mouvement pour un monde meilleur.

Je recommande à Dieu les intentions de tous les pèlerins présents à cette audience et je les bénis de grand cœur.

Ai pellegrini di espressione inglese

I wish to extend a warm welcome to the Christian Brothers attending a renewal course in Rome. In these days of prayer, rest and study, the Lord is inviting you to draw closer to his Sacred Heart, to be refreshed in soul, mind and body. May you experience an ever deeper sense of gratitude for your vocation to the Religious life and be strengthened in your desire to bear witness to Christ.

* * *

And I offer cordial greetings to all the English-speaking visitors and pilgrims, in particular those coming from Sweden, Denmark, South Africa, Korea and the United States.

May the Lord bless you all with his joy and his peace.

Ai fedeli di lingua tedesca

Mit dieser Einladung zum Lobpreis Gottes verbinde ich zugleich einen herzlichen Willkommensgruß an alle deutschsprachigen Audienzteilnehmer. Ich grüße die genannten Gruppen und jeden einzelnen von euch in der innigen Verbundenheit des gemeinsamen Glaubens und unserer Liebe zu Christus und seiner Kirche. Mit besten persönlicher Wünschen erteile ich euch und euren Lieben daheim von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai pellegrini di lingua spagnola

Deseo ahora presentar mi más cordial saludo a todos los peregrinos y visitantes de lengua española.

Especialmente saludo a los sacerdotes, religiosos y religiosas; en particular, a las Hermanas de la Compañía de Santa Teresa de Jesús, que están realizando su tercera probación.

A todos os exhorto a elevar fervientes plegarias a Dios Nuestro Padre para que mediante la efusión de su Espíritu, conceda abundantes frutos a los trabajos del Sínodo Extraordinario de los Obispos que se está celebrando en estos días.

Con mi afecto en el Señor, imparto de corazón a todas las personas, familias y grupos procedentes de España y de los diversos Países de América Latina la Bendición Apostólica.

Ad un gruppo proveniente dalla Jugoslavia

Saluto di cuore un gruppo di madri e di padri dalla Slovenia. Carissimi, le vostre famiglie siano chiese domestiche, luoghi di genuini valori e di focolari, in cui non si spenga mai il fuoco della preghiera. Benedico voi, tutti i vostri cari e tutte le famiglie slovene.

Ai fedeli polacchi

Pozdraviam w szczególności pielgrzymów z archidiecezji warszawskiej, z parafii Dobrego Pasterza w Krakowie, z parafii św. Jana Apostoła z Oleśnicy, archidiecezja wrocławska, grupę kolejarzy z Oświęcimia, a także z Chorzowa-Batery, oraz uczestników grup turystycznych Orbisu, PTTK, Turysta, Amicizia, PKS . . . Przekazując w skrócie to, co jest główną myślą dzisiejszej katechezy, równocześnie przekazuję także pozdrowienia i błogosławieństwo dla wszystkich moich rodaków tu obecnych i dla wszystkich, od których tutaj przychodzicie z Ojcyzny.

Ai gruppi italiani

Desidero ora salutare con affetto i principali gruppi di lingua italiana presenti all’udienza:

- i rettori dei santuari mariani d’Italia, venuti a Roma per il loro convegno annuale, per meditare sul tema “La preghiera mariana nei santuari a venti anni dal Concilio Vaticano II”;

- l’Associazione artigiani di Roma e provincia alla quale esprimo il mio compiacimento per la lunga e intensa sollecitudine spirituale con cui si è preparata a questo incontro e che incoraggio nel suo impegno di solidarietà verso i fratelli;

- i partecipanti al V incontro internazionale della pastorale per i circensi e i fieranti, guidati dall’Arcivescovo Monsignor Emanuele Clarizio e accompagnati dal Comitato esecutivo dell’Unione fieranti europei, impegnato a Roma per l’annuale assemblea;

- i membri dell’Associazione nazionale artisti lirici primari italiani, che ha come scopo la tutela dei diritti degli artisti del canto di nazionalità italiana;

- i nuovi consiglieri ecclesiastici dalla Confederazione Nazionale dei coltivatori diretti, partecipanti al Corso di sociologia e pastorale rurale, e i nuovi dirigenti degli uffizi del Patronato, presenti a questo incontro di formazione;

- gli operatori della Stazione trasmittente “Radiotelepace” della diocesi di Verona, che proprio oggi compie l’ottavo anno di servizio al Vangelo e alla Chiesa;

- i dirigenti della Federazione Italiana sport per handicappati che sono venuti, insieme con diciassette giovani atleti in carrozzella, per fare corona al signor Rick Hansen, il quale ha percorso a piedi il Canada per raccogliere fondi contro il cancro.

A questi gruppi e alle singole persone giunga la mia parola di apprezzamento per le attività svolte e di incoraggiamento a perseverare con impegno e generosità. A tutti l’assicurazione della mia preghiera.

Ai giovani

Carissimi giovani!

La nostra udienza di oggi avviene nell’ultima settimana dell’anno liturgico. Domenica prossima la Chiesa riprenderà il nuovo ciclo della celebrazione dei misteri cristiani con la prima domenica di Avvento.

Tale tempo dell’anno ci prepara al Natale, ma ci ricorda anche la venuta ultima e definitiva di Cristo. Ci ricorda, altresì, che Dio, presente nella nostra storia con la sua provvidenza, ci prepara a un incontro di salvezza con lui nell’eternità.

La Chiesa in questo tempo chiede a tutti un risveglio, un’attenzione nuova verso Dio che viene.

Sappiate anche voi, con tutta la Chiesa, rinnovare il vostro desideri di incontrare Dio, seguendo i misteri di Cristo. Riflettete sul vostro progetto di vita con cuore aperto e sincero, accettando l’invito del Signore a compiere passi nuovi, per raggiungere qualcosa di più nel vostro impegno di seguire Gesù Cristo.

La mia benedizione accompagni il vostro proposito.

Agli ammalati

Cari ammalati presenti a questa udienza.

Il pensiero dell’Avvento, con il suo messaggio di attesa per la venuta del Signore, sia per voi motivo di conforto. L’Avvento celebra il Dio della speranza, e a Natale si esalta il compimento della promessa. Il Figlio di Dio viene nella nostra carne; ciò significa che egli si fa vicino al nostro dolore e alla nostra povertà.

Sappiate cogliere il dono intenso della speranza che nasce dall’Avvento, affidandovi a Dio nella sofferenza con grande fiducia nell’amore di Gesù Cristo. Nella vostra preghiera e nella sofferenza abbiate presenti le necessità della Chiesa in questo particolare momento del Sinodo straordinario dei Vescovi.

Vi conforti la mia benedizione apostolica.

Agli sposi novelli

Ed ora un saluto a tutti voi, sposi novelli.

Nella celebrazione dell’Avvento la Chiesa mette in risalto la relazione e la cooperazione di Maria al mistero della Redenzione. La nostra fede si avvicina al mistero della maternità divina della Madonna. Maria diviene così modello di ogni madre.

Sappiate anche voi, come Maria santissima, conservare nel cuore ogni parola (Lc 2, 19. 51) che la fede vi ispira nei riguardi della vita incipiente.

Vi benedico tutti, bene augurando per la vostra felicità e per la vostra vita cristiana.


Sgomento, dolore, riprovazione, condanna sono i sentimenti espressi dal Santo Padre per il sanguinoso atto di pirateria aerea perpetrato domenica scorsa a La Valletta. Invitando a pregare per le vittime e per i loro familiari il Papa, durante l’udienza generale, pronuncia le seguenti parole.

Non posso nascondervi il mio vivo sgomento per l’atto criminoso di pirateria aerea, perpetrato domenica scorsa, e il mio profondo dolore per il tragico epilogo che si è avuto nell’aeroporto di La Valletta, a Malta, ove hanno trovato la morte orribile alcune decine di persone, quasi tutte inermi.

Nel rinnovare la mia ferma riprovazione per simili gesti efferati, che già hanno sparso troppo sangue di nostri fratelli e sorelle e seminato troppi lutti nel mondo, vi invito a pregare perché il Signore conceda il riposo eterno alle proprie vittime, guarigione ai feriti e conforto morale ai rispettivi familiari così duramente provati; preghiamo soprattutto perché cessino finalmente tali atroci violenze, indegne dell’umanità, e si instauri quella pacifica convivenza tra i popoli, che tutti auspicano dal profondo del cuore.

 

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