Catechesi sul credo luglio 1985

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MARIOCAPALBO
00mercoledì 3 aprile 2013 20:24
Il giusto atteggiamento dinanzi al mistero di Dio

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 3 luglio 1985

 

1. Le nostre catechesi raggiungono oggi il grande mistero della fede, il primo articolo del nostro Credo: Credo in Dio. Parlare di Dio significa affrontare un tema sublime e sconfinato, misterioso e attraente. Ma qui sulla soglia, come chi si prepara a un lungo, affascinante viaggio di scoperta - e tale rimane sempre un genuino discorso su Dio - sentiamo il bisogno di prendere in anticipo la giusta direzione di marcia, preparando il nostro spirito alla comprensione di verità quanto mai alte e decisive.

A questo scopo ritengo necessario rispondere subito ad alcune domande, la prima delle quali è: perché parlare oggi di Dio?

2. Alla scuola di Giobbe, che confessò umilmente: “Ecco, sono ben meschino . . . Mi metto la mano sulla bocca” (Gb 40, 4), percepiamo con forza che proprio la fonte delle nostre supreme certezze di credenti, il mistero di Dio, è prima ancora la sorgente feconda delle nostre più profonde domande: chi è Dio? Possiamo conoscerlo in modo verace nella nostra condizione umana? Chi siamo noi, creature, davanti a Dio?

Con le domande nascono da sempre tante e talvolta tormentose difficoltà: se Dio esiste, perché allora tanto male nel mondo? Perché l’empio vigoreggia e il giusto viene calpestato? L’onnipotenza di Dio non finisce con lo schiacciare la nostra libertà e responsabilità?

Sono domande, difficoltà che si intrecciano con le attese e le aspirazioni, di cui gli uomini della Bibbia, nei salmi in particolare, sono diventati portavoce universali: “Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio. La mia anima ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?” (Sal 42, 2-3): da Dio si attende la salute, la liberazione dal male, la felicità e anche, con splendido slancio di confidenza, il poter stare insieme con lui, “abitare nella sua casa” (cf. Sal 84, 2). Ecco noi parliamo di Dio perché questo è un bisogno insopprimibile dell’uomo.

3. La seconda domanda è come parlare di Dio, come parlarne rettamente. Anche fra i cristiani, molti possiedono un’immagine deformata di Dio. È doveroso chiedersi se è stato fatto un giusto percorso di ricerca, attingendo la verità da fonti genuine e secondo un atteggiamento adeguato. Qui credo doveroso richiamare anzitutto, come primo atteggiamento, l’onestà dell’intelligenza, il restare cioè aperti a quei segni di verità che Dio stesso ha lasciato di sé nel mondo e nella nostra storia.

Vi è certamente il cammino della sana ragione (e avremo tempo di considerare che cosa l’uomo con le sue forze possa conoscere di Dio). Ma qui mi preme dire che alla ragione, ben oltre le sue risorse naturali, Dio stesso offre di sé una splendida documentazione: quella che con linguaggio della fede si chiama “rivelazione”. Il credente, e ogni uomo di buona volontà che ricerchi il volto di Dio, ha a disposizione innanzitutto l’immenso tesoro della Sacra Scrittura vero diario di Dio nei rapporti con il suo popolo, che ha al centro l’insuperabile rivelatore di Dio, Gesù Cristo: “Chi vede me, vede il Padre” (Gv 14, 9). Gesù, per parte sua, ha affidato la sua testimonianza alla Chiesa, che da sempre, con l’aiuto dello Spirito di Dio, ne ha fatto oggetto di appassionata ricerca, di progressivo approfondimento e anche di strenua difesa di fronte a errori e deformazioni. La documentazione genuina di Dio passa dunque attraverso la tradizione vivente, di cui tutti i Concili sono fondamentali testimonianze: dal Niceno al Costantinopolitano, a quello Tridentino, fino al Vaticano I e al Vaticano II.

Sarà nostra cura rifarci a queste genuine sorgenti di verità.

La catechesi attinge inoltre i suoi contenuti su Dio anche dalla duplice esperienza ecclesiale: la fede pregata, la liturgia, le cui formulazioni sono un continuo, instancabile parlare di Dio parlando con lui; e la fede vissuta da parte dei cristiani, dei santi in particolare, che hanno avuto la grazia di una profonda comunione con Dio. Dunque non siamo destinati soltanto a fare delle domande su Dio, per poi perderci in una selva di risposte ipotetiche, oppure troppo astratte. Dio stesso ci è venuto incontro con una ricchezza organica di sicure indicazioni. La Chiesa sa di possedere, per grazia di Dio stesso, nel suo patrimonio di dottrina e di vita, la giusta direzione per parlare con rispetto e verità di lui. E mai come oggi sente l’impegno di offrire con lealtà e amore agli uomini l’essenziale risposta, di cui sono in attesa.

4. È quanto intendo fare in questi incontri. Ma come? Ci sono diverse maniere di fare catechesi, e la loro legittimità dipende in definitiva dalla fedeltà nei confronti della fede integrale della Chiesa. Ho ritenuto opportuno scegliere la via che, mentre ci richiama direttamente alla Sacra Scrittura, si rifà altresì ai simboli della fede, nella comprensione approfondita che ne ha dato il pensiero cristiano lungo venti secoli di riflessione.

È mio intento, nel proclamare la verità su Dio, invitare voi tutti a riconoscere la validità, oltre che della via storico-positiva, di quella offerta dalla riflessione dottrinale elaborata nei grandi Concili e nel magistero ordinario della Chiesa. In questo modo, senza sminuire per nulla la ricchezza dei dati biblici, si potranno illustrare verità di fede o prossime alla fede o comunque teologicamente fondate che, per essere state espresse in linguaggio dogmatico-speculativo, rischiano di venir meno sentite e apprezzate da molti uomini d’oggi con non lieve impoverimento della conoscenza di colui che è mistero insondabile di luce.

5. Non potrei terminare questa catechesi iniziale del nostro discorso su Dio senza ricordare un secondo fondamentale atteggiamento, oltre a quello dell’onesta intelligenza, detto sopra. E cioè l’atteggiamento del cuore docile e riconoscente. Parliamo di colui che Isaia ci propone come il tre volte santo (Is 6, 3). Dobbiamo quindi parlarne con vivissimo e totale rispetto, in adorazione. Al tempo stesso, però, sostenuti da colui “che è nel seno del Padre e ce lo ha rivelato” (Gv 1, 18), Gesù Cristo nostro fratello, ne parliamo con soavissimo amore. “Poiché da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen” (Rm 11, 36).


Ai fedeli di lingua francese

Chers Frères et Soeurs,

J’accueille avec joie tous les visiteurs de langue française, au seuil de leurs vacances, notamment les pèlerins de France et de Suisse, les religieuses, les jeunes. A tous, je donne ma Bénédiction Apostolique.

Ai pellegrini di espressione inglese

My greetings go to the individual visitors and pilgrims from England, Scotland, Ireland and the United States.

I extend a warm welcome also to all the groups, especially to the pilgrimage from Albany, New York. And I greet all the other Religious, including the Pallottine Sisters and the School Sisters of Notre Dame.

* * *

I acknowledge gratefully the presence of the Fife and Drum Band of the British Caledonian Airways, which expresses the wonderful traditions of Scotland; and also the Band of Mater Dei High School in Santa Ana, California. My welcome goes likewise to the Irish athletes of the Tug-of-War World Championship.

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My best wishes go to the Committee on the Budget of the: United States House of Representatives. May Almighty God bless your work and help you to serve humanity ever more effectively.

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I offer a special welcome to the seminarians from Nigeria, praying that your visit will see you confirmed in the faith and love of our Lord Jesus Christ. Upon all the visitors I invoke divine grace and peace.

Ai fedeli di lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Herzlich grüße ich hiermit alle anwesenden deutschsprachigen Pilger und Besucher. Ich wünsche euch erlebnisreiche und geistig fruchtbare Tage in der Ewigen Stadt und Gottes Schutz für eine wohlbehaltene Rückkehr in eure Heimat. Von Herzen erteile ich euch und euren Lieben daheim meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai fedeli di espressione spagnola

Y ahora deseo dirigir mi más cordial saludo a todos los peregrinos de lengua española presentes en esta Audiencia.

En particular, al grupo de Religiosos Agustinos Recoletos de Filipinas, a las Religiosas Agustinas Recoletas Misioneras y al grupo de sacerdotes de la diócesis de Avila que celebran sus bodas de plata sacerdotales. Os aliento a todos a un renovado empeño en vuestra entrega a Dios y a los hermanos.

* * *

Saludo igualmente a las personas que han querido venir a este encuentro con el Papa desde Cuenca, León, Berlanga de Duero, Banyoles, Torrente y Vallada.

* * *

Bienvenidos seáis los numerosos peregrinos procedentes de México, de Colombia y el grupo organizado por las Hermanas de Schönstatt de la diócesis de Mayagüez (Puerto Rico).

A todos los peregrinos de España y de los diversos Países de América Latina imparto con afecto mi Bendición Apostólica.

Ad un gruppo giunto dall’Ungheria

Saluto con grande affetto i pellegrini ungheresi.

Siate fedeli imitatori del Vescovo Prohászka Ottokár e di Kaszap István e di Bogner Mária Margit che sono morti in fama di santità nella vostra diocesi.

Dal cuore do la mia benedizione apostolica a voi e a tutto il popolo ungherese.

Ai fedeli di lingua ucraina

Saluto sinceramente il gruppo di professori e studenti ucraini giunti a Roma da tutto il mondo per partecipare al XV Corso accademico estivo presso il Centro studi superiori di San Clemente Papa. Che il vostro soggiorno e i vostri studi a Roma possano rafforzare la vostra fede e rinvigorire la vostra fedeltà all’insegnamento di Cristo e la sua santa Chiesa. Da tutto cuore imparto a voi, ai vostri familiari e ai vostri cari una particolare benedizione apostolica. Laudetur Iesus Christus!

Ai pellegrini polacchi

Serdecznie witam i pozdrawiam Księdza Kardynała z Wrocławia, Księdza Biskupa łódzkiego oraz wszystkich pielgrzymów. W sczególności, z parafii św. Józefa w Krakowie; z parafii Matki Bożej Królowej Polski z Nowej Huty; pielgrzymów z diecezji sandomiersko-radomskiej; z diecezji lubelskiej - parafia Wniebowzięcia Matki Bożej z Biłgoraja; z archidiecezji gnieźnieńskiej; kapłanów z archidiecezji poznańskiej i gnieźnieńskiej; z Poznania, pielgrzymkę z parafii św. Jana Vianeya; pielgrzymkę młodzieży oazowej oo. kapucynów z Warszawy i Krakowa; z parafii św. Józefa w Bydgoszczy; z diecezji katowickiej, z parafii św. Stanisława Kostki w Lublińcu; z Chorzowa, z parafii św. Barbary; pielgrzymów z diecezji warmińskiej; z parafii św. Bonifacego w Zgorzelcu; duszpasterstwo służby zdrowia z Wrocłavia; również z archidiecezji wrocławskiej, z parafii św. Jana Chrzciciela z Jaroszowa; z Gdańska, pielgrzymkę duszpasterstwa nauczycieli; z diecezji szczecińsko-kamieńskiej, z parafii Przemienienia Pańskiego w Płotach; z tejże diecezji szczecińsko-kamieńskiej, pielgrzymkę chóru wiejskiego z parafii Poczelnik. Prócz tego są jeszcze pielgrzymi z Polonii, a więc ze Stanów Zjednoczonych, z New Jersy - parafia Matki Boskiej Szkaplerznej z Bayonn; New Britain, z parafii św. Krzyża; z Chicago, z parafii św. Jacka i jeszcze ze Szwecji, pielgrzymka polonijna św. Brygidy; wreszcie uczestnicy grup turystycznych Orbisu i PTTK. Bardzo dziękuję wszystkim za odwiedziny . . . Pozdrawiam raz jeszcze wszystkich pielgrzymów, a za waszym pośrednictwem wszystkich rodaków zarówno w Polsce jak i na emigracji, cały Kościół w Polsce na ręce obecnego tutaj Księdza Kardynała i Księdza Biskupa.

Ai pellegrini italiani

Rivolgo un particolare saluto ai gruppi italiani, provenienti da varie città e regioni, sempre numerosi e devoti: vi ringrazio per la vostra presenza e vi assicuro il costante ricordo nella preghiera.

In modo particolare desidero ricordare il gruppo di persone che, mediante l’Opera Italiana Pellegrinaggi Paolini, sono diretti a Lourdes, e hanno voluto fare una tappa a Roma per partecipare all’udienza. Vi sono riconoscente per questo gesto di fede e di ossequio e raccomando alle vostre preghiere ai piedi della Vergine di Lourdes tutte le necessità della Chiesa e la pace tra le nazioni.

* * *

Una parola di apprezzamento e di incoraggiamento rivolgo anche alle Suore missionarie dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, riunite a Roma per un corso di aggiornamento.

Il Signore e la sua santissima Madre vi diano sempre più fervore, per essere coraggiose testimoni di fede e di carità nel mondo.

Ai giovani

Il consueto saluto desidero ora rivolgere ai giovani presenti all’odierno incontro. Fra di essi noto con particolare piacere il gruppo degli alunni di terza media del Seminario minore di Padova. Carissimi, voi, e certamente molti altri assieme a voi, siete un periodo di meritate vacanze e liberi dai vostri normali impegni di studio, desiderosi quindi di un più diretto rapporto con le bellezze del creato, che può arricchire la vostra personalità in maniera diversa, ma complementare, da quella della cultura attinta dai libri scolastici. Vi auguro che nel contatto con la natura sappiate trasformare tale esperienza in meritata riflessione e in adorante preghiera verso Dio, Creatore e Padre di tutti.

Agli ammalati

Sono anche presenti a questa udienza diversi ammalati: a voi che portate i segni della sofferenza desidero porgere un affettuoso, fraterno saluto, accompagnato da un sentimento di intensa solidarietà. Nel ricordo del Cristo crocifisso vi chiedo - a nome anche di tutti coloro che partecipano a questa udienza - di voler offrire a Dio, per la Chiesa e per il mondo, la vostra infermità. Ve ne siamo fin d’ora grati e riconoscenti al Signore.

Agli sposi novelli

Infine, agli sposi novelli il mio particolare saluto: in questi giorni voi, dinanzi a Dio, alla Chiesa e alla vostra coscienza, avete consacrato il vostro vicendevole amore mediante il Matrimonio, dando inizio alla vostra nuova famiglia cristiana. Vi auguro che la vita coniugale sia sempre animata e conforta dalla grazia del Sacramento, della fede in Cristo, e si esprima nel reciproco affetto, nella fedeltà, nella donazione, di modo che la vostra casa diventi veramente una “chiesa in miniatura”, ad esempio e a edificazione del popolo di Dio.

 

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MARIOCAPALBO
00mercoledì 3 aprile 2013 20:25
Le prove dell'esistenza di Dio

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 10 luglio 1985

 

1. Quando ci chiediamo: “Perché crediamo in Dio?”, la prima risposta è quella della nostra fede: Dio si è rivelato all’umanità, è entrato in contatto con gli uomini. La suprema rivelazione di Dio ci è venuta in Gesù Cristo, Dio incarnato. Noi crediamo in Dio perché Dio si è fatto scoprire da noi come l’essere supremo, il grande “esistente”.

Tuttavia, questa fede in un Dio che si rivela, trova anche un sostegno nei ragionamenti della nostra intelligenza. Quando riflettiamo, constatiamo che non mancano le prove dell’esistenza di Dio. Queste sono state elaborate dai pensatori sotto forma di dimostrazioni filosofiche, secondo il concatenamento di una logica rigorosa. Ma esse possono rivestire anche una forma più semplice e, come tali, sono accessibili a ogni uomo che cerca di comprendere ciò che significa il mondo che lo circonda.

2. Quando si parla di prove dell’esistenza di Dio, dobbiamo sottolineare che non si tratta di prove d’ordine scientifico-sperimentale. Le prove scientifiche, nel senso moderno della parola, valgono solo per le cose percettibili ai sensi, giacché solo su queste possono esercitarsi gli strumenti di indagine e di verifica, di cui la scienza si serve. Volere una prova scientifica di Dio, significherebbe abbassare Dio al rango degli esseri del nostro mondo, e quindi sbagliarsi già metodologicamente su quello che Dio è. La scienza deve riconoscere i suoi limiti e la sua impotenza a raggiungere l’esistenza di Dio: essa non può né affermare, né negare questa esistenza.

Da ciò non deve tuttavia trarsi la conclusione che gli scienziati siano incapaci di trovare, nei loro studi scientifici, motivi validi per ammettere l’esistenza di Dio. Se la scienza, come tale, non può raggiungere Dio, lo scienziato, che possiede un’intelligenza il cui oggetto non è limitato alle cose sensibili, può scoprire nel mondo le ragioni per affermare un essere che lo supera. Molti scienziati hanno fatto e fanno questa scoperta.

Colui che, con uno spirito aperto, riflette su quello che è implicato nell’esistenza dell’universo, non può impedirsi di porre il problema dell’origine. Istintivamente, quando siamo testimoni di certi avvenimenti, ci chiediamo quali ne siano le cause. Come non fare la stessa domanda per l’insieme degli esseri e dei fenomeni che scopriamo nel mondo?

3. Un’ipotesi scientifica come quella dell’espansione dell’universo, fa apparire più chiaramente il problema: se l’universo si trova in continua espansione, non si dovrebbe risalire nel tempo fino a quello che si potrebbe chiamare il “momento iniziale”, quello in cui quell’espansione è cominciata? Ma, quale che sia la teologia adottata circa l’origine dell’universo, la questione più fondamentale non può essere elusa. Questo universo in costante movimento postula l’esistenza di una causa che, dandogli l’essere, gli ha comunicato questo movimento e continua ad alimentarlo. Senza tale causa suprema, il mondo e ogni moto in esso esistente resterebbero “inspiegati” e “inspiegabili”, e la nostra intelligenza non potrebbe essere soddisfatta. Lo spirito umano può ricevere una risposta ai suoi interrogativi solo ammettendo un essere che ha creato il mondo con tutto il suo dinamismo, e che continua a sostenerlo nell’esistenza.

4. La necessità di risalire a una causa suprema s’impone ancora di più quando si considera la perfetta organizzazione che la scienza non cessa di scoprire nella struttura della materia. Quando l’intelligenza umana si applica con tanta fatica a determinare la costituzione e le modalità di azione delle particelle materiali, non è forse indotta a cercarne l’origine in un’intelligenza superiore, che ha concepito tutto? Di fronte alle meraviglie di quello che si può chiamare il mondo immensamente piccolo dell’atomo, e il mondo immensamente grande del cosmo, lo spirito dell’uomo si sente interamente superato nelle sue possibilità di creazione e persino di immaginazione, e comprende che un’opera di tale qualità e di tali proporzioni richiede un Creatore, la cui sapienza trascenda ogni misura, la cui potenza sia infinita.

5. Tutte le osservazioni concernenti lo sviluppo della vita conducono a un’analoga conclusione. L’evoluzione degli esseri viventi, di cui la scienza cerca di determinare le tappe e discernere il meccanismo, presenta un interno finalismo che suscita l’ammirazione. Questa finalità che orienta gli esseri in una direzione, di cui non sono padroni né responsabili, obbliga a supporre uno Spirito che ne è l’inventore, il creatore.

La storia dell’umanità e la vita di ogni persona umana manifestano una finalità ancor più impressionante. Certo, l’uomo non può spiegare a se stesso il senso di tutto ciò che gli succede, e quindi deve riconoscere che non è padrone del proprio destino. Non solo egli non ha fatto se stesso, ma non ha nemmeno il potere di dominare il corso degli avvenimenti nello sviluppo della sua esistenza. Tuttavia è convinto di avere un destino e cerca di scoprire come l’ha ricevuto, com’è iscritto nel suo essere. In certi momenti può discernere più facilmente una finalità segreta, che traspare da un concorso di circostanze o di avvenimenti. Così è portato ad affermare la sovranità di colui che l’ha creato e che dirige la sua vita presente.

6. Infine, tra le qualità di questo mondo che spingono a guardare verso l’alto, vi è la bellezza. Essa si manifesta nelle svariate meraviglie della natura; si traduce nelle innumerevoli opere d’arte, letteratura, musica, pittura, arti plastiche. Si fa apprezzare pure nella condotta morale: vi sono tanti buoni sentimenti, tanti gesti stupendi. L’uomo è consapevole di “ricevere” tutta questa bellezza, anche se con la sua azione concorre alla sua manifestazione. Egli la scopre e l’ammira pienamente solo quando riconosce la sua fonte, la bellezza trascendente di Dio.

7. A tutte queste “indicazioni” sull’esistenza di Dio creatore, alcuni oppongono la virtù del caso o di meccanismi propri della materia. Parlare di caso per un universo che presenta una così complessa organizzazione negli elementi e un così meraviglioso finalismo nella vita, significa rinunciare alla ricerca di una spiegazione del mondo come ci appare. In realtà, ciò equivale a voler ammettere degli effetti senza causa. Si tratta di una abdicazione dell’intelligenza umana, che rinuncerebbe così a pensare, a cercare una soluzione ai suoi problemi.

In conclusione, una miriade di indizi spinge l’uomo, che si sforza di comprendere l’universo in cui vive, a orientare il proprio sguardo verso il Creatore. Le prove dell’esistenza di Dio sono molteplici e convergenti. Esse contribuiscono a mostrare che la fede non mortifica l’intelligenza umana, ma la stimola a riflettere e le permette di capire meglio tutti i “perché” posti dall’osservazione del reale.


Ai fedeli di espressione francese

Chers Frères et Soeurs,

Je voudrais saluer particulièrement aujourd’hui un groupe de religieuses Marianistes qui fêtent à Rome le vingt-cinquième anniversaire de leur profession religieuse. Je les encourage dans leur apostolat inspiré par la foi de la Mère du Seigneur. Je leur souhaite d’être heureuses dans leur vie consacrée et leur service ecclésial.

A tous les pèlerins de langue française, j’adresse mon bien cordial salut. Que leur visite à Rome en ce temps de vacances soit un jalon positif sur la route de la foi et de la participation à la vie de l’Eglise! Je vous donne ma Bénédiction Apostolique.

Ai pellegrini di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I extend a particular welcome to the musical groups that are present today, in particular to the Framesby Choir from South Africa, the Park Forest Singers from Chicago, the Choir of Saint Philip the Apostle Parish in Pasadena, California, and Saint Hallvard’s Choir from Norway.

I greet very cordially the group of pilgrims from Egypt, the Korean Catholics from Saint Agnes Parish in Los Angeles, and the pilgrim group from Benin City, Nigeria.

It is a joy to welcome the priests of the Congregation of the Resurrection who are participating in a renewal programme in Rome. And I offer special greetings to the members of the American Justinian Society of Jurists. May God enable you to contribute greatly to the well-being of the Church and all humanity.

Upon all the English-speaking visitors, I invoke joy and peace in our Lord Jesus Christ.

Ai fedeli tedeschi

Liebe Brüder und Schwestern!

Mit diesen kurzen Überlegungen grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher herzlich, insbesondere die katholischen Familienhelferinnen aus der Diözese Graz, die zusammen mit ihrem Bischof Johann Weber auf einer Pilgerfahrt die heiligen Statten Roms besuchen. Ich wünsche euch allen einen frohen und auch geistig reichen Aufenthalt in der Ewigen Stadt. Dafür und für eine gute Rückkehr in eure Heimat erteilte ich euch und euren Lieben daheim von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai fedeli di espressione spagnola

Queridos hermanos y hermanas,

Quiero dirigir mi afectuoso saludo a todos los peregrinos y visitantes de lengua española presentes en esta Audiencia. En particular al Señor Cardenal Luis Aponte Martínez, Arzobispo de San Juan de Puerto Rico, que preside una peregrinación de aquella amada isla caribeña que tuve el placer de visitar el ano pasado.

A las Religiosas Misioneras del “Corazón de María” que celebran su Capítulo General. Os aliento a una renovada y generosa entrega a Dios y a la Iglesia.

Saludo igualmente a los Maestros de las Escuelas Rurales de la Iglesia, de la diócesis de Málaga. Que el Señor bendiga vuestra labor educativa y que vuestro ejemplo sea seguido por otros educadores que se dediquen a enseñar a los niños y niñas de los pueblos y aldeas. Mi cordial bienvenida a los numerosos peregrinos procedentes de diversas diócesis de México.

A todos los peregrinos de los diversos Países de América Latina y de España imparto de corazón mi Bendición Apostólica.

Ad un gruppo di giuristi provenienti dal Brasile

Amados irmãos e irmãs de língua portuguesa,

Quero dirigir uma palavra de saudação especial ao grupo de Juristas do Brasil, presentes nesta Audiência: Sede bem-vindos! Recordai sempre: o ideal de toda a perfeição do direito é, afinal, a verdade e a justiça de Deus, que é Amor. Empenhai-vos na busca da verdade e para que o amor ilumine sempre o vosso agir, como serviço à causa da justiça e da fraternidade entre os homens.

A todos e a quantos vos são queridos, a minha Bênção Apostólica.

Ai pellegrini ungheresi

Saluto con grande affetto i pellegrini ungheresi.

I patroni della vostra diocesi: san Michele e santo Stefano, e il patrono della vostra parrocchia, sant’Emerico. Siano sempre i vostri protettori.

Dal cuore do la mia benedizione apostolica a tutto il diletto popolo ungherese.

Ai pellegrini polacchi

Serdecznie pozdrawiam wszystkich pielgrzymów, w szczególności: pielgrzymów z Prymasowskiego Instytutu Kultury Chrześcijańskiej im. Kardynała Stefana Wyszyńskiego w Bydgoszczy z ks. bp. Janem Nowakiem; z ogólnokształcącego liceum oo. pijarów w Krakovie; nauczycieli z pallotyúskiej parafii Matki Bożej Fatimskiej w Zakopanem; z diecezji częstochowskiej; z parafii Siedliska koło Bobowej - diecezja tarnowska; pielgrzymkę młodzieży pracującej diecezji siedleckiej; z parafii Opoczno-Studzianna - diecezja sandomierskoradomska; z parafii Chrystusa Króla w Rzeszowie; pielgrzymów Trzeciego Zakonu św. Franciszka z Lublina i Rozwadowa; pielgrzymów duszpasterstwa nauczycieli i służby zdrowia księży salezjanów w Kutnie; z parafii św. Kazimierza w Białymstoku; młodzież z parafii św. Krzyża w Tczewie; z parafii św. Tymoteusza z Białężyna; z parafii Oborniki Wielkopolskie - archidiecezja poznańska; z gimnazjum sióstr urszulanek Unii Rzymskiej we Wrocławiu; młodzież parafii św. Jana Chrzciciela z Legnicy; nauczycieli i muzyków parafii św. Franciszka z Wałbrzycha - księża pallotyni; z parafii Kudowa Zdrój - archidiecezja wrocławska; z parafii Pławniewice - diecezja opolska; chór parafii św. Piotra i Pawła w Szczecinie; księży chrystusowców; grupę dzieci polskich z Afryki; zespół tańca ludowego Uniwersytetu Marii Curie-Skłodowskie; - filia w Rzeszowie; z parafii św. Wawrzyńca z Orzesza - diecezja katowicka; pielgrzymkę polonijną z Garden City - Michigan, Stany Zjednoczone; prócz tego uczestników grup turystycznych “Orbisu” z całej Polski, Gdańska, PKS z Warszawy, jako też innych pielgrzymów indywidualnych zarówno z Polski, jak i z emigracji . . . Wszystkich moich rodaków, pielgrzymów do Rzymu, jeszcze raz serdecznie pozdrawiam, błogosławie wszystkim obecnym i proszę, aby to błogosławieństwo zanieśli do swoich wspólnot w Ojczyźnie.

Ai pellegrini italiani

Porgo il mio cordiale saluto ai numerosi pellegrini italiani che sono qui convenuti. Un particolare benvenuto rivolgo ai seminaristi del Pontificio Seminario Pio XI di Reggio Calabria.

Questo incontro, che rinnova quello che ebbi con voi lo scorso anno nel vostro seminario, mi offre l’occasione per esortarvi a perseverare nel cammino vocazionale, perché diventiate coraggiosi portatori del messaggio e della presenza del Redentore. Il Signore infonda nei vostri cuori fiducia e serenità, mentre di cuore imparto a voi, ai vostri superiori, ai vostri cari la mia benedizione.

* * *

Un affettuoso saluto anche alle Suore della Congregazione delle religiose ospedaliere di Gesù Nazareno.

Carissime! Auspico che il servizio ai sofferenti, cui siete chiamate, diventi sempre più strada di santità per voi e fonte di consolazione per quanti hanno bisogno di sostegno fraterno. Sia tenace la vostra fede, fiduciosa la vostra preghiera, e vi conforti a mia benedizione.

Ai giovani

Rivolgo ora un saluto particolarmente affettuoso a tutti i giovani, le ragazze e i ragazzi presenti a questo incontro, reso festoso e vibrante dal loro entusiasmo e dalla loro capacità di cogliere con ottimismo gli aspetti belli ed elevati della vita.

Carissimi, in questo periodo di riposo dai vostri impegni di studio e di lavoro, fate tesoro dei vostri viaggi e incontri per arricchire le vostre conoscenze storiche, artistiche e, al tempo stesso, trovandovi qui a Roma, per consolidare la vostra fede cristiana alla vista di antichi monumenti che stanno a testimoniare le radici primordiali del cristianesimo.

Vi auguro un felice soggiorno a Roma e vi accompagno con la mia benevolenza e la mia benedizione apostolica.

Agli ammalati

Anche a voi, cari ammalati, che siete tanto vicini al mio cuore, esprimo un pensiero speciale e beneaugurante. Auspico che possiate trovare sempre la forza cristiana per sopportare le prove, cui la malattia vi assoggetta. È la prova della croce, alla quale Gesù fu sottoposto per la nostra redenzione e che nessun cristiano può ignorare, senza privarsi dei meriti soprannaturali ad essa collegati.

La mia benedizione vi sia di sostegno e di conforto nei momenti più difficili della vostra vita.

Agli sposi novelli

Non dimentico, infine, le coppie di sposi novelli, che sono venuti per testimoniare la loro fede cristiana e per implorare sulla loro nascente famiglia la pienezza delle grazie celesti.

Cari sposi, vi auguro che il vostro amore, reso più forte dal sacramento del matrimonio, si mantenga sempre saldo e granitico, anche in mezzo alle difficoltà che potranno insorgere durante il percorso della vita a due; anzi si fortifichi sempre più mediante l’esercizio delle virtù cristiane e diventi veramente un segno luminoso dell’amore che unisce Cristo alla Chiesa.

A questo fine vi imparto una speciale benedizione.

 

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MARIOCAPALBO
00mercoledì 3 aprile 2013 20:26
Gli uomini di scienza e Dio

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 17 luglio 1985

 

1. È opinione abbastanza diffusa che gli uomini di scienza siano generalmente agnostici e che la scienza allontani da Dio. Che cosa c’è di vero in questa opinione?

Gli straordinari progressi compiuti dalla scienza, particolarmente negli ultimi due secoli, hanno talvolta indotto a credere che essa sia in grado di dare risposta da sola a tutti gli interrogativi dell’uomo e di risolverne tutti i problemi. Alcuni ne hanno dedotto che non ci sarebbe più, ormai, alcun bisogno di Dio. La fiducia nella scienza avrebbe soppiantato la fede.

Tra scienza e fede - si è detto - occorre fare una scelta: o si crede nell’una o si abbraccia l’altra. Chi persegue lo sforzo della ricerca scientifica, non ha più bisogno di Dio; viceversa, chi vuol credere in Dio, non può essere uno scienziato serio, perché tra la scienza e la fede c’è contrasto insanabile.

2. Il Concilio Vaticano II ha espresso una convinzione ben diversa. Nella costituzione Gaudium et spes, si afferma: “La ricerca metodica di ogni disciplina, se procede in maniera veramente scientifica e secondo le norme morali, non sarà mai in reale contrasto con la fede, perché le realtà profane e le realtà della fede hanno origine nel medesimo Dio. Anzi, chi si sforza con umiltà e con perseveranza di scandagliare i segreti della realtà, anche senza che lo avverta, viene come condotto dalla mano di Dio, il quale, mantenendo in esistenza tutte le cose, fa che siano quelle che sono” (Gaudium et spes, 36).

Di fatto, si può rilevare che sempre sono esistiti ed esistono tuttora eminenti uomini di scienza, che nel contesto della loro umana esperienza scientifica hanno positivamente e beneficamente creduto in Dio. Un’indagine risalente a cinquant’anni fa, fatta con 398 tra i più illustri scienziati, rilevò che solo 16 si dichiararono non credenti, 15 agnostici e 367 credenti (cf. A. Eymieu, La part des croyants dans les progrès de la science, Perrin 1935, p. 274).

3. Ancor più interessante e proficuo è rendersi conto del perché molti scienziati di ieri e di oggi vedono non solo compossibile, ma felicemente integrabile la ricerca scientifica rigorosamente condotta col sincero e gioioso riconoscimento dell’esistenza di Dio.

Dalle considerazioni che accompagnano sovente come un diario spirituale il loro impegno scientifico, sarebbe facile vedere l’incrociarsi di due elementi: il primo è come la stessa ricerca nel grande e nel piccolo, portata avanti con estremo rigore, lasci sempre spazio a ulteriori domande in un processo senza fine, che svela nella realtà un’immensità, un’armonia, un finalismo non spiegabili in termini di causalità o mediante le sole risorse scientifiche. A ciò si aggiunge l’ineliminabile domanda di senso, di più alta razionalità, anzi di qualcosa o di qualcuno capace di soddisfare bisogni interiori, che lo stesso raffinato progresso scientifico, lungi dal sopprimere, acuisce.

4. A ben vedere, il passaggio all’affermazione religiosa non avviene per sé in forza del metodo scientifico sperimentale, ma in forza di principi filosofici elementari, quali quello di causalità, di finalità, di ragione sufficiente, che uno scienziato, come uomo, si trova ad esercitare nel quotidiano contatto con la vita e con la realtà che studia. Anzi, la condizione di sentinella del mondo moderno, che per prima intravede l’enorme complessità e insieme la meravigliosa armonia della realtà, fa dello scienziato un testimone privilegiato della plausibilità del dato religioso, un uomo capace di mostrare come l’ammissione della trascendenza, lungi dal nuocere all’autonomia e ai fini della ricerca, la stimoli invece a superarsi continuamente, in un’esperienza di autotrascendimento rivelativo dell’umano mistero.

Se poi si considera che, oggi, i dilatati orizzonti della ricerca, soprattutto in ciò che attiene le sorgenti stesse della vita, pongono inquietanti interrogativi circa il retto uso delle conquiste scientifiche, non ci si stupisce che sempre più frequente si manifesti negli scienziati la richiesta di sicuri criteri morali, capaci di sottrarre l’uomo a ogni arbitrio. E chi, se non Dio, potrà fondare un ordine morale, nel quale la dignità dell’uomo, di ogni uomo, sia stabilmente tutelata e promossa?

Certo, la religione cristiana, se non può considerare ragionevoli certe confessioni di ateismo o di agnosticismo in nome della scienza, è però altrettanto ferma nel non accogliere affermazioni su Dio che provengano da forme non rigorosamente attente ai processi razionali.

5. A questo punto sarebbe assai bello far ascoltare in qualche modo le ragioni per cui non pochi scienziati affermano positivamente l’esistenza di Dio e vedere da quale personale rapporto con Dio, con l’uomo e con i grandi problemi e valori supremi della vita essi stessi siano sostenuti. Come sovente il silenzio, la meditazione, l’immaginazione creativa, il sereno distacco dalle cose, il senso sociale della scoperta, la purezza di cuore siano potenti fattori che aprono loro un mondo di significati che non possono essere disattesi da chiunque proceda con eguale lealtà ed amore verso la verità.

Basti qui il riferimento a uno scienziato italiano, Enrico Medi, scomparso pochi anni or sono. Egli affermava in un suo intervento al Congresso catechistico internazionale di Roma nel 1971: “Quando dico a un giovane: guarda, là c’è una stella nuova, una galassia, una stella di neutroni, a 100 milioni di anni luce di lontananza. Eppure i protoni, gli elettroni, i neutroni, i mesoni che sono là sono identici a quelli che stanno in questo microfono . . . L’identità esclude la probabilità. Ciò che è identico non è probabile . . . Quindi c’è una causa, fuori dello spazio, fuori del tempo, padrona dell’essere, che all’essere ha dato di essere così. E questo è Dio . . .

L’essere, parlo scientificamente, che ha dato la causa alle cose di essere identiche a un miliardo di anni luce di distanza, esiste. E di particelle identiche nell’universo ne abbiamo 10 elevato alla 85ª potenza . . . Vogliamo allora accogliere il canto delle galassie? Se fossi Francesco d’Assisi, direi: “O galassie dei cieli immensi, laudate il mio Signore, perché è onnipotente e buono. O atomi, o protoni, o elettroni, o canti degli uccelli, o spirare delle foglie e dell’aria, nelle mani dell’uomo, come preghiera, cantate l’inno che ritorna a Dio!”” (Atti del II Congresso Catechistico Internazionale: Roma, 20-25 settembre 1971, Studium, Roma 1972, pp. 449-450).


Ai gruppi di lingua francese

Chers Frères et Soeurs,

J’ai noté la présence des Soeurs Franciscaines du Saint-Esprit de Montpellier, réunies pour leur Chapitre général. Je les bénis et les encourage de grand cœur à donner à leur congrégation une nouvelle impulsion, pour la qualité de leur témoignage ecclésial. Je salue aussi les Pères Blancs, dont tant de communautés chrétiennes et non chrétiennes d’Afrique peuvent apprécier le témoignage évangélique. A eux comme à tous les pèlerins de langue française, heureux de renouveler leurs forces durant ces vacances, j’accorde de grand cœur ma Bénédiction Apostolique.

Ai fedeli di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I would like to welcome in a special way the students from the Christian Brothers’ College in Pretoria, South Africa. A very cordial greeting also goes to the groups of visitors from Nigeria and to the pilgrims from Kerala, India who are presently living in Germany.

I offer a warm welcome to the pilgrims coming from Thailand and to the pilgrimage group from Korea.

* * *

It is with joy that I greet all the priests and religious present at this audience, and in particular I extend cordial greetings to the Sisters of the Sainte Union des Sacrés Coeurs, to the Missionary Sisters of the Most Sacred Heart of Jesus, and to the group of Ursuline Sisters from Indonesia. May you always appreciate the greatness of your religious vocation and may you find much joy in serving Christ in holiness of life and fidelity to the Church.

And to all the English-speaking visitors I impart my Apostolic Blessing.

Ai pellegrini di lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Mit diesen kurzen Überlegungen grüße ich die deutschsprachigen Besucher herzlich, insbesondere die Pilger aus der Diözese St. Polten, die anläßlich des zweihundertjährigen Jubiläums ihrer Diözese zusammen mit ihrem Bischof Franz Žak zu den heiligen Statten Roms wallfahren.

Ich wünsche euch allen schone und bereichernde Tage in der Ewigen Stadt und erteile euch für eine gute Rückkehr in eure Heimat und auch euren Lieben daheim von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai gruppi di lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas,

Vaya ahora mi más cordial saludo a todos los peregrinos y visitantes de lengua española presentes en esta Audiencia.

En particular saludo a los miembros de la Obra “Unión Eucarística Reparadora” que celebra el 75° aniversario de su fundación por el benemérito Obispo Don Manuel González, y el 25° aniversario de aprobación pontificia. Os aliento a seguir difundiendo y haciendo vida en vosotros la devoción eucarística.

Saludo igualmente a los numerosos peregrinos procedentes de México y de Puerto Rico.

A todas las personas y grupos provenientes de los diversos Países de América Latina y de España imparto con afecto mi Bendición Apostólica.

Ai fedeli di lingua portoghese

Caríssimos irmãos e irmãs de língua portuguesa,

Com as minhas saudações, apresento a todos votos de felicidades e de que a graça de Deus esteja sempre convosco!

Quero dirigir uma saudação particular ao numeroso grupo de fiéis Portugueses: alguns, provenientes da Califórnia, que aqui representam as muitas comunidades de emigrantes, espalhadas pelo mundo; outros que provêm da mãe-pátria. Sede todos bem-vindos! Que a visita a Roma fortifique a vossa fé e o sentido de Deus, na vossa vida e actividades! E que, com a protecção de Nossa Senhora - de quem o Povo português é tão devoto, como tive ocasião de ver em Fátima - vos acompanhem sempre as bênçãos divinas!

Ai pellegrini di lingua ungherese

Saluto con grande affetto i pellegrini di lingua ungherese.

Siate fervidi apostoli dell’unità dei cristiani nella vostra bella patria. Dal cuore do la mia benedizione apostolica a voi e a tutto il popolo ungherese.

A pellegrini polacchi

Witam pielgrzymów z duszpasterstwa nauczycieli z Nowej Huty - parafia ojców cystersów; z Białego Dunajca - parafia Matki Boskiej Anielskiej; z Tarnowa, pielgrzymkę katedralną; z diecezji przemyskiej kapłanów przybyłych na dwudziestopięciolecie święceń; również z diecezji przemyskiej kapłanów przybyłych z okazji pięciolecia święceń; z diecezji przemyskiej, z Jasła, z parafii Wniebowzięcia Matki Bożej; z Wąchocka, pielgrzymkę ojców cystersów; z Orzysza, diecezja katowicka, z parafii św. Wawrzyńca; z Warszawy, pielgrzymkę duszpasterstwa środowisk twórczych (aktorzy); ze Śremu, archidiecezja pozńanska, z parafii Najświętszego Serca Pana Jezusa; z archidiecezji wrocławskiej, z parafii Wniebowzięcia Matki Bożej z Polanicy Zdroju i parafii Wniebowzięcia Matki Bożej z Kłodzka; ze Szczecina-Pogodno, z parafii św. Krzyża; prócz tego grupę polskich dzieci z Libii; Zespół Pieśni i Tańca Politechniki Warszawskiej; z Rybnika, pielgrzymkę żeńskiego prywatnego lyceum sióstr urszulanek; poza tym uczestników grup turystycznych PTTK ze Szczecina i Poznania, PKS z całej Polski oraz indywidualnych pielgrzymów z Polski i z emigracji . . . Chciałem jeszcze przypomnieć wszystkim moim rodakom, że chociaż znajdujemy się na placu Św. Piotra w Rzymie, to równocześnie ja sercem jestem w katedrze wawelskiej przy sarkofagu błogosławionej Królowej Jadwigi i tej błogosławionej Pani Wawelskiej polecam nie tylko przeszłość, ale i przyszłość naszej Ojczyzny oraz wszystkich tych ludów, które dzięki jej wielkoduszności związały się wspólnym historycznym powołaniem, wspólnym losem z naszą Ojczyzną.

Ai gruppi italiani

Il mio saluto va ora a tutti i pellegrini e turisti provenienti dalle regioni d’Italia. Tra essi sono i gruppi folkloristici che partecipano al “Festival della Collina”, organizzato dall’Ente Provinciale per il Turismo di Latina. Oltre al gruppo italiano, proveniente dalla Sardegna, hanno aderito anche quelli del Canada, Grecia, Yugoslavia, Polonia e Spagna. A tutti vi auguro di essere portatori di serenità spirituale, oltre che di valori culturali e artistici.

Ai giovani

Mi rivolgo poi a voi, carissimi giovani. Sono molto lieto della vostra presenza e vi saluto tutti con grande affetto. Oggi, nel pieno dell’estate e delle vostre vacanze, desidero esortarvi ad approfittare del tempo libero dallo studio o da altre occupazioni per dedicarvi alla lettura di buoni libri, che aumentino e approfondiscano la vostra cultura letteraria e religiosa. Sia vostro impegno utilizzare saggiamente un periodo così bello e così prezioso dell’anno! Fate in modo di renderlo valido e fecondo per la vostra vita spirituale a contatto con i grandi artisti e scrittori che vi aiutino a pensare rettamente, a credere, a sperare, ad amare! Questo ho voluto dirvi, augurando insieme liete vacanze nel Signore!

Agli ammalati

Cari ammalati! Anche a voi porgo il mio saluto, particolarmente cordiale! Sensibile alle vostre sofferenze e partecipe delle vostre speranze, assicuro a tutti il costante ricordo nella preghiera, mentre vi esorto anche alla confidenza e alla pazienza. Raccomando pure alle vostre orazioni e al vostro spirito di immolazione tutte le necessità del mondo, specialmente la pace delle nazioni e il buon governo dei popoli: pregate con fervore, affinché si veda aumentare il senso morale, insegnato e voluto da Cristo, unico vero fondamento della concordia e del benessere. Vi accompagni sempre la mia benedizione.

Agli sposi novelli

Cari sposi novelli!

Con grande gioia vi saluto e vi ringrazio per la vostra presenza! Iniziando la vostra nuova vita avete voluto venire a pregare sulla tomba di san Pietro: il vostro gesto di fedeltà e di devozione vi sia propizio per sempre e vi mantenga nel fervore della fede e dell’amore cristiano. Vi auguro di cuore di essere dappertutto convinti testimoni di Cristo, specie nelle difficoltà, sicuri che il bene compiuto porta certamente i suoi frutti. La Madonna del Carmelo, che ieri abbiamo ricordato, protegga la vostra casa, la vostra vita, i vostri propositi!. In lei confidate sempre con amore filiale! Con grande affetto vi benedico!


Un accorato appello alla liberazione del Padre Rudy Romano, rapito la settimana scorsa nelle Filippine, del Gesuita Padre Teodoro Rebelo e delle due religiose portoghesi, Suor Laurinda Moreira Leão Dias e Maria Alice da Cruz Miranda, tutti e tre sequestrati in Mozambico, è rivolto dal Santo Padre al termine dell’udienza generale in Piazza San Pietro. Queste le parole pronunciate dal Santo Padre.

Notizie provenienti dal mondo missionario rattristano l’animo e invitano alla preghiera.

Giovedì scorso, in una frazione della città di Cebù, nelle Filippine, il padre Rudy Romano, religioso redentorista, è stato sequestrato da un gruppo di uomini armati. Ogni ricerca organizzata dalle competenti autorità non ha avuto sinora il risultato sperato.

Il giorno seguente, in Mozambico, nel distretto di Ulongwe, sono stati rapiti il padre Teodoro Rebelo della Compagnia di Gesù e due religiose dorotee, suor Laurinda Moreira Leão Dias e suor Maria Alice da Cruz Miranda, di nazionalità portoghese.

Desidero far giungere alle comunità religiose a cui appartengono i loro familiari il mio ricordo affettuoso in questo momento di prova e di intima sofferenza.

Vi invito poi alla preghiera con me perché il Signore Gesù, supremo pastore del gregge, muova i cuori dei responsabili di così gravi azioni a far sì che le due religiose e i due sacerdoti siano restituiti quanto prima al loro servizio pastorale.

“Il popolo libanese invoca di essere aiutato a liberarsi dalla catena di violenze, di vendette e di opposizioni tra bande armate”. “Tutti implorano che si ponga fine alla guerra e chiedono che gli altri cristiani e gli altri musulmani dei diversi Paesi del Mediterraneo e del mondo si sentano solidali e corresponsabili dell’esistenza e del futuro di tante persone”. È l’accorato appello che, giunto dal Libano tramite il Cardinale Roger Etchegaray appena rientrato dalla missione affidatagli dal Papa nel Paese, è riproposto da Giovanni Paolo II al termine dell’udienza generale. Parlando della missione compiuta dal Cardinale Presidente della Pontificia Commissione “Iustitia et Pax” e del Pontificio Consiglio “Cor Unum” in Libano il Santo Padre pronuncia le seguenti parole.

Da qualche giorno è ritornato a Roma il cardinale Roger Etechegaray, presidente della Pontificia commissione “Iustitia et Pax” e del Pontificio consiglio “Cor Unum”, al quale avevo affidato una missione speciale in Libano.

Egli è stato a Beirut e nel sud del Paese, dove ha visitato le popolazioni della cittadinanza di Jezzine e di numerosi villaggi della regione. Ha incontrato il patriarca maronita e il presidente della Repubblica, numerose personalità politiche e religiose, e, soprattutto, ha ascoltato e confortato tanta gente: uomini, donne e bambini, tanti bambini impauriti, appartenenti alle comunità cristiane e a quelle musulmane.

Ovunque si è recato, il cardinale ha potuto cogliere tra i cristiani e non cristiani un profondo sentimento che mi ha riferito con commozione: un vivo, appassionato desiderio di pace con la volontà di continuare a vivere insieme tra appartenenti alle diverse fedi religiose.

Egli ha raccolto le aspirazioni di tante famiglie che desiderano ritornare nel villaggi di origine, abbandonati a causa della guerra perdendo case, beni e terreni che da generazioni lavoravano in pace. Intere regioni, vicine al territorio di Jezzine, sono state sconvolte dalle lotte, là dove per tradizione cristiani e non cristiani vivevano insieme. Nei soli mesi di marzo e aprile scorsi ad est di Saida e nell’Iklim-Kharroub sono stati devastati più di 60 villaggi cristiani, oltre 2000 sono le case rase al suolo, 87 le chiese e i santuari profanati, bruciati o demoliti.

Tutti implorano che si ponga fine a una tale situazione, e chiedono che gli altri cristiani e gli altri musulmani dei diversi Paesi del Mediterraneo e del mondo si sentano solidali e corresponsabili dell’esistenza e del futuro di tante persone. Il popolo libanese invoca di essere aiutato a liberarsi dalla catena di violenze, di vendette e di opposizioni tra bande armate. Invoca la solidarietà dei popoli perché il Libano possa sopravvivere e dedicarsi alla propria ricostruzione.

Faccio mie queste invocazioni e queste speranze e vi invito a pregare con me: il Signore voglia illuminare il cuore di tutti coloro che possono offrire il loro sostegno e il loro contributo di pace per un Paese e per delle popolazioni così provati.

 

© Copyright 1985 - Libreria Editrice Vaticana

MARIOCAPALBO
00mercoledì 3 aprile 2013 20:27
Il Dio della nostra fede

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 24 luglio 1985

 

1. Nelle catechesi del ciclo precedente ho cercato di spiegare che cosa significa la frase: “io credo”, che cosa vuol dire: “credere da cristiani”. Nel ciclo che ora iniziamo, desidero concentrare la catechesi sul primo articolo della fede: “Io credo in Dio” o, più pienamente: “Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore . . .”. Così suona questa prima e fondamentale verità della fede nel simbolo apostolico. E quasi identicamente nel simbolo niceno-costantinopolitano: “Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore . . .”. Così, il tema delle catechesi di questo ciclo sarà Dio: il Dio della nostra fede. E poiché la fede è la risposta alla rivelazione, il tema delle catechesi che seguiranno sarà quel Dio, che si è fatto conoscere all’uomo, al quale “ha rivelato se stesso e manifestato il mistero della sua volontà” (cf. Dei Verbum, 2).

2. Di questo Dio tratta il primo articolo del “Credo”, di lui parlano indirettamente tutti i successivi articoli dei simboli della fede. Essi infatti sono tutti uniti in modo organico alla prima e fondamentale verità su Dio, che è la fonte dalla quale derivano. Dio è “l’Alfa e l’Omega” (Ap 1, 8); egli è anche l’inizio e il termine della nostra fede. Possiamo dire, infatti, che tutte le successive verità enunciate nel “Credo” ci permettono di conoscere sempre più pienamente il Dio della nostra fede, di cui parla il primo articolo: ci fanno conoscere meglio chi è Dio in se stesso e nella sua vita intima. Conoscendo infatti le sue opere - l’opera della creazione e della redenzione - conoscendo tutto il suo piano di salvezza riguardante l’uomo, ci addentriamo sempre più a fondo nella verità di Dio, quale si svela nell’antica e nella nuova alleanza. Si tratta di una rivelazione progressiva, il cui contenuto è stato formulato sinteticamente nei simboli di fede. Nel dispiegarsi degli articoli dei simboli, acquista pienezza di significato la verità espressa dalle prime parole: “Io credo in Dio”. Naturalmente, nei limiti entro i quali il mistero di Dio è accessibile a noi mediante la rivelazione.

3. Il Dio della nostra fede, colui che professiamo nel “Credo”, è il Dio di Abramo, nostro padre nella fede (cf. Rm 4, 12-16). È “il Dio di Isacco e di Giacobbe” cioè d’Israele (Mc 12, 26), il Dio di Mosè e infine e soprattutto è “Dio, Padre di Gesù Cristo” (cf. Rm 15, 6). Questo affermiamo quando diciamo: “Io credo in Dio Padre . . .”. È l’unico e identico Dio, del quale ci dice la Lettera agli Ebrei che avendo già “parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Eb 1, 1-2). Egli, che è la fonte della parola, che descrive la sua progressiva automanifestazione nella storia, si rivela pienamente nel Verbo incarnato, Figlio eterno del Padre. In questo Figlio - Gesù Cristo - il Dio della nostra fede si conferma definitivamente come Padre. Come tale lo riconosce e glorifica Gesù che prega: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra . . .” (Mt 11, 25), insegnando chiaramente anche a noi a scoprire in questo Dio, Signore del cielo e della terra, il “nostro” Padre (Mt 6, 9).

4. Così il Dio della rivelazione, “Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo” (Rm 15, 6), si pone di fronte alla nostra fede come un Dio personale, come un inscrutabile “Io” divino davanti ai nostri “io” umani, davanti a ciascuno e davanti a tutti. È un “Io” inscrutabile sì, nel suo profondo mistero, ma che si è “aperto” a noi nella rivelazione così che possiamo rivolgerci a lui come al santissimo “Tu” divino. Ciascuno di noi è in grado di farlo, perché il nostro Dio, che abbraccia in sé e supera e trascende in modo infinito tutto ciò che esiste, è vicinissimo a tutti e anzi intimo al nostro più intimo essere: “interior intimo meo”, come scrive Sant’Agostino (S. Agostino, Confessiones, lib. III, cap. VI, 11: PL 32,687).

5. Questo Dio, il Dio della nostra fede, Dio e Padre di Gesù Cristo, Dio e Padre nostro, è contemporaneamente il “Signore del cielo e della terra”, come Gesù stesso l’ha invocato (Mt 11, 25).

Egli infatti è il Creatore. Quando l’apostolo Paolo di Tarso si presenta davanti agli ateniesi nell’Areopago, proclama: “Cittadini ateniesi . . . osservando i monumenti del vostro culto [le statue degli dèi venerati nella religione dell’antica Grecia], ho trovato anche un’ara con l’iscrizione: al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio. Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è Signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell’uomo né dalle mani dell’uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo lui che dà a tutti la vita e il respiro a ogni cosa. Egli . . . ha stabilito l’ordine dei tempi e i confini del loro spazio [degli uomini], perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo, ed esistiamo . . .” (At 17, 23-28).

Con queste parole Paolo di Tarso, l’apostolo di Gesù Cristo, annuncia nell’Areopago di Atene la prima e fondamentale verità della fede cristiana. È la verità che anche noi confessiamo con le parole: “Io credo in Dio (in un solo Dio), Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra”. Questo Dio - il Dio della rivelazione - oggi come allora rimane per molti “un Dio ignoto”. È quel Dio che molti oggi come allora “cercano”, “andando come a tentoni” (At 17, 27). Egli è il Dio inscrutabile e ineffabile. Ma è colui che tutto comprende: “In lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17, 28). A questo Dio cercheremo di accostarci gradualmente nei prossimi incontri.


Ad alcuni gruppi di espressione inglese

I extend a special word of welcome to the Assisi Pilgrimage of Saint Francis Retreat Center in Rye Beach, New Hampshire. I greet most cordially the pilgrims from the Cross River State in Nigeria, and the group of Serra Club members from Hong Kong.

I offer a very warm welcome to the group of Doctors and their families from Greece, and to the sick from Malta on pilgrimage to Lourdes. Your presence at this audience brings joy to my heart. I assure you of my prayers for you and your loved ones.

And upon all the English-speaking visitors I invoke joy and peace in our Lord Jesus Christ.

Ai pellegrini di espressione spagnola

Y ahora deseo presentar mi más cordial saludo a todos los peregrinos y visitantes de lengua española.

Sed bienvenidos a este encuentro con el Papa. Que vuestra visita a Roma, centro de la catolicidad, sea un estimulo para vuestra fe de fieles católicos deseosos de dar testimonio de ella ante el mundo, en vuestros Países de origen, en vuestras familias.

Saludo particularmente a los seminaristas filósofos y Profesores del Seminario de Toledo (España). Es consolador ver que Dios está bendiciendo vuestra Archidiócesis con nuevas vocaciones sacerdotales. Os aliento a ser Seles a la llamada del Señor.

Saludo asimismo al grupo mexicano del movimiento “Cursillos de Cristiandad” y a la peregrinación procedente de Guadalajara.

A todas las personas y grupos de España y de los diversos Países de América Latina imparto con afecto la Bendición Apostólica.

Ad un gruppo di pellegrini ungheresi

Saluto con affetto i pellegrini ungheresi.

Pregate che i comuni santi del popolo polacco e ungherese: Hedvig, Jolánta e Kinga, in polacco: Jadwiga, Jolanta e Kunegonda, aiutino la conservazione della fede di questi popoli.

Dal cuore do la mia benedizione apostolica a voi e a tutto il popolo ungherese.

Ad un gruppo di pellegrini ucraini

Saluto cordialmente i maestri e gli studenti ucraini venuti dall’America Settentrionale ripercorrendo le “orme dei padri” e li benedico di tutto cuore.

Sia lodato Gesù Cristo.

A studenti universitari sloveni

Tra noi saluto gli studenti universitari della Slovenia. Durante il loro viaggio hanno voluto visitare le tombe dei santi Pietro e Paolo e di san Cirillo. Vi siano i principi degli apostoli e i santi fratelli Cirillo e Metodio l’esempio e l’ideale della vostra vita intellettuale come pure della vostra vita privata.

Ad un gruppo di giovani slovacchi

Saluto il gruppo della gioventù slovacca partecipante ai campi estivi organizzati anche quest’anno dall’Istituto slovacco dei santi Cirillo e Metodio.

Cari giovani amici! Quest’anno è particolarmente dedicato al ricordo dell’XI centenario della morte del vostro primo arcivescovo Metodio. Le vostre radici religiose, culturali e nazionali sono segnate dall’opera dei due santi fratelli di Salonicco. Il loro ricordo e il loro messaggio spirituale sono rimasti sempre vivi nella vostra nazione. Vi esorto pertanto con insistenza: sforzatevi di conoscere sempre meglio questo vostro passato per trovarvi luce, direzione e forza anche nel presente e per l’avvenire. Vi guidi l’esempio dei santi Cirillo e Metodio, vi protegga la Vergine Addolorata, vi accompagni la mia benedizione paterna!

Ai pellegrini polacchi

Witam serdecznie Księdza Kardynała Metropolitę Wrocławskiego, również i nowego Biskupa Ordynariusza Katowickiego, jak też nowego Księdza Biskupa Sufragana z Sandomierza. Wśród pielgrzymów jest duszpasterstwo akademickie z Krakowa - parafia Dobrego Pasterza; młodzież parafii Matki Bożej z Lourdes w Krakowie - księża Misjonarze; duszpasterstwo służby zdrowia z Krakowa, przy Kurii Metropolitalnej; są pielgrzymi z parafii św. Józefa - Bielsko-Biała - Złote Łany; z parafii Najświętszego Serca Pana Jezusa z Radomia; kapłani diecezji kieleckiej - srebrny jubileusz; z parafii świętego Krzyża z Rzeszova, diecezja przemyska; z archidiecezji warszawskiej - pielgrzymka lektorów; pielgrzymka kościelnej służby porządkowej z Warszawy; duszpasterstwo nauczycieli z Warszawy; z parafii św. Mikołaja w Szczebrzeszynie - diecezja lubelska; z parafii Najświętszego Serca Pana Jezusa z Komarówki Podlaskiej - diecezja siedlecka; z parafii Matki Bożej Różańcowej z Pabianic; służba liturgiczna parafii św. Mikołaja w Elblągu; duszpasterstwo akademickie ojców Franciszkanów z Wrocławia - parafia św. Karola Boromeusza; zespół tańca ludowego “Wisłok” z Uniwersytetu Marii Curie-Skłodowskiej w Rzeszowie (filia); pielgrzymka prywatnego żeńskiego liceum ogólnokształcącego sióstr Urszulanek w Rybniku. Prócz tego są uczestnicy grup turystycznych a Orbisu” - z Lublina i Zamościa, PKS z Warszawy, PTTK z całej Polski. Wszystkich serdecznie witam w dniu, w którym Kościół w Polsce wspomina bł. Kingę. Trzeba dodać, ze postać bł. Kingi, podobnie jak bł. Królowej Jadwigi, podobnie jak bł. Jolanty, łączy nas bardzo blisko z naszymi braćmi z Węgier, którzy też są dzisiaj tutaj repezentowani. Mamy wspólnych błogosławionych, wspólnych patronów. Ci nasi święci i błogosławieni wyznawali wiarę tak, jak my ją wyznajemy i tak, jak my staramy się ją poznać w czasie tej katechizacji, katechezy systematycznej, związanej z Symbolem wiary.

Ai pellegrini italiani

Il cordiale mio saluto va a tutti i pellegrini di lingua italiana, singoli o in gruppi, che sono oggi qui presenti.

In particolare ricordo: i partecipanti al Corso internazionale organizzato dall’Istituto Patristico Agostiniano sul tema “Sant’Agostino e l’evangelizzazione”; i partecipanti al Corso per animatori e animatrici vocazionali, promosso dai Padri Rogazionisti del Centro di spiritualità “Rogate”; il gruppo di sacerdoti e aderenti al Movimento dei Focolari, che in questi giorni stanno svolgendo un ritiro spirituale; le Suore della Congregazione Carmelitane Missionarie di santa Teresa del Bambin Gesù, riunite per l’ottavo capitolo generale; l’arciprete e i fedeli della chiesa-madre di Modica, diocesi di Noto, che celebrano quest’anno il centenario della proclamazione di san Pietro come celeste patrono della loro città. Infine i missionari Comboniani, partecipanti al tredicesimo capitolo generale dell’Istituto. A tutti voi la mia speciale benedizione.

Ai giovani

Mi rivolgo ora ai numerosi giovani, convenuti a questa udienza. Vi ringrazio della vostra presenza, a me tanto cara! Questo periodo di vacanza è tempo opportuno per nutrire meglio lo spirito: vi raccomando nuovamente di valorizzarlo bene, leggendo libri formativi, riflettendo maggiormente sui grandi ideali della vita, dando più spazio alla preghiera. Le parrocchie e le istituzioni religiose organizzano in questi mesi capiscuola o incontri di fraternità, spesso anche a carattere vocazionale: è cosa saggia approfittarne. Non potrebbe essere l’occasione attraverso la quale il Signore vi comunica qualcosa di bello e di impegnativo per la vostra vita?

Vi accompagni la mia benedizione.

Agli ammalati

E ora il mio pensiero e la mia parola a voi, cari ammalati, che il Signore ha chiamato a condividere più da vicino la sua missione oblativa. La vostra croce, già dura da portare, può diventare in questi mesi, per ragioni diverse, ancora più pesante. Sono certo che ripeterete a Dio il vostro “sì” con disponibilità più grande e generosa. Siate pienamente coscienti della validità del vostro sacrificio quotidiano: il Signore lo apprezza e lo presenta al Padre con il suo. Affido a questo vostro apostolato anche le mie intenzioni, per il bene della Chiesa e di tutto il mondo.

Che il buon Dio vi conceda il suo conforto. Con la mia benedizione.

Agli sposi novelli

A voi, infine, carissimi sposi novelli, il mio augurio più cordiale e sincero. Sono lieto di vedervi qui, raggianti per il dono che il Signore vi ha fatto e desiderosi di vivere in pienezza il vostro amore. Vorrei che questo vostro amore vicendevole fosse modellato su quello che il Signore Gesù ha manifestato nei vostri confronti: amore fedele, pieno, gratuito, più forte della morte. Presentate a Dio, nella preghiera comune, questo desiderio: che la vostra nuova vita sia sempre coerente con quegli impegni di vita cristiana che avete preso sposandovi nel nome del Signore.

Vi benedico tutti di cuore.


Giovanni Paolo II ricorda ancora una volta, durante l’Udienza generale, la sciagura della Val di Fiemme, con queste parole.

Nel pensiero e nel cuore di tutti è ancora vivo lo strazio dell’immensa sciagura, che ha causato tante vittime e tante lacrime in quel sereno luogo di lavoro e di riposo che è la Val di Fiemme.

Rinnovo anche oggi l’espressione del mio cordoglio ai parenti delle vittime, l’incoraggiamento e il conforto ai feriti, l’apprezzamento più sentito per l’opera di soccorso e di solidarietà svolta dai competenti organi civili e da tutti i “volontari”; e soprattutto invito ancora alla preghiera, affinché il Signore tutti illumini e sostenga con la luce della sua parola rivelatrice e consolatrice.

Attraverso la televisione il Santo Padre vuole inviare “un cordiale saluto alla nobile nazione cinese”. L’occasione è offerta da una ripresa che una troupe televisiva gira per un servizio destinato alla Cina. Questo il testo del breve discorso del Papa.

I am happy to welcome a television crew which is present in Rome to prepare a programme for China, and it gives me great joy to be able, through them, to send my warm greetings to the noble Chinese nation.

The Catholic Church looks upon China as one great family, the birthplace of lofty traditions and vital energies, rooted in the antiquity of her history and culture.

The Church is sympathetic to the commitment to modernization and progress in which the Chinese people are engaged.

This was the attitude of the famous Father Matteo Ricci when he came into contact with China.

I am sure that those Chinese who are followers of Jesus Christ, as was Matteo Ricci, will contribute to the common good of their own people by practising the virtues which are taught by the Gospel and which are highly esteemed in the centuries-old Chinese tradition, such as justice, charity, moderation, wisdom and a sense of fidelity and loyalty.

With these thoughts, I pray that Almighty God may abundantly bless the Chinese people and their worthy aspirations for progress and peace.

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione italiana.

Sono felice di dare il benvenuto alla troupe televisiva, presente a Roma per preparare un programma destinato alla Cina e mi reca grande gioia poter inviare, attraverso di voi, il mio cordiale saluto alla nobile nazione cinese.

La Chiesa cattolica guarda alla Cina come a una grande famiglia, il luogo d’origine di elevate tradizioni e di vitali energie, radicate nell’antichità della sua storia e della sua cultura.

La Chiesa è solidale con l’impegno del popolo cinese per la modernizzazione e il progresso.

Fu questo l’atteggiamento del famoso padre Matteo Ricci quando entrò in contatto con la Cina.

Sono certo che i cinesi che sono discepoli di Gesù Cristo, come lo fu Matteo Ricci, contribuiranno al bene comune del loro popolo, mediante la pratica delle virtù insegnate dal Vangelo, virtù che sono altamente stimate dalla secolare tradizione cinese, come la giustizia, la carità, la moderazione, la saggezza e il senso di fedeltà e di lealtà.

Con questi pensieri, prego perché Dio onnipotente benedica abbondantemente il popolo cinese e le sue degne aspirazioni al progresso e alla pace.

 

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MARIOCAPALBO
00mercoledì 3 aprile 2013 20:28
Dio che si rivela a colui che esiste

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 31 luglio 1985

 

1. Pronunciando le parole “credo in Dio”, noi esprimiamo innanzitutto la convinzione che Dio esiste. È questo un tema che abbiamo toccato nelle catechesi del precedente ciclo, riguardante il significato della parola “credo”. Secondo l’insegnamento della Chiesa la verità sull’esistenza di Dio è accessibile anche alla sola ragione umana, se libera da pregiudizi, come testimoniano i passi del libro della Sapienza (Sap 13, 1-9) e della Lettera ai Romani (cf. Rm 1, 19-20) riportati in precedenza. Essi parlano della conoscenza di Dio come creatore (o prima causa). Questa verità ricorre anche in altre pagine della Sacra Scrittura. Il Dio invisibile diventa in un certo senso “visibile” attraverso le sue opere.

“I cieli narrano la gloria di Dio, / e l’opra delle sue mani annunzia il firmamento. / Il giorno al giorno ne affida il messaggio / e la notte alla notte ne trasmette notizia” (Sal 19,2-3).

Questo inno cosmico di esaltazione delle creature è un canto di lode a Dio come creatore. Ecco qualche altro testo:

“Quanto sono grandi, Signore, le tue opere! / Tutto hai fatto con saggezza, / la terra è piena delle tue creature” (Sal 104, 24).

“Egli ha formato la terra con potenza, / ha fissato il mondo con sapienza, / con intelligenza ha disteso i cieli . . . / Rimane inebetito ogni uomo, senza comprendere” (Ger 10, 12. 14).

“Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo . . . / Riconosco che qualunque cosa Dio fa è immutabile; / non c’è nulla da aggiungere, nulla da togliere” (Qo 3, 11.14).

2. Sono solamente alcuni passi, nei quali gli autori ispirati esprimono la verità religiosa su Dio-Creatore, utilizzando l’immagine del mondo a loro contemporanea. È certo un’immagine prescientifica, ma religiosamente vera e poeticamente squisita. L’immagine di cui dispone l’uomo del nostro tempo grazie allo sviluppo della cosmologia filosofica e scientifica è incomparabilmente più significativa ed efficace per chi procede con spirito alieno da pregiudizi.

Le meraviglie che le varie scienze specifiche ci svelano sull’uomo e sul mondo, sul microcosmo e sul macrocosmo, sulla struttura interna della materia e sulle profondità della psiche umana, sono tali da confermare le parole degli autori sacri, inducendo a riconoscere l’esistenza di una suprema intelligenza creatrice e ordinatrice dell’universo.

3. Le parole “credo in Dio” si riferiscono prima di tutto a colui che ha rivelato se stesso. Dio che si rivela è colui che esiste: può infatti rivelare se stesso solo uno che realmente esiste. Del problema dell’esistenza di Dio la rivelazione si occupa in un certo qual senso marginalmente e in modo indiretto. E anche nel simbolo di fede l’esistenza di Dio non è presentata come un interrogativo o un problema a sé stante. Come abbiamo già detto, la Sacra Scrittura, la tradizione e il magistero affermano la possibilità di una conoscenza certa di Dio mediante la sola ragione (cf. Sap 13, 1-9; Rm 1, 19-20; Denz.-S. 3004, Vatic. I, cap. 2; Dei Verbum, 6). Indirettamente tale affermazione racchiude il postulato che la conoscenza dell’esistenza di Dio mediante la fede che esprimiamo con le parole “credo in Dio” ha un carattere razionale, che la ragione può approfondire. “Credo, ut intelligam” come pure “intelligo, ut credam”: questo è il cammino dalla fede alla teologia.

4. Quando diciamo “credo in Dio”, le nostre parole hanno un preciso carattere di “confessione”. Confessando rispondiamo a Dio che ha rivelato se stesso. Confessando diventiamo partecipi della verità che Dio ha rivelato e la esprimiamo come contenuto della nostra convinzione. Colui che rivela se stesso non ci rende solo possibile conoscere che egli esiste, ma ci permette anche di conoscere chi lui è, e anche come lui è. Così l’autorivelarsi di Dio ci conduce all’interrogativo sull’essenza di Dio: chi è Dio?

5. Facciamo qui riferimento all’evento biblico narrato nel libro dell’Esodo (Es 3, 1-14). Mosè che pascola il gregge nelle vicinanze del monte Oreb nota un fenomeno straordinario. “Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava” (Es 3, 2). Si accostò e “Dio lo chiamò dal roveto e disse: “Mosè, Mosè!”. Rispose: “Eccomi!”. Riprese: “Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!”. E disse: “Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe”. Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio” (Es 3, 4-6).

L’evento descritto dal libro dell’Esodo è definito una “teofania” cioè una manifestazione di Dio in un segno straordinario e appare, tra tutte le teofanie dell’Antico Testamento, particolarmente suggestiva come segno della presenza di Dio. La teofania non è una diretta rivelazione di Dio, ma solo la manifestazione di una sua particolare presenza. Nel nostro caso questa presenza si fa conoscere sia mediante le parole pronunciate dall’interno del roveto ardente, sia mediante lo stesso roveto che arde senza consumarsi.

6. Dio rivela a Mosè la missione che intende affidargli: deve sottrarre gli israeliti dalla schiavitù egizia e condurli alla terra promessa. Dio gli promette anche il suo potente aiuto nel compimento di questa missione: “Io sarò con te”. Allora Mosè si rivolge a Dio: “Ecco, io arrivo dagli israeliti e dico loro: il Dio dei vostri padri mi ha mandato da voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò loro?”. Dio disse a Mosè: “Io sono colui che sono!”. Poi disse: “Dirai agli israeliti: Io-sono mi ha mandato a voi” (Es 3, 12-14).

Così dunque il Dio della nostra fede - il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe - rivela il suo nome. Esso suona “Io sono colui che sono!”. Secondo la tradizione di Israele, il nome esprime l’essenza.

La Sacra Scrittura dà a Dio diversi “nomi”; tra questi: “Signore” (per esempio Sap 1, 1), “Amore” (1 Gv 4, 16), “Compassionevole” (per esempio Sal 86(85), 15), “Fedele” (1 Cor 1, 9), “Santo” (Is 6, 3). Ma il nome che Mosè ha udito dal profondo del roveto ardente costituisce quasi la radice di tutti gli altri. Colui che è dice l’essenza stessa di Dio, che è l’Essere per se stesso, l’Essere sussistente, come precisano i teologi e i filosofi. Dinanzi a lui non possiamo non prosternarci e adorare.


Ai fedeli di espressione francese

Chers pèlerins de langue française, je vous souhaite de découvrir Dieu ainsi, ou d’approfondir sa connaissance, par l’intelligence et par le cœur. Les vacances, avec la proximité de la nature, les moments de calme, de réflexion, de lecture, peuvent être une occasion favorable. Je vous souhaite d’heureuses vacances, de fructueuses vacances. Et je vous bénis de tout cœur.

* * *

Je salue spécialement les Soeurs du Sacré-Cœur de Marie Vierge Immaculée, de l’Institut Marymount, qui ne sont pas en vacances mais en chapitre général. Je vous souhaite de retrouver, chères Soeurs, la fraîcheur de vos origines, et de renouveler votre volonté de servir l’Eglise, selon l’esprit de Jésus-Christ et la disponibilité de Marie, spécialement dans le champ immense et délicat de l’éducation.

* * *

Je souhaite une croissance fructueuse et ecclésiale à la jeune Communauté de vie chrétienne “Le Rocher” de Chalons-sur-Marne.

* * *

Enfin, nous accueillons avec plaisir les pèlerins du Congo: je n’ai pas oublié ma visite apostolique dans leur pays! Je les invite à vivre leur foi avec courage et dans la paix. A tous ici présents, je donne ma Bénédiction Apostolique.

Ai fedeli di lingua inglese

I would like to extend a special word of welcome to the group of pilgrims from Nigeria. And to all the English-speaking visitors I offer cordial greetings. I hope that your visit to Rome will bring you to a deeper love for the Church. May the Lord bless you all.

* * *

I wish to add a cordial greeting also for the troupe of young people from Ghana. May the Lord protect you in your tour and bring you back home safe. God bless Ghana!

Ad un gruppo di pellegrini giapponesi

Sia lodato Gesù Cristo!

Dilettissimi pellegrini di “Y. B. U.”, “Don Bosco” e gli studenti dell’università di “Nazan”.

Il vostro pellegrinaggio assomiglia ad una catena del rosario. Avete approfondito il vostro studio.

Ora vi imparto la mia benedizione apostolica affinché i frutti, sia quello del pellegrinaggio che quello dello studio, diventino un appello per la pace.

Desidero pure estendere la mia benedizione ai vostri cari.

Sia lodato Gesù Cristo!

Ai pellegrini tedeschi

Liebe Brüder und Schwestern,

Ich grüße euch sehr herzlich zur heutigen Audienz und erteile euch und allen, die euch verbunden sind, von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai fedeli di espressione spagnola

Deseo dar mi más cordial bienvenida a todas las personas y grupos de peregrinos y visitantes de lengua española.

Saludo, en primer lugar, a los sacerdotes, religiosos y religiosas aquí presentes.

Asimismo saludo al grupo de “Matrimonios de la Congregación de Nuestra Señora de Nazaret y del Pilar” que, junto con sus hijos, han querido tener este encuentro con el Papa para celebrar sus Bodas de Plata matrimoniales.

Vaya mi cordial saludo igualmente a los diversos grupos de peregrinos procedentes de México: a los miembros del “Movimiento de Cursillos de Vida Cristiana” de la Arquidiócesis de Durango; a los peregrinos de Puebla de los Angeles; a los componentes de la “Estudiantina” de la Universidad Católica “La Salle”; a las jóvenes, acompañadas de sus familiares, que quieren celebrar en el Señor su fiesta de cumpleaños.

A todos los peregrinos provenientes de los diversos Países de América Latina y de España imparto con afecto mi Bendición Apostólica.

Ad un gruppo di giovani jugoslavi

Saluto di cuore i giovani provenienti dalla parrocchia di Santa Maria Maddalena di Maribor in Slovenia.

Sono lieto che abbiate voluto visitare nella città eterna le tombe dei principi degli apostoli Pietro e Paolo e la tomba del grande evangelizzatore dei popoli slavi, san Cirillo. Avete visitato altri monumenti cristiani e culturali del passato e ciò vi aiuterà senza dubbio ad approfondire la comprensione della fede cristiana e della Chiesa di Cristo.

La mia benedizione apostolica vi accompagni nella vostra vita, che estendo anche a tutti i vostri cari e ai vostri compagni.

Ai fedeli polacchi

Pozdrawiam serdecznie wszystkich pielgrzymów: z parafii Juszczyna koło Żywca; z diecezji tarnowskiej - kapłani na 25-lecie święceń oraz ich rodziny; z diecezji przemyskiej - parafia Chrystusa Króla z Rzeszowa; równieź z Rzeszowa z parafii Świętego Krzyża; również z Rzeszowa z parafii Bożego Ciała; z parafii Chrystusa Ukrzyżowanego z Kobylanki, parafia księży saletynów; służbę zdrowia i pomocników salezjańskich z Płocka; pielgrzymkę pokutną duszpasterstwa nauczycieli z Torunia; uczestników letniego kursu Uniwersytetu Polonii Wolnego Świata; obóz naukowy studentów Politechniki Krakowskiej; prócz tego Politechnika Szczecińska - Logos-Tour, oraz uczestnicy grup turystycznych PTTK, PKS z Warszawy, Orbisu i Turysty . . . Wszystkich serdecznie pozdrawiam, za waszym pośrednictwem pozdrawiam też wszystkich rodaków w Ojczyźnie.

Ai giovani

Saluto con viva cordialità tutti gli italiani presenti, singoli e gruppi. In particolare mi rivolgo, come sempre, ai giovani con una speciale esortazione.

Carissimi, oggi la Chiesa festeggia sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù. Quanto amore ha avuto sant’Ignazio per i giovani! Come li ha stimolati alla santa causa di Dio e delle anime! In lui voi potete trovare anche oggi un grande aiuto e un grande esempio. Alla scuola di questo grande santo voi vi sentirete accendere di entusiasmo per il Vangelo, vi sentirete capaci di affrontare con decisione e ardimento la buona battaglia della fede, proverete la gioia ineffabile di aver donato la vostra vita a Cristo, oltre ogni ostacolo, oltre ogni difficoltà. Sant’Ignazio interceda per voi dal cielo in modo speciale, e io vi accompagno con la mia benedizione.

Agli ammalati

È a voi che ora vuole andare il mio saluto e il mio benvenuto, carissimi malati. La vostra presenza mi riempie sempre di gioia perché sento, in questi incontri, la presenza viva e misteriosa di Gesù sofferente. Sant’Ignazio, cari fratelli, ha da dire una parola anche per voi: anch’egli ha conosciuto la sofferenza fisica e morale. Ma non si è mai arreso; non ha mai disperato. La sofferenza lo ha purificato, lo ha fortificato. Così possa essere per voi. Pregatelo, oggi in modo particolare, perché vi conceda di imitare la sua fortezza, la sua pazienza, la sua speranza. Anch’io vi ricorderò nella mia preghiera e intanto vi benedico con tutto il cuore.

Agli sposi novelli

Carissimi sposi novelli, oggi qui convenuti, a voi va infine il mio saluto! Anche la vita coniugale, come ogni serio impegno di vita, richiede chiarezza d’intenti, decisione nel volere, spirito di sacrificio, generosità nel donarsi, ascolto della Parola di Dio e abbandono nelle mani della Provvidenza: tutte virtù che troviamo in modo eminente in sant’Ignazio: egli dunque, seppur religioso, è maestro e patrono anche per voi; ricordatelo perciò anche voi in modo speciale, oggi, nelle vostre preghiere, affinché per la sua intercessione il Padre celeste faccia scendere abbondanti i suoi favori sul cammino che avete intrapreso nel suo nome, mentre io di cuore vi benedico.


Il X anniversario della firma ad Helsinki dell’Atto Finale della Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa è ricordato dal Papa, al termine dell’Udienza generale in Piazza San Pietro.
Sottolineando l’importanza attribuita all’avvenimento e il contributo offerto dalla Santa Sede alla redazione dell’Atto, Giovanni Paolo II sottolinea come oggi restino ancora “specialmente nel campo dei diritti umani tante attese e desideri, la cui realizzazione è auspicata e possibile”.
Queste le parole pronunciate dal Papa.

Da ieri sono riuniti a Helsinki i rappresentanti dei Paesi europei, degli Stati Uniti d’America, del Canada e della Santa Sede. Si sono dati appuntamento, su invito del governo finlandese, per celebrare il X anniversario della firma da parte dei capi di Stato o di governo dell’Atto finale della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa, avvenuta il 1° agosto 1975 in quella capitale.

Molti di voi, e senz’altro tutti coloro che, in Europa e nel mondo, seguono da vicino le vicende della vita internazionale, ricorderanno l’importanza che venne allora attribuita all’avvenimento. L’Atto finale di Helsinki conteneva l’impegno di sviluppare i rapporti fra gli Stati firmatari, aprendo nuove possibilità di cooperazione; in particolare, prendeva in considerazione la possibilità di migliori condizioni di vita per gli uomini e le donne, e quindi per i popoli, con maggiori facilitazioni di comunicazioni e di relazioni. La Santa Sede aveva dato uno speciale contributo alla redazione dell’Atto finale, con una propria proposta sul rispetto della libertà di coscienza e di religione, problema per il quale si è ulteriormente impegnata nelle successive riunioni di Belgrado, di Madrid e di Ottawa.

Sono passati ormai dieci anni da quella data. Ci sono stati, certo, almeno in un primo tempo, alcuni risultati, ma restano ancora - specialmente nel campo dei diritti umani - tante attese e desideri, la cui realizzazione è auspicata e possibile. Perciò, non è da stupirsi che vi siano coloro che si sentono delusi.

Se ci sarà buona volontà, il processo avviato a Helsinki è ancora valido, in quanto vive sono le speranze che l’Atto finale fece nascere. Perciò vorrei che quanti hanno a cuore il bene spirituale e materiale delle persone e dei popoli del continente europeo, si uniscano al mio augurio e alla mia preghiera, affinché coloro che hanno la responsabilità di attuare le disposizioni dell’Atto finale e del documento conclusivo di Madrid operino in modo che le attese e i desideri di tanti uomini e donne vengano soddisfatti.

Dolore per “gli atti di cieca e crudele violenza” perpetrati contro due sacerdoti in Algeria è espresso dal Papa durante l’udienza di oggi. Queste le sue parole.

Continuano purtroppo aggiungere notizie dolorose di violenze contro sacerdoti e religiosi.

Nei giorni scorsi, due episodi gravissimi hanno colpito la Chiesa in Algeria: il sacerdote Jean-Marie Jover, parroco di Ech-Cheliff, è stato assassinato nottetempo nella sua casa canonica; un anziano missionario, padre Paul Martz, dei Padri Bianchi, è stato aggredito nella basilica di Notre-Dame ad Algeri e ha riportato gravi ferite.

Sono profondamente unito al venerato Arcivescovo Cardinale Duval e all’intera comunità cattolica algerina e chiedo a tutti voi di associarvi a me nella preghiera e nell’espressione di solidarietà verso quanti soffrono per questi atti di cieca e crudele violenza: penso in primo luogo al missionario ferito, ai familiari e ai confratelli di entrambe le vittime, ai loro fedeli.

Preghiamo perché il Signore conceda a padre Jover il premio eterno riservato al servitore fedele e perché la Chiesa in Algeria esca da questa dura prova rinvigorita nella fede e nella generosa testimonianza della carità di Cristo, e auspichiamo che la giustizia possa fare piena luce su questi efferati delitti contro degni pastori.

 

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