Catechesi sul credo dicembre 1985

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MARIOCAPALBO
00giovedì 4 aprile 2013 09:56
La santissima Trinità mistero di comunione

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 4 dicembre 1985

 

1. “Unus Deus Trinitas . . .”.

Al termine del lungo lavoro di riflessione, portato avanti dai Padri della Chiesa e consegnato nelle definizioni dei Concili, la Chiesa parla del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo come di tre “Persone”, che sussistono nell’unità dell’identica sostanza divina.

Dire “persona” significa fare riferimento a un ente unico di natura razionale, come opportunamente chiarisce già Boezio nella sua famosa definizione (“Persona proprie dicitur rationalis naturae individua substantia”, in Boezio, De duabus naturis et una persona Christi: PL 64, 1343 D). La Chiesa antica precisa però subito che la natura intellettuale in Dio non è moltiplicata con le Persone; essa resta unica, così che il credente può proclamare col simbolo Quicumque: “Non tre dèi, ma un unico Dio”.

Il mistero si fa qui profondissimo: tre Persone distinte e un solo Dio. Come è possibile? La ragione comprende che non v’è contraddizione, perché la trinità è delle Persone e l’unità della Natura divina. Resta però la difficoltà: ciascuna delle Persone è il medesimo Dio; come possono allora distinguersi realmente?

2. La risposta che la nostra ragione balbetta si appoggia sul concetto di “relazione”. Le tre Persone divine si distinguono fra loro unicamente per le relazioni che hanno l’Una con l’Altra: e precisamente per la relazione di Padre a Figlio, di Figlio a Padre; di Padre e Figlio a Spirito, di Spirito a Padre e Figlio. In Dio, dunque, il Padre è pura Paternità, il Figlio pura Figliolanza, lo Spirito Santo puro “Nesso di Amore” dei Due, cosicché le distinzioni personali non dividono la medesima e unica Natura divina dei Tre.

L’XI Concilio di Toledo (675) precisa con finezza: “Ciò che il Padre è, lo è non in riferimento a sé, ma in relazione al Figlio; e ciò che è il Figlio, lo è non in riferimento a sé, ma in relazione al Padre; allo stesso modo lo Spirito Santo, in quanto è predicato Spirito del Padre e del Figlio, lo è non in riferimento a sé, ma relativamente al Padre e al Figlio” (Denz.-S. 528).

Il Concilio di Firenze (1442) ha potuto perciò affermare: “Queste tre Persone sono un unico Dio . . . perché dei Tre unica è la sostanza, unica l’essenza, unica la natura, unica la divinità, unica l’immensità, unica l’eternità; in Dio infatti tutto è una cosa sola, ove non c’è opposizione di relazione” (Denz.-S. 1330).

3. Le relazioni che distinguono così il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, e che li rivolgono realmente l’Uno verso l’Altro nel loro stesso essere, possiedono in se stesse tutte le ricchezze di luce e di vita della natura divina, con la quale esse si identificano totalmente. Sono relazioni “sussistenti”, che in forza del loro slancio vitale si fanno l’una incontro all’altra in una comunione nella quale la totalità della Persona è apertura all’altra, paradigma supremo della sincerità e libertà spirituale a cui devono tendere le relazioni interpersonali umane, sempre assai lontane da tale trascendente modello.

Al riguardo il Concilio Vaticano II osserva: “Il Signore Gesù, quando prega il Padre perché tutti siano una cosa sola come io e te siamo una cosa sola” (Gv 17, 21-22), mettendoci davanti orizzonti impervi alla ragione umana, ci ha suggerito una certa similitudine tra l’unione delle persone divine e l’unione dei figli di Dio nella verità e nella carità. Questa similitudine manifesta che l’uomo, il quale in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stessa, non può ritrovarsi pienamente se non attraverso il dono sincero di se stesso” (Gaudium et spes, 24).

4. Se la perfettissima unità delle tre Persone divine è il vertice trascendente che illumina ogni forma di autentica comunione tra noi, esseri umani, è giusto che la nostra riflessione ritorni di frequente alla contemplazione di questo mistero, a cui così spesso si fa cenno nel Vangelo. Basti ricordare le parole di Gesù: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10, 30); e ancora: “Credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre” (Gv 10, 38). E in altro contesto: “Le parole che io vi dico non le dico da me; ma il Padre che è in me” (Gv 14, 10-11).

Gli antichi scrittori ecclesiastici si soffermano spesso a trattare di questo reciproco compenetrarsi delle Persone divine. I Greci lo definiscono come “perichóresis”, l’Occidente (specialmente dall’XI secolo) come “circumincessio” (reciproco compenetrarsi) o “circuminsessio” (reciproca inabitazione). Il Concilio di Firenze ha espresso questa verità trinitaria con le seguenti parole: “Per questa unità . . . il Padre è tutto nel Figlio, tutto nello Spirito Santo; il Figlio è tutto nel Padre, tutto nello Spirito Santo; lo Spirito Santo è tutto nel Padre, tutto nel Figlio” (Denz.-S. 1331). Le tre Persone divine, i tre “Distinti”, essendo pure relazioni reciproche sono il medesimo Essere, la medesima Vita, il medesimo Dio.

Davanti a questo folgorante mistero di comunione, in cui la nostra piccola mente si perde, sale spontanea al labbro l’acclamazione della liturgia: “Gloria tibi, Trinitas, / aequalis, una Deitas / et ante omnia saecula, / et nunc et in perpetuum”. “Gloria a te, Trinità, / uguale nelle Persone, unico Dio, / prima di tutti i secoli, ora e per sempre” (Sollemnitas SS.mae Trinitatis, “Ad I Vesperas”, Ant. 1).


Ai fedeli di lingua francese

En saluant les pèlerins de langue française, je souhaite que notre rencontre, au cours du Synode extraordinaire, se place sous le signe de la vivante unité de Dieu qui fonde la cohérence de l’action et la communion dans la foi de tous les disciples de Jésus Christ. Et je prie le Dieu unique, Père et Fils et Esprit Saint de vous bénir.

Ai pellegrini di espressione inglese

I wish to extend a special word of welcome to the study group from Ribe Youth Centre and University Extension in Denmark. My cordial greetings go to the Benedictine Monks taking part in the Theology Renewal Programme at the Monastery of San Anselmo, and it is a joy to welcome the Sisters who are participating in the ARC Programme. Dear Brothers and Sisters in Christ, the Lord has blessed you with this time of study, rest and prayers, so that you may know even more fully how much he loves each of you. I hope that you will return to your own countries renewed in soul, mind and body, ever more eager to serve Christ faithfully in the Church.

And I greet all the English-speaking visitors who are present at this Audience. May the Lord fill you with his joy and peace.

Ai fedeli di lingua tedesca

Mit diesen kurzen Hinweisen auf das tiefste Geheimnis unseres Glaubens grüße und segne ich von Herzen die anwesenden Besucher deutscher Sprache, darunter die Gruppe von Schülerinnen aus Krastowitz in Österreich. Gelobt sei Jesus Christus!

Ai pellegrini giunti dalla Spagna e dall’America Latina

Saludo con particular afecto a los peregrinos llegados de España y de América Latina. Os deseo que el Dios de la esperanza os llene de cumplida alegría y paz en la fe para que abundéis en esperanza por la virtud del Espíritu Santo.

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Me es grato asimismo saludar a los religiosos y religiosas presentes, de modo especial al grupo de capuchinos españoles y a las religiosas “Hijas de Jesús”, que están asistiendo a unos cursos de renovación en Roma. Os agradezco vuestra presencia, prueba clara de vuestra filial cercanía y adhesión a la Sede del Apóstol Pedro. Que sigáis haciendo de vuestra vida una donación plena y generosa a Dios y a la Iglesia.

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Al grupo de expertos latinoamericanos que participan en el curso de dirección de recursos energéticos y de ahorro de energía organizado por el Centro de Perfección profesional y técnico de Torino me complace expresar ahora mi vivo reconocimiento por su presencia en este Encuentro. Que vuestro curso de estudios sea un motivo más para dar una respuesta humana y cristiana a los problemas acuciantes que afectan a muchos de vuestros países y de vuestros hermanos.

A todos os imparto de corazón mi Bendición Apostólica.

Ai pellegrini polacchi

Pragnę pozdrowić wszystkich pielgrzymów z Polski, w szczególności z parafii Królowej Świata z Zakopanego - księża Salwatorianie; z parafii św. Jadwigi z Dębicy, diecezja tarnowska; z parafii św. Judy Tadeusza z Rzosowa, diecezja przemyska; z parafii św. Macieja, księży jezuitów z Wrocławia; również z Wrocławia z parafii św. Józefa oo. Karmelitów; pielgrzymkę rodzin z parafii św. Krzysztofa i Jakuba, również z Wrocławia; prócz tego grupę kolejarzy z Lublina i Skarżyska, jako też uczestników grup turystycznych Orbisu, PKS-u z Warszawy, Sport Touristu, Amicizia . . . Pozdrawiam raz jeszcze obecnych tutaj pielgrzymów, również wszystkich rodaków w Ojczyźnie.

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Wsposób szczególny zwraca się moja myśl do środowisk akademickich i do uniwersytetów. Myślę o tych wybitnych przedstawicielach nauki, którzy postępują zgodnie ze swoim sumieniem. To jest wielka godność i ma to wielkie znaczenie, choćby nawet nie spotykało się ono z uznaniem zewnętrznych autorytetów. Na pewno dobro Narodu domaga się tego, żeby budować na ludziach sumienia. Tego życzę, mojei Ojczyźnie i o to się nieustannie modlę, ażeby budowano w Polsce na ludziach wypróbowanego sumienia.

Il mio pensiero si rivolge in modo particolare agli ambienti accademici e alle università. Penso a quegli eccellenti rappresentanti del mondo delle scienze che agiscono secondo la propria coscienza. È espressione di una grande dignità ed è di grande importanza, anche se non viene apprezzata dalle autorità esterne. Sicuramente, il bene della Nazione bisogna costruirlo con gli uomini di coscienza ed è ciò che auguro alla mia patria e per cui prego continuamente: perché la Polonia si costruisca con gli uomini di provata coscienza.

Ai gruppi italiani

Desidero salutare ora il gruppo delle persone che prestano il loro servizio presso la Delegazione in Italia dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Cari fratelli e sorelle, auspico di cuore che la vostra opera, complessa e preziosa, generosa e paziente, sia sempre confortata dal successo, e il vostro impegno per la tutela dei diritti personali e familiari del rifugiato trovi rispondenza generosa nelle comunità di accoglienza.

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Un cordiale saluto ai membri dello SCAL Club Italia. Secondo lo spirito della vostra Associazione, che si interessa dei problemi economici e organizzativi del turismo, possiate aiutare chi viaggia a comprendere la bontà delle cose e saperne rettamente usare, per una fraternità vera, per la felicità e per la gloria di Dio.

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Il mio pensiero va ora ai fedeli della parrocchia dei Sacri Cuori di Secondigliano, Napoli. Benedico volentieri, secondo il vostro desiderio, l’immagine della Vergine Addolorata e auguro buoni frutti per le celebrazioni che vi siete impegnati di promuovere in onore della Madonna.

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Un augurio al gruppo degli studenti Passionisti dell’Università Pontificia di San Tommaso d’Aquino. La vostra esperienza di studio vi conduca a una profonda conoscenza della verità rivelata per disporre il vostro cuore ad amare e predicare con efficacia il mistero che ora approfondite. Vi benedico e formulo i migliori voti per la vostra preparazione al sacerdozio.

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Un saluto poi ai superiori, alunni ed ex alunni del Collegio Nazareno di Roma, qui convenuti per l’annuale conferimento del premio all’alunno più buono d’Italia. La bontà è un impegno quotidiano, una pratica costante, attenta e generosa, fatta di piccoli gesti dettati dall’amore; un’umile volontà di servizio, senza pretese, sul modello di Cristo Signore. Impegnatevi a irradiare sempre, nella vita, un vero clima di fraternità e di bontà.

Vi benedico tutti con grande affetto.

Ai giovani

Rivolgo ora il mio saluto ai ragazzi e ai giovani qui presenti. Carissimi, è iniziato il nuovo anno liturgico. In questo periodo di Avvento la Chiesa ci esorta ad andare incontro con la preghiera e con le buone opere al Cristo che viene. Gesù è venuto a noi per mezzo di Maria, sua Madre, e anche noi prepariamoci insieme alla Vergine, che è anche Madre nostra, ad incontrare, perseveranti nel bene, Gesù il Salvatore.

Vi invito pertanto a riflettere sul significato della prossima festa dell’Immacolata. Guardiamo a lei, tutta bella, perché senza peccato e piena di grazia: invochiamo con fede la sua materna protezione per camminare liberamente nelle vie che il Signore ci addita e gusteremo ogni momento la gioia di vivere in grazia di Dio. Vi accompagni la mia benedizione.

Agli ammalati

Il mio saluto anche a voi, carissimi ammalati. In questi giorni fervono i lavori del Sinodo straordinario dei Vescovi, che segna un momento di particolare importanza per tutta la Chiesa. Vi invito, cari ammalati, ad offrire al Signore tutte le vostre sofferenze, per la buona riuscita di tale assise, che si concluderà domenica prossima.

A tutti voi la mia parola di vivo incoraggiamento e l’esortazione a perseverare con fiducia nell’abbandono alla Provvidenza divina che, anche quando permette prove dolorose, offre sempre l’aiuto necessario per superale.

Vi benedico di vero cuore.

Agli sposi novelli

Saluto infine gli sposi novelli qui presenti. Nel periodo del vostro fidanzamento avete certamente programmato come realizzarvi nel matrimonio, per questo avete deciso di mettere in comune le vostre risorse personali e costituire così una comunità di vita e di amore.

Voi sapete che anche Dio ha un suo progetto su di voi, sposi cristiani; vuole che siate, in coppia, immagine del suo amore e collaboratori nel trasmettere ed educare la vita.

Ogni giorno fate tesoro della grazia ricevuta: essa vi consentirà di vivere nella gioia e nella serenità e di compiere uno dei doveri più preziosi e urgenti per le coppie cristiane, quello di testimoniare il valore dell’indissolubilità e della fedeltà coniugale. La Madonna Immacolata vi protegga sempre, e vi accompagni la mia benedizione.

 

© Copyright 1985 - Libreria Editrice Vaticana

MARIOCAPALBO
00giovedì 4 aprile 2013 09:56
Dio tre volte santo

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 11 dicembre 1985

 

1. “Santo, santo, santo il Signore / Dio dell’universo. / I cieli e la terra sono pieni della tua gloria” (“Liturgia della Messa”).

Ogni giorno la Chiesa confessa la santità di Dio. Lo fa specialmente nella liturgia della Messa, dopo il prefazio, quando inizia la preghiera eucaristica. Ripetendo tre volte la parola “santo”, il Popolo di Dio indirizza la propria lode al Dio Uno e Trino, di cui confessa la suprema trascendenza e inarrivabile perfezione.

Le parole della liturgia eucaristica provengono dal Libro di Isaia, dove è descritta la teofania, nella quale il profeta è ammesso a contemplare, per annunziarla al popolo, la maestà della gloria di Dio:

“. . . vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato . . . Attorno a lui stavano dei serafini . . . Proclamavano l’uno all’altro: Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria” (Is 6, 1-3).

La santità di Dio connota anche la sua gloria (“kabod Jahvè”) la quale inabita l’intimo mistero della sua divinità e, al tempo stesso, si irradia su tutta la creazione.

2. L’Apocalisse l’ultimo libro del Nuovo Testamento, che riprende molti elementi dell’Antico, ripropone anche il “Trisagio” di Isaia, completato con gli elementi di un’altra teofania, attinti dal profeta Ezechiele (Ez 1, 26). In tale contesto dunque sentiamo nuovamente proclamare:

“Santo, santo, santo il Signore Dio, l’Onnipotente, Colui che era, che è e che viene” (Ap 4, 8).

3. Nell’Antico Testamento all’espressione “santo” corrisponde la parola ebraica “qados”, nella cui etimologia è contenuta da un lato l’idea di “separazione”, e dall’altro l’idea di luce: “essere acceso, essere luminoso”. Perciò le teofanie dell’Antico Testamento contengono in sé l’elemento del fuoco, come la teofania di Mosè (Es 3, 2), e quella del Sinai (Dt 4, 12), e anche del bagliore, come la visione di Ezechiele (Ez 1, 27-28), la citata visione di Isaia (Is 6, 1-3) e quella di Abacuc (Ab 3, 4). Nei libri greci del Nuovo Testamento all’espressione “santo” corrisponde la parola “hagios”.

Alla luce dell’etimologia veterotestamentaria diventa chiara anche la seguente frase della Lettera agli Ebrei: “. . . Il nostro Dio è un fuoco divoratore” (Eb 12, 29; cf. Dt 4, 24), come pure la parola di San Giovanni sul Giordano, riguardante il Messia: “. . . egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (Mt 3, 11). Si sa pure che nella discesa dello Spirito Santo sugli apostoli, avvenuta nel cenacolo di Gerusalemme, apparvero “lingue come di fuoco” (At 2, 3).

4. Se i moderni cultori della filosofia della religione (per esempio Rudolph Otto) vedono nell’esperienza che l’uomo fa della santità di Dio le componenti del “fascinosum” e del “tremendum”, ciò trova riscontro sia nell’etimologia, ora ricordata, del termine veterotestamentario, sia nelle teofanie bibliche, nelle quali compare l’elemento del fuoco. Il fuoco simboleggia da un lato lo splendore, l’irradiazione della gloria di Dio (“fascinosum”), dall’altro il calore che brucia e che allontana, in un certo senso, lo spavento che suscita la sua santità (“tremendum”), Il “qados” dell’Antico Testamento include sia il “fascinosum” che attrae sia il “tremendum” che respinge, indicando “la separazione”, e dunque l’inaccessibilità.

5. Già più volte nei precedenti incontri di questo ciclo di catechesi, ci siamo richiamati alla teofania del Libro dell’Esodo. Mosè nel deserto, ai piedi del monte Oreb, vede un “roveto che arde ma non si consuma” (cf. Es 3, 2), e quando si avvicina a quel roveto ode la voce: “Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa” (Es 3, 5). Queste parole mettono in risalto la santità di Dio, che dal roveto ardente rivela a Mosè il suo Nome (“Io sono colui che Sono”) e con questo Nome lo manda a liberare Israele dalla terra egiziana. Vi è in questa manifestazione l’elemento del “tremendum”; la santità di Dio rimane inaccessibile all’uomo (“non avvicinarti”). Caratteristiche simili possiede anche l’intera descrizione dell’alleanza stretta sul monte Sinai (Es 19-20).

6. In seguito, particolarmente nell’insegnamento dei Profeti, questo tratto della santità di Dio, inaccessibile per l’uomo, cede in favore della sua vicinanza, della sua accessibilità, della sua condiscendenza.

Leggiamo in Isaia:

“Poiché così parla l’Alto e l’Eccelso, / che ha una sede eterna e il cui nome è santo. / In luogo eccelso e santo io dimoro, / ma sono anche con gli oppressi e gli umiliati, / per ravvivare lo spirito degli umili / e rianimare il cuore degli oppressi” (Is 57, 15).

Similmente in Osea:

“. . . sono Dio e non uomo; / sono il Santo in mezzo a te / e non verrò nella mia ira” (Os 11, 9).

7. La testimonianza massima della sua vicinanza Dio l’ha data inviando sulla terra il suo Verbo, la seconda Persona della Trinità Santissima, che ha preso un corpo come il nostro ed è venuto ad abitare fra noi.

Grati per questa condiscendenza di Dio, che ha voluto avvicinarsi a noi, non limitandosi a parlarci per mezzo dei profeti, ma rivolgendosi a noi nella persona stessa del Figlio suo unigenito, ripetiamo con fede umile e gioiosa: “Tu solus Sanctus . . .”; “Tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo nella gloria di Dio Padre. Amen”.


Ai pellegrini di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I am very pleased to extend a warm welcome to the priests of the Institute for Continuing Theological Education of the North American College. Dear brothers in Christ: I am grateful for your presence at this audience. As you know, the first task of priests is to proclaim the Gospel of salvation. There are many ways in which a priest seeks to communicate the truth about Jesus: from sacramental celebration, liturgical preaching and catechetical teaching to ordinary conversations with people. I pray that the program of theological renewal in which you have taken part will assist you as you now return to your own country to take up again the pastoral ministry to which you were called. And I pray that your love for God’s word will grow ever stronger in our hearts.

My cordial greeting also goes to the pilgrims returning from the Holy Land. May your visit to the sacred places of our Lord’s life, death and Resurrection increase your faith in him who is our life and our salvation.

And to all the visitors from Denmark, South Africa, Korea and the United States I offer heartfelt greetings and I willingly impart my Apostolic Blessing.

Ai fedeli di espressione tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Mit dieser kurzen Betrachtung über die Heiligkeit Gottes grüße ich die hier anwesenden Einzelpilger und Besucher deutscher Sprache sowie alle, die meine Worte über Radio Vatikan hören werden. Ich erbitte euch eine besinnliche und gnadenreiche Vorbereitung auf das Geburtsfest unseres Herrn und erteile euch allen von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai pellegrini di lingua spagnola

A hora deseo presentar mi más cordial saludo a todos los peregrinos y visitantes de lengua española presentes en esta Audiencia.

Me es grato saludar en primer lugar al grupo de sacerdotes procedentes de Nicaragua. Os aliento a ser siempre fieles a vuestra vocación y a renovar ilusionadamente vuestro empeño de servicio a Dios y a los hermanos.

Saludo igualmente a la Delegación del Ecuador, así como a los peregrinos provenientes de Guatemala. Que vuestra visita a Roma confirme la catolicidad de vuestra fe cristiana.

A todas las personas y grupos procedentes de los diversos Países de América Latina y de España, en este tiempo de Adviento en que esperamos la venida del Señor, imparto con afecto la Bendición Apostólica.

Ai fedeli polacchi

Pozdrawiam serdecznie wszystkich pielgrzymów z Polski, w szczególności pielgrzymkę służby zdrowia z diecezji płockiej z ks, biskupem Zygmuntem Kamińskim; również księdza biskupa Bejzego z Łodzi; pielgrzymkę z parafii Przenajdroższej Krwi Pana Jezusa z Bystrej, archidiecezja krakowska; również z archidiecezji w Lubaczowie; z archidiecezji w Białymstoku; służbę zdrowia z Tarnowa; pielgrzymów z parafii świętych Apostołów Piotra i Pawła z Namysłowa, archidiecezja wrocławska; grupę kolejarzy z Krakowa i z Nowego Sącza, jako też uczestników różnych grup turystycznych: Orbisu, PTTK, Amicizia, PKS, Turysty, Sport-Tourist . . . Korzystam z okazji, ażeby wszystkim tu obecnym pielgrzymom, moim rodakom, przekazać już teraz życzenia na Święta Bożego Narodzenia i Nowy Rok dla nich samych, a także dla ich wspólnot, rodzin, parafii, diecezji i dla całej Ojczyzny.

Ai pellegrini italiani

È presente oggi una folta rappresentanza delle Suore “Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario”, insieme con i collaboratori e persone assistite nelle loro opere assistenziali e educative.

A voi tutti, cari fratelli e sorelle, va il mio cordiale benvenuto. Ho ancora vivo nell’animo il grato ricordo della mia visita a Genova, nel corso della quale il Signore mi concesse di proclamare beata la fondatrice dell’Istituto, Virginia Centurione Bracelli. Voi intendete esprimere, con questa presenza, sentimenti di gioia e di gratitudine per quel recente evento importante, per voi e per tutta la Chiesa. E io colgo l’occasione per lodare il Signore per tutto il bene che vi consente di compiere in favore dei poveri, dei bisognosi, dei sofferenti. Poterli servire nel nome di Cristo sia sempre per voi, care sorelle, il vostro vanto, lo scopo della vostra vita, il vostro unico desiderio. Di cuore vi benedico.

* * *

Saluto ora la comunità parrocchiale romana di Nostra Signora di Guadalupe, che celebra in questi giorni il XXV anniversario di erezione della parrocchia. Domani è la vostra festa patronale e desidero per questo rivolgervi i miei più vivi auguri, chiedendo alla Beata Vergine che sempre vi assista nella vostra testimonianza cristiana, mentre con affetto vi benedico.

* * *

Saluto anche il Gruppo “Lions” di Forlì. A voi, cari fratelli e sorelle, l’augurio di un costante e fecondo impegno, nei vari settori delle vostre attività, al servizio dei valori più alti della società e della persona, soprattutto laddove maggiormente urgono le esigenze di una salvaguardia della loro crescita e della loro dignità.

* * *

Un caro saluto anche al gruppo di religiosi Comboniani che stanno partecipando ad un corso di rinnovamento. Auspico che sia fruttuoso e vi dia nuove energie per l’annuncio del Vangelo fino agli estremi confini della terra! Vi benedico tutti di cuore.

Ai giovani

Carissimi giovani! L’udienza di oggi si svolge a pochi giorni dalla conclusione del Sinodo straordinario. Anche le esigenze, i desideri e le aspettative di cui siete portatori, nell’ora attuale della storia del mondo e di quella futura, sullo sfondo delle relazioni della Chiesa con la società contemporanea, sono stati ben presenti nei lavori di questi giorni. La Chiesa del Sinodo, che è la stessa che si espresse nel Concilio, fa grande affidamento su di voi: siate tra i primi collaboratori per la speranza e il cammino che essa ha indicato al mondo nel messaggio finale. Voi potete e, dunque, dovete farlo. Il Concilio cresca con voi, sì da diventarne gli eredi più impegnati ed entusiasti. La mia benedizione sostenga la vostra generosità.

Agli ammalati

Uno speciale saluto e ringraziamento agli ammalati. Nell’udienza della scorsa settimana invitavo ad offrire le sofferenze per la buona riuscita del Sinodo. Il Signore ha certamente gradito il dono. Il Sinodo ha raggiunto lo scopo per il quale era stato convocato. Accompagnatene ora gli sviluppi in unità di preghiera e di sentimenti. Tutto ciò che nel silenzio e con l’esempio presentate al Signore per il bene della Chiesa è un capitale importantissimo, che non manca di dare frutto. Questa prospettiva, che è vera e si realizza sempre, vi faccia buona compagnia, quando più acuta e pesante si fa la sopportazione delle vostre pene. Avete per questo la mia vicinanza e la mia confortatrice benedizione.

Agli sposi novelli

Un saluto particolare ora agli sposi novelli. Con la celebrazione del matrimonio avete consacrato in Cristo il vostro amore e vi siete fatti garanti l’uno del bene dell’altro, per tutte le realtà che il nuovo stato di vita comporterà.

Questo tempo di Avvento, che stiamo vivendo, e la luce di grazia, che vi proietta l’Immacolata, vi richiamino i grandi ideali che siete chiamati a testimoniare come sposi cristiani. Sull’esempio di Maria, la vostra famiglia sia aperta al primato di Dio. Aumenterà e si rafforzerà così la pace che state provando in questi giorni di nuova esperienza a due e sulla quale, come augurio, faccio scendere la mia benedizione apostolica.

 

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MARIOCAPALBO
00giovedì 4 aprile 2013 09:58
Dio è la santità perché è amore

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 18 dicembre 1985

 

1. Nella scorsa catechesi abbiamo riflettuto sulla santità di Dio e sulle due caratteristiche - l’inaccessibilità e la condiscendenza - che la distinguono. Ora vogliamo metterci in ascolto dell’esortazione che Dio rivolge all’intera comunità dei figli di Israele attraverso le varie fasi dell’antica alleanza:

Siate santi, perché io, il Signore Dio vostro, sono santo” (Lv 19, 2).

“Io sono il Signore che vi vuole fare santi” (Lv 20, 8).

Il Nuovo Testamento, nel quale Dio svela fino in fondo il significato della sua santità, accoglie in pieno questa esortazione, conferendole caratteristiche proprie, in sintonia col “fatto nuovo” della croce di Cristo. Infatti Dio, che “è Amore”, ha rivelato pienamente se stesso nella donazione senza riserve del Calvario. Anche nel nuovo contesto, tuttavia, l’insegnamento apostolico ripropone con forza l’esortazione ereditata dall’antica alleanza. Scrive per esempio San Pietro: “. . . a immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta; poiché sta scritto: «Voi sarete santi, perché io sono santo»” (1 Pt 1, 15).

2. Che cosa è la santità di Dio? Essa è assoluta “separazione” da ogni male morale, esclusione e radicale rifiuto del peccato e, nello stesso tempo, bontà assoluta. In virtù di essa Dio, infinitamente buono in se stesso, lo è anche nei riguardi delle creature (“bonum diffusivum sui”), naturalmente secondo la misura della loro “capacità” ontica. In questo senso è da intendere la risposta data da Cristo al giovane del Vangelo: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono se non Dio solo” (Mc 10, 18).

È già stata ricordata nelle catechesi precedenti la parola del Vangelo: “Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5, 48). L’esortazione, che si riferisce alla perfezione di Dio nel senso morale, cioè alla sua santità, esprime dunque lo stesso concetto contenuto nelle parole dell’Antico Testamento sopra citate, e riprese nella Prima Lettera di San Pietro. La perfezione morale consiste nell’esclusione del peccato e nella assoluta affermazione del bene morale. Per gli uomini, per le creature razionali, una tale affermazione si traduce nella conformità della volontà con la legge morale, Dio è santo in se stesso, è la santità sostanziale, perché la sua volontà si identifica con la legge morale. Questa legge esiste in Dio stesso come nella sua eterna fonte e, perciò, si chiama Legge Eterna (“Lex Aeterna”) (cf. S. Tommaso, Summa theologiae, I-II, q. 93, a. 1).

3. Dio si fa conoscere all’uomo come fonte della legge morale e, in questo senso, come la Santità stessa, prima del peccato originale con i progenitori (Gen 2, 16), e più tardi con il popolo eletto, soprattutto nell’alleanza del Sinai (cf. Es 20, 1-20). La legge morale rivelata da Dio nell’antica alleanza e, soprattutto, nell’insegnamento evangelico di Cristo, mira a dimostrare gradualmente ma chiaramente la sostanziale superiorità e importanza dell’amore. Il comandamento: “amerai” (Dt 6, 5; Lv 19, 18; Mc 12, 30-31) fa scoprire che anche la santità di Dio consiste nell’amore. Tutto ciò che è stato detto nella catechesi intitolata “Dio è amore”, si riferisce alla santità del Dio della rivelazione.

4. Dio è la santità perché è amore (1 Gv 4, 16). Mediante l’amore è separato assolutamente dal male morale, dal peccato, ed è essenzialmente, assolutamente e trascendentalmente identificato col bene morale nella sua fonte, che è lui stesso. Amore infatti significa proprio questo: volere il bene, aderire al bene. Da questa eterna volontà del Bene scaturisce l’infinita bontà di Dio nei riguardi delle creature e, in particolare, nei riguardi dell’uomo. Dall’amore trae origine la sua clemenza, la sua disponibilità ad elargire e a perdonare, la quale tra l’altro ha trovato un’espressione magnifica nella parabola di Gesù sul figlio prodigo, riportata da Luca (cf. Lc 15, 11-32). L’amore si esprime nella Provvidenza, con la quale Dio continua e sostiene l’opera della creazione.

In modo particolare l’amore si esprime nell’opera della redenzione e della giustificazione dell’uomo al quale Dio offre la propria giustizia nel mistero della croce di Cristo, come dice con chiarezza San Paolo (cf. Rm e Gal). Così dunque l’amore, che è l’elemento essenziale e decisivo della santità di Dio, attraverso la redenzione e la giustificazione, guida l’uomo alla sua santificazione con la potenza dello Spirito Santo.

In questo modo nell’economia della salvezza Dio stesso, come trinitaria Santità (tre volte santo), si assume in un certo senso l’iniziativa di realizzare per noi e in noi ciò che ha espresso con le parole: “Siate santi, perché io, il Signore Dio vostro, sono santo” (Lv 19, 2).

5. A questo Dio, che è Santità perché è amore, l’uomo si rivolge con la più profonda fiducia. A lui affida tutto l’intimo mistero della sua umanità, tutto il mistero del suo “cuore” umano:

“Ti amo, Signore, mia forza, / Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore; / mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo, / mio scudo e baluardo, mia potente salvezza . . .” (Sal 18, 2-3).

La salvezza dell’uomo è strettissimamente legata alla santità di Dio, poiché dipende dal suo eterno, infinito Amore.


Ai fedeli di espressione francese

Chers Frères et Sœurs,

Que la fête de Noël nous éclaire encore et nous fasse avancer sur les chemins de la perfection dans l’amour!

Ai fedeli di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

My heartfelt greetings go to all the English-speaking pilgrims and visitors present at this audience, especially those from Denmark and the United States. I pray that God our loving Father will bless with Christmas peace and joy all who wait in hope for the coming in glory of Christ our Redeemer.

Ai pellegrini di espressione tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Solche Gewißheit, wie sie in diesem Gebet zum Ausdruck kommt, wünsche ich euch allen aus dem Erleben der heiligen Weihnacht. Gott segne euch und eure Familien auf eurem Lebensweg durch das kommende Jahr.

Ai fedeli e pellegrini giunti dalla Spagna e dai Paesi dell’America Latina

Vaya ahora mi más cordial saludo a todos los peregrinos de lengua española.

De modo particular saludo a los sacerdotes, religiosos y religiosas presentes en esta Audiencia, así como a los componentes de la peregrinación procedente de Argentina.

En la proximidad de la entrañable fiesta del Señor que viene, en prenda de abundantes gracias divinas, imparto a todos la Bendición Apostólica.

Ai pellegrini polacchi

Pozdrawiam serdecznie pielgrzymów z Polski: z diecezji łomżyńskiej na 60-lecie istnienia diecezji z księdzem biskupem Tadeuszem Zawistowskim; katechetów i katechetki z diecezji włocławskiej z księdzem biskupem Czesławem Lewandowskim; z parafii Najświętszego Serca Pana Jezusa z Włocławka na 50-lecie parafii prowadzonej przez księży Orionistów; z parafii świętych Apostołów Szymona i Judy Tadeusza ze Skawiny, z archidiecezji krakowskiej; prócz tego Siostry Współnej Pracy od Niepokalanej Maryi z Włocławka; wreszcie uczestników grup turystycznych PKS, PTTK, Sport-Tourist, Amicizia, Turysta i Orbisu . . . Pragnę złożyć życzenia na Boże Narodzenie, na Wigilię, na Nowy Rok, ażebyście przeżyli tajemnicę świętości Boga raz jeszcze wtedy, kiedy “Bóg się rodzi, moc truchleje, Pan niebiosów obnażony”, tak jak śpiewamy we wspaniałei polskiej kolędzie.

A due gruppi di parrocchie romane

Desidero salutare ora tutti i gruppi presenti, fra i quali predominano i giovani e i bambini.

Saluto in particolare il gruppo delle parrocchie romane di San Paolo fuori le Mura e della Regina degli Apostoli che, in collaborazione, hanno organizzato un presepio vivente.

Mi compiaccio con voi per questa bella iniziativa. Certamente essa vi ha dato spunti per sentirvi più vicini al grande mistero del Natale che stiamo per celebrare. Con l’augurio per le vicine feste imparto a tutti voi la mia benedizione apostolica.

Ai giovani

Un saluto particolare a voi, carissimi giovani, qui convenuti nell’ultima settimana che ci prepara al Natale.

Voi sapete che Dio nostro Padre ci ha donato il suo Figlio, affinché anche noi diventassimo suoi figli e, quindi, fratelli fra di noi. Aprite dunque il vostro cuore all’accoglienza di Gesù Cristo, nostro Salvatore, e in lui e con lui all’amore di ogni fratello, specie se povero e sofferente. In tal modo il Natale sarà per voi un giorno di vita e di gioia, perché giorno di amore e di grazia.

Agli ammalati

Mi rivolgo a voi, carissimi ammalati, con un invito e un augurio del tutto particolari. Voi che, giorni dopo giorno, siete chiamati ad accogliere Cristo dal volto sofferente, sappiate percorrere intensamente, in questi giorni, il cammino, non privo di croci, di preparazione al santo Natale. Potrete così testimoniare ai vostri cari, e a quanti a voi si avvicinano, che dall’unione con Cristo scaturisce la serenità e la forza nell’affrontare le prove della vita, e si scopre la capacità di farsi strumenti di bene e di grazia.

Agli sposi novelli

Desidero, poi, rivolgere i miei voti augurali a voi, sposi novelli, qui presenti. Con il rito sacramentale, con cui è stato benedetto il vostro matrimonio, voi avete accolto nella vostra nascente famiglia il Salvatore, che a Betlemme si è fatto uomo, entrando a far parte della famiglia di Maria Vergine e di san Giuseppe. Vi auguro di essere sempre degni di tale presenza, facendo sì che il vostro amore sia una testimonianza continua dell’amore di Dio e di quei doni di vita, di bene e di grazia, che il Signore dona in abbondanza a coloro che sanno accoglierlo con cuore buono e animo puro.

 

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