Catechesi sul Credo, parte III: Lo Spirito Santo Datore di Vita febbraio 1990

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MARIOCAPALBO
00sabato 6 aprile 2013 19:44
L'azione santificatrice dello Spirito divino
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 21 febbraio 1990



1. Lo spirito divino, secondo la Bibbia, non è solo luce che illumina dando la conoscenza e suscitando la profezia, ma anche forza che santifica. Lo spirito di Dio, infatti, comunica la santità, perché lui stesso è “spirito di santità”, “spirito santo”. Questo appellativo viene attribuito allo spirito divino nel capitolo 63 del Libro di Isaia, quando, nel lungo poema o salmo dedicato a esaltare i benefici di Jahvè e a deplorare gli smarrimenti del popolo durante la storia di Israele, l’autore sacro dice che “essi si ribellarono e contristarono il suo santo spirito”(Is 63-10). Ma aggiunge che, dopo il castigo divino, “si ricordarono dei giorni antichi, di Mosè suo servo”, per chiedersi: “Dov’è colui che gli pose nell’intimo il suo santo spirito . . .?”(Is 63-11).

Questo appellativo risuona anche nel Salmo 50, dove, nel chiedere perdono e misericordia al Signore (“Miserere mei, Deus, secundum misericordiam tuam”), l’autore lo implora: “Non respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito” (Sal 51, 13). Si tratta del principio intimo del bene, che agisce all’interno per portare alla santità (“spirito di santità”).

2. Il Libro della Sapienza afferma l’incompatibilità tra lo spirito santo e ogni mancanza di sincerità o di giustizia: “Il santo spirito che ammaestra rifugge dalla finzione, se ne sta lontano dai discorsi insensati ed è cacciato al sopraggiungere dell’ingiustizia” (Sap 1, 5). Una relazione molto stretta viene poi espressa tra la sapienza e lo spirito. Nella sapienza, dice l’autore ispirato, “c’è uno spirito intelligente e santo” (Sap 7, 22), il quale è dunque “senza macchia” e “amante del bene”. Questo spirito è lo spirito stesso di Dio, perché è “onnipotente e onniveggente” (Sap 7, 23). Senza questo “santo spirito di Dio” (cf. Sap 9, 17) che Dio “manda dall’alto”, l’uomo non può discernere la santa volontà di Dio cf. (Sap 9, 17) e tantomeno, evidentemente, adempierla fedelmente.

3. L’esigenza di santità è fortemente legata, nell’Antico Testamento, alla dimensione culturale e sacerdotale della vita di Israele. Il culto si deve svolgere in un luogo “santo”, luogo della dimora di Dio tre volte santo (cf. Is 6, 1-4). La nube è il segno della presenza del Signore (cf. Es 40, 34-35; 1 Sam 8, 10-11); tutto, nella tenda, nel tempio, nell’altare, nei sacerdoti, fin dal primo consacrato Aronne (cf. Es 29, 1 ss.), deve rispondere alle esigenze del “sacro”, che è come un alone di rispetto e di venerazione creato intorno a persone, riti e luoghi privilegiati da un rapporto speciale con Dio.

Alcuni testi della Bibbia affermano la presenza di Dio nella tenda del deserto e nel tempio di Gerusalemme (Es 25, 8; 40, 34-35; 1 Sam 8, 10-13; Ez 43, 4-5). Tuttavia nel racconto stesso della dedicazione del tempio di Salomone, viene riferita una preghiera, nella quale il re mette in dubbio questa pretesa dicendo: “Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? Ecco i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che ti ho costruita” (2 Cr 6, 18). Negli Atti degli apostoli (At 7, 48), santo Stefano esprime la stessa convinzione a proposito del tempio: “L’Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano d’uomo”. La ragione di ciò è spiegata da Gesù stesso nel colloquio con la Samaritana: “Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità” (Gv 4, 24). Una casa materiale non può ricevere pienamente l’azione santificante dello Spirito Santo e quindi non può essere davvero “dimora di Dio”. La vera casa di Dio deve essere una “casa spirituale”. come dirà san Pietro, formata da “pietre vive”, cioè da uomini e da donne santificati interiormente dallo Spirito di Dio (cf. 1 Pt 2, 4-10).

4. Perciò Dio promise il dono dello Spirito nei cuori, nella celebre profezia di Ezechiele, dove dice: “Santificherò il mio nome grande, disonorato fra le genti, profanato da voi in mezzo a loro . . . io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo . . . Porrò il mio spirito dentro di voi . . .”. Il risultato di questo dono stupendo è la santità effettiva, vissuta nell’adesione sincera alla santa volontà di Dio. Grazie alla presenza intima dello Spirito Santo, i cuori saranno finalmente docili a Dio e la vita dei fedeli sarà conforme alla legge del Signore.

Dio dice: “Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi” (Ez 36, 27). Lo Spirito santifica così tutta l’esistenza dell’uomo.

5. Contro lo spirito di Dio combatte lo “spirito di menzogna”, lo “spirito immondo” che soggioga uomini e popoli piegandoli all’idolatria. Nell’oracolo sulla liberazione di Gerusalemme, in prospettiva messianica, che si legge nel Libro di Zaccaria, il Signore promette di operare lui stesso la conversione del popolo, facendo sparire lo spirito immondo: “In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e l’impurità. In quel giorno . . . io estirperò dal paese i nomi degli idoli . . .: anche i profeti e lo spirito immondo farò sparire dal paese . . .” (Zc 13, 1-2).

Lo “spirito immondo” sarà combattuto da Gesù, che parlerà, in proposito, dell’intervento dello Spirito di Dio e dirà: “Se io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto a voi il regno di Dio” (Mt 12, 28). Ai suoi discepoli, Gesù promette l’assistenza del “Consolatore”, che “convincerà il mondo . . . quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato” (Gv 16, 8-11). A sua volta Paolo parlerà dello Spirito che giustifica mediante la fede e la carità, e contrapporrà alle “opere della carne” i “frutti dello Spirito”, insegnando la nuova vita “secondo lo Spirito” (Gal 5, 19): lo Spirito nuovo di cui parlavano i profeti.

6. Coloro, uomini o popoli, che seguono lo spirito che è in conflitto con Dio, “contristano” lo spirito divino. È una espressione di Isaia che abbiamo già riferita e che è opportuno riportare ancora nel suo contesto. Si trova nella meditazione del cosiddetto Trito-Isaia sulla storia di Israele: “Non un inviato né un angelo, ma egli stesso (Dio) li ha salvati con amore e compassione; li ha sollevati e portati su di sé, in tutti i giorni del passato. Ma essi si ribellarono e contristarono il suo santo spirito” (Is 63, 9-10). Il profeta contrappone la generosità dell’amore salvifico di Dio per il suo popolo e l’ingratitudine di questo. Nella sua descrizione antropomorfica, è conforme alla psicologia umana l’attribuzione allo spirito di Dio della tristezza causata dall’abbandono del popolo. Ma secondo il linguaggio del profeta, si può dire che il peccato del popolo contrista lo spirito di Dio specialmente perché questo spirito è santo: il peccato offende la santità divina. L’offesa è più grave perché lo spirito santo di Dio è stato non solo posto da Dio nell’intimo di Mosè suo servo, ma dato come guida al suo popolo durante l’esodo dall’Egitto, come segno e pegno della salvezza futura: “ed essi si ribellarono . . .” (Is 63, 10).

Erede di questa concezione e di questo linguaggio, anche Paolo raccomanderà ai cristiani di Efeso: “Non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio col quale foste segnati per il giorno della redenzione”.

7. L’espressione “contristare lo Spirito Santo” dimostra bene come il popolo dell’Antico Testamento sia passato progressivamente da un concetto di santità sacrale, piuttosto esterna, al desiderio di una santità interiorizzata sotto l’influsso dello Spirito di Dio.

L’uso più frequente dell’appellativo “Spirito Santo” è un indizio di questa evoluzione. Inesistente nei libri più antichi della Bibbia, quest’appellativo s’impose a poco a poco, proprio perché suggeriva la funzione dello Spirito per la santificazione dei fedeli. Gli inni di Qumran a più riprese rendono grazie a Dio per la purificazione interiore che egli ha operato per mezzo del suo Spirito santo. Il desiderio intenso dei fedeli non era più soltanto di essere liberati dagli oppressori, come al tempo dei Giudici, ma anzitutto di poter servire il Signore “in santità e giustizia, al suo cospetto, tutti i giorni” (Lc 1, 75). Per questo era necessaria l’azione santificatrice dello Spirito Santo.

A questa attesa corrisponde il messaggio evangelico. È significativo che, in tutti i quattro vangeli, la parola “santo” compaia per la prima volta in rapporto con lo Spirito, sia per parlare della nascita di Giovanni Battista e di quella di Gesù, sia per annunziare il battesimo nello Spirito Santo. Nel racconto dell’annunciazione, la Vergine Maria ascolta le parole dell’angelo Gabriele: “Lo Spirito Santo scenderà su di te . . . Perciò colui che nascerà sarà santo e chiamato Figlio di Dio” (Lc 1, 35). Così ha inizio la decisiva azione santificatrice dello Spirito di Dio, destinata a propagarsi a tutti gli uomini.

Ai pellegrini di lingua francese

Chers Frères et Soeurs,

Je salue cordialement les pèlerins de langue française qui sont présents parmi nous ce matin, les jeunes et les ainés. Je leur souhaite un heureux séjour à Rome en espérant que leur amour de l’Eglise y sera fortifié et qu’ils rencontreront des frères et des soeurs témoins de leur foi.

A chacun d’entre eux je dis mon affection et j’accorde à tous ma Bénédiction Apostolique.

Ai gruppi di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I wish to greet all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience. My warm welcome goes to the group of missionary Sisters Servants of the Holy Spirit who are attending a course of spiritual renewal in Nemi, and to the Hallvardsgutterne Boys’ Choir from Norway. Upon all of you I invoke God’s abundant blessings of grace and peace.

Ai pellegrini di lingua tedesca

Liebe Schwestern und Brüder!

Mit dieser kurzen katechetischen Betrachtung grüsse ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher. Ich wünsche Euch einen frohen Aufenthalt in Rom und erteile Euch und Euren Familien für Gottes treuen Schutz und Beistand von Herzen den Apostolischen Segen.

Ai numerosi pellegrini di espressione spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

Deseo ahora presentar mi más cordial saludo a todos los peregrinos y visitantes de lengua española. En particular, saludo a las Hermanas de la Compañía de Santa Teresa de Jesús, que están haciendo en Roma un curso de formación permanente; asimismo, a las jóvenes del Club “ Alcudia ” de Ciudad Real (España).

A todas las personas, familias y grupos procedentes de los diversos países de América Latina y de España imparto con afecto la Bendición Apostólica.

Ai fedeli di lingua portoghese

Caríssimos irmãos e irmãs de língua portuguesa,

Saudo quantos me escutam, desejando felicidades, sob os favores de Deus, com a minha Bênção Apostólica.

Ai pellegrini polacchi

Serdecznie witam pielgrzymów z Polski: ks. bpa Władysława Miziołka z Warszawy, członków Stowarzyszenia Francja-Polska z Dunkierki - misja katolicka, oraz grupę turystyczną Logos-Tour z całej Polski i uczestników grupy Turysty. %Powracając w duchu na Jasną Górę, pragnę nade wszystko dać wyraz dziękczynieniu. Dziękczyunienie jest nieodzowne na tym miejscu, gdzie znajduje się jakby wielka “ błagalnia ”, a także wielka “ przebłagalnia ” ludzi i ludów. Trzeba więc, byśmy dziękowali za dary otrzymane. Abyśmy dziękowali za dar dziejowej przemiany, a raczej wielu przemian. Wszyscy, którzy byli świadkami wydarzeń roku ubiegłego, jakie miały miejsce w Polsce, w Europie Środkowej i Wschodniej, muszą potwierdzić, że przemiany te się dokonały.

Po ludzku mozna było wątpié, czy się dokonają. Jednakże dokonały się. Co więcej, dokonały się w sposób bezskrwawy z jednym tylko bolesnym wyątkiem. Prawdziwa “ pokojowa rewolucja ”, czy też raczej ewolucja kierowana świadomością prawdy i słusznej wolności. Bez użycia gwałtu. Tak było w latach “ Solidarności ” 1980-1981. Podobnie w roku 1989.

Podczas drugiej mojej pielgrzymki do Polski dziękowaliśmy za wiktorie wiedeńską. Mijało właśnie trzysta lat od daty 1683. Spod Wiednia król Jan III zawiadomił Papieża o tym decydującym wówczas zwycięstwie w trzech słowach: “ Veni - vidi - Deus vicit ”.

“Deus vicit”.

Trzeba, by Jasna Góra raz jeszcze wpisała te słowa w nasze dzieje. Tak w roku 1656. Tak po wiktorii wiedeńskiej 1683. Tak w roku 1920. Tak i teraz.

Ai pellegrini giapponesi

Sia lodato Gesù Cristo! Saluto i dilettissimi pellegrini che commemorano il 60º anniversario dell’arrivo di San Massimiliano Kolbe a Nagasaki: auspico che il messaggio di San Massimiliano trasformi sempre di più la vostra vita e il vostro Paese, sotto la protezione dell’Immacolata.

Saluto pure gli studenti dell’Università Sophia di Tokyo, del Seibo Jogakuin di Kyoto e del Yamada-Gakuen di Nagoya: vi invito ad allargare non solo il vostro sguardo verso l’Europa, ma anche la vostra attenzione e il vostro interessamento verso le nazioni in via di sviluppo. Con questi auspici vi impartisco la mia Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!

Ai gruppi di lingua italiana

Saluto ora i rappresentanti del “Progetto famiglia. Movimento per i diritti della famiglia” che si propone di attirare l’attenzione del mondo politico sui vari problemi che riguardano la famiglia. Vi incoraggio a farvi promotori di concrete iniziative a difesa del nucleo familiare, che è la cellula di base della società e piccola chiesa domestica.

Rivolgo pure il mio benvenuto ai membri della “Confraternita san Domenico Abate” appartenente alla parrocchia di Santa Maria di Loreto, in diocesi di Sulmona, i quali celebrano il bicentenario di fondazione della medesima: vi auguro di essere sempre più generosi nelle opere caritative e nel servizio liturgico, per restare fedeli alla vostra vocazione di laici impegnati.

Sono lieto poi di accogliere alcune postulanti e religiose della Congregazione delle Minime del Sacro Cuore, presenti a Roma per un convegno di aggiornamento pastorale, e un gruppo di Piccole sorelle dei Poveri che ricordano i 150 anni del loro Istituto, sorto per accogliere ed assistere le persone anziane. Saluto altresì le suore Missionarie della Carità che sono venute qui con un gruppo di persone da loro assistite nella Casa di San Gregorio al Celio.

La vostra presenza di anime consacrate nella Chiesa e il vostro apostolato siano sempre esempio di fedeltà a Dio e di amore al prossimo, specialmente ai sofferenti.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Mi rivolgo ora ai Giovani, tra i quali gli studenti dell’Istituto Professionale per il Commercio di Cuneo, agli Ammalati e agli Sposi Novelli. Vorrei richiamare la vostra attenzione sulla festività della Cattedra di S. Pietro che ricorderemo domani. Questa festa si celebrava a Roma fin dal IV secolo per significare il fondamento e l’unità della dottrina che poggia sopra la roccia che è il principe degli apostoli, al quale Cristo disse “Tu sei Pietro e su questa pietra io costruirò la mia Chiesa” (Mt 16, 18). Per questa intenzione preghiamo il Signore: voi giovani, mettete in questa preghiera l’entusiasmo e la speranza che vi sono propri; voi malati, offrite a questo scopo le preoccupazioni, le sofferenze e le incertezze della vita; voi, sposi novelli, ampliate a orizzonti sempre più vasti la vostra vita familiare. A tutti impartisco la mia Benedizione.



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MARIOCAPALBO
00sabato 6 aprile 2013 19:45
L'azione rinnovatrice dello Spirito nella purificazione del cuore
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì delle Ceneri, 28 febbraio 1990



1. Nella precedente catechesi abbiamo riportato un versetto del Salmo 51, nel quale il salmista, pentito dopo il suo grave peccato, implora la misericordia divina e chiede al Signore: “Non privarmi del tuo santo spirito” (Sal 51, 13). È il “Miserere”, salmo molto conosciuto, ripetuto spesso non solo nella liturgia, ma anche nella pietà e pratica penitenziale del popolo cristiano, perché espressivo dei sentimenti di pentimento, di fiducia e di umiltà che facilmente sorgono in un “cuore affranto e umiliato” (Sal 51, 9) dopo il peccato. Il Salmo merita di essere studiato e meditato ulteriormente, sulla scia dei Padri e degli scrittori di spiritualità cristiana: esso ci offre nuovi aspetti della concezione dello “spirito divino” dell’Antico Testamento, e ci aiuta a tradurre la dottrina in pratica spirituale e ascetica.

2. Per chi ha seguito i riferimenti ai profeti, fatti nella precedente catechesi, è facile scoprire la parentela profonda del “Miserere” con quei testi, specialmente con quelli di Isaia e di Ezechiele. Il senso della presenza al cospetto di Dio nella propria condizione di peccato, che si trova nel brano penitenziale di Isaia (Is 59, 12), e il senso della responsabilità personale inculcato da Ezechiele (Ez 18, 1-32) sono già presenti in questo salmo, che, in un contesto di esperienza di peccato e di bisogno profondamente sentito di conversione, chiede a Dio la purificazione del cuore, unitamente a uno spirito rinnovato. L’azione dello spirito divino prende così aspetti di maggiore concretezza e di più preciso impegno in ordine alla condizione esistenziale della persona.

3. “Pietà di me, o Dio!”. Il salmista implora la divina misericordia per ottenere la purificazione dal peccato: “cancella il mio peccato, lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato!” (Sal 51, 3-4). “Purificami con issopo, e sarò mondo; lavami, e sarò più bianco della neve” (Sal 51, 9). Ma egli sa che il perdono di Dio non può ridursi a una pura non-imputazione dall’esterno, senza che avvenga un rinnovamento interiore: e di questo l’uomo, da solo, non è capace. Perciò chiede: “Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Non respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito. Rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me uno spirito generoso” (Sal 51, 12-14).

4. Il linguaggio del salmista è quanto mai espressivo: egli chiede una creazione, cioè l’esercizio dell’onnipotenza divina in vista di un essere nuovo. Solo Dio può creare (“barà”), cioè mettere nell’esistenza qualcosa di nuovo (cf. Gen 1, 1; Es 34, 10; Is 48, 7; 65, 17; Ger 31, 21-22). Solo Dio può dare un cuore puro, un cuore che abbia la piena trasparenza di un volere totalmente conforme al volere divino. Solo Dio può rinnovare l’essere intimo, cambiarlo dall’interno, rettificare il movimento fondamentale della sua vita consapevole, religiosa e morale. Solo Dio può giustificare il peccatore, secondo il linguaggio della teologia e dello stesso dogma (cf. Denz.-S. 1521-1522. 1560), che traduce in tal modo il “dare un cuore nuovo” del profeta (Ez 36, 26), il “creare un cuore puro” del salmista.

5. Si chiede poi “uno spirito saldo” (Sal 51, 12), ossia l’inserimento della forza di Dio nello spirito dell’uomo, liberato dalla debolezza morale sperimentata e manifestata nel peccato. Questa forza, questa saldezza, può venire solo dalla presenza operante dello spirito di Dio, e perciò il salmista implora: “Non privarmi del tuo santo spirito”. È l’unica volta che nei Salmi si trova questa espressione: lo spirito santo di Dio”. Nella Bibbia ebraica è adoperata solo nel testo di Isaia che, meditando sulla storia di Israele, lamenta la ribellione a Dio per cui “essi contristarono il suo santo spirito”, e ricorda Mosè al quale Dio “pose nell’intimo il suo santo spirito” (Is 63, 10-11). Il salmista ha già la coscienza della presenza intima dello spirito di Dio come fonte permanente di santità, e perciò prega: “Non privarmene!”. L’accostamento di questa richiesta con l’altra: “Non respingermi dalla tua presenza” lascia capire la convinzione del salmista che il possesso dello spirito santo di Dio è legato alla presenza divina nel suo intimo essere. La vera disgrazia sarebbe quella di essere privato di questa presenza. Se lo spirito santo rimane in lui, l’uomo sta con Dio in un rapporto non più soltanto di “faccia a faccia”, come dinanzi a un volto da contemplare: no, egli possiede in sé una forza divina, che anima il suo comportamento.

6. Dopo aver chiesto di non essere privato dello spirito santo di Dio, il salmista chiede la restituzione della gioia. Già prima aveva fatto la stessa preghiera, quando implorava Dio per la sua purificazione, sperando di diventare “più bianco della neve”: “Fammi sentire gioia e letizia; esulteranno le ossa che hai spezzato” (Sal 51, 10). Ma nel processo psicologico-riflessivo da cui nasce la preghiera, il salmista sente che, per godere pienamente di questa gioia, non basta che siano cancellate tutte le colpe: è necessaria la creazione di un cuore nuovo, con uno spirito saldo legato alla presenza dello spirito santo di Dio. Solo allora egli può chiedere: “Rendimi la gioia di essere salvato!”.

La gioia fa parte del rinnovamento incluso nella “creazione di un cuore puro”. È il risultato della nascita a una nuova vita, come Gesù spiegherà nella parabola del figlio prodigo, nella quale il padre che perdona è il primo a gioire e vuole comunicare a tutti la gioia del suo cuore.

7. Con la gioia, il salmista chiede uno “spirito generoso”, cioè uno spirito d’impegno coraggioso. Lo chiede a Colui che, secondo il Libro di Isaia, aveva promesso la salvezza per i deboli: “In luogo eccelso e santo io dimoro, ma sono anche con gli oppressi e gli umiliati, per ravvivare lo spirito degli umili e rianimare il cuore degli oppressi” (Is 57, 15).

È da notare che, fatta questa richiesta, il salmista aggiunge subito la dichiarazione del suo impegno con Dio in favore dei peccatori, per la loro conversione: “Insegnerò agli erranti le tue vie, e i peccatori a te ritorneranno” (Sal 51, 15). È un altro elemento caratteristico del processo interiore di un cuore sincero, che ha ottenuto il perdono dei propri peccati: egli desidera ottenere lo stesso dono per gli altri, suscitando la loro conversione, e a questo scopo intende e promette di operare. Questo “spirito d’impegno” deriva in lui dalla presenza del “santo spirito di Dio”, e ne è il segno. Nell’entusiasmo della conversione e nel fervore dell’impegno, il salmista esprime a Dio la convinzione dell’efficacia della propria azione: per lui sembra certo che “i peccatori a te ritorneranno”. Ma anche qui gioca la consapevolezza della presenza operante di una potenza interiore, quella dello “Spirito Santo”.

Ha poi un valore universale la deduzione che il salmista enuncia: “Uno spirito contrito è sacrificio a Dio; un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi” (Sal 51, 19). Profeticamente egli prevede che verrà il giorno in cui, in una Gerusalemme ricostituita, i sacrifici celebrati sull’altare del tempio secondo le prescrizioni della legge saranno graditi (cf. Sal 51, 20-21). La ricostruzione delle mura di Gerusalemme sarà il segno del perdono divino, come diranno anche i profeti Isaia (Is 60, 1 ss.), Geremia (Ger 30, 15-18), Ezechiele (Ez 36, 33). Ma rimane stabilito che ciò che più vale è quel “sacrificio dello spirito” dell’uomo che chiede umilmente perdono, mosso dallo spirito divino che, grazie al pentimento e alla preghiera, non gli è stato tolto (cf. Sal 51, 13).

8. Come appare da questa succinta presentazione dei suoi temi essenziali, il salmo “Miserere” è per noi non solo un bel testo di preghiera e un’indicazione per l’ascesi del pentimento, ma anche una testimonianza sul grado di sviluppo raggiunto nell’Antico Testamento nella concezione dello “spirito divino”, con progressivo avvicinamento a quella che sarà la rivelazione dello Spirito Santo nel Nuovo Testamento.

Il salmo è dunque una grande pagina nella storia della spiritualità dell’Antico Testamento, in cammino, sia pure tra le ombre, verso la nuova Gerusalemme che sarà la sede dello Spirito Santo.

Ai fedeli di lingua francese

Parmi vous, je salue le Recteur de l’Institut Catholique de Paris avec la délégation du séminaire des Carmes à qui j’offre mes voeux pour le bon déroulement de la formation au ministère sacerdotal. Je souhaite la bienvenue au groupe de l’aumônerie des étudiants de l’Institut Catholique de Paris. Je salue cordialement les membres de l’Ecole de la foi et des ministères de Fribourg qui sont venus faire leur pèlerinage annuel à Rome. Je salue l’ensemble des jeunes et particulièrement le catéchisme de Sainte-Jeanne-de-Chantal.

Je vous souhaite à tous de vivre un bon Carême qui vous rapproche du Seigneur et vous fasse monter vers Pâques à sa suite. A chacun d’entre vous j’accorde très volontiers ma Bénédiction Apostolique.

Ai fedeli di lingua inglese

On this Ash-Wednesday I wish to greet all the English-speaking pilgrims and visitors. My special welcome goes to the members of the two choirs from the United States and to the many pilgrims from South Korea. Dear friends: may the Lenten season which we begin today prepare us to celebrate with renewed faith the Resurrection of the Lord at Easter! To all of you I cordially impart my Apostolic Blessing.

Ai fedeli di lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Nehmen wir, liebe Brüder und Schwestern, dieses Psalmengebet mit uns in die heute beginnende liturgische Busszeit. Indem ich euch alle bei dieser Audienz herzlich willkommen heiße, erbitte ich euch gnadenreiche Wochen geistiger Erneuerung und Vorbereitung auf das Osterfest. Dies wünsche ich besonders den beiden Schwesterngruppen, die am Päpstlichen Institut ”Regina Mundi“ und bei den Franziskanerinnen in La Storta ihr religiöses Leben durch Studium und Betrachtung vertiefen. Zugleich grüße ich brüderlich die Gruppe der Pastoren vom Predigerseminar der Evangelischen Kirche von Westfalen. Von Herzen erteile ich allen anwesenden Pilgern deutscher Sprache meinen besonderen apostolischen Segen.

Ai fedeli di lingua spagnola

Me es grato saludar cordialmente a las personas y grupos de peregrinos de América Latina y España presentes en esta Audiencia. De modo especial, saludo a las profesoras y alumnas del Colegio “ Dulce Nombre de Jesús ”, de Oviedo, ciudad que con tanto cariño me acogió durante mi visita pastoral al Principado de Asturias. Asimismo saludo a los jóvenes chilenos de origen palestino, a la representación de la Coordinación de Investigación y Acción Social de Chile, así como a la delegación de la Unión Nacional de Padres de Familia de México.

Por ultimo, tengo el gusto también de dirigir mi más afectuoso saludo al grupo de alumnas de varios colegios católicos de Panamá, nación que ha estado constantemente viva en la plegaria del papa a lo largo de los recientes acontecimientos. Como recuerdo de vuestra presencia en este encuentro os invito a todos, jóvenes y mayores, a tratar de descubrir más auténticamente el rostro vivificador de Cristo para ser sus fieles testigos en la sociedad durante este tiempo favorable de cuaresma y de vuestra vida.

A todos, en prenda de la constante asistencia divina, imparto mi Bendición Apostólica, que extiendo a vuestros seres queridos.

Ai fedeli di lingua portoghese

Amados irmãos e irmãs de língua portuguesa,

Saúdo os que me escutam, com votos de bem; e, nesta Quarta-Feira de Cinzas, de uma frutuosa Quaresma, que a todos traga um “ espírito novo ”, diante de Deus.

Ai fedeli polacchi

Pozdrawiam pielgrzymów z Polski, w szczególności z parafii św. Józefa ze Świdnicy; uczestników grup turystycznych z całej Polski: esperantystów, Turysty i Orbisu, a także wszystkich innych obecnych, zarówno z kraju, jak i z emigracji.

Dziasiaj Popielec. Kościół posypuje głowy nasze popiołem na znak Wielkiego Postu, który dziś rozpoczynamy. Ten znak przypomina każdemu człowiekowi prawdę wyrażoną w slowach Księgi Rodzaiju: “ z prochu jestés wziety i w proch sie obrocisz ”.

Rowonoczesnie jednak Kosciol powtarza slowa Jezusa z Nazaretu u poczatku Jego mesjanskiej misji: “ Nawracajcie sie i wierzcie w Ewangelię! ”.

Słowa te brzmią wszędzie. Brzmią także na Jasnej Górze. Brzmią one w momencie, w którym na naszej ziemi, a także u sąsiadów dojrzała świadomość koniecznych przeobrażeń w dziedzinie życia społeczenego, politycznego, gospodarczego. Dostrezeżono, iż przeobrażenie jest koniecznym warunkiem przyszlości, rozwoju, postępu.

Kościół w dniu dzisiejszym podejmuje tę świadomośc, a zarazem “ dopowiada ” ją do końca. Tak, trzeba prezeobrażeń w organizacji życia społecznego. U korzenia jednakże prawdzizych i skutecznych przeobrażeń musi odanleźć się nawrócenie człowieka. Koniecznie. Chrystusowe “ nawracajcie się ” jest najbardziej aktualmym słowem wszystkich programów odnowy. %A zarazem, właśnie stąd, z Jasnej Góry, matczyny głos powtarza z nową siłą: Wierzicie Ewangelii.

Wierzcie Ewangelii! To mówi do nas, Polaków, do naszych pobratymców i sąsiadów, do całej Europy . . . Wierzcie Ewangelii!

Ai pellegrini italiani

Saluto cordialmente i gruppi delle Suore Adoratrici Ancelle del SS.mo Sacramento e delle Figlie della Carità, venute con alcune giovani Suore che si preparano alla prima professione religiosa. Care sorelle, offrite la vostra vita al Signore, che vi invita a seguirlo, e perseverate nella preghiera, nella rinuncia a voi stesse e nell’amore vicendevole, sapendo che l’efficacia del vostro apostolato dipende molto dalla vostra generosa disponibilità a compiere sino in fondo la volontà del Padre.

Ringrazio, poi, per la loro visita, gli Allievi Ufficiali di Complemento del Genio, appartenenti al 137º corso, che sono qui accompagnati dai propri ufficiali d’inquadramento. Vi esorto, cari giovani, a fare del vostro entusiasmo, del vostro vigore giovanile e del senso della disciplina una forza a difesa del bene comune, non dimenticando mai che Gesù Cristo è la Via, la Verità e la Vita.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Il mio cordiale benvenuto ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli, presenti a questo incontro, all’inizio della Quaresima.

A voi, giovani, ricordo che il diuturno allenamento spirituale della preghiera e della penitenza vi rende capaci di raggiungere i grandi ideali dell’esistenza cristiana.

Invito voi, cari ammalati, a riscoprire, in questo tempo, il volto misericordioso di Dio. Nei momenti più difficili della vostra vita, confidate nel Signore Gesù, che ha conosciuto il patire.

A voi, infine, cari sposi, affido quest’esortazione: fate del tempo quaresimale un’occasione privilegiata per rafforzare l’amore tra voi e verso il Signore, che è fonte della vita e della gioia cristiana.

Nel corso dell’udienza generale di oggi, Mercoledì delle Ceneri, il Santo Padre invita i fedeli alla conversione, con le parole di Cristo: “Convertitevi e credete al Vangelo”. Queste sono le parole pronunciate dal Santo Padre.

Oggi è il mercoledì delle Ceneri. Con gesto austero ed eloquente la Chiesa impone le ceneri sul nostro capo come segno della Quaresima che oggi inauguriamo. Questo segno ricorda a ciascuno la verità espressa nelle parole del Libro della genesi: “Polvere tu sei e in polvere tornerai” (Gen 3, 19). Al tempo stesso, però, la Chiesa ripete le parole che Gesù di Nazaret pronunciò all’inizio della sua missione: “Convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1, 15).

La Chiesa rivolge queste parole a tutti i credenti, anzi ad ogni uomo, perché il dono della salvezza è offerto a tutti. La potenza della redenzione di Cristo non conosce frontiere. Occorre però che il cuore si apra ad accogliere il dono del cielo. Il peccato ostacola questa apertura, perché rinchiude l’uomo nel suo egoismo, la Quaresima è il tempo favorevole per liberarsi da queste preclusioni e disporre il cuore alla gioia di un rinnovato più profondo incontro con Cristo nella luce della Pasqua.

Che ciascuno sappia profittarne!



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