Catechesi sul Credo, parte III: Lo Spirito Santo Datore di Vita Settembre1989

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MARIOCAPALBO
00sabato 6 aprile 2013 12:24
Il Battesimo nello Spirito
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Castel Gandolfo - Mercoledì, 6 settembre 1989



1. Quando la Chiesa, scaturita dal sacrificio della Croce, cominciò il suo cammino nel mondo per opera dello Spirito Santo disceso nel Cenacolo il giorno di Pentecoste, ebbe inizio “il suo tempo”, il “tempo della Chiesa” come collaboratrice dello Spirito nella missione di far fruttificare la Redenzione di Cristo nell’umanità, di generazione in generazione. Proprio in questa missione e collaborazione con lo Spirito si attua la “sacramentalità” che le attribuisce il Concilio Vaticano II, quando insegna che “. . . la Chiesa è in Cristo come un sacramento o segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (Lumen Gentium, 1). Questa “sacramentalità” ha un significato profondo in relazione al mistero della Pentecoste, che dà alla Chiesa il vigore e i carismi per operare visibilmente in tutta la famiglia umana.

2. In questa catechesi vogliamo considerare principalmente il rapporto tra la Pentecoste e il sacramento del Battesimo. Sappiamo che la venuta dello Spirito Santo fu annunciata al Giordano insieme con la venuta di Cristo. Fu Giovanni Battista ad associare le due venute, e anzi a mostrarne l’intima connessione, parlando di “battesimo”: “Egli vi battezzerà con lo Spirito Santo” (Mc 1, 8): “Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (Mt 3, 11). Questo legame tra lo Spirito Santo e il fuoco va collocato nel contesto del linguaggio biblico, che già nell’antico testamento presentava il fuoco come il mezzo adoperato da Dio per purificare le coscienze (cf. Is 1, 25; 6, 5-7; Zc 13, 9; Ml 3, 2-3; Sir 2, 5; etc.). A sua volta il battesimo, che si praticava nel giudaismo e in altre religioni antiche, era un’immersione rituale, con cui veniva significata una purificazione rinnovatrice. Giovanni Battista aveva adottato questa pratica del battesimo nell’acqua, pur sottolineando che il suo valore non era solo rituale, ma morale, poiché era “per la conversione” (cf. Mt 3, 2. 6. 8. 11; Lc 3, 10-14). Inoltre esso costituiva una sorta di iniziazione, mediante la quale coloro che lo ricevevano diventavano discepoli del Battista e costituivano intorno a lui e con lui una certa comunità caratterizzata dall’attesa escatologica del Messia (cf. Mt 3, 2. 11; Gv 1, 19-34). Esso, tuttavia, era un battesimo d’acqua, non aveva cioè un potere di purificazione sacramentale. Tale potere sarebbe stato proprio del battesimo di fuoco - elemento in sé ben più potente dell’acqua - portato dal Messia. Giovanni proclamava la funzione preparatoria e simbolica del suo battesimo in rapporto al Messia, che doveva battezzare “in Spirito Santo e fuoco” (Mt 3, 11; 3, 7. 10. 12; Gv 1, 33). E aggiungeva che se col fuoco dello Spirito il Messia avrebbe purificato a fondo gli uomini ben disposti, raccolti come “grano nel granaio”, avrebbe però bruciato “la pula con un fuoco inestinguibile” (Mt 3, 12), come il “fuoco della Geenna” (cf. Mt 18, 8-9), simbolo della consumazione a cui è destinato tutto ciò che non si è lasciato purificare (cf. Is 66, 24; Gdt 16, 17).

3. Mentre sta volgendo la sua funzione profetica e prefiguratrice sulla linea del simbolismo dell’antico testamento, il Battista un giorno s’incontra con Gesù alle acque del Giordano. Egli riconosce in lui il Messia, del quale proclama che è “l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo” (Gv 1, 29) e, dietro sua richiesta, lo battezza (cf. Mt 3, 14-15), ma, nello stesso tempo, rende testimonianza alla sua messianità, di cui si professa un semplice annunciatore e precursore (cf. Gv 1, 30-31). Questa testimonianza di Giovanni è integrata dalla comunicazione, che egli stesso fa ai suoi discepoli e ascoltatori, circa l’esperienza da lui avuta in quella circostanza, e che forse gli ha fatto ricordare la narrazione della Genesi sulla conclusione del diluvio (cf. Gen 8, 10): “Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua, mi aveva detto: L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo . . .” (Gv 1, 32-33; cf. Mt 3, 16; Mc 1,8; Lc 3, 22).

“Battezzare in Spirito Santo” significa rigenerare l’umanità con la potenza dello Spirito di Dio: è ciò che fa il Messia, sul quale, come aveva predetto Isaia (Is 11, 12; 42, 1), riposa lo Spirito, colmandone l’umanità di valore divino a partire dall’Incarnazione fino alla pienezza della Risurrezione dopo la morte in Croce (cf. Gv 7, 39; 14, 26; 16, 7. 8; 20. 22; Lc 24, 29). Acquisita questa pienezza, il Messia Gesù può dare il nuovo battesimo nello Spirito di cui è pieno (cf. Gv 1, 33; At 1, 5). Dalla sua umanità glorificata, come da sorgente d’acqua viva, lo Spirito si espanderà sul mondo (cf. Gv 7, 37-39; 19, 34; cf. Rm 5, 5). Questo è l’annuncio che fa il Battista nel rendere testimonianza a Cristo in occasione del battesimo, nel quale si fondono i simboli dell’acqua e del fuoco, a espressione del mistero della nuova energia vivificatrice che il Messia e lo Spirito hanno riversato nel mondo.

4. Anche Gesù, durante il suo ministero, parla della sua Passione e morte come di un battesimo che lui stesso deve ricevere: un battesimo, perché dovrà essere immerso totalmente nella sofferenza, simboleggiata anche dal calice che dovrà bere (cf. Mc 10, 38; 14, 36); ma un battesimo collegato da Gesù con l’altro simbolo del fuoco, che egli è venuto a portare sulla terra (Lc 12, 49-50): fuoco, nel quale è abbastanza facile intravedere lo Spirito Santo che “colma” la sua umanità e che un giorno, dopo l’incendio della Croce, si espanderà nel mondo come propagazione del battesimo di fuoco, che Gesù desidera così intensamente ricevere da essere angosciato finché non si sia compiuto in lui (cf. Lc 12, 50).

5. Ho scritto nell’enciclica Dominum et Vivificantem: “Nell’Antico Testamento si parla più volte del fuoco dal cielo che bruciava le offerte presentate dagli uomini. Per analogia si può dire che lo Spirito Santo è il fuoco dal cielo, che opera nel profondo del mistero della croce . . . Come amore e dono discende, in un certo senso, nel cuore stesso del sacrificio che viene offerto sulla croce. Riferendoci alla tradizione biblica, possiamo dire: egli consuma questo sacrificio col fuoco dell’amore, che unisce il Figlio al Padre nella comunione trinitaria. E poiché il sacrificio della Croce è un atto proprio di Cristo, anche in questo sacrificio egli riceve lo Spirito Santo. Lo riceve in modo tale, che poi egli - ed egli solo con Dio Padre - può darlo agli apostoli, alla Chiesa, all’umanità. Egli solo lo manda dal Padre. Egli solo si presenta davanti agli apostoli riuniti nel Cenacolo, alita su di loro e dice: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi (Gv 20, 23)” (Dominum et Vivificantem, 41).

6. Così trova il suo adempimento l’annuncio messianico di Giovanni sul Giordano: “Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (Mt 3, 11; cf. Lc 3, 16). Qui trova anche realizzazione il simbolismo biblico, col quale Dio stesso si è manifestato come la colonna di fuoco che guidava il suo popolo attraverso il deserto (cf. Es 13, 21-22), come parola di fuoco per cui “la montagna (del Sinai) bruciava fino al cuore dei cieli” (Dt 4, 11), come luce nel fuoco (Is 10, 17), come fuoco di ardente gloria nell’amore per Israele (cf. Dt 4, 24). Trova compimento ciò che Cristo stesso ha promesso, quando ha detto di essere venuto ad accendere il fuoco sulla terra (cf. Lc 12, 49), mentre l’Apocalisse dirà di lui che i suoi occhi sono fiammeggianti come un fuoco (cf. Ap 1, 14; 2, 18; 19, 12). Si spiega così che lo Spirito Santo sia inviato nel fuoco (cf. At 2, 3). Tutto ciò avviene nel mistero pasquale, quando Cristo nel sacrificio della Croce “riceve il battesimo con il quale Egli stesso doveva essere battezzato” (cf. Mc 10, 38), e nel mistero della Pentecoste, quando il Cristo risorto e glorificato espande il suo Spirito sugli apostoli e sulla Chiesa.

Per quel “battesimo di fuoco” ricevuto nel suo sacrificio, secondo san Paolo, Cristo nella sua Risurrezione è diventato, quale “ultimo Adamo”, “spirito datore di vita” (1 Cor 15, 45). Per questo il Cristo risorto annuncia agli apostoli: “Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni” (At 1, 5). Per opera dell’“ultimo Adamo”, Cristo, verrà dato agli apostoli e alla Chiesa “lo Spirito che dà la vita” (cf. Gv 6, 63).

7. Nel giorno della Pentecoste si ha la Rivelazione di questo battesimo. Il battesimo nuovo e definitivo, che opera la purificazione e la santificazione per una vita nuova. Il battesimo, in virtù del quale nasce la Chiesa nella prospettiva escatologica che si estende “fino alla fine del mondo” (cf. Mt 28, 20): non solo la “Chiesa di Gerusalemme”, degli apostoli e dei discepoli immediati del Signore, ma la Chiesa tutta “intera” presa nella sua universalità, che si attua attraverso i tempi e i luoghi del suo radicamento terreno.

Le lingue di fuoco che accompagnano l’evento della Pentecoste nel Cenacolo di Gerusalemme, sono il segno di quel fuoco che Gesù Cristo portò e accese sulla terra (cf. Lc 12, 49): il fuoco dello Spirito Santo.

8. Nella luce della Pentecoste possiamo meglio comprendere anche il significato del Battesimo come primo sacramento, in quanto è opera dello Spirito Santo. Gesù stesso vi aveva alluso nel colloquio con Nicodemo: “In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Gv 3, 5). In quello stesso colloquio Gesù allude anche alla sua futura morte sulla Croce (cf. Gv 3, 14-15) e alla sua esaltazione celeste (cf. Gv 3, 13): è il battesimo del sacrificio, dal quale il Battesimo d’acqua, il primo sacramento della Chiesa, riceverà la virtù di operare la nascita dallo Spirito Santo e di aprire agli uomini l’“entrata nel regno di Dio”. Infatti, come scrive san Paolo ai Romani, “quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte. Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6, 3-4). Questo cammino battesimale nella vita nuova ha inizio il giorno della Pentecoste a Gerusalemme.

9. L’Apostolo illustra più volte il significato del Battesimo nelle sue lettere (cf. 1 Cor 6, 11; Tt 3, 5; 2 Cor 1, 22; Ef 1, 13). Egli lo concepisce come un “lavacro di rigenerazione e rinnovamento nello Spirito Santo” (Tt 3, 5), foriero di giustificazione “nel nome del nostro Signore Gesù Cristo” (1 Cor 6, 11; cf.2 Cor 1, 22); come un “sigillo dello Spirito Santo; che era stato promesso” (Ef 1, 13); come “una caparra dello Spirito nei nostri cuori” (2 Cor 1, 22). Data questa presenza dello Spirito Santo nei battezzati, l’Apostolo raccomandava ai cristiani di allora e ripete anche a noi oggi: “Non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione” (Ef 4, 30).

Ai pellegrini di lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

MIT DESEN KURZEN Ausführungen über unseren Glauben grüße ich Euch Pilger und Besucher aus den verschiedenen deutschsprachigen Ländern. Ich bitte Euch, seid stets bestrebt, dem Heiligen Geist in Eurem Leben Raum zu geben. Er ist es, der alles Gute in uns bewirkt und dessen Siegel wir für den Tag der Erlösung tragen. Hierfür erteile ich Euren Familien, sowie den über Radio Vatikan mit uns verbundenen Hörerinnen und Hörern von Herzen meinen Apostolischen Segen.

Gelobt sei Jesus Christus!

Ad un gruppo di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

J’ACCUEUILLE AVEC PLAISIR les visiteurs et les pèlerins de langue française.

J’offre mes félicitations et mes vœux aux Sœurs de Kermaria qui célèbrent le quarante-cinquième anniversaire de leur profession religieuse. Avec vous, je rends grâce et je prie le Seigneur de vous aider à poursuivre votre route dans la joie.

* * *

JE VOUDRAIS AUSSI dire mon salut aux autorités municipales de Mont-sur-Rolle, dans le canton de Vaud. Je leur souhaite un heureux accomplissement de leurs charges au service de leurs concitoyens.

A tous, je donne volontiers ma Bénédiction Apostolique.

Ai fedeli di espressione inglese

Dear Brothers and Sisters,

I WISH TO WELCOME the English-speaking pilgrims and visitors among us. I extend a warm greeting to the group of Missionaries of the Sacred Heart who are metting in Rome during these days. May your prayers and meditation at the sacred shrines of this City inspire within you a deeper love for Christ and the mystery of his Church. My cordial welcome also goes to the children of Saint Mary’s School in Scotland, and the pilgrimage groups from Norway, the Gambia and the United States. To all of you I gladly impart my Apostolic Blessing.

Ad un pellegrinaggio proveniente dal Giappone

SALUTO GLI ILLUSTRISSIMI bonzi giapponesi che hanno partecipato all’Incontro internazionale di preghiera per la pace a Varsavia. Saluto pure le dilettissime studentesse dell’Università Cattolica di Nanzan.

Siamo tutti impegnati nell’edificazione di una pace vera e duratura nel mondo. Per questo scopo dobbiamo altresì educare tutti i giovani alla solidarietà universale e alla pace. Questo è pure l’augurio che formulo a tutti voi e nello stesso tempo vi ringrazio di cuore per la vostra visita.

Ai fedeli di espressione spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

DESEO AHORA saludar cordialmente a todos los peregrinos y visitantes procedentes de los diversos países de América Latina y de España.

En particular, saludo a los integrantes del Movimiento Apostólico “Regnum Christi”, a la peregrinación franciscana de México y a los jóvenes de Costa Rica.

Están también presentes numerosas peregrinaciones parroquiales españolas, a quienes saludo afectuosamente.

A todos bendigo de corazón.

Ai gruppi di lingua portoghese

Caríssimos irmãos e irmãs de língua portuguesa,

SAÚDO CORDIALMENTE quantos me ouvem, nesta Audiência, desejandolhes felicidades; e dou boas-vindas aos visitantes do Brasil, de São Paulo, Rio de Janeiro e Poços de Caldas, bem como aos grupos paroquiais de Porto Alegre e de Florianópolis; e com a mesma estima, aos que provêm de Portugal, ao grupo folclórico de Moreira de Maia e à peregrinação das Irmãs Franciscanas Hospitaleiras da Imaculada Conceição. E a todos, como lembrança do encontro, digo:

Imploro do Senhor que se tornem cada vez mais cônscios da presença do Espírito que dá a vida: do amor de Deus, derramado nos corações pelo Espírito Santo que nos foi dado. Com a minha Bênção, extensiva aos que lhes são queridos.

Ai suoi connazionali polacchi

WITAM WSZYSTKICH pielgrzymów, poczynając od abpa Kozłowieckiego i ks. bpa Rozwadowskiego; witam pielgrzymów z parafii Najświętszego Serca Pana Jezusa z Krakowa-Łagiewnik; z parafii św. Stanisława Kostki z Warszawy; z parafii Matki Bożej Częstochowskiej z Zielonki koło Warszawy; służbę zdrowia z diecezji częstochowskiej; pielgrzymów z parafii św. Teresy, księża salezjanie z Łodzi; duszpasterstwo akademickie “Węzeł”, księża salezjanie z Łodzi; pielgrzymkę redakcji wydawnictw i drukarni Katolickiego Uniwersytetu Lubelskiego; prawników z archidiecezji w Błalymstoku; pielgrzymów z parafii św. Jacka ze Słupska; z parafii św. Augustyna z Wrocławia, ojcowie kapucyni; z parafii Narodzenia Najświętszej Maryi Panny z Lubinia, księża salezjanie; świeckich studentów teologii filii Uniwersytetu Katolickiego w Opolu; współpracowników misyjnych sióstr pallotynek; współpracowników misyjnych księży pallotynów z całej Polski; chór górniczy “PoloniaHarmonia” z kopalni “Andaluzja” w Piekarach Śląskich; młodzież II Liceum Ogólnokształcącego im. Romualda Traugutta w Częstochowie; młodzież Liceum Ogólnokształcącego z Torunia; służbę zdrowia z Centralnego Szpitala Kolejowego w Warszawie-Międzylesiu; grupę harcerzy Harctur z Poznania; grupę Towarzystwa Przyjażni Polsko-Włoskiej z Gdańska; grupę z Ursusa koło Warszawy; grupy z Bydgoszczy i Piły; delegację Klubu UNESCO z Warszawy i Pizy; pielgrzymów z paraffi św. Barłomieja z Gliwic; z parafii Niepokalanego Serca Najświętszej Maryi Panny w Strumianach koło Wieliczki; Towarzystwo Przyjaźni Polsko-Włoskiej z Katowic; Towarzystwo Miłosników Sławkowa; uczestników grup turystycznych Orbisu, PKS-u z całej Polski i Turysty.

Ai diversi gruppi italiani

Rivolgo ora il mio cordiale saluto ai pellegrini provenienti da Grumo Nevano, in Diocesi di Aversa. La folta rappresentanza ecclesiale e civile della vostra città, carissimi, testimonia l’unità di fondo del vostro popolo, cementata dalla fede. La costruzione della nuova chiesa parrocchiale - che volentieri benedico - sia motivo di crescita nella comunione e scuola di solidarietà e di servizio.

* * *

Saluto con gioia i partecipanti della manifestazione nazionale dei CRAL delle varie regioni italiane. Vi auguro che i diversi itinerari turistici e le vivaci iniziative sportive di questa settimana romana possano essere occasione per un sano riposo ed un sereno arricchimento dello spirito.

* * *

Saluto anche i ciclo-amatori milanesi dell’Unione Sportiva Acli e do il benvenuto agli aderenti alla Libera Associazione Invalidi Civili. A tutti vada il mio pensiero benedicente, nel ricordo delle parole del Signore: “Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”.

* * *

Nel salutare infine, le religiose della Compagnia di Maria Nostra Signora, penso con affetto a tutte le religiose e i religiosi presenti.

A tutti la mia Apostolica Benedizione.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Desidero ora rivolgere il mio affettuoso saluto ai giovani, agli ammalati, agli sposi novelli, che in questi giorni si trovano, pellegrini, a Roma.

Carissimi, nei prossimi giorni celebreremo la Natività di Maria Santissima, la Madre del Salvatore e nostra, la Madre della grazia divina.

Voi, giovani, sappiate rivolgervi a Lei, con preghiera incessante, perché vi sia sempre compagna, esempio e guida nel perseguire, come veri discepoli del Signore, la mèta della perfezione cristiana.

Voi, ammalati, siate consapevoli che colei che ci è stata affidata come Mamma, ai piedi della Croce, vi è vicina col suo sguardo di predilezione, per esservi di sostegno nella prova e di speranza nelle tribolazioni.

E voi, sposi novelli, abbiate sempre in Maria Santissima non solo il più significativo modello, per la vostra vita familiare, ma anche l’aiuto più efficace nel quotidiano impegno per rinnovare la grazia del sacramento nuziale che avete ricevuto.



© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana
MARIOCAPALBO
00sabato 6 aprile 2013 12:25
Venuta dello Spirito per il banchetto. La Pentecoste e l'Eucaristia
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Castel Gandolfo - Mercoledì, 13 settembre 1989



1. La promessa di Gesù “. . . sarete battezzati in Spirito Santo fra non molti giorni” (At 1, 5), significa che vi è un particolare legame tra lo Spirito Santo e il Battesimo. Lo abbiamo visto nella precedente catechesi, nella quale, partendo dal battesimo di penitenza, che Giovanni impartiva sul Giordano annunziando la venuta di Cristo ci siamo avvicinati a colui che battezzerà “in Spirito Santo e fuoco”. Ci siamo avvicinati anche a quell’unico battesimo, con cui doveva essere battezzato egli stesso (cf. Mc 10, 38): il sacrificio della Croce, offerto da Cristo “con uno Spirito eterno” (Eb 9, 14), così da divenire “l’ultimo Adamo” e, come tale, “spirito datore di vita”, secondo quanto afferma san Paolo (cf. 1 Cor 15, 45). Sappiamo che Cristo, “diede” agli apostoli lo Spirito che dà la vita nel giorno della sua Risurrezione (cf. Gv 20, 22) e, in seguito, nella solennità della Pentecoste, quando tutti furono “battezzati con lo Spirito Santo” (cf. At 2, 4).

2. Tra il sacrificio pasquale di Cristo e il dono dello Spirito c’è, dunque, un rapporto oggettivo. Poiché l’Eucaristia rinnova misticamente il sacrificio redentore di Cristo, è facile, per altro, intendere l’intrinseco legame che vi è tra questo sacramento e il dono dello Spirito: formando la Chiesa mediante la propria venuta il giorno della Pentecoste, lo Spirito Santo la costituisce in riferimento oggettivo all’Eucaristia e la orienta verso l’Eucaristia. Gesù aveva detto in una sua parabola: “Il regno dei cieli è simile a un re, che fece un banchetto di nozze per suo figlio” (Mt 22, 2). L’Eucaristia costituisce l’anticipazione sacramentale e in certo senso una “pregustazione” di quel banchetto regale, che l’Apocalisse chiama il “banchetto dell’Agnello” (cf. Ap 19, 9). Lo sposo che è al centro di quella festa di nozze, e della sua prefigurazione e anticipazione eucaristica, è l’Agnello che “toglie i peccati del mondo”, il redentore.

3. Nella Chiesa che nasce dal battesimo nella Pentecoste, quando gli apostoli, ed insieme ad essi gli altri discepoli confessori di Cristo, vengono “battezzati in Spirito”, l’Eucaristia è e rimane sino alla fine dei tempi il sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo.

In essa è presente “il sangue di Cristo, il quale con uno Spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio” (Eb 9, 14); il sangue “versato per molti” (Mc 14, 24) “in remissione dei peccati” (Mt 26, 28); il sangue che “purifica le coscienze dalle opere morte” (cf. Eb 9, 14); il “sangue dell’alleanza” (Mt 26, 28). Gesù stesso, nell’istituire l’Eucaristia, dichiara: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue” (Lc 22, 20; cf.1 Cor 11, 25), e raccomanda agli apostoli: “Fate questo in memoria di me” (Lc 22, 19).

Nell’Eucaristia - ogni volta - si rinnova (cioè si realizza nuovamente) il sacrificio del corpo e del sangue, offerto da Cristo una volta sola al Padre sulla Croce per la Redenzione del mondo. È detto nell’enciclica Dominum et Vivificantem che “nel sacrificio del Figlio dell’uomo lo Spirito Santo è presente ed agisce . . . Lo stesso Cristo nella propria umanità si è aperto totalmente a questa azione . . . che dalla sofferenza fa emergere l’eterno amore salvifico” (Dominum et Vivificantem, 40).

4. L’Eucaristia è il sacramento di questo amore redentore, strettamente congiunto alla presenza dello Spirito Santo e alla sua azione. Come non ripensare, a questo punto, alle parole pronunciate da Gesù quando, nella sinagoga di Cafarnao, dopo la moltiplicazione del pane (cf. Gv 6, 27), proclamava la necessità di nutrirsi della sua carne e del suo sangue? A molti di coloro che lo ascoltavano il suo discorso “sul mangiare il suo corpo e bere il suo sangue” (cf. Gv 6, 53) sembrò “duro” (Gv 6, 60). Intuendo questa difficoltà Gesù disse loro: “Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima?” (Gv 6, 61-62). Era una esplicita allusione alla futura Ascensione al cielo. E proprio in quel momento aggiunse un riferimento allo Spirito Santo, che solo dopo l’Ascensione avrebbe acquistato pienezza di senso. Egli disse: “È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho detto sono spirito e vita” (Gv 6, 63).

Gli ascoltatori di Gesù intesero in modo “materiale” quel primo annuncio eucaristico. Il Maestro volle subito precisare che il loro contenuto poteva essere chiarito e capito soltanto per opera dello “Spirito che dà la vita”. Nell’Eucaristia Cristo ci dà il suo Corpo e il suo Sangue in cibo e bevanda, sotto le specie del pane e del vino, come durante il banchetto pasquale dell’ultima Cena. Soltanto in virtù dello Spirito che dà la vita, il cibo e la bevanda eucaristica possono operare in noi la “comunione”, cioè la unione salvifica con il Cristo crocifisso e glorificato.

5. C’è un fatto significativo, legato all’evento della Pentecoste: sin dai primi tempi dopo la discesa dello Spirito Santo gli apostoli e i loro seguaci, convertiti e battezzati, “erano assidui nella frazione del pane e nelle preghiere” (At 2, 42), come se lo stesso Spirito Santo li avesse orientati all’Eucaristia.

Ho rilevato nell’enciclica Dominum et Vivificantem che, “guidata dallo Spirito Santo, la Chiesa sin dall’inizio espresse e confermò se stessa mediante l’Eucaristia” (Dominum et Vivificantem, 62).

La Chiesa primitiva era una comunità fondata sull’insegnamento degli apostoli (At 2, 42), e tutta animata di Spirito Santo, il quale infondeva luce ai credenti perché comprendessero la Parola, e li congregava nella carità intorno all’Eucaristia. Così la Chiesa cresceva a si propagava in una moltitudine di credenti, che “aveva un cuore solo e un’anima sola” (At 4, 32).

6. Sempre nell’enciclica citata leggiamo che “mediante l’Eucaristia le persone e le comunità, sotto l’azione del Paraclito consolatore, imparano costantemente a scoprire il senso divino della vita umana” (Dominum et Vivificantem, 62). Esse cioè scoprono il valore della vita interiore, realizzando in sé l’immagine di Dio Trinità, che sempre ci è presentata nei libri del nuovo testamento e specialmente nelle lettere di san Paolo, come l’alfa e l’omega della nostra vita: ossia il principio, secondo il quale l’uomo viene creato e modellato, e il fine ultimo a cui egli è ordinato e condotto secondo il disegno e la volontà del Padre, riflessi nel Figlio-Verbo e nello Spirito-Amore. È una bella e profonda interpretazione che la tradizione patristica, riassunta e formulata in termini teologici da san Tommaso (cf. Summa Theologiae, I, q. 93, a. 8), ha dato di un principio-chiave della spiritualità e della antropologia cristiana, così espresso nella lettera agli Efesini: “Io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell’uomo interiore. Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio” (Ef 3, 14-19).

7. È Cristo che ci dà questa pienezza divina (cf. Col 2, 9 s.) mediante l’azione dello Spirito Santo. Così, ricolmi di vita divina, i cristiani entrano e vivono nella pienezza del Cristo totale, che è la Chiesa, e attraverso la Chiesa nel nuovo universo che man mano si costruisce (cf. Ef 1, 23; 4, 12-13; Col 2, 10). Al centro della Chiesa e del nuovo universo vi è l’Eucaristia, dove è presente il Cristo operante negli uomini e nel mondo intero mediante lo Spirito Santo.

Ai fedeli di lingua tedesca

Liebe Schwestern und Brüder!

MIT DESER KURZEN Betrachtung über das Geheimnis der Eucharistie und seiner Verbindung mit dem Heiligen Geist grüße ich Euch, die Pilger und Besucher aus den deutschsprachigen Ländern. Ich bitte Euch, die Eucharistie, in der wir Menschen der Erlöserliebe Gottes begegnen dürfen, stets mit gläubigem und dankbarem Herzen zu feiern. Dann werden uns auch die Früchte des Geistes zuteil, an denen die Welt den echten Christen erkennen kann. Hierfür erteile ich Euch und Euren Lieben in der Heimat sowie den mit uns über Radio Vatikan verbundenen Hörerinnen und Hörern von Herzen meinen Apostolischen Segen.

Gelobt sei Jesus Christus!

Ai connazionali polacchi

SERDECZNIE POZDRAWIAM pielgrzymów z Polski, w szczególności z parafii Dobrego Pasterza z Krakowa; z parafii Ofiarowania Matki Boskiej oraz św. Piotra Apostoła z Wadowic; z archidiecezji gnieźnieńskiej; z parafii św. Ludwika z Panewnik - ojcowie franciszkanie; z parafii św. Stanisława Kostki z Lublińca - ojcowie oblaci; z bazyliki katedralnej w Tarnowie; z parafii Najświętszego Serca Pana Jezasa z Nowego Sącza; z parafii św. Michała Archanioła z Torunia; duszpasterstwo ludzi pracy “Solidarność” z diecezji rzeszowskiej; pielgrzymkę Towarzystwa Przyjaciół KUL-u z kapłanami; z parafii św. Jacka z Koszalina; pielgrzymkę z parafii Matki Boskiej Częstochowskiej z Legnicy; grupę Towarzystwa Przyjaźni Polsko-Włoskie; z Gdańska; grupę Instytutu Techniki Budowlanej z Warszawy; grupę Towarzystwa Przyjaźni Polsko-Włoskiej z Łodzi; grupę polonijną ze Stanów Zjednoczonych oraz grupy turystyczne: Biura Turystycznego a Pielgrzym”, PKS-u z Warszawy, Orbisu z Warszawy, z Opola, Turysty.

Ai numerosi fedeli francesi

Chers Frères et Sœurs,

JE SALUE CORDIALEMENT les responsables de la Société de Saint-Vincent de Paul en France. Et, à l’occasion de la célébration eucharistique télévisée du 24 septembre sur le lieu de naissance du saint à Pouy, dans les Landes, je suis heureux d’encourager les membres et les bienfaiteurs de la Société à promouvoir sans cesse le service des pauvres. Que Dieu répande ses bénédictions sur votre famille vincentienne et sur tous les organismes de secours aux malheureux!

Je remercie tous les pèlerins de langue française de leur visite, et je les bénis de grand cœur ainsi que ceux qui leur sont chers.

Ai pellegrini di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I EXTEND A WARM WELCOME to the new students of the Pontifical North American College in Rome. As you begin your studies in this city, I wish to encourage you young men to devote yourselves to a serious study of theology, so that you may grow in your knowledge and love of Christ and be able to serve his Church ever more effectively. May Our Lady of Humility, Patroness of your College, accompany you with her prayers, that you may share generously with others all that you yourselves have received from Christ.

My cordial greetings also go to the group of pilgrims from Indonesia. I assure you of my prayers for all Indonesians as I prepare for my visit to your country. To the “ Saint Peter Community ” from the Philippines and to all English-speaking pilgrims and visitors I gladly impart my Apostolic Blessing.

Ai pellegrini provenienti dal Giappone

Sia lodato Gesù Cristo!

DILETTISSIMI VISITATORI provenienti da ogni parte del Giappone, vi auguro che la vostra visita in Europa e a Roma si compia come un pellegrinaggio spirituale o come un aggiornamento culturale che porti molto frutto per ciascuno di voi e per il vostro paese.

Con questo augurio vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Ai numerosi fedeli di lingua spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

DESEO SALUDAR cordialmente a todos los peregrinos de los diversos países de América Latina y de España.

En particular saludo a las Religiosas Esclavas de Cristo Rey que han venido a venerar las tumbas de los Apóstoles al finalizar su Capítulo General. Os aliento a una entrega sin límites a Dios y a la Iglesia en fidelidad a vuestro carisma.

* * *

SALUDO IGUALMENTE al grupo del Movimiento Schönstatt de Chile, a los integrantes de la Obra “Acies Christi”, a los matrimonios de la parroquia de Polop de La Marina (Alicante) y a los componentes de la Banda Juvenil Don Orione de Santiago de Chile.

A todos bendigo de corazón.

Ai fedeli di lingua portoghese

SAÚDO CORDIALMENTE quantos participam nesta Audiência. A todos desejo felicidades, com os favores a graças celestes. Em particular, aos peregrinos e visitantes, vindos de várias cidades do Brasil e aos legionários de Maria; desejo-vos que, da visita a Roma e deste encontro, leveis revigorada a fé no Espírito Santo que dà a vida, presente e actuante na Eucaristia, na Igreja e nos corações em graça de Deus. Com a minha Bênção Apostólica.

Ai pellegrini provenienti dall’Ungheria

VOGLIO SALUTARE un gruppo di fedeli ungheresi, membri della parrocchia di San Michele Arcangelo, ad Albertfalva, diocesi di Székesfehérvár.

Ai vari gruppi italiani

Rivolgo ora il mio saluto ai numerosi pellegrini di lingua italiana, ed anzitutto ai fedeli della Diocesi di Tursi-Lagonegro, accompagnati dal loro Vescovo, Monsignor Rocco Talucci, e qui convenuti per concludere il loro convegno diocesano sul tema “Nella sete di Dio la speranza e il futuro dell’uomo”. Esprimo il mio compiacimento per il corso di studio che ha impegnato la diocesi sulla considerazione del mistero liturgico e, segnatamente, sul significato salvifico dell’evento pasquale nella luce degli insegnamenti del Concilio Vaticano II. Auspico che dal convegno scaturisca un fervido impegno per le attività pastorali, e benedico tutta la Diocesi.

* * *

Saluto poi il gruppo dei ragazzi della Scuola di Musica del “Suzuki Talent Center d’Italia”. Ad essi ed ai loro insegnanti l’augurio che il loro amore per la musica prosegua felicemente ad elevazione dell’animo (mentre ringrazio vivamente per la singolare esecuzione musicale offerta nel corso di questa Udienza).

* * *

Rivolgo quindi un pensiero alle numerose suore che hanno partecipato al Corso di formazione per assistenti educatrici, organizzato dalla Federazione Italiana delle Religiose nell’Assistenza Sociale. Ad esse esprimo fervidi auguri per il ministero che le attende, con l’invito a svolgere ogni servizio nello spirito della carità cristiana.

* * *

Desidero salutare, infine, i pellegrini della chiesa di S. Spirito e della Confraternita dell’Addolorata di Sora. Saluto il Vescovo Monsignor Lorenzo Chiarinelli ed il Sindaco della città. Sono ben felice di imporre sul capo dell’immagine dell’Addolorata che essi venerano nella loro chiesa la corona d’oro, e affido alla protezione della Vergine tutta la Comunità.

A tutti la mia Benedizione Apostolica.



© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana
MARIOCAPALBO
00sabato 6 aprile 2013 12:26
La Pentecoste: inizio della missione della Chiesa
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Castel Gandolfo - Mercoledì, 20 settembre 1989



1. Nel decreto conciliare Ad Gentes, sull’attività missionaria della Chiesa, troviamo ben collegati l’evento della Pentecoste e l’avvio della Chiesa nella storia: “Fu nel giorno della Pentecoste che esso (lo Spirito Santo) si effuse sui discepoli... Fu dalla Pentecoste... che cominciarono gli «atti degli Apostoli»” (Ad Gentes, 4). Se dunque, fin dal momento della sua nascita, uscendo nel mondo il giorno di Pentecoste, la Chiesa si è manifestata come “missionaria”, ciò è avvenuto per opera dello Spirito Santo. E possiamo subito aggiungere che la Chiesa rimane sempre tale: essa permane “in stato di missione” (in statu missionis). La “missionarietà” appartiene alla sua stessa essenza, è una proprietà costitutiva della Chiesa di Cristo, perché lo Spirito Santo l’ha fatta “missionaria” fin dal momento della sua nascita.

2. L’analisi del testo degli Atti degli Apostoli, che narra il fatto della Pentecoste (At 2, 1-13), ci permette di cogliere la verità di questa asserzione conciliare, appartenente al comune patrimonio della Chiesa.

Sappiamo che gli apostoli e gli altri discepoli riuniti con Maria nel Cenacolo, udito “un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo...”, videro scendere su di sé delle “lingue come di fuoco” (cf. At 2, 2-3). Nella tradizione ebraica il fuoco era segno di una speciale manifestazione di Dio che parlava per l’istruzione, la guida e la salvezza del suo popolo. La memoria della esperienza meravigliosa del Sinai era viva nell’anima di Israele e lo disponeva a capire il significato delle nuove comunicazioni contenute sotto quel simbolismo, come ci risulta anche dal talmud di Gerusalemme (cf. Hag 2,77 b, 32; cf. etiam il “Midrash Rabbah” 5, 9 cum Es 4, 27). La stessa tradizione ebraica aveva preparato gli apostoli a comprendere che le “lingue” significavano la missione di annunzio, di testimonianza, di predicazione, della quale Gesù stesso li aveva incaricati, mentre il “fuoco” era in rapporto non solo con la legge di Dio, che Gesù aveva confermato e completato, ma anzi con lui stesso, con la sua persona e la sua vita, con la sua morte e la sua Risurrezione, giacché egli era la nuova torah da proporre nel mondo. E sotto l’azione dello Spirito Santo, le “lingue di fuoco” divennero parola sulle labbra degli apostoli: “Furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi” (At 2, 4).

3. Già nella storia dell’antico testamento si erano avute manifestazioni analoghe, nelle quali veniva dato lo spirito del Signore in ordine ad un parlare profetico (cf. Mi 3, 8; Is 61, 1; Zc 7, 12; Ne 9, 30). Isaia aveva anzi veduto un serafino che gli si avvicinava tenendo in mano “un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare”, e con esso gli toccava le labbra per mondarlo da ogni iniquità, prima che il Signore gli affidasse la missione di parlare al suo popolo (cf. Is 6, 6-9 ss.). Gli apostoli conoscevano questo simbolismo tradizionale ed erano perciò capaci di afferrare il senso di ciò che avveniva in loro in quella Pentecoste, come attesta Pietro nel suo primo discorso, collegando il dono delle lingue alla profezia di Gioele circa la futura effusione dello Spirito divino, che doveva abilitare i discepoli a profetare (At 2, 17 ss; cf. Gl 3, 1-5).

4. Con la “lingua di fuoco” (At 2, 3), ciascun apostolo ricevette il dono multiforme dello Spirito, come i servi della parabola evangelica avevano tutti ricevuto un certo numero di talenti da far fruttificare (cf. Mt 25, 14 ss.): e quella “lingua” era un segno della coscienza che gli apostoli avevano e tenevano viva circa l’impegno missionario a cui erano votati e chiamati. Infatti, non appena furono e si sentirono “pieni di Spirito Santo, cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi”. Il loro potere veniva dallo Spirito, ed essi ne eseguivano la consegna sotto la spinta interiore impressa dall’Alto.

5. Ciò avvenne nel Cenacolo, ma ben presto l’annuncio missionario e la glossolalia o dono delle lingue oltrepassarono le pareti di quell’abitazione. Ed ecco verificarsi un duplice fatto straordinario, descritto dagli Atti degli Apostoli. Prima di tutto, la glossolalia, che esprimeva parole appartenenti a una molteplicità di lingue e impiegate per cantare le lodi di Dio (cf. At 2, 11). La folla richiamata dal fragore e sbigottita per quel fatto, era composta, sì, di “Giudei osservanti” che si trovavano a Gerusalemme per la festa: ma essi appartenevano a “ogni nazione che è sotto il cielo” (At 2, 5) e parlavano le lingue dei popoli nei quali si erano integrati sotto l’aspetto civile e amministrativo, anche se etnicamente erano rimasti Giudei. Ora quella folla, radunata intorno agli apostoli, “rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: «Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?»” (At 2, 6-8). A questo punto Luca non esita a delineare una sorta di mappa del mondo mediterraneo da cui provenivano quei “Giudei osservanti”, quasi per opporre quella ecumene dei convertiti a Cristo, alla Babele delle lingue e dei popoli descritta dalla Genesi (Gen 11, 1-9), senza omettere di nominare accanto agli altri, gli “stranieri di Roma”: “Parti, Medi, Elamiti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia (Minore), della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, stranieri di Roma, Ebrei e proseliti, Cretesi e Arabi” (At 2, 9-11). A tutti costoro Luca, quasi rivivendo il fatto avvenuto nella prima Tradizione cristiana, mette in bocca le parole: “Li udiamo (gli apostoli, Galilei di origine) annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio” (At 2, 11).

6. L’evento di quel giorno fu certamente misterioso, ma anche molto significativo. In esso possiamo scoprire un segno della universalità del cristianesimo e della “missionarietà” della Chiesa: l’agiografo ce la presenta, ben consapevole che il messaggio è destinato agli uomini di “ogni nazione” e che, inoltre, è lo Spirito Santo che interviene per far sì che ciascuno capisca almeno qualcosa nella propria lingua: “Li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa” (At 2, 8). Oggi parleremmo di un adattamento alle condizioni linguistiche e culturali di ciascuno. Si può quindi vedere in tutto ciò una prima forma di “inculturazione”, avvenuta per opera dello Spirito Santo.

7. L’altro fatto straordinario è il coraggio con cui Pietro e gli altri undici si “levano in piedi” e prendono la parola per spiegare il significato messianico e pneumatologico di quanto sta avvenendo sotto gli occhi di quella folla sbigottita (At 2, 14 ss.). Ma su questo fatto ritorneremo a suo tempo. Qui è bene fare un’ultima riflessione sulla contrapposizione (una storia di analogia “ex contrariis”) tra ciò che avviene nella Pentecoste e ciò che leggiamo nel libro della Genesi sul tema della torre di Babele (cf. Gen 11, 1-9). Là siamo testimoni della “dispersione” delle lingue, e perciò anche degli uomini che, parlando in diverse lingue, non riescono più a comprendersi. Nell’evento della Pentecoste, invece, sotto l’azione dello Spirito, che è Spirito di verità (cf. Gv 15, 26), la diversità delle lingue non impedisce più di intendere ciò che si proclama in nome e a lode di Dio. Si ha così un rapporto di unione inter-umana, che va oltre i confini delle lingue e delle culture, prodotta nel mondo dallo Spirito Santo.

8. È un primo adempimento delle parole rivolte da Cristo agli apostoli nel salire al Padre: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra” (At 1, 8).

“Ed è ancora lo Spirito Santo – commenta il Concilio Vaticano II – che in tutti i tempi “dà l’unità intima e ministeriale della Chiesa, e la fornisce dei diversi doni gerarchici e carismatici” (Lumen Gentium, 4), vivificando – come loro anima – le istituzioni ecclesiastiche ed infondendo nel cuore dei fedeli quello spirito per la propria missione, da cui era stato spinto Gesù stesso” (Ad Gentes, 4). Da Cristo, agli apostoli, alla Chiesa, al mondo intero: sotto l’azione dello Spirito Santo può e deve svolgersi il processo della unificazione universale nella verità e nell’amore.

Ai gruppi di lingua tedesca

Liebe Schwestern und Brüder!

MIT DIESER BETRACHTUNG grüße ich herzlich Euch Pilger und Besucher aus den deutschsprachigen Ländern. Ich bitte Euch. Öffnet Euch dem Anruf des Heiligen Geistes und seid Zeugen des Evangeliums inmitten der Welt. Hierfür erteile ich Euch und allen Euren Lieben in der Heimat von Herzen meinen Apostolischen Segen.

Gelobt sei Jesus Christus!

Ai pellegrini di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

JE SOUHAlTE CORDIALEMENT la bienvenue à tous les visiteurs et pèlerins de langue française, Parmi eux, j’adresse un salut particulier aux Frères maristes en session de spiritualité; je leur offre mes encouragements et mes vœux pour leur vie religieuse et leur apostolat d’éducateurs. A tous, je donne volontiers ma Bénédiction Apostolique.

Ai visitatori di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I EXTEND A SPECIAL welcome to the participants in the Fifteenth World Congress of the International Union of Angiology. Distinguished men and women of science and medicine: your presence here today, as representatives of the experts from many countries taking part in your meeting, draws our attention to the fact that cardiovascular diseases are a major public health problem in wide sectors of the world’s population. Your professional endeavours and expertise, therefore, constitute a very necessary and praiseworthy service to humanity.

In addressing members of the medical profession, I always seek to highlight the need for authentic solidarity with suffering humanity, especially through careful analysis of the ethical and moral questions constantly arising in relation to new technological advances. May God grant you wisdom and courage as you offer appropriate and effective care to the sick, and as you try to alert society in general to the steps which can be taken to prevent the illnesses you treat.

* * *

MY WARM GREETINGS also go to the priests from the Archidiocese of Chicago who are celebrating their Twenty-fifth Anniversary of priestly ordination. May Christ, the Eternal High Priest, grant you peace and joy as you seek to do the Father’s will through your ministry.

* * *

I WELCOME THE SECULAR Franciscan Pilgrims from Australia and New Zealand, as well as the pilgrims from Korea. I hope that your visit to the tombs of the Apostles Peter and Paul will deepen your faith in the mystery of Christ and his Church.

Upon all the English-speaking pilgrims and upon your families and loved ones I invoke abundant divine blessings.

A un gruppo di pellegrini giapponesi

Sia lodato Gesù Cristo!

DILETTISSIMI PELLEGRINI provenienti da varie parti del Giappone: il vostro pellegrinaggio a Roma, ad Assisi e in altre località arricchisca la vostra vita cristiana, così come l’esperienza terrena della Madonna ha contribuito alla crescita della vita di Gesù.

Con questo augurio vi benedico di cuore ed estendo la mia benedizione ai vostri cari.

Sia lodato Gesù Cristo!

Ai numerosi visitatori di lingua spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

SALUDO CORDIALMENTE a todos los peregrinos y visitantes de lengua española.

En particular, al grupo de Religiosos Capuchinos provenientes de Colombia, Ecuador y Venezuela, a quienes aliento a ser siempre testimonios vivos de los valores evangélicos.

* * *

IGUALMENTE SALUDO a los integrantes de la Asociación de Jubilados “Arkupeak” así como a todas las personas, familias y grupos provenientes de los diversos países de América Latina y de España.

De corazón imparto la Bendición Apostólica.

Ai fedeli di lingua portoghese

Caríssimos irmãos e irmãs de língua portuguesa,

AS MINHAS SAUDAÇÕES cordiais aos ouvintes e presentes neste encontro: a todos desejo felicidades, paz e graça do Senhor!

Em particular, saúdo os peregrinos de Marília – Brasil, com o seu Bispo, bem como as representações das “equipes de casais”, de Sorocaba, e os numerosos visitantes, vindos de outras cidades brasileiras. Sejam bem-vindos! E que, da visita a Roma, leveis avivada a própria fé e consciência de serdes Igreja missionária, como a obrigação de contribuir para a unidade dos homens todos, na verdade e no amor! Com a minha Bênção, extensiva aos que vos são queridos.

Ai gruppi di pellegrini ungheresi

VORREI SALUTARE in ungherese i pellegrini ungheresi provenienti V dalle parrocchie di Dombóvár e di Miskolc.

Ai fedeli polacchi

POZDRAWIAM POLSKIC pielgrzymów z parafii św. Jana Chrzciciela z Krakowa-Prądnika Czerwonego; z parafii św. Maksymiliana Kolbe w Aleksandrowie; z parafii. Wniebowzięcia Matki Bożej w Leśnej k. Tarnowa; z diecezji kieleckiej; z parafii św. Józefa Robotnika i Narodzenia Matki Bożej z Sochaczewa; z parafii Trójcy Świętej w Błoniach k. Warszawy; pozdrawiam kombatantów pułku Armii Krajowej “Baszta”; pielgrzymów z parafii św. Stanisława Biskupa i Męczennika, z Serokomli w diecezji siedleckiej; z parafii Chrystusa Nauczyciela z Radomia, z parafii Matki Bożej Częstochowskiej z Radomia-Kaptura; z parafii św. Andrzeja Boboli z Poznania; z parafii św. Marcina z Poznania; z parafii Matki Boskiej Bolesnej z Poznania; z parafii Świetej Rodziny z Poznania; z parafii św. Bonifacego z Wrocławia; z parafii św. Jerzego z Wałbrzycha; z parafii św. Maksymiliana Kolbe z Wrocławia; z parafii Wniebowzięcia Matki Bożej z Lewina Brzeskiego; z parafii Matki Kościoła z Dzierżoniowa; współpracowników misyjnych księży pallotynów; rodziców polskich sióstr redemptorystek; chór kameralny Akademii Muzycznej w Bydgoszczy; grupę pracowników LOT-u; grupę młodzieży biura “Harctur” z całej Polski; “Harctur” z Poznania; grupę Amatorskiego Klubu Sródziemnomorskiego z Łodzi; grupę turjstyczną z Miejskiej Górki; grupę Rycerzy Polskich z Golubia-Dobrzynia, przebywających na spotkaniu w Arezzo; pielgrzymów z parafii Zmartwchwstania Pańskiego z Poznania; pielgrzymkę polonijną z Massachusetts, z parafii Chrystusa Króla w Ludlow; z parafii Matki Boskiej Częstochowskiej z Bydgoszczy; pracowników służby socjalnej Dolnośląskiej Dyrekcji PKP; prócz tego uczestników grup turystycznych Orbisu, PTTK z Warszawy i Wadowic, Sports-Touristu i Biura Turystycznego “Pielgrzym”. Wszystkich serdecznie pozdrawiam.

Ai diversi gruppi di lingua italiana

Rivolgo poi il mio saluto cordiale, a voi, religiose delle Congregazioni delle Suore della Provvidenza, delle Figlie di S. Maria della Provvidenza e delle Suore Mercedarie. Mentre porgo a ciascuna di voi il mio benvenuto, vi affido alla Madre del Redentore perché guidi la vostra fede, consolidi la vostra carità, sostenga la vostra piena donazione a Cristo e la vostra sollecita dedizione al prossimo.

* * *

Giunga poi la mia parola di saluto a voi, pellegrini della parrocchia di Santa Maria delle Grazie di Barile, in provincia di Potenza. Saluto pure le Autorità, che vi accompagnano, ed a tutti voi, cari fratelli e sorelle, auguro che la vita cristiana della vostra Comunità e della vostra Regione Lucana sia feconda di copiose opere di bene.

* * *

Vi rivolgo poi, la mia parola a voi, giovani che provenite da vari Paesi in via di sviluppo e state frequentando i corsi del centro Elis. Carissimi, se unirete le conoscenze, che qui state acquistando, alla consapevolezza della dignità della persona umana, tornerete in Patria capaci di una autentico servizio alla Chiesa ed ai fratelli.

* * *

Saluto infine, i dipendenti militari e civili dell’Accademia Navale di Livorno, città ben presente nel mio ricordo anche per la visita che ebbi la gioia di compiervi anni or sono, e formo per voi come per le vostre famiglie ogni buon augurio di progresso religioso e morale che è sicuro fondamento di una civile convivenza.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Con particolare affetto saluto pure i giovani, i malati e gli sposi novelli, che partecipano a questa Udienza.

Nel manifestarvi, cari fratelli e sorelle, la mia letizia per la vostra presenza, desidero invitarvi a contemplare l’Umanità del Redentore, il quale, ponendosi sul cammino di ciascuno di voi, vi manifesta ciò che siete: figli voluti ed amati dal Padre.

Il Cristo è accanto a voi, giovani, e dona novità alla vostra esistenza, cui vi state aprendo, perché, insieme con la sua amicizia, vi offre il senso vero della vita.

Il Salvatore sta sempre vicino a voi, cari malati, e non manca di confortarvi nel vostro dolore, che diventa alla sua luce strumento di redenzione.

Gesù ha posto la sua dimora tra di voi, cari sposi novelli. Egli, che ha assunto il vostro amore nella sua carità divina, sia l’ospite desiderato della vostra casa: la sua luce renderà sicuro il vostro cammino di amore e di fede.

Su tutti scenda la Benedizione del Signore.



© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana
MARIOCAPALBO
00sabato 6 aprile 2013 12:27
Universalismo e diversità
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 27 settembre 1989



1. Leggiamo nella costituzione Lumen Gentium del Concilio Vaticano II: “Compiuta l’opera che il Padre aveva affidato al Figlio sulla terra (cf. Gv 17, 4), il giorno di Pentecoste fu inviato lo Spirito Santo per santificare continuamente la Chiesa, e perché i credenti avessero così accesso al Padre per Cristo in un solo Spirito (cf. Ef 2, 18). Questi è lo Spirito che dà la vita, è la sorgente di acqua zampillante fino alla vita eterna… (cf. Gv 4, 14; 7, 38-39). Lo Spirito dimora nella Chiesa e nei cuori dei fedeli come in un tempio (cf. 1 Cor 3, 16; 6, 19), e in essi prega e rende testimonianza della loro adozione filiale” (cf. Gal 4, 6; Rm 8, 15-16 et 26) (Lumen Gentium, 4).

Dunque, la nascita della Chiesa nel giorno di Pentecoste coincide con la manifestazione dello Spirito Santo. Per questo anche le nostre catechesi sul mistero della Chiesa in rapporto con lo Spirito Santo si concentrano intorno alla Pentecoste.

2. L’analisi di questo evento ci ha permesso di constatare e di spiegare - nella precedente catechesi - che la Chiesa, per opera dello Spirito Santo, nasce “missionaria”, e che da allora permane “in statu missionis” in tutte le epoche e in tutti i luoghi della terra.

Il carattere missionario della Chiesa è legato strettamente alla sua universalità. Nello stesso tempo, l’universalità della Chiesa, da una parte, comporta la più solida unità e, dall’altra, una pluralità e una multiformità, cioè una diversificazione, che non ostacolano l’unità, ma le conferiscono invece il carattere di “comunione”. La costituzione Lumen Gentium lo sottolinea in modo particolare quando parla del “dono di unione nello Spirito Santo” (cf. Lumen Gentium, 13), dono che viene partecipato dalla Chiesa sin dal giorno della sua nascita a Gerusalemme.

3. L’analisi del passo degli Atti degli Apostoli concernente il giorno della Pentecoste permette di affermare che la Chiesa, sin dall’inizio, è nata come Chiesa universale, e non solo come Chiesa particolare, gerosolimitana, alla quale successivamente si sarebbero aggiunte altre Chiese particolari, in altri luoghi. Certo, la Chiesa è nata a Gerusalemme come piccola originaria comunità degli apostoli e dei primi discepoli; ma le circostanze della sua nascita indicavano fin dal primo momento la prospettiva dell’universalità. Una prima circostanza è quel “parlare (degli apostoli) in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi” (cf. At 2, 4), così che le persone di diverse nazioni, presenti a Gerusalemme, udivano “le grandi opere di Dio” (cf. At 2, 11), pronunciate nelle loro proprie lingue, anche se coloro che parlavano “erano Galilei” (cf. At 2, 7). Lo abbiamo già osservato nella catechesi precedente.

4. Anche la circostanza dell’origine galilea degli apostoli ha, nel caso specifico, la propria eloquenza. Infatti, la Galilea era una regione di popolazione eterogenea (cf. 1 Mac 5, 14-23), dove gli Ebrei avevano molti contatti con gente di altre nazioni. Anzi, la Galilea veniva designata come “Galilea delle nazioni” (Is 9, 1 cit. in Mt 4, 15; 1 Mac 5, 15), e per questo motivo era considerata inferiore, dal punto di vista religioso, alla Giudea, regione degli autentici Giudei.

La Chiesa quindi è nata a Gerusalemme, ma il messaggio della fede non vi è stato proclamato da cittadini di Gerusalemme, bensì da un gruppo di Galilei e, d’altra parte, la loro predicazione non si è rivolta esclusivamente agli abitanti di Gerusalemme, ma ad Ebrei e proseliti di ogni provenienza.

Conseguentemente alla testimonianza degli apostoli, poco dopo la Pentecoste sorgeranno le comunità (cioè le Chiese locali) in diversi luoghi, e naturalmente anche e prima di tutto a Gerusalemme. Ma la Chiesa, che ebbe inizio dalla discesa dello Spirito Santo, non era soltanto gerosolimitana. Già al momento della sua nascita la Chiesa era universale e rivolta verso l’universalità, che si sarebbe manifestata in seguito per mezzo di tutte le Chiese particolari.

5. L’apertura universale della Chiesa venne confermata nel cosiddetto Concilio di Gerusalemme (cf. At 15, 13-14), del quale leggiamo: “Quando essi (cioè Paolo e Barnaba) ebbero finito di parlare, Giacomo aggiunse: «Fratelli, ascoltatemi. Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto scegliere tra i pagani un popolo»” (At 15, 13-14). Si noti dunque: in quel “Concilio” Paolo e Barnaba sono i testimoni della diffusione del Vangelo presso i gentili; Giacomo, che prende la parola, rappresenta autorevolmente la posizione giudeo-cristiana tipica della Chiesa di Gerusalemme (cf. Gal 2, 12), di cui diverrà poi il primo responsabile al momento della partenza di Pietro (cf. At 15, 13; 21, 18); Simone, cioè Pietro, è l’araldo dell’universalità della Chiesa, che è aperta ad accogliere nel suo seno tanto i membri del popolo eletto quanto i pagani.

6. Lo Spirito Santo sin dall’inizio vuole l’universalità, cioè la cattolicità, della Chiesa nel contesto di tutte le comunità (cioè le Chiese) locali e particolari. Si attuano così le significative parole pronunciate da Gesù nel colloquio presso il pozzo a Sicar, quando dice alla Samaritana: “Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte (ossia il monte Garizim, nella Samaria), né in Gerusalemme adorerete il Padre . . . Ma è giunto il momento ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori” (Gv 4, 21. 23).

La venuta dello Spirito Santo il giorno di Pentecoste dà inizio a quella “adorazione del Padre in Spirito e verità”, che non può essere racchiusa in un solo luogo, perché si iscrive nella vocazione dell’uomo a riconoscere e onorare l’unico Dio, che è puro Spirito, e quindi è aperta sulla universalità.

7. Sotto l’azione dello Spirito si inaugura quindi l’universalismo cristiano, che si esprime sin dall’inizio nella moltitudine e diversità delle persone, che partecipano alla prima irradiazione della Pentecoste, e in qualche modo della pluralità delle lingue e delle culture, dei popoli e delle nazioni, che quelle persone rappresentano a Gerusalemme in quella circostanza, e di tutti i gruppi umani e gli strati sociali da cui proverranno i seguaci di Cristo nei secoli. Né per quelli dei primi tempi, né per quelli dei secoli successivi, l’universalità vorrà dire uniformità.

Queste esigenze dell’universalità e della varietà si esprimeranno anche nella essenziale unità interna della Chiesa, mediante la molteplicità e la diversità dei “doni” o carismi, ed anche dei ministeri e delle iniziative. A questo proposito osserviamo subito che, nel giorno di Pentecoste, anche Maria, madre di Cristo, ricevette la conferma della sua missione materna, non solo nei riguardi di Giovanni apostolo, ma di tutti i discepoli del suo Figlio, di tutti i cristiani (cf. Redemptoris Mater, 24; Lumen Gentium, 59). E di tutti coloro che, riuniti in quel giorno nel Cenacolo di Gerusalemme - sia uomini che donne -, furono “battezzati in Spirito Santo” (cf. At 2, 4), si può dire che, in seguito a questo evento fondamentale, furono loro elargiti anche i diversi doni, dei quali avrebbe poi parlato san Paolo: “Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore, vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune” (1 Cor 12, 4-7). “Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi vengono i miracoli, poi i doni di far guarigioni, i doni di assistenza, di governare, delle lingue” (1 Cor 12, 28). Mediante questo ventaglio di carismi e ministeri, fin dai primissimi tempi lo Spirito Santo riuniva, governava e vivificava la Chiesa di Cristo.

8. San Paolo riconosceva e sottolineava il fatto che, per effetto di una tale elargizione di doni da parte dello Spirito Santo ai credenti, si distingue nella chiesa la diversità dei carismi e dei ministeri per l’unità del corpo intero. Come leggiamo nella lettera agli Efesini: “È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato dell’uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo” (Ef 4, 11-13).

Raccogliendo le voci degli apostoli e della tradizione cristiana, la costituzione Lumen Gentium sintetizza così il loro insegnamento sull’azione dello Spirito Santo nella Chiesa: lo Spirito Santo “guida la Chiesa per tutta intera la verità (cf. Gv 16, 13), la unifica nella comunione e nel ministero, la istruisce e dirige con diversi doni gerarchici e carismatici, la abbellisce dei suoi frutti (cf. Ef 4, 11-12; 1 Cor 12, 4; Gal 5, 22). Con la forza del Vangelo fa ringiovanire la Chiesa, continuamente la rinnova e la conduce alla perfetta unione col suo Sposo. Poiché lo Spirito e la Sposa dicono al Signore Gesù: “Vieni” (cf. Ap 22, 17)”.

Ai fedeli di espressione linguistica tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

INDEM ICH DIESE Überlegungen eurer persönlichen Betrachtung anempfehle, grüße ich Euch alle, liebe Brüder und Schwestern, sehr herzlich zu dieser Audienz. Auch jeder von uns ist berufen, heute seine besonderen Geistesgaben in das Leben der Kirche einzubringen zum Dienst an der gemeinsamen Sendung. Christus stärke euch dazu in eurem Glauben und in eurer Liebe zu ihm und zu den Mitmenschen. Das erbitte ich euch mit meinem besonderen Apostolischen Segen.

Ai pellegrini di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I WISH TO GREET several groups of pilgrims from the United States, in particular the Knights and Ladies of the Equestrian Order of the Holy Sepulchre. My greetings go also to a group of students from London University, and to visitors from Sweden, Denmark and Finland. From the Gambia, I extend a warm welcome to a Choral Group from the capital, Banjul. Upon all the English-speakmg pilgrims here today I invoke the abundant blessings of Almighty God.

Ad un gruppo proveniente dal Giappone

Sia lodato Gesù Cristo!

SALUTO IL GRUPPO giapponese di suonatori di arpa, che hanno voluto eseguire per me una musica tanto delicata. Vi ringrazio di cuore e auspico, carissimi, che le melodie che fate uscire dalle vostre arpe favoriscano il sorgere dei sentimenti di armonia e di pace in coloro che vi ascoltano.

Con questo augurio vi benedico di cuore.

Sia lodato Gesù Cristo!

Ai numerosi fedeli di lingua spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

SALUDO CON ESPECIAL afecto a todos los peregrinos y visitantes provenientes de los diversos Países de América Latina y de España.

En particular, a los Religiosos Terciarios Capuchinos y al numeroso grupo de Legionarios de Cristo, que se disponen a iniciar sus estudios de filosofía y teología en Roma, provenientes de diversos Países, principalmente de México.

* * *

MI CORDIAL BIENVENIDA a esta audiencia a los Representantes de la Confederación Patronal y de la Confederación de Cámaras de Comercio de México. Deseo animaros en vuestro empeño por contribuir a la construcción de una sociedad más justa, próspera y pacífica, para bien de todos los mexicanos sin distinción. Pido a Dios que os asista para llevar a cabo vuestros cometidos como profesionales, animados siempre por la esperanza de un futuro mejor para México. Por nuestra parte, vemos con buen ánimo y optimismo la nueva actitud de las autoridades mexicanas hacia la Iglesia. Os ruego que al regresar a vuestro País hagáis llegar también el saludo del Papa a vuestros familiares y a los demás miembros de vuestras Confederaciones.

Finalmente, deseo saludar al grupo de peregrinos de Guatemala y a los integrantes del Movimiento de Schoenstatt de Chile.

A todos bendigo de corazón.

Ai fedeli di espressione linguistica portoghese

Queridos irmãos e irmãs de língua portuguesa,

SAÚDO CORDIALMENTE quantos me escutam, desejando a todos felicidades, no Senhor Jesus Cristo. Em particular, sejam bem-vindos os numerosos Brasileiros, de várias cidades, que foram anunciados: que a visita a Roma vos estimule na fé e na caridade e à adoração de Deus! Com a minha Bênção Apostólica.

Ai connazionali polacchi

WITAM SERDECZNIE wszystkich obecnych: księdza biskupa Józefa Rozwadowskiego; pielgrzymów z paraffi św. Józefa Robotnika z Cichego koło Zakopanego; przedstawicieli Górskiego Ochotniczego Pogotowia Ratunkowego z Podhala; pielgrzymów z parafii Narodzenia Matki Bożej z Przowa, z diecezji katowickiej; z diecezji czestochowskiej-kapłanów w 25-lecie święceń; pielgrzymów z paraffi św. Lamberta z Radomska; z paraffi Maksymiliana Kolbe w Grzmucinie; z parafii Podwyższenia Krzyża ze Zwolenia; z paraffi św. Mikołaja z Grójca k. Warszawy; pielgrzymkę diecezji chełmińskiej; pielgrzymów zparafii Narodzenia Matki Bożej i bł. Jadwigi Królowej z Choszczna; z paraffi św. Apostołów Piotra i Pawła z Radzęcina, z diecezji szczecińsko-kamieńskiej; z parafii Macierzyństwa Najświętszej Maryi Panny we Wrocławiu; z parafii św. Jadwigi również z Wrocławia; z paraffi Wniebowzięcia Matki Bożej z Polanicy-Zdroju; z parafii Wniebowzięcia Matki Bożej z Raciborza; z parafii św. Elżbiety z Kluczy; z paraffi św. Andrzeja Apostoła z Ujazdu Śłąskiego; z parafii Wniebowziecia Matki Bożej z Jaryszowa; z parafii polonijnej Matki Boskiej Częstochowskiej w New York Mills; grupę kolejarzy z Wrocławia; grupę kolejarzy z Lublina; Klub Honorowych Dawców Krwi z Kędziezyna; biuro turystyczne Pielgrzym; grupę Harcturu z Bielska-Białej; prócz tego uczestników grup turystycznych PTTK z Mielca i z Warszawy; grupę Orbisu z Warszawy; grupę Sports-Touristu z Płocka i grupę Turysty.

Ai numerosi gruppi italiani

Saluto anzitutto il folto gruppo degli ex alunni ed amici del Pontificio Collegio Russo, i quali si sono riuniti a Roma per ricordare il 60° anniversario della fondazione dell’Istituto.

Carissimi, so che avete una grande stima ed amore per il popolo russo, per il quale curate trasmissioni nella radio vaticana, come pure edizioni di libri e riviste di contenuto religioso e culturale. Auguro che i vostri gesti ecumenici valgano ad incrementare la comprensione tra cattolici ed ortodossi e rendano più spedito il cammino verso la piena unità di fede per la quale il Signore ha pregato.

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Saluto poi i fedeli della Parrocchia Prepositurale di Asso, in diocesi di Milano, che hanno intrapreso un pellegrinaggio a Roma, per ricordare il Papa Pio XI, nel cinquantesimo anniversario della Sua morte.

Carissimi, quel grande Pontefice, che fu legato “da vincoli di amicizia e sante memorie” alla vostra cittadina, continui a benedire dal Cielo voi e l’intera Comunità di Asso, perché tutti possiate condurre un’esistenza prospera, ispirata agli ideali della fede cristiana.

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Saluto pure i pellegrini della Parrocchia di S. Tommaso Apostolo in Vallemaio, diocesi di Montecassino. Nel dire la mia letizia di vedervi così numerosi, auspico che il vostro celeste Patrono protegga sempre ed assista la vostra comunità parrocchiale.

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Rivolgo pure il mio cordiale saluto alle Religiose appartenenti alla Congregazione delle Piccole Sorelle dei Poveri. Affido volentieri le vostre persone alla Vergine Maria, perché vi ottenga dal Salvatore quelle grazie, che consentano di rispondere alla vocazione di portare la vostra sollecita carità ad ogni persona, che attende aiuto e conforto.

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Giunga il mio affettuoso saluto ai bambini di Lugano e ai loro piccoli amici italiani, che li hanno ricevuti all’aeroporto. Carissimi, Gesù vi è sempre accanto, accogliete la sua amicizia come dono grande e prezioso, e saprete così diffondere attorno a voi la gioia che Egli vi offre.

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La mia parola di benvenuto e cordiale augurio va a voi, abitanti di Marino, che, in occasione della tradizionale Sagra dell’uva, avete voluto partecipare a questa Udienza per ringraziare il Signore di aver reso fruttuoso il vostro lavoro.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Mi è inoltre gradito rivolgere un saluto particolare a tutti i Giovani, ai cari Ammalati, ed alle coppie di Sposi Novelli, che hanno inserito questa visita nell’itinerario del loro viaggio di nozze.

A voi, cari giovani, io dico che i progetti del vostro futuro avranno uno scopo ed un significato se attuati in un gioioso e disinteressato servizio al prossimo.

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Anche voi ammalati rivestite un ruolo importante in questo impegno di servizio, se saprete offrire con perseveranza il tesoro della vostra sofferenza alla Chiesa.

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Agli sposi novelli raccomando la promessa, racchiusa nel “sì” pronunciato davanti all’altare, di una vera carità verso Dio attraverso la preghiera quotidiana, e della carità vicendevole tra loro, fatta di generosa e reciproca donazione.

A tutti imparto la mia Benedizione.



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