Catechesi sul Credo, parte III: Lo Spirito Santo Datore di Vita Ottobre1990

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MARIOCAPALBO
00sabato 6 aprile 2013 20:12
L'azione personale dello Spirito Santo nella dottrina di san Paolo
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 3 ottobre 1990



1. È ben noto l’augurio con cui san Paolo conclude la seconda Lettera ai Corinzi: “La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio (Padre) e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi!” (2 Cor 13, 13). È l’augurio che la liturgia pone sulle labbra del sacerdote celebrante all’inizio della Messa. Con questo testo di evidente significato trinitario, ci introduciamo nell’esame di ciò che le Lettere dell’apostolo Paolo ci dicono sullo Spirito Santo come Persona nell’unità trinitaria del Padre e del Figlio. Il testo della Lettera ai Corinzi sembra provenire dal linguaggio delle prime comunità cristiane e forse dalla liturgia delle loro assemblee. Con quelle parole l’apostolo esprime l’unità trinitaria partendo da Cristo, il quale come artefice della grazia salvifica rivela all’umanità l’amore di Dio Padre e lo partecipa ai credenti nella comunione dello Spirito Santo. Così risulta che secondo san Paolo lo Spirito Santo è la Persona che opera la comunione dell’uomo - e della Chiesa - con Dio.

La formula paolina parla chiaramente di Dio Uno e Trino, anche se in termini diversi da quelli della formula battesimale riferita da Matteo: “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28, 19). Essa ci fa conoscere lo Spirito Santo quale era presentato nella dottrina degli apostoli e recepito nella vita delle comunità cristiane.

2. Un altro testo di san Paolo prende come base dell’insegnamento sullo Spirito Santo la ricchezza dei carismi elargiti con varietà e unità di ordinamento nelle comunità: “Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti” (1 Cor 12, 4-6). L’apostolo attribuisce allo Spirito Santo i doni della grazia (carismi); al Figlio - come al Signore della Chiesa - i ministeri (“ministeria”); al Padre-Dio, che è l’artefice di tutto in tutti, le “operazioni”.

È molto significativo il parallelismo espresso in questo brano tra lo Spirito, il Signore Gesù e Dio Padre. Esso indica che anche lo Spirito viene riconosciuto come Persona divina. Non sarebbe coerente mettere in parallelismo così stretto due Persone, quelle del Padre e del Figlio, con una forza impersonale. È ugualmente significativo che allo Spirito Santo venga attribuita in modo particolare la gratuità dei carismi e di ogni elargizione divina all’uomo e alla Chiesa.

3. Ciò viene ulteriormente ribadito nell’immediato contesto della prima Lettera ai Corinzi: “Tutte queste cose è l’unico e medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole”. Lo Spirito Santo si manifesta dunque come un libero e “spontaneo” Datore del bene nell’ordine dei carismi e della grazia; come una Persona divina che sceglie e benefica i destinatari dei diversi doni: “A uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio della scienza; a uno la fede, per mezzo dello stesso Spirito”. E ancora: “Il dono di far guarigioni . . . il dono della profezia . . . il dono di distinguere gli spiriti . . . il dono di varietà delle lingue e il dono d’interpretazione delle lingue”. Ed ecco: “A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità” (1 Cor 12, 7-11). Proviene, dunque, dallo Spirito Santo la molteplicità dei doni, come anche la loro unità, la loro coesistenza. Tutto ciò indica lo Spirito Santo come una Persona sussistente e operante nell’unità divina: nella comunione del Figlio col Padre.

4. Anche altri passi delle Lettere paoline esprimono la stessa verità dello Spirito Santo come Persona nell’unità trinitaria, partendo dall’economia della salvezza. “Noi però dobbiamo rendere sempre grazie a Dio per voi . . . perché Dio vi ha scelti come primizia della salvezza, attraverso l’opera santificatrice dello Spirito e la fede nella verità . . . per il possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo”: così scrive l’apostolo nella seconda Lettera ai Tessalonicesi (2 Ts 2, 13-14), per indicar loro il fine del Vangelo da lui annunziato. E ai Corinzi: “Siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio” (1 Cor 6, 11).

Secondo l’apostolo, il Padre è il principio primo della santificazione, la quale viene conferita dallo Spirito Santo a chi crede “nel nome” di Cristo. La santificazione nell’intimità dell’uomo proviene dunque dallo Spirito Santo, persona che vive e opera in unità col Padre e col Figlio.

In un altro passo l’apostolo esprime lo stesso concetto in modo suggestivo: “È Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo, e ci ha conferito l’unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori” (2 Cor 1, 21-22). Le parole “nei nostri cuori” indicano l’intimità dell’azione santificatrice dello Spirito Santo.

La stessa verità, in forma ancor più sviluppata, si trova nella Lettera agli Efesini: “Dio, Padre del Signore Nostro Gesù Cristo . . . ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo”. E poco dopo l’autore dice ai credenti: “Avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è caparra della nostra eredità” (Ef 1, 3. 13-14).

5. Altra magnifica espressione del pensiero e degli intenti di san Paolo è quella della Lettera ai Romani, dove egli scrive che lo scopo del suo ministero evangelico è che “i pagani divengano un’oblazione gradita, santificata dallo Spirito Santo”. Per questo servizio chiede ai destinatari della lettera la preghiera a Dio, e lo fa per Cristo e per “l’amore dello Spirito”. L’“amore” è un particolare attributo dello Spirito Santo (Rm 15, 16. 30. 5), così come la “comunione” (cf. 2 Cor 13, 13). Da questo amore viene la santità, che rende gradita l’oblazione. E questa è dunque ancora un’opera dello Spirito Santo.

6. Secondo la Lettera ai Galati, lo Spirito Santo trasmette agli uomini il dono dell’adozione a figli di Dio, sollecitandoli alla preghiera propria del Figlio. “E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!” (Gal 4, 6). Lo Spirito “grida” e si manifesta così come una persona che si esprime con grande intensità. Egli fa risonare nei cuori dei cristiani la preghiera che Gesù stesso rivolgeva al Padre (cf. Mc 14, 36) con amore filiale. Lo Spirito Santo è Colui che rende figli adottivi e dà la capacità della preghiera filiale.

7. La dottrina di san Paolo su questo punto è così ricca, che occorrerà riprenderla nella prossima catechesi. Per ora possiamo conchiudere che anche nelle Lettere paoline lo Spirito Santo appare come una Persona divina vivente nell’unità trinitaria col Padre e col Figlio. L’apostolo attribuisce a lui in modo particolare l’opera della santificazione. Lui è il diretto autore della santità delle anime. Lui è la Fonte dell’amore e della preghiera, nella quale si esprime il dono della divina “adozione” dell’uomo. La sua presenza nelle anime è il pegno e l’inizio della vita eterna.

A gruppi di espressione linguistica tedesca

Liebe Schwestern und Brüder!

Mit dieser kurzen Betrachtung grüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache sehr herzlich. Ein besonderer Willkommensgruß gilt den Teilnehmern der 11. Pilgerfahrt ”Rom im Rollstuhl“ aus der Schweiz sowie der Chorgemeinschaft St. Nikomedes aus Borghorst.

Die Begegnung mit Euch, liebe Schwestern und Brüder aus Deutschland, gerade am heutigen Tag ist für mich willkommener Anlaß, gemeinsam mit Euch dem Herrn der Zeiten dafür zu danken, daß nach so langen Jahren der gewaltsamen und schmerzlichen Trennung die staatliche Einheit Eures Vaterlandes wirksam werden konnte. Die grundlegenden Veränderungen der gesellschaftlichen und politischen Verhältnisse in den Ländern Mittelund Osteuropas durch die Überwindung totalitärer Ideologien, die den Menschen unterjochten und die Freiheit des Geistes unterdrückten, haben auch die Vollendung der Einheit Deutschlands in freier Selbstbestimmung ermöglicht. An diesem für die Geschichte Eures Landes so bedeutsamen Tag hoffe und wünsche ich, daß alle Länder Europas auf dem begonnenen Weg der Verständigung und des vertrauensvollen Miteinanders weiter voranschreiten und Euer in seinem christlichen Erbe und seiner geistigen Tradition so reiches Land der ihm zukommenden großen Verantwortung für eine gesicherte und friedliche Zukunft Europas und der ganzen Völkergemeinschaft auch weiterhin gerecht wird.

Euch allen, den deutschsprachigen Pilgern und Besuchern, sowie Euren Lieben in der Heimt erteile ich von Herzen meinen Apostolischen Segen.

Ai fedeli provenienti dalla Polonia

Pragnę przytoczyć słowa z listu Prymasa Polski, skierowane do braci w episkopacie dwunastego stycznia tego roku: “Naród nasz stanął . . . (jakby) po drugiej stronie Morza Czerwonego. Wyzwolenie dokonało się u nas przy pomocy Bożej i za wstawiennictwem Maryi, Królowej Polski . . . żywa wiara każe nam widzieć obecność Boga we wszystkich tych wydarzeniach”.

Przychodzę dziś do Ciebie, Pani Jasnogórska, ze sprawą, w której w sposób szczególny waży się nie tylko żywa wiara wierzących Polaków, lecz także ład moralny całego społeczeństwa, wszystkich wierzących i niewierzących.

Po okresie minionym prawodawstwo polskie odziedziczyło ustawę godzącą w życie dzieci poczętych, a jeszcze nie narodzonych. Ustawa ta narusza ład moralny, pozwala bowiem zabijać człowieka niewinnego, a równocześnie najbardziej bezbronnego, co więcej dokonuje się to w łonie kobiety, która jest matką poczętego dziecka. Za jego życie w sposób szczególny jest odpowiedzialna ona i ojciec, jako rodzice. Są odpowiedzialni w sumieniu przed Bogiem. Wraz z nimi są odpowiedzialne inne osoby, a pośrednio całe społeczeństwo.

Staję więc dzisiaj przed Tobą, Pani Jasnogórska, ze sprawą kluczową dla całego ładu moralnego, który zarazem wyznacza porządek praw człowieka. To prawo jest pierwsze i podstawowe. Ustawa godząca w życie nie narodzonych nosi w sobie znamiona ustroju totalitarnego. Została wprowadzona, właściwie narzucona społeczeństwu. Dziś chodzi o to, ażeby od tej tragicznej spuścizny się uwolnić. Żeby zabezpieczyć prawo do życia każdego człowieka, a w szczególności tego, któremu to zabezpieczenie i opieka - również ze strony prawa państwowego - najbardziej jest potrzebna. Senat Rzeczypospolitej podjął w tej sprawie stosowną inicjatywę, która - jak słyszymy - spotkała się z poparciem znacznej większości.Jest to pierwszy krok na drodze do przezwyciężenia złego dziedzictwa, obciążonego piętnem materialistycznego totalitaryzmu. W dniu dzisiejszym pragnę ten pierwszy krok, doniosły krok, złożyć, o Matko, w Twoje ręce. Składam ten pierwszy, doniosły krok w Twoje ręce, Pani Jasnogórska, ażeby nie uległo zniszczeniu to, co już zostało dokonane. Jest to droga trudna, gdyż lata minione zostawiły wielorakie złe ślady w ludzkich sumieniach i społecznym obyczaju, dlatego właśnie potrzebna jest ogromna modlitwa, społeczna modlitwa, aby przezwyciężyć pokusę, która trafia do nas z różnych stron, szukając sprzymierzeńca w naszych słabościach, może nawet łudząc mirażem nowoczesności i łatwego postępu. Wiele sił pracuje nad tym, aby te słabości wykorzystać, a ostatecznie chodzi o to, żeby człowiek, gwałcąc w sobie obecność Boga, Stwórcy i Ojca, pozostał sam ze swoim grzechem i swoim cierpieniem.

Powiedział Chrystus o rodzącej kobiecie: “Gdy ma rodzić, odczuwa smutek, że przyszła jej godzina”. Właśnie w tym smutku, w tym smutku trzeba w szczególny sposób być z kobietą, matką. Jest to pierwszy i zasadniczy obowiązek męża, mężczyzny, obowiązek rodziny, a także wielu innych ludzi, zwłaszcza pośród służby zdrowia. Jest to zarazem obowiązek kapłanów i duszpasterzy, jeżeli chcą być wierni Chrystusowi, Dobremu pasterzowi. Musi kobieta oczekująca dziecka odczuwać miłość i troskę tych wszystkich ludzi. Ta miłość pomoże przezwyciężyć smutek i lęk, o którym mówi Pan Jezus. Proszę Cię więc, Matko Jasnogórska, o taką miłość, o taką troskędla wszystkich kobiet oczekujących dziecka i proszę Cię też o to, aby nikt wtedy nie stawał przy nich ze słowami“Przecież możesz usunąć ciążę, prawo na to pozwala”. Żadne ludzkie prawo nie może zezwalać na zabicie człowieka. Niewiasta gdy rodzi, gdy ma rodzić, odczuwa smutek, gdyż przyszła jej godzina, wielka godzina. Lecz gdy urodzi - mówi dalej Chrystus - już nie pamięta udręki z powodu radości, bo człowiek się na świat narodził.

Ai fedeli di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

J’accueille avec plaisir les personnes de langue française présentes à cette audience. En particulier, j’adresse un salut cordial aux Frères Maristes, en période de recyclage spirituel, et aux membres du Conseil de Congrégation des Sœurs de la présentation de Marie. Je leur offre mes encouragements pour leur vie religieuse et leur apostolat.

Que l’Esprit Saint vous comble tous de ses dons! Et que Dieu vous bénisse!

Ai fedeli di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I extend a cordial welcome to the new students of the Venerable English and Welsh College. Dear young men: may the time you are about to spend in Rome, preparing for the priesthood, leave a profound spiritual and cultural mark on your future service to the Church. I also greet the participants in the Biennial Assembly of Provincial Superiors of the Congregation of Sisters of Saint Felix of Cantalice. I pray that your meeting will bring encouragement and joy in the Lord to all the members of your Congregation in living the consecrated life, and in bearing witness through your apostolate to the evangelical love which animated your Foundress, Mother Angela.

I also welcome the visitors from English-speaking Africa taking part in a course sponsored by the “Centro internazionale di perfezionamento professionale e tecnico” in Turin. And upon all the Englishspeaking pilgrims and visitors from England, Ireland, the Philippines, Australia, Canada and the United States I invoke abundant divine blessings.

Ad una folta delegazione giapponese

Dilettissimi componenti della Delegazione guidata dal sindaco di Sendai.

Lo storico tentativo del vostro concittadino Tsunenaga, che quattro secoli or sono profuse i suoi sforzi per il dialogo tra l’Est e l’Ovest, rimane ancora oggi come esempio ed insegnamento dell’importanza del dialogo.

Ora, carissimi membri della Delegazione, auspico che la vostra missione sia fruttuosa e i suoi frutti rimangano duraturi come quelli di Tsunenaga.

Con questo augurio vi benedico di cuore.

Ai fedeli di espressione spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

Saludo ahora muy cordialmente a todos los peregrinos y visitantes de lengua espanola.

En particular, a las Hermanas Mercedarias de la Caridad, a quienes aliento a una generosa entrega a la Iglesia, dando siempre testimonio del amor de Cristo a los hombres.

Igualmente, saludo a los integrantes del “Movimiento Familiar Cristiano”, de la diócesis de Armenia (Colombia)

A todas las personas, familias y grupos de los diversos Países de América Latina y de España imparto con afecto la Bendición Apostólica.

Ai pellegrini di lingua portoghese

Amadíssimos irmãos e irmãs,

Saúdo todos os peregrinos de língua portuguesa, em particular os brasileiros, vindos de São Paulo, Porto Alegre, Belo Horizonte, São Salvador e do Rio de Janeiro, entre os quais incluo o grupo da Paróquia de Nossa Senhora das Dores; a todos concedo de bom grado, como penhor de abundantes dons divinos, a minha Bênção Apostólica.

Ad alcuni gruppi di lingua italiana

Il mio cordiale saluto va ora ai pellegrini di lingua italiana, sempre numerosi. In particolare agli studenti che hanno frequentato il corso estivo d’Italiano per stranieri presso l’Ateneo Salesiano e il pontificio Istituto “Altioris Latinitatis” di Roma. A tutti il mio compiacimento per l’iniziativa che mette insieme persone di diversa estrazione culturale. Auspico che la conoscenza della lingua di Roma, delle sue tradizioni storiche, dei suoi monumenti sia di stimolo per vivere anche lo spirito cristiano della Città eterna.

Benedico poi volentieri la prima pietra dell’Oratorio della Parrocchia dei Ss. Giuda e Callisto, in Corneliano Laudense, diocesi di Lodi. L’impegnativa opera, destinata alla formazione dei giovani, sia strumento efficace per l’educazione della loro personalità e per la promozione dei valori cristiani nella società.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Rivolgo ora il mio saluto, come di consueto, ai giovani, ammalati, ed alle numerose coppie di sposi novelli. Ricorrendo domani la memoria liturgica di San Francesco di Assisi, desidero attirare la vostra attenzione sulla sua suggestiva figura di vero seguace di Cristo. Quale assertore dell’amore di Dio e del prossimo, araldo di pace e ambasciatore di fraternità evangelica tra i popoli, egli rimane un maestro sempre attuale di vita cristiana.

Cari giovani, in un mondo così diviso ed oggi lacerato da pericolose minacce di guerra, proponetevi di essere anche voi sinceri costruttori di pace e operatori di concordia mediante scelte di vita coraggiose, oneste ed ispirate al Vangelo.

Invito gli ammalati alla contemplazione del Crocifisso, che San Francesco propose alla riflessione con efficace realismo. Invocate il Cristo paziente sulla Croce per la pace tra gli uomini.

Agli sposi novelli chiedo di ricordare sempre l’intenso amore di Francesco per Gesù Cristo e la sua Madre Santissima, in modo che questi due amori siano motivi ispiratori all’interno delle vostre nascenti famiglie. A tutti imparto la mia Benedizione.

Nuovo appello per il Libano

Un nuovo pressante appello in favore delle martoriate popolazioni del Libano viene lanciato dal Santo Padre questa mattina, durante il consueto incontro settimanale con i fedeli raccolti nell’Aula Paolo VI per l’udienza generale. Queste le parole pronunciate dal Santo Padre.

Sento il dovere di invitarvi nuovamente a pregare per il Libano. egli ultimi giorni sono purtroppo ancora pervenute notizie di combattimenti, uccisioni indiscriminate di gente inerme e di una popolazione fatta ostaggio della violenza e dell’odio. È un fatto deplorevole e che esige la più ferma condanna.

In nome dell’affetto che nutro per quel popolo tanto provato, chiedo insistentemente a tutti i responsabili di riflettere davanti a Dio sui progetti e obiettivi, che non possono essere se non il bene del loro Paese e dei loro concittadini!

Nostra Signora di Harissa ispiri a ognuno sentimenti di comprensione, volontà di intesa e desiderio di pace!



© Copyright 1990 - Libreria Editrice Vaticana
MARIOCAPALBO
00sabato 6 aprile 2013 20:13
Ancora sull'azione dello Spirito Santo nelle lettere di san Paolo
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 10 ottobre 1990



1. Abbiamo visto nella catechesi precedente che la rivelazione dello Spirito Santo come Persona nell’unità trinitaria col Padre e col Figlio trova negli scritti paolini espressioni molto belle e suggestive. Continuiamo oggi ad attingere dalle Lettere di san Paolo altre variazioni su quest’unico motivo fondamentale. Esso ritorna spesso nei testi dell’apostolo, permeati di una fede viva e vivificante nell’azione dello Spirito Santo e nelle proprietà della sua Persona che, mediante l’azione, si rendono manifeste.

2. Una delle espressioni più elevate e più attraenti di questa fede, che sotto la penna di Paolo diventa comunicazione alla Chiesa di una verità rivelata, è quella della “inabitazione” dello Spirito Santo nei credenti, che sono il suo tempio. “Non sapete - egli apostrofa i Corinzi - che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?” (1 Cor 3, 16). “Abitare” si dice normalmente di persone. Qui si tratta dell’“inabitazione” di una persona divina in persone umane. È un fatto di natura spirituale, un mistero di grazia e di amore eterno, che proprio per questo viene attribuito allo Spirito Santo. Tale inabitazione interiore influenza l’uomo intero, così com’è nella concretezza e nella totalità del suo essere, che l’apostolo più volte denomina “corpo”. Difatti anche in questo scritto, poco più oltre il passo citato, sembra incalzare i destinatari della sua Lettera con la stessa domanda: “O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi?” (1 Cor 6, 19). In questo testo il riferimento al “corpo” è quanto mai significativo circa il concetto paolino dell’azione dello Spirito Santo in tutto l’uomo!

Si spiega così e si capisce meglio l’altro testo della Lettera ai Romani sulla “vita secondo lo Spirito”. Leggiamo infatti: “Non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi”. “E se lo Spirito di Colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, Colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi” (Rm 8, 9. 11).

Dunque l’irradiazione dell’inabitazione divina nell’uomo è estesa a tutto il suo essere, a tutta la sua vita, che si colloca in tutti i suoi elementi costitutivi e in tutte le sue esplicazioni operative sotto l’azione dello Spirito Santo: dello Spirito del Padre e del Figlio, e quindi anche di Cristo, Verbo incarnato. Questo Spirito, vivente nella Trinità, è presente in virtù della redenzione operata da Cristo in tutto l’uomo che si lascia “abitare” da lui, in tutta l’umanità che lo riconosce e lo accoglie.

3. Un’altra proprietà attribuita da san Paolo alla persona dello Spirito Santo è lo “scrutare” tutto, come scrive ai Corinzi: “Lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio”. “Chi conosce i segreti dell’uomo se non lo spirito che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio” (1 Cor 2, 10. 11).

Questo “scrutare” significa l’acutezza e la profondità della conoscenza che è propria della Divinità, nella quale lo Spirito Santo vive col Verbo-Figlio nell’unità della Trinità. Per questo è uno Spirito di luce, che è per l’uomo maestro di verità, come l’ha promesso Gesù Cristo (cf. Gv 14, 26).

4. Il suo “insegnamento” riguarda prima di tutto la realtà divina, il mistero di Dio in se stesso, ma anche le sue parole e i suoi doni all’uomo. Come scrive san Paolo: “Noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato” (1 Cor 2, 12). È una visione divina del mondo, della vita, della storia, quella che lo Spirito Santo dà ai credenti; un’“intelligenza di fede” che fa innalzare lo sguardo interiore ben al di sopra della dimensione umana e cosmica della realtà, per scoprire in tutto la proiezione dell’azione divina, l’attuazione del disegno della Provvidenza, il riflesso della gloria della Trinità.

Per questo la liturgia nell’antica sequenza della Messa per la festa della Pentecoste ci fa invocare: “Veni, Sancte Spiritus, et emitte coelitus lucis tuae radium . . . Vieni, Spirito Santo, e donaci un raggio della tua luce di cielo. Vieni, padre dei poveri, elargitore di doni, vieni, luce dei cuori . . .”.

5. Questo Spirito di luce dà anche agli uomini - specialmente agli apostoli e alla Chiesa - la capacità di insegnare le cose di Dio, come per un’espansione della sua stessa luce. “Di queste cose noi parliamo, - scrive Paolo - non con un linguaggio suggerito dalla sapienza umana, ma insegnato dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali”. È il discorso dell’apostolo, il discorso della Chiesa primitiva e della Chiesa di tutti i tempi, il discorso dei veri teologi e catechisti, che parlano di una sapienza che non è di questo mondo, di “una sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria” (1 Cor 2, 13. 6-7).

Una tale sapienza è un dono dello Spirito Santo, che occorre invocare per i maestri e predicatori di tutti i tempi: il dono di cui parla san Paolo nella stessa Lettera ai Corinzi: “A uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio della scienza” (1 Cor 12, 8). Scienza, sapienza, forza della parola che penetra nelle intelligenze e nelle coscienze, luce interiore che mediante l’annuncio della verità divina irradia nell’uomo docile e attento la gloria della Trinità: tutto è dono dello Spirito Santo.

6. Lo Spirito, che “scruta anche le profondità di Dio” e “insegna” la sapienza divina, è anche Colui che “guida”. Leggiamo nella Lettera ai Romani: “Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio”. Qui si tratta della “guida” interiore, che va alle radici stesse della “nuova creazione”: lo Spirito Santo fa sì che gli uomini vivano la vita dei figli della divina adozione. Per vivere in questo modo, lo spirito umano ha bisogno della consapevolezza della divina figliolanza. Ed ecco, “lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio” (Rm 8, 14. 16). La testimonianza personale dello Spirito Santo è indispensabile perché l’uomo possa personalizzare nella sua vita il mistero innestato in lui da Dio stesso.

7. In questo modo lo Spirito Santo “viene in aiuto” alla nostra debolezza. Secondo l’apostolo, ciò avviene in modo particolare nella preghiera. Egli scrive infatti: “Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili” (Rm 8, 26). Per Paolo, dunque, lo Spirito è l’artefice interiore dell’autentica preghiera. Egli, mediante il suo divino influsso, penetra dall’interno la preghiera umana, e la introduce nelle profondità di Dio.

Un’ultima espressione paolina in un certo modo comprende e sintetizza tutto ciò che abbiamo attinto finora da lui su questo tema. Eccola: “L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito che ci è stato dato” (Rm 5, 5). Lo Spirito Santo è dunque Colui che “riversa” l’amore di Dio nei cuori umani in modo sovrabbondante, e fa sì che possiamo prendere parte a questo amore.

Da tutte queste espressioni, così frequenti e coerenti col linguaggio dell’apostolo delle Genti, ci è dato di conoscere meglio l’azione dello Spirito Santo e la persona stessa di Colui che agisce nell’uomo in modo divino.

Ai numerosi pellegrini provenienti dalla Francia

Chers Frères et Sœurs,

Je salue très cordialement tous les pèlerins de langue française qui sont présents ici ce matin. J’encourage le groupe des religieuses de la Congrégation de Jésus et Marie à entrer toujours plus avant dans la grâce propre à leur institut au cours de l’année qu’elles passent à Rome. J’adresse aussi mes vœux aux jeunes de la paroisse de Couvet qui sont venus avec leur aumônier pour approfondir leur amour de l’Eglise.

Sur chacun d’entre vous, mes chers amis, j’invoque la Bénédiction du Seigneur.

A numerosi pellegrini provenienti da aree di espressione linguistica inglese

Dear Brothers and Sisters,

I am pleased to welcome the pilgrims from the Diocese of Rapid City who are visiting Rome in the company of their Bishop, as well as the other pilgrimage groups from the Philippines and the United States. I also extend cordial greetings to the Kennedy Airport Airlines Management Council and to the members of the Louisiana State Bar Association. Upon all the English-speaking visitors I willingly invoke the grace and peace of the Lord Jesus Christ.

Agli ottomila fedeli provenienti da Paesi di lingua tedesca

Liebe Schwestern und Brüder!

Mit dieser Betrachtung richte ich einen herzlichen Will kommensgruß an die Pilger und Besucher aus den deutschsprachigen Ländern, unter ihnen zahlreiche Pilgerzüge aus den Diözesen Münster, Paderborn und Essen sowie die Chorgemeinschaft Düsseldorf.

Ein besonderer Gruß gilt der großen Pilgergruppe unter Leitung der Apostolischen und Kanonischen Visitatoren in der Bundesrepublik Deutschland. Der zweite Weltkrieg hat über Europa sehr viel Unheil und Leid gebracht, mit vielen traurigen Einzelschicksalen. Doch gerade aus der Kraft Eures tiefen und unerschütterlichen Glaubens und Vertrauens auf Gottes Führung und Beistand wollt Ihr tatkräftig dabei mitwirken, unter den neuen und hoffnungsvollen Bedingungen in den Ländern Mittelund Osteuropas Brücken der Verständigung zu bauen und Frieden und Versöhnung zwischen den Völkern zu stiften.

Herzlich ermuntere ich Euch, an Eurem Glauben in Treue zur Kirche und zum Nachfolger des Heiligen Petrus festzuhalten und in Eurem Einsatz für Versöhnung, vor allem mit Euren östlichen Nachbarn, nicht nachzulassen.

Euch allen, den deutschsprachigen Pilgern, sowie Euren Lieben in der Heimt erteile ich von Herzen meinen Apostolischen Segen.

Ai numerosi fedeli di espressione spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

Saludo con afecto a todos los peregrinos y visitantes de los diversos Países de América Latina y de España.

En particular, al numeroso grupo de seminaristas Legionarios de Cristo, que inician en Roma sus estudios filosóficos, a quienes deseo que su permanencia en la Ciudad Eterna les consolide aún más en su vocación y en su amor a la Iglesia.

Igualmente, saludo al grupo de antiguos alumnos del Colegio “Nuestra Señora del Pilar”, de Madrid, que celebran con esta peregrinación a Roma el cuarenta y cinco aniversario de la Conclusión de sus estudios en aquel centro.

Por último, mi cordial bienvenida a los miembros de la Asociación Organizadora de los Festejos de San Pedro, en la Parroquia de La Felguera (AsturiasA todos bendigo de corazón.

Solidarietà e affetto verso “il popolo colombiano sofferente”

Desde Colombia llegan preocupantes noticias de numerosos casos de secuestro de personas.

Mientras expreso mi más enérgica reprobación por estos delitos execrables, deseo manifestar mi solidaridad y cercanía hacia estas personas privadas injustamente de su libertad.

Al mismo tiempo, dirijo mi llamado a los responsables de tales actos de secuestro y violencia para que liberen a estas personas y puedan así volver a sus seres queridos, tan probados en esta hora de dolor.

Elevo mi plegaria al Señor por el sufrido pueblo colombiano, tan cercano a mi corazón de Pastor, y hago fervientes votos para que prevalezca la concordia, la justicia y la convivencia pacífica entre todos los amados hijos de la noble Nación colombiana.

Ai fedeli di lingua portoghese

Amadíssimos irmãos e irmãs,

Saúdo afectuosamente os peregrinos de língua portuguesa, especialmente os que pertencem à Paróquia da Ressurreição, do Rio de Janeiro. A todos concedo de bom grado, como penhor de abundantes dons celestiais, a minha Bênção Apostólica.

Appello per il “ciclo di Jasna Gora”

Polacy są narodem Świadomym swojej przynależności do Europy, swojej europejskości. . . . Zawsze punktem odniesienia dla odpowiedzi o naszą tożsamość była Europa. Europa, której Polacy czuli się obrońcami, którą kochali. Przez trzysta lat żywa była w Polsce ideologia “przedmurza chrześcijaństwa” - a więc przedmurza Europy. Jest zatem Europa obecna w polskiej świadomości jako wartość - dla której warto żyć, lecz dla której trzeba czasami umierać. Do tej Europy miewano także żale, pretensje, i to nastawienie tkwi w naszej świadomości zbiorowej podzień dzisiejszy.

Nadal widzimy w Europie wartość, ojczyznę wolności i prawa - i nadal mocno się z Europą utożsamiamy. Nadal mamy do Europy pretensje - za zgodę na Jałtę, na podział Europy, za pozostawienie nas po tamtej stronie żelaznej kurtyny.

Dzisiaj jednak, kiedy powrót do Europy, kiedy odrodzenie Europy jako całości staje się coraz bardziej realne, coraz częściej zadajemy sobie pytanie o to, co mamy Europie do przekazania, jaki jest nasz dziejowy wkład do europejskiego skarbca?

Otóż sądzę, że mamy Europie do zaoferowania niemało. Naszym wkładem do Europy jest zarówno nasza siła jak i nasza słabość” - przytoczyłem obszerny fragment przemówienia Premiera Rządu Rzeczypospolitej Polskiej na forum Rady Europy w Strasburgu 30 stycznia br.

Doniosła sprawa, która musi wejść do “Cyklu jasnogórskiego”. Musi stać się także osnową naszej modlitwy wobec Bogarodzicy, która pielgrzymuje z nami przez dzieje. Ona - jako Matka - wie najlepiej, co jest “naszą siłą” i “naszą słabością”. Istotny sens godności człowieka - godności, którą Stwórca mu dał i zadał - “leży w pierwszeństwie etyki przed techniką, leży w prymacie osoby w stosunku do rzeczy, leży w pierwszeństwie ducha wobec materii”.

Czyż nie to powinniśmy nade wszystko “zaoferować” Europie: Tego się od niej domagać?

“Istnieje bowiem bardzo realne i wyczuwalne już niebezpieczeństwo, że wraz z olbrzymim postępem w opanowaniu przez człowieka świata rzeczy człowiek . . . na różne sposoby podporządkuje im swoje człowieczeństwo, sam staje się przedmiotem wielorakiej - czasem bezpośrednio nieuchwytnej - manipulacji, poprzez całą organizację życia zbiorowego, poprzez system produkcji, poprzez nacisk środków przekazu społecznego . . . Cywilizacja o profilu czysto materialistycznym . . . (podporządkowanie etyki względem ekonomii) oddaje człowieka w taką niewolę”.

Czyż nie o tym winniśmy nade wszystko świadczyć i przed tym ostrzegać w imię całej prawdy o człowieku, w imię tej godności, jaką ma każda ludzka osoba od pierwszej chwili poczęcia aż po kres ziemskiego życia?

“Matko, która nas znasz” - Matko, która najlepiej wiesz, co jest “naszą siłą” i “naszą słabością” - dopomóż, aby to, co jest moralną siłą, zwyciężyło w nas samych. I stało się naszym “dziejowym wkładem do europejskiego skarbca”.

Witam serdecznie ks. bpa Jaworskiego z Kielc i ks. biskupa ze Śląska oraz grupy pielgrzymie: z parafii św. Stanisława Biskupa i Męczennika z Łodygowic; pielgrzymkę dziękczynną “Solidarności” Regionu Śląsko-Dąbrowskiego z okazji 10-lecia działalności, z ks. bpem Gerardem Bernackim i z wojewodą katowickim oraz działaczami związku; z parafii św. Brata Alberta z Puław; z parafii Narodzenia Matki Bożej z Kalisza; z parafii św. Stanisława Biskupa i Męczennika z Kosiny; z bazyliki Mariackiej w Gdańsku - pracownicy PKO; z parafii św. Jacka ze Słupska; z Klubu Inteligencji Katolickiej i z parafii Św. Krzyża w Gorzowie; z parafii Św. Krzyża oo. redemptorystów z Gliwic; pielgrzymów z Norymbergi, Monachium i Rosenheim, z Bonn i z Wuppertalu; kolejarzy z Bydgoszczy; grupę turystyczną z Poznania; grupę “Hemar” z Siemianowic Śląskich; grupę “Quo vadis” z Krosna i z Bielska-Białej; grupę “Gromada” z Poznania i Nowego Sącza; zespół “Lord’s singers” z Warszawy; grupę Towarzystwa Przyjaźni Polsko-Włoskiej z Krakowa; esperantystów z Krakowa, Bydgoszczy i z całej Polski oraz pielgrzymów indywidualnych z kraju i z emigracji.

Ad alcuni gruppi di lingua italiana

Tra i pellegrini di lingua italiana desidero oggi salutare in modo speciale i Fratelli delle Scuole Cristiane, convenuti a Roma da diverse nazioni per un corso di aggiornamento sulla dottrina del loro fondatore, San Giovanni Battista de la Salle. Vi esorto a vivere sempre più intensamente il carisma di questo Santo, che con eroica dedizione si prodigò per l’educazione dei ragazzi e dei giovani più poveri.

Saluto poi i pellegrini della parrocchia del “Corpus Domini” alla Massimina, che nel corso della Missione Popolare hanno voluto includere questo momento di comunione con il Successore di Pietro. Formulo voti di bene per l’intera Parrocchia e tutti esorto ad accostarvi assiduamente e con fervore al Sacrificio Eucaristico.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Rivolgo ora il saluto ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli presenti a questa udienza. Desidero prendere lo spunto dal mese di ottobre che, come noto, la devozione cristiana dedica a Maria, Regina del Rosario. In questa preghiera meditiamo i principali misteri della vita di Gesù, ripercorrendo in atteggiamento di contemplazione gli episodi del Vangelo, mentre il nostro pensiero è accompagnato dall’insistente invocazione alla Madre del Redentore con l’Ave Maria.

Raccomando tale preghiera ai giovani, invitandoli a ricercare lungo il cammino della loro vita la luce del messaggio evangelico e i doni di grazia per l’intercessione della Beata Vergine. La raccomando ai malati, poiché da questa preghiera si ottiene tanto conforto per seguire Cristo nella vita difficile della croce. La raccomando, infine, agli sposi novelli, ai quali chiedo di far fiorire nelle loro nuove famiglie questa pia pratica, così cara al cuore dei fedeli. A tutti la mia Benedizione Apostolica.

Dopo aver espresso il suo vivo dolore per i tragici avvenimenti di Gerusalemme, Giovanni Paolo II dà voce alla presente amarezza e alle speranze di quanti guardano alle vicende della Terra Santa e pregano per i popoli che lì vivono. Lo fa durante l’udienza generale odierna, rivolgendosi ai fedeli riuniti in piazza San Pietro con le seguenti parole.

Fratelli e sorelle, sento il pressante dovere di invitarvi a ricordare e a pregare in modo particolare per la Terra Santa, per le comunità cristiane e per i popoli che si trovano in essa. Le notizie dei tristi avvenimenti dell’altro ieri sono motivo di un vivo dolore, reso ancora più grande dal fatto che si sono verificati in luoghi considerati sacri da grandi religioni e a Gerusalemme, la Città Santa per gli ebrei, i cristiani e i musulmani.

Non è possibile rimanere indifferenti e non condannare, insieme con la violenza che ha causato altri morti e feriti, una situazione di ingiustizia che dura da troppo tempo e che vede opporsi due popoli, quello Palestinese e quello Israeliano, ambedue chiamati a vivere in una pace equa e durevole, ciascuno nella propria Patria e su quella Terra tanto cara a loro e ai credenti di tutto il mondo. Sono particolarmente vicino al dolore di tutti coloro che piangono le vittime di questa violenza e, in modo speciale, vorrei esprimere nuovamente la mia più viva solidarietà con i pastori di quelle Chiese cristiane, che come ho avuto occasione di ricordare recentemente, incontrando i vescovi latini della Regione Araba, hanno il delicato compito di guidare e sostenere i loro fedeli in situazioni e circostanze ora più che mai difficili.

Preghiamo insieme il Signore affinché ispirando i cuori di coloro che sono responsabili dei destini dei popoli, conceda a tutta la Regione del Medio Oriente la desiderata pace nella giustizia e nella sicurezza e faccia della Santa Città di Gerusalemme crocevia e sorgente di una vera riconciliazione.

Concordia, giustizia e convivenza pacifica prevalgano in Colombia

Condanna per l’esecrabile delitto del sequestro di persona, solidarietà con il dolore delle vittime e dei loro familiari ed un appello ai sequestratori affinché liberino i loro ostaggi sono espressi dal Santo Padre questa mattina, durante l’udienza generale.

Dalla Colombia giungono preoccupanti notizie su numerosi casi di sequestro di persone. Nell’esprimere la mia più energica riprovazione per questi esecrabili delitti, desidero manifestare la mia solidarietà e la mia vicinanza a queste persone ingiustamente private della loro libertà. Al tempo stesso, rivolgo il mio appello ai responsabili di simili atti di sequestro e di violenza, affinché liberino queste persone che possano così tornare ai loro cari, tanto provati da quest’ora di dolore.

Elevo la mia preghiera al Signore per il popolo colombiano sofferente, tanto caro al mio cuore di pastore, ed esprimo fervidi voti affinché prevalga la concordia, la giustizia e la convivenza pacifica fra tutti gli amati figli della nobile Nazione colombiana.



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MARIOCAPALBO
00sabato 6 aprile 2013 20:13
Lo Spirito Santo in tre simboli: vento, colomba, fuoco
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 17 ottobre 1990



1. Nel Nuovo Testamento è contenuta la rivelazione circa lo Spirito Santo come Persona, sussistente col Padre e col Figlio nell’unità della Trinità. Ma non è rivelazione con i tratti marcati e precisi di quella riguardante le due prime Persone. L’affermazione di Isaia, secondo cui il nostro è un “Dio nascosto” (Is 45, 15), si può riferire in particolare proprio allo Spirito Santo. Il Figlio, infatti, facendosi uomo, è entrato nella sfera della visibilità sperimentale per quelli che hanno potuto “vedere con i loro occhi e toccare con le loro mani qualcosa del Verbo della vita”, come dice san Giovanni (1 Gv 1, 1); e la loro testimonianza offre un concreto punto di riferimento anche per le generazioni cristiane successive. Il Padre, a sua volta, pur rimanendo nella sua trascendenza invisibile e ineffabile, si è manifestato nel Figlio. Diceva Gesù: “Chi vede me, vede il Padre” (Gv 14, 9). Del resto la “paternità” - anche a livello divino - è abbastanza conoscibile per l’analogia con la paternità umana, che è un riflesso, sia pure imperfetto, di quella increata ed eterna, come dice san Paolo (Ef 3, 15).

2. La Persona dello Spirito Santo, invece, è più radicalmente al di là di tutti i nostri mezzi di avvicinamento conoscitivo. Per noi la Terza Persona è un Dio nascosto e invisibile, anche perché ha analogie più fragili in ciò che avviene nel mondo della conoscenza umana. La stessa genesi e spirazione dell’amore, che nell’anima umana è un riflesso dell’Amore increato, non ha la trasparenza dell’atto conoscitivo, che in qualche modo è autocosciente. Di qui il mistero dell’amore, a livello psicologico e teologico, come fa notare san Tommaso. Si spiega così che lo Spirito Santo - come lo stesso amore umano - trovi espressione specialmente nei simboli. Questi indicano il suo dinamismo operativo, ma anche la sua Persona presente nell’azione.

3. Così il simbolo del vento, che è centrale nella Pentecoste, evento fondamentale nella rivelazione dello Spirito Santo: “Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano (i discepoli con Maria)” (At 2, 2).

Il vento viene spesso presentato, nei testi biblici e altrove, come una persona che va e viene. Così fa Gesù nel colloquio con Nicodemo, quando prende l’esempio del vento per parlare della persona dello Spirito Santo: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito” (Gv 3, 8). L’azione dello Spirito Santo, per cui si “nasce dallo Spirito” (come avviene nella figliolanza adottiva operata dalla grazia divina) è paragonata al vento. Questa analogia impiegata da Gesù mette in rilievo la totale spontaneità e gratuità di questa azione, per mezzo della quale gli uomini sono resi partecipi della vita di Dio. Il simbolo del vento sembra rendere in modo particolare quel soprannaturale dinamismo, per mezzo del quale Dio stesso si avvicina agli uomini, per trasformarli interiormente, per santificarli e - in certo senso, secondo il linguaggio dei Padri - per divinizzarli.

4. Bisogna aggiungere che dal punto di vista etimologico e linguistico il simbolo del vento è quello più strettamente connesso con lo Spirito. Ne abbiamo già parlato in catechesi precedenti. Qui basti ricordare soltanto il senso della parola “ruah” (Gen 1, 2), cioè “il soffio”. Sappiamo che quando Gesù, dopo la risurrezione, appare agli apostoli, “alita” su di loro e dice: “Ricevete lo Spirito Santo” (Gv 20, 22-23).

Occorre anche notare che il simbolo del vento, in riferimento esplicito allo Spirito Santo e alla sua azione, appartiene al linguaggio e alla dottrina del Nuovo Testamento. Nell’Antico Testamento il vento, come “uragano”, propriamente è l’espressione dell’ira di Dio (cf. Ez 13, 13), mentre il “mormorio di un vento leggero”, parla dell’intimità della sua conversazione con i profeti (cf. 1 Re 19, 12). Lo stesso termine è usato per indicare l’alito vitale, significativo della potenza di Dio, che restituisce la vita agli scheletri umani nella profezia di Ezechiele (Ez 37, 9): “Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano”. Col Nuovo Testamento il vento diventa dichiaratamente simbolo dell’azione e della presenza dello Spirito Santo.

5. Altro simbolo: la colomba, che secondo i sinottici e il Vangelo di Giovanni si manifesta in occasione del battesimo di Gesù nel Giordano. Questo simbolo è più adatto di quello del vento per indicare la Persona dello Spirito Santo, perché la colomba è un essere vivente, mentre il vento è solo un fenomeno naturale. Gli evangelisti ne parlano in termini quasi identici. Scrive Matteo (Mt 3, 16): “Si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui” (cioè su Gesù). Similmente Marco (Mc 1,10), Luca (Lc 3, 21-22), Giovanni (Gv 1, 32). A motivo dell’importanza di questo momento nella vita di Gesù, che riceve in modo visibile l’“investitura messianica”, il simbolo della colomba si è consolidato nelle immagini artistiche, e nella stessa rappresentazione immaginativa del mistero dello Spirito Santo, della sua azione e della sua Persona.

Nell’antico Testamento la colomba era stata messaggera della riconciliazione di Dio con l’umanità ai tempi di Noè. Essa infatti aveva portato a quel patriarca l’annuncio della cessazione del diluvio sulla superficie della terra (cf. Gen 8, 9-11).

Nel Nuovo Testamento questa riconciliazione avviene mediante il battesimo, del quale parla Pietro nella sua prima Lettera, mettendolo in riferimento alle “persone . . . salvate per mezzo dell’acqua” nell’arca di Noè (1 Pt 3, 20-21). Si può dunque pensare a una anticipazione del simbolo pneumatologico, perché lo Spirito Santo, che è Amore, “versando quest’amore nei cuori degli uomini”, come dice san Paolo (Rm 5, 5), è anche il datore della pace, che è dono di Dio.

6. E ancora: l’azione e la Persona dello Spirito Santo sono indicate anche con il simbolo del fuoco. Sappiamo che Giovanni Battista annunciava sul Giordano: “Egli (cioè il Cristo) vi battezzerà in Spirito e fuoco” (Mt 3, 11). Il fuoco è fonte di calore e di luce, ma è anche una forza che distrugge. Per questo nei Vangeli si parla di “gettare nel fuoco” l’albero che non porta frutto (Mt 3, 10); si parla anche di “bruciare la pula in un fuoco inestinguibile” (Mt 3, 12). Il battesimo “in Spirito e fuoco” indica la potenza purificatrice del fuoco: di un fuoco misterioso, che esprime l’esigenza di santità e di purezza di cui lo Spirito di Dio è portatore.

Gesù stesso diceva: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso” (Lc 12, 49). In questo caso si tratta del fuoco dell’amore di Dio, di quell’amore che “è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo” (Rm 5, 5). Quando il giorno di Pentecoste sopra le teste degli apostoli “apparvero lingue come di fuoco”, esse significavano che lo Spirito portava il dono della partecipazione all’amore salvifico di Dio. Un giorno san Tommaso avrebbe detto che la carità - il fuoco portato da Gesù Cristo sulla terra - è “una certa partecipazione dello Spirito Santo”. In questo senso il fuoco è un simbolo dello Spirito Santo, la cui Persona nella Trinità divina è Amore.

A pellegrini di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

Je salue avec joie les personnes de langue française présentes à cette audience. Je leur souhaite, à l’occasion de leur pèlerinage à Rome, au centre de l’Eglise fondée par les Apôtres, d’accueillir la lumière de vérité et la force purifiante que nous donne l’Esprit Saint.

Que Dieu vous bénisse!

Ad alcuni gruppi di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I wish to welcome the group of Mission Helpers of the Sacred Heart celebrating the hundredth anniversary of their foundation. Dear Sisters: May these days of pilgrimage deepen your joy in living your religious consecration and strengthen your commitment to making Jesus’ redemptive love ever more known and accepted. I likewise extend a cordial greeting to the priests and sisters of the International Dominican Renewal Programme. Upon all the English-speaking pilgrims and visitors I invoke the choicest blessings of Almighty God.

Ad alcuni gruppi folkloristici provenienti dal Giappone

Gentilissimi componenti dei gruppi di musica e danza tradizionali “Gagaku” e “Bugaku”, vi ringrazio per la vostra esibizione nella musica e nella danza giapponese. La vera arte rasserena il cuore e lo eleva. Auguro a tutti voi di far crescere, con la vostra attività, questi nobili sentimenti in mezzo alla gente.

Con questo augurio vi benedico di cuore.

Ad alcuni gruppi provenienti dalla Germania e dalla Svizzera tedesca

Liebe Schwestern und Brüder!

Mit dieser kurzen Betrachtung grüße ich alle Pilger und Besucher aus den deutschsprachigen Ländern sehr herzlich. Besonders wilkommen heiße ich die Pilgergruppe der Pfarrei St. Marien in Wädenswil (Schweiz). Euch allen wünsche ich erlebnisreiche und geistlich fruchtbare Tage in Rom. Dazu erteile ich Euch und Euren Lieben in der Heimat von Herzen meinen Apostolischen Segen.

Ai numerosi pellegrini provenienti da paesi di espressione spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

Deseo ahora presentar mi más cordial saludo de bienvenida a este encuentro a todos los peregrinos y visitantes provenientes de los diversos Países de América Latina y de España.

En particular, mi saludo se dirige a los alumnos del Colegio Diocesano “Redemptoris Mater” que mañana serán ordenados diáconos, a los cuales aliento a ser siempre testimonios vivos de la fe en Jesucristo y generosos servidores de los hermanos.

A todas las personas, familias y grupos de lengua española imparto con afecto la Bendición Apostólica.

A fedeli di lingua portoghese

Amadíssimos irmãos e irmãs,

Aos peregrinos vindos do Brasil e de Portugal, como penhor de abundantes dons divinos, concedo de bom grado a minha Bênção Apostólica.

A connazionali polacchi

Rokrocznie przybywają Jasną Górę polscy rolnicy. Ma to zwykle miejsce po żniwach, z początkiem września. Po żniwach obchodzi się “dożynki”. Rolnicy polscy ze swymi duszpasterzami podążają na Jasną Górę do Tej, która jest umiłowaną przez wszystkich gospodynią naszych dożynek.

Podczas ostatniej pielgrzymki do Ojczyzny dane mi było wynieść do godności błogosławionej córkę polskiego ludu Karolinę Kózkównę. Zgromadzili się na to święto w Tarnowie rolnicy z całej Polski.

Rolnicy - ci, którzy żywią - którzy stanowią w narodzie element stałości i trwania. Przypomnijmy słowa Wincentego Witosa, wielkiego przywódcy polskiego ludu i męża stanu: “któż siłę Państwa i niezawodną ostoję ma stanowić? Świadomi, niezależni, zadowoleni chłopi polscy, gdyż tacy gotowi są oddać zdrowie i życie za każdą skibę ojczystej ziemi, a cóż dopiero w obronie całości Ojczyzny?”. Mówił to polski chłop, który stał na czele rządu Rzeczypospolitej w krytycznych dniach roku 1920.

Przybywają - również we wrześniu - na Jasną Górę przedstawiciele świata pracy. Przynoszą tam z sobą cały swój trud przy tylu warsztatach pracy, głównie przemysłowej. Przynoszą też doświadczenie owych historycznych strajków roku 1980, które dały początek “Solidarności”.

Pani Jasnogórska! Ty, która patrzyłaś na tyle stuleci i pokoleń, połącz w Twym Sercu Macierzyńskim obie te pielgrzymki. Złącz z wszystkimi innymi, w których synowie i córki polskiej ziemi przychodzą “czuwać z Tobą”. Znajduje w nich wyraz wielki dziejowy proces. Ludzie pracy w przemyśle i pracy na roli stali się mocą, która zdolna jest na równi stanowić o społeczeństwie, o jego podmiotowej suwerenności. Udowodnili to już na przestrzeni dwudziestego stulecia. Poprzez zasadę “Solidarności” wskazali całemu społeczeństwu drogę, która niesie w sobie stałe wyzwanie do wielorakiego postępu.

Kiedy na tej drodze - po przezwyciężeniu totalitarnych ograniczeń - wypada podejmować nowe, doniosłe decyzje, Ty, o Matko z Jasnej Góry: czuwaj! Niech w tych decyzjach, wyborach i rozstrzygnięciach, wyrazi się owoc trudnego dojrzewania całego społeczeństwa, zwłaszcza w bieżącym stuleciu. Niechaj najbliższe miesiące przyniosą w naszej Ojczyźnie pełniejsze ugruntowanie wspólnego dobra, w którym każdy odnajduje swoją powinność i swój twórczy udział.

Ad alcuni gruppi di fedeli italiani

Saluto ora i pellegrini di lingua italiana, sempre molto numerosi e graditi.

In particolare rivolgo il mio pensiero alle Piccole Suore Missionarie della Carità, provenienti da vari continenti per un incontro di studio, destinato a verificare e programmare l’impegno che attende la Famiglia religiosa di Don Orione di fronte alla nuova Evangelizzazione. Esprimo il mio compiacimento per tale convegno, che si svolge nell’anniversario della morte del vostro Fondatore e nel 75° di istituzione della Congregazione; auguro a tutti di avere un cuore grande, come quello del beato Orione, il quale conobbe veramente le esigenze della carità e seppe soccorrere ogni uomo, aiutandolo a vivere in una condizione più degna.

Un cordiale saluto, pure, ai membri della Federazione Italiana delle Unioni Diocesane dei sacristi e degli addetti al culto. Vi ringrazio per il servizio che compite affinché la dignità del luogo sacro e lo svolgimento dei riti favoriscano una partecipazione fruttuosa e attiva di tutto il popolo di Dio.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Il mio saluto affettuoso va ora ai giovani, agli ammalati ed agli sposi novelli. La vostra presenza a questa Udienza mi dà particolare gioia. Vi invito, nell’odierna festa di Sant’Ignazio di Antiochia, Vescovo e Martire, a riscoprire la forza e la consolazione che scaturiscono dal sì totale a Cristo. Quel sì che illuminò di speranza Sant’Ignazio anche di fronte al martirio, continui a riempire di senso tutte le stagioni della vita, anche quelle più segnate dalle difficoltà o dalla malattia.

Quel medesimo sì, pronunciato con Maria, riempia di coraggio voi giovani nel cammino di formazione e vi porti a modificare con amore le condizioni sfavorevoli della vostra esistenza e di quella di chi è più svantaggiato. Ed esprimo le mie felicitazioni al gruppo dei giovani che sono stati premiati con il titolo di “Alfieri del Lavoro”.

Quel sì totale a Cristo illumini le giornate di voi malati, rendendovi missionari col vostro sacrificio e la vostra preghiera.

La forza che proviene da quel sì, infine, spinga voi sposi a rinnovare ogni giorno il dono reciproco, per il bene della vostra nascente famiglia, della società e della Chiesa. Tutti vi benedico.

Appello per la nazione angolana

Un appello alla comunità internazionale affinché tutti si impegnino a porre rapidamente fine al conflitto civile che da tanto tempo insanguina l’Angola è lanciato dal Papa durante l’udienza generale. Queste le sue parole.

Desejo, agora, dirigir o meu pensamento às queridas e duramente provadas populações de Angola.

Como é tristemente sabido, já há muito tempo que aquele País africano é dilacerado por um violento conflito civil que já causou centenas de milhares de vítimas inocentes.

Esta dolorosa situação agravou-se ainda mas devido a uma prolongada carestia que ameaçã as vidas de tantos angolanos.

Sinto o dever de convidar a Comunidade Internacional para uma verdadeira campanha de solidariedade em prol destes nossos irmãos que sofrem, descobrindo neles o rosto do próprio Cristo Senhor pobre e faminto.

Peço, igualmente, a todos quantos possam exercer a sua própria influência sobre as partes envolvidas no conflito, que se empenhem ainda mais eficazmente para que a paz tão desejada, rapidamente ponha fim aos sofrimentos de toda a Nação angolana.

Que a Virgem Maria, Nossa Senhora da paz, abencõe e torne fecundos os nossos votos e as nossas orações.



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MARIOCAPALBO
00sabato 6 aprile 2013 20:14
La persona dello Spirito Santo nei simboli evangelici: unzione e acqua
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 24 ottobre 1990



1. Nel suo intervento nella sinagoga di Nazaret, all’inizio della vita pubblica, Gesù applica a sé un testo di Isaia che dice: “Lo Spirito del Signore è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione” (Is 61, 1; cf. Lc 4, 18).

È un altro simbolo che dall’Antico passa al Nuovo Testamento con un significato più preciso e nuovo, come è avvenuto per i simboli del vento, della colomba, del fuoco, dei quali abbiamo visto nelle ultime catechesi il riferimento all’azione e alla Persona dello Spirito Santo. Anche l’unzione con l’olio appartiene alla tradizione dell’Antico Testamento. Ricevevano l’unzione prima di tutto i re, ma anche i sacerdoti e talvolta i profeti. Il simbolo dell’unzione con l’olio doveva esprimere la forza necessaria all’esercizio dell’autorità.

Il testo citato di Isaia sulla “consacrazione con l’unzione” riguarda la forza di natura spirituale necessaria all’adempimento della missione data da Dio a una persona da lui scelta e mandata.

Gesù ci dice che questo eletto di Dio è lui stesso, il Messia: e la pienezza della forza a lui conferita - pienezza dello Spirito Santo - è la sua proprietà di Messia (= Unto del Signore, Cristo).

2. Negli Atti degli apostoli, Pietro accenna similmente all’unzione ricevuta da Gesù, quando ricorda “come Dio consacrò con l’unzione di Spirito Santo e di forza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo” (At 10, 38). Come l’olio penetra il legno o altre materie, così lo Spirito Santo pervade tutto l’essere del Messia-Gesù, conferendogli la potenza salvifica di curare i corpi e le anime. Per mezzo di questa unzione con lo Spirito Santo, il Padre ha operato la consacrazione messianica del Figlio.

3. La partecipazione all’unzione dell’umanità di Cristo in Spirito Santo passa su tutti coloro che lo accolgono nella fede e nell’amore. Essa avviene a livello sacramentale nelle unzioni con l’olio, il cui rito fa parte della liturgia della Chiesa, specialmente nel battesimo e nella cresima. Come scrive san Giovanni nella sua prima Lettera, essi hanno “l’unzione ricevuta dal Santo”, ed essa “rimane”, in loro. Quest’unzione costituisce la fonte della conoscenza: “Avete l’unzione ricevuta dal Santo e tutti avete la scienza”, così che “non avete bisogno che alcuno vi ammaestri . . . la sua unzione vi insegna ogni cosa” (1 Gv 2, 20. 27).

In questo modo si adempie la promessa fatta da Gesù agli apostoli: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni” (At 1, 8).

Nello Spirito, dunque, è la fonte della conoscenza e della scienza, in lui la sorgente della forza necessaria per rendere testimonianza alla verità divina. Nello Spirito è anche l’origine di quel soprannaturale “senso della fede” che, secondo il Concilio Vaticano II (Lumen gentium, 12), è l’eredità del popolo di Dio, secondo quanto dice san Giovanni: “Tutti avete la scienza” (1 Gv 2, 20).

4. Anche il simbolo dell’acqua appare spesso già nell’Antico Testamento. Presa in modo molto generico, l’acqua simboleggia la vita elargita da Dio alla natura e agli uomini. Leggiamo in Isaia: “Farò scaturire fiumi su brulle colline, fontane in mezzo alle valli; cambierò il deserto in un lago d’acqua, la terra arida in sorgenti” (Is 41, 18): è un’allusione all’influenza vivificante dell’acqua. Il profeta applica questo simbolo allo Spirito, mettendo in parallelo acqua e Spirito di Dio, quando proclama quest’oracolo: “Io farò scorrere acqua sul suolo assetato, torrenti sul terreno arido; spanderò il mio Spirito sulla tua discendenza . . . cresceranno come erba in mezzo all’acqua . . .” (Is 44, 3-4). Così viene indicata la potenza vivificante dello Spirito, simboleggiata dalla potenza vivificante delle acque.

Inoltre, l’acqua libera la terra dalla siccità (cf. 1 Re 18, 41-45). L’acqua serve anche a soddisfare la sete dell’uomo e degli animali. La sete d’acqua viene presa come similitudine della sete di Dio, come si legge nel libro dei Salmi: “Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio. L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?” (Sal 42, 2-3).

L’acqua è infine il simbolo della purificazione, come si legge in Ezechiele: “Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli” (Ez 36, 25). Lo stesso Profeta annuncia la potenza vivificante dell’acqua in una suggestiva visione: “Mi condusse poi all’ingresso del tempio e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente . . . Mi disse: «Queste acque escono di nuovo nella regione orientale, scendono nell’Araba ed entrano nel mare: sboccate in mare, ne risanano le acque. Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il fiume, vivrà . . .»” (Ez 47, 1. 8-9).

5. Nel Nuovo Testamento la potenza purificatrice e vivificante dell’acqua serve per il rito del battesimo già con Giovanni, che sul Giordano amministrava il battesimo di penitenza (cf. Gv 1, 33). Ma sarà Gesù a presentare l’acqua come simbolo dello Spirito Santo, quando in un giorno di festa esclamerà davanti alla folla: «Chi ha sete venga a me e beva, chi crede in me. Come dice la Scrittura, “fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno»”. E l’evangelista commenta: “Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui; infatti non c’era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato” (Gv 7, 37-39).

Con queste parole si spiega anche tutto ciò che Gesù dice alla samaritana sull’acqua viva, sull’acqua che viene data da lui stesso. Quest’acqua diventa nell’uomo “sorgente di acqua zampillante per la vita eterna” (Gv 4, 10. 14).

6. Sono tutte espressioni della verità rivelata da Gesù sullo Spirito Santo, di cui è simbolo l’“acqua viva”, e che nel sacramento del battesimo si tradurrà nella realtà della nascita dallo Spirito Santo. Qui confluiscono anche molti altri passi dell’Antico Testamento, come quello sull’acqua che Mosè, per ordine di Dio, fece uscire dalla roccia (cf. Es 17, 5-7; Sal 77, 16), e l’altro sulla sorgente accessibile alla casa di Davide . . . per lavare il peccato e l’impurità (cf. Zc 13, 1; 14, 8); mentre il coronamento di tutti questi testi si troverà nelle parole dell’Apocalisse sul fiume d’acqua viva, limpida come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell’Agnello. In mezzo alla piazza della città e da una parte e dall’altra del fiume si trova un albero di vita . . . Le foglie dell’albero servono a guarire le nazioni . . . (Ap 22, 1-2). Secondo gli esegeti, le acque vive e vivificanti simboleggiano lo Spirito, come lo stesso Giovanni ripete più volte nel suo Vangelo (cf. Gv 4, 10-14; 7, 37-38). In questa visione dell’Apocalisse si intravede la stessa Trinità. È anche significativo quel riferimento al risanamento delle nazioni mediante le foglie dell’albero, alimentato dall’acqua viva e salubre dello Spirito.

Se il popolo di Dio “beve questa bevanda spirituale”, secondo san Paolo, è come Israele nel deserto, che attingeva “da una roccia che era il Cristo” (1 Cor 10, 1-4). Dal suo fianco trafitto sulla croce “uscì sangue e acqua” (Gv 19, 34), in segno della finalità redentrice della morte, subita per la salvezza del mondo. Frutto di questa morte redentrice è il dono dello Spirito Santo, da lui concesso in abbondanza alla sua Chiesa.

Davvero “sorgenti d’acqua viva sono uscite dall’interno” del mistero pasquale di Cristo, divenendo, nelle anime degli uomini, come dono dello Spirito Santo, “sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv 4, 14). Questo dono proviene da un Donatore ben discernibile nelle parole di Cristo e dei suoi apostoli: la Terza Persona della Trinità.

A 4.000 pellegrini di lingua tedesca

Liebe Schwestern und Brüder!

Mit dieser kurzen Betrachtung grüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache sehr herzlich. Mein besonderer Grugilt einer Gruppe österreichischer Offiziere der Bundesgendarmerie aus Salzburg und Wien, die sich zusammen mit ihren Gemahlinnen zu ihrer Jubiläumswallfahrt in Rom aufhalten. Ich danke Euch für die Verbundenheit mit dem Nachfolger des Heiligen Petrus. Außerdem begrüße ich die Teilnehmer an der Wallfahrt des Souveränen Malteserordens aus der Republik Österreich mit einer zahlreichen Gruppe von behinderten und kranken Mitchristen. Der Malteserorden gibt dadurch ein beredtes Zeugnis seines Dienstes an den kranken und leidenden Mitmenschen, die unserer besonderen Achtung und Zuneigung bedürfen. Unser aller Gebet möge Euch helfen, in Euren körperlichen und seelischen Leiden das Gefühl der Nutzlosigkeit zu überwinden, das Euch bisweilen erfassen mag.

Az osztràk lovagok vendégeként jelen van ma itt a Magyar Màltai Lovagok egy csoportja is, akik magukkal hoztàk a budapesti huszonharmadik Jànos Pàpa szeretethàz néhàny lakòjàt. Isten hozta öket az Örök Vàrosban és àldàsomat küldöm a Szeretethàz összes lakòinak és a szeretett magyar nemzetnek.

Ferner begrüße ich sehr herzlich eine Gruppe von österreichischen Schwestern des Säkularinstituts ”Dienerinnen Christi des Königs“, die von Herrn Altbischof Bruno Wechner aus Feldkirch begleitet werden, sowie eine Gruppe von Angestellten des österreichischen Parlaments.

Ein weiterer Gruß gilt den Pilgern aus der Stadtpfarrei Sankt Blasius in Fulda, die gekommen sind, um mit unserem lieben Mons. Lucian Lamza von der Kongregation für die Orientalischen Kirchen sein silbernes Priesterjubiläum zu feiern.

Euch allen, den deutschsprachigen Pilgern und Besuchern, Euren lieben Angehörigen in der Heimat sowie den mit uns über Radio Vatikan verbundenen Hörerinnen und Hörern erteile ich von Herzen meinen Apostolischen Segen.

Ai connazionali polacchi

Drodzy Rodacy, dzisiaj pielgrzymuję wraz z wami do grobu św. Jana Kantego (Jana z Kęt). W krakowskiej kolegiacie św. Anny, związanej od wieków z Uniwersytetem Jagiellońskim - moją Alma Mater - znajduje się to miejsce. Piękny sarkofag, który kryje w sobie relikwie skromnego człowieka. Wtym roku minęło 600 lat od jego urodzin. W roku 1973 obchodziliśmy 500-lecie jego śmierci. Był to zarazem rok Mikołaja Kopernika. I on studiował w krakowskiej Akademii, pozostawiając po sobie wielkje, jedno z największych imion w powszechnej historii nauki.

Jan z Kęt takiego imienia nie zostawił. Wpisał się natomiast całym swym życiem w poczet świętych Kościoła. Rzec można, że wraz z nim zostało wpisane w dzieje świętości wszystko to, czym był i jest uniwersytet: szczególna wspólnota nauczycieli i uczniów, wspólnota prawie że rodzinna, alma mater, zjednoczona umiłowaniem prawdy. Zjednoczona umiłowaniem człowieka w prawdzie. Św. Jan z Kęt pozostaje przez wieki wyrazem tej szczególnej jedności.

Pani Jasnogórska! Przy grobie Jana Kantego modlę się dziś za wszystkie polskie uniwersytety, uczelnie i szkoły. Modlę się za przyszłość naszej kultury.

“Naród jest tą wielką wspólnotą ludzi, których łączą różne spoiwa, ale nade wszystko . . . kultura. Naród istnieje, z kultury, i "dla kultury" . . . Jestem synem narodu, który przetrzymał najstraszliwsze doświadczenia dziejów, który wielokrotnie sąsiedzi skazywali na śmierć - a on pozostał przy życiu i pozostał sobą. Zachował własną tożsamość i zachował pośród rozbiorów i okupacji własną suwerenność jako naród - nie w oparciu o jakiekolwiek inne środki fizycznej potęgi, ale tylko w oparciu o własną kulturę, która okazała się w tym wypadku potęgą większą od tamtych potęg”.

Słowa te wypowiedziałem przed dziesięciu laty wobec przedstawicieli wielu narodów świata w UNESCO w Paryżu. Te same słowa powtórzyłem w Warszawie - podczas ostatniej pielgrzymki do Ojczyzny - w czasie spotkania z przedstawicielami polskiej kultury w kościele Św. Krzyża, przy sercu Fryderyka Chopina.

Pani Jasnogórska! Dziś wracam do sarkofagu św. Jana Kantego i wspólnie z polskimi pielgrzymami w Rzymie modlę się za wszystkie uniwersytety, uczelnie i szkoły w naszej Ojczyźnie. Modlę się za przyszłość polskiej kultury.

Pytamy siebie samych o wkład tej kultury do wspólnego skarbca europejskiego.

Czyż to nie z jagiellońskiej właśnie akademii wyruszyli kiedyś do Konstancji, na Sobór, ludzie nauki z niezapomnianym rektorem Pawłem Włodkowicem, aby świadczyć o prawach ludzkiego sumienia, o wolności religii, która dlatego właśnie, że jest prawdą, nie może byćnarzucana mieczem, czyli przemocą. Po upływie więcej niż stulecia o to samo wołali uczeni hiszpańskiej szkoły w Salamance w związku z zagrożeniem tubylców na świeżo odkrytym kontynencie amerykańskim.

Dziękuję Ci, prastara jagiellońska Alma Materza ten pionierski wkład w historię prawa i moralności na naszym kontynencie.

Pani Jasnogórska! Klęcząc w pośrodku naszych dziejów, modlę się o przyszłość rodzimej kultury: za wszystkie uniwersytety, uczelnie, szkoły, za kulturę moralną rodaków.

Nie ma sprawy ważniejszej dla przyszłości ludzi i społeczeństw. Nie ma też środowiska, które ważniejsze jest dla przyszłości narodu.

Matko i Wychowawczyni! Spraw, aby w polskich uczelniach i szkołach pracowano dla przyszłości. Aby wiara w przyszłość była w nich silniejsza od pokus zwątpenia . . .

Matko i Wychowawczyni! . . .

Alma Mater . . .

Ai pellegrini di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

Je remercie tous les pèlerins de langue française pour leur aimable visite et je salue spécialement les Petits Chanteurs de Notre-Dame de Marvejols et les groupes de Suisse francophone. A tous, j’accorde de grand cœur ma Bénédiction Apostolique.

Ai gruppi di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I extend a warm welcome to the Capuchin friars from different countries taking part in a programme of permanent formation and spiritual renewal near Rome. Dear Brothers: may these days of prayer and study enable you to bear ever more joyful witness to Christ in your religious life and your service of God’s People. To you and to all the English-speaking visitors I cordially impart my Apostolic Blessing.

Ad alcuni pellegrini venuti dal Giappone

Carissimi giovani di Miyagi!

Sono molto lieto della vostra visita. Vi benedico perché possiate realizzare il fine del vostro viaggio approfondendo l’amicizia con i giovani del mondo nello spirito di Hasekura Tsunenaga. Deo gratias!

Ai presenti di lingua spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

Tras estas reflexiones, saludo afectuosamente a todas las personas, familias y grupos procedentes de los diversos Países de América Latina y de España, a quienes doy mi más cordial bienvenida a esta Audiencia.

Me es grato saludar, en modo particular, a la peregrinación de la “Asociación Mexicana de Implantes Dentales”, así como a la “Peregrinación Mariana” de Panamá y a los miembros de la “Asociación de Promotores y Constructores de Edificios Urbanos” de Gijón (AsturiasA todos imparto complacido la Bendición Apostólica.

Ai fedeli di lingua portoghese

Amadíssimos irmãos e irmãs,

Saúdo cordialmente a todos os peregrinos de língua portuguesa, e em particular os integrantes do Centro Internacional de Aperfeiçoamento Profissional e Técnico de Turim, provenientes do Brasil, Angola, Moçambique, Cabo Verde e São Tomé. A vós e vossas famílias concedo de bom grado a minha mais ampla Bênção Apostólica.

Ai giovani dell’Unione Latina

Placet deinde Nobis inter adstantes hodie consalutare humaniter iuvenes linguae Latinae rerumque Romanarum studiosos qui his diebus Romae versantur velut participes Septimi Congressus “Unionis Latinae” pluribus quidem ex gentibus ac terris; quibus adulescentibus ex animo fructuosissimum studiorum curriculum exoptamus et iucundissimam Urbis Aeternae recordationem et augescentem posthac fervorem amoremque in sermonem Latinum ac Romanum orbem.

Ai gruppi provenienti da diverse Diocesi italiane

Rivolgo ora il mio saluto ai pellegrini di lingua italiana, ed anzitutto ai numerosi fedeli dell’Arcidiocesi di Otranto, qui accompagnati dal loro Arcivescovo Monsignor Vincenzo Franco. Cari fedeli, sono lieto di questo incontro, che vuole essere la restituzione della visita pastorale che ebbi la gioia di compiere dieci anni fa nella vostra Comunità cristiana otrantina. Formulo cordiali voti che il cammino della vostra Chiesa particolare, che voi rappresentate, sia sempre confortato dalla grazia e dalla crescita della fede.

Il mio pensiero va poi ai marinai dell’Accademia Navale di Livorno, ai quali esprimo i miei auguri per il loro avvenire. Invoco su tutte le loro attività la protezione della Vergine Maria, invocata con il titolo di “Maris stella”.

Benedico volentieri la fiaccola che i fedeli di Sovico, in Arcidiocesi di Milano, hanno recato qui per l’annuale marcia della fede, in occasione delle feste patronali dei Santi Simone e Giuda. Benedico anche l’intera Comunità parrocchiale, invitando tutti ad essere luce del mondo con l’annuncio della parola di Cristo.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Mi è caro salutare i giovani, i malati e le coppie di sposi novelli. Carissimi, invito ciascuno di voi ad unirvi alla mia preghiera per la Chiesa e per la dilatazione del Regno di Dio. In questo mese di ottobre incrementate il vostro impegno missionario, che deve essere il segno distintivo di ogni cristiano. Spinti da questo ideale evangelico conducete una vita che sia di esempio a tutti. Misurate le vostre esigenze e quelle di chi vi è prossimo con il metro della stessa carità, con la quale il Redentore condivide e sostiene la speranza di voi giovani, la sofferenza di voi malati, l’amore casto e reciproco di voi sposi novelli. A tutti imparto la mia Benedizione.



© Copyright 1990 - Libreria Editrice Vaticana
MARIOCAPALBO
00sabato 6 aprile 2013 20:15
La fede nello Spirito Santo come Persona divina
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 31 ottobre 1990



1. “Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti”. Con queste parole il simbolo niceno-costantinopolitano determina la fede della Chiesa nello Spirito Santo, riconosciuto come vero Dio, col Padre e col Figlio, nell’unità trinitaria della divinità. Si tratta di un articolo di fede, formulato dal I Concilio di Costantinopoli (381), forse sulla base di un testo preesistente, come completamento del simbolo di Nicea (325) (cf. Denz. 150).

Questa fede della Chiesa è continuamente ripetuta nella liturgia, che è a suo modo non solo una professione, ma una testimonianza di fede. Così avviene, ad esempio, nella dossologia trinitaria che, di regola, conclude le preghiere liturgiche: “Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo”. Così nelle preghiere di intercessione rivolte al Padre, “per Cristo, nostro Signore, che con te (il Padre) vive e regna nell’unità dello Spirito Santo, Dio per tutti i secoli dei secoli”.

Anche l’inno “Gloria a Dio nell’alto dei cieli” possiede una struttura trinitaria: esso ci fa celebrare la gloria di Dio e del Figlio insieme allo Spirito Santo: “. . . Tu solo l’Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo, nella gloria di Dio Padre”.

2. Questa fede della Chiesa ha origine e si fonda sulla rivelazione divina. Dio si è definitivamente rivelato come Padre in Gesù Cristo, Figlio consostanziale, che per opera dello Spirito Santo si è fatto uomo, nascendo dalla Vergine Maria. Per mezzo del Figlio è stato rivelato lo Spirito Santo. Il Dio unico si è rivelato come Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. L’ultima parola del Figlio, inviato nel mondo dal Padre, è la raccomandazione data agli apostoli di “ammaestrare tutte le nazioni battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28, 19). Abbiamo visto nelle catechesi precedenti i momenti della rivelazione dello Spirito Santo e della Trinità nell’insegnamento di Gesù Cristo.

3. Abbiamo pure visto che Gesù Cristo rivelava lo Spirito Santo mentre compiva la sua missione messianica, nella quale dichiarava di agire “con la potenza dello Spirito di Dio” (per esempio nello scacciare i demoni) (cf. Mt 12, 28). Ma si direbbe che tale rivelazione si concentra e condensa sulla fine della sua missione, unitamente all’annuncio del ritorno al Padre. Lo Spirito Santo sarà - dopo la sua dipartita - “un nuovo Consolatore”. Sarà lui, “Spirito di verità”, che guiderà gli apostoli e la Chiesa attraverso la storia: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce”. Egli, che verrà dal Padre nel nome di Cristo, “vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14, 16-17. 26). E ancora: “Quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio” (Gv 16, 8). Questa è la promessa, questo è si può dire il testamento che, insieme a quello sulla carità e sull’Eucaristia, Gesù lascia ai suoi nell’ultima cena.

4. Dopo la morte, la risurrezione e l’ascensione di Cristo, la Pentecoste fu il compimento del suo annunzio, per ciò che riguardava gli apostoli, e l’inizio della sua azione lungo le generazioni che si sarebbero succedute nei secoli, poiché lo Spirito Santo doveva rimanere con la Chiesa “per sempre” (Gv 14, 16). Abbiamo parlato ampiamente di questo nelle catechesi precedenti.

Quella fondamentale storia della Chiesa delle origini, che è il libro degli Atti, ci dice che gli apostoli furono “pieni di Spirito Santo” e “annunziavano la parola di Dio con franchezza” (At 2, 4; 4, 31). Ci dice pure che, già nei tempi apostolici, “il mondo” opponeva resistenza all’opera non soltanto degli apostoli, ma del Protagonista invisibile che agiva in loro, come essi rimproveravano ai loro persecutori: “Voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo” (At 7, 51). Ciò sarebbe avvenuto anche nelle successive epoche della storia. La resistenza può giungere fino alla misura di un particolare peccato, chiamato da Gesù “bestemmia contro lo Spirito Santo”, della quale egli stesso aggiunge che è un peccato che non sarà perdonato (cf. Mt 12, 31; Lc 12, 10).

Come Gesù ha predetto e promesso, lo Spirito Santo è stato nella Chiesa delle origini e continua ad essere nella Chiesa di ogni tempo il Datore di tutti i doni divini (“Dator munerum”, come lo invoca la sequenza di Pentecoste): sia di quelli destinati direttamente alla santificazione personale, sia di quelli concessi agli uni per il giovamento degli altri (come certi carismi). “Ma tutte queste cose è l’unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole” (1 Cor 12, 11). Anche i “doni gerarchici”, come possiamo chiamarli col Concilio Vaticano II (Lumen gentium, 4), che sono indispensabili alla guida della Chiesa, provengono da lui (cf. At 20, 28).

5. In base alla rivelazione fatta da Gesù e trasmessa dagli apostoli, il simbolo professa la fede nello Spirito Santo, del quale dice che è “Signore”, come è Signore il Verbo, che ha assunto una carne umana: “Tu solus Dominus . . . cum Sancto Spiritu”. Aggiunge anche che lo Spirito dà la vita. Soltanto Dio può concedere la vita all’uomo. Lo Spirito Santo è Dio. E in quanto Dio, lo Spirito è l’autore della vita dell’uomo: della vita “nuova” ed “eterna” portata da Gesù, ma anche dell’esistenza in tutte le sue forme: dell’uomo e di tutte le cose (“Creator Spiritus”).

Questa verità di fede è stata formulata nel simbolo niceno-costantinopolitano, perché ritenuta e accettata come rivelata da Dio mediante Gesù Cristo e appartenente al “deposito della rivelazione” trasmesso dagli apostoli alle prime comunità, dalle quali passò nel costante insegnamento dei Padri della Chiesa. Storicamente, si può dire che l’articolo venne aggiunto al simbolo di Nicea dal I Concilio di Costantinopoli, che doveva affrontare alcuni negatori della divinità dello Spirito Santo, come altri - e specialmente gli ariani - combattevano la divinità del Figlio-Verbo, Cristo. In entrambi i casi si avevano delle menti quasi smarrite nella loro pretesa razionalistica dinanzi al mistero della Trinità! Gli oppositori della divinità dello Spirito Santo venivano chiamati “pneumatomachi” (= combattenti con lo Spirito) oppure “macedoniani” (dal nome di Macedonio, loro capofila). A queste opinioni errate, si opponevano con la loro autorità i grandi Padri, tra i quali Atanasio († 375), che specialmente nella sua Lettera a Serapione (I, 28-30) affermava l’eguaglianza dello Spirito Santo con le altre due divine Persone nell’unità della Trinità. E lo faceva in base all’“antica tradizione, la dottrina e la fede della Chiesa cattolica, quella s’intende che il Signore ci ha consegnato, che gli apostoli hanno predicato, che i Padri hanno conservato . . .” (cf. PL 26, 594-595).

Quei Padri, che valutavano in tutta la sua estensione e in tutto il suo significato la rivelazione contenuta nella Sacra Scrittura, non solo difendevano la nozione genuina e completa della Trinità, ma facevano anche notare che, negando allo Spirito Santo la divinità, verrebbe cancellata l’elevazione dell’uomo alla partecipazione alla vita di Dio - cioè la sua “divinizzazione” mediante la grazia - che secondo il Vangelo è opera dello Spirito Santo. Soltanto Colui che è Dio egli stesso può operare la partecipazione alla vita divina. Ed è proprio lo Spirito Santo che “dà la vita”, secondo le parole di Gesù stesso (cf. Gv 6, 63).

6. Occorre aggiungere che la fede nello Spirito Santo come Persona divina, professata nel simbolo niceno-costantinopolitano, è stata più volte confermata dal magistero solenne della Chiesa. Lo provano, ad esempio, i canoni del sinodo romano del 382, pubblicati da Papa Damaso I, nei quali leggiamo che lo Spirito Santo “è della sostanza divina ed è veramente Dio”, e che, “come il Figlio e il Padre, così anche lo Spirito Santo tutto può e tutto conosce ed è onnipresente” (Denz. 168-169).

La formula sintetica del simbolo della fede del 381, che dello Spirito Santo come Dio dice che è “Signore” come il Padre e il Figlio, è logica nell’aggiungere che, “ugualmente al Padre e al Figlio, è adorato e glorificato”. Se lo Spirito Santo è Colui che “dà la vita”, ossia che possiede col Padre e col Figlio la potenza creatrice, e in particolare la potenza santificatrice e vivificatrice nell’ordine soprannaturale della grazia, potenza che viene anzi attribuita alla sua Persona, è giusto che sia adorato e glorificato come le prime due Persone della Trinità, dalle quali procede come termine del loro eterno amore, in perfetta eguaglianza e unità di sostanza.

7. Il simbolo attribuisce ancora a questa Terza Persona della Trinità, in modo tutto particolare, di essere l’autore divino della profezia: “Egli è Colui «che ha parlato per mezzo dei profeti»”. Così viene riconosciuta l’origine dell’ispirazione dei profeti dell’Antico Testamento, cominciando da Mosè (cf. Dt 34, 10) e fino a Malachia, i quali ci hanno lasciato per iscritto le istruzioni divine. Sono stati ispirati dallo Spirito Santo. Lo diceva di se stesso Davide (2 Sam 22, 2), che era anche lui “profeta” (At 2, 30); lo diceva Ezechiele (11, 5). Nel suo primo discorso, Pietro espresse questa fede, affermando che “lo Spirito Santo aveva parlato per bocca di Davide” (At 1, 16) e similmente si esprime l’autore della lettera agli Ebrei (3, 7; 10, 15). Con gratitudine profonda, la Chiesa riceve le Scritture profetiche come un dono prezioso dello Spirito Santo, il quale si è manifestato così presente e operante sin dagli inizi della storia della salvezza.

Ai numerosi fedeli di lingua tedesca

Liebe Schwestern und Brüder!

Mit dieser kurzen Betrachtung grüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache sehr herzlich. Mein besonderer Grugilt den verschiedenen katholischen Militärgemeinden der Bundesrepublik Deutschland. Der Dienst in der Bundeswehr bringt eine große Verantwortung gegenüber der Gemeinschaft mit sich.

Euch ist der Gebrauch von Defensivwaffen und Material von großer Bedeutung für Euer Land anvertraut. Es ist eine entscheidende Erfahrung für Euer Leben, die Ihr in dieser Zeit macht. Eure Persönlichkeit wird bereichert werden durch Grundsätze, die sich an der Wahrheit über den Menschen, über seine Bestimmung und seine Sendung orientieren.

Euch allen, den deutschsprachigen Pilgern sowie den mit uns über Radio Vatikan verbundenen Hörerinnen und Hörern erteile ich von Herzen meinen Apostolischen Segen.

Ai pellegrini di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

Je salue cordialement les personnes de langue française présentes à cette audience, en particulier les membres de la chorale de la paroisse de St-Paul à Westmalle à qui j’offre mes meilleurs vœux à l’occasion du vingt-cinquième anniversaire de leur fondation.

Egalement, je salue avec joie les jeunes venus de France à l’occasion de leurs vacances scolaires de la Toussaint: les enfants de la commune de la Queue-en-Brie et les membres de l’Aumônerie catholique de Luxeuil-les-Bains. Chers jeunes, je souhaite que votre séjour dans la Ville Eternelle vous renouvelle dans votre intention de suivre le Christ, “le Chemin, la Vérité et la Vie”, pour connaítre le bonheur des Saints, que nous allons fêter demain.

A tous, jeunes et adultes, je donne de grand cœur ma Bénédiction Apostolique.

Ai pellegrini di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I extend a cordial welcome to the English-speaking visitors and pilgrims present here. In particular I greet the group of sailors of the United States Navy who have wished to make this audience a part of their visit to Rome. Upon all of you I invoke God’s abundant blessings.

Ai numerosi fedeli venuti dal Giappone

Deo gratias!

Carissimi componenti dei gruppi di “Ignazio di Loyola” e della Parrocchia di Kobe.

Vi ringrazio della vostra visita e vi auguro che il vostro pellegrinaggio a Roma fortifichi la vostra fede.

Vi benedico insieme alla vostra Nazione e alla vostra Chiesa Giapponese.

Deo gratias!

Ai numerosi pellegrini di lingua spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

Deseo ahora saludar muy cordialmente a todos los peregrinos y visitantes de lengua española.

En particular, a las Religiosas Siervas de María Ministras de los Enfermos, que han concluido en Roma su Capítulo General. Os aliento a continuar en vuestro abnegado servicio a los que sufren, dando así testimonio de amor a Dios y a su Iglesia.

Igualmente saludo a la peregrinación de Panamá, y a todas las familias y grupos procedentes de los diversos Países de América Latina y de España.

Con afecto imparto la Bendición Apostólica.

Ai fedeli di espressione portoghese

Caros irmãos e irmãs,

Aos peregrinos de língua portuguesa, como penhor de abundantes dons divinos, concedo de bom grado a minha Bênção Apostólica.

Ai pellegrini polacchi

Matko Jasnogórska, zapraszamy Cię w tych pierwszych dniach listopada na wszystkie polskie cmentarze. Wszędzie tam, gdzie sami podążamy, aby stanąć nad mogiłą naszych bliskich. Wszędzie tam, bądź z nami. Bądź z nami, Matko Chrystusa ukrzyżowanego i zmartwychwstałego, “pierwszego z umarłych”.

Bądź z nami na miejscach, gdzie grobowce znaczą epoki dziejów, gdzie zmarłych otacza się pamięcią pełną czci i wdzięczności.

Bądź z nami także na tylu innych miejscach, gdzie dzieje Ojczyzny pisali nieznani żołnierze i nieznani bohaterowie, nieznani męczennicy i świadkowie prawdy. Bądź z nami na wszystkich cmentarzach polskiej ziemi. I bądź także wszędzie, gdzie obca ziemia pochłonęła naszych rodaków, naszych bliskich, bez należnej zmarłemu mogiły.

Wielu tych miejsc jeszcze nie znamy, ale Ty znasz. I zna Twój Syn, Dobry Pasterz, który każdego pragnie odnaleźć i doprowadzić, każdego ogarnąć swą krzyżową ofiarą w Eucharystii. On, Syn Boży, który swoją śmiercią zadał śmierć ludzkiej śmierci.

Bądź z nami, Matko Chrystusa, przy mogiłach naszych rodziców, braci i sióstr, wychowawców i dobroczyńców. Bądź z nami przy mogile księdza Jerzego Popiełuszki, który stał się jakby zwornikiem tych wszystkich, co swe życie oddali za prawdę, za wolność, za sprawiedliwość.

Przypominamy dzisiaj przed Tobą, Matko z Jasnej Góry, słowa tego kapłana:

“Aby pozostać człowiekiem wolnym duchowo, trzeba żyć w prawdzie. Życie w prawdzie, to dawanie świadectwa na zewnątrz, to przyznanie się do niej i upominanie się o nią w każdej sytuacji. Prawda jest niezmienna. Prawdy nie da się zniszczyć taką czy inną decyzją, taką czy inną ustawą” (31-X-1982). “Postawmy życie w Prawdzie na pierwszym miejscu, jeżeli nie chcemy, by nasze sumienie porosło pleśnią” (27-II-1983).

Niech w dniach pamięci o naszych zmarłych przemawiają do nas świadectwa wszystkich, którzy dokonali życia, wszystkich, którzy oddali swe życie . . . Niech przemawia do nas świadectwo tego kapłana, które się nie przedawnia, które jest ważne nie tylko wczoraj, ale także dzisiaj. Może dzisiaj bardziej jeszcze.

Niech przemawia do nas jego wiara: “Dzięki śmierci i zmartwychwstaniu Chrystusa, symbol hańby i poniżenia stał się symbolem odwagi, męstwa, pomocy i braterstwa. W znaku krzyża ujmujemy dziś to, co najbardziej piękne i wartościowe w człowieku. Przez krzyż idzie się do zmartwychwstania. Innej drogi nie ma”.

Pani Jasnogórska! Bądź z nami przez te listopadowe dni . . . Ucz nas, że Dzień Zaduszny zespala się z uroczystością Wszystkich Świętych. Odejście przez śmierć wprowadza w tajemnicę życia. Jest to życie w Bogu i świętych obcowanie.

Przypominaj nam o świętości życia. Każdego ludzkiego życia. “Błogosławieni, którzy w Panu umierają”. “Nadzieja ich pełna jest nieśmiertelności”.

Witam pielgrzymów z Polski: z parafii św. Wawrzyńca w Wojniczu; z parafii Matki Boskiej Szkaplerznej w Korzennej w diecezji tarnowskiej; pielgrzymkę z parafii bł. Urszuli Ledóchowskiej w Gdańsku; z parafii Bożego Ciała w Tucholi w diecezji chełmińskiej; współpracowników misyjnych sióstr pallotynek z całej Polski; grupę esperantystów z Warszawy; budowlanych z Sopotu; kolejarzy z Krakowa; grupę “Polontur” z Olsztyna i innych pielgrzymów z kraju czy emigracji nie objętych tymi grupami. Jest również obecny wikariusz generalny diecezji pińskiej, ks. prał. Kazimierz Świątek.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Rivolgo ora un affettuoso saluto ai vari gruppi di pellegrini italiani; saluto, in particolare, gli ammalati, i giovani e gli sposi novelli. La solennità di Tutti i Santi e la commemorazione di tutti i Fedeli Defunti, che celebreremo nei prossimi giorni, ci offrono l’opportunità di riflettere, ancora una volta, sull’autentico valore dell’esistenza terrena. La nostra vita è un breve pellegrinaggio verso la patria definitiva, il Cielo, dove ci attendono, nella gloria di Dio, i Santi, nostri fratelli nella fede, che hanno perseverato, qui in terra, nell’amore e nella speranza. Queste ricorrenze, tanto sentite dalla pietà popolare, ci invitano, innanzitutto, ad invocare i Santi perché ci incoraggino a seguire generosamente il Vangelo e ci sostengano nella lotta contro il male. Ci suggeriscono, inoltre, di ricordare i nostri defunti e di pregare per loro, alimentando, allo stesso tempo, in noi la speranza di incontrarli nuovamente nel Signore.

Questi giorni di riflessione e di preghiera siano di grande conforto specialmente per voi, cari ammalati, associati, in maniera profonda, mistero della passione di Cristo. Per voi, cari giovani, costituiscano un invito ad imitare l’eroismo dei Santi, rimasti fedeli alla chiamata divina sino alla morte. Auguro a voi, cari sposi novelli, che possiate trarre da queste celebrazioni un’occasione propizia per comprendere sempre meglio che siete chiamati a testimoniare con la vostra reciproca fedeltà l’amore infinito con cui Iddio circonda ogni uomo. A tutti imparto la mia Benedizione.



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