Catechesi sul Credo, parte III: Lo Spirito Santo Datore di Vita Novembre1989

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MARIOCAPALBO
00sabato 6 aprile 2013 12:29
l discorso di Pietro: il primo kerygma
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 8 novembre 1989



1. Prima di tornare al Padre, Gesù aveva promesso agli apostoli: “Riceverete forza dallo Spirito Santo, che scenderà su di voi, e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Galilea e la Samaria e fino agli estremi con fini della terra” (At 1, 8). Come ho scritto nell’enciclica Dominum et Vivificantem, “il giorno della Pentecoste tale annuncio si avvera in tutta esattezza. Agendo sotto l’influsso dello Spirito Santo, ricevuto dagli apostoli durante la preghiera nel Cenacolo, davanti ad una moltitudine di gente di diverse lingue, radunata per la festa, Pietro si presenta e parla. Proclama ciò che certamente non avrebbe avuto coraggio di dire in precedenza” (Dominum et Vivificantem, 30). È la prima testimonianza data pubblicamente e quasi si direbbe solennemente a Cristo risorto, a Cristo vittorioso. È anche l’inizio del kerigma apostolico.

2. Già nell’ultima catechesi ne abbiamo parlato, esaminandolo dal punto di vista del soggetto docente: “Pietro con gli altri Undici” (cf. At 2, 14). Oggi vogliamo analizzare quel primo kerigma nel suo contenuto, come modello o schema dei molti altri “annunci” che seguiranno negli Atti degli Apostoli - e poi nella storia della Chiesa.

Pietro si rivolge a coloro che si sono riuniti nei pressi del Cenacolo, apostrofandoli: “Uomini di Giudea, e voi tutti che vi trovate a Gerusalemme” (At 2, 14). Sono gli stessi che hanno assistito al fenomeno della glossolalia, sentendo ciascuno nella propria lingua la lode, pronunciata dagli apostoli, delle “grandi opere di Dio” (cf. At 2, 11). Nel suo discorso, Pietro comincia col prendere la difesa o almeno col precisare la condizione di coloro che “battezzati in Spirito Santo” (At 2, 4), per il comportamento insolito tenuto sono sospettati di ubriachezza. E fin dalle prime parole dà la risposta: “Questi uomini non sono ubriachi come voi sospettate, essendo appena le nove del mattino. Accade invece quello che predisse il profeta Gioele” (At 2, 15-16).

3. Negli Atti è riportato ampiamente il passo del profeta: “Negli ultimi giorni, dice il Signore, io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profeteranno” (At 2, 17). Questa “effusione di Spirito” riguarda sia i giovani che gli anziani, gli schiavi e le schiave - avrà dunque carattere universale. E verrà confermata da segni: “Farò prodigi in alto nel cielo e segni in basso sulla terra” (At 2, 19). Questi saranno i segni del “giorno del Signore” che si sta avvicinando (cf. At 2, 20): “Allora chiunque invocherà il nome del Signore, sarà salvato” (At 2, 21).

4. Nell’intenzione dell’oratore, il testo di Gioele serve a spiegare in modo adatto il significato dell’evento, di cui i presenti hanno visto i segni: “l’effusione dello Spirito Santo”. Si tratta di una azione soprannaturale di Dio congiunta ai segni tipici della venuta di Dio, predetta dai profeti e identificata dal nuovo testamento con la venuta stessa di Cristo. Questo è il contesto in cui l’Apostolo riversa il contenuto essenziale del suo discorso, che è il nucleo stesso del kerigma apostolico: “Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazaret - uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra di voi per opera sua, come voi ben sapete -, dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l’avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l’avete ucciso. Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere” (At 2, 22-24).

Forse non tutti i presenti al discorso di Pietro, venuti da molte regioni per la Pasqua e la Pentecoste, avevano partecipato agli avvenimenti di Gerusalemme che si erano conclusi con la crocifissione di Cristo. Ma l’Apostolo si rivolge anche a loro come a “uomini d’Israele”, appartenenti cioè a un mondo antico nel quale, ormai, per tutti erano brillati i segni della nuova venuta del Signore.

5. I segni e i miracoli ai quali faceva riferimento Pietro, certamente erano ancora nel ricordo dei gerosolimitani, ma anche di molti altri suoi uditori, che dovevano aver sentito almeno parlare di Gesù di Nazaret. Ad ogni modo, dopo aver ricordato tutto ciò che Cristo aveva operato, l’Apostolo passa al fatto della sua morte di Croce e parla direttamente della responsabilità di coloro che avevano consegnato Gesù a morte. Aggiunge però che Cristo “fu consegnato . . . secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio” (cf. At 2, 23). Pietro dunque introduce coloro che l’ascoltano nella visione del piano salvifico di Dio che si è compiuto proprio per mezzo della morte di Cristo. E si affretta a dare la conferma decisiva dell’azione di Dio mediante e al di sopra di ciò che hanno fatto gli uomini. Tale conferma è la Risurrezione di Cristo: “Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere” (At 2, 24).

È il punto culminante del kerigma apostolico su Cristo salvatore e vincitore.

6. Ma a questo punto l’Apostolo ricorre nuovamente all’antico testamento. Riporta infatti il Salmo messianico (Sal 16, 8-11).

“Contemplavo sempre il Signore innanzi a me, / poiché egli sta alla mia destra, / perché io non vacilli. / Per questo si rallegrò il mio cuore / ed esultò la mia lingua; / ed anche la mia carne riposerà nella speranza / perché tu non abbandonerai l’anima mia negli inferi / né permetterai che il tuo Santo veda la corruzione. / Mi hai fatto conoscere le vie della vita, / mi colmerai di gioia con la tua presenza” (At 2, 25-28).

È un legittimo adattamento del Salmo davidico, che l’autore degli Atti cita secondo la versione greca dei settanta, che accentua l’aspirazione dell’anima ebraica a sfuggire alla morte, nel senso della speranza di liberazione anche dalla morte già avvenuta.

7. A Pietro, senza dubbio, preme sottolineare che le parole del Salmo non riguardano Davide, la cui tomba - egli osserva - “è ancora oggi in mezzo a noi”. Riguardano, invece, il suo discendente, Gesù Cristo: Davide “previde la risurrezione del Messia e ne parlò” (At 2, 31). Si sono dunque adempiute le parole profetiche: “Questo Gesù Dio l’ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato pertanto alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire . . . Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso” (At 2, 32-33. 36).

8. Il giorno prima della sua Passione Gesù aveva detto agli apostoli nel Cenacolo, parlando dello Spirito Santo: “Egli mi renderà testimonianza, e . . . anche voi mi renderete testimonianza” (Gv 15, 26-27). Come ho scritto nell’enciclica Dominum et Vivificantem, “nel primo discorso di Pietro a Gerusalemme tale “testimonianza” trova il suo chiaro inizio: è la testimonianza intorno a Cristo crocifisso e risorto. Quella dello Spirito-paraclito e degli apostoli” (Dominum et Vivificantem, 30).

In questa testimonianza Pietro vuole richiamare i suoi uditori al mistero di Cristo risorto, ma vuole anche spiegare i fatti, ai quali hanno assistito nella Pentecoste, mostrandoli come segni della venuta dello Spirito Santo. Il Paraclito è venuto veramente in virtù della Pasqua di Cristo. È venuto e ha trasformato quegli uomini di Galilea, ai quali è stata affidata la testimonianza su Cristo. È venuto perché inviato da Cristo, “innalzato alla destra del Padre” (cf. At 2, 33), cioè esaltato per la sua vittoria sulla morte. La sua venuta è dunque una conferma della potenza divina del Risorto. “Sappia dunque tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso”, conclude Pietro (At 2, 36). Anche Paolo scrivendo ai Romani proclamerà: “Gesù è Signore!” (Rm 10, 9).

Ai fedeli di lingua francese

AU TERME de cette réflexion, je tiens à saluer le pèlerinage du diocèse de Luçon, guidé par son évêque, Monseigneur Charles Paty. A tous les participants, prêtres et laïcs, je souhaite la grâce de servir tonjours mieux l’Eglise qui est en Vendée, en communion avec l’Eglise universelle.

* * *

J’ADRESSE mes félicitations aux responsables du vingt-cinquième pèlerinage à Rome du cinquième Régiment de Chasseurs, de Périgeux. Aux jeunes participants et à leurs cadres, j’exprime mes vœux fervents. Que ces journées romaines vécues dans la joie et dans la foi chrétiennes, laissent des traces profondes dans la vie de chacun!

* * *

TOUS MES SOUHAITS aux religieuses du Sacré-Cœur présentes à Rome pour bénéficier d’un temps de ressourcement spirituel. Que le Seigneur leur accorde la précieuse faveur d’une jeunesse d’âme sans déclin!

A tous les pèlerins de langue française, mon cordial merci pour leur visite et mon affectueuse Bénédiction Apostolique!

Ai diversi gruppi di espressione inglese

Dear Brothers and Sisters,

I CORDIALLY GREET a Church of Sweden group of theologians, artists and lawyers. I wish to extend a special welcome to the Carmelite Sisters in Rome to celebrate their Jubilees of Religious Life. Dear Sisters, may you always show forth in your lives the joy and inner strenght which spring from fidelity to the Lord. May you be filled with hope and love in your religious consecration. I also greet the visitors from Korea, whose country I had the pleasure of visiting recently.

Upon all the English-speaking visitors and pilgrims here today I invoke Almighty God’s abundant blessings.

A rappresentanti del Buddhismo Shingon e dello Shintoismo

SALUTO IL VENERABILE Gimyo Inaba, il Venerabile Yukitaka Yamamoto e le illustri personalità del Buddhismo Shingon e dello Shintoismo che li accompagnano.

Tre anni fa, ad Assisi, i massimi rappresentanti delle religioni hanno posto le basi di un’azione comune che favorisca la pace nel mondo. Mi rallegro per quanto anche voi fate per un più fruttuoso dialogo tra le religioni. Auspico che questo dialogo si approfondisca sempre più per il vero bene di tutta l’umanità.

Vi ringrazio per questa vostra visita ed auguro ogni bene a voi e a tutte le persone che rappresentate.

Ai diversi gruppi di espressione linguistica tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

MIT DIESER KURZEN Betrachtung grüße ich alle heutigen Audienzteilnehmer aus den Ländern deutscher Sprache. Mein besonderer Gruß gilt den anwesenden Behinderten aus der Diözese Trier sowie den Behinderten und Blinden aus Nürnberg. Möge euch die Begegnung mit den Heiligen Stätten in eurem Galuben bestärken und euch neue Kraft und Zuversicht schenken. Ferner grüße ich noch herzlich die Gruppe des Bischöflichen Ordinariates Münster zusammen mit sieben Priestern, die ihr Goldenes Priesterjubiläum feiern. Mit besten Segenswünschen für die hochwürdigen Herrn Jubilare wünsche ich euch allen fruchtbare Studientage in der Ewigen Stadt. Euch und allen anwesenden deutschsprachigen Pilgern erteile ich von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai fedeli provenienti da Paesi di espressione spagnola

SALUDO AHORA muy cordialmente a todos los peregrinos y visitantes provenientes de los diversos Países de América Latina y de España, presentes en esta Audiencia.

En particular, al grupo de Formadores Claretianos reunidos en Roma para un curso de renovación, a quienes aliento a una ilusionada entrega en su labor apostólica y docente.

* * *

IGUALMENTE SALUDO a los representantes del “Grupo Fénixmutuo”, que han querido conmemorar el veinticinco aniversario de la fundación de la Mutua con esta visita a Roma, centro de la catolicidad. Os animo a un empeño social en favor de los más necesitados. Finalmente mi cordial bienvenida a este encuentro a los peregrinos de Guatemala, Argentina y México.

A todos bendigo de corazón.

A giocatori e dirigenti della squadra di calcio sovietica del Dniepr

Sono lieto di salutare la squadra sovietica di calcio dello “Dniepr”.

IL SIGNORE VOGLIA che la vostra attività sportiva giovi ad elevare gli spiriti di bontà, di fraternità e di sostegno morale all’uomo.

Ai suoi connazionali polacchi

POZDRAWIAM PIELGRZYMOW z Polski: księdza kardynała Matropolitę Krakowskiego, księży biskupów Vosińskiego, Śrutę i Pawłowskiego, a także pielgrzymów z parafii Miłosierdzia Bożego na Wzgórzach Krzesławickich w Krakowie; z parafii Najświętszej Maryi Panny Matki Kościoła w Pręadniku Białym w Krakowie; kapłanów diecezji lubelskiej na 25-lecie święceń; pielgrzymów z parafii bł. Brata Alberta w Puławach, w diecezji lubelskiej; z parafii św. Józefa we Włociawku; z parafii Świętego Krzyża w Kole; z parafii św. Wojciecha w Kłobi, w diecezji włocławskiej; rolników z diecezji siedleckiej; służbę zdrowia z diecezji gdańskiej prócz tego pielgrzymów z polskiej parafii w Hamburgu; z parafii św. Jacka w Słupsku; z parafii Matki Bożei w Międzywodziu; z parafii św. Józefa w Dziwnowie; grupę kolejarzy z Warszawy oraz uczestników grupy turystycznej Turysta . . . Kościół stale głosi prawdę o Chrystusie ukrżyzowanym i zmartwychwstałym, głosi ją wszystkim narodom, głosi ją także i na naszej polskiej ziemi od tysiąca lat. Od tysiąca lat żyjemy tą prawdą o Chrystusie ukrzyżowanym i zmartwychwstałym i staramy się jei dawać świadectwo: “ Duch o Mnie świadectwo dawać będzie i wy o Mnie świadectwo dawać będziecie ”. To się odnosi oczywiście i do Kościoła w Polsce. W przededniu wielkiego wydarzenia kanonizacji Brata Alberta życzę Kościołowi w Polsce, reprezentowanemu tutaj przez wszystkich pielgrzymów, zwłaszcza przez członków Episkopatu, tego świadectwa.

Ai giovani, agli ammalati e sposi novelli

SALUTO ORA i giovani, gli ammalati, gli sposi novelli, qui convenuti per questa Udienza alla vigilia della Festa della Dedicazione della Basilica Lateranense: Cattedrale di Roma.

Carissimi, questa ricorrenza vi aiuti a riscoprire il significato della vostra appartenenza alla Chiesa Universale e alle singole Chiese locali, e a realizzarne le intime esigenze di comunione e di amore.

A voi, giovani, auguro di essere sempre pronti ad offrire il vostro specifico contributo perché i vostri gruppi siano centri di autentica comunione. Invito voi, ammalati, a pregare affinché le comunità di cui fate parte siano testimonianze credibili della presenza del Regno di Dio nel mondo. Auguro a voi, sposi novelli, di essere pronti a rendere le vostre famiglie delle pietre vive per la costruzione dell’edificio della Chiesa domestica.

A tutti imparto la mia Benedizione.



© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana

MARIOCAPALBO
00sabato 6 aprile 2013 12:29
Il discorso di Pietro: l'inizio della conversione
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 15 novembre 1989



1. Dopo aver riferito il primo discorso di Pietro nel giorno di Pentecoste, l’autore degli Atti ci informa che i presenti “all’udir tutto questo, si sentirono trafiggere il cuore” (At 2, 37). Sono parole eloquenti, che indicano l’azione dello Spirito Santo nelle anime di coloro che ascoltarono da Pietro il primo kerigma apostolico, la sua testimonianza su Cristo crocifisso e risorto, la sua spiegazione dei fatti straordinari avvenuti quel giorno. In particolare, quella prima presentazione pubblica del mistero pasquale aveva raggiunto il centro stesso delle attese degli uomini dell’antica alleanza, quando Pietro aveva detto: “Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso” (At 2, 36).

La discesa dello Spirito Santo, che aveva operato quel giorno anzitutto negli apostoli, adesso operava negli uditori del loro messaggio. Le parole di Pietro avevano raggiunto i cuori, destandovi “la convinzione quanto al peccato”: l’inizio della conversione.

2. Col cuore così compunto, “. . . dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?»” (At 2, 37). La domanda: “Che cosa dobbiamo fare?” dimostra la disponibilità della volontà. Era la buona predisposizione interiore degli ascoltatori di Pietro che, all’ascolto della sua parola, si erano resi conto che era necessario apportare una svolta nella loro vita. Si rivolsero a Pietro e anche agli altri apostoli, perché sapevano che Pietro aveva parlato e parlava anche a loro nome, e che perciò “gli undici” (cioè tutti gli apostoli) erano testimoni della stessa verità e incaricati della stessa missione. È anche significativo il fatto che essi li chiamarono “fratelli”, facendo eco a Pietro, che aveva parlato con spirito fraterno nel suo discorso, nella cui ultima parte si era rivolto ai presenti con l’appellativo di “fratelli”.

3. Lo stesso Pietro risponde ora alla domanda dei presenti. È una risposta molto semplice, che ben si può definire lapidaria: “Pentitevi” (At 2, 38). Con questa esortazione Gesù di Nazaret aveva iniziato la sua missione messianica (cf. Mc 1, 15). Ora Pietro la ripete nel giorno della Pentecoste, con la potenza dello Spirito di Cristo, che è disceso in lui e negli altri apostoli.

È il passo fondamentale della conversione operata dallo Spirito Santo, come ho sottolineato nell’enciclica Dominum et Vivificantem: “Divenendo “luce dei cuori”, cioè delle coscienze, lo Spirito Santo “convince del peccato”, ossia fa conoscere all’uomo il suo male (= il male da lui commesso), e, nello stesso tempo, lo orienta verso il bene . . . Sotto l’influsso del Consolatore si compie, dunque, quella conversione del cuore umano, che è condizione indispensabile del perdono dei peccati” (Dominum et Vivificantem, 42).

4. “Pentitevi”, sulla bocca di Pietro significa: passate dal rifiuto di Cristo alla fede nel Risorto. La crocifissione era stata l’espressione definitiva del rifiuto di Cristo, sigillato da una morte infame sul Golgota. Ora l’Apostolo esorta i crocifissori di Gesù alla fede nel risorto: “Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte” (At 2, 24). Ormai la Pentecoste è la conferma della Risurrezione di Cristo.

L’esortazione alla conversione implica soprattutto la fede in Cristo-redentore. La Risurrezione infatti è la rivelazione di quella potenza divina, che per mezzo della crocifissione e morte di Cristo opera la Redenzione dell’uomo, la sua liberazione dal peccato.

Se mediante le parole di Pietro lo Spirito Santo “convince quanto al peccato”, lo fa “in forza della redenzione, operata dal sangue del Figlio dell’uomo . . . La Lettera agli Ebrei dice che questo “sangue purifica la coscienza” (cf. Eb 9, 14). Esso, dunque, per così dire, apre allo Spirito Santo la via verso l’intimo dell’uomo, cioè il santuario delle coscienze umane” (Dominum et Vivificantem, 42).

A questo livello di profondità e di interiorità - ci annuncia e attesta Pietro nel suo discorso di Pentecoste - giunge l’azione dello Spirito Santo in forza della Redenzione operata da Cristo.

5. Pietro completa così il suo messaggio: “Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo” (At 2, 38). Qui sentiamo l’eco di ciò che Pietro e gli altri apostoli udirono da Gesù dopo la sua Risurrezione, quando “aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture e disse: “Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare . . .” e nel suo nome saranno predicate a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme” (Lc 24, 45-47).

Adeguandosi fedelmente a ciò che Cristo aveva stabilito (cf. Mc 16, 16; Mt 28, 19), Pietro richiede non solo il “pentimento” ma anche il Battesimo nel nome di Cristo “per la remissione dei . . . peccati” (At 2, 38). Infatti gli apostoli, il giorno di Pentecoste, sono stati “battezzati in Spirito Santo” (cf. At 2, 4). Perciò, trasmettendo la fede in Cristo redentore, esortano al Battesimo che è il primo sacramento di questa fede. Poiché esso opera la remissione dei peccati, la fede deve trovare nel Battesimo la propria espressione sacramentale perché l’uomo diventi partecipe del dono dello Spirito Santo.

Questa è la via ordinaria, possiamo dire, della conversione e della grazia. Non è escluso che esistano anche altre vie, poiché “lo Spirito soffia dove vuole” (cf. Gv 3, 8) e può compiere l’opera della salvezza mediante la santificazione dell’uomo anche fuori del sacramento quando questo non è possibile. È il mistero dell’incontro fra la grazia divina e l’anima umana: basti per ora, avervi solo accennato, perché ne riparleremo, a Dio piacendo, nelle catechesi sul Battesimo.

6. Nell’enciclica Dominum et Vivificantem mi sono soffermato ad analizzare la vittoria sul peccato riportata dallo Spirito Santo in riferimento all’azione di Cristo redentore. Là ho scritto: “Il convincere del peccato, mediante il ministero dell’annuncio apostolico della Chiesa nascente, viene riferito - sotto l’impulso dello Spirito effuso nella Pentecoste - alla potenza redentrice di Cristo crocifisso e risorto. Così si adempie la promessa relativa allo Spirito Santo, fatta prima di Pasqua: “Egli prenderà del mio e ve l’annuncerà”. Quando dunque, durante l’evento della Pentecoste, Pietro parla del peccato di coloro che “non hanno creduto” ed hanno consegnato ad una morte ignominiosa Gesù di Nazaret, egli rende testimonianza alla vittoria sul peccato: vittoria che si è compiuta, in certo senso, mediante il peccato più grande che l’uomo poteva commettere: l’uccisione di Gesù, Figlio di Dio, consostanziale al Padre! Similmente, la morte del Figlio di Dio vince la morte umana: “Ero mors tua, o mors”, come il peccato di aver crocifisso il Figlio di Dio “vince” il peccato umano! Quel peccato che si consumò a Gerusalemme il giorno del Venerdì santo - e anche ogni peccato dell’uomo. Infatti, al più grande peccato da parte dell’uomo corrisponde, nel cuore del Redentore, l’oblazione del supremo amore, che supera il male di tutti i peccati degli uomini” (Dominum et Vivificantem, 31).

La vittoria è dunque dell’amore! Questa è la verità racchiusa nell’esortazione di Pietro alla conversione mediante il Battesimo.

7. In forza dell’amore vittorioso di Cristo anche la Chiesa nasce nel Battesimo sacramentale per opera dello Spirito Santo il giorno della Pentecoste, quando avvengono le prime conversioni a Cristo.

Leggiamo infatti che “allora quelli che accolsero la sua parola (cioè la verità racchiusa nelle parole di Pietro) furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone” (At 2, 41): “si unirono” cioè a coloro che già in precedenza erano “stati battezzati in Spirito Santo”, gli apostoli. Battezzati “con l’acqua e con lo Spirito Santo”, diventano la comunità “dei figli adottivi di Dio” (cf. Rm 8, 15). Come “figli nel Figlio” (cf. Ef 1, 5) diventano “uno” nel legame di una nuova fratellanza. Mediante l’azione dello Spirito Santo diventano la Chiesa di Cristo.

8. A questo proposito occorre ricordare l’evento riguardante Simon Pietro, che era accaduto sul lago di Genesaret. L’evangelista Luca narra che Gesù “disse a Simone: “Prendi il largo e calate le reti per la pesca”. Simone rispose: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”. E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano . . . e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. Al veder questo Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: “Signore, allontanati da me che sono un peccatore . . .” Gesù disse a Simone: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono” (Lc 5, 4-8. 10-11).

In quell’evento-segno vi era l’annuncio della futura vittoria sul peccato mediante la fede, il pentimento e il Battesimo, predicati da Pietro in nome di Cristo. Quell’annuncio divenne realtà il giorno di Pentecoste, quando fu confermato per opera dello Spirito Santo. Pietro il pescatore e i suoi compagni del lago di Genesaret ritrovarono in questa realtà l’espressione pasquale della potenza di Cristo - e allo stesso tempo il significato della loro missione apostolica. Trovarono l’attuazione dell’annunzio: “D’ora in poi sarai pescatore di uomini”.

Ai fedeli di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

JE SOUHAITE la bienvenue aux francophones présents à cette audience. Je souhaite que votre séjour à Rome vous permette de renouveler votre regard sur l’Eglise universelle, et que, près du tombeau de Pierre, il vous soit donné de raffermir votre adhésion au Christ. Que Dieu vous aide au long de votre route!

Ai numerosi pellegrini di espressione inglese

Dear Brothers and Sisters,

I AM HAPPY to greet the members of Legatus who have assembled here in Rome. You have come to invoke the assistance of the holy apostles Peter and Paul and to consecrate your talents and your energies to the good of the universal Church. Your mission is one of service to Jesus Christ and to the cause of his Gospel. This service requires the authentic fulfilment of your role to be exemplary Catholics, applying the teaching of Church to the business world as well as to your individual lives. Your inspiration comes from your Baptism and your Confirmation, and your union with Chirst is forever the source of your joy and strength. The Church needs your fidelity and the Holy See counts on your generous commitment. It is my prayer that in all your activities you will experience the loving protection of the Mother of Christ.

* * *

I AM ALSO pleased to welcome the participants in the Rejoice Conference Seminar, sponsored by the Office of Black Catholics of the Archdiocese of Washington. Your stay in Rome provides you with a precious opportunity to experience in a unique way the universality of Christ’s Church. In every age, our Lord invites men and women of all nations and races, peoples and tongues to follow him. I encourage you in your efforts to share the richness of your heritage as Black Catholics with all your brothers and sisters, and to grow in love for the Church and in your commitment to work for its unity and peace.

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MY WARM WELCOME goes to the delegation from the “European Buddhist Union” present in Rome for meetings with the Pontifical Council for Inter-religious Dialogue. I wish to extend a cordial greeting to the Prime Minister of Ontario and the delegation accompanying him, including a group of distinguished members of Parliament. I also welcome the Sisters of the Little Company of Mary who are participating in a programme of spiritual renewal. To all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience, I willingly impart my Apostolic Blessing.

Ai gruppi di espressione tedesca

Liebe Schwestern und Brüder!

MIT DIESER EINLADUNG zum Gebet um den Heiligen Geist grüße ich herzlich alle anwesenden Pilger und Besucher aus den deutschsprachigen Ländern, besonders die Studiengruppe der Katholischen Akademie Hamburg, und erteile Euch für Gottes steten Schutz und Beistand gern meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai numerosi fedeli di lingua spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

Saludo ahora muy cordialmente a todos los peregrinos y visitantes de lengua española.

EN PARTICOLAR, saludo a las Hermanas Franciscanas Misioneras de la Madre del Divino Pastor y a las Hermanas de Nuestra Señora de la Consolación, a quienes aliento a una generosa entrega a Dios y a la Iglesia en fidelidad a su propia vocación religiosa.

* * *

SALUDO IGUALMENTE a la peregrinación de “Rocieros”, que como testimonio de su devoción mariana, han querido venir a Roma, centro de la catolicidad, para orar ante el sepulcro de los Apóstoles. Que vuestro amor a la Santísima Virgen del Rocío, Reina de las marismas, os afiance en vuestra fe cristiana y os impulse a un renovado dinamismo apostólico en la sociedad española. ¡Viva la Blanca Paloma!

A todas las personas, familias y grupos procedentes de los diversos Países de América Latina y de España imparto con afecto la Bendición Apostólica.

Ai pellegrini di espressione portoghese

Caríssimos irmãos e irmãs,

A TODOS OS peregrinos e visitantes de língua portuguesa, concedo a minha afectuosa Bênção que os ajude a serem fiéis.

Ai fedeli di lingua polacca

WITAM SERDECZNIE pielgrzymów z Polski, witam w szczególności księży biskupów, którzy przybyli do Rzymu na kanonizację Brata Alberta z Krakowa, z Warszawy, z Częstochowy, z Gdańska, z Lublina, z Siedlec, z Pelplina. Witamy wszyscy serdecznie braci albertynów i siostry albertynki z całej Polski. Witam serdecznie pielgrzymów z parafii św. Szczepana i z parafii Bożego Ciała w Krakowie; z parafii św. Wojciecha w Mucharzu koło Wadowic; z parafii św. Brata Alberta w Nowym Chechle w diecezji katowickiej; z parafii św. Wawrzyńca w Wojniczu; z parafii św. Brata Alberta w Skarżysku-Kamiennej; z parafii katedralnej z Włocławka oraz z parafii św. Wojciecha z Konina w diecezji włocławskiej; pielgrzymów z diecezji siedleckiej; pielgrzymkę polonijną z Anglii; pielgrzymkę polonijną ze Stanów Ziednoczonych; wreszcie grupę kolejarzy z Tych, ze Szczakowej i z Katowic.

Dzisiejsza katecheza o Duchu Świętym, jak wszystkie poprzednie, skierowuje naszą uwagę na wieczernik jerozolimski w dniu Piećdziesiątnicy. Całe wydarzenie Pięćdziesiątnicy jerozolimskiej zasługuje na szczególną analizę, czego dokonuiemy w koleinych katechezach. Dzisiaj mowa była o bezpośrednich następstwach pierwszego kazania, katechezy, kerygmy św. Piotra, który mówił w imieniu wszystkich apostołów. Otóż skutkiem tego przemówienia, w którym Piotr ukazał tajemnicę paschalną Chrystusa:“Bóg wskrzesił Tego, któregoście wy ukrzyżowali”, skutkiem tego kazania jest wewnętrzne poruszenie sumień i pyeanie: “Co mamy czynić?”. To wewnętrzne poruszenie sumień jest oczywiście dziełem Ducha Świętego działającego w słuchaczach. I na tym wewnętrznym poruszeniu sumien zatrzymajmy się dzisiaj w sposób szczególny, mając w pamięci życiorys Brata Alberea. Wiemy, że jego życie wiele razy wracało do wnętrza, że wiele razy doznawał tego wewnętrznego poruszenia sumień i wiele razy słyszał głos “nawróćcie się”, “nawróć się”. Szczególnie głęboko ten głos Boży i działanie Ducha Świętego przemówiło do jego sumienia, kiedy poseanowił zmienić całkowicie swoją drogę i stać się tym, co go doprowadziło do szczytów świectości, stać się Bratem Ałbereem. Życiorysy naszego świętego starają się przedstawić ten moment, ten proces nawrócenia Adama Chmiełowskiego, jednakże żadna łudzka anałiza tego ostatecznie nie zgłębi, ponieważ to jest tajemnica Boga działającego w człowieku, w jego sercu. Trzeba natomiast nawiązać do słów Chrystusa: pierwsze słowa Chrystusa w Ewangełii brzmią: “Nawracajcie się”, i takie same są pierwsze słowa Piotra działającego w mocy Ducha Świętego, otrzymanego za sprawą Chrystusa: “Nawracajcie się”. Te słowa trzeba odnaleźć w całym życiorysie Brata Alberea jako słowa centralne, które nas łączą z tajemnicą paschałną, z Krzyżem Chrystusa i Zmartwychwstaniem i łaczą nas również z wydarzeniem Piećdziesiątnicy, z przyjściem Ducha Świętego. To wydarzeme jest również dniem narodzin Kościoła. Kościół rodzi się wówczas, gdy słuchacze Piotra w dniu Pięćdziesiatnicy nawracają się i przyjmują chrzest. Jest więc ten dzień także dniem narodzenia Kościoła. Kościół rodzi się w każdym z nas przez nasz chrzest. Tak narodził się w Bracie Albercie Adamie Chmielowskim przez jego chrzest przyjety tam, w pobliżu Krakowa, w podkrakowskiej parafii. Mvślę że w księgach tej parafii będzie można zapisać obok daty chrztu i daty beatyfikacji także date tej kanonizacji: 12 listopada 1989 roku w Rzymie.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Rivolgo ora il mio consueto, cordiale saluto ai giovani, agli ammalati ed alle coppie di sposi novelli, presenti a questa Udienza.

A TUTTI IL MIO benvenuto. Invito, in particolare, i giovani a saper cogliere dai messaggi della cultura e della tecnica ciò che nutre lo spirito ed avvia verso responsabilità sociali positive e generose. Ai malati chiedo di sostenere con la loro sofferenza e preghiera l’impegno della Chiesa per l’Evangelizzazione del mondo. Agli sposi auguro che le loro nuove famiglie siano sempre aperte ai valori dello spirito e della generosità dell’amore vero.

Su tutti scenda la mia affettuosa Benedizione.



© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana
MARIOCAPALBO
00sabato 6 aprile 2013 12:30
Lo Spirito Santo e l'unico regno di Gesù Cristo nella storia umana
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 22 novembre 1989



1. Come abbiamo visto nel progressivo svolgimento delle catechesi pneumatologiche, nel giorno di Pentecoste lo Spirito Santo si rivela nella sua potenza salvifica. Si rivela come “un altro Paraclito” (cf. Gv 14, 16), che “procede dal Padre” (Gv 15, 26), che “il Padre manda nel nome del Figlio” (cf. Gv 14, 26). Si rivela come “Qualcuno” distinto dal Padre e dal Figlio, e contemporaneamente ad essi consostanziale. Si rivela per opera del Figlio, anche se rimane invisibile. Si rivela per mezzo della sua potenza con un’azione propria, distinta da quella del Figlio, e nello stesso tempo a lui intimamente unita. Tale è lo Spirito Santo secondo l’annuncio di Cristo il giorno prima della Passione: “Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà” (Gv 16, 14); “Non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future” (Gv 16, 13).

Il “Parákletos”-Consolatore non sostituisce Cristo, viene dopo di lui, in virtù del suo sacrificio redentivo. Viene perché Cristo possa rimanere nella Chiesa e operare in essa come redentore e Signore.

2. Ho scritto nell’enciclica Dominum et Vivificantem: “Tra lo Spirito Santo e Cristo sussiste . . . nell’economia della salvezza, un intimo legame, per il quale lo Spirito opera nella storia dell’uomo come “un altro consolatore”, assicurando in maniera duratura la trasmissione e l’irradiazione della Buona Novella, rivelata da Gesù di Nazaret. Perciò nello Spirito Santo Paraclito, che nel mistero e nell’azione della Chiesa continua incessantemente la presenza storica del Redentore sulla terra e la sua opera salvifica, risplende la gloria di Cristo, come attestano le successive parole di Giovanni: «Egli (cioè lo Spirito) mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annuncerà»” (Dominum et Vivificantem, 7).

3. La verità contenuta in questa promessa di Gesù, nella Pentecoste diventa trasparente: lo Spirito Santo “rivela” pienamente il mistero di Cristo, la sua missione messianica e redentrice. La Chiesa primitiva ha coscienza di questo fatto, come si rileva dal primo kerigma di Pietro e da molti successivi episodi, annotati negli Atti degli Apostoli.

Nel giorno di Pentecoste è significativo il fatto che Pietro, rispondendo alla domanda dei suoi ascoltatori: “Che cosa dobbiamo fare?”, li esorti: “Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo” (At 2, 38). Si sa che Gesù Cristo, inviando gli apostoli in tutto il mondo, aveva ordinato loro di amministrare il Battesimo “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28, 19). Pietro si fa eco fedele di quella parola del Maestro e il risultato è che, nella circostanza, “circa tremila persone” (At 2, 41) vengono battezzate “nel nome di Gesù Cristo” (At 2, 38). Quest’espressione, “nel nome di Gesù Cristo”, rappresenta la chiave per entrare con la fede nella pienezza del mistero trinitario e così diventare possesso di Cristo, come persone a lui consacrate. In questo senso gli Atti parlano dell’invocazione del nome di Gesù per essere salvi (cf. At 2, 21; 3, 16; 4, 10-12; 8, 16; 10, 48; 19, 5; 22, 16), e san Paolo nelle sue lettere insiste sulla stessa esigenza di ordine salvifico (cf. Rm 6, 3; 1 Cor 6, 11; Gal 3, 27; cf. etiam Gc 2, 7). Il Battesimo “nello Spirito Santo”, conferito “nel nome di Cristo”, concretizza il dono trinitario che Gesù stesso promise la sera dell’ultima Cena, quando disse agli apostoli: “Lo Spirito di verità . . . mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve lo annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l’annunzierà” (Gv 16, 13-15).

4. Anche in tutte le azioni compiute dopo la Pentecoste sotto l’influsso dello Spirito Santo, gli apostoli si riferiscono a Cristo, come a ragione, a principio, a potenza operatrice. Così nella guarigione dello storpio incontrato “presso la porta del tempio detta Bella” (At 3, 2), Pietro gli dice: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!” (At 3, 6). Questo segno attira sotto il portico molte persone, e Pietro parla loro, come nel giorno di Pentecoste, del Cristo crocifisso che “Dio . . . ha risuscitato dai morti, e di questo noi siamo testimoni” (At 3, 15).È la fede in Cristo che ha guarito lo storpio: “Proprio per la fede riposta in lui il nome di Gesù ha dato vigore a quest’uomo che voi vedete e conoscete; la fede in lui ha dato a quest’uomo la perfetta guarigione alla presenza di tutti voi” (At 3, 16).

5. Quando gli apostoli furono convocati per la prima volta davanti al sinedrio, “Pietro, pieno di Spirito Santo”, in presenza dei “capi del popolo e degli anziani” (cf. At 4, 8) rese ancora una volta testimonianza a Cristo crocifisso e risorto, e concluse la sua risposta ai sinedriti nel modo seguente: “In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati” (At 4, 12). Quando furono “rimessi in libertà”, l’autore degli Atti narra che tornarono “dai loro fratelli” e con essi lodarono il Signore (cf. At 4, 29-30). Poi ci fu una specie di Pentecoste minore: “Quando ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò e tutti furono pieni di Spirito Santo e annunziavano la parola di Dio con franchezza” (At 4, 31). E anche in seguito, nella prima comunità cristiana e dinanzi al popolo, “con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande stima” (At 4, 33).

Espressione particolare di questa intrepida testimonianza a Cristo sarà il diacono Stefano, il primo martire, del quale leggiamo, nel racconto della sua morte: “Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra e disse: “Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio”. Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui” (At 7, 55-59).

6. Da queste e da altre narrazioni degli Atti risulta chiaramente che l’insegnamento impartito dagli apostoli sotto l’influsso dello Spirito Santo ha il suo punto di riferimento, la sua chiave di volta in Cristo. Lo Spirito Santo consente agli apostoli e ai loro discepoli di penetrare nella verità del Vangelo annunciato da Cristo, e in particolare nel suo mistero pasquale. Accende in essi l’amore per Cristo sino al sacrificio della vita. Fa sì che la Chiesa realizzi, fin da principio, il Regno portato da Cristo. E questo Regno, sotto l’azione dello Spirito Santo e con la collaborazione degli apostoli, dei loro successori e dell’intera Chiesa, si svilupperà nella storia sino alla fine dei tempi. Non vi è traccia nei Vangeli, negli Atti e nelle lettere degli apostoli di qualsiasi utopismo pneumatologico, per il quale al Regno del Padre (antico testamento) e di Cristo (nuovo testamento) dovrebbe succedere un Regno dello Spirito Santo, rappresentato da pretesi “spirituali” liberi da ogni legge, anche da quella evangelica predicata da Gesù. Come scrive san Tommaso d’Aquino, “l’antica legge non era soltanto del Padre, ma anche del Figlio, poiché l’antica legge prefigurava il Cristo . . . Così pure la nuova legge non è soltanto di Cristo, ma anche dello Spirito Santo, secondo l’espressione paolina: “La legge dello Spirito di vita in Cristo Gesù . . .”. (Rm 8, 2). Perciò non c’è da attendere un’altra legge, che sia dello Spirito Santo” (Summa Theologiae, I-II, q. 106, a. 4, ad 3). Furono alcuni medioevali a sognare e a predire, sulla base delle speculazioni apocalittiche del pio monaco calabrese Gioacchino da Fiore (m. 1202), l’avvento di un “terzo regno”, nel quale si sarebbe avverato il rinnovamento universale in preparazione della fine del mondo predetta da Gesù (cf. Mt 24, 14). Ma san Tommaso fa ancora notare che “fin dal principio della predicazione evangelica Cristo ha affermato: “Il regno dei cieli è vicino” (Mt 4, 17). Perciò è cosa stoltissima dire che il Vangelo di Cristo non è il Vangelo del Regno” Summa Theologiae, I-II, q. 106, a. 4, ad 4). È uno dei rarissimi casi in cui il santo dottore usò parole severe nel giudicare una opinione erronea, perché nel secolo XIII era viva la polemica suscitata dalle elucubrazioni degli “spirituali”, che abusavano della dottrina gioachimita, e d’altra parte egli percepiva tutta la pericolosità delle pretese di indipendenza e di innovazione fondate sulla presunzione dei “carismi”, a danno della causa del Vangelo e del vero “Regno di Dio”. Perciò richiamava alla necessità della “predicazione del Vangelo in tutto il mondo con pieno successo, cioè con la fondazione della Chiesa in ciascuna nazione. E in tal senso . . . il Vangelo non è stato predicato in tutto il mondo: e la fine del mondo avverrà dopo questa predicazione” (S. Thomae, “Summa Theologiae”, I-II, q. 106, a. 4, ad 4).

Questa linea di pensiero è stata propria della Chiesa fin da principio, in base al kerigma di Pietro e degli altri apostoli, nel quale non vi è nemmeno l’ombra di una dicotomia tra Cristo e lo Spirito Santo, bensì la conferma di quanto Gesù aveva detto del Paraclito nell’ultima Cena: “Egli non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve lo annunzierà” (Gv 16, 13-14).

7. A questo punto non possiamo non rallegrarci dell’ampio spazio riservato dalla teologia dei nostri fratelli d’Oriente alla riflessione sul rapporto tra Cristo e lo Spirito Santo, rapporto che trova la sua espressione più intima nel Cristo-Pneuma dopo la Risurrezione e la Pentecoste, sulla scia di san Paolo che parlava dell’“ultimo Adamo divenuto spirito datore di vita” (1 Cor 15, 45). È un campo aperto allo studio e alla contemplazione del mistero, che è nello stesso tempo cristologico e trinitario. Nell’enciclica Dominum et Vivificantem è detto: “La suprema e completa autorivelazione di Dio compiutasi in Cristo, testimoniata dalla predicazione degli apostoli, continua a manifestarsi nella Chiesa mediante la missione dell’invisibile consolatore, lo Spirito di verità. Quanto intimamente questa missione sia collegata con la missione di Cristo, quanto pienamente essa attinga a questa missione di Cristo, consolidando e sviluppando nella storia i suoi frutti salvifici, è espresso dal verbo “prendere”: “Prenderà del mio e ve l’annuncerà”. Quasi a spiegare la parola “prenderà”, mettendo in chiara evidenza l’unità divina e trinitaria della fonte. Gesù aggiunge: “Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l’annuncerà”. Prendendo del “mio”, per ciò stesso egli attingerà a «quello che è del Padre»” Dominum et Vivificantem, 7).

Riconosciamolo francamente: questo mistero della presenza trinitaria nell’umanità mediante il Regno di Cristo e dello Spirito è la verità più bella e più letificante che la Chiesa possa donare al mondo.

Ai fedeli di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

J’accueille avec joie les personnes d’expression française venues à cette audience.

EN PARTICULIER j’adresse mes salutations cordiales aux Maîtresses des novices de la Congrégation des Filles de Marie Immaculée (Marianistes), qui terminent une session d’études à Rome. Chères Sœurs, que la Vierge Marie, “Sedes Sapientiae”, vous assiste dans votre importante mission auprès des candidates à la vie religieuse!

* * *

JE SALUE également les étudiants participant à la session du Centre ELIS, venus de plusieurs pays francophones du continent africain, et je forme les meilleurs vœux pour leur activité professionnelle.

Enfin, à toutes les personnes ici présentes, jeunes et adultes, je donne de grand cœur ma Bénédiction Apostolique.

Ai fedeli di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I WISH TO WELCOME the group of Buddhist monks who have come to Rome from Cambodia and are present at today’s audience. My cordial greetings also go to the group of pilgrims from the Martyrs’ Shrine in Midland, Ontario. To all the English-speaking pilgrims and visitors among us I willingly impart my Apostolic Blessing.

A pellegrini provenienti dal Giappone

Sia lodato Gesù Cristo!

CARISSIMI PELLEGRINI provenienti da varie parti del Giappone, so che nelle vostre comunità cristiane si tiene in grande considerazione la recita del santo Rosario. Vi invito, carissimi, a pregare per la pace del mondo e, in particolare, per il progresso spirituale di ciascuno.

Questo è anche il mio augurio a tutti voi.

Vi benedico di cuore.

Sia lodato Gesù Cristo!

Ai pellegrini di lingua tedesca

Liebe Schwestern und Brüder!

MIT DIESER KURZEN Betrachtung grüße ich herzlich alle anwesenden Pilger und Besucher aus den deutschsprachigen Ländern und erteile euch und euren lieben Angehörigen in der Heimat sowie den mit uns über Radio Vatikan verbundenen Hörerinnen und Hörern meinen Apostolischen Segen.

Gern benutze ich diese Gelegenheit, um den Teilnehmern und allen interessierten Zuschauern dieser Sendung über den Vatikan beste Grüße zu übermitteln. Mit besonderer Freude erinnere ich mich meiner beiden Pastoralbesuche in Ihrem Land und an das kürzliche sehr fruchtbare Gespräch mit meinen Mitbrüdern in der Deutschen Bischofskonferenz hier in Rom. Eine bessere gegenseitige Kenntnis ermöglicht ein tieferes gegenseitiges Verstehen und - wo erwünscht oder notwendig - eine noch wirksamere Zusammenarbeit. Möge in diesem Sinn auch die heutige Sendung dazu beitragen und die freundschaftlichen Beziehungen zwischen Ihrem Land und dem Heiligen Stuhl weiter festigen. Von Herzen wünsche ich Ihnen und Ihren Familien eine gesegnete Advents-und Weihnachtszeit.

Ai fedeli di lingua portoghese

Caríssimos irmãos e irmãs de língua portuguesa,

CAROS IRMÃOS e irmãs: que a festividade de Cristo Rei, a celebrar-se no próximo domingo, afervore nas vossas almas a graça de pertencerdes ao Reino de Cristo. De todo o coração vos abençoo.

Ai gruppi di lingua spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

DESEO AHORA PRESENTAR mi más cordial saludo de bienvenida a este encuentro a todos los peregrinos y visitantes de lengua española.

En particular, a las Religiosas de la Compañía de Santa Teresa de Jesús, provenientes de diversos países, reunidas en Roma para la Tercera Probación.

Que este nuevo paso en vuestra vida religiosa os afiance más y más en vuestro amor a Cristo y a la Iglesia.

* * *

UN SALUDO igualmente al grupo de Padres de familia y alumnos de los Colegios Maristas de El Salvador. Os aliento a ser siempre constructores de paz y armonía en la vida familiar y social de vuestro sufrido país, particularmente cercano a mi corazón y a mis plegarias.

A todas las personas, familias y grupos procedentes de los diversos países de América Latina y de España imparto con afecto la Bendición Apostólica.

Ai pellegrini polacchi

SERDECZNIE POZDRAWIAM pielgrzymów z Polski: księży biskupów - ks. bpa Edwarda Materskiego, ks. bpa Mariana Jaworskiego; pielgrzymow z parafii Bożego Ciała w krakowie; z paraffi św Stanisława Męczennika w Żębocinie z dekanatu czernichowskiego; z parafii Pięciu Braci Męczenników z Bydgoszczy; z paraffi bł. Urszuli Ledóchowskiej z Gdańska; z paraffi Matki Bożej Pocieszenia w Oławie; z parafii św. Jacka w Słupsku; prócz lego grupę Wojewódzkiego Związku Rolnikow z Warszawy; uczestników rejsu statkiem “Szota Rustaveli” z Krakowskiego Biura Interstar; uczestników Rewii na Ladre; a także uczestników grupy turystycznej Orbisu. . . . Wszystkich księży biskupów i wszystkich obecnych dzisiaj pielgrzymow z Polski, zwłaszcza bardzo liczną grupę, podróżników ze statku, serdecznie pozdrawiam i życzę błogosławieństwa Bożego.

Ai gruppi italiani

Il mio cordiale pensiero va ora ai numerosi gruppi di lingua italiana, tra i quali sono i Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù, detti “Dehoniani”, che sono presenti a Roma per un corso di approfondimento ed aggiornamento del loro delicato compito di formatori del giovani nel loro Istituto; le Suore di Santa Maria della Divina Provvidenza, che si preparano alla professione perpetua: un impegno definitivo nel loro servizio a Cristo ed ai fratelli; un saluto particolare rivolgo pure ai membri dell’Istituto secolare “Cristo Re”, che partecipano ad un corso di esercizi spirituali. A questo benemerito Istituto, nato a Milano nel 1939 per iniziativa del compianto Prof. Giuseppe Lazzati, esprimo l’augurio che possa rendere sempre più incisiva ed efficace la sua presenza laicale cristiana nel mondo.

* * *

Infine un cordiale pensiero ed un caldo augurio ai redattori del periodico cattolico forlivese “Il Momento”, che ricorda il settantesimo anniversario della sua istituzione. Vi esprimo le mie felicitazioni per la lunga testimonianza culturale, sociale e religiosa che il vostro giornale ha saputo dare in questi anni; vi esprimo anche e soprattutto fervidi auguri perché possiate ben continuare il vostro prezioso lavoro di informazione e di formazione cristiana.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Rivolgo, come di consueto, il mio saluto ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli, presenti in questa udienza.

Carissimi, desidero attirare la vostra attenzione sull’amabile santa romana Cecilia, di cui oggi ricordare la memoria liturgica. È importante conoscere la personalità dei Santi per poterli imitare ed invocare.

Ella che, nel fiore dei suoi giovani anni, seppe sostenere dure prove per restare fedele ai suoi impegni col Signore, è per voi, ragazzi e ragazze, un chiaro esempio di coerenza e di fortezza d’animo nelle difficoltà, che potrete incontrare nel vostro cammino di fede.

Per voi, ammalati, la serenità con la quale la Santa affrontò il martirio cruento sia di sostegno e di incoraggiamento nei momenti difficili della vostra vita.

Infine, il tenero amore che Ella nutrì per lo sposo Valeriano e lo zelo, col quale si prodigò per condurlo alla fede e alla totale conversione a Cristo, sono esempi meravigliosi che devono distinguere la vita cristiana di voi, sposi novelli, che intendete porre la vostra famiglia sotto la protezione di Dio.

A tutti imparto la mia Benedizione.



© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana
MARIOCAPALBO
00sabato 6 aprile 2013 12:31
Lo Spirito Santo nella vita della Chiesa delle origini
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 29 novembre 1989



1. La venuta dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste è un evento unico, che però non si esaurisce in se stesso. È invece l’inizio di un processo duraturo, del quale solo le prime fasi sono annotate negli Atti degli Apostoli. Riguardano prima di tutto la vita della Chiesa a Gerusalemme, dove gli apostoli, dopo aver reso testimonianza a Cristo e allo Spirito e ottenuto le prime conversioni, dovettero difendere il diritto all’esistenza della prima comunità dei discepoli e seguaci di Cristo di fronte al sinedrio. Gli Atti ci dicono che anche di fronte agli anziani, gli apostoli vennero assistiti dalla stessa forza ricevuta nella Pentecoste: furono “pieni di Spirito Santo” (cf. es gr At 4, 8).

Questa forza dello Spirito si manifesta operante in alcuni momenti e aspetti della vita della comunità gerosolimitana, della quale gli Atti fanno una particolare menzione.

2. Riassumiamoli succintamente, cominciando dalla preghiera unanime in cui la comunità si raccoglie quando gli apostoli, di ritorno dal sinedrio, riferirono ai “fratelli” quanto avevano detto i sommi sacerdoti e gli anziani: “Tutti insieme levarono la loro voce a Dio . . .” (At 4, 24). Nella bella preghiera riportata da Luca, gli oranti riconoscono il disegno divino nella persecuzione, ricordando come Dio ha parlato “per mezzo dello Spirito Santo” (At 4, 25), e riferiscono le parole del Salmo 2 (Sal 2, 1-2) sulle ostilità scatenate dai re e popoli della terra “contro il Signore e contro il suo Cristo”, applicandole alla morte di Gesù: “Davvero in questa città si radunarono insieme contro il tuo santo servo Gesù, che hai unto come Cristo, Erode e Pilato con le genti e i popoli d’Israele, per compiere ciò che la tua mano e la tua volontà avevano preordinato che avvenisse. Ed ora, Signore, volgi lo sguardo alle loro minacce e concedi ai tuoi servi di annunziare con tutta franchezza la tua parola” (At 4, 25-30).

È una preghiera piena di fede e di abbandono in Dio, alla fine della quale si ha una nuova manifestazione dello Spirito e quasi un nuovo evento della Pentecoste.

3. “Quand’ebbero terminato la preghiera il luogo in cui erano radunati tremò” (At 4, 31). Si ha dunque una nuova manifestazione sensibile della potenza dello Spirito Santo, come era avvenuto nella prima Pentecoste. Anche l’accenno al luogo in cui la comunità è riunita conferma l’analogia col Cenacolo, e significa che lo Spirito Santo vuole coinvolgere tutta la comunità con la sua azione trasformante. Allora “tutti furono pieni di Spirito Santo”: non solo gli apostoli che hanno affrontato i capi del popolo ma tutti i “fratelli” (At 4, 23) riuniti con loro, che sono il nucleo centrale e più rappresentativo della prima comunità. Col nuovo entusiasmo suscitato dalla nuova “pienezza” dello Spirito Santo, - dicono gli Atti - “annunziavano la parola di Dio con franchezza” (At 4,31). Era l’esaudimento della preghiera che avevano rivolto al Signore: “Concedi ai tuoi servi di annunziare con tutta franchezza la tua parola” (At 4, 29).

La “piccola” Pentecoste segna dunque un nuovo inizio della missione evangelizzatrice dopo il giudizio e l’incarcerazione degli apostoli da parte del sinedrio. La forza dello Spirito Santo si manifesta specialmente nella franchezza, che già i sinedriti avevano notato in Pietro e Giovanni, non senza rimanere stupiti “considerando che erano senza istruzione e popolani” e “riconoscendoli per coloro che erano stati con Gesù” (At 4, 13). Ora gli Atti sottolineano di nuovo che “pieni di Spirito Santo annunziavano la parola di Dio con franchezza”.

4. Anche tutta la vita della comunità primitiva di Gerusalemme porta i segni dello Spirito Santo, che ne è la guida e l’animatore invisibile. La visione d’insieme che ne dà Luca, ci consente di vedere in quella comunità quasi il tipo delle comunità cristiane formate nei secoli, da quelle parrocchiali a quelle religiose, nelle quali il frutto della “pienezza dello Spirito Santo” si concretizza in alcune forme fondamentali di organizzazione, in parte codificate nello stesso diritto della Chiesa.

Sono principalmente le seguenti: la “comunione” (koinonia) nella fraternità e nell’amore (cf. At 2, 42), sicché si poteva dire di quei cristiani che erano “un cuore solo e un’anima sola” (At 4, 32); lo spirito comunitario nella consegna dei beni agli apostoli per la distribuzione a ciascuno secondo il bisogno (At 4, 34-37) o nel loro uso quando se ne conservava la proprietà, sicché “nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva” (At 4, 32; cf. At 2, 44-45; At 4, 34-37); la comunione nell’ascoltare assiduamente l’insegnamento degli apostoli (At 2, 42) e la loro “testimonianza della risurrezione del Signore Gesù” (At 4, 33); la comunione nella “frazione del pane” (At 2, 42), ossia nel pasto in comune secondo l’uso giudaico, nel quale però per i cristiani si inseriva il rito eucaristico (cf. 1 Cor 10, 16; 11, 24; Lc 22, 19; 24, 35); la comunione nella preghiera (At 2, 42. 46-47). La Parola di Dio, l’Eucaristia, la preghiera, la carità fraterna, erano dunque il quadrilatero entro il quale viveva, cresceva e si irrobustiva la comunità.

5. Da parte loro gli apostoli “con grande forza rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù” (At 4, 33), e compivano “molti miracoli e prodigi” (At 5, 12), come avevano chiesto nella preghiera del Cenacolo: “Stendi la mano perché si compiano guarigioni, miracoli e prodigi nel nome del tuo santo servo Gesù” (At 4, 30). Erano segni della presenza e dell’azione dello Spirito Santo, a cui era riferita tutta la vita della comunità. Anche la colpa di Anania e Saffira, che finsero di portare agli apostoli e alla comunità l’intero prezzo di un podere venduto, trattenendone invece una parte, è considerata da Pietro una mancanza contro lo Spirito Santo: “Tu hai mentito allo Spirito Santo” (At 5,3); “Perché vi siete accordati per tentare lo Spirito del Signore?” (At 5, 9). Non si trattava di un “peccato contro lo Spirito Santo” nel senso in cui ne avrebbe parlato il Vangelo (cf. Lc 12, 10) e che sarebbe passato nei testi morali e catechistici della Chiesa. Era piuttosto un venir meno all’impegno dell’“unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace”, come avrebbe detto san Paolo (Ef 4, 3): e dunque una finzione nel professare quella comunione cristiana nella carità, di cui è anima lo Spirito Santo!

6. La consapevolezza della presenza e dell’azione dello Spirito Santo si ritrovano nella elezione dei sette diaconi, uomini “pieni di Spirito e di saggezza” (At 6, 3), e in particolare di Stefano; “uomo pieno di fede e di Spirito Santo” (At 6, 5), che ben presto cominciò a predicare Gesù Cristo con passione, entusiasmo e fortezza, compiendo “prodigi e miracoli tra il popolo” (At 6, 8). Avendo suscitato l’ira e la gelosia di una parte dei Giudei, che insorsero contro di lui, Stefano non cessò di predicare e non esitò ad accusare quegli oppositori di essere gli eredi dei loro padri nell’“opporre resistenza allo Spirito Santo” (At 7, 51), andando così serenamente incontro al martirio, come dicono gli Atti: “Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra . . .” (At 7, 55), e in quell’atteggiamento venne lapidato.

Così la Chiesa primitiva, sotto l’azione dello Spirito Santo, aggiungeva alla esperienza della comunione anche quella del martirio.

7. La comunità di Gerusalemme era composta di uomini e donne provenienti dal giudaismo, come gli stessi apostoli e Maria. Non possiamo dimenticare questo fatto, anche se in seguito quei giudeo-cristiani, riuniti intorno a Giacomo quando Pietro prese la via di Roma, si dispersero e sparirono poco per volta. Tuttavia, ciò che sappiamo dagli Atti deve ispirarci rispetto e anche riconoscenza per quei nostri lontani “fratelli maggiori”, in quanto essi appartenevano a quel popolo gerosolimitano che circondava di “simpatia” gli apostoli (cf. At 2, 47), i quali “rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù” (At 4, 33). Non possiamo nemmeno dimenticare che dopo la lapidazione di Stefano e la conversione di Paolo, la Chiesa, sviluppatasi da quella prima comunità, “era in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria; essa cresceva e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo” (At 9, 31).

Dunque i primi capitoli degli Atti degli Apostoli ci attestano che ebbe compimento la promessa fatta da Gesù agli apostoli nel Cenacolo, prima della Passione: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità” (Gv 14, 16-17). Come abbiamo visto a suo tempo, “Consolatore” - in greco “Parákletos” - significa anche Patrocinatore o “Difensore”. E sia come patrocinatore o “Difensore”, sia come “Consolatore” lo Spirito Santo si rivela presente e operante nella Chiesa sin da quei suoi inizi nel cuore del giudaismo. Vedremo che ben presto lo stesso Spirito porterà gli apostoli e i loro collaboratori ad estendere la Pentecoste a tutte le genti.

Ai pellegrini francesi

Chers Frères et Sœurs,

JE SUIS HEUREUX d’accueillir les Sœurs franciscaines Missionnaires de Marie, en session de spiritualité. Je vous encourage avec ferveur pour votre vie religieuse et votre apostolat. Que l’Esprit de Pentecôte vous donne assurance et joie dans votre mission!

* * *

JE SALUE cordialement le groupe des stagiaires africains en formation pour le service des coopératives. Je vous offre mes vœux pour le service que vous allez rendre dans vos pays.

A tous les pèlerins et visiteurs de langue française, je donne volontiers ma Bénédiction Apostolique.

Ai fedeli di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I WISH TO GREET the deacons from the Society of African Missions, and the international group of Christian Brothers who are participating in programmes of formation and spiritual renewal in Rome. May your visit to the city of the Apostles Peter and Paul inspire within you an ever deeper desire to place your lives at the service of Christ and of his Church. To all of the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s audience I cordially impart my Apostolic Blessing as a pledge of God’s infinite mercy and love.

Ad un gruppo di buddisti provenienti dal Giappone

SALUTO I MEMBRI della “Tenrikyo” (= gruppo buddista) di Gifu. Ringrazio sentitamente per la vostra visita annuale qui in Vaticano.

La preghiera, come ben sappiamo, è un mezzo potente anche per trasformare il mondo. Ebbene, dilettissimi, continuiamo a pregare per la pace nel mondo, come tante volte ho suggerito e come tre anni fa abbiamo fatto insieme ad Assisi.

Ai fedeli di lingua tedesca

Liebe Brüder un Schwestern!

VON HERZEN ERTEILE ich euch und allen, die euch verbunden sind, meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai fedeli provenienti dalla Spagna e dall’America Latina

Amadísimos hermanos y hermanas,

ME ES GRATO saludar ahora a los sacerdotes, a los religiosos y religiosas, así como a las personas y grupos de América Latina y España presentes en esta Audiencia. Antetodo, agradezco profundamente vuestra presencia en este Encuentro y, como fruto del mismo, os animo a dejaros iluminar en todo momento por las enseñanzas de Jesucristo, tan necesarias para el hombre y la sociedad actual, sedienta y hambrienta de Dios.

De corazón os imparto mi Bendición Apostólica, que complacido extiendo a vuestros seres queridos.

Ai fedeli di lingua portoghese

Caríssimos irmãos e irmãs,

A OS IRMÃOS de língua portuguesa gostosamente saúdo, e abençoo de coração. Seja louvado Nosso Senhor Jesus Cristo.

Ai pellegrini provenienti dalla Polonia

WITAM PELGRZYMÓW z Polski: pielgrzymkę z parafii Najświętszego Serca Pana Jezusa z Łodzi; duszpasterstwo kolejarzy z Lublina; pielgrzymów z parafii Wszystkich Świętych z Sieradza; duszpasterstwo oo. franciszkanów z Gdańska, Gdyni i Elbląga; pielgrzymów z parafii św. Jadwigi z Białogradu; grupę Juventuru z Rymanowa; pielgrzymkę polinijną ze Stanów Zjednoczonych; uczestników grup turyseycznych, zwlaszcza Orbisu, oraz innych indywidualaych pielgrzymów, przybyszów z kraju oraz z emigracji.

Ai gruppi e pellegrinaggi italiani

Giunga ora la mia parola di benvenuto ai rappresentanti del Comitato Permanente per il Seminario Internazionale “Terra Mater”. Volentieri esprimo a voi ed a quanti con voi collaborano il mio saluto e il mio apprezzamento per quanto compite con l’intento di far crescere in ogni persona quel rispetto per l’ambiente e quell’atteggiamento religioso, che S. Francesco d’Assisi ebbe dinanzi al creato, opera di Dio.

* * *

Rivolgo poi il mio saluto ai Sindaci, agli Assessori ed ai Consiglieri dei Comuni della Diocesi di Chiàvari, che sono oggi venuti qui insieme col Vescovo, Monsignor Daniele Ferrari. Vi esorto ad edificare la città dell’uomo, costruendola sul fondamento del Redentore e del suo messaggio evangelico di giustizia e di amore, di servizio e di concordia.

La Madonna, che è molto venerata nei numerosi santuari della vostra terra, vi ottenga grazie ad energie spirituali a sostegno del vostro lavoro, che mira al progresso morale e civile delle popolazioni che rappresentate.

Saluto ora i giovani, i malati e le coppie di sposi novelli.

Esorto ciascuno di voi, carissimi giovani, ad accogliere il Redentore e la sua grazia, che rende ogni credente, come lievito evangelico, operatore di serenità e di pace tra i fratelli. Gesù il Cristo, che mediante la Croce e la Risurrezione ha mostrato la profondità inaudita del suo amore, conceda a tutti voi, malati, l’atteso conforto, perché la vostra esistenza sia ancorata fortemente alla speranza che proviene da Dio. Egli dà valore e dignità a ciascun istante della vita, anche quando essa è afflitta da sofferenze. Invito voi, infine, sposi novelli, che avete riconosciuto nel vostro amore un dono del Signore, a cooperare con la grazia sacramentale del matrimonio, che rende pura, feconda e profondamente lieta la vita familiare.

Imparto a tutti la mia Benedizione Apostolica.



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