Catechesi sul Credo, parte III: Lo Spirito Santo Datore di Vita Marzo1991

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MARIOCAPALBO
00domenica 7 aprile 2013 18:50
Lo Spirito Santo, il consolatore
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 13 marzo 1991



1. Nel discorso d’addio agli Apostoli, durante l’ultima Cena, alla vigilia della sua passione, Gesù promise: “Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi sempre” (Gv 14, 16). Il titolo “Consolatore” traduce qui la parola greca Parakletos, nome dato da Gesù allo Spirito Santo. “Consolatore”, infatti, è uno dei sensi possibili di Paraclito. Nel discorso del Cenacolo Gesù suggerisce questo senso, perché promette ai discepoli la presenza continua dello Spirito come rimedio alla tristezza provocata dalla sua dipartita (cf. Gv 16, 6-8).

Lo Spirito Santo, mandato dal Padre, sarà “un altro Consolatore”, inviato nel nome di Cristo, la cui missione messianica deve concludersi con la sua dipartita da questo mondo per ritornare al Padre. Questa dipartita, che avviene mediante la morte e la risurrezione, è necessaria perché possa venire l’“altro Consolatore” (Gv 16, 7). Gesù lo afferma chiaramente quando dice: “Se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore”. La Costituzione Dei Verbum del Concilio Vaticano II presenta questo invio dello “Spirito di verità” come momento conclusivo del processo rivelativo e redentivo rispondente all’eterno disegno di Dio (Dei Verbum, 4). E noi tutti nella Sequenza di Pentecoste lo invochiamo: “Veni . . ., Consolator optime”.

2. Nelle parole di Gesù sul Consolatore si sente l’eco dei libri dell’Antico Testamento, e in particolare del “Libro di consolazione d’Israele” compreso negli scritti raccolti sotto il nome del profeta Isaia: “Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio . . . Parlate al cuore di Gerusalemme . . . è finita la sua schiavitù, è stata scontata la sua iniquità” (Is 40, 1-2). E in seguito: “Giubilate, o cieli: rallègrati, o terra; gridate di gioia, o monti, perché il Signore consola il suo popolo” (Is 49, 13). Il Signore è per Israele come una donna che non può dimenticare il suo bambino. E anzi Isaia insiste col far dire al Signore: “Anche se ci fosse una donna che si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai” (Is 49, 15).

Nella oggettiva finalità della profezia di Isaia, oltre l’annuncio del ritorno di Israele a Gerusalemme dopo l’esilio, la “consolazione” promessa racchiude un contenuto messianico, che i pii israeliti, fedeli all’eredità dei loro padri, hanno avuto presente fino alle soglie del Nuovo Testamento. Così si spiega ciò che leggiamo nel Vangelo di Luca circa il vecchio Simeone, il quale “aspettava il conforto (o consolazione) d’Israele; lo Spirito Santo, che era su di lui, gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza aver prima veduto il Messia del Signore” (Lc 2, 25-26).

3. Secondo Luca, che parla di fatti avvenuti e narrati nel contesto del mistero dell’Incarnazione, è lo Spirito Santo a compiere la promessa profetica legata alla venuta del primo Consolatore, Cristo. È Lui, infatti, a operare in Maria il concepimento di Gesù, Verbo incarnato (cf. Lc 1, 35); è Lui a illuminare Simeone e a condurlo al Tempio al momento della presentazione di Gesù (cf. Lc 2, 27); è in Lui che Cristo, all’inizio del ministero messianico, dichiara, riferendosi al profeta Isaia: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato per annunciare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi” (Lc 4, 18; cf. Is 61, 1-2).

Il Consolatore di cui parlava Isaia, visto in prospettiva profetica, è Colui che porta la Buona Novella da parte di Dio, confermandola con dei “segni”, cioè con delle opere contenenti i beni salutari di verità, di giustizia, di amore, di liberazione: la “consolazione d’Israele”. E quando Gesù Cristo, compiuta la sua opera, lascia questo mondo per andare al Padre, annunzia “un altro Consolatore”, cioè lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel nome del Figlio (cf. Gv 14, 26).

4. Il Consolatore, lo Spirito Santo, sarà con gli Apostoli; quando Cristo non sarà più sulla terra, vi sarà nei lunghi tempi dell’afflizione, che dureranno per secoli (cf. Gv 16, 17). Sarà dunque con la Chiesa e nella Chiesa, specialmente nei periodi di lotte e di persecuzioni, come Gesù stesso promette agli Apostoli con quelle parole riportate nei Vangeli sinottici: “Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire: perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire” (Lc 12, 11-13; cf. Mc 13, 11): “non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi” (Mt 10, 20). Parole riferibili alle tribolazioni subite dagli Apostoli e dai cristiani delle comunità da loro fondate e presiedute; ma anche a tutti coloro che, in qualunque luogo della terra, in tutti i secoli, avranno da soffrire per Cristo. E in realtà sono molti coloro che in tutti i tempi, anche recenti, hanno sperimentato questo aiuto dello Spirito Santo. Ed essi sanno, e possono testimoniare, quale gioia è la vittoria spirituale che lo Spirito Santo ha loro concesso di riportare. Tutta la Chiesa di oggi lo sa, e ne è testimone.

5. Fin dagli inizi, in Gerusalemme, non mancano alla Chiesa contrarietà e persecuzioni. Ma già negli Atti degli Apostoli leggiamo: “La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria; essa cresceva e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo” (At 9, 31). Era lo Spirito Consolatore promesso da Gesù che aveva sostenuto gli Apostoli e gli altri seguaci di Cristo nelle prime prove e sofferenze, e continuava a concedere alla Chiesa il suo conforto anche nei periodi di tregua e di pace. Da Lui dipendeva quella pace, e quella crescita delle persone e delle comunità nella verità del Vangelo. Così sarebbe stato sempre nei secoli.

6. Una grande “consolazione” per la Chiesa primitiva fu la conversione e il battesimo di Cornelio, un centurione romano (cf. At 10, 44-48). Era il primo “pagano” che entrava nella Chiesa, insieme con la sua famiglia, battezzato da Pietro. Da quel momento andarono moltiplicandosi coloro che, convertiti dal paganesimo, specialmente per l’attività apostolica di Paolo di Tarso e dei suoi compagni, rinforzavano la moltitudine dei cristiani. Pietro, nel suo discorso all’assemblea degli Apostoli e degli “anziani” riuniti a Gerusalemme, riconobbe in quel fatto l’opera dello Spirito Consolatore: “Fratelli, voi sapete che già da molto tempo Dio ha fatto una scelta tra voi, perché i pagani ascoltassero per bocca mia la parola del Vangelo e venissero alla fede. E Dio, che conosce i cuori, ha reso testimonianza in loro favore concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi” (At 15, 7-9). La “consolazione” per la Chiesa apostolica era che nel dare lo Spirito Santo, come dice Pietro, Dio “non ha fatto nessuna discriminazione tra noi e loro, purificandone i cuori con la fede” (At 15, 9). Una “consolazione” era anche l’unità che a questo proposito si era espressa in quella riunione di Gerusalemme: “Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi” (At 15, 28). Quando la lettera che riferiva le decisioni liberatrici di Gerusalemme fu letta alla comunità di Antiochia, tutti “si rallegrarono per la consolazione (greco paraklesei) che infondeva” (At 15, 31).

7. Un’altra “consolazione” dello Spirito Santo fu per la Chiesa la stesura del Vangelo come testo della Nuova Alleanza. Se i testi dell’Antico Testamento, ispirati dallo Spirito Santo, sono già per la Chiesa una sorgente di consolazione e di conforto, come dice San Paolo ai Romani (Rm 5, 4), quanto più lo saranno i libri che riferiscono “tutto ciò che Gesù fece e insegnò dal principio” (At 1, 1). Di questi possiamo dire a maggior ragione che sono stati scritti “per nostra istruzione, perché in virtù della perseveranza e della consolazione che ci vengono dalle Scritture teniamo viva la nostra speranza” (Rm 15, 4).

È, d’altra parte, una consolazione da attribuire allo Spirito Santo (cf. 1 Pt 1, 12) l’attuazione della predizione di Gesù, cioè che “il Vangelo del Regno sarà annunziato a tutto il mondo, perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti” (Mt 24, 14). Tra queste “genti”, che coprono ogni epoca, vi sono anche quelle del mondo contemporaneo, che sembra così distratto e persino smarrito tra i successi e le attrattive del suo troppo unilaterale progresso di ordine temporale. Anche a queste genti - e a noi tutti - si estende l’opera dello Spirito Paraclito che non cessa di essere consolazione e conforto con la “Buona Novella” di salvezza.

Ai fedeli di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

J’accueille avec plaisir les francophones présents à cette audience. Aux Petites Sœurs des Pauvres, j’offre mes vœux pour leur vie religieuse et mes encouragements pour leur apostolat si précieux auprès des personnes âgées.

Je salue cordialement les jeunes, notamment les élèves de l’Institution Sainte-Jeanne d’Arc à Tours, et celles du Centre Madeleine Daniélou à Rueil-Malmaison. Que votre pèlerinage romain vous prépare à célébrer les fêtes pascales en communion avec toute l’Eglise du Christ! Et que Dieu vous bénisse!

Ai pellegrini di espressione inglese

Dear Brothers and Sisters,

I extend a warm welcome to the English-speaking visitors and pilgrims present at today’s audience. My special greeting goes to “Cantairí Mhuscraí” from Ireland, the student band from Neil McNeil High School in Toronto, Canada, as well as the group of students from Denmark. Upon all of you and your loved ones I invoke abundant blessings in our Lord Jesus Christ.

Ai fedeli di lingua tedesca

Liebe Schwestern und Brüder! Indem ich zum Schluß dieser kurzen Betrachtung dazu einlade, die gegenwärtige Fastenzeit durch den Beistand des Heiligen Geistes zu einer Zeit der Besinnung und Umkehr werden zu lassen, grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher sehr herzlich.

Mein besonderer Gruß gilt einer Gruppe von Priesteramtskandidaten aus dem Erzbistum Köln sowie der Pilgergruppe aus Neukirchen, Erzdiözese Wien.

Euch allen und Euren lieben Angehörigen in der Heimat sowie den mit uns über Radio und Fernsehen verbundenen Gläubigen erteile ich von Herzen meinen Apostolischen Segen.

Ai pellegrini venuti dalla Spagna e dall’America Latina

Amadísimos hermanos y hermanas,

Deseo ahora saludar muy cordialmente a todos los peregrinos y visitantes procedentes de los diversos países de América Latina y de España.

En particular, a las Religiosas de la Compañía de Santa Teresa de Jesús y a la peregrinación de Jubilados y Pensionistas del Bajo Aragón.

Mientras aliento a todos a un renovado esfuerzo de conversión durante este tiempo que nos queda de Cuaresma, como preparación a la Pascua gloriosa, imparto con afecto la Bendición Apostólica.

Ai vari gruppi di pellegrini venuti da diverse diocesi italiane

Il mio saluto cordiale ai numerosi pellegrini di lingua italiana, ed anzitutto ai Sacerdoti di diverse diocesi, che hanno frequentato a Loppiano un corso di spiritualità organizzato dal Movimento dei Focolari. A tutti loro il mio augurio che tale esperienza incoraggi il lavoro pastorale e diffonda tra le anime un intenso clima di comunione e di carità.

Saluto poi il gruppo delle Suore di diverse nazionalità, che, presso la casa di Preghiera “Mater Ecclesiae” delle Dorotee di Cemmo, partecipano ad un corso di formazione permanente. Mi compiaccio per questa iniziativa, che si inserisce, come risposta impegnata e generosa, nell’impellente necessità di aggiornare la preparazione teologica e spirituale per essere in grado di intraprendere il cammino della nuova evangelizzazione.

Un grazie vivo e cordiale a tutti i miei coetanei che, provenienti da Cingoli, vogliono celebrare insieme, con questa gradita visita, il loro 71° anno di età. A tutti loro il mio pensiero ed un augurio di bene, che si estende alle loro famiglie.

Infine saluto il numeroso gruppo di esperti e operatori agricoli, che hanno concluso poco fa il Convegno Nazionale sul tema: “A cento anni dalla Rerum Novarum- Mondo rurale e solidarietà”. Saluto l’on. Arcangelo Lobianco, Presidente della Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti, l’Arcivescovo Monsignor Santo Quadri, Presidente della Commissione per i problemi sociali, e tutti i relatori e i partecipanti al simposio di studio. Auspico che i lavoratori del mondo agricolo possano godere di condizioni favorevoli, e soprattutto sviluppino la loro possibilità di iniziativa; ma soprattutto faccio voti che nel lavoro agricolo si tenda ad un maggiore sviluppo, affinché si possa venire incontro anche alle esigenze alimentari di tanta parte del mondo.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Mi è sempre gradito rivolgere un saluto cordiale ai Giovani, agli Ammalati e a quanti generosamente li accompagnano, e alle coppie di Sposi Novelli.

Carissimi, nella rinnovata speranza di un mondo che sappia far tacere la forza distruttiva della violenza per alimentare nel proprio spirito sentimenti di pace e di riconciliazione in questo tempo di Quaresima, vi invito a guardare a Cristo, Redentore dell’uomo, e trarre forza da Lui per un rinnovato impegno di vita cristiana.

Voi, giovani, impegnatevi sempre di più nel testimoniare con le parole e l’azione il messaggio di Cristo.

Voi, ammalati, chiamati ad annunciare, come dono di vita, la dura realtà della Croce, sappiate realizzare una profonda comunione con Dio attraverso la vostra assidua preghiera e l’offerta preziosa della vostra sofferenza.

E voi, cari sposi novelli, vivete la trasparenza dell’amore e della reciproca donazione come scelta esaltante di collaborazione al disegno creativo di Dio.

A tutti la mia Benedizione Apostolica.



© Copyright 1991 - Libreria Editrice Vaticana
MARIOCAPALBO
00domenica 7 aprile 2013 18:50
Lo Spirito Santo, divino ospite dell'anima
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 20 marzo 1991



1. In una precedente catechesi avevo preannunciato che saremmo tornati sui temi riguardanti la presenza e l’azione dello Spirito Santo nell’anima. Temi teologicamente fondati e spiritualmente ricchi, che esercitano un’attrattiva e, si direbbe, un fascino soprannaturale sulle anime desiderose di vita interiore, attente e docili alla voce di Colui che abita in loro come in un tempio e che dall’intimo le illumina e le sostiene sulle vie della coerenza evangelica. A queste anime mirava il mio predecessore Leone XIII, quando scrisse l’Enciclica Divinum illud sullo Spirito Santo (9 maggio 1897) e successivamente la Lettera “Ad Fovendum” sulla devozione del popolo cristiano verso la sua divina Persona (18 aprile 1902), stabilendo la celebrazione in suo onore di una speciale novena, volta in particolar modo ad ottenere il bene dell’unità tra i cristiani (“ad maturandum Christianae unitatis bonum”). Il Papa della Rerum novarum era anche il Papa della devozione allo Spirito Santo, che sapeva a quale fonte bisognava attingere l’energia per realizzare il vero bene, anche a livello sociale. A quella stessa fonte ho inteso richiamare l’attenzione dei cristiani del nostro tempo con l’Enciclica Dominum et vivificantem (18 maggio 1986), e dedico adesso la parte conclusiva della catechesi pneumatologica.

2. Possiamo dire che, alla base di una vita cristiana caratterizzata dall’interiorità, dall’orazione e dall’unione con Dio, vi è una verità che - come tutta la teologia e la catechesi pneumatologica - deriva dai testi della Sacra Scrittura e specialmente dalle parole di Cristo e degli Apostoli: quella sull’inabitazione dello Spirito Santo, come Ospite divino, nell’anima del giusto.

Chiede l’apostolo Paolo nella sua prima lettera ai Corinzi (1 Cor 3, 16). “Non sapete che . . . lo Spirito di Dio abita in voi?”. Certo, lo Spirito Santo è presente e opera in tutta la Chiesa, come abbiamo visto nelle precedenti catechesi: ma l’attuazione concreta della sua presenza e azione avviene nel rapporto con la persona umana, con l’anima del giusto in cui Egli stabilisce la sua dimora ed effonde il dono ottenuto da Cristo con la Redenzione. L’azione dello Spirito Santo penetra nell’intimo dell’uomo, nel cuore dei fedeli, e vi riversa la luce e la grazia che dà vita. È ciò che chiediamo nella Sequenza della Messa di Pentecoste: “O luce beatissima, invadi nell’intimo il cuore dei tuoi fedeli”.

3. L’apostolo Pietro, a sua volta nel discorso del giorno di Pentecoste, dopo aver esortato gli ascoltatori alla conversione e al battesimo, aggiunge la promessa: “Riceverete il dono dello Spirito Santo” (At 2, 38). Dal contesto risulta che la promessa riguarda personalmente ogni convertito e battezzato. Pietro, infatti, si rivolge espressamente a “ciascuno” dei presenti (At 2, 38). Più tardi, quando Simon mago chiederà agli Apostoli di comunicargli il loro potere sacramentale, dirà: “Date anche a me questo potere, perché a chiunque io imponga le mani, egli riceva lo Spirito Santo” (At 8, 19). Il dono dello Spirito viene capito come dono concesso alle singole persone. La stessa constatazione si verifica nell’episodio della conversione di Cornelio e della sua casa: mentre Pietro spiega loro il mistero di Cristo, “lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano” (At 10, 44). L’Apostolo riconosce quindi: “Dio ha dato a loro lo stesso dono che a noi” (At 11, 17). Secondo Pietro, la discesa dello Spirito Santo significa la sua presenza in coloro ai quali Egli si comunica.

4. A proposito di questa presenza dello Spirito Santo nell’uomo, occorre ricordare i modi successivi di divina presenza nella storia della salvezza. Nell’Antica Alleanza, Dio è presente e manifesta questa presenza prima nella “tenda” del deserto, più tardi nel “Santo dei Santi” del tempio di Gerusalemme. Nella Nuova Alleanza, la presenza si attua e si identifica con l’Incarnazione del Verbo: Dio è presente in mezzo agli uomini nel suo eterno Figlio, mediante l’umanità da Lui assunta in unità di persona con la sua natura divina. Con questa visibile presenza in Cristo, Dio prepara per mezzo di Lui una nuova presenza, invisibile, che si attua con la venuta dello Spirito Santo.

Sì, la presenza di Cristo “in mezzo” agli uomini apre la strada alla presenza dello Spirito Santo, che è una presenza interiore, una presenza nei cuori umani. Così si compie la profezia di Ezechiele: “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo . . . Porrò il mio spirito dentro di voi” (Ez 36, 26-27).

5. Gesù stesso, alla vigilia della sua dipartita da questo mondo per tornare al Padre mediante la Croce e l’Ascensione al cielo, annuncia agli Apostoli la venuta dello Spirito Santo: “Io pregherò il Padre che Egli vi dia un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità . . . Egli sarà in voi” (Gv 14, 16-17). Ma egli stesso dice che tale presenza dello Spirito Santo, la sua inabitazione nel cuore umano, che comporta anche quella del Padre e del Figlio, è condizionata dall’amore: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14, 23).

Il riferimento al Padre e al Figlio, nel discorso di Gesù, include lo Spirito Santo, al quale viene attribuita l’inabitazione trinitaria da San Paolo e dalla tradizione patristica e teologica, perché è la Persona-Amore, e d’altra parte la presenza interiore è necessariamente spirituale. La presenza del Padre e del Figlio si attua mediante l’Amore, e dunque nello Spirito Santo. È nello Spirito Santo che Dio, nella sua unità trinitaria, si comunica allo spirito dell’uomo.

San Tommaso d’Aquino dirà che solo nello spirito dell’uomo (e dell’angelo) è possibile questo modo di divina presenza - per inabitazione - perché solo la creatura razionale è capace di essere elevata alla conoscenza, all’amore consapevole e al godimento di Dio come Ospite interiore: e questo avviene per mezzo dello Spirito Santo, che perciò è il primo e fondamentale Dono (San Tommaso, Summa theologiae, I, q. 38, a. 1).

6. Ma per questa inabitazione gli uomini diventano “tempio di Dio” - di Dio-Trinità - perché è “lo spirito di Dio (che) abita in loro”, come ricorda l’Apostolo ai Corinzi (1 Cor 3, 16). E Dio è santo e santificante. Anzi lo stesso Apostolo specifica poco dopo: “O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio?” (1 Cor 6, 19). Dunque l’inabitazione dello Spirito Santo comporta una particolare consacrazione dell’intera persona umana (di cui Paolo sottolinea la dimensione corporea) a somiglianza del tempio. Questa consacrazione è santificatrice. Essa costituisce l’essenza stessa della grazia salvifica, mediante la quale l’uomo accede alla partecipazione della vita trinitaria di Dio. Si apre così nell’uomo una fonte interiore di santità, dalla quale deriva la vita “secondo lo Spirito”, come avverte Paolo nella lettera ai Romani: “Voi . . . non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi” (Rm 8, 9). E qui si fonda la speranza della risurrezione dei corpi, perché, “se lo Spirito di Colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, Colui che ha risuscitato Cristo (Gesù) dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi” (Rm 8, 11).

7. Occorre notare che l’inabitazione dello Spirito Santo - che santifica tutto l’uomo, anima e corpo - conferisce una superiore dignità alla persona umana, e dà nuovo valore alle relazioni interpersonali, anche corporali, come fa notare San Paolo nel testo poc’anzi citato della Prima Lettera ai Corinzi (1 Cor 6, 19).

Ecco, l’uomo cristiano, mediante l’inabitazione dello Spirito Santo, viene a trovarsi in una particolare relazione con Dio, che si estende anche a tutte le relazioni interpersonali, nell’ambito familiare e in quello sociale. Quando l’Apostolo raccomanda di “non rattristare lo Spirito Santo” (Ef 4, 30), parla sulla base di questa verità rivelata: la presenza personale di un Ospite interiore, che può essere “rattristato” a causa del peccato - mediante ogni peccato - giacché questo è sempre contrario all’amore. Egli stesso, infatti, come Persona-Amore, dimorando nell’uomo, crea nell’anima come un’esigenza interiore di vivere nell’amore. Lo suggerisce San Paolo quando scrive ai Romani che “l’amore di Dio” (cioè: la potente corrente di amore che viene da Dio) “è stato riversato nei vostri cuori per opera dello Spirito Santo che ci è stato dato”.

Ai fedeli di lingua tedesca

Liebe Schwestern und Brüder!

Mit dieser kurzen Betrachtung grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher sehr herzlich. Ein besonderer Willkommensgruß gilt dem Männerchor ”Chorsänger 1791“ aus der Pfarrei Geinsheim sowie der Blasmusikkapelle der Pfarreien Kreuzerhöhung in Pamhagen und St. Matthäus in Wallern. Mögen die Tage Eures Aufenthaltes in Rom Euch auch Hilfe sein zu einem tieferen Verständer der geheimnisvollen Kraft des Heiligen Geistes und Euch hinführen zur fruchtbaren Mitfeier der bevorstehenden Tage von Leiden, Tod und Auferstehung unseres Herrn.

Dazu erteile ich Euch, Euren lieben Angehörigen daheim sowie allen Gläbigen, die uns über Ründfunk und Fernsehen verbunden sind, von Herzen meinen Apostolischen Segen.

Ai fedeli di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

Je salue cordialement les personnes de langue française présentes ce matin. En particulier j’adresse mes encouragements aux élèves de l’Institution Madeleine Daniélou à Rueil-Malmaison, et aux autres jeunes venus à Rome à l’approche de Pâques. Que l’Esprit fortifie votre fidélité au Christ Sauveur dans son Eglise!

Je vous bénis de tout cœur.

Ai pellegrini di espressione inglese

Dear Brothers and Sisters,

My cordial greeting goes to all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience. As Lent draws to its close and the Church prepares to celebrate Christ’s Passion, Death and Resurrection, I pray that you will experience ever more deeply the power of God’s forgiveness and love. Upon you and your dear ones I willingly invoke God’s abundant blessings of grace and peace.

Ad un gruppo di ammalati venuti dal Giappone e dalla Corea

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto il gruppo di pellegrini ammalati che provengono congiuntamente dal Giappone e dalla Corea. È imminente ormai la solennità della Pasqua. Noi sappiamo che, per giungere alla sua Pasqua, Gesù ha percorso la “via della Croce”. Anche voi, con la vostra sofferenza, siete in cammino dietro a Gesù e aspirate alla gioia della risurrezione con Lui. Egli sia la vostra forza e la vostra speranza.

Desidero, inoltre, manifestare il mio apprezzamento per l’impegno che il vostro gruppo sta realizzando tra il Giappone e la Corea nel settore ecumenico.

Augurando a tutti voi una santa Pasqua nel Signore, vi benedico di cuore.

Sia lodato Gesù Cristo!

Ai fedeli di lingua spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

Presento ahora mi afectuoso saludo a todos los peregrinos y visitantes de lengua española. En particular, a las Hermanas Hospitalarias del Sagrado Corazón de Jesús, que realizan en Roma un curso de renovación.

Mi cordial bienvenida a todos los grupos de jóvenes aquí presentes, a quienes aliento a prepararse adecuadamente para la celebración de la gran fiesta de nuestra fe: la resurrección de Nuestro Señor Jesucristo.

A todas las personas, familias y grupos procedentes de los diversos Países de América Latina y de España imparto de corazón la Bendición Apostólica.

Ai fedeli venuti dalla Polonia

Wtym czasie wielkopostnym, w okresie rekolekcyjnym stajemy przed Tobą, Pani Jasnogórska, biorąc do ręki tekst o pokucie i pojednaniu, owoc Synodu, “Reconciliatio et Paenitentia”. Niech nam pomaga w rachunku sumienia, w żalu za grzechy, w mocnym postanowieniu poprawy, w spowiedzi, w zadośćuczynieniu.

Oto tekst: “Kościół, gdy mówi c sytuacjach grzechu lub gdy piętnuje jako grzechy społeczne pewne sytuacje czy pewne zachowania zbiorowe poszczególnych grup społecznych (większych lub mniejszych - także całych narodów i bloków narodów), wie i głosi, że takie wypadki grzechu społecznego sa jednocześnie owocem, nagromadzeniem i zbiorem wielu grzechów osobistych. Chodzi o grzechy najbardziej osobiste: tego, kto powoduje lub popiera nieprawość albo też czerpie z niej korzyści; tego, kto mogąc coś uczynić dla uniknięcia, usunięcia czy przynajmniej ograniczenia pewnych form zła społecznego, nie czyni tego z lenistwa, z lęku czy też w wyniku zmowy milczenia lub zamaskowanego udziału w złu, albo z obojętności; tego, kto zasłania się twierdzeniem o niemożności zmiany świata; i również tego, kto usiłuje wymówić się od trudu czy ofiary, podając różne racje. . . .

Na dnie każdej sytuacji grzechu znajdują się zawsze osoby, które grzech popełniają”.

Jest to długi cytat. Brzemienny treścią. Również naszą rodzinną treścią polskiej przeszłości, a zarazem dnia dzisiejszego.

Nie trzeba jednak uciekać od tych słów. Nie można chować głowy w piasek. Nie można zamykać przed nimi żadnego sumienia. Nie można tego nie przypominać wszystkim - jako społeczeństwu. Chodzi o właściwe znaczenie “grzechu społecznego”.

Niech dopełni tego jeden jeszcze cytat: “Mówiąc o grzechu społecznym trzeba przede wszystkim uznać to, iż ze względu na ludzką solidarność . . . grzech każdego człowieka w jakiś sposób dotyka innych. Jest to drugie oblicze owej solidarności, która . . . rozwija się w . . . tajemnicy wspólnoty świętych . . ., dzięki której "każda dusza, która się podnosi, dźwiga świat". Temu prawu wstępowania odpowiada, niestety, prawo zstępowania”.

Pani Jasnogórska! Prosimy Cię, aby ten wielkopostny czas dał zdecydowany początek prawu wstępowania w nas samych, w naszych wspólnotach. W naszym narodzie. A nie na odwrót.

Pozdrawiam następujące grupy: pielgrzymkę nauczycieli i uczniów XV Liceum Ogólnokształcącego w Krakowie; pielgrzymów z parafii św. Marcina z Radziechowej; pielgrzymkę z archidiecezji krakowskiej; pielgrzymkę byłych więźniów obozów koncentracyjnych w Ravensbrück, Mauthausen i Oświęcimiu; pielgrzymkę z dekanatu Głuchołazy w diecezji opolskiej; Caritas z Gniezna; studentów II i III roku Architektury Politechniki Krakowskiej; grupę Almabus z Wrocławia; grupę Impuls - Sport z Wrocławia; grupę Sigma-Travel z Warszawy; grupę PTTK z Krakowa; innych pielgrzymów indywidualnych z kraju czy z emigracji nie objętych tymi grupami oraz zespół muzyczny “Rodzinny Kwartet Smyczkowy Christopher” ze Stanów Zjednoczonych.

Ai vari gruppi di fedeli presenti nell’Aula Paolo VI

Il mio saluto va ora ai pellegrini di lingua italiana, e anzitutto alle educatrici, agli alunni e ai familiari dell’Istituto Maestre Pie Filippini di Montefiascone, in diocesi di Viterbo, i quali sono accompagnati dal loro Vescovo, Monsignor Fiorino Tagliaferri. Esprimo il mio apprezzamento per l’opera educativa di codesta comunità, nata dalla premurosa iniziativa del Cardinale Marco Antonio Barbarigo. Vi esorto a continuare nella via tracciata da quel grande educatore, i cui insegnamenti rimangono tuttora validi nel campo dell’educazione della gioventù.

Saluto, poi, i giovani provenienti da vari Paesi in via di sviluppo, i quali, su iniziativa del Ministero per gli Affari Esteri d’Italia, frequentano un corso di programmazione per dirigenti e docenti di istituti per la formazione professionale. A tutti il mio augurio per un proficuo soggiorno a Roma e per un generoso e valido servizio, poi, nei rispettivi Paesi.

Ringrazio il direttore e i membri del coro “Abete rosso” di Bedollo di Piné, in diocesi di Trento, per la loro partecipazione a questo incontro ed il loro canto, mentre li invito tutti a lodare il Signore in letizia, cantando le lodi di Dio secondo le antiche e nobili tradizioni del Trentino.

Il mio pensiero va poi ai fedeli della Parrocchia Maria Santissima del Rosario di Cinquevie, in diocesi di Nola. Mi compiaccio con loro per l’impegno nel sostenere l’opera della Chiesa Missionaria in Oriente; li incoraggio in ogni loro iniziativa per la promozione della nuova evangelizzazione.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Come di consueto, saluto voi, carissimi Giovani, Ammalati e Sposi novelli.

Siamo quasi giunti, dopo l’impegnativo itinerario quaresimale, ai piedi del Golgota, dove si compie il mistero della redenzione, il dramma della Croce, che riconcilia cielo e terra. Non abbiate timore, amatissimi giovani, di seguire Gesù sino al momento supremo del suo sacrificio redentore: solo lì potrete trovare il vero senso dell’esistenza, la realizzazione che state cercando; e voi, cari ammalati, come Gesù sulla croce, potete offrire le vostre sofferenze per la salvezza del mondo; infine, voi, sposi novelli, siate segno vivo della fedeltà e dell’amore infinito di Dio che comporta anche la rinuncia quando si ama veramente.



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