Catechesi sul Credo, parte III: Lo Spirito Santo Datore di Vita Marzo 1990

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MARIOCAPALBO
00sabato 6 aprile 2013 19:46
L'azione sapienziale dello Spirito divino
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 14 marzo 1990



1. L’esperienza dei profeti dell’Antico Testamento pone in evidenza particolare il legame tra la parola e lo spirito. Il profeta parla a nome di Dio e grazie allo Spirito. La stessa Scrittura è parola che viene dallo Spirito, sua registrazione di durata perenne. Essa è santa (“sacra”) a motivo dello Spirito, che, mediante la Parola detta o scritta, esercita la sua efficacia.

Anche in alcuni che non sono profeti, l’intervento dello spirito suscita la parola. Così nel primo Libro delle Cronache, dove è ricordata l’adesione a Davide dei “prodi”, che ne riconobbero la regalità, si legge che “lo spirito invase Amasai, capo dei trenta (prodi)”, e gli fece rivolgere a Davide le parole: “Siamo tuoi . . . Pace, pace a te, pace a chi ti aiuta, perché il tuo Dio ti aiuta”. E “Davide li accolse e li costituì capi di schiere” (1 Cr 12, 19). Più drammatico un altro caso, raccontato nel secondo Libro delle Cronache e che sarà ricordato da Gesù. Esso si verifica in un periodo di decadenza del culto nel tempio e di cedimento alle tentazioni dell’idolatria in Israele. Essendo rimasti inascoltati i profeti mandati da Dio agli israeliti perché tornassero a lui, “allora lo spirito di Dio investì Zaccaria, figlio del sacerdote Ioiada, che si alzò in mezzo al popolo e disse: “Dio dice: Perché trasgredite i comandi del Signore? Per questo non avete successo; poiché avete abbandonato il Signore, anch’egli vi abbandona”. Ma congiurarono contro di lui e per ordine del re lo lapidarono nel cortile del tempio” (2 Cr 24, 20-21). Sono manifestazioni significative della connessione tra spirito e parola, presente nella mentalità e nel linguaggio di Israele.

2. Altro legame analogo è quello tra spirito e sapienza. Esso appare nel Libro di Daniele, sulla bocca del re Nabucodonosor il quale, nel raccontare il sogno fatto e la spiegazione avutane da Daniele, riconosce il profeta come “un uomo nel quale è lo spirito degli dèi santi” (Dn 4, 5): ossia l’ispirazione divina, che anche il faraone a suo tempo riconobbe in Giuseppe per la saggezza dei suoi consigli. Nel suo linguaggio pagano il re di Babilonia parla ripetutamente di “spirito degli dèi santi”, mentre alla fine del suo racconto parlerà di “Re del cielo” (Dn 4, 34), al singolare. Ad ogni modo, riconosce che uno spirito divino si manifesta in Daniele, come dirà anche il re Baldassar: “Ho inteso dire che tu possiedi lo spirito degli dèi santi e che si trova in te luce, intelligenza e sapienza straordinaria”. E l’autore del Libro sottolinea che “Daniele era superiore agli altri governatori e ai satrapi, perché possedeva uno spirito eccezionale, tanto che il re pensava di metterlo a capo di tutto il suo regno” (Dn 5, 14; 6, 3).

Come si vede, la “sapienza straordinaria” e lo “spirito eccezionale” vengono attribuiti giustamente a Daniele, testimoniando la connessione di queste qualità nel giudaismo del II secolo a.C., quando il Libro viene scritto per sostenere la fede e la speranza dei giudei perseguitati da Antioco Epifane.

3. Nel Libro della Sapienza, testo redatto quasi alla soglia del Nuovo Testamento, cioè secondo alcuni autori recenti, nella seconda metà del I secolo a.C., in ambiente ellenistico, il legame tra la sapienza e lo spirito viene talmente sottolineato che se ne ha quasi una identificazione. Fin da principio vi si legge che “la sapienza è uno spirito amico degli uomini”. Esso si manifesta e si comunica in forza di un amore fondamentale verso l’umanità. Ma questo spirito amico non è cieco e non tollera il male, anche segreto, negli uomini. “La sapienza non entra in un’anima che opera il male né abita in un corpo schiavo del peccato. Il santo spirito che ammaestra rifugge dalla finzione, se ne sta lontano dai discorsi insensati . . . Non lascerà impunito chi insulta con le labbra, perché Dio è testimone dei suoi sentimenti e osservatore verace del suo cuore, e ascolta le parole della sua bocca” (Sap 1, 4. 6).

Lo spirito del Signore è dunque uno spirito santo, che vuole comunicare la sua santità, ed esercita una funzione educatrice: “Il santo spirito che ammaestra”. Esso si oppone all’ingiustizia. Non è un limite al suo amore, ma un’esigenza di questo amore. Nella lotta contro il male, si oppone a tutte le iniquità, senza mai lasciarsi ingannare, perché non gli sfugge nulla, “neppure una parola segreta”. Lo spirito infatti “riempie l’universo”: è onnipresente. “E, abbracciando ogni cosa, conosce ogni voce” (Sap 1, 11. 7). L’effetto della sua onnipresenza è la conoscenza di tutte le cose, anche segrete.

Essendo uno “spirito amico degli uomini”, non intende solamente sorvegliare gli uomini, ma riempirli della sua vita e della sua santità. “Dio non ha creato la morte, e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutto per l’esistenza . . .” (Sap 1, 13-14). L’affermazione di questa positività della creazione, in cui si riflette il concetto biblico di Dio come “colui che è” e come creatore di tutto l’universo, dà un fondamento religioso alla concezione filosofica e all’etica dei rapporti con le cose; soprattutto avvia un discorso sulla sorte finale dell’uomo, che nessuna filosofia avrebbe potuto sostenere senza l’appoggio della rivelazione divina. San Paolo dirà poi che, se la morte è stata introdotta per il peccato dell’uomo, Cristo è venuto come nuovo Adamo per redimere l’uomo dal peccato e liberarlo dalla morte. L’apostolo aggiungerà che Cristo ha portato una nuova vita nello Spirito Santo, dando il nome e, anzi, rivelando la missione della Persona divina avvolta di mistero nelle pagine del Libro della Sapienza.

4. Il re Salomone, che con un espediente letterario viene presentato come autore di questo Libro, a un certo momento si rivolge ai suoi colleghi: “Ascoltate, o re . . .”, per invitarli ad accogliere la sapienza, segreto e norma della regalità, e per spiegare “che cos’è la sapienza . . .”. Egli ne fa l’elogio, con una lunga enumerazione delle caratteristiche dello spirito divino, che attribuisce alla sapienza, quasi personificandola; “In essa c’è uno spirito intelligente, santo, unico, molteplice . . .” (Sap 6, 1. 22-23). Sono ben ventuno gli attributi qualificativi (3 x 7), consistenti in vocaboli presi in parte dalla filosofia greca e in parte dalla Bibbia. Ecco i più significativi.

È uno spirito “intelligente”, cioè non un impulso cieco, ma un dinamismo guidato dalla conoscenza della verità; è uno spirito “santo”, perché vuole non solo illuminare gli uomini, ma santificarli; è “unico e molteplice”, così da poter penetrare dappertutto; è “sottile”, e pervade tutti gli spiriti: la sua azione è dunque essenzialmente interiore, come la sua presenza; è “onnipotente e onniveggente”, ma non costituisce una potenza tirannica o distruttrice, perché è “benefico e amico degli uomini”, vuole il loro bene e tende a “formare amici di Dio”. L’amore sorregge e dirige l’esercizio della sua potenza.

La sapienza ha dunque le qualità e svolge le funzioni tradizionalmente attribuite allo spirito divino: “spirito di sapienza e di intelligenza . . . ecc.” (Is 11, 2-3), perché con esso si identifica nel fondo misterioso della realtà divina.

5. Tra le funzioni dello Spirito-Sapienza vi è quella di far conoscere la volontà divina: “Chi ha conosciuto la tua volontà, se tu non hai concesso la sapienza e non gli hai inviato il tuo santo spirito dall’alto?”. L’uomo, da solo, non è capace di conoscere la volontà divina: “Quale uomo può conoscere il volere di Dio?”. Per mezzo del suo santo spirito, Dio fa conoscere la propria volontà, il suo disegno sulla vita umana, ben più profondamente e sicuramente che con la sola promulgazione di una legge in formule del linguaggio umano. Agendo dall’interno col dono dello Spirito Santo, Dio permette di “raddrizzare i sentieri di chi è sulla terra; gli uomini furono ammaestrati in ciò che ti è gradito; essi furono salvati per mezzo della sapienza”. E a questo punto l’autore descrive in dieci capitoli l’opera dello Spirito-Sapienza nella storia, da Adamo a Mosè, all’alleanza con Israele, alla liberazione, alla cura continua del popolo di Dio . . . E conclude: “In tutti i modi, o Signore, hai magnificato e reso glorioso il tuo popolo e non l’hai trascurato, assistendolo in ogni tempo e in ogni luogo . . .” (Sap 9, 17. 13. 18 Sap 19, 22).

6. In questa rievocazione storico-sapienziale emerge un passo dove l’autore ricorda, parlando al Signore, il suo spirito onnipresente che ama e protegge la vita dell’uomo. Ciò vale anche per i nemici del popolo di Dio e, in generale, per gli empi, i peccatori. Anche in loro vi è lo spirito divino di amore e di vita: “Tu risparmi tutte le cose, perché tutte sono tue, Signore, amante della vita, poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose” (Sap 11, 26; 12, 1).

“Tu risparmi . . .”. I nemici di Israele avrebbero potuto essere castigati in modo ben più terribile di quanto è avvenuto. Avrebbero potuto essere “dispersi dallo spirito della tua potenza. Ma tu hai tutto disposto con misura, calcolo e peso”. Il Libro della Sapienza esalta la “moderazione” di Dio e ne dà la ragione: lo spirito di Dio non agisce solo come soffio potente, capace di distruggere i colpevoli, ma come spirito di sapienza che vuole la vita e con ciò rivela il suo amore. “Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi, non guardi ai peccati degli uomini, in vista del pentimento. Poiché tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se tu avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure creata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi? O conservarsi, se tu non l’avessi chiamata all’esistenza?” (Sap 11, 20. 23-25).

7. Siamo al vertice della filosofia religiosa non solo di Israele, ma di tutti i popoli antichi. La tradizione biblica, già espressa nella Genesi, qui offre una risposta alle grosse questioni non risolte nemmeno dalla cultura ellenica.

Qui la misericordia di Dio si salda con la verità della sua creazione di tutte le cose: l’universalità della creazione comporta l’universalità della misericordia. E tutto in forza dell’amore eterno, con cui Dio ama tutte le sue creature: amore in cui noi ora riconosciamo la persona dello Spirito Santo.

Il Libro della Sapienza già ci fa intravedere questo Spirito-Amore che, come la Sapienza, prende i lineamenti di una persona, con le seguenti caratteristiche: spirito che conosce tutto e che fa conoscere agli uomini i disegni divini; spirito che non può accettare il male; spirito che, per il tramite della sapienza, vuole condurre tutti alla salvezza; spirito di amore che vuole la vita; spirito che riempie l’universo della sua benefica presenza.

Ai pellegrini di lingua francese

Chers Frères et Soeurs,

Je suis heureux de saluer et d’encourager les membres de la Maîtrise de la Cathédrale Saint-Jean-Marie-Vianney de Gatineau-Hull au Canada. Que leur généreux service du culte divin fortifie leur foi et celle de leurs compatriotes!

Aux Soeurs Franciscaines Missionnaires de Marie en session à Grottaferrata, j’exprime mes souhaits fervents pour le fructueux déroulement de leur halte spirituelle au bénéfice de leur chère Congrégation et de l’Eglise.

Et je bénis de grand coeur tous les pélerins de langue française présents à cette audience.

Ai fedeli e ai visitatori di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I wish to greet the Daughters of Charity who have come to Rome at the conclusion of their Vincentian month of renewal. May your visit to this City deepen your love for the Lord and his Church! My warm welcome also goes to the Columbian Squires from Canada and to the choir of Saint Matthew’s Church in Brooklyn, New York. To the many English-speaking pilgrims and visitors at today’s Audience, especially from England, Canada, Denmark and the United States. I cordially impart my Apostolic Blessing.

A un gruppo di fedeli giapponesi

Sia lodato Gesù Cristo!

Dilettissime studentesse dei Collegi “ Cuore Immacolato di Maria ” di Kagoshima e di Nagasaki.

Auspico che il frutto del vostro studio di aggiornamento in Europa sia copioso e rimanga per tutta la vostra vita sotto la guida materna del Cuore Immacolato di Maria.

Con questo augurio vi benedico di cuore.

Sia lodato Gesù Cristo!

Ai fedeli di lingua tedesca

Liebe Schwestern und Brüder!

Mit dieser kurzen Betrachtung grüße ich alle anwesenden Pilger deutscher Sprache sehr herzlich. Einen besonderen Gruß richte ich an die Seminaristen des Collegium Albertinum in Bonn. Euere Vorbereitung auf den priesterlichen Dienst möge von dem Geist der Liebe geprägt sein, der im Buch der Weisheit auf so beeindruckende Weise beschrieben wird. Euch allen sowie den Hörerinnen und Hörern, die mit uns über Radio Vatikan verbunden sind, erteile ich von Herzen meinen Apostolischen Segen.

Ai fedeli di lingua spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

Saludo cordialmente a los sacerdotes, religiosos y religiosas, así como a las personas de América Latina y España presentes en esta Audiencia. Me es grato saludar de modo especial a las Religiosas Hermanas de Nuestra Señora de la Consolación que, con su presencia en este encuentro, desean reiterar su filial adhesión al Sucesor de Pedro. Os aliento a dejaros conducir en todo momento por el Espíritu de la verdad, que guía y protege a la Iglesia, esposa fiel de Cristo. Asimismo dirijo mi más afectuoso saludo a los profesores y a los alumnos de los colegios españoles “ Virgen de Europa ”, de Madrid, y “ Nuestra Señora de la Consolación ”, de Castellón, a quienes invito a acoger en sus corazones a Cristo, verdadero “ camino, verdad y vida ”.

A todos los presentes imparto complacido mi Bendición Apostólica, que extiendo a vuestros seres queridos.

Ai fedeli di lingua portoghese

Caríssimos irmãos e irmãs de língua portuguesa,

Saúdo cordialmente quantos me escutam, desejando a todos felicidades; e que se deixem conduzir pelo espírito divino, agora na penitência quaresmal, caminho para as alegrias da Páscoa.

Ai fedeli polacchi

“Nawracajcie się i wierzcie w Ewangelię!”.

Słowa te, które znaczą szlak Wielkiego Postu, przypomnieliśmy w dniu Popielca wobec Ciebie, Matko Jasnogórska, aby do nich stale powracać.

Wierzcie Ewangelii.

Kiedy to po raz pierwszy uwierzyli Ewangelii nasi praojcopwie?

Przypomina mi się Gniezno w roku Tysiąclecia - a z kolei Gniezno na szlaku pierwszej papieskiej pielgrzymki do Ojczyzny.

Właśnie tam powracaliśmy wspólnie do początków wiary: Ewangelii i Kościoła - nie tylko u zarania naszych piastowskich dziejów, ale także pośród Pobratymców.

Tam była przypominana chrystianizacja Słowian naprzód na południu, jeszcze przed misją Świętych Braci z Sołunia, potem ich misja w państwie Wielkomorawskim oraz w zasięgu jego wpływów. A także na zachód od naszej piastowskiej dziedziny. I także na wschód.

Słowianie oraz ich Pobratymcy później usłyszeli głos Ewangelii. Później doszli do wiary i do Kościoła niż ludy europejskie na zachodzie, a zwłaszcza na południu w rejonie Morza Śródziemnego.

Jeżeli dziś staje nam w panici to gnieźnieńskie kazanie o początkach ewangelizacji, to dlatego, by przetłumaczyć je na potrzeby naszej epoki. U końca XX stulecia, poprzez doświadczenie dalekie i współczesne słyszymy z tą samą mocą słowa Chrystusa: Wierzcie Ewangelii! Wierzcie Ewangelii!

Witam pielgrzymów z Polski: księdza kardynała Metropolitę Krakowskiego; pięlgrzymów z parafii Nawiedzenia Najświętszej Maryi Panny z Zaborowa, diecezja tarnowska; z parafii św. Józefa ze Świdnicy; dzieci, które wczoraj przystapiły do I Komunii św, w kościele polskim św. Stanisława; zespół pieśni i tańca “ Skalni ” z Zakopanego; grupę esperantystów z Bydgoszczy; oraz innych pielgrzymów zarówno z kraju, jak i z emigracji.

Ai numerosi gruppi di pellegrini italiani

Accolgo con gioia i fedeli della Diocesi di Cremona che, in preparazione al loro XIV Sinodo diocesano, hanno voluto incontrare il Successore di Pietro: saluto pure i rappresentanti dell’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, venuti a Roma per l’annuale pellegrinaggio presso il Centro della Cristianità. Cari fratelli e sorelle, sappiate trarre da questo soggiorno romano incoraggiamento e stimolo a proseguire nella fedeltà al Vangelo e siate sempre disponibili a servire con impegno la Chiesa.

Rivolgo poi un cordiale benvenuto al gruppo degli ingegneri milanesi dell’Associazione laicale della Fraternità di Comunione e Liberazione, ai sacristi ed addetti al Culto bergamaschi dell’Associazione diocesana “San Guido”, con le loro famiglie, ed ai membri del “Lions” di Molfetta e Bitonto: vi esorto tutti a perseverare nella preziosa testimonianza di laici cristiani nei vari ambienti di lavoro, comunicando a coloro che incontrerete la gioia della vostra fede.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Saluto, come di consueto, i giovani, i malati, gli sposi novelli, presenti a questa udienza. Ricordo a tutti la necessità dell’impegno ascetico che comporta, specialmente in questo tempo di Quaresima, uno sforzo generoso e costante per crescere nella virtù e nella perfezione cristiana. Sia dunque tale ascesi il segno distintivo di voi, giovani, che siete forti e avete vinto il maligno, secondo l’espressione dell’Evangelista Giovanni. Avvalorate con l’ascesi la vostra sofferenza, cari malati, a cui si chiede tanta pazienza per trasformare ogni pena in gesto d’amore per la salvezza dell’umanità. Sia, infine, l’ascesi un prezioso programma di vita per voi sposi, perché nelle vostre famiglie ogni scelta vi conduca ad una serena condotta cristiana. A tutti la mia Benedizione Apostolica.



© Copyright 1990 - Libreria Editrice Vaticana
MARIOCAPALBO
00sabato 6 aprile 2013 19:47
Lo Spirito divino e il Servo
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 21 marzo 1990



1. Non sarebbe completa l’analisi degli accenni allo Spirito Santo, che si possono cogliere in vari libri dell’Antico Testamento, sia pure in termini non ancora ben precisi per ciò che riguarda la sua persona divina, se non dedicassimo qualche considerazione a un testo di Isaia (Deutero-Isaia), nel quale è affermato il rapporto tra lo spirito divino e il “Servo di Jahvè”. Nella figura di questo Servo si riassumono le varie forme di azione - profetica, messianica, santificatrice - che abbiamo illustrato nelle catechesi precedenti.

Il rapporto è affermato nel versetto col quale ha inizio il primo dei quattro cosiddetti “canti del Servo del Signore”, carichi di lirismo e vibranti di profezia. Esso dice: “Ecco il mio Servo che io sostengo, il mio eletto in cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui” (Is 42, 1). Fin da principio, dunque, viene affermato che la missione del servo è opera dello spirito di Dio che è stato posto in lui. Come per i capi carismatici del popolo nei tempi antichi, i Giudici, e come per i primi re, Saul e Davide, l’elezione del Servo è accompagnata da un’effusione dello Spirito, sicché si può osservare un rapporto tra quanto viene detto del Servo del Signore e quanto aveva predetto Isaia del “germoglio” che doveva “spuntare dal tronco di Iesse”, cioè dalla stirpe di Davide: “Su di lui si poserà lo spirito del Signore: spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore” (Is 11, 2). Nel canto citato vi è una novità, che consiste nell’attribuire al personaggio annunciato la qualità di Servo. Essa non elimina la qualità di re tradizionalmente riconosciuta al Messia, ma senza dubbio svela un nuovo orientamento della speranza messianica, che avviene sotto l’influsso dello Spirito.

2. Subito dopo aver detto del Servo: “Ho posto il mio spirito su di lui”, Dio dichiara: “Egli porterà il diritto (“giudizio”) alle nazioni” (Is 42, 1). È un testo di grande importanza. Evidentemente il Servo è presentato come un profeta, eletto e predestinato da Dio, animato dal suo spirito, investito di una missione, che è di “proclamare il diritto con fermezza”, senza perdersi d’animo malgrado le opposizioni. Tuttavia questa fermezza non sarà durezza. Anzi, sotto la spinta e la guida dello spirito, il Servo-profeta avrà un comportamento di mitezza (“Non griderà né alzerà il tono”) e di indulgenza misericordiosa: “Non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta” (Is 42, 1-3). Il profeta Geremia aveva ricevuto la missione di “sradicare e demolire, distruggere e abbattere” (Ger 1, 10). Niente di simile nella missione del Servo del Signore, mite e umile di cuore.

Alla mitezza viene unito un atteggiamento di apertura universale. Il Servo del Signore annuncerà la giustizia a tutte le nazioni e diffonderà la sua dottrina fino alle “isole”, cioè fino ai paesi più lontani. Infatti, nel secondo canto, il Servo interpella tutte le genti, dicendo: “Ascoltatemi, o isole; udite attentamente nazioni lontane” e Dio riafferma la dimensione universale della missione affidatagli: “è troppo poco che tu sia mio Servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti di Israele. Io ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra” (Is 49, 1-6). Tale universalità va ben oltre quella del messaggio degli altri profeti.

Tanto più che nella figura del Servo vi è qualcosa di trascendente, che consente di identificarlo con la sua missione. Egli viene proclamato “alleanza del popolo” e “luce delle nazioni” nella propria persona. Dio gli dice: “Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni” (Is 49, 6). Nessun semplice profeta avrebbe potuto presumere tanto.

3. La figura del Servo delineata nel poema di Isaia non è solo profetica, ma anche messianica. Se la sua missione è quella di “stabilire il diritto sulla terra” (Is 42, 4), questo compito appartiene a un re. Il profeta annunzia la giustizia; il re deve stabilire questa giustizia. Secondo il Salmo (Sal 71, 1-2), nel quale la tradizione giudaica e cristiana ha visto ritratto il re messianico predetto dai profeti, questa è la funzione essenziale del re, che viene implorata da Dio: “Dio, da’ al re il tuo giudizio, al figlio del re la tua giustizia; regga con giustizia il tuo popolo e i tuoi poveri con rettitudine”. E lo stesso Isaia, nel suo oracolo sul re davidico sul quale “si poserà lo spirito del Signore”, asseriva di lui: “giudicherà con giustizia i poveri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese” (Is 11, 4).

Il Servo sul quale “Dio ha posto il suo spirito”, secondo il canto, ha la missione che compete al re messianico: liberare il popolo. Egli stesso è stato stabilito “come alleanza del popolo e luce delle nazioni”, per aprire gli occhi ai ciechi, far uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre. Questa missione, che è propria di un principe e re, nel caso del Messia è compiuta con la forza del Signore, come il Servo proclama nel suo secondo canto: “Dio è stato mia forza”, e nel terzo: “Il Signore mi assiste, per questo non resto confuso” (Is 49, 5; 50, 7). Questa forza operatrice nella missione regale del Servo è lo spirito divino, che Isaia, in un oracolo messianico, mette in stretto rapporto con la “giustizia” da rendere ai miseri e agli oppressi: “Su di lui si poserà lo spirito del Signore . . . Giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese . . .” (Is 11, 2-4).

4. Nel primo e nel secondo canto del Servo, Dio parla della “salvezza” e della “giustizia”. Nel terzo e nel quarto canto, il concetto di “salvezza” è completato con aspetti nuovi, particolarmente significativi in ordine alla futura passione di Cristo. Prima di tutto si nota che la mitezza, che caratterizza la missione del Servo, si manifesta con la sua docilità a Dio e la sua pazienza di fronte ai persecutori: “Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio: non mi sono tirato indietro; ho presentato il dorso ai flagellatori” (Is 50, 5-6). “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca, era come un agnello condotto al macello” (Is 53, 7). Bastano questi due testi per illuminarci sulla perfetta disponibilità nell’oblazione di sé, a cui lo Spirito divino doveva portare il Servo-Messia sulla via della mitezza. Quando Giovanni Battista indicava Gesù alla folla come “l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo” (Gv 1, 29), forse faceva eco al quarto canto del Servo di Jahvè.

5. Ma in questo canto vi è ben di più. La missione del Servo vi appare in luce nuova: “Portare il peccato di molti e intercedere per i peccatori” (Is 53, 12). La prospettiva già delineata da Isaia: “Giudicare con giustizia i poveri e prendere decisioni eque per gli oppressi del paese” (Is 11, 4), viene qui trasformata in un’opera di “giustificazione” o santificazione mediante il sacrificio: “Il giusto mio Servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità” (Is 52, 13). Fino a tanto il Servo sarà portato dallo spirito in lui presente, che, come abbiamo visto, è spirito di “santità”.

E ancora: il trionfo definitivo del Servo viene annunciato all’inizio del quarto canto: “Il mio servo avrà successo, sarà innalzato, onorato, esaltato grandemente”, e poi alla fine: “Io gli darò in premio le moltitudini . . .” (Is 52, 13; 53, 12). Ma questo trionfo, che nella profezia come nella storia garantisce il compimento della speranza messianica, si verificherà su di una via sorprendente per chi sognava un avvento trionfale del re messianico: la via del dolore e, come sappiamo, della croce.

6. Da tutto il quarto canto vediamo infatti emergere la figura di un Servo che è “uomo dei dolori”, immerso in un mare di sofferenza fisica e morale, in ragione di un misterioso disegno di Dio, che tende alla glorificazione dello stesso Servo. Il Servo del Signore “è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti” (Is 53, 5). Questa è la via che era stato chiamato a percorrere l’eletto, sul quale si era posto lo Spirito del Signore.

Siamo al paradosso della croce, che appare così in contrasto con le attese di un messianismo trionfalistico, come pure con le pretese di una intelligenza avida di dimostrazioni razionali. San Paolo non esita a definirla: “Scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani”. Ma, essendo opera di Dio, è necessario lo Spirito di Dio per capirne il valore. Perciò l’apostolo proclama: “I segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio. Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato” (2 Cor 2, 11-12).

Ai giovani

Saluto tutti voi, giovani, ragazzi e ragazze, che siete venuti così numerosi a questo incontro, proprio nel giorno in cui inizia la primavera. Come la natura che in questi giorni si ridesta e comincia a fiorire, così anche voi, che costituite la primavera della Chiesa e dell’Umanità, aprite il vostro spirito a Cristo, il Vivente, perché Egli possa fare delle vostre persone altrettanti testimoni del suo Vangelo di gioia e di salvezza. Il suo Vangelo, infatti, è sempre attuale e sempre giovane. Come già un giorno fece con i primi discepoli, Gesù continua a chiamare anche voi, cari ragazzi; accogliete il suo invito come un dono prezioso e ponete la sua parola a fondamento di ogni vostro progetto di vita. Sarete, così, sempre pieni di ottimismo e di entusiasmo, perché il Signore non vi farà mancare la sua forza e la sua luce.

Agli ammalati

A voi, cari ammalati, un saluto particolare, mentre vi esorto a riascoltare ancora il richiamo della speranza che scaturisce pure dall’incipiente primavera. Talora l’esistenza sembra pesante ed i momenti della prova difficili da superare. La primavera, stagione della Risurrezione, vi ricorda però che la vita può rinascere e difatti rinasce. Il Signore vi conceda di comprendere che la sofferenza, pur difficile e dura da accettare, è la porta misteriosa che introduce nella pienezza della Vita. Vi accompagni nei vostri propositi di bene e nelle vostre aspirazioni più profonde l’aiuto materno di Maria, Consolatrice degli afflitti. Su tutti impartisco la mia Apostolica Benedizione.

Ai pellegrini di lingua francese

Chers Frères et Soeurs,

Je souhaite la bienvenue aux personnes de langue française présentes à cette audience.

J’adresse un salut particulier aux responsables nationaux du Mouvement Rural de Jeunesse Chrétienne de France. Je les encourage pour le témoignage évangélique que donne leur mouvement et pour ses actions de formation des jeunes à la responsabilité et à la solidarité.

Je salue aussi les groupes de lycéens ou de collégiens venus de Paris, de Neuilly, de Lyon, de Chambéry et de l’Oise. Je prie pour leur avenir de chrétiens et pour qu’ils participent généreusement à la mission de l’Eglise.

A tous, je donne volontiers ma Bénédiction Apostolique.

Ai fedeli di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I am pleased to welcome the English-speaking pilgrims and visitors present at this audience. May the gifts of the Holy Spirit enlighten and strengthen you in your daily lives. To all I impart my Apostolic Blessing.

A un gruppo proveniente dal Giappone

Sia lodato Gesù Cristo!

Carissimi componenti del gruppo “ Koto ”, vi ringrazio per la vostra esibizione con l’arpa giapponese, il “ Koto ”. La buona musica rasserena il cuore e lo porta verso l’alto. Voi considerate il vostro strumento musicale come un simbolo di unità. Vi auguro, carissimi, di far crescere, con i vostri concerti, i sentimenti di unità e di fratellanza in mezzo alla gente.

Con questo augurio vi benedico di cuore.

Sia lodato Gesù Cristo!

Ai pellegrini di lingua tedesca

Liebe Schwestern und Brüder!

Mit diesen kurzen Ausführungen grüße ich alle Pilger und Besucher aus den Ländern deutscher Sprache. Mein besonderer Gruß gilt einer Gruppe von Mitgliedern des Komitees für Siebenbürgen. Möge unter dem Schutz der Gottesmutter für das leidgeprüfte Volk in Rumänien das Licht der Hoffnung und Zuversicht aufleuchten. Euch allen, Euren Lieben in der Heimat sowie den mit uns über Radio Vatikan verbundenen Hörerinnen und Hörern erteile ich von Herzen meinen Apostolischen Segen.

Ai fedeli di lingua castigliana

Amadísimos hermanos y hermanas,

Mi más cordial saludo se dirige ahora a todas las personas, así como a los peregrinos de América Latina y de España presentes en esta Audiencia. De modo particular, me es grato saludar a las Religiosas Carmelitas Misioneras, a quienes animo a mantener vivo el seguimiento de Cristo, del Cristo obediente, casto y pobre, de acuerdo con la rica espiritualidad carmelitana, que tantos frutos ha dado a la Iglesia. Asimismo saludo afectuosamente a los profesores y alumnos del Colegio “ Nuestra Señora de la Consolación ” de Castellón (España), al grupo de jóvenes de Panamá, y a la peregrinación organizada por la Caja de Ahorros de Avila. Agradezco vuestra cariñosa acogida y, como recuerdo de vuestra presencia en este encuentro, os exhorto a estar cerca de Cristo, con la plegaria y el sacrificio en este tiempo cuaresmal.

A los Caballeros y a las Damas de la Orden del Santo Sepulcro de Jerusalén, de la nación española, que, después de haber visitado lo Santos Lugares, a los que están tan íntimamente vinculados, han querido saludar al Papa, agradezco el filial gesto, mientras les animo a afirmar los nobles ideales cristianos de su Orden en la sociedad española.

A todos los aquí presentes de lengua española, así como a sus seres queridos imparto mi Bendición Apostólica.

Ai fedeli di lingua portoghese

Amados irmãos e irmãs de língua portuguesa,

Saúdo cordialmente quantos me escutam, mormente os Brasileiros de São Paulo e do Rio aqui presentes: felicidades, boa estada em Roma e uma frutuosa Quaresma, preparando as alegrias da Páscoa.

Ai fedeli polacchi

Pozdrawiam pielgrzymów z parafii Podwyższenia Krzyża Świętego w Luborzycy; z parafii Wniebowzięcia Matki Bożej w Wietrzychowicach; z parafii Trójcy Przenajświętszej w Zabawie, w diecezji tarnowskiej; z parafii św. Maksymiliana Kolbe z Lubina Legnickiego; pozdrawiam prócz tego siostry orionistki oraz innych pielgrzymów nie objtych tymi grupami, zarówno z kraju, jak i z emigracji.

“Spraw, aby te kamienie stały się chlebem . . .

Nie samym chlebem zyje człowiek, lecz każdym słowem, które pochodzi z ust Bożych ”.

Matko Jasnogórska, przynosimy do Twego sanktuarium sprawę chleba.

Twój Syn kazał nam modlić się do Ojca: “ chleba naszego powszedniego daj nam dzisiaj ”.

Dar chleba. I ład społeczny, który z tym się łaczy. Trudno nie myśleć o milionach, które umieraja z glodu na róznych mieyscach ziemskiego globu. Trudno nie myśleć o przepaści, która dzieli bogaczy od łazarzy. Społeczeństwa, które nadużywają dóbr ziemskich, i społeczeństwa,, które nie mogą się wydźvignąć z nędzy.

W tę całą geografię nierówności ekonimiczno-społecznej usiłujemy wpisać naszą dzisiejszą sytuację. Kryzys odziedziczony po systemie, który zawiódł si na sobie samym. Kryzys gospodarczy, z którego usiłujemy wydźwignąc się za cenę okresowych trudności, braków i wyrzeczeń.

Patrzymy w Twoje matczyne Oblicze. Modlitwa o chleb powszedni, której nas nauczył Twój Syn, ma swą wymowę w naszym polskim “ dzisiaj ” i w naszym polskim “ jutro ”, do którego zmierzamy.

Prawo do chleba: ludzkie i Boskie prawo! Matko, pomóż nam je zrealizować. A równocześnie ochroń nas przed tą pokusą, że “ samym chlebem żyje człowiek ”. Jest to pokusa materialistycznego złudzenia współczesnych cywilizacji. Pomóż nam nasze “ jutro ”, a także i nasze trudne “ dziś ” budować wedle słów Chrystusa: “ nie samym chlebem żyje człowiek, lecz każdym słowem, które pochodzi z ust Bożych ”.

A gruppi italiani

Accolgo con gioia i componenti del Coro “Monte Orsaro” di Parma ed i membri del “Lions Club” di Castel San Giovanni e della Valle Tidone, venuti per manifestare la loro fede e il loro attaccamento alla Chiesa. Carissimi, attraverso la musica e le vostre diverse attività, voi cercate di mettere in pratica gli insegnamenti di Cristo nel concreto servizio del prossimo. Vi sostenga nel vostro apostolato la grazia del Signore.

Un caloroso benvenuto al gruppo di Cerignolani giunti in pellegrinaggio da Torino per far benedire la venerata Icona di Maria Ss.ma di Ripalda, protettrice della Città di Cerignola e patrona dei Pugliesi in Piemonte. La Vergine Madre di Dio, della quale siete così devoti, benedica i vostri buoni propositi e vi mantenga sotto la sua costante protezione.

Rivolgo pure un particolare saluto al Comandante, agli Ufficiali e agli Allievi della Scuola Sottufficiali della Marina Militare di Taranto e ai professori e agli studenti della Scuola Internazionale Americana “Notre Dame” a Roma. Cari Giovani, coltivate sempre in voi i grandi ideali cristiani e crescete ogni giorno, sia nella scuola come nella vita militare, soprattutto nell’amore per la verità e nell’impegno per il bene.

Agli sposi novelli

Incoraggio, infine, voi, sposi novelli, a costruire il vostro futuro sul solido fondamento della Fede. Come casa saldamente fondata sulla roccia, potrà, allora, la vostra famiglia resistere a tutte le prove della vita, perseverare nella fedeltà e crescere nell’amore.

Le discriminazioni razziali vanno respinte fermamente, “nella profonda consapevolezza della comune filiazione divina di ogni persona e di ogni razza e, quindi, della nostra radicale fratellanza in Cristo”. Lo afferma Giovanni Paolo II ricordando durante l’udienza generale la Giornata contro la discriminazione razziale, indetta dalle Nazioni Unite. Il Santo Padre auspica per il Sud Africa “che la via del dialogo tra i legittimi rappresentanti delle diverse parti in causa sia percorsa senza violenze fino in fondo” e rivolge il suo saluto e il suo augurio al popolo della Namibia, Paese che dopo lungo tempo di attesa, giunge ora all’indipendenza. Queste sono le parole pronunciate dal Santo Padre.

Oggi la comunità internazionale celebra la Giornata contro la discriminazione razziale, indetta dalle Nazioni Unite. Tale iniziativa ci invita a riflettere sul principio che la discriminazione razziale è inaccettabile, ovunque. È motivo di apprensione osservare come in vari Paesi del mondo si manifesti una recrudescenza di penosi, seppur isolati, episodi a sfondo razzista. Simili manifestazioni vanno respinte fermamente, nella profonda consapevolezza della comune filiazione divina di ogni persona e di ogni razza e, quindi, della nostra radicale fratellanza in Cristo.

Quest’anno la ricorrenza merita di essere sottolineata in special modo, perché dal Sud Africa sono venute recentemente notizie confortanti, che fanno ben sperare per il superamento delle ingiustizie e delle tensioni razziali, da troppo tempo causa di dolorosi conflitti e di gravi sofferenze in quel Paese. Auspico che la via del dialogo tra tutti i legittimi rappresentanti delle diverse parti in causa sia percorsa senza violenze fino in fondo, per garantire un futuro in cui ogni cittadino possa contribuire con uguale dignità alla realizzazione del bene comune.

La celebrazione della Giornata contro la discriminazione razziale coincide, poi, felicemente con quella fissata per l’indipendenza della Namibia, un Paese che da lungo tempo attendeva di acquistare la propria completa autonomia: al suo popolo e ai suoi nuovi dirigenti vanno il mio saluto e il mio augurio di prosperità materiale e spirituale. Su tutti gli abitanti della Namibia invoco le più abbondanti benedizioni del Signore!



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MARIOCAPALBO
00sabato 6 aprile 2013 19:47
La rivelazione dello Spirito Santo in Cristo
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì delle Ceneri, 28 febbraio 1990



1. Nella precedente catechesi abbiamo riportato un versetto del Salmo 51, nel quale il salmista, pentito dopo il suo grave peccato, implora la misericordia divina e chiede al Signore: “Non privarmi del tuo santo spirito” (Sal 51, 13). È il “Miserere”, salmo molto conosciuto, ripetuto spesso non solo nella liturgia, ma anche nella pietà e pratica penitenziale del popolo cristiano, perché espressivo dei sentimenti di pentimento, di fiducia e di umiltà che facilmente sorgono in un “cuore affranto e umiliato” (Sal 51, 9) dopo il peccato. Il Salmo merita di essere studiato e meditato ulteriormente, sulla scia dei Padri e degli scrittori di spiritualità cristiana: esso ci offre nuovi aspetti della concezione dello “spirito divino” dell’Antico Testamento, e ci aiuta a tradurre la dottrina in pratica spirituale e ascetica.

2. Per chi ha seguito i riferimenti ai profeti, fatti nella precedente catechesi, è facile scoprire la parentela profonda del “Miserere” con quei testi, specialmente con quelli di Isaia e di Ezechiele. Il senso della presenza al cospetto di Dio nella propria condizione di peccato, che si trova nel brano penitenziale di Isaia (Is 59, 12), e il senso della responsabilità personale inculcato da Ezechiele (Ez 18, 1-32) sono già presenti in questo salmo, che, in un contesto di esperienza di peccato e di bisogno profondamente sentito di conversione, chiede a Dio la purificazione del cuore, unitamente a uno spirito rinnovato. L’azione dello spirito divino prende così aspetti di maggiore concretezza e di più preciso impegno in ordine alla condizione esistenziale della persona.

3. “Pietà di me, o Dio!”. Il salmista implora la divina misericordia per ottenere la purificazione dal peccato: “cancella il mio peccato, lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato!” (Sal 51, 3-4). “Purificami con issopo, e sarò mondo; lavami, e sarò più bianco della neve” (Sal 51, 9). Ma egli sa che il perdono di Dio non può ridursi a una pura non-imputazione dall’esterno, senza che avvenga un rinnovamento interiore: e di questo l’uomo, da solo, non è capace. Perciò chiede: “Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Non respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito. Rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me uno spirito generoso” (Sal 51, 12-14).

4. Il linguaggio del salmista è quanto mai espressivo: egli chiede una creazione, cioè l’esercizio dell’onnipotenza divina in vista di un essere nuovo. Solo Dio può creare (“barà”), cioè mettere nell’esistenza qualcosa di nuovo (cf. Gen 1, 1; Es 34, 10; Is 48, 7; 65, 17; Ger 31, 21-22). Solo Dio può dare un cuore puro, un cuore che abbia la piena trasparenza di un volere totalmente conforme al volere divino. Solo Dio può rinnovare l’essere intimo, cambiarlo dall’interno, rettificare il movimento fondamentale della sua vita consapevole, religiosa e morale. Solo Dio può giustificare il peccatore, secondo il linguaggio della teologia e dello stesso dogma (cf. Denz.-S. 1521-1522. 1560), che traduce in tal modo il “dare un cuore nuovo” del profeta (Ez 36, 26), il “creare un cuore puro” del salmista.

5. Si chiede poi “uno spirito saldo” (Sal 51, 12), ossia l’inserimento della forza di Dio nello spirito dell’uomo, liberato dalla debolezza morale sperimentata e manifestata nel peccato. Questa forza, questa saldezza, può venire solo dalla presenza operante dello spirito di Dio, e perciò il salmista implora: “Non privarmi del tuo santo spirito”. È l’unica volta che nei Salmi si trova questa espressione: lo spirito santo di Dio”. Nella Bibbia ebraica è adoperata solo nel testo di Isaia che, meditando sulla storia di Israele, lamenta la ribellione a Dio per cui “essi contristarono il suo santo spirito”, e ricorda Mosè al quale Dio “pose nell’intimo il suo santo spirito” (Is 63, 10-11). Il salmista ha già la coscienza della presenza intima dello spirito di Dio come fonte permanente di santità, e perciò prega: “Non privarmene!”. L’accostamento di questa richiesta con l’altra: “Non respingermi dalla tua presenza” lascia capire la convinzione del salmista che il possesso dello spirito santo di Dio è legato alla presenza divina nel suo intimo essere. La vera disgrazia sarebbe quella di essere privato di questa presenza. Se lo spirito santo rimane in lui, l’uomo sta con Dio in un rapporto non più soltanto di “faccia a faccia”, come dinanzi a un volto da contemplare: no, egli possiede in sé una forza divina, che anima il suo comportamento.

6. Dopo aver chiesto di non essere privato dello spirito santo di Dio, il salmista chiede la restituzione della gioia. Già prima aveva fatto la stessa preghiera, quando implorava Dio per la sua purificazione, sperando di diventare “più bianco della neve”: “Fammi sentire gioia e letizia; esulteranno le ossa che hai spezzato” (Sal 51, 10). Ma nel processo psicologico-riflessivo da cui nasce la preghiera, il salmista sente che, per godere pienamente di questa gioia, non basta che siano cancellate tutte le colpe: è necessaria la creazione di un cuore nuovo, con uno spirito saldo legato alla presenza dello spirito santo di Dio. Solo allora egli può chiedere: “Rendimi la gioia di essere salvato!”.

La gioia fa parte del rinnovamento incluso nella “creazione di un cuore puro”. È il risultato della nascita a una nuova vita, come Gesù spiegherà nella parabola del figlio prodigo, nella quale il padre che perdona è il primo a gioire e vuole comunicare a tutti la gioia del suo cuore.

7. Con la gioia, il salmista chiede uno “spirito generoso”, cioè uno spirito d’impegno coraggioso. Lo chiede a Colui che, secondo il Libro di Isaia, aveva promesso la salvezza per i deboli: “In luogo eccelso e santo io dimoro, ma sono anche con gli oppressi e gli umiliati, per ravvivare lo spirito degli umili e rianimare il cuore degli oppressi” (Is 57, 15).

È da notare che, fatta questa richiesta, il salmista aggiunge subito la dichiarazione del suo impegno con Dio in favore dei peccatori, per la loro conversione: “Insegnerò agli erranti le tue vie, e i peccatori a te ritorneranno” (Sal 51, 15). È un altro elemento caratteristico del processo interiore di un cuore sincero, che ha ottenuto il perdono dei propri peccati: egli desidera ottenere lo stesso dono per gli altri, suscitando la loro conversione, e a questo scopo intende e promette di operare. Questo “spirito d’impegno” deriva in lui dalla presenza del “santo spirito di Dio”, e ne è il segno. Nell’entusiasmo della conversione e nel fervore dell’impegno, il salmista esprime a Dio la convinzione dell’efficacia della propria azione: per lui sembra certo che “i peccatori a te ritorneranno”. Ma anche qui gioca la consapevolezza della presenza operante di una potenza interiore, quella dello “Spirito Santo”.

Ha poi un valore universale la deduzione che il salmista enuncia: “Uno spirito contrito è sacrificio a Dio; un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi” (Sal 51, 19). Profeticamente egli prevede che verrà il giorno in cui, in una Gerusalemme ricostituita, i sacrifici celebrati sull’altare del tempio secondo le prescrizioni della legge saranno graditi (cf. Sal 51, 20-21). La ricostruzione delle mura di Gerusalemme sarà il segno del perdono divino, come diranno anche i profeti Isaia (Is 60, 1 ss.), Geremia (Ger 30, 15-18), Ezechiele (Ez 36, 33). Ma rimane stabilito che ciò che più vale è quel “sacrificio dello spirito” dell’uomo che chiede umilmente perdono, mosso dallo spirito divino che, grazie al pentimento e alla preghiera, non gli è stato tolto (cf. Sal 51, 13).

8. Come appare da questa succinta presentazione dei suoi temi essenziali, il salmo “Miserere” è per noi non solo un bel testo di preghiera e un’indicazione per l’ascesi del pentimento, ma anche una testimonianza sul grado di sviluppo raggiunto nell’Antico Testamento nella concezione dello “spirito divino”, con progressivo avvicinamento a quella che sarà la rivelazione dello Spirito Santo nel Nuovo Testamento.

Il salmo è dunque una grande pagina nella storia della spiritualità dell’Antico Testamento, in cammino, sia pure tra le ombre, verso la nuova Gerusalemme che sarà la sede dello Spirito Santo.

Ai fedeli di lingua francese

Parmi vous, je salue le Recteur de l’Institut Catholique de Paris avec la délégation du séminaire des Carmes à qui j’offre mes voeux pour le bon déroulement de la formation au ministère sacerdotal. Je souhaite la bienvenue au groupe de l’aumônerie des étudiants de l’Institut Catholique de Paris. Je salue cordialement les membres de l’Ecole de la foi et des ministères de Fribourg qui sont venus faire leur pèlerinage annuel à Rome. Je salue l’ensemble des jeunes et particulièrement le catéchisme de Sainte-Jeanne-de-Chantal.

Je vous souhaite à tous de vivre un bon Carême qui vous rapproche du Seigneur et vous fasse monter vers Pâques à sa suite. A chacun d’entre vous j’accorde très volontiers ma Bénédiction Apostolique.

Ai fedeli di lingua inglese

On this Ash-Wednesday I wish to greet all the English-speaking pilgrims and visitors. My special welcome goes to the members of the two choirs from the United States and to the many pilgrims from South Korea. Dear friends: may the Lenten season which we begin today prepare us to celebrate with renewed faith the Resurrection of the Lord at Easter! To all of you I cordially impart my Apostolic Blessing.

Ai fedeli di lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Nehmen wir, liebe Brüder und Schwestern, dieses Psalmengebet mit uns in die heute beginnende liturgische Busszeit. Indem ich euch alle bei dieser Audienz herzlich willkommen heiße, erbitte ich euch gnadenreiche Wochen geistiger Erneuerung und Vorbereitung auf das Osterfest. Dies wünsche ich besonders den beiden Schwesterngruppen, die am Päpstlichen Institut ”Regina Mundi“ und bei den Franziskanerinnen in La Storta ihr religiöses Leben durch Studium und Betrachtung vertiefen. Zugleich grüße ich brüderlich die Gruppe der Pastoren vom Predigerseminar der Evangelischen Kirche von Westfalen. Von Herzen erteile ich allen anwesenden Pilgern deutscher Sprache meinen besonderen apostolischen Segen.

Ai fedeli di lingua spagnola

Me es grato saludar cordialmente a las personas y grupos de peregrinos de América Latina y España presentes en esta Audiencia. De modo especial, saludo a las profesoras y alumnas del Colegio “ Dulce Nombre de Jesús ”, de Oviedo, ciudad que con tanto cariño me acogió durante mi visita pastoral al Principado de Asturias. Asimismo saludo a los jóvenes chilenos de origen palestino, a la representación de la Coordinación de Investigación y Acción Social de Chile, así como a la delegación de la Unión Nacional de Padres de Familia de México.

Por ultimo, tengo el gusto también de dirigir mi más afectuoso saludo al grupo de alumnas de varios colegios católicos de Panamá, nación que ha estado constantemente viva en la plegaria del papa a lo largo de los recientes acontecimientos. Como recuerdo de vuestra presencia en este encuentro os invito a todos, jóvenes y mayores, a tratar de descubrir más auténticamente el rostro vivificador de Cristo para ser sus fieles testigos en la sociedad durante este tiempo favorable de cuaresma y de vuestra vida.

A todos, en prenda de la constante asistencia divina, imparto mi Bendición Apostólica, que extiendo a vuestros seres queridos.

Ai fedeli di lingua portoghese

Amados irmãos e irmãs de língua portuguesa,

Saúdo os que me escutam, com votos de bem; e, nesta Quarta-Feira de Cinzas, de uma frutuosa Quaresma, que a todos traga um “ espírito novo ”, diante de Deus.

Ai fedeli polacchi

Pozdrawiam pielgrzymów z Polski, w szczególności z parafii św. Józefa ze Świdnicy; uczestników grup turystycznych z całej Polski: esperantystów, Turysty i Orbisu, a także wszystkich innych obecnych, zarówno z kraju, jak i z emigracji.

Dziasiaj Popielec. Kościół posypuje głowy nasze popiołem na znak Wielkiego Postu, który dziś rozpoczynamy. Ten znak przypomina każdemu człowiekowi prawdę wyrażoną w slowach Księgi Rodzaiju: “ z prochu jestés wziety i w proch sie obrocisz ”.

Rowonoczesnie jednak Kosciol powtarza slowa Jezusa z Nazaretu u poczatku Jego mesjanskiej misji: “ Nawracajcie sie i wierzcie w Ewangelię! ”.

Słowa te brzmią wszędzie. Brzmią także na Jasnej Górze. Brzmią one w momencie, w którym na naszej ziemi, a także u sąsiadów dojrzała świadomość koniecznych przeobrażeń w dziedzinie życia społeczenego, politycznego, gospodarczego. Dostrezeżono, iż przeobrażenie jest koniecznym warunkiem przyszlości, rozwoju, postępu.

Kościół w dniu dzisiejszym podejmuje tę świadomośc, a zarazem “ dopowiada ” ją do końca. Tak, trzeba prezeobrażeń w organizacji życia społecznego. U korzenia jednakże prawdzizych i skutecznych przeobrażeń musi odanleźć się nawrócenie człowieka. Koniecznie. Chrystusowe “ nawracajcie się ” jest najbardziej aktualmym słowem wszystkich programów odnowy. %A zarazem, właśnie stąd, z Jasnej Góry, matczyny głos powtarza z nową siłą: Wierzicie Ewangelii.

Wierzcie Ewangelii! To mówi do nas, Polaków, do naszych pobratymców i sąsiadów, do całej Europy . . . Wierzcie Ewangelii!

Ai pellegrini italiani

Saluto cordialmente i gruppi delle Suore Adoratrici Ancelle del SS.mo Sacramento e delle Figlie della Carità, venute con alcune giovani Suore che si preparano alla prima professione religiosa. Care sorelle, offrite la vostra vita al Signore, che vi invita a seguirlo, e perseverate nella preghiera, nella rinuncia a voi stesse e nell’amore vicendevole, sapendo che l’efficacia del vostro apostolato dipende molto dalla vostra generosa disponibilità a compiere sino in fondo la volontà del Padre.

Ringrazio, poi, per la loro visita, gli Allievi Ufficiali di Complemento del Genio, appartenenti al 137º corso, che sono qui accompagnati dai propri ufficiali d’inquadramento. Vi esorto, cari giovani, a fare del vostro entusiasmo, del vostro vigore giovanile e del senso della disciplina una forza a difesa del bene comune, non dimenticando mai che Gesù Cristo è la Via, la Verità e la Vita.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Il mio cordiale benvenuto ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli, presenti a questo incontro, all’inizio della Quaresima.

A voi, giovani, ricordo che il diuturno allenamento spirituale della preghiera e della penitenza vi rende capaci di raggiungere i grandi ideali dell’esistenza cristiana.

Invito voi, cari ammalati, a riscoprire, in questo tempo, il volto misericordioso di Dio. Nei momenti più difficili della vostra vita, confidate nel Signore Gesù, che ha conosciuto il patire.

A voi, infine, cari sposi, affido quest’esortazione: fate del tempo quaresimale un’occasione privilegiata per rafforzare l’amore tra voi e verso il Signore, che è fonte della vita e della gioia cristiana.

Nel corso dell’udienza generale di oggi, Mercoledì delle Ceneri, il Santo Padre invita i fedeli alla conversione, con le parole di Cristo: “Convertitevi e credete al Vangelo”. Queste sono le parole pronunciate dal Santo Padre.

Oggi è il mercoledì delle Ceneri. Con gesto austero ed eloquente la Chiesa impone le ceneri sul nostro capo come segno della Quaresima che oggi inauguriamo. Questo segno ricorda a ciascuno la verità espressa nelle parole del Libro della genesi: “Polvere tu sei e in polvere tornerai” (Gen 3, 19). Al tempo stesso, però, la Chiesa ripete le parole che Gesù di Nazaret pronunciò all’inizio della sua missione: “Convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1, 15).

La Chiesa rivolge queste parole a tutti i credenti, anzi ad ogni uomo, perché il dono della salvezza è offerto a tutti. La potenza della redenzione di Cristo non conosce frontiere. Occorre però che il cuore si apra ad accogliere il dono del cielo. Il peccato ostacola questa apertura, perché rinchiude l’uomo nel suo egoismo, la Quaresima è il tempo favorevole per liberarsi da queste preclusioni e disporre il cuore alla gioia di un rinnovato più profondo incontro con Cristo nella luce della Pasqua.

Che ciascuno sappia profittarne!



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