Catechesi sul Credo, parte III: Lo Spirito Santo Datore di Vita Maggio1991

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MARIOCAPALBO
00domenica 7 aprile 2013 18:57
Lo Spirito Santo, principio vitale della fede
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 8 maggio 1991



1. Il dono fondamentale, concesso dallo Spirito Santo per la vita soprannaturale, è la fede. Su questo dono insiste molto l’autore della Lettera agli Ebrei, scrivendo ai cristiani tribolati dalle persecuzioni: “La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova (o convincimento) di quelle che non si vedono” (Eb 11, 1). Si sa che in quel testo della Lettera agli Ebrei si è letta una specie di definizione teologica della fede, che, come spiega San Tommaso, citandolo, non ha come oggetto le realtà viste con l’intelletto o sperimentate con i sensi, ma la trascendente verità di Dio (“Veritas Prima”), a noi proposta nella rivelazione (cf. San Tommaso, Summa theologiae, II-II, q. 1, a. 4 e a: 1).

Per far coraggio ai cristiani, l’autore della Lettera porta l’esempio dei credenti dell’Antico Testamento, quasi riassumendo l’agiografia del Libro del Siracide (Sir 44-50), per dire che essi tutti si mossero verso l’Invisibile perché sorretti dalla fede. Sono ben diciassette esempi, quelli riportati nella Lettera: “Per fede Abele . . . Per fede Noè . . . Per fede Abramo . . . Per fede Mosè . . .”. E noi possiamo aggiungere: - Per fede Maria . . . Per fede Giuseppe . . . Per fede Simeone ed Anna . . . Per fede gli Apostoli, i Martiri, i Confessori, le Vergini; e i Vescovi, i Presbiteri, i Religiosi e i laici di tutti i secoli cristiani . . . Per fede la Chiesa ha camminato nei secoli e cammina oggi verso l’Invisibile, sotto il soffio e la guida dello Spirito Santo.

2. La virtù soprannaturale della fede può assumere una forma carismatica, come dono straordinario riservato ad alcuni soltanto (cf. 1 Cor 12, 9). Ma in se stessa è una virtù, che lo Spirito offre a tutti. Come tale, pertanto, essa non è un carisma, cioè uno dei doni speciali che lo Spirito“distribuisce a ciascuno come vuole” (1 Cor 12, 11; cf. Rm 12, 6); ma è uno dei doni spirituali necessari a tutti i cristiani, tra i quali il supremo è la carità: “Tre cose rimangono, egli scrive: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità” (1 Cor 13, 13).

Rimane fermo che la fede, secondo la dottrina di san Paolo, pur essendo una virtù, è innanzitutto un dono: “A voi è stata data la grazia . . . di credere in Cristo . . .” (Fil 1,29); e viene suscitata nell’animo dallo Spirito Santo (cf. 1 Cor 12, 3). Essa è, anzi, una virtù in quanto è un dono “spirituale”, dono dello Spirito Santo che rende l’uomo capace di credere. Lo è fin dal suo primo inizio, come ha definito il Concilio di Orange (529), asserendo: “Anche l’inizio della fede, anzi la stessa disposizione a credere . . . è in noi in forza di un dono della grazia, cioè dell’ispirazione dello Spirito Santo, il quale porta la nostra volontà dall’incredulità alla fede” (Conc. Arausensis, can. 5: Denz.-S. 375). Tale dono ha un valore definitivo, come dice San Paolo: “rimane”. Ed è destinato ad influenzare tutta la vita dell’uomo, fino all’ora della morte, quando la fede trova la sua maturazione col passaggio alla visione beatifica.

3. Il riferimento della fede allo Spirito Santo è affermato da San Paolo nella sua Lettera ai Corinzi, ai quali ricorda che il loro accesso al Vangelo è avvenuto mediante la predicazione in cui operava lo Spirito: “La mia parola e il mio messaggio (ossia la predicazione di Paolo) non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza” (1 Cor 2, 4). L’Apostolo non si riferisce solo ai miracoli che hanno accompagnato la sua predicazione (cf. 2 Cor 12, 12), ma anche alle altre effusioni e manifestazioni dello Spirito Santo che Gesù aveva promesso prima dell’Ascensione (cf. At 1, 8). A Paolo lo Spirito ha dato, in modo particolare nella sua predicazione, di non saper altro in mezzo ai Corinzi “se non Gesù Cristo e questi crocifisso” (1 Cor 2, 2). Lo Spirito Santo ha spinto Paolo a proporre Cristo come oggetto essenziale della fede, secondo il principio enunciato da Gesù nel discorso del Cenacolo: “Egli mi glorificherà” (Gv 16, 14). Lo Spirito Santo è dunque l’ispiratore della predicazione apostolica. Lo dice chiaramente san Pietro nella sua lettera: gli apostoli “hanno predicato il Vangelo nello Spirito Santo mandato dal cielo” (1 Pt 1, 12).

Lo Spirito Santo è anche Colui che la conferma, come ci attestano gli Atti degli Apostoli circa la predicazione di Pietro a Cornelio e ai suoi compagni: “Lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso” (At 10, 44). E Pietro si appella a questa conferma come ad approvazione del suo operato in fatto di ammissione dei non Israeliti nella Chiesa. Lo Spirito stesso ha suscitato in quei pagani l’accoglimento della predicazione e li ha introdotti nella fede della comunità cristiana. È ancora Lui che - come in Paolo, così in Pietro - fa mettere Gesù Cristo al centro della predicazione. Pietro dichiara sinteticamente: “Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret . . . e noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute . . .” (At 10, 38-19). Gesù Cristo viene proposto come Colui che, consacrato nello Spirito, richiede la fede.

4. Lo Spirito Santo anima la professione della fede in Cristo. Secondo San Paolo, prima e al di sopra di tutti i particolari “carismi”, sta l’atto di fede, del quale egli dice: “Nessuno può dire: Gesù è Signore, se non sotto l’azione dello Spirito Santo” (1 Cor 12, 3). Il riconoscimento di Cristo, e quindi la sequela di Lui, la testimonianza in suo favore è opera dello Spirito Santo. Questa dottrina si trova nel Concilio di Orange, che abbiamo citato, e nel Concilio Vaticano I (1869-1870), secondo il quale nessuno può aderire alla predicazione evangelica “senza l’illuminazione e l’ispirazione dello Spirito Santo che dà a tutti la docilità nel consentire e nel credere alla verità” (Concilio Vaticano I, Dei Filius, 3: Denz.-S. 3010).

San Tommaso, citando il Concilio di Orange, spiega che la fede fin dal suo primo inizio è dono di Dio (cf. Ef 2, 8-9), perché “l’uomo, nel dare l’assenso alle verità di fede, viene elevato al di sopra della sua natura . . . e ciò non può avvenire che in forza di un principio soprannaturale che lo muove dall’intimo, cioè Dio. Perciò la fede viene da Dio che opera interiormente per mezzo della grazia” (san Tommaso, Summa theologiae, II-II, q. 6, a. 1).

5. Dopo l’inizio della fede, tutto il suo successivo sviluppo avviene sotto l’azione dello Spirito Santo. Specialmente il continuo approfondimento della fede, che porta a conoscere sempre meglio le verità credute, è opera dello Spirito Santo, che dà all’anima un acume sempre nuovo per penetrare il mistero (cf. Ivi, q. 8, aa. 1 e 5). Lo scrive San Paolo a proposito della “sapienza che non è di questo mondo”, concessa a coloro che camminano sulla via della conformità alle esigenze del Vangelo. Citando alcuni testi dell’Antico Testamento (cf. Is 64, 3; Ger 3, 16; Sir 1, 8), egli vuole mostrare che la rivelazione ricevuta da lui e dai Corinzi supera perfino le più alte aspirazioni umane: “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano. Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito: lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio” (1 Cor 2, 9-10). “Noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio, per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato” (1 Cor 2, 12). Perciò tra i maturi nella fede, “parliamo di sapienza” (1 Cor 2, 6), sotto l’azione dello Spirito Santo che porta a una scoperta sempre nuova delle verità contenute nel mistero di Dio.

6. La fede richiede una vita conforme alla verità riconosciuta e professata. Secondo San Paolo essa “opera per mezzo della carità” (Gal 5, 6). San Tommaso, riferendosi a questo testo paolino, spiega che “la carità è la forma della fede” (San Tommaso, Summa theologiae, II-II, q. 4, a. 3): ossia il principio vitale, animatore, vivificante. Da esso dipende che la fede sia una virtù (Ivi, a. 5) e duri nella crescente adesione a Dio e nelle applicazioni al comportamento e alle relazioni umane, sotto la guida dello Spirito.

Ce lo ricorda il Concilio Vaticano II, che scrive: “Per quel senso della fede, che è suscitato e sorretto dallo Spirito di verità, il Popolo di Dio, sotto la guida del sacro magistero . . . aderisce indefettibilmente alla fede . . . con retto giudizio penetra in essa più a fondo e più ampiamente l’applica alla vita” (Lumen gentium, 12). Si capisce perciò l’esortazione di San Paolo: “Camminate secondo lo Spirito” (Gal 5, 16). Si capisce la necessità della preghiera allo Spirito Santo perché ci dia la grazia della conoscenza ma anche della conformità della vita alla verità conosciuta. Così nell’inno “Veni, Creator Spiritus” gli chiediamo, da una parte: “Per te sciamus da Patrem” . . . “Tu il Padre fa conoscere/ e il Figlio ancor tu mostraci . . .”; ma invochiamo pure, dall’altra: “Infunde lumen sensibus” . . . “I nostri sensi illumina, / d’amore i cuori penetra, / rafforza i corpi deboli, / col tuo potente impeto. / Le forze ostili dissipa, / dona la pace all’anima; / con Te per guida, o Spirito, / scampiamo dai pericoli”. E nella Sequenza di Pentecoste gli confessiamo: “Senza la tua forza, / nulla è nell’uomo, / nulla senza colpa”; per poi chiedergli: “Lava ciò che è sordido, / irriga ciò che è arido, / sana ciò che sanguina. / Piega ciò che è rigido, / scalda ciò che è gelido, / raddrizza ciò che è traviato . . .”. Nella fede noi mettiamo sotto la virtù operatrice dello Spirito Santo tutta la nostra vita.

Ai fedeli di espressione linguistica tedesca

Liebe Schwestern und Brüder!

Mit dieser Betrachtung richte ich einen herzlichen Willkommensgruß an die deutschsprachigen Pilger und Besucher. Besonders heiße ich die Eltern, Angehörigen und Freunde der neuvereidigten Rekruten der Päpstlichen Schweizergarde willkommen, die Abiturienten des Gymnasium Johanneum in Homburg sowie die Soldaten des 2. Gebirgsjägerbattaillons in Strub.

Euch allen, Euren lieben Angehörigen daheim sowie den uns über Radio und Fernsehen verbundenen Gläubigen erteile ich von Herzen meinen Apostolischen Segen.

Ai pellegrini polacchi

Uroczystość św. Stanisława - biskupa-męczennika, patrona Polski: w dniu 8 maja dopełnia tryptyku świąt patronalnych: Bogarodzica Królowa Polski, św. Wojciech, św. Stanisław.

Patron ładu moralnego - tak zwykł był nazywać św. Stanisława zmarły Prymas Tysiąclecia. Określenie to dotyczy spraw zasadniczych dla całych naszych dziejów. W sposób szczególny, gdy chodzi o czas obecny. Jest to bowiem okres przezwyciężania wielu kryzysów, nie tylko ekonomiczno-spolecznych, ale także - nawet przede wszystkim - kryzysów moralnych.

Niech Patron ładu moralnego czuwa nad tym, co najważniejsze w naszym polskim życiu, co leży u podstaw.

W swej ostatniej odezwie z Jasnej Góry biskupi polscy piszą: “Istnieją prawa, których człowiek nie ustanowił, i dlatego również zmieniać ich nie może”. Piszą tak w związku z prawem człowieka do żvcia od chwili poczęcia do naturalnej śmierci. Biskupi dodają: “prawo to jest umocnione pozytywnymi przykazaniami Bożymi, wśród nich zaś fundamentalnym prawem Dekalogu: "Nie zabijaj"”.

Ład moralny w życiu osoby i społeczeństwa łączy się zasadniczo z tym niezmiennym prawem, czyli normą, która wyraźnie rozgranicza dobro od zła. Idąc za tą normą, człowiek - osoba, a także każda ludzka wspólnota: społeczeństwo, naród, czyni właściwy użytek ze swej wolności. Postępuje w sposób godny i urzeczywistnia swą ludzką godność. “Poznacie prawdę, a prawda was wyzwoli” - mówi Chrystus.

Jest to punkt kluczowy wszelkiego ładu moralnego. Tylko na tej drodze postępowanie ludzkie w jakimkolwiek wymiarze może być wolne od relatywizmu, utylitaryzmu, egoizmu - a są to różne postaci moralnego zniewolenia.

Procesję z relikwiami św. Stanisława, która przechodzi ulicami starego Krakowa z Wawelu na Skałkę, można nazwać w szczególny sposób pochodem naszych dziejów. Nie tylko dlatego, że powtarza się od tylu stuleci. Bardziej jeszcze dlatego, że wyrażają się w niej - w na wiązaniu do tragedii z 1079 r. - dzieje grzechów i nawróceń, ogarnione Chrystusowym odkupieniem.

Te dzieje wskazują również drogę naszemu pokoleniu.

Święty Stanisławie, Patronie nasz, módl się za nami.

Ai fedeli francesi

Je salue très cordialement les pèlerins de langue française qui sont présents ici ce matin. En particulier, je suis heureux d’accueillir la communauté du Séminaire français: j’encourage vivement les jeunes candidats au sacerdoce à garder leur regard fixé sur le Christ, source et modèle de la vocation au service sacerdotal.

Egalement, je salue avec joie les Supérieures générales des différents Instituts d’Ursulines et je leur offre mes meilleurs vœux pour la poursuite de leur mission d’évangélisation, principalement auprès des jeunes.

Enfin, j’adresse mes salutations aux pèlerins de la prestigieuse Ecole militaire de Paris, souhaitant que leur séjour à Rome ravive leur foi et leur désir d’être de vaillants témoins du Christ.

A tous, je donne bien volontiers ma Bénédiction Apostolique.

Ai pellegrini di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

My cordial greetings go to the members of Religious Institutes taking part in courses of spiritual renewal in Rome, including the Franciscan Missionaries of Mary, the Daughters of Mary Help of Christians, the Divine Word Missionaries and the Marist Brothers of the Schools. I extend a very warm welcome to the Franciscan Sisters, Daughters of the Sacred Hearts of Jesus and Mary, who are holding their Twenty-fifth General Chapter. Dear Sisters: it is my fervent prayer that your deliberations will be guided by the Holy Spirit and that you and your Sisters throughout the world will respond with renewed joy and generosity to Christ’s invitation to make his saving love known to all. I also welcome the participants in the Seventh International Seminar of Catholic Civil Aviation Chaplains and Chaplaincy Teams organized by the Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People. I encourage your efforts to bring Christ’s presence to your special "parishioners", those who work in the world’s airports and those who constantly pass through them. Upon all the English-speaking pilgrims and visitors, including the members of the Goa Philharmonic Society Choir, I invoke an abundance of grace and peace in the Risen Lord.

Ai fedeli di lingua spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

Me es grato saludar muy cordialmente a todas las personas, familias y grupos procedentes de los diversos Países de América Latina y de Espa¦ña.

En este mes de mayo, especialmente dedicado a la Virgen María, exhorto a todos a renovar su devoción mariana, que se traduzca en una creciente formación cristiana y un ilusionado dinamismo apostólico.

Con estos deseos imparto con afecto la Bendición Apostólica.

Ai pellegrini di espressione linguistica portoghese

Amadíssimos irmãos e irmãs,

Confio este apelo de vida no Espírito a todos vós, peregrinos de língua portuguesa, especialmente os grupos vindos do Brasil: de Porto Alegre, Rio de Janeiro, Salvador e São Paulo. A todos envolvemos na nossa estima, com votos de todo o bem, extensivos às vossas famílias e vossas terras, para Nós muito queridas em Cristo.

Ai fedeli italiani

Il mio primo saluto in lingua italiana va alle Suore della Divina Provvidenza per l’infanzia abbandonata, provenienti da Cremona, e alle Figlie di Nostra Signora del Sacro Cuore, che si occupano pure dell’educazione dei fanciulli e dell’assistenza agli anziani. A tutte rivolgo una parola di compiacimento e di incoraggiamento per la preziosa attività accanto ai piccoli, privi di famiglia, e a coloro che sono lasciati ai margini della società.

Care Sorelle, siate per tutti costoro come un segno vivente dell’amore di Dio, che ha cura di tutti, specialmente dei più bisognosi. Benedico volentieri l’immagine della Madonna di “Nostra Signora del Sacro Cuore”, che avete recato qui con voi.

In questo giorno, in cui i fedeli rinnovano la Supplica alla Vergine di Pompei, onoratela particolarmente e invocatela per le vostre Comunità e per i vostri assistiti.

Il mio pensiero va, poi, ai membri del Rotary Club di Cento, in diocesi di Bologna. Per essi, per le loro famiglie e per tutte le loro attività auspico sempre la protezione e l’aiuto del Signore.

Agli alunni di alcune scuole italiane

Rivolgo ora un affettuoso saluto agli studenti di varie Scuole, provenienti da diverse regioni d’Italia.

Carissimi ragazzi e ragazze, nell’incontro odierno vorrei invitarvi tutti a rivolgere il vostro cuore verso Maria, in questo mese a Lei particolarmente dedicato. Guardate sempre a Lei, invocatela con fiducia e imitatene le virtù! Quale Madre del Redentore, Maria sostiene la crescita di ogni cristiano, conducendolo alla più profonda unione spirituale con il suo divin Figlio Gesù. Ispirandovi alla Vergine, siate sempre generosi nel vostro impegno quotidiano, senza mai cedere alle tentazioni e ai richiami dell’odierna civiltà consumistica, e orientate tutta la vostra esistenza ai perenni valori del servizio, della fraternità e dell’amore. La vostra vita sia sempre rischiarata dalla luce del Vangelo! Sarete, così, portatori di speranza e di gioia nell’ambiente in cui vivete: in famiglia, a scuola e nella società.

Mentre vi ringrazio per questa gradita visita, vi auguro ogni successo nei vostri studi e nel vostro progresso spirituale ed umano.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Cristo, di cui ci prepariamo a celebrare l’Ascensione al Cielo, “ha fatto propria la via dell’uomo e lo guida anche quando questi non se ne rende conto” (Ioannis Pauli PP. II, Centesimus annus, 62)!

Sì, lo ripeto a voi, cari giovani, Cristo ha fatto propria anche la vostra vita: vi precede e vi accompagna. È Lui che vi stimola verso i sentieri della piena realizzazione, della gioia e della donazione.

Cristo, sia luce che eleva e dà forza anche a voi, cari malati. Il vostro impegno quotidiano nella preghiera e nel sacrificio sia illuminato dalla meta spirituale, a cui Cristo vi chiama, e confortato dall’affetto e dalla solidarietà di tutti.

Cristo, fedele al Padre e all’uomo, arricchisca del suo Spirito voi pure, cari sposi, e vi renda consapevoli dell’alta dignità cristiana del Sacramento del Matrimonio, rafforzandovi nelle difficoltà e stimolandovi nel servizio della vita nella comunità familiare e parrocchiale.

A tutti imparto la mia benedizione.



© Copyright 1991 - Libreria Editrice Vaticana

MARIOCAPALBO
00domenica 7 aprile 2013 19:16
Lo Spirito Santo, principio vitale del nuovo amore
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 22 maggio 1991



1. Nell’anima del cristiano c’è un nuovo amore, per il quale egli partecipa all’amore stesso di Dio: “L’amore di Dio - afferma San Paolo - è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5, 5). È un amore di natura divina, ben superiore perciò alle capacità connaturali all’anima umana. Nel linguaggio teologico esso prende il nome di carità. Quest’amore soprannaturale ha un ruolo fondamentale per la vita cristiana, come rileva per esempio San Tommaso, il quale sottolinea con chiarezza che la carità non solo è “la più nobile di tutte le virtù” (“excellentissima omnium virtutum”), ma è anche “la forma di tutte le virtù, poiché grazie ad essa i loro atti sono ordinati al debito ed ultimo fine” (S. Thomae, Summa theologiae, II-II q. 23, aa. 6 et 8).

La carità è pertanto il valore centrale dell’uomo nuovo, “ricreato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera” (Ef 4, 24; cf. Gal 3, 27). Se si paragona la vita cristiana a un edificio in costruzione, è facile riconoscere nella fede il fondamento di tutte le virtù che lo compongono. È la dottrina del Concilio di Trento, secondo il quale “la fede è l’inizio dell’umana salvezza, fondamento e radice di ogni giustificazione” (Denz.-S. 2532). Ma l’unione con Dio mediante la fede ha come scopo l’unione con Lui nell’amore di carità, amore divino partecipato all’anima umana come forza operante e unificatrice.

2. Nel comunicare il suo slancio vitale all’anima, lo Spirito Santo la rende atta ad osservare, in virtù della carità soprannaturale, il duplice comandamento dell’amore, dato da Gesù Cristo: per Dio e per il prossimo.

“Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore . . .” (Mt 12, 30; cf. Dt 6, 4-5). Lo Spirito Santo fa partecipe l’anima dello slancio filiale di Gesù verso il Padre, sicché - come dice San Paolo - “tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio” (Rm 8, 14). Fa amare il Padre come il Figlio lo ha amato, cioè con un amore filiale, che si manifesta nel grido “Abbà” (cf. Gal 4, 6; Rm 8, 15), ma si estende a tutto il comportamento di coloro che, nello Spirito, sono figli di Dio. Sotto l’influsso dello Spirito, tutta la vita diventa un omaggio al Padre, carico di riverenza e di amore filiale.

3. Dallo Spirito Santo deriva anche l’osservanza dell’altro comandamento: l’amore del prossimo. “Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati”, comanda Gesù agli Apostoli e a tutti i suoi seguaci. In quelle parole: “Come io vi ho amati”, vi è il nuovo valore dell’amore soprannaturale, che è partecipazione all’amore di Cristo per gli uomini, e quindi alla Carità eterna, nella quale ha la sua prima origine la virtù della carità. Come scrive San Tommaso d’Aquino, “l’essenza divina è per se stessa carità, come è sapienza e bontà. Perciò, come si può dire che noi siamo buoni della bontà che è Dio, e sapienti della sapienza che è Dio, perché la bontà che ci rende formalmente buoni è la bontà di Dio, e la sapienza che ci rende formalmente sapienti è una partecipazione della divina sapienza; così la carità con la quale formalmente amiamo il prossimo è una partecipazione della carità divina” (S. Thomae, Summa theologiae, II-II, q. 23, a. 2, ad 1). E tale partecipazione avviene ad opera dello Spirito Santo che ci rende così capaci di amare non solo Dio, ma anche il prossimo, come Gesù Cristo lo ha amato. Sì, anche il prossimo: perché, essendo l’amore di Dio riversato nei nostri cuori, per esso possiamo amare gli uomini e anche, in qualche modo, le stesse creature irrazionali (cf. Ivi, q. 25, a.3) come le ama Dio.

4. L’esperienza storica ci dice quanto sia difficile l’attuazione concreta di questo precetto. E tuttavia esso è al centro dell’etica cristiana, come un dono che viene dallo Spirito e che bisogna chiedere a Lui. Lo ribadisce San Paolo, che nella Lettera ai Galati li esorta a vivere nella libertà data dalla nuova legge dell’amore, “purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri” (Gal 5, 13). “Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Gal 5, 14). E dopo aver raccomandato: “Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne” (Gal 5, 16), segnala l’amore di carità (agape) come primo “frutto dello Spirito Santo” (Gal 5, 22). È dunque lo Spirito Santo che ci fa camminare nell’amore e ci rende capaci di superare tutti gli ostacoli alla carità.

5. Nella prima Lettera ai Corinzi San Paolo sembra voler indugiare nell’elenco e nella descrizione delle doti della carità verso il prossimo. Infatti, dopo aver raccomandato di aspirare ai “carismi più grandi” (1 Cor 12, 31), fa l’elogio della carità, come di qualcosa di ben superiore a tutti i doni straordinari che può concedere lo Spirito Santo, e di più fondamentale per la vita cristiana. Sgorga così dalla sua bocca e dal suo cuore l’Inno alla carità, che si può considerare un inno all’influsso dello Spirito Santo sul comportamento umano. In esso la carità si configura in una dimensione etica con caratteri di concretezza operativa: “La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (1 Cor 13, 4-7).

Nell’elencare i “frutti dello Spirito”, si direbbe che San Paolo, correlativamente all’Inno, voglia indicare alcuni atteggiamenti essenziali della carità. Tra questi:

1) la “pazienza”, innanzitutto (cf. l’inno “La carità è paziente”: 1 Cor 13, 4). Si potrebbe osservare che lo Spirito dà lui stesso l’esempio della pazienza verso i peccatori e il loro difettoso comportamento, come nei Vangeli si legge di Gesù, che veniva chiamato “amico dei pubblicani e dei peccatori” (Mt 11, 19; Lc 7, 34). È un riflesso della stessa carità di Dio, osserva San Tommaso, “che usa misericordia per amore, perché ci ama come qualcosa di se stesso” (Summa theologiae, II-II, q. 30, a. 2, ad 1).

2) Frutto dello Spirito è, poi, la “benevolenza” (cf. l’inno “La carità è paziente”: 1 Cor 13, 4). È anch’essa un riflesso della divina benevolenza verso gli altri, visti e trattati con simpatia e comprensione.

3) C’è poi la “bontà” (cf. l’inno “La carità è paziente”: 1 Cor 13, 5). Si tratta di un amore disposto a dare generosamente, come quello dello Spirito Santo che moltiplica i suoi doni e partecipa ai credenti la carità del Padre.

4) Infine la “mitezza” (cf. l’inno “La carità è paziente”: 1 Cor 13, 5). Lo Spirito Santo aiuta i cristiani a riprodurre le disposizioni del “cuore mite e umile” (Mt 11, 29) di Cristo, e ad attuare la beatitudine della mitezza da lui proclamata (cf. Mt 5, 5).

6. Con l’enumerazione delle “opere della carne” (cf. Gal 5, 19-21), San Paolo chiarisce le esigenze della carità, da cui derivano doveri ben concreti, in opposizione alle tendenze dell’“homo animalis”, cioè vittima delle sue passioni. In particolare: evitare gelosie e invidie, volendo il bene del prossimo; evitare inimicizie, dissensi, divisioni, contese, promuovendo tutto ciò che conduce all’unità. A ciò allude il versetto dell’Inno paolino, secondo il quale la carità “non tiene conto del male ricevuto” (1 Cor 13, 5). Lo Spirito Santo ispira la generosità del perdono per le offese ricevute e i danni subiti, e ne rende capaci i fedeli, ai quali, come Spirito di luce e di amore, fa scoprire le esigenze illimitate della carità.

7. La storia conferma la verità di quanto esposto: la carità risplende nella vita dei santi e della Chiesa, dal giorno della Pentecoste ad oggi. Tutti i santi, tutte le epoche della Chiesa portano i segni della carità e dello Spirito Santo. Si direbbe che in alcuni periodi storici la carità, sotto l’ispirazione e la guida dello Spirito, ha preso forme particolarmente caratterizzate dall’azione soccorritrice e organizzatrice degli aiuti per vincere la fame, le malattie, le epidemie di tipo antico e nuovo. Si sono avuti così i “Santi della carità”, come sono stati denominati specialmente nell’Ottocento e nel nostro secolo. Sono Vescovi, Presbiteri, Religiosi e Religiose, laici cristiani: tutti “diaconi” della carità. Molti sono stati glorificati dalla Chiesa; molti altri dai biografi e dagli storici, che riescono a vedere con i loro occhi o a scoprire nei documenti la verace grandezza di quei seguaci di Cristo e servi di Dio. E tuttavia i più restano in quell’anonimato della carità che riempie di bene il mondo, continuamente ed efficacemente. Sia gloria anche a questi ignoti militi, a queste silenziose testimoni della carità! Dio li conosce, Dio li glorifica veramente! Noi dobbiamo essere loro grati, anche perché sono la riprova storica dell’“amore di Dio riversato nei cuori umani” dallo Spirito Santo, primo artefice e principio vitale dell’amore cristiano.

Ai fedeli di lingua francese

Chers frères et sœurs,

J’accueille avec joie les pèlerins et visiteurs de langue française venus á cette audience. En particulier, je salue cordialement les membres du Collège de la Défense nationale du Canada: je souhaite que leur visite à Rome les aide à toujours mieux saisir l’influence profonde des motivations d’ordre spirituel et religieux dans la vie internationale. A tous, jeunes et adultes, je donne de grand cœur ma Bénédiction Apostolique.

Ai pellegrini di espressione inglese

Dear Brothers and Sisters,

I extend a warm welcome to the Nottingham BBC Radio ecumenical group and to the members of the Ecton House pilgrimage from the Anglican Diocese of Peterborough: May your visit deepen your love for the mystery of Christ and your commitment to work for the unity of all his followers. Upon all the English-speaking pilgrims and visitors I cordially invoke the abundant blessings of the Lord Jesus Christ.

Ai fedeli di espressione tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Mit dieser kurzen Betrachtung grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher sehr herzlich. Ein besonderer Willkommensgruß gilt der Pilgergruppe der Katholischen Arbeitnehmerbewegung Pressath, den Ministranten aus der Diözese Eichstätt, der Pilgergruppe der Pfarrei Kirchenlaibach sowie den Teilnehmern an der Dankpilgerreise für den Frieden und die neu gewonnene Freiheit in den neuen Ländern der Bundesrepublik Deutschland.

Euch allen, Euren lieben Angehörigen daheim wie auch den uns über Radio und Fernsehen verbundenen Gläubigen erteile ich von Herzen meinen Apostolischen Segen.

Ai pellegrini della parrocchia di Mihara,
della Diocesi di Hiroshima

Sia lodato Gesù Cristo!

Carissimi pellegrini della parrocchia di Mihara, della diocesi di Hiroshima, meditando la vita della Madonna, ci si accorge che la caratteristica della Madonna è la sollecitudine verso i bisognosi.

Carissimi, imitateLa poiché nel mondo ci sono tante persone bisognose.

Incoraggiandovi e affidandovi alla Madonna, vi benedico di cuore.

Sia lodato Gesù Cristo!

Ai numerosi fedeli di espressione spagnola

Deseo ahora dirigir mi más cordial saludo de bienvenida a todos los peregrinos y visitantes de lengua española.

En particular, a los integrantes del Movimiento Neocatecumenal de México y a la peregrinación de la parroquia San Antonio María Claret, de Madrid.

A todas las personas, familias, y grupos procedentes de los diversos Países de América Latina y de España imparto con afecto la Bendición Apostólica.

Ai fedeli di lingua portoghese

Amadíssimos irmãos e irmãs, Desejando a quantos me ouvis, uma vivência sempre mais plena no espírito desta caridade que nos une, invoco sobre todos os peregrinos de língua portuguesa, especialmente os que aqui se encontram do Rio de Janeiro e de São Paulo, a Bênção de Deus Nosso Senhor.

Ai pellegrini polacchi

Drodzy bracia i siostry, pielgrzymi z Polski,

1. W przededniu swej krzyżowej ofiary mówił Chrystus do apostołów w wieczerniku: “Pożyteczne jest dla was moje odejście. Bo jeżeli nie odejdę, Pocieszyciel nie przyjdzie do was. A jeżeli odejdę, poślę Go do was. On zaś, gdy przyjdzie, przekona świat o grzechu, o sprawiedliwości i o sądzie”.

Matko, która byłaś obecna wraz z apostołami w jerozolimskim wieczerniku w dzień Pięćdziesiątnicy! Matko, która jesteś obecna na Jasnej Górze w tym szczególnym wieczerniku naszych dziejów! Prosimy Cię, aby Duch Święty przychodził do nas wszystkich, synów i córek polskiej ziemi. Aby przychodził zwłaszcza w naszej epoce jako Parakletos - Pocieszyciel. Ażeby przekonywał nas o grzechu, o sprawiedliwości i o sądzie.

2. Duch Święty przekonuje o grzechu nie po to, aby człowieka oskarżyć i potępić, ale po to, by go nawrócić, oczyścić, duchowo podźwignąć i wyzwolić. Potrzeba nam takiego zbawczego przekonania. Potrzeba każdemu i wszystkim. Całe społeczeństwo potrzebuje odnowy ducha, odnowy moralnej.

Wskazują też na to słowa wybrane przez biskupów polskich jako myśl przewodnia papieskiej pielgrzymki do Ojczyzny: “Bogu dziękujcie . . . ducha nie gaście”. Aby nie zakorzenił się w nas ów grzech najgroźniejszy, którym jest wedle własnych słów Chrystusa “grzech przeciwko Duchowi Świętemu”.

3. Prosimy Cię więc, Bogarodzico Dziewico, obecna w jasnogórskim wieczerniku naszych dziejów i na tylu miejscach ojczystej ziemi, abyśmy “pozwolili się prowadzić Duchowi”, abyśmy z Nim zjednoczeni przezwyciężali owe uczynki, jakie “rodzą się z ciała”, jak uczy Apostoł, wymieniając wśród nich nie tylko “nierząd, nieczystość czy wyuzdanie ”, ale także “ nienawiść, niezgodę, rozłamy, zazdrość, pijaństwo . . . i tym podobne”.

“Owocem zaś Ducha jest: miłość, radość, pokój, cierpliwość, uprzejmość, dobroć, wierność, łagodność, opanowanie”.

Niech temu służy nasza wolność! “Ku wolności wyswobodził nas Chrystus. A zatem trwajcie w niej i nie poddawajcie się na nowo pod jarzmo niewoli!”.

Ad alcuni gruppi di lingua italiana

Saluto ora i vari gruppi di pellegrini di lingua italiana.

In particolare rivolgo il mio pensiero ai Militari del 91 Battaglione Fanteria “Lucania” di Potenza che prendono parte ad un pellegrinaggio a Lourdes.

Sono, poi, lieto di accogliere il Direttivo del Movimento per la Vita Italiano che tra alcuni giorni, terrà a Rimini l’annuale Assemblea Generale. Il vostro impegno, carissimi Fratelli e Sorelle, a difesa e a promozione della vita sia sempre deciso e coraggioso, e la vostra azione si diffonda dappertutto nella società di oggi. Mi compiaccio per le vostre opportune iniziative, alle quali auspico ogni successo.

Porgo, inoltre, con gioia il mio caloroso benvenuto ai numerosi partecipanti al pellegrinaggio promosso dalla “Società Divine Vocazioni” in occasione del centenario della nascita del loro Fondatore, Don Giustino Maria Russolillo. Fedeli al carisma del vostro Padre e Maestro, per il quale le vocazioni furono “il tormento ed il grande amore”, voi, suoi figli e figlie spirituali, consacrate la vostra esistenza alla cura precipua delle vocazioni. Il Signore vi sostenga, e guidi il vostro Istituto nel rispondere a tale specifico apostolato vocazionale che oggi assume il valore di un qualificato e pressante servizio nella santa Chiesa.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Infine, mi rivolgo a voi, amati giovani, diletti ammalati, cari sposi novelli: lo Spirito Santo, del quale abbiamo appena celebrato la solennità liturgica e che sempre sostiene la Chiesa, vi renda capaci di annunciare Gesù ad ogni uomo con l’universale linguaggio dell’amore. Siatene testimoni con l’entusiasmo delle vostre energie giovanili, con l’offerta del vostro dolore santificante, con l’unione sponsale disponibile al dono reciproco dell’amore cristiano e di vite nuove.

In pegno di tali auspici imparto di cuore a tutti la mia benedizione apostolica.



© Copyright 1991 - Libreria Editrice Vaticana
MARIOCAPALBO
00domenica 7 aprile 2013 19:17
Lo Spirito Santo, fonte della pace
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 29 maggio 1991



1. La pace è il grande desiderio dell’umanità nel nostro tempo. Lo è in due forme principali: l’esclusione della guerra come mezzo di soluzione delle contese tra i popoli - o tra gli Stati - e il superamento dei conflitti sociali mediante la realizzazione della giustizia. Come negare che già la diffusione di questi sentimenti rappresenti un progresso della psicologia sociale, della mentalità politica e della stessa organizzazione della convivenza nazionale e internazionale? La Chiesa, che - specialmente di fronte alle recenti, drammatiche esperienze - non fa che predicare e invocare la pace, non può non rallegrarsi quando costata le nuove acquisizioni del diritto, delle istituzioni sociali e politiche, e - più a fondo - della stessa coscienza umana circa la pace.

Perdurano tuttavia, anche nel mondo d’oggi, conflittualità profonde, che sono all’origine di molte contese etniche e culturali, oltre che economiche e politiche. A essere realisti e leali, non si può non riconoscere la difficoltà, anzi la impossibilità di conservare la pace, senza un principio più alto, che agisca profondamente negli animi con forza divina.

2. Secondo la dottrina rivelata, questo principio è lo Spirito Santo, che comunica agli uomini la pace spirituale, la pace intima, la quale si espande come pace nella società.

È Gesù stesso che, parlando ai discepoli nel Cenacolo, annuncia la sua pace (“Vi do la mia pace”) (Gv 14, 27): pace comunicata ai discepoli col dono dello Spirito Santo, che stabilisce nei cuori tale pace. Nel testo di Giovanni, infatti, la promessa della pace segue la promessa della venuta del Paraclito (cf. Gv 14, 26). L’opera pacificatrice di Cristo si realizzerà per mezzo dello Spirito Santo, mandato per portare a pieno adempimento la missione del Salvatore.

3. È da notare che la pace di Cristo viene annunciata e offerta con la remissione dei peccati, come si nota nelle parole di Gesù risorto ai discepoli: “Pace a voi . . . Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati, saranno rimessi” (Gv 20, 21-23). Si tratta infatti della pace che è effetto del sacrificio redentore, consumato sulla Croce, che ha il suo compimento con la glorificazione di Cristo.

Questa è la prima forma di pace di cui gli uomini hanno bisogno: la pace ottenuta col superamento dell’ostacolo del peccato. È una pace che può venire solo da Dio, con la remissione dei peccati mediante il sacrificio di Cristo. Lo Spirito Santo, che attua nei singoli tale remissione, è per gli uomini principio operativo della pace fondamentale, quella della riconciliazione con Dio.

4. Secondo San Paolo la pace è un “frutto dello Spirito Santo”, legato alla carità: “Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace . . .” (Gal 5, 22). Esso è contrapposto alle opere della carne, tra le quali - secondo l’Apostolo - vi sono “inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie . . .” (Gal 5, 20). Si tratta di un insieme di ostacoli prima di tutto interiori, che impediscono la pace dell’anima e la pace sociale. Proprio perché trasforma le intime disposizioni, lo Spirito Santo suscita un atteggiamento fondamentale di pace anche nel mondo. Paolo dice di Cristo che “è la nostra pace” (Ef 2, 14), e spiega che Cristo ha fatto la pace, riconciliando tutti gli uomini con Dio per mezzo del suo sacrificio, dal quale è nato un solo Uomo nuovo, sulle ceneri delle divisioni e inimicizie fra gli uomini. Ma l’Apostolo stesso aggiunge che questa pace si realizza nello Spirito Santo: “Per mezzo di Cristo possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito” (Ef 2, 18). È sempre l’unica vera pace di Cristo, ma viene infusa e vissuta nei cuori sotto l’impulso dello Spirito Santo.

5. Nella Lettera ai Filippesi l’Apostolo parla della pace come di un dono concesso a coloro che, pur tra le angustie della vita, si rivolgono a Dio “con preghiere, suppliche e ringraziamenti...”, ed assicura: “La pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù” (Fil 4, 6-7).

La vita dei Santi è una testimonianza e una riprova di questa origine divina della pace. Essi ci appaiono intimamente sereni in mezzo alle prove più dolorose e alle tempeste che sembrano travolgerli. Qualcosa - e anzi Qualcuno - è presente e agisce in loro per proteggerli non solo dai flutti delle vicende esterne, ma dalla loro stessa debolezza e paura. È lo Spirito Santo, autore di quella pace, che è frutto della carità da lui infusa nei cuori (cf. S. Thomae, Summa theologiae, II-II, q. 29, aa. 3-4).

6. Secondo San Paolo, infatti, “il regno di Dio . . . è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo” (Rm 14,17). L’Apostolo formula questo principio quando ammonisce i cristiani a non giudicare malevolmente i più deboli tra loro, che non riuscivano a liberarsi da certe imposizioni di pratiche ascetiche, fondate su una falsa idea di purità, come il divieto di mangiare carne e bere vino, in uso presso taluni pagani (come i pitagorici) e taluni giudei (come gli esseni). Paolo invita a seguire la regola di una coscienza illuminata e certa (cf. Rm 14, 5-6.23), ma soprattutto l’ispirazione della carità, che deve regolare la condotta dei forti: “Nulla è immondo in se stesso. Ora, se per il tuo cibo il tuo fratello resta turbato, tu non ti comporti più secondo carità. Guardati perciò dal rovinare con il tuo cibo uno per il quale Cristo è morto! . . .” (Rm 14, 14-15).

Paolo dunque raccomanda di non creare disturbi nella comunità, di non suscitare conflitti, di non scandalizzare gli altri: “Diamoci... alle opere di pace e all’edificazione vicendevole” (Rm 14, 19), egli esorta. Ognuno deve preoccuparsi di conservare l’armonia evitando di usare la libertà del cristiano in modo tendenzioso, che urti e danneggi il prossimo. Il principio enunciato dall’Apostolo è questo: la carità deve regolare e disciplinare la libertà. Nel trattare di un problema particolare, Paolo enuncia il principio generale: “Il regno di Dio è pace nello Spirito Santo”.

7. Nel cristiano ci dev’essere dunque l’impegno ad assecondare l’azione dello Spirito Santo, nutrendo nell’anima i “pensieri e desideri dello Spirito, che portano alla vita e alla pace” (Rm 8,6). Di qui le ripetute esortazioni dell’Apostolo ai fedeli, a “conservare l’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace” (Ef 4, 3), a comportarsi “con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza... sopportandosi a vicenda con amore” (Ef 4, 2), ad abbandonare sempre più i “desideri della carne in rivolta contro Dio”, e in conflitto con quelli dello Spirito che “portano alla pace”. Solo se uniti nel “vincolo della pace” (Rm 8, 6-7), i cristiani si dimostrano “uniti nello Spirito”, e veri seguaci di Colui che è venuto nel mondo per portare la pace.

L’augurio dell’Apostolo è che ricevano da Dio il grande dono, che è un elemento essenziale della vita nello Spirito: “Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede... per la virtù dello Spirito Santo” (Rm 15, 13).

8. A conclusione di questa catechesi, voglio augurare anch’io a tutti i cristiani, a tutti gli uomini, la pace nello Spirito Santo. E ricordare ancora una volta che, secondo l’insegnamento di Paolo e la testimonianza delle anime sante, lo Spirito Santo fa riconoscere le sue ispirazioni mediante la pace intima che esse portano nel cuore. I suggerimenti dello Spirito Santo vanno nel senso della pace, non in quello del turbamento, della discordia, del dissenso e dell’ostilità nei confronti del bene. Si può anche avere una legittima diversità di opinioni su punti particolari e sui mezzi per raggiungere un fine comune: ma la carità, partecipazione dello Spirito Santo, spinge alla concordia e all’unione profonda nel bene voluto dal Signore. San Paolo è categorico: “Dio non è un Dio di disordine, ma di pace” (1 Cor 14, 33).

Ciò vale, ovviamente, per la pace degli animi e dei cuori all’interno delle comunità cristiane. Ma quando lo Spirito Santo regna nei cuori, egli stimola a fare tutti gli sforzi per stabilire la pace nei rapporti con gli altri, a tutti i livelli: familiare, civico, sociale, politico, etnico, nazionale e internazionale (cf. Rm 12, 18; Eb 12, 14). In particolare egli stimola i cristiani a un’opera di saggia mediazione per la riconciliazione tra le genti in conflitto e per l’adozione del dialogo, come mezzo da impiegare contro le tentazioni e le minacce della guerra.

Preghiamo perché i cristiani, la Chiesa, e tutti gli uomini di buona volontà si impegnino sempre più nella fedele obbedienza allo Spirito della pace!

Ai fedeli di lingua polacca

“Twoja cześć, chwała, nasz wieczny Panie . . .”. Wraca do mojej pamięci ta wspaniała polska pieśń na Boże Ciało. Jutro wyruszają procesje eucharystyczne na ulice miast i ludzkich osiedli, na drogi wiejskie.

W tym kontekście przypominam sobie poprzednią moją pielgrzymkę do Ojczyzny, a w szczególności wielkie zgromadzenie eucharystyczne w Gdańsku na Zaspie. Był to czerwiec r. 1987.

Właśnie tam, na Zaspie, rozpo czynając homilię, wyszedłem od tych słów: “Twoja cześc, chwała, nasz wieczny Panie”.

Kiedy ponownie mam udać się do Polski, o Pani Jasnogórska, staję naprzód przy mogile Twego wielkiego Sługi, Prymasa Tysiąclecia. I wraz z tylu rodakami powtarzam: “ Wejrzyj na jego heroiczną wiarę całkowite oddanie się Tobie, na jego męstwo wobec przeciwności i prześladowań, które znosił dla Twego imienia. Pomnij, jak bardzo miłował Kościół Twojego Syna, jak wiernie kochał Ojczyznę i każdego człowieka, broniąc jego godności i praw, przebaczając wrogom, zło dobrem zwyciężając . . . ”.

Przed dziesięciu laty, właśnie w tych ostatnich dniach maja, miesiąca poświęconego Tobie, Bogarodzico, Ojciec niebieski odwołał do siebie Prymasa Tysiąclecia.

Kiedy wypada mi ponownie stanąć na ziemi polskiej, proszę Boga, aby Sługę swego, Kardynała Stefana uczynił orędownikiem mojej pasterskiej posługi na ziemi ojczystej.

Na całym szlaku tej pielgrzymki bądź z nami, Pani Jasnogórska oraz wy, wszyscy święci i błogosławieni Patronowie ludu Bożego w Polsce, abyśmy umieli przybliżać światu tę miłość, którą jest Bóg.

“Twoja cześć, chwała, nasz wieczny Panie”.

Ai numerosi fedeli di espressione tedesca

Liebe Schwestern und Brüder!

Mit dieser kurzen Betrachtung grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher sehr herzlich. Mein besonderer Gruß gilt den Studentinnen und Studenten der Katholischen Schule für Sozialpädagogik in Stuttgart sowie der Gruppe angehender Religionslehrer, die an einem Missio-Kurs ebenfalls in Stuttgart teilnehmen.

Beten vir alle zusammen, daß die Christen, die Kirche und alle Menschen guten Willens sich immer mehr einsetzen in treuem Gehorsam für den Geist des Friedens. Dazu erteile ich Euch allen, Euren lieben Angehörigen in der Heimat sowie den mit uns über Rundfunk und Fernsehen verbundenen Gläubigen von Herzen meinen Apostolischen Segen.

Ai gruppi di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

Pèlerins de langue française, je vous salue cordialement, jeunes et aînés. Je souhaite que votre venue à Rome soit pour vous une expérience vivante de communion ecclésiale. De tout cœur, je vous donne ma Bénédiction Apostolique.

Ai fedeli di espressione inglese

Dear Brothers and Sisters,

My cordial greeting goes to all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience. As the month of Maydraws to a close, I pray that the Blessed Virgin Mary, Mother of God and Mother of the Church, will lead people everywhere to faith in Jesus Christ her Son. Upon all of you I invoke God’s abundant blessings of grace and peace.

Ai fedeli di espressione spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

Deseo ahora saludar muy cordialmente a todos los peregrinos y visitantes de lengua española.

En particular, a los nińos ganadores del concurso sobre San Juan de la Cruz, organizado por la Caja de Ahorros de Avila, así como a las peregrinaciones procedentes de Argentina y México.

A todos imparto con afecto la Bendición Apostólica.

Ai fedeli italiani

Saluto, ora, i numerosi gruppi di pellegrini di lingua italiana.

In particolare i fedeli della parrocchia di Casalbordino, in Diocesi di Chieti: sono lieto di benedire la corona d’oro che essi hanno donato alla Madonna, venerata nella chiesa di Santa Maria dei Miracoli; le comunità parrocchiali di Laino Borgo della Diocesi di Cassano allo Ionio che, insieme al loro Vescovo, Monsignor Andrea Mugione, hanno voluto concludere qui, presso la Basilica Vaticana, le celebrazioni del 9° Centenario del rinvenimento dell’Immagine di Santa Maria del Castello, Patrona di Castrovillari, e far benedire ed incoronare la Vergine Addolorata.

Saluto i parrocchiani di Allumiere, in Provincia di Roma, che hanno portato una statua del Cuore Immacolato di Maria perché, dopo la benedizione, sia collocata nell’edicola della piazza principale del paese.

Do, soprattutto, il mio cordiale benvenuto ai partecipanti al corso di perfezionamento di Bioetica, promosso dal Centro di Bioetica del Policlinico “Agostino Gemelli” di Roma. Mentre li ringrazio vivamente per la loro presenza, auguro di saper difendere sempre, attraverso la propria importante e benemerita attività professionale, il valore inviolabile della vita dal suo inizio alla sua fine naturale.

E mi rivolgo pure al gruppo di malati, sottoposti a trapianto di reni, che provengono da Lecce e dal Salento. Carissimi Fratelli e Sorelle del Centro Nefrologico dell’Ospedale di Lecce, mi compiaccio per i risultati conseguiti: abbiate sempre grande fiducia, confidate nell’aiuto del Signore che con la sua divina assistenza sostiene ogni sforzo a favore del vero bene integrale dell’uomo.

Saluto, poi, gli ufficiali della Scuola Militare di Commissariato e Amministrazione provenienti da Nocera Inferiore e Maddaloni, come pure i partecipanti al Convegno di Cultura “Ven. Maria Cristina di Savoia” di Cosenza, venuti a Roma in occasione del 50 della fondazione.

Esprimo, inoltre, un beneaugurante pensiero alle Religiose della Congregazione delle Figlie di Santa Maria di Leuca, le quali celebrano i 50 anni dalla loro nascita. Che la Vergine Maria vi accompagni sempre sul cammino della fedeltà e della santità.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Rivolgo ora ai giovani, ai malati e alle coppie degli sposi novelli l’invito a guardare sempre alla Vergine Maria come al modello di vita cristiana, caratterizzata da una pronta dedizione a Dio.

Vi esorto pure a vivere con particolare intensità l’imminente Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, e ad accostarvi frequentemente all’Eucaristia, per essere ricolmi del forte e soave amore di Dio.

In tale modo voi, giovani, sarete capaci di affrontare la vita compiendo opere di bene, di giustizia e di carità; voi, malati, saprete irradiare serenità e pace; voi, sposi novelli, potrete perseverare nel reciproco amore ed in una piena disponibilità al disegno di Dio su di voi.

A tutti imparto la mia benedizione apostolica.

Annunciato per il 28 giugno un Concistoro unico

Ho ora la gioia di annunziare che, il prossimo 28 giugno, vigilia della Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, avrà luogo un Concistoro, nel quale nominerò 22 nuovi Cardinali.

Nel medesimo Concistoro, inoltre, pubblicherò la nomina cardinalizia, riservata “in pectore” nel Concistoro del 30 giugno 1979, di S. E. Rev. ma Monsignor Ignatius Gong Pin-mei, Vescovo di Shanghai.

Nella lista dei nomi, carissimi fratelli e sorelle, si rispecchia in modo eloquente l’universalità della Chiesa: tra i nuovi Cardinali, infatti, vi sono Presuli di ogni continente, benemeriti nel servizio alla Sede apostolica o nel ministero pastorale. Qualcuno ha pagato con un alto prezzo di sofferenza la propria fedeltà a Dio e alla Chiesa in momenti e condizioni difficili.

Altre degnissime persone avrebbero meritato di essere elevate alla dignità cardinalizia: penso a tanti fedeli servitori della Santa Sede, a tanti venerati Pastori di chiese particolari sparse per il mondo, ed ad altre eminenti personalità ecclesiastiche. Il limite numerico, stabilito da Papa Paolo VI nella Costituzione apostolica “De Summo Pontifice Eligendo” ( Pauli VI, De Summo Pontifice Eligendo, 33) e che ritengo opportuno mantenere, non consente di concedere loro in questa circostanza quel riconoscimento che mi auguro possa essere dato in altra occasione.



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