Catechesi sul Credo, parte III: Lo Spirito Santo Datore di Vita Luglio989

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MARIOCAPALBO
00sabato 6 aprile 2013 12:05
Pentecoste: festa della messe

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 5 luglio 1989

 

1. Dalle catechesi finora dedicate all’articolo dei Simboli della fede sullo Spirito Santo, è possibile rilevare il ricco fondamento biblico della verità pneumatologica. Al contempo, però, dobbiamo anche registrare il differente profilo che, nella Rivelazione divina, questa verità ha in rapporto a quella cristologica. Risulta infatti dai testi sacri che il Figlio eterno, consostanziale al Padre, è la pienezza dell’autorivelazione di Dio nella storia dell’umanità. Divenendo “figlio dell’uomo”, “nato da donna” (cf. Gal 4, 4), egli si è manifestato ed ha agito come vero uomo. Come, tale egli ha pure rivelato definitivamente lo Spirito Santo, annunziandone la venuta e facendone conoscere il rapporto col Padre e col Figlio nella missione salvifica e quindi nel mistero della Trinità. Secondo l’annunzio e la promessa di Gesù, con la venuta del Paraclito prende inizio la Chiesa, corpo di Cristo (cf. 1 Cor 12, 27) e sacramento della sua presenza “con noi fino alla fine del mondo” (cf. Mt 28, 20).

Tuttavia lo Spirito Santo, consostanziale al Padre e al Figlio, rimane il “Dio nascosto”. Pur operando nella Chiesa e nel mondo, non si manifesta visibilmente, a differenza del Figlio, che assunse la natura umana e si rese simile a noi, sicché i discepoli, durante la sua vita mortale, poterono vederlo e “toccarlo con mano”, lui, il Verbo della vita (cf. 1 Gv 1, 1).

Invece la conoscenza dello Spirito Santo, fondata sulla fede nella rivelazione di Cristo, non ha a suo conforto la visione di una Persona divina vivente in mezzo a noi in forma umana, ma solo la constatazione degli effetti della sua presenza e della sua operazione in noi e nel mondo. Il punto-chiave per questa conoscenza è l’evento della Pentecoste.

2. Secondo la tradizione religiosa di Israele, la Pentecoste ma originariamente la festa della mietitura. “Tre volte all’anno ogni tuo maschio compaia alla presenza del Signore Dio, Dio d’Israele” (Es 34, 23). La prima volta era per la festa di Pasqua. La seconda per la festa della mietitura. La terza per la festa cosiddetta delle tende.

La “festa della mietitura, delle primizie dei tuoi lavori, di ciò che semini nel campo” (Es 23, 16), era chiamata in greco Pentecoste, poiché veniva celebrata cinquanta giorni dopo la festa di Pasqua. Veniva chiamata anche festa delle settimane, per il fatto che cadeva sette settimane dopo la festa di Pasqua. Separatamente veniva poi celebrata la festa del raccolto, verso la fine dell’anno (cf. Es 23, 16; 34, 22). I libri della legge contenevano prescrizioni particolareggiate sulla celebrazione della Pentecoste (cf. Lv 23, 15 ss; Nm 28, 26-31), che in seguito divenne anche la festa della rinnovazione dell’alleanza (cf. 2 Cr 15, 10-13), come vedremo a suo tempo.

3. La discesa dello Spirito Santo sugli apostoli e sulla iniziale comunità dei discepoli di Cristo, che nel Cenacolo di Gerusalemme “erano assidui e concordi nella preghiera” insieme con Maria, la madre di Gesù (cf. At 1, 14) si ricollega al significato veterotestamentario della Pentecoste. Ecco: la festa della mietitura diventa la festa della nuova “messe” di cui è artefice lo Spirito Santo: la messe nello Spirito.

Questa messe è il frutto della semina di Cristo-seminatore. Si ricordino le parole di Gesù riportate nel Vangelo di Giovanni: “Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura” (Gv 4, 35). Gesù lasciava capire che gli apostoli avrebbero accolto già dopo la sua morte la messe di questa semina: “Un altro è colui che miete. Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro” (Gv 4, 37-38). Dal giorno di Pentecoste, per opera dello Spirito Santo, gli apostoli diventeranno i mietitori della semina di Cristo. “E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete” (Gv 4, 36). E veramente già nel giorno di Pentecoste, dopo il primo discorso di Pietro, la messe si è rivelata abbondante perché si convertirono “circa tremila persone” (At 2, 41), sì da essere motivo di una gioia comune: degli apostoli e del loro Maestro, il divino seminatore.

4. La messe infatti è frutto del suo sacrificio. Se Gesù parla della “fatica” del seminatore, essa consiste soprattutto nella sua Passione e morte sulla Croce. Cristo è quell’“Altro” che ha faticato per questa mietitura. “Un Altro” che ha aperto la via allo Spirito di verità, il quale, sin dal giorno di Pentecoste, comincia ad operare efficacemente per mezzo del kerigma apostolico.

La via è stata aperta mediante l’offerta che Cristo ha fatto di sé sulla Croce: mediante la morte redentrice, confermata dal costato trafitto del Crocifisso. Dal suo cuore, infatti, “subito uscì sangue e acqua” (Gv 19, 34), segno della morte fisica. Ma in questo fatto si può vedere anche il compimento delle misteriose parole dette una volta da Gesù nell’ultimo giorno della festa delle tende, circa la venuta dello Spirito Santo: “Chi ha sete venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno”. L’Evangelista commenta: “Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui” (Gv 7, 37-39). Come a dire che i credenti avrebbero ricevuto ben più della pioggia implorata nella festa delle tende, attingendo ad una sorgente dalla quale sarebbe venuta veramente l’acqua rigeneratrice di Sion, annunziata dai profeti (cf. Zc 14, 8; Ez 47, 1 s.).

5. Circa lo Spirito Santo Gesù aveva promesso: “Quando me ne sarò andato, ve lo manderò” (Gv 16, 7). Veramente l’acqua che esce dal costato trafitto di Cristo (cf. Gv 19, 34) è il segno di questo “invio”. Sarà un’effusione “abbondante”: addirittura un “fiume di acqua viva”, metafora che esprime una particolare generosità e benevolenza di Dio che si dona all’uomo.

La Pentecoste di Gerusalemme è la conferma di questa abbondanza divina, promessa e concessa da Cristo mediante lo Spirito.

Le stesse circostanze della festa sembrano avere nella narrazione di Luca un significato simbolico. La discesa del Paraclito avviene, infatti, al compimento della festa. L’espressione adoperata dall’Evangelista accenna a una pienezza. Dice, infatti, “Mentre si riempiva il giorno di Pentecoste . . .” (At 2, 1). D’altra parte, san Luca riferisce ancora che “tutti insieme si trovavano nello stesso luogo”, il che indica la completezza della comunità radunata: “Tutti insieme”: non soltanto gli apostoli, ma l’intero gruppo originario della Chiesa nascente, uomini e donne, insieme alla Madre di Gesù. È un primo particolare da tener presente. Ma nella descrizione di quell’evento ci sono anche altri particolari che, sempre dal punto di vista della “pienezza”, si rivelano non meno importanti.

Come scrive Luca, “venne all’improvviso dal cielo un rombo, come il vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano . . . ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo” (At 2, 2. 4). Si noti quell’insistenza sulla pienezza (riempì, furono tutti pieni). È annotazione che può essere messa in rapporto con quanto disse Gesù nell’andare al Padre: “Voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni” (At 1, 5). “Battezzati” vuol dire “immersi” nello Spirito Santo: è ciò che esprime il rito d immersione nell’acqua durante il Battesimo. L’“immersione” e l’“essere pieni” significano la stessa realtà spirituale, operata negli apostoli, e in tutti i presenti nel Cenacolo, dalla discesa dello Spirito Santo.

6. Quell’“essere pieni”, vissuto dalla piccola comunità degli inizi nel giorno di Pentecoste, si può considerare quasi un prolungamento spirituale della pienezza dello Spirito Santo che “abita” in Cristo, nel quale è “ogni pienezza” (cf. Col 1, 19). Come leggiamo nell’enciclica Dominum et Vivificantem, tutto “quello che (Gesù) dice del Padre e di sé-Figlio, scaturisce da quella pienezza dello Spirito, che è in lui e che si riversa nel suo cuore, pervade il suo stesso “io”, ispira e vivifica dal profondo la sua azione” (Dominum et Vivificantem, 21). Per questo il Vangelo può dire che Gesù “esultò nello Spirito Santo” (Lc 10, 21). Così la “pienezza” dello Spirito Santo, che è in Cristo, si è manifestata il giorno di Pentecoste “riempiendo di Spirito Santo” tutti coloro che erano radunati nel Cenacolo. Si è così costituita quella realtà cristico-ecclesiologica a cui allude l’apostolo Paolo: “Avete in lui parte alla sua pienezza, di lui cioè che è il capo” (Col 2, 10).

7. Si può aggiungere che lo Spirito Santo nella Pentecoste “diventa il padrone” degli apostoli, dimostrando il suo potere sopra la loro umanità. La manifestazione di questo potere ha il carattere di una pienezza del dono spirituale che si manifesta come potenza dello spirito, potenza della mente, della volontà e del cuore. Scrive infatti san Giovanni che “a colui che Dio ha mandato . . . dà lo Spirito senza misura” (Gv 3, 34): ciò vale in primo luogo di Cristo; ma può applicarsi anche agli apostoli, a cui Cristo ha dato lo Spirito, perché a loro volta lo trasmettessero agli altri.

8. Infine rileviamo che nella Pentecoste si sono compiute anche le parole di Ezechiele: “Metterò dentro di voi uno spirito nuovo” (Ez 36, 26). E veramente questo “soffio” ha prodotto la gioia dei mietitori, sicché si può dire con Isaia: “Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete” (Is 9, 2).

La Pentecoste - antica festa della mietitura - ora si è rivelata nel cuore di Gerusalemme con un senso nuovo, come una particolare “messe” del divino Paraclito. Si è così attuata la profezia di Gioele: “. . . In quei giorni effonderò il mio spirito sopra ogni uomo” (Gl 3, 1).  


Ai pellegrini di lingua francese  

Chers Frères et Sœurs,

JE SUIS HEUREUX de saluer en premier lieu Son Excellence Monsieur Joseph Amichia, Doyen du Corps Diplomatique accrédité prèse Saint-Siège, entouré de nombreux membres de sa famille et auxquels j’exprime mes meilleurs sonhaits.  

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DE TOUT CŒUR, j’adresse un salut spécial aux aumôniers, aux responsables et aux délégués des Associations scoutes catholiques du Proche-Orient et d’Afrique du Nord. Chers amis, que votre séjour romain de réflexion, de prière, d’amitié vous soit une aiede très précieuse pour persévérer sur le chemin déjà bien commencé du dialogue et de l’action entre jeunes des diverses Eglises chrétiennes, catholiques et non-catholiques, ainsi qu’avec les jeunes des religions monothéistes!

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UN CORDIAL SALUT aux étudiants chrétiens africains d’Alger! Que l’Esprit Saint vous soutienne dans le témoignage de foi que vous avez le courage de donner dans vos Instituts universitaires!

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UN MERCI aux membres du groupe œcuménique venu de l’Ile de Syros, guidé per le Père Antoine Vutzinos: je les encourage vivement à témoigner de la possibilité de l’union des Eglises!  

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TOUS MES SOUHAITS aux nombreux groupes de religieuses. Que ce séjour à Rome les confirme dans la beauté et les exigences de leur vocation!

A tous les pèlerins de langue française, je renouvelle ma gratitude pour leur présence et j’accorde une large Bénédiction Apostolique.

Ai fedeli di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I WISH TO OFFER a warm welcome to members of the General Chapter of the Missionary Franciscan Sisters.

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MY SPECIAL GREETING goes to the pilgrim from Saint Gregory the Great Parish in Hamilton Square, New Jersey. Dear friends: I am pleased to bless the foundation stone of your new Parish Centre. May it ever serve as a reminder that Christ is the cornerstone of the Church.

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I AM ALSO HAPPY to welcome the Korean-American pilgrims from San Francisco, as well as pilgrim groups from South Africa and Pakistan. Upon all visitors from English-speaking countries I invoke the blessings of peace and joy in our Lord Jesus Christ.

Ad alcuni gruppi di lingua tedesca  

Liebe Brüder und Schwestern!

NACH DIESER KURZEN Betrachtung grüße ich euch alle sehr herzlich, die ihr als Pilger aus deutschsprachigen Ländern an dieser Audienz teilnehmt. Für eure Begegnung mit den Heiligen Stätten in Rom erbitte ich euch den besonderen Beistand des Heiligen Geistes. Möget ihr dadurch geistlich reich beschenkt werden und mit neuem Mut zu einem lebendingen Glaubenszeugnis in eure Heimat zurückkehren. Von Herzen erteile ich euch und euren Lieben daheim meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai pellegrini di lingua spagnola  

Amadísimos hermanos y hermanas,

ME COMPLACE SALUDAR a las personas, familias y peregrinos de América Latina y España presentes en esta Audiencia. En particular, mi afectuoso saludo se dirige al grupo de misioneras “Hijas de María Auxiliadora“, así como a los Religiosos Escolapios y profesores seglares de Valencia (España). Me es grato extender mi saludo a las delegaciones juveniles de balonmano de Centro América, a los estudiantes argentinos que acaban de participar en los “Juegos de la Juventud”, de Roma, y a la peregrinación de México. Como recuerdo de vuestra visita a la tumba del Apóstol Pedro, os invito a dejaros guiar por los designios amorosos de Dios, abandonándoos plenamente a su voluntad.

* * *  

DESEO DIRIGIR finalmente mi más cordial saludo a la peregrinación de Puerto Rico, presidida por el Señor Cardenal Luis Aponte Martínez, Arzobispo de San Juan. Agradezco, ante todo, vuestra presencia en este encuentro, lo cual demuestra el filial afecto y devoción de los portorriqueños por el Papa, como pude experimentar en mi visita pastoral a vuestra hermosa Isla. Confío que esta peregrinación que estáis llevando a cabo, estimule vuestra vida cristiana, y cuando regreséis a casa testimoniéis con mayor valentía a Cristo en todos los momentos de la jornada. Que Nuestra Señora de la Providencia os ayude en tan generoso cometido.

A vosotros y a todos los presentes imparto de corazón mi Bendición Apostólica.  

Ai pellegrini di lingua portoghese  

Caríssimos irmãos e irmãs de língua portuguesa,

SAUDO QUANTOS me escutam, desejando-lhes graça, paz e felicidades no Senhor; em particular, os Brasileiros vindos do Rio de Janeiro e de São Paulo: sede bemvindos! E que, para vós e para todos, as férias sejam também tempo de encontro com Deus!  

Ai connazionali polacchi  

POSDRAWIAM SERDECZNIE wszystkich pielgrzymów: w szczególności z Krakowa, z parafii św. Katarzyny, wspólnotę “ WiaraZycie ”; z Oświęcimia, z parafii Matki Bożej Wspomożenia Wiernych, księża salezjanie; pielgrzymkę z archidiecezji gnieźnieńskiej; scholę “ Puelle Orantes ” z bazyliki katedralnej z Tarnowa; grupę młodzieży z diecezji tarnowskiej, z parafii Matki Boskiej Nieustąjicej Pomocy z Łysej Góry; z Dębicy, z parafii Matki Bożej Anielskiej; z Rybuika - nauczycieli i lekarzy z parafii św. Teresy; z Boguszowic, z parafii Najświętszego Serca Pana Jezusa; z Kielc - ministrantów z parafii Św. Krzyża - księża salezjanie; z Płocka, duszpasterstwo akademickie księży salezjanów; z Międzyrzeca Podlaskiego, diecezja siedlecka - młodzieś z kościoła Świętych Piotra i Pawła; z Syrokomli, z parafii św. Stanisława, biskupa i męczennika, diecezja siedlecka; z Olsztyna, z parafii św. Józefa; z Lęborka, z parafii Najświiętszej Maryi Panny; ze Słupska, z parafii św. Maksymiliana Kolbe; z Duminowa i innych parafii diecezji koszalińskokołobrzeskiej; z parafii Matki Boskiej Częstochowskiej; z Rybania, z parafii św. Szczepana diecezja koszalińsko-kołobrzeska; z Wrocławia, z parafii św. Stanisława, biskupa i męczennika i św. Doroty; z Lubina, nauczycieli z parafii św. Maksymiliana Kolbe; uczestników Uniwersytetu Letniego Kultury Polskiej w Rzymie; grupę polsko-amerykańską ze Stanów Zjednoczonych, grupę polsko-amerykańką “ Polonia ” grupę Towarzystwa Polsko Hiszpańskiego z Katowic; oddział Huty Katowice w Dąbrowie Górniczej; nauczycieli i lekarzy z parafii Najświetszej Maryi Panny Królowej Polski w Głogowie, diecezja gorzowska; z Czarnkowa, z parafii Jezusa Chrystusa Najwyższego Kapłana; grupę nauczycieli z Ropczyc-Rzeszowa; prócz tego Orkiestrę Dętą kopalni Miechowice z Bytomia . . .

Dobrze wiemy, jakie znaczenie mają zbiory również w naszej Ojczyźnie, zbiory dokonywane na polach. Patrzymy, oczekujemy, czy zbiory będą obfite, czy będzie urodzaj i modlimy się o urodzaj, o urodzaj ziemi. Trzeba się stale modlić o urodzaj, który pochodzi od Chrystusa przez Ducha Świętego. Trzeba także stale się modlić o dary Ducha świętego dla wszystkich Polaków, zwłaszcza dla tych, którzy przejmują odpowiedzialność za wspólne sprawy naszej Ojczyzny, o dary Męstwa, dary Rady - ażeby dobrze pokierowali wspólną sprawą i uksztaitowali lepszą przysziość naszego kraju.  

Ad alcuni pellegrini italiani  

Rivolgo ora un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare al gruppo di religiosi della Confederazione dei Canonici Regolari di Sant’Agostino, convenuti a Roma per un loro congresso.

Mi auguro, cari fratelli, che i vostri incontri valgano a cementare sempre più la carità fraterna nella comune ricerca della perfezione evangelica, della comunione con Dio e nel servizio generoso all’uomo del nostro tempo.  

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Saluto pure i ciclisti del Gruppo Aziendale Siemens Telecomunicazioni, appartenenti all’Associazione Volontari Italiani del Sangue (AVIS). Essi parteciperanno, in questi giorni ad un giro ciclistico a tappe che, partendo da Cassina de’ Pecchi, in arcidiocesi di Milano, raggiungerà lo stabilimento di Marcianise, in diocesi di Caserta.

Carissimi vi auguro di cuore che questa iniziativa, destinata a far conoscere i nobili fini della vostra benemerita Associazione, abbia pieno successo e serva ad incrementare i gesti umanitari in favore di quanti hanno bisogno di plasma.

A tutti voi va la mia affettuosa Benedizione.  

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli  

Desidero ora rivolgere il mio particolare saluto ai giovani, agli ammalati, agli sposi novelli, convenuti a Roma quali pellegrini, guidati da sincero amore alla Chiesa.

Carissimi, il vostro pellegrinaggio vi ha condotti alle Tombe dei Beati Apostoli Pietro e Paolo, che gli antichi maestri della fede chiamavano, a ragione, le “Colonne della Chiesa”; e qui, vicino alla loro “Memoria”, voi state incontrando il Vicario di Cristo. In questi giorni sappiate rinsaldare il vostro attaccamento alla Chiesa, pregate per essa per la sua missione di salvezza e di pace. Vi chiedo anche una preghiera per me che, quale Successore di Pietro, ho ricevuto il ministero di guidare la nave della Chiesa nel mare, a volte tempestoso, delle vicende del mondo.

A tutti la mia Benedizione!

 

© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana

MARIOCAPALBO
00sabato 6 aprile 2013 12:06
La pentecoste come teofania
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 12 luglio 1989



1. La nostra conoscenza dello Spirito Santo si basa sugli annunzi che ce ne dà Gesù, soprattutto quando parla della sua dipartita e del suo ritorno al Padre. “Quando me ne sarò andato . . . verrà da voi il Paraclito” (cf. Gv 16, 7). Questa “dipartita” pasquale di Cristo, che avviene mediante la Croce, la Risurrezione e l’Ascensione, trova il suo “coronamento” nella Pentecoste, ossia nella discesa dello Spirito Santo sugli apostoli, “assidui nella preghiera” nel Cenacolo “insieme alla Madre di Gesù”, (cf. At 1, 14), e al gruppo di persone che formavano il nucleo della Chiesa originaria.

In quell’evento lo Spirito Santo rimane il Dio “misterioso” (cf. Is 45, 15). E tale rimarrà durante tutta la storia della Chiesa e del mondo. Si direbbe che egli è “nascosto” nell’ombra di Cristo, il Figlio Verbo consostanziale al Padre, che in modo visibile “si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 14).

2. Nell’evento dell’Incarnazione lo Spirito Santo non si manifesta visibilmente - rimane il “Dio velato” - e avvolge Maria nel mistero. Alla Vergine, donna scelta per il decisivo avvicinamento di Dio all’uomo, vien detto dall’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo” (Lc 1, 35).

Similmente nella Pentecoste lo Spirito Santo “stende la sua ombra” sulla Chiesa nascente, perché sotto il suo soffio essa riceva la forza di “annunziare le grandi opere di Dio” (cf. At 2, 11). Ciò che nell’Incarnazione era avvenuto nel grembo di Maria, trova ora una sua nuova attuazione. Lo Spirito opera come il “Dio nascosto”, invisibile nella sua persona.

3. E tuttavia la Pentecoste è una teofania, cioè una potente manifestazione divina, completamento della teofania avvenuta sul Sinai dopo che Israele era uscito dalla schiavitù d’Egitto sotto la guida di Mosé. Secondo le tradizioni rabbiniche, la teofania del Sinai ebbe luogo cinquanta giorni dopo la Pasqua dell’esodo, il giorno di Pentecoste.

“Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco e il suo fumo saliva come il fumo di una fornace; tutto il monte tremava molto” (Es 19, 18). Era stata allora una manifestazione della maestà di Dio, della assoluta trascendenza di “colui che è” (cf. Es 3, 14). Già ai piedi del monte Oreb Mosé aveva udito uscire dall’interno del roveto, che ardeva e non si consumava, quelle parole: “Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa” (Es 3, 5). Ora ai piedi del Sinai il Signore gli intima: “Scongiura il popolo di non irrompere verso il Signore per vedere, altrimenti ne cadrà una moltitudine” (Es 19, 21).

4. La teofania della Pentecoste è il punto di arrivo della serie di manifestazioni, con cui Dio si è fatto progressivamente conoscere dall’uomo. Con essa raggiunge il culmine quell’autorivelazione di Dio, mediante la quale egli ha voluto infondere nel suo popolo la fede nella sua maestà e trascendenza e, al contempo, nella sua presenza immanente di “Emmanuele”, di “Dio con noi”.

Nella Pentecoste si ha una teofania che, con Maria, tocca direttamente tutta la Chiesa nel suo nucleo iniziale, compiendo così il lungo processo cominciato nell’antica alleanza. Se analizziamo i particolari dell’evento del Cenacolo, annotati negli Atti degli Apostoli (At 2, 1-13), vi troviamo diversi elementi che richiamano le teofanie precedenti, soprattutto quella del Sinai, che Luca sembra aver presente nel descrivere la discesa dello Spirito Santo. La teofania del Cenacolo, secondo la descrizione di Luca, avviene infatti mediante fenomeni somiglianti a quelli del Sinai: “Mentre si svolgeva il giorno di Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo come di vento che si abbatte gagliardo e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi” (At 2, 1-4).

Si tratta di tre elementi - il rombo del vento, le lingue di fuoco, il carisma del linguaggio - ricchi di un valore simbolico, che occorre tener presente. Alla loro luce si comprende meglio che cosa l’autore degli Atti intenda dire quando afferma che i presenti nel Cenacolo “furono tutti pieni di Spirito Santo”.

5. “Un rombo come di vento che si abbatte gagliardo”. Dal punto di vista linguistico qui affiora l’affinità tra il vento (il soffio) e lo “spirito”. In ebraico, come in greco, il “vento” è l’omonimo dello “spirito”: “ruah - pneuma”. Leggiamo nel libro della Genesi (Gen 1, 2); “Lo spirito (ruah) di Dio aleggiava sulle acque”, e nel Vangelo di Giovanni: “il vento (pneuma) soffia dove vuole” (Gv 3, 8).

Il forte vento nella Bibbia “annuncia” la presenza di Dio. È il segno di una teofania. “Si librò sulle ali del vento” - leggiamo nel secondo libro di Samuele (2 Sam 22, 11). “Ecco un uragano avanzare dal settentrione, una grande nube e un turbinio di fuoco”: è la teofania descritta all’inizio del libro del profeta Ezechiele (Ez 1, 4). In particolare, il soffio del vento è l’espressione della potenza divina, che trae dal caos l’ordine della creazione (cf. Gen 1, 2). È anche l’espressione della libertà dello Spirito: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene e dove va” (Gv 3, 8).

“Un rombo come di vento che si abbatte gagliardo” è il primo elemento della teofania della Pentecoste, manifestazione della potenza divina operante nello Spirito Santo.

6. Il secondo elemento è il fuoco: “Apparvero loro lingue come di fuoco” (At 2, 3).

Il fuoco è sempre presente nelle teofanie dell’antico testamento: così in occasione dell’alleanza stretta da Dio con Abramo (cf. Gen 15, 17); così pure nel roveto che ardeva senza consumarsi quando il Signore si manifestò a Mosé (cf. Es 3, 2); così ancora nella colonna di fuoco, che guidava di notte Israele lungo il cammino nel deserto (cf. Es 13, 21-22). Il fuoco è presente, in particolare nella teofania del monte Sinai (cf. Es 19, 18), e inoltre nelle teofanie escatologiche, descritte dai profeti (cf. Is 4, 5; 64, 1; Dn 7, 9; etc.). Il fuoco simboleggia, dunque, la presenza di Dio. La Sacra Scrittura afferma più volte che “il nostro Dio è un fuoco divoratore” (Eb 12, 29: Dt 4, 24; 9, 3). Nei riti di olocausto ciò che più contava non era la distruzione dell’oggetto offerto, ma il “soave profumo” che simboleggia “l’elevarsi” dell’offerta verso Dio, mentre il fuoco, chiamato anche “ministro di Dio” (cf. Sal 104, 4) simboleggiava la purificazione dell’uomo dal peccato, così come l’argento è “purificato” e l’oro è “provato” nel fuoco (cf. Zc 13, 8-9).

Nella teofania della Pentecoste vi è il simbolo delle lingue di fuoco, che si posano su ognuno dei presenti nel Cenacolo. Se il fuoco simboleggia la presenza di Dio, le lingue di fuoco che si dividono sulle teste, sembrano indicare la “discesa” di Dio - Spirito Santo sui presenti, il suo donarsi a ciascuno di loro per la loro missione.

7. Il donarsi dello Spirito, fuoco di Dio, prende una forma particolare, quella di “lingue” il cui significato viene subito precisato, quando l’autore aggiunge: “Cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi” (At 2, 4). Le parole che provengono dallo Spirito Santo sono “come un fuoco” (cf. Ger 5, 14; 23, 29), hanno un’efficacia che le semplici parole umane non possiedono. In questo terzo elemento della teofania della Pentecoste, Dio-Spirito Santo, donandosi agli uomini, opera in loro un effetto che è nello stesso tempo reale e simbolico. È reale in quanto fenomeno concernente la lingua come facoltà del linguaggio, naturale proprietà dell’uomo. È però anche simbolico perché le persone, che sono “di Galilea” e quindi in grado di servirsi della lingua o dialetto della propria regione, parlano invece “in altre lingue”, così che, nella moltitudine radunatasi ben presto intorno al Cenacolo, ciascuno ode “la propria lingua”, benché vi fossero in essa rappresentanti di diversi popoli (cf. At 2, 6).

Questo simbolismo della “moltiplicazione delle lingue” è pieno di significato. Secondo la Bibbia la diversità delle lingue era il segno della molteplicità dei popoli e delle nazioni, e anzi della loro dispersione in seguito alla costruzione della torre di Babele (cf. Gen 11, 5-9), quando l’unica lingua comune e da tutti compresa si disgregò in molte lingue, reciprocamente incomprensibili. Ora al simbolismo della torre di Babele succede quello delle lingue di Pentecoste, che indica l’opposto di quella “confusione delle lingue”. Si direbbe che le molte lingue incomprensibili hanno preso la loro specificità, o almeno hanno cessato di essere simbolo di divisione, cedendo il posto alla nuova opera dello Spirito Santo che mediante gli apostoli e la Chiesa porta all’unità spirituale genti di origini, lingue e culture diverse, in vista della perfetta comunione in Dio annunciata e invocata da Gesù (cf. Gv 17, 11. 21-22).

8. Concludiamo con le parole del Concilio Vaticano II nella costituzione sulla divina Rivelazione: “Cristo . . . manifestò con opere e parole il Padre suo e Se stesso e portò a compimento l’opera sua con la morte, la risurrezione e la gloriosa ascensione, e l’invio dello Spirito Santo. Sollevato in alto attira tutti a sé (cf. Gv 12, 32), Lui, che solo ha parole di vita eterna (cf. Gv 6, 68). Ma questo mistero non fu palesato alle altre generazioni, come adesso è stato svelato ai santi apostoli suoi e ai profeti nello Spirito Santo (cf. Ef 3, 4-6), affinché predicassero l’Evangelo, suscitassero la fede in Gesù Cristo e Signore e congregassero la Chiesa” (Dei Verbum, 17). Questa è la grande opera dello Spirito Santo e della Chiesa nei cuori e nella storia.

Ai fedeli di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

JE SALUE CORDIALEMENT les membres catholiques et orthodoxes du Centre “Saint-Denys-l’Aréopagite” d’Athènes. Chers amis, je vous remercie de votre visite. Je me réjouis de l’expérience spirituelle et culturelle que vous faites ensemble. Je vous encourage à la poursuivre et sonhaite que, comme de nombreuses autres initiatives œcuméniques, elle contribue à hâter le jour où l’Eglise catholique et l’Eglise orthodoxe se retrouveront dans la pleine communion. Que Dieu vous bénisse tous!

Ai pellegrini di espressione inglese

Dear Brothers and Sisters,

I WISH TO OFFER a warm welcome to three groups of Religious taking part in spiritual renewal courses: priests and brothers of the Congregation of the Resurrection, the Marist Brothers, and Religious Sisters of the Holy Union. I pray that each of you will be renewed in a special way for serving the Lord and his Church with fresh zeal.

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I AM HAPPY to greet the participants in the summer course entitled “ Christian-Muslim Encounter, Past, Present and Future ” organized by the Pontifical Institute of Arabic and Islamic Studies.

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I WELCOME THE CHOIRS from Indiana and California and the members of the dance troupe and choir from Taiwan.

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I GREET TWO STUDY groups from the United States: the Presbyterian Pastors taking part in the American Summer Institute, and members of the Western Theological Seminary of the Reformed Church in America. May your stay in Rome lead to greater understanding between us and help to prepare the way for that full unity which we all seek.

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I AM PLEASED to welcome the pilgrimage group from Saint Clare’s College in Sydney, and the boys of the Minnesota Little Gophers baseball team.

Upon all those from English-speaking countries I invoke God’s blessings of peace and joy.

Ad un pellegrinaggio giapponese

Sia lodato Gesù Cristo!

DILETTISSIMI PELLEGRINI provenienti da ogni parte del Giappone, il frutto del vostro pellegrinaggio in Terra Santa, qui a Roma e ad Assisi, rimanga nella vostra vita quotidiana. Auspico pure che questo frutto, per intercessione della Madonna, contribuisca alla diffusione del Regno di Dio.

Con questo augurio vi benedico di cuore.

Sia lodato Gesù Cristo!

Ai pellegrini di lingua tedesca

Liebe Schwestern und Brüder!

MIT DIESER KURZEN Betrachtung grüße ich alle Pilger und Besucher aus den deutschsprachigen Ländern sehr herzlich. Mein besonderer Gruß gilt einer Gruppe von Salesianern aus Österreich und Deutschland, die an einem Fortbildungskurs in ihrem Generalat teilnehmen. Möge Euch das Grundanliegen des heiligen Don Bosco für unsere Zeit wieder neu bewußt werden. Versucht ihn stets nachzuahmen in der Erziehung junger Menschen, die auf seiner optimistischen Einfühlungskraft in die Welt der Jugend wie auch auf Religion, Vernunft und Liebe basiert. Euch und allen Anwesenden, Euren Angehörigen in der Heimat sowie den mit uns über Radio Vatikan verbundenen Höreri nen und Hörern erteile ich von Herzen meinen Apostolischen Segen.

Ai fedeli di espressione spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

DESEO SALUDAR a los numerosos peregrinos de España y de America Latina. En particular, saludo a las Hermanas Marianistas, Hijas de María Immaculada; a las Misioneras de “Nuestra Señora del Pilar” y a las Religiosas de la “Sagrada Familia de Urgel”. A todas aliento a seguir con plena disponibilidad a Cristo, siendo testigos fieles de su mensaje salvífico en los diversos apostolados que lleváis a cabo.

* * *

ME ES GRATO saludar igualmente a los diferentes grupos parroquiales de España; al Centro de rehabilitación “Villa San José” de Palencia; a la peregrinación de los Padres Franciscanos y a los alumnos y, profesores de las Escuelas profesionales de Valencia.

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SALUDO TAMBIÉN a los jóvenes colombianos del “Equipo Calima” de balonvolea, así como a los peregrinos del Hogar Hispano de la diócesis de Arlington, Estados Unidos.

Al agradecer a todos vuestra presencia, os deseo unas felices vacaciones, a la vez que os imparto mi Bendición Apostólica.

Ai pellegrini di lingua portoghese

Caríssimos irmãos e irmãs de língua portuguesa,

SAÚDO QUANTOS me escutam, em particular, os numerosos Brasileiros presentes, vindos de São Paulo, Rio de Janeiro e Belo Horizonte e também o grupo da comunidade paroquial de Nossa Senhora de Fátima, de Belém do Pará. Abençoo a todos, desejandolhes felicidades. E que vossa vinda a Roma seja encontro com Cristo, na fé da Igreja, e encha os vossos corações de caridade, para anunciardes, com o testemunho cristão, “as maravilhas de Deus”!

Ad un gruppo di pellegrini ungheresi

È PRESENTE NELL’ODIERNA udienza generale un gruppo di pellegrini ungheresi provenienti dalla città di Budapest e dalle altre località della diocesi di Esztergom.

Ai fedeli polacchi

POZDRAWIAM GRUPY pielgrzymów: z Katowic-Bogucic, z parafii św. Szczepana; z parafii św. Stanisława Kostki z Lublinća - ojcowie oblaci; Klub Katolicki z Lublina; z parafii Matki Bożej Pocieszenia -Żyrardów; młodzież diecezji siedleckiej; młodzież z parafii Podwyższenia Świętego Krzyża z Łaskarzewa i innych parafii diecezji siedleckiej; z parafii Najświętszego Serca Pana Jezusa z Komarówki Podlaskiej; pielgrzymkę z Suwałk; z parafii Matki Bożej Nieustajicej Pomocy ze Słuchania - księża chrystusowcy, diecezja szczecińsko-kamieńska; z parafii Matki Bożej Ostrobramskiej ze Szczecina; z parafii Świętego Ducha z Poznania; z parafii św. Macieja z Wrocławia - księża jezuici; Liceum Ogólnokształcące Sióstr Urszulanek Unii Rzymskiej z Wrocławia; z parafii św. Jana Apostoła z Oleśnicy - franciszkanie; z parafiiśw. Anny z Zabrza; współpracowników sióstr pallotynek; współpracowników misyjnych księżypallotynów; chór Akademii Medycznej z Poznania; grupę biura Turystycznego w Mielcu; grupę Towarzystwa Przyjazni PolskoWłoskiej; pracowników spóldzielni Asko-Świt z Gorzowa Wielkopolskiego; grupę, pracowników kopalni Zabrze; lekarzy z Krosna; grupę z Inowrocławia; pielgrzymkę z parafii Najświętszego Serca Pana Jezusa z Rzeszowa; uczestników grup turystycznych Orbisu i Turysty . . .

Módlmy sią stale za ważne wydarzenia, za doniosłe sprawy naszej Ojczyzny, która idzie swoją drogą wżród tylu ludów i narodów, ażeby tą swoją drogą, swoją własną drogą mogła dalej iść w dziejową przyszłość.

Ai giovani, ai malati e agli sposi novelli

Rivolgo ora un cordiale saluto ai gruppi di giovani, di malati e di sposi novelli, qui presenti. A voi, cari giovani, auguro che sia consentito un sereno riposo dopo gli impegni scolastici e che possiate profittare delle vacanze estive per ritemprare lo spirito anche con la lettura di qualche buon libro. A voi, prediletti ammalati, auguro che il Signore non faccia mancare, in questo periodo di ferie, tutte quelle amorevoli cure di cui avete bisogno e alle quali avete diritto: vi sia di conforto la presenza benefica, accanto a voi, di cuori generosi e premurosi. E a voi, sposi novelli, che avete reso santo e forte il vostro amore col sacramento del matrimonio, auguro di vivere nella gioia l’unione delle vostre vite, e maturare e rafforzarvi sempre più nella donazione reciproca per poter affrontare serenamente eventuali difficoltà. Tutti vi benedico di cuore.



© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana
MARIOCAPALBO
00sabato 6 aprile 2013 12:07
La Pentecoste, effusione di vita divina
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Sabato, 22 luglio 1989



1. L’evento della Pentecoste nel Cenacolo di Gerusalemme costituisce una particolare teofania. Ne abbiamo già considerato i principali elementi “esterni”: “un rombo come di vento che si abbatte gagliardo”, “lingue come di fuoco” sopra coloro che sono riuniti nel Cenacolo, infine il “parlare in altre lingue”. Tutti questi elementi indicano non solo la presenza dello Spirito Santo, ma anche la sua particolare “discesa” sui presenti, il suo “donarsi”, che provoca in loro una visibile trasformazione, come risulta dal testo degli Atti degli Apostoli (At 2, 1-12). La Pentecoste chiude il lungo ciclo delle teofanie dell’antico testamento, tra le quali, principalissima, quella a Mosé sul monte Sinai.

2. Fin dall’inizio di questo ciclo di catechesi pneumatologiche, abbiamo pure accennato al legame tra l’evento della Pentecoste e la Pasqua di Cristo, specialmente sotto l’aspetto di “dipartita” verso il Padre mediante la morte in Croce, la Risurrezione e l’Ascensione. La Pentecoste contiene in sé il compimento dell’annuncio, lasciato da Gesù agli apostoli il giorno precedente la sua Passione, durante il “discorso d’addio” nel Cenacolo di Gerusalemme. Allora Gesù aveva parlato del “nuovo Paraclito”: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità” (Gv 14, 16), sottolineando: “Quando me ne sarò andato, ve lo manderò” (Gv 16, 7).

Parlando della sua dipartita mediante la morte redentrice nel sacrificio della Croce, Gesù aveva detto: “Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più, voi invece mi vedrete perché io vivo e voi vivrete” (Gv 14, 19).

Ecco un nuovo aspetto del legame tra la Pasqua e la Pentecoste: “Io vivo”. Gesù parlava della sua Risurrezione. “Voi vivrete”: la vita, che si manifesterà e confermerà nella mia Risurrezione, diventerà la vostra vita. Ora la “trasmissione” di questa vita, che si manifesta nel mistero della Pasqua di Cristo, si compie in modo definitivo nella Pentecoste. Nella Parola di Gesù, infatti, riecheggiava la parte conclusiva dell’oracolo di Ezechiele, in cui Dio prometteva: “Farò entrare in voi il mio spirito e vivrete” (Ez 37, 14). Dunque la Pentecoste è legata organicamente alla Pasqua, appartiene al mistero pasquale di Cristo: “Io vivo e voi vivrete”.

3. In virtù dello Spirito Santo, in forza della sua venuta, si è anche compiuta la preghiera di Gesù nel Cenacolo: “Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia vita eterna a tutti coloro che gli hai dato” (Gv 17, 1-2).

Gesù Cristo, nel mistero pasquale, è l’artefice di questa vita. Lo Spirito Santo “dà” questa vita, “attingendo” alla Redenzione operata da Cristo (Prenderà del mio: Gv 16, 14). Gesù stesso aveva detto: “È lo Spirito che dà la vita” (Gv 6, 63). San Paolo similmente proclama che “la lettera uccide, ma lo Spirito dà vita” (2 Cor 3, 6). Nella Pentecoste riluce la verità professata dalla Chiesa con le parole del Simbolo: “Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita” (= il datore di vita).

Insieme con la Pasqua, la Pentecoste costituisce il coronamento dell’economia salvifica della Trinità divina nella storia umana.

4. E ancora: i primi a sperimentare i frutti della Risurrezione di Cristo nel giorno di Pentecoste sono gli apostoli, riuniti nel Cenacolo di Gerusalemme insieme con Maria, la madre di Gesù, e altri “discepoli” del Signore, uomini e donne.

Per essi la Pentecoste è il giorno della Risurrezione - cioè della nuova vita - nello Spirito Santo. È una Risurrezione spirituale che possiamo scorgere attraverso il processo operatosi negli apostoli nel corso di tutti quei giorni: dal venerdì della Passione di Cristo, attraverso il giorno di Pasqua, sino a quello di Pentecoste. La cattura del maestro e la sua morte in Croce furono per loro un colpo terribile, dal quale essi faticarono a riprendersi. Si spiega così che la notizia della Risurrezione e persino l’incontro col risorto trovassero in loro difficoltà e resistenze. I Vangeli lo annotano più volte: “Non vollero credere” (Mc 16, 11), “dubitavano” (Mt 28, 17). Gesù stesso li rimproverò dolcemente: “Perché siete turbati, e perché sorgono i dubbi nel vostro cuore?” (Lc 24, 38). Egli cercava di convincerli sulla sua identità, dimostrando loro di non essere “un fantasma”, ma di avere “carne e ossa”. A questo scopo consumò perfino un pasto sotto i loro occhi (cf. Lc 24, 37-43).

L’evento della Pentecoste conduce i discepoli a superare definitivamente questo atteggiamento di diffidenza: la verità della Risurrezione di Cristo pervade pienamente le loro menti e conquista le loro volontà. Allora veramente “fiumi di acqua viva sgorgarono dal loro seno” (cf. Gv 7, 38), come aveva predetto in modo figurativo Gesù stesso, parlando dello Spirito Santo.

5. Per opera del Paraclito, gli apostoli e gli altri discepoli diventarono “uomini pasquali”: credenti e testimoni della Risurrezione di Cristo. Essi fecero propria, senza riserve, la verità di tale evento decisivo ed annunziarono fin dal giorno della Pentecoste “le grandi opere di Dio” (magnalia Dei) (At 2, 11).

Ne furono resi capaci dal di dentro: lo Spirito Santo operò la loro trasformazione interiore, in forza della “nuova vita”: quella ripresa da Cristo nella sua Risurrezione e ora infusa dal “nuovo Paraclito” nei suoi seguaci. Si può applicare a tale trasformazione ciò che Isaia profetava con linguaggio figurato: “Infine . . . sarà infuso uno spirito dall’alto; allora il deserto diventerà un giardino e il giardino sarà considerato una selva” (Is 32, 15). Veramente sfolgora nella Pentecoste la verità evangelica: Dio “non è Dio dei morti, ma dei vivi” (Mt 22, 32), “perché tutti vivono per lui” (Lc 20, 38).

6. La teofania della Pentecoste apre a tutti gli uomini la prospettiva della “novità di vita”. Quell’evento è l’inizio del nuovo “donarsi” di Dio all’umanità, e gli apostoli sono il segno e il pegno non solo del “nuovo Israele”, ma anche della “nuova creazione” avvenuta ad opera del mistero pasquale. Come scrive san Paolo: “Per l’opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà la vita . . . Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia” (Rm 5,18.20). E questa vittoria della vita sulla morte - della grazia sul peccato -, riportata da Cristo, opera nell’umanità per il tramite dello Spirito Santo. Per suo mezzo fruttifica nei suoi cuori il mistero della Redenzione (cf. Rm 5, 5; Gal 5, 22).

La Pentecoste è l’inizio del processo di rinnovamento spirituale, che attua l’economia della salvezza nella sua dimensione storica ed escatologica, proiettandosi su tutto il creato.

7. Nell’enciclica sullo Spirito Santo Dominum et Vivificantem ho scritto: “Nella Pentecoste si ha un nuovo inizio in rapporto al primo, originario inizio del donarsi salvifico di Dio, che si identifica con lo stesso mistero della creazione. Ecco che cosa leggiamo già nelle prime parole del Libro della Genesi: “In principio Dio creò il cielo e la terra . . ., e lo Spirito di Dio (“ruah Elohim”) aleggiava sulle acque” (Gen 1, 1 s.). Questo concetto biblico di creazione comporta non solo la chiamata all’esistenza, ma anche la presenza dello spirito di Dio nella creazione, cioè l’inizio del comunicarsi salvifico di Dio alle cose che crea. Il che vale prima di tutto per l’uomo, il quale è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio” (Ioannis Pauli PP. II Dominum et Vivificantem, 12). Nella Pentecoste il “nuovo inizio” del donarsi salvifico di Dio si salda col mistero pasquale, fonte della nuova vita.

Ai fedeli di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

J’ADRESSE UN SALUT particulier aux jeunes venus de Besançon et dont certains ont accompli ce pèlerinage à bicyclette. Je les félicite pour cette performance. A tous, mes vifs encouragements à persévérer dans la fidélité au Christ et à son Eglise!

* * *

UN SALUT ÉGALEMENT aux enfants de ehœur de Montbrelloz et de Forel, au diocèse de Fribourg. Que le service liturgique accompli avec dignité et avec foi soit pour chacun de vous et pour les assemblées de vos paroisses une source vivifiante de foi et du bonheur de croire!

Je remercie tous les pèlerins d’expression française de leur visite réconfortante et, dans quelques instants, je leur donnerai de tout cœur la Bénédiction Apostolique.

Ai pellegrini e visitatori di espressione inglese

Dear Brothers and Sisters,

I OFFER A SPECIAL greeting to a group of pilgrims from Hong Kong, and to a group from Auckland, New Zealand, connected with the diocesan monthly magazine.

* * *

I LIKE WISE wish to welcome American Sisters working on the Missions in Guam, Japan, Central America and Africa. I pray that your visit to the Tombs of the Apostles will renew you in zeal and joy.

To all the English-speaking pilgrims and visitors here today I impart my Apostolic Blessing.

Ad alcuni gruppi di lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

NACH DESEN KURZEN Überlegungen grüße ich sehr herzlich alle anwesenden deutschsprachigen Pilger und Besucher: die Gruppen und Familien und besonders die zahlreichen Jugendlichen unter euch. Namentlich grüße ich die große Jugendgruppe aus Vechta sowie die Eltern und Angehörigen von Alumnen des Bischöflichen Seminars in Graz. Euch und allen Anwesenden erbitte ich reiche Gaben des Heiligen Geistes. Ich wünsche euch geistig und körperlich erholsame Ferientage und begleite euch von Herzen mit meinem besonderen Segen.

Ai fedeli giunti dalla Spagna e dall’America Latina

Amadísimos hermanos y hermanas,

ME ES GRATO dirigir mi cordial saludo a los sacerdotes, religiosos y religiosas, así como a los peregrinos de América Latina y España presentes en esta Audiencia. En particular, deseo saludar a la peregrinación de la diócesis de Jaén (España), a los grupos llegados de Valencia y a la Asociación “Dante Alighieri”, de Sevilla.

Las vacaciones son una época ideal del año para descansar y descubrir más profundamente la presencia de Dios. Os invito, pues, a encontrar ese espacio de tiempo necesario para escuchar a Dios, especialmente a través de la lectura reposada y atenta de la Sagrada Escritura.

A vosotros y a vuestras familias imparto con afecto mi Bendición Apostólica.

Ai fedeli di lingua portoghese

Caríssimos irmãos e irmãs de língua portuguesa,

SAÙDO CORDIALMENTE os presentes e quantos me escutam, desejandolhes todo o bem; em particular, os grupos de Brasileiros, vindos de São Paulo, Salvador e Rio de Janeiro: que Deus vos acompanhe sempre com seus favores! E que, pelo Espírito Santo que nos foi dado, caminheis em “vida nova”! Com a minha Bêncão Apostólica.

Ad un gruppo ungherese

VORREI SALUTARE adesso un gruppo di pellegrini ungheresi provenienti da Mezókövesd, diocesi di Eger.

Ai fedeli polacchi

SERDECZNIE WITAM wszystkich pielgrzymów, a szczególnie Księdza Kardynała z Wrocławia; Księży Biskupów, a w szczególności Księdza Biskupa z Białegostoku. Witam wszystkie grupy pielgrzymie: z parafii Zmartwychwstania Pańskiego z Bydgoszczy - księża misjonarze; z parafii Nawiedzenia Najświętszej Maryi Panny z Zaborowa; z parafii św. Józefa ze Świętochłowic; z parafii Wspomożenia Wiernych z Czechowic-Dziedzic; grupę, nauczycieli z Gorlic; z parafii Matki Bożej Bolesnej z Limanowej; duszpasterstwo akademickie “Wieczernik” z Rzeszowa; z parafii Matki Bożej Bolesnej w Jarosławiu - ojcowie dominikanie; witam pielgrzymów z diecezji warmińskiej i z diecezji chełmińskiej; duszpasterstwo akademickie z Wrocławia; z parafii św. Mikołaja i św. Jana Chrzciciela z Legnicy; Liceum Ogólnokształcące Urszulanek Unii Rzymskiej z Wrocławia; pielgrzymów z Polonii amerykańskiej i pielgrzymkę z polonijnej paraffi św. Józefa z Kanady; pielgrzymkę Związku Rezerwistów i Byłych Wojskowych z Francji - Okręg VII, Francja Wschodnia; grupę nauczycieli i uczniów VI Liceum Ogólnokształcącego im. Ignacego Paderewskiego; grupę Towarzystwa Przyjazni Polsko-Francuskiej ze Słupska; grupę górników z Sardynii; prócz tego uczestników grup turystycznych: PKS-u z Koszalina, Orbisu z Drohiczyna, Turysty z Radomia i Trampa z Warszawy . . .

Serdecznie pozdrawlam wszystkich obecnych tutaj pielgrzymów z Polski, a także z emigracji, i życze błogosławieństwa Bożego naszej Ojczyźnie na ten nowy okres - jak słyszymy - niełatwy, ale przecież w jakimś sensie obiecujący, który się w dziejach naszej O)czyzny otwiera.

Ai gruppi italiani

Porgo ora il mio saluto a tutti i pellegrini di lingua italiana, ed in particolare al gruppo delle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo, che stanno completando in Roma un corso di studio sulla spiritualità della loro Congregazione. Ad esse, ed alle loro consorelle, l’invito a testimoniare sempre con viva fede l’amore di Dio, manifestatosi nel sacrificio di Cristo crocifisso.

* * *

Il mio pensiero va poi ai giovani del Lions Club International, convenuti da ben diciannove Paesi, per partecipare ad un corso di studio per conoscere l’Italia. Ad essi auguro di conoscere in modo particolare le radici cristiane di questo Paese, della sua arte, della sua letteratura, delle sue tradizioni popolari. La presente circostanza sia, inoltre, un’occasione di fraterna amicizia e di dialogo.

A tutti la mia Benedizione Apostolica.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Vada ora il mio cordiale saluto ai giovani, ai malati, agli sposi novelli, presenti a questa Udienza generale.

Carissimi, nel pensiero di quanti ci sono fratelli, e specialmente di coloro che soffrono e hanno bisogno del nostro aiuto, io vi esorto vivamente ad amare il prossimo come voi stessi, di più ancora, come Gesù ama ciascuno di noi. Solo con la carità verso gli altri, praticata per amore del Signore, si è in grado di affrontare serenamente l’avvenire, di superare la prova delle malattie, di fare della propria famiglia un nido di pace. La Madonna, che tutti ci ama con cuore di Madre, sempre vi assista e protegga.

A tutti la mia Benedizione!



© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana
MARIOCAPALBO
00sabato 6 aprile 2013 12:07
La Pentecoste: il dono della filiazione divina
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 26 luglio 1989



1. Nella teofania di Pentecoste in Gerusalemme abbiamo analizzato gli elementi esterni riferiti nel testo degli Atti degli Apostoli: “un rombo come di vento che si abbatte gagliardo”, “lingue come di fuoco” sopra coloro che sono riuniti nel Cenacolo, e infine quel fenomeno psicologico-vocale, grazie a cui gli apostoli sono capiti anche da coloro che parlano “altre lingue”. Abbiamo pure visto che tra tutte queste manifestazioni esterne ciò che è più importante ed essenziale è la trasformazione interiore degli apostoli. Proprio in questa trasformazione si esprime la presenza e l’azione dello Spirito-paraclito, la cui venuta Cristo aveva promesso agli apostoli nell’ora del suo ritorno al Padre.

La discesa dello Spirito santo è strettamente connessa col mistero pasquale, che si attua nel sacrificio redentivo della Croce e nella Risurrezione di Cristo, generatrice di “vita nuova”. Il giorno di Pentecoste gli apostoli - per opera dello Spirito Santo - diventano pienamente partecipi di questa vita, e così matura in essi la potenza della testimonianza che renderanno al Signore risorto.

2. Sì, il giorno di Pentecoste lo Spirito Santo si manifesta come colui che dà la vita; e questo noi confessiamo nel Credo, quando lo proclamiamo: Dominum et vivificantem. Si compie così l’economia dell’autocomunicazione di Dio, che ha inizio quando egli “si dona” all’uomo, creato a sua immagine e somiglianza. Questo donarsi di Dio, che costituisce originariamente il mistero della creazione dell’uomo e della sua elevazione alla dignità soprannaturale, dopo il peccato si proietta nella storia in forza di una promessa salvifica, che si adempie nel mistero della Redenzione operata da Cristo, uomo-Dio, mediante il proprio sacrificio. Nella Pentecoste legata al mistero pasquale di Cristo, il “donarsi di Dio” trova il suo compimento. La teofania di Gerusalemme significa il “nuovo inizio” del donarsi di Dio nello Spirito Santo. Gli apostoli e tutti i presenti nel Cenacolo insieme alla madre di Cristo, Maria, in quel giorno hanno sperimentato per primi questa nuova “effusione” della vita divina che - in essi e per loro mezzo, e quindi nella Chiesa e mediante la Chiesa - si è aperta ad ogni uomo. È universale così come è universale la Redenzione.

3. L’inizio della “nuova vita” si ha mediante il dono della filiazione divina, per tutti ottenuta da Cristo con la Redenzione ed a tutti estesa per opera dello Spirito Santo che, nella grazia, rifà e quasi “ricrea” l’uomo a somiglianza del Figlio unigenito del Padre. In tal modo il Verbo incarnato rinnova e consolida il “donarsi” di Dio, offrendo all’uomo mediante l’opera redentiva quella “partecipazione alla natura divina”, alla quale si riferisce la seconda lettera di Pietro (cf. 2 Pt 1, 4); e anche san Paolo, nella lettera ai Romani, parla di Gesù Cristo come di colui che è stato “costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti” (cf. 2 Pt 1, 4).

Il frutto della Risurrezione, che attua la pienezza della potenza di Cristo, Figlio di Dio, è dunque partecipato a coloro che si aprono all’azione del suo Spirito come nuovo dono di figliolanza divina. Dice infatti san Giovanni nel prologo del suo Vangelo, dopo aver parlato del Verbo che si fece carne, che “a quanti . . . l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome” (Gv 1, 12).

I due apostoli Giovanni e Paolo fissano il concetto della filiazione divina come dono all’uomo della nuova vita, ad opera di Cristo, mediante lo Spirito Santo.

Essa è un dono che proviene dal Padre, come leggiamo nella prima lettera di Giovanni: “Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente” (1 Gv 3, 1). Nella lettera ai Romani Paolo espone la stessa verità alla luce dell’eterno disegno di Dio: “Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli” (8, 29). Lo stesso Apostolo nella lettera agli Efesini parla di una filiazione dovuta alla adozione divina, avendoci Dio predestinati “ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo” (Ef 1, 5).

4. Anche nella lettera di Galati, Paolo si riferisce all’eterno disegno concepito da Dio nella profondità della sua vita trinitaria, e realizzato nella “pienezza del tempo” con la venuta del Figlio, “nato da donna . . . perché ricevessimo l’adozione a figli” (Gal 4, 4-5). A questa “missione” (missio) del Figlio, secondo l’Apostolo, nella economia trinitaria è strettamente connessa la missione dello Spirito Santo, e difatti aggiunge: “E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!” (Gal 4, 6).

Qui tocchiamo il “termine” del mistero che si esprime nella Pentecoste: lo Spirito Santo scende “nei cuori” come Spirito del Figlio. Proprio perché è lo Spirito del Figlio permette a noi, uomini, di gridare a Dio insieme a Cristo: “Abbà, Padre”.

5. In questo gridare si esprime il fatto che non solo siamo stati chiamati figli di Dio, “ma lo siamo realmente” come sottolinea l’apostolo Giovanni nella sua prima lettera (1 Gv 3, 1). Noi veramente - a motivo del dono - partecipiamo alla filiazione propria del Figlio di Dio, Gesù Cristo. Questa è la verità soprannaturale del nostro rapporto con Cristo, la quale può essere conosciuta soltanto da chi “ha conosciuto il Padre” (cf. 1 Gv 2, 14).

Tale conoscenza è possibile solamente in virtù dello Spirito Santo per la testimonianza che egli dà, dall’interno, allo spirito umano, dove è presente come principio di verità e di vita. Ci istruisce l’apostolo Paolo: “Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo” (Rm 8, 16-17). “Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!»” (Rm 8, 15).

6. Nel compiere quest’opera, lo Spirito “riproduce” nell’uomo l’immagine del Figlio, costituendo così l’intimo legame “fraterno” con Cristo che ci porta a “gridare con lui”: Abbà, Padre! Per questo scrive l’Apostolo che “tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio” (Rm 8, 14). Lo Spirito Santo “soffia”, nei cuori dei credenti come lo Spirito del Figlio, stabilendo nell’uomo la filiazione divina a somiglianza di Cristo e in unione con Cristo. Lo Spirito Santo forma dall’interno lo spirito umano secondo il divino esemplare che è Cristo. Così, mediante lo Spirito, il Cristo conosciuto nelle pagine del Vangelo diventa la “vita dell’anima” e l’uomo nel pensare, nell’amare, nel giudicare, nell’agire, persino nel sentire è conformato a Cristo, diventa “cristiforme”.

Quest’opera dello Spirito Santo ha il suo “nuovo inizio” nella Pentecoste di Gerusalemme, all’apice del mistero pasquale. Da allora Cristo “è con noi” e opera in noi mediante lo Spirito Santo, attualizzando l’eterno disegno del Padre, che ci ha predestinati “a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo” (Ef 1, 5). Non stanchiamoci di ripetere e di meditare questa meravigliosa verità della nostra fede.

Ai fedeli di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

JE SUIS HEUREUX d’accueillir les pèlerins et visiteurs de langue française. Je salue les groupes de religieuses, notamment les Sœurs de l’Enfant-Jésus de Saint-Maur, et les Sœurs de Saint-Joseph de l’Apparition dont le chapitre vient d’élire la nouvelle Supérieure générale. A toutes, je sonhaite de vivre en union profonde avec le Christ, et je prie pour la fécondité de leur participation à la mission de l’Eglise.

* * *

UN SALUT CORDIAL aux pèlerins de Rouyn-Noranda au Canada, venus à l’occasion du quinzième anniversaire de l’érection de leur diocèse, qui coïncide avec les quinze ans d’épiscopat de leur Evêque, Monseigneur Jean-Guy Hamelin, auquel j’offre mes meilleurs vœux, en souhaitant que cette heureuse circostance stimule la vitalité de sa communauté diocésaine.

* * *

JE SOUHAlTE la bienvenue à Monseigneur Hardy, Evêque de Beauvais, et aux représentants de sa nombreuse famille. Enfin, je salue les jeunes catéchistes de Damas, que je bénis de grand cœur ainsi que vous touts ici presents.

Ai fedeli di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I WISH TO WELCOME the group of Coptic pilgrims accompanied by Bishop Amba Tadros: I pray that Almighty God will bless your pilgrimage to the tombs of the Apostles Peter and Paul. May the theological dialogue taking place between the Churches of Rome and Alexandria help to bring about that full communion which we all seek.

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MY GREETINGS also go to the pilgrim groups from Malta, Malaysia, Singapore and Hong Kong. I welcome the Religious Sisters from the Academy of Our Lady of Lourdes in Nogales, Arizona, and the Benedictine Nuns and their benefactors who are celebrating the Centennial of Saint Martin’s Convent in Rapid City, South Dakota. Upon all the English-speaking visitors and pilgrims here today I invoke God’s blessings of peace and joy.

Ad un gruppo di lingua giapponese

Sia lodato Gesù Cristo!

SI SA CHE il vostro Paese gode attualmente di una considerevole prosperità materiale. In questa situazione io vi esorto, carissimi pellegrini, ad essere voi in mezzo al vostro popolo fermento evangelico come granelli di senape ed efficaci testimoni della ricchezza spirituale.

Con questo auspicio vi imparto volentieri la mia Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Ai pellegrini di lingua tedesca

Liebe Schwestern und Brüder!

MIT DIESER KURZEN Betrachtung grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher und erteile euch allen sowie euren lieben Angehörigen in der Heimat von Herzen meinen Apostolischen Segen.

Ai fedeli di lingua spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

ME COMPLACE saludar ahora a los peregrinos de España y de América Latina. De modo particular saludo a los venidos de la diócesis española de León; así como a los grupos parroquiales de Madrid, Sant Boi del Llobregat (Barcelona), Villahermosa de Ciudad Real y a los de la parroquia San Juan María Vianney de Guatemala. Que vuestra visita a la tumba de San Pedro afiance vuestra fe y os aliente a dar mejor testimonio de vida cristiana en la propia sociedad.

* * *

EL PRÓXIMO DÍA 19 de agosto tendré la immensa dicha de participar en la IV Jornada Mundial de la Juventud que se celebra esta vez en la ciudad de Santiago de Compostela.

Numerosos jóvenes de todo el mundo se darán cita en Santiago para meditar sobre las palabras de Cristo: “Yo soy el Camino, la Verdad y la Vida”. A tal efecto grupos de participantes recorrerán la ruta jacobea, como la hacían los peregrinos de épocas pasadas.

Me es grato bendecir y entregar la Cruz que unos jóvenes españoles desean llevar por los caminos de España hasta el mismo lugar del Encuentro.

¡Que el Señor y la Virgen del Camino os guien y protejan a lo largo de vuestra peregrinación!

A vosotros y a todos los presentes imparto con afecto mi Bendición Apostólica, que extiendo complacido a vuestras familias.

Ai pellegrini di lingua portoghese

Amadíssimos irmãos e irmãs de língua portuguesa,

SAÚDO CORDIALMENTE os que me ouvem, com votos de graça e paz no Senhor. Em particular, sejam bem-vindos

- os Juristas Brasileiros, participantes num congresso sobre os direitos de família; e os três grupos de Portugal:

- os portuenses do curso de preparação para o Matrimónio, a peregrinação da Sociedade Missionária Portuguesa e os “Cursistas” da freguesia da Silveira -Patriarcado de Lisboa.

A todos desejo que, com a vinda a Roma, cresçam na fé; e a todos exorto à fidelidade, na missão que têm na vida, como homens e cristãos: no respeito e ao serviço dos valores da família segundo Deus; Ele é nosso Pai, e a todos nos quer bons filhos, em Jesus Cristo, vendo em cada homem um irmão. Com a minha Bênção Apostólica.

Ai numerosi fedeli polacchi

POZDRAWIAM W SZCZEGÓLNOŚCI pielgrzymów z paraffi katedralnej w Tarnowie; z parafii Matki Boskiej Bolesnej z Jarosławia - ojcowie dominikanie; ze Słupska z parafii św. Jacka; prócz tego harcerzy z archidiecezji wrocławskiej; współpracowników misyjoych księży pallotynów z całej Polski, polskich harcerzy z Anglii; grupę Polonii amerykańskiej; grupę “Hartur” z Bielska-Białej; pielgrzymów z diecezji chełmińskiej; prócz tego uczestników grup turystycznych PKS z Warszawy, Orbisu, Turysty i Polskikego Związku Motorowego z Sosnowca.

Ad alcuni gruppi provenienti dall’Italia

Rivolgo ora uno speciale saluto a due gruppi di Suore presenti a questa Udienza: le Suore Teatine dell’Immacolata, convenute per il Capitolo Generale Elettivo, e le Religiose che frequentano un corso di formazione permanente presso la casa di preghiera “Mater Ecclesiae” delle Dorotee di Cemmo.

A tutte imparto una particolare benedizione con l’auspicio che queste occasioni ritemprino in esse ogni buon proposito di spirituale rinnovamento e di sempre più generoso servizio nella Chiesa secondo il carisma specifico di ciascuna Famiglia religiosa.

* * *

Il mio pensiero va poi ai partecipanti del corso di formazione per animatori e animatrici vocazionali organizzato dal Centro di Spiritualità “Rogate”, di Morlupo.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Infine saluto i numerosi ragazzi e giovani, i cari malati e quanti generosamente li seguono ed accompagnano, e le coppie di sposi novelli.

Carissimi, vi addito oggi, come modelli i Santi Gioacchino e Anna, genitori della Vergine Santissima, dei quali fa memoria la liturgia odierna:
- a voi giovani, perché poniate alla base dei progetti per il vostro avvenire una grande, illimitata fiducia nel Signore;
- a voi ammalati, perché sappiate accettare sempre la volontà del Signore il quale, permettendo la sofferenza, vi chiama ad una collaborazione privilegiata nell’impegno della costruzione del suo Regno e della redenzione del mondo;
- e soprattutto a voi, sposi novelli, perché sappiate fondare la vostra unione di coppia sulla preghiera quotidiana, condizione per un impegno operoso a divenire testimoni e cooperatori della fecondità della Chiesa.



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