Catechesi sul Credo, parte III: Lo Spirito Santo Datore di Vita Febbraio1991

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MARIOCAPALBO
00domenica 7 aprile 2013 18:45
Lo Spirito Santo, principio vivificante del ministero pastorale nella Chiesa
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 6 febbraio 1991



1. Per la piena attuazione della vita di fede per la preparazione ai sacramenti e per l’aiuto continuo alle persone e alla comunità nella corrispondenza alla grazia conferita attraverso questi “mezzi salvifici”, vi è nella Chiesa una struttura di ministeri (incarichi e organi di servizio, diaconie), dei quali alcuni sono di istituzione divina. Sono principalmente i vescovi, i presbiteri e i diaconi. Sono note le parole rivolte da Paolo ai “presbiteri” della Chiesa di Efeso, riportate dagli Atti degli Apostoli: “Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che Egli si è acquistata con il suo Sangue” (At 20,28). In questa raccomandazione di Paolo è indicato il legame esistente tra lo Spirito Santo e il servizio o ministero gerarchico, che si svolge nella Chiesa. Lo Spirito Santo, che operando continuamente nella Chiesa l’aiuta a perseverare nella verità di Cristo ereditata dagli Apostoli, e infonde nei suoi membri tutta la ricchezza della vita sacramentale, è anche Colui che “pone i vescovi”, come abbiamo letto negli Atti degli Apostoli. Porli non vuol dire semplicemente nominarli o farli nominare, ma essere fin dall’inizio il principio vitale del loro ministero di salvezza nella Chiesa. E come per i vescovi così per gli altri ministeri subordinati.

Lo Spirito Santo è l’Autore e il Datore della forza divina, spirituale, pastorale della intera struttura ministeriale, della quale il Cristo Signore ha dotato la sua Chiesa, edificata sugli Apostoli: in essa, come dice Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi, “vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore” (1 Cor 12, 5).

2. Gli Apostoli erano ben consapevoli di questa verità, che riguardava loro stessi per primi, in tutta la loro opera di evangelizzazione e di governo. Così Pietro rivolgendosi ai fedeli dispersi in varie regioni del mondo pagano ricorda loro che la predicazione evangelica è stata fatta “nello Spirito Santo mandato dal cielo” (1 Pt 1, 12). Analogamente l’apostolo Paolo più volte manifesta la stessa consapevolezza nelle sue Lettere. Così nella Seconda ai Corinzi scrive: “La nostra capacità viene da Dio, che ci ha resi ministri adatti ad una Nuova Alleanza, non della lettera ma dello Spirito” (2 Cor 3, 5-6). Secondo l’Apostolo, il “servizio della Nuova Alleanza” è vivificato dallo Spirito Santo, in virtù del quale avviene l’annuncio del Vangelo e tutta l’opera di santificazione, che Paolo è stato chiamato a svolgere specialmente tra le genti estranee a Israele. Egli, infatti, presenta se stesso ai Romani come uno che ha ricevuto la grazia di essere “un ministro di Gesù Cristo tra i pagani, esercitando l’ufficio sacro del Vangelo di Dio perché i pagani divengano una oblazione gradita, santificata dallo Spirito Santo” (Rm 15, 16).

Ma tutto il collegio apostolico sapeva di essere ispirato, comandato e mosso dallo Spirito Santo nel servizio dei fedeli, come appare da quella dichiarazione conclusiva del Concilio degli Apostoli e dei loro più stretti collaboratori - i “presbiteri” - a Gerusalemme: “Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi” (At 15, 28).

3. L’apostolo Paolo ripetutamente afferma che, col ministero che egli esercita in virtù dello Spirito Santo, intende “mostrare lo Spirito e la sua potenza”. Nel suo messaggio non c’è “sublimità di parola”, non ci sono “discorsi persuasivi di sapienza” (1 Cor 2, 1.4), perché come Apostolo egli parla con un linguaggio “non suggerito dalla sapienza umana, ma insegnato dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali” (1 Cor 2, 13). Ed è qui che egli fa quella distinzione così significativa tra “l’uomo naturale”, che non comprende “le cose dello Spirito di Dio”, e “l’uomo spirituale”, che “giudica ogni cosa” (cf. 1 Cor 2, 14-15) alla luce della verità rivelata da Dio. L’Apostolo può scrivere di sé - come degli altri annunciatori della parola di Cristo - che “le cose (riguardanti i divini misteri) . . . a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito: lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio” (1 Cor 2, 10).

4. Ma alla coscienza della potenza dello Spirito Santo presente e operante nel suo ministero corrisponde, in San Paolo, la concezione del suo apostolato come servizio. Ricordiamo quella bella sintesi di tutto il suo ministero: “Noi . . . non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore; quanto a noi, siamo i vostri servitori per amore di Gesù” (2 Cor 4, 5). Queste parole, espressive del pensiero e dell’intenzione che si trovano nel cuore di Paolo, sono decisive per l’impostazione di ogni ministero della Chiesa e nella Chiesa per tutti i secoli. Costituiscono la chiave essenziale per intenderlo in modo evangelico. Sono la base della stessa spiritualità che deve fiorire nei successori degli Apostoli e nei loro collaboratori: umile servizio d’amore, pur nella consapevolezza che lo stesso apostolo Paolo manifesta nella Prima Lettera ai Tessalonicesi, dove afferma: “Il nostro Vangelo . . . non si è diffuso fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con potenza e con Spirito Santo e con profonda convinzione” (1 Ts 1, 5). Potremmo dire che sono come le due coordinate che permettono di ben individuare la collocazione del ministero nella Chiesa: lo spirito di servizio e la consapevolezza della potenza dello Spirito Santo che opera nella Chiesa. Umiltà di servizio e forza d’animo derivante dalla convinzione personale che lo Spirito Santo assiste e sostiene nel ministero, se si è docili e fedeli alla sua azione nella Chiesa.

5. Paolo era convinto che la sua azione derivava da quella fonte trascendente. E non esitava a scrivere ai Romani: “Questo è in realtà il mio vanto in Gesù Cristo di fronte a Dio; non oserei infatti parlare di ciò che Cristo non avesse operato per mezzo mio per condurre i pagani all’obbedienza, con parole e opere, con la potenza di segni e di prodigi, con la potenza dello Spirito . . .” (Rm 15, 17-19).

E ancora, dopo aver detto ai Tessalonicesi, come già accennato: “Il nostro Vangelo... non si è diffuso tra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con potenza e con Spirito Santo e con profonda convinzione, come ben sapete che siamo stati in mezzo a voi per il vostro bene”, Paolo sente di poter rendere loro questa bella testimonianza: “Voi siete diventati imitatori nostri e del Signore, avendo accolta la parola con la gioia dello Spirito Santo anche in mezzo a grande tribolazione, così da diventare modello a tutti i credenti che sono nella Macedonia e nell’Acaia . . .” (1 Ts 1, 6-7). È la prospettiva più splendida e dev’essere il proposito più impegnativo di tutti i chiamati allo svolgimento dei ministeri nella Chiesa: essere, come Paolo, non solo annunciatori, ma anche testimoni di fede e modelli di vita, e tendere a far sì che anche i fedeli lo diventino gli uni agli altri nell’ambito della stessa Chiesa e tra le varie Chiese particolari.

6. Questa è la vera gloria del ministero che, secondo il mandato di Gesù agli Apostoli, deve servire a predicare “la conversione e il perdono” (Lc 24, 47). Sì, è un ministero di umiltà ma anche di gloria. Tutti i chiamati a svolgerlo nella Chiesa possono far proprie due espressioni dei sentimenti di Paolo. Anzitutto: “Tutto questo . . . viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo... Noi fungiamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio” (2 Cor 5, 18-20). L’altro testo è quello in cui Paolo, considerando il “ministero della Nuova Alleanza” come un “ministero dello Spirito” (2 Cor 3, 6), e paragonandolo a quello svolto da Mosè sul Sinai come mediatore dell’Antica Legge (cf. Es 24, 12), osserva: se quello “fu circonfuso di gloria, al punto che i figli d’Israele non potevano fissare il volto di Mosè a causa dello splendore, sia pure effimero, del suo volto, quanto più sarà glorioso il ministero dello Spirito?”. Esso riflette in sé la “sovreminente gloria della Nuova Alleanza” (2 Cor 3, 7-10).

È la gloria dell’avvenuta riconciliazione in Cristo. È la gloria del servizio reso ai fratelli con la predicazione del messaggio della salvezza. È la gloria di aver predicato “non noi stessi, ma Cristo Gesù Signore” (2 Cor 4, 5). Ripetiamolo ancora e sempre: è la gloria della Croce!

7. La Chiesa ha ereditato dagli Apostoli la consapevolezza della presenza e dell’assistenza dello Spirito Santo. Lo attesta il Concilio Vaticano II, quando scrive nella Costituzione Lumen gentium: “Lo Spirito dimora nella Chiesa e nei cuori dei fedeli come in un tempio (cf. 1 Cor 3, 16; 6,19), e in essi prega e rende testimonianza della loro adozione filiale. Egli guida la Chiesa alla verità tutta intera (cf. Gv 16,13), la unifica nella comunione e nel ministero, la istruisce e dirige con diversi doni gerarchici e carismatici, la abbellisce dei suoi frutti (cf. Ef 4, 11-12; 1 Cor 12, 4; Gal 5, 22)” (Lumen Gentium, 4).

Da questa intima consapevolezza deriva il senso di pace che i pastori del gregge di Cristo conservano anche nelle ore in cui si scatena sul mondo e sulla Chiesa la tempesta. Essi sanno che, ben al di sopra dei loro limiti e della loro inadeguatezza, possono contare sullo Spirito Santo che è l’anima della Chiesa e la guida della storia.

Ad alcuni gruppi di espressione inglese

Dear Brothers and Sisters,

I extend a cordial welcome to the faculty and students from the Loyola University Rome Center. May your studies in the Eternal City strengthen your faith and lead you to a deeper understanding of the mystery of God’s love at work in our hearts and in all of history. Upon all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience I invoke God’s abundant blessings of grace and peace.

Ad alcuni gruppi di fedeli di lingua tedesca

Ich grüße alle deutschsprachigen Pilger und Besucher sehr herzlich. Mein besonderer Gruß gilt den pfarrlichen Mitarbeitern aus dem Dekanat Stockerau in der Erzdiözese Wien, die unter Leitung von Herrn Weihbischof Florian Kuntner an einem Kurs für Neuevangelisierung teilnehmen. Ferner begrüße ich die Pilgergruppen aus Feldkirch unter der Leitung von Herrn Altbischof Bruno Wechner sowie aus Baden bei Wien.

Beten wir in diesen Tagen, in denen viele Menschen unter den Folgen des Unrechts und des Krieges zu leiden haben, daß der Friede und das Recht bald wiederhergestellt werden.

Euch allen und Euren lieben Angehörigen in der Heimat sowie den mit uns über Radio und Fernsehen verbundenen Gläubigen erteile ich von Herzen meinen Apostolischen Segen.

Ai fedeli di lingua spagnola

Me complace saludar ahora a los peregrinos de lengua española venidos de España y de América Latina. De modo particular saludo a los miembros de la Congregación de la Asunción y San Fructuoso, de los Ingenieros del Instituto Católico de Artes e Industrias (ICAI), que forma parte de la Universidad Pontificia de Comillas en Madrid.

Asimismo saludo con afecto a los estudiantes de la escuela italiana “Vittorio Montiglio” de Santiago de Chile, y a los alumnos del colegio inglés “Saint John’s” de la misma ciudad.

Al agradecer a todos vuestra presencia aquí, os aliento a dar testimonio de vuestra identidad cristiana en el propio ambiente. Al mismo tiempo os invito a uniros a la plegaria de toda la Iglesia para que el Seńor conceda el ansiado don de la paz entre todas las naciones.

A todos os imparto de corazón la Bendición Apostólica.

Ai fedeli di lingua portoghese

Amadíssimos irmãos e irmãs,

Para todos os peregrinos de língua portuguesa, afectuosas saudações em Cristo Senhor, com a minha Bênção Apostólica.

Ai connazionali polacchi

Stajemy dziś przed Tobą, Matko Jasnogórska, z proroczym wyznaniem starca Symeona w świątyni jerozolimskiej. W dniu, który nasza tradycja przywykła nazywać “Matką Boską Gromniczną”, przychodzimy ze ś wiecami w ręku, aby wyznać Chrystusa, który jest “światłem na oświecenie ludów”. Dziękujemy za to światło, które daje życie naszym duszom, co znalazło swój wyraz od wielu już lat na polskiej ziemi w ruchu “światło-życie”.

Dziękujemy za ten ruch, za jego twórcę, ś p. księdza Franciszka Blachnickiego, za jego animatorów - i za wszystkich, którzy ze środowisk oazowych czerpali i czerpią nadal “światło i życie”.

Czerpiąc światło i życie od Chrystusa, “pokonujemy w sobie samych panowanie grzechu”, a “służąc Chrystusowi w bliźnich, ich również do Niego przybliżamy”. Przypomina o tym Sobór Watykański II w swej nauce o apostolstwie świeckich. “Służyć Chrystusowi - to znaczy królować”, to znaczy również “przyczyniać się do tego, aby dobra stworzone były doskonalsze dzięki ludzkiej pracy, technice i cywilizacji społecznej zgodnie z przeznaczeniem, jakie im wyznaczył Stwórca”.

Co jeszcze znaczy służyć?

Czytamy dalej w Soborowej Konstytucji o Koś ciele: “ludzie świeccy winni wspólnymi siłami tak uzdrawiać istniejące na ś wiecie urządzenia i warunki, jeśli one gdzieś skłaniają do grzechu . . . Tak postępując, przepoją kulturę i dzieła ludzkie wartością moralną”.

O takie przepojenie kultury i życia naszego społeczeństwa wartością moralną prosimy Ciebie, Pani Jasnogórska.

Prorocze słowa Symeona o Chrystusie, który jest światłem ś wiata, zapowiadają równocześnie, że będzie On “znakiem, któremu sprzeciwiać się będą”. Wiemy dobrze, że tak jest. Wiemy też o “mieczu, który przeniknął duszę Matki, aby na jaw wyszły zamysły serc wielu”.

Matko Jasnogórska!

Ile razy ten miecz przeniknął Twoją duszę z naszej winy! Prosimy Cię - właśnie przez ten miecz Cię prosimy - aby zwyciężało w nas światło, którym jest Chrystus.

Pozdrawiam polskich pielgrzymów: ks. kard. Metropolitę Krakowskiego, ks. bpa ordynariusza śląskiego z Katowic, ks. bpa Jana Nowaka z Gniezna; prócz tego pielgrzymkę nauczycieli i młodzieży z Krakowa, Gdowa, Skawiny i Pcimia; pielgrzymkę nauczycieli z Mielca; pielgrzymkę “Caritas” z Gniezna i Wrześni; pielgrzymkę “Caritas” z Włocławka; pielgrzymkę z parafii ś w. Michała Archanioła oo. dominikanów z Prudnika w diecezji opolskiej; grupę młodzieży z Krakowa i okolic; nauczycieli z Warszawy; grupę UNITUR z Przemyśla; grupę z Wyższej Szkoły Pedagogicznej z Rzeszowa; Dziecięcy Teatr “Pantomima” z Barda śląskiego; grupę esperantystów ze Zduńskiej Woli oraz innych pielgrzymów z kraju i emigracji nie objętych tymi grupami.

Ai diversi gruppi di fedeli provenienti da diocesi italiane

Il primo saluto va oggi ai cari Fratelli Vescovi, che partecipano ad un convegno spirituale organizzato dal Movimento dei Focolari presso il Centro “Mariapoli” di Castel Gandolfo. Esprimo loro il mio compiacimento per tale momento di preghiera e di riflessione sul tema “Lo Spirito Santo e la sua azione nel mondo d’oggi”, mentre auspico che, “custode della speranza nel cuore dell’uomo”, lo Spirito divino conforti il loro ministero, doni efficacia alla loro predicazione, susciti copiosi frutti di concordia e di carità nelle rispettive Chiese particolari.

Saluto anche gli Alunni e gli ex Alunni del Seminario del Pontificio Istituto delle Missioni Estere, convenuti qui con i loro familiari per ricordare il 70° anniversario di fondazione. A tutti l’augurio che numerosi giovani con coraggio e generosità sappiano allargare i confini della loro carità, manifestando sincera premura e sollecitudine per i fratelli che ancora non conoscono il Cristo.

Saluto, inoltre, un gruppo di giovani insegnanti dell’Istituzione Teresiana, associazione laicale che intende promuovere l’evangelizzazione attraverso la cultura, l’educazione e lo sviluppo, dedicandosi in modo particolare alle comunità nazionali più povere, nello spirito di Santa Teresa d’Avila.

Sono anche presenti numerosi fedeli della parrocchia di Santa Maria e San Bartolomeo in Montoro Inferiore, Arcidiocesi di Salerno, accompagnati dal loro parroco. Carissimi, siate annunciatori del Vangelo di Cristo nella vostra società, e date vivo esempio di fede e di vita cristiana.

Rivolgo, infine, un saluto ai numerosi Donatori di Sangue appartenenti al gruppo “Fratres” della Misericordia di Ponsacco, in diocesi di San Miniato. Sia la vostra carità un costante impegno per la salvaguardia e la difesa della vita umana ed una risposta effettiva contro qualsiasi tentazione di disprezzo, di abbandono nei riguardi di chi soffre o è indifeso.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Ed ora un affettuoso saluto a tutti i Giovani, agli Ammalati e agli Sposi novelli.

Carissimi, la Chiesa celebra oggi la memoria dei santi giapponesi Paolo Miki e compagni, i quali hanno lasciato luminosa testimonianza cristiana per il coraggio eroico, col quale hanno affrontato il momento supremo del martirio, avvenuto per crocifissione sulle colline di Nagasaki.

L’esempio di questi nostri fratelli sia per voi giovani di stimolo a testimoniare con coerenza le impegnative consegne ricevute nel giorno del vostro Battesimo.

Nell’imitazione di questi martiri, che non indietreggiarono davanti al supplizio della Croce, anche voi, cari ammalati, offrite le vostre prove e sofferenze quotidiane per contribuire alla conversione di tutti gli uomini.

Esorto, infine, voi, sposi novelli, a costruire la vostra famiglia, sostenendovi con amore fedele per tutta la vita, sull’esempio dei martiri che hanno amato Cristo e la Chiesa con amore indiviso.

A tutti la mia Benedizione Apostolica.

* * *

Ulteriore intervento, alla fine dell’Udienza generale, per la guerra del Golfo

Il pensiero di tutti noi continua a rivolgersi con profonda tristezza alla regione del Golfo, dove la guerra è giunta ormai al suo 20 giorno.

Venti giorni di intensi combattimenti!

Pregheremo insieme ricordando tutte le vittime di questa guerra e chiedendo ancora con insistenza a Dio di farla cessare al più presto.

Fratelli e sorelle, vi invito a rivolgervi con me al Signore, affinché, in questo terribile conflitto, non venga fatto ricorso a nuovi strumenti di morte. Penso, in particolare, alle armi chimiche e batteriologiche, il cui uso è stato più volte minacciato ed è tanto temuto.

Un simile spaventoso ricorso a mezzi inaccettabili e condannabili da ogni punto di vista segnerebbe la negazione di ogni elementare rispetto della dignità umana.

Che il Dio di Misericordia ascolti la nostra supplica.

Per questo recitiamo, ora, il “Padre Nostro”.



© Copyright 1991 - Libreria Editrice Vaticana
MARIOCAPALBO
00domenica 7 aprile 2013 18:46
Lo spirito, fonte dei doni spirituali e dei carismi nella chiesa
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 27 febbraio 1991



1. Abbiamo concluso la precedente catechesi con un testo del Concilio Vaticano II, che occorre riprendere come punto di partenza per la catechesi presente. Leggiamo nella Costituzione Lumen Gentium: “Lo Spirito Santo dimora nella Chiesa e nei cuori dei fedeli come in un tempio (cf. 1 Cor 3, 16; 6, 19), e in essi prega e rende testimonianza della loro adozione filiale (cf. Gal 4, 6; Rm 8, 15-16.26). Egli guida la Chiesa alla verità tutta intera (cf. Gv 16, 13), la unifica nella comunione e nel ministero, la istruisce e dirige con diversi doni gerarchici e carismatici, la abbellisce dei suoi frutti (cf. Ef 4, 11-12; 1 Cor 12, 4)” (Lumen Gentium, 4).

Dopo aver parlato, nella precedente catechesi della struttura ministeriale della Chiesa, animata e sostenuta dallo Spirito Santo, parliamo ora, seguendo la linea del Concilio, dei doni spirituali e dei carismi che Egli elargisce alla Chiesa, come “Dator munerum”, Datore dei doni, secondo l’invocazione della Sequenza della Pentecoste.

2. Anche qui possiamo attingere alle Lettere di san Paolo la dottrina da esporre nella forma sintetica richiesta dalla catechesi. Leggiamo nella Prima Lettera ai Corinzi: “Vi sono... diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti” (1 Cor 12, 4-6). L’accostamento, in questi versetti, della diversità dei carismi e di quella dei ministeri e delle operazioni ci suggerisce che lo Spirito Santo è il Datore di una multiforme ricchezza di doni che accompagna i ministeri e la vita di fede, di carità, di comunione e collaborazione fraterna dei fedeli, come già si vede nella storia degli Apostoli e delle prime comunità cristiane.

San Paolo si sofferma a sottolineare la molteplicità dei doni: “A uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio della scienza; a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell’unico Spirito; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia;... a un altro la varietà delle lingue” (1 Cor 12, 8-10). Qui occorre notare che l’enumerazione dell’Apostolo non ha carattere limitativo: Paolo indica i doni particolarmente significativi nella Chiesa di allora, doni che non hanno cessato di manifestarsi anche nelle epoche successive, ma senza esaurire, né alle origini né in seguito, tutto lo spazio aperto verso sempre nuovi carismi che lo Spirito Santo può concedere in rispondenza a nuovi bisogni. Poiché “a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità” (1 Cor 12, 7), quando sorgono nuove esigenze e nuovi problemi della “Comunità”, la storia della Chiesa ci attesta la presenza di nuovi doni.

3. In ogni caso, di qualunque specie siano i doni, anche quando sembrano servire prima di tutto alla persona che ne è privilegiata (per esempio nella “glossolalia” di cui parla l’Apostolo (cf 1 Cor 14, 5-18), tuttavia confluiscono tutti, in qualche modo nell’utilità comune, servono per edificare “un Corpo”: “E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo Corpo... e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito” (1 Cor 12, 13). Di qui la raccomandazione di Paolo ai Corinzi: “Poiché desiderate i doni dello Spirito, cercate di averne in abbondanza, per l’edificazione della comunità” (1 Cor 14, 12). Nello stesso contesto si trova l’esortazione a “ricercare il dono della profezia” (1 Cor 14, 1), più “utile” alla comunità che non quello delle lingue. “Chi infatti parla con il dono delle lingue non parla agli uomini, ma a Dio, giacché nessuno comprende, mentre egli dice per ispirazione cose misteriose. Chi profetizza, invece, parla agli uomini per loro edificazione, esortazione e conforto... edifica l’assemblea” (1 Cor 14, 2-3).

Evidentemente Paolo preferisce i carismi dell’edificazione, potremmo dire dell’apostolato. Ma al di sopra di tutti i doni egli raccomanda quello che ancora più serve al bene comune: “Ricercate la carità” (1 Cor 14, 1). La carità fraterna, radicata nell’amore di Dio, è la “via ancor più perfetta”, che a Paolo preme indicare e che esalta con un inno di alto lirismo oltre che di sublime spiritualità (1 Cor 13, 1-13).

4. Il Concilio Vaticano II nella Costituzione sulla Chiesa riprende l’insegnamento paolino sui doni spirituali e in particolare sui carismi, per precisare: “Questi carismi, straordinari o anche più semplici e più comuni, siccome sono soprattutto adattati e utili alle necessità della Chiesa, si devono accogliere con gratitudine e consolazione. I doni straordinari però non si devono chiedere imprudentemente, né con presunzione si devono da essi sperare i frutti dei lavori apostolici; ma il giudizio sulla loro genuinità e ordinato uso appartiene all’Autorità ecclesiastica, alla quale spetta soprattutto di non estinguere lo Spirito, ma di esaminare tutto e ritenere ciò che è buono (cf 1 Ts 5, 12.19-21)” (Lumen Gentium, 12). È un testo di saggezza pastorale, che si colloca sulla linea delle raccomandazioni e norme che, come abbiamo visto, San Paolo dava ai Corinzi, per aiutarli in una giusta valutazione dei carismi e nel necessario discernimento dei veri doni dello Spirito.

Sempre secondo il Concilio, tra i carismi hanno un’importanza particolare quelli che servono alla pienezza della vita spirituale, specialmente quelli che si esprimono nelle varie forme di vita “consacrata” secondo i consigli evangelici, che lo Spirito Santo suscita da sempre in mezzo ai fedeli. Leggiamo nella Costituzione Lumen Gentium: “I consigli evangelici della castità consacrata a Dio, della povertà e dell’obbedienza, essendo fondati sulle parole e sugli esempi del Signore e raccomandati dagli Apostoli, dai Padri e dai Dottori e pastori della Chiesa, sono un dono divino che la Chiesa ha ricevuto dal suo Signore e con la sua grazia sempre conserva. La stessa autorità della Chiesa, sotto la guida dello Spirito Santo, si è data cura di interpretarli, di regolarne la pratica e anche di fissarne forme stabili di vita . . . Lo stato religioso . . . dimostra pure a tutti gli uomini la preminente grandezza della virtù di Cristo regnante, e la infinita potenza dello Spirito Santo, mirabilmente operante nella Chiesa. Lo stato dunque, che è costituito dalla professione dei consigli evangelici, pur non concernendo la struttura gerarchica della Chiesa, appartiene tuttavia fermamente alla sua vita e alla sua santità . . . Essa (la gerarchia ecclesiastica) inoltre, docilmente seguendo gli impulsi dello Spirito Santo, accoglie le regole proposte da esimi uomini e donne, e... le approva autenticamente” (Lumen Gentium, 43-45).

È particolarmente importante questa concezione dello stato religioso come opera dello Spirito Santo, mediante la quale la Terza Persona della Trinità quasi visibilizza l’azione che svolge in tutta la Chiesa per portare i fedeli alla perfezione della carità.

5. È pertanto legittimo riconoscere la presenza operante dello Spirito Santo nell’impegno di quanti -vescovi, presbiteri, diaconi, laici di qualunque categoria -si sforzano di vivere il Vangelo nel proprio stato di vita. Si tratta di “vari ordini”, come dice il Concilio (Ivi), che manifestano, tutti, la “multiforme grazia di Dio”. Ciò che conta, per tutti, è che “ognuno metta a servizio degli altri il suo dono secondo che lo ha ricevuto” (1 Pt 4, 10). Dall’abbondanza e dalla varietà dei doni risulta la comunione della Chiesa, una e universale nella varietà dei popoli, delle tradizioni, delle vocazioni, delle esperienze spirituali.

L’azione dello Spirito si manifesta e opera nella molteplicità e ricchezza dei carismi che accompagnano i ministeri svolti nelle varie forme e misure richieste dalle necessità dei tempi e dei luoghi: per esempio, con l’aiuto ai poveri, agli ammalati, agli infortunati, agli handicappati o “impediti” nei diversi modi; oppure, a un livello ancora più alto, col consiglio, la direzione spirituale, la pacificazione tra i contendenti, la conversione dei peccatori, l’attrazione alla parola di Dio, l’efficacia della predicazione e della penna, l’educazione nella fede, l’infervoramento nel bene, ecc.: è una rosa vastissima di carismi, con i quali lo Spirito Santo partecipa alla Chiesa la sua carità e santità, in analogia con l’economia generale della creazione, nella quale, come osserva San Tommaso, l’unico Essere di Dio partecipa alle cose la sua perfezione infinita (cf. San Tommaso, Summa theologiae, II-II, q. 183, a. 2).

6. Questi carismi non vanno contrapposti ai ministeri di carattere gerarchico e, in generale, agli “uffici”, stabiliti anch’essi per l’unità, il buon funzionamento e la bellezza della Chiesa. Anche l’ordine gerarchico e tutta la struttura ministeriale della Chiesa è sotto l’azione dei carismi, come si rileva dalle parole di Paolo nelle Lettere a Timoteo: “Non trascurare il dono spirituale che è in te e che ti è stato conferito, per indicazioni di profeti, con l’imposizione delle mani da parte del collegio dei presbiteri” (1 Tm 4, 14); “Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l’imposizione delle mie mani” (2 Tm 1, 6).

Vi è dunque un carisma di Pietro, vi sono i carismi dei vescovi, dei presbiteri, dei diaconi; vi è un carisma concesso a chi è chiamato ad assumere un ufficio ecclesiastico, una mansione di ministero. Si tratta di scoprire e di riconoscere questi carismi e di assecondarli, senza mai presumere. Per questo l’Apostolo scrive ai Corinzi: “Riguardo ai doni dello Spirito, fratelli, non voglio che restiate nell’ignoranza” (1 Cor 12, 1). E qui Paolo dà inizio alla sua istruzione sui carismi, per segnare una linea di comportamento ai convertiti di Corinto, i quali, quando erano ancora pagani, si lasciavano “trascinare verso gli idoli muti sotto l’impulso del momento” (manifestazioni anomale da cui ormai dovevano rifuggire). “Ebbene, io vi dichiaro: nessuno può dire Gesù è Signore se non sotto l’azione dello Spirito Santo” (1 Cor 12, 3). Si tratta di una verità che, con quella della Trinità, è fondamentale per la fede cristiana. La professione di fede in questa verità è un dono dello Spirito Santo, per cui si colloca ben al di sopra di un atto di conoscenza puramente umano. Già in questo atto di fede, che è e dev’essere sulla bocca e nel cuore di tutti i veri credenti, “si manifesta” lo Spirito Santo (cf. 1 Cor 12, 7). È la prima e più elementare realizzazione di ciò che diceva Gesù nell’ultima Cena: “Egli (lo Spirito Santo) mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà” (Gv 16, 14).

Ai fedeli di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

À tous les pèlerins de langue française, je souhaite ce “réveil du don de Dieu” dont parle l’Apôtre, et j’adresse ce vœu particulièrement aux Sœurs de Saint-Paul de Chartres qui participent à une session de renouveau spirituel.

Je salue cordialement les membres du groupe de travail de l’Union européenne de radiodiffusion, qui sont les hôtes de Radio-Vatican.

Et j’adresse mes encouragements amicaux aux divers groupes de jeunes venus en pèlerinage au centre de l’Eglise, ainsi qu’aux aînés. Que Dieu vous aide tous à accueillir ses dons pour le bien de l’Eglise! Qu’il vous bénisse!

Ai presenti di espressione inglese

Dear Brothers and Sisters,

I extend a cordial greeting to the group of Salvatorian Sisters present at today’s Audience. May your time in Rome strengthen you in your witness of undivided love for Christ our Saviour and for his Body, the Church. Upon you and all the English-speaking pilgrims and visitors I invoke God’s abundant blessings of grace and peace.

Ai fedeli di lingua tedesca

Liebe Schwestern und Brüder!

Mit dieser kurzen Betrachtung grüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache sehr herzlich. Mein besonderer Gruß gilt der Gruppe von Ordensschwestern aus verschiedenen Kongregationen, die an einem geistlichen Kurs in La Storta teilnehmen sowie den Ordensfrauen von der Kongregation ”Schwestern der Christlichen Liebe“, die an einem Erneuerungskurs in Rom teilnehmen. Das eben erwähnte Verständnis des Ordensstandes als Werk des Heiligen Geistes ist für euch von besonderer Bedeutung. Durch dieses Wirken macht die Dritte Person der Heiligsten Dreifaltigkeit das Handeln gleichsam beispielhaft sichtbar, durch das alle Gläubigen zur Vollkommenheit der Liebe gelangen sollen.

Ferner begrüße ich die Reiseleiter des Bayerischen Pilgerbüros und die Gruppe von Theologiestudenten aus verschiedenen deutschsprachigen Diözesen, die sich in Rom zum Freisemester aufhalten. Die dankenswerte Aufgabe, die Pilger auch geistlich zu betreuen und sie hinzuführen zu den Stätten, die dem Christentum und der Kirche durch die Geschichte eine entscheidende Prägung gegeben haben, ist eine wesentliche Voraussetzung dafür, daß die Romreise zu einem wirklichen religiösen Erlebnis wird, Dafür danke ich von Herzen.

Euch allen und euren lieben Angehörigen in der Heimat sowie den mit uns über Radio und Fernsehen verbundenen Gläubigen erteile ich meinen Apostolischen Segen.

Ai pellegrini di espressione spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

Saludo ahora muy cordialmente a los peregrinos y visitantes de lengua española. En particular a las Religiosas Escolapias que se encuentran en Roma participando en un curso de espiritualidad. A vosotras y a todas las almas consagradas os pido intensificar vuestras oraciones al Seńor para que su mensaje de amor y de paz encuentre acogida en los corazones de todos los hombres.

Con estos deseos imparto complacido la Bendición Apostólica.

Ai fedeli di espressione portoghese

Amadíssimos irmãos e irmãs,

Exorto todos os peregrinos de língua portuguesa, a oferecer a Deus uma oração mais intensa pela conversão dos corações e pela paz no mundo. A todos saúdo afectuosamente em Cristo Senhor, com a minha Bênção Apostólica.

Ai pellegrini venuti dalla Polonia

“Człowiek . . . ma w swym sercu wypisane przez Boga prawo, wobec którego posłuszeństwo stanowi o jego godności i według którego będzie sądzony. Sumienie jest najtajniejszym ośrodkiem i sanktuarium człowieka, gdzie przebywa on sam z Bogiem, którego głos w jego wnętrzu rozbrzmiewa”.

Pani Jasnogórska! Przypomnienie prawdy o sumieniu znajdujemy w nauce Soboru, w szczególności w Konstytucji o Kościele w świecie współczesnym. Zapis soborowej nauki o sumieniu odczytuję dzisiaj wspólnie z przybyłymi tutaj pielgrzymami z Ojczyzny. Odczytujemy je, gdyż sąto słowa szczególnie ważne w okresie Wielkiego Postu. Zawsze - ale w tym okresie w szczególności. Jeśli mamy w tym okresie posłuchać wezwania do pokuty czyli nawrócenia, to trzeba rozpocząć od sumienia: od rachunku sumienia.

Jest to ważne dla każdego z nas. Jest to ważne dla każdego człowieka. Sumienie jest związane z samym człowieczeństwem. Ono stanowi o godności człowieka. Ono wreszcie warunkuje moralny ład życia każdej ludzkiej społeczności, każdego narodu.

Albowiem “im bardziej . . . bierze górę prawe sumienie, tym więcej osoby i grupy ludzkie unikają ślepej samowoli i starają się dostosować do obiektywnych norm moralności”.

Prawe sumienie! Szczególnym dobrem człowieka i ludzkich wspólnot jest to właśnie: prawe sumienie. Sumienie działające w prawdzie. Sumienie dojrzewające w prawdzie. Sumienie dojrzałe w prawdzie. Przeciwieństwem pozostaje “ślepa samowola”.

Może jednak być sumienie błędne. W tekście Soboru czytamy dalej: “często . . . zdarza się, że sumienie błądzi na skutek niepokonalnej niewiedzy, ale nie traci przez to swojej godności”.

Jednakże - “nie można . . . tego powiedzieć w wypadku, gdy człowiek niewiele dba o poszukiwanie prawdy i dobra, a sumienie z nawyku do grzechu powoli ulega zaślepieniu”.

Królowo Polski, Pani Jasnogórska! O coż możemy Cię bardziej błagać jak nie o prawość sumień naszych braci i sióstr? Cóż bardziej może być groźne jak zaślepienie sumień!

Niech jeszcze na koniec przemówi do nas Wieszcz: “(Lecz) narodu duch otruty - to dopiero bolów ból!”.

Witam ks. bpa Albina Małysiaka z Krakowa; prócz tego pielgrzymów z Mielca, Stalowej Woli, z Rzeszowa; chór młodzieżowy z parafii św. Marii Magdaleny z Warszawy-Bródna; grupę “Quo vadis” z Krosna i okolic; grupę marynarzy ze statku “Kopalnia Halemba”; ekipę olimpijską pił nożnej, reprezentację oficjalną i wszystkich innych obecnych pielgrzymów, zarówno z kraju, jak z emigracji.

Ai gruppi di lingua italiana

Nel salutare i pellegrini di lingua italiana, sono lieto di rivolgere un pensiero ai partecipanti al Convegno Nazionale Operatori di Patronato, guidati da Monsignor Santo Quadri, Arcivescovo di Modena, in occasione di un loro incontro di studio sul tema “Nuove frontiere della solidarietà attraverso il patrocinio sociale”. Esprimo il mio compiacimento per codesta iniziativa con la quale intendete commemorare l’Enciclica Rerum Novarum di Leone XIII. Auspico che la riunione serva a sollecitare una maggiore consapevolezza circa i valori della solidarietà e della necessaria ed impegnativa promozione dei lavoratori.

Saluto poi con gioia i giovani Novizi e gli Educatori della Comunità Francescana dei Frati Minori di Fontecolombo (Rieti); formulo cordiali auguri per il loro progresso nella vita religiosa e nella testimonianza evangelica della povertà e dell’obbedienza per amore a Cristo.

Un pensiero va poi alle Suore Capitolari di Santa Maria dell’Orto, dette Gianelline. Invoco su di voi l’assistenza divina e la protezione della Vergine per il buon esito delle vostre iniziative di carità, di assistenza e specialmente del vostro impegno nel campo dell’educazione giovanile.

Uno speciale pensiero, infine, ai rappresentanti dell’“Associazione Italiana per l’Assistenza agli Spastici”, agli assistiti, ai loro accompagnatori e dirigenti. A voi tutti esprimo il mio grato apprezzamento per quanto fate in favore di questi nostri fratelli meno fortunati.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Ora saluto con affetto i Giovani, i Malati e gli Sposi Novelli.

Carissimi, oggi, memoria liturgica di San Gabriele dell’Addolorata, vi invito a vivere il periodo quaresimale nello spirito di preghiera e di penitenza, che è proprio di questo tempo.

Sarà, questo, un modo di purificare la vostra mente e il vostro cuore per seguire il Redentore, progredendo nella sua grazia divina. Essa faccia sì che la speranza di voi giovani venga guarita da ogni falsa attesa.

E voi, cari malati, volgete con costanza lo sguardo al Crocifisso; ne riceverete consolazione profonda per voi e abbondanza di benedizione per quanti vi assistono.

Invito voi, sposi novelli, a fare della vostra vita coniugale un’alleanza permanente, indissolubile, fondata sulla carità e fedeltà, in una donazione reciproca, generosa e serena.

A tutti imparto la benedizione apostolica.

Appello per la pace nel Medio Oriente

È con viva trepidazione che, in questi giorni, tutti seguiamo l’evolversi della situazione nella regione del Golfo.

Il pensiero va, in particolare, a coloro che più soffrono in conseguenza del conflitto: feriti, prigionieri, profughi e intere popolazioni civili.

Rivolgiamo la nostra preghiera a Dio misericordioso, affinché queste sofferenze abbiano termine al più presto e a tutti i popoli del Medio Oriente sia concessa quella pace giusta e duratura, che è dono prezioso di Dio ed aspirazione profonda del cuore umano.

A tale proposito, invito tutti ad elevare a Dio una speciale preghiera, affinché l’incontro di lunedì e martedì prossimi, a cui ho invitato i Patriarchi delle Chiese Orientali e i Presidenti delle Conferenze Episcopali dei Paesi più direttamente coinvolti nel conflitto, possa contribuire a far maturare decisioni utili per il bene di quelle popolazioni tanto provate.

Con queste intenzioni uniamoci ora nella recita del “Padre Nostro”.



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