Catechesi sul Credo, parte III: Lo Spirito Santo Datore di Vita Aprile1989

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MARIOCAPALBO
00sabato 6 aprile 2013 11:13
«Credo nello Spirito Santo»: la promessa di Cristo
«Credo nello Spirito Santo»:
la promessa di Cristo
GIOVANNI PAOLO II
UDIENZA GENERALE
Mercoledì, 26 aprile 1989






                

  • 1. “Credo nello Spirito Santo”. 

Nello svolgimento di una catechesi sistematica sulla scorta del Simbolo degli Apostoli, dopo avere spiegato gli articoli su Gesù Cristo, Figlio di Dio fattosi uomo per la nostra salvezza, siamo giunti alla professione di fede nello Spirito Santo. Compiuto il ciclo cristologico, s’apre quello pneumatologico, che il Simbolo degli Apostoli esprime con una formula concisa: “Credo nello Spirito Santo”. 

Il Simbolo detto “niceno-costantinopolitano” sviluppa maggiormente la formulazione dell’articolo di fede: “Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti”.
  • -2. Il Simbolo, professione di fede formulata dalla Chiesa
ci rimanda alle fonti bibliche, dove la verità sullo Spirito Santo è presentata nel contesto della rivelazione di Dio uno e trino. La pneumatologia della Chiesa è dunque fondata nella Sacra Scrittura, specialmente nel nuovo testamento, anche se, in certa misura, ve ne sono preannunci nell’antico. 

La prima fonte alla quale possiamo rivolgerci è un testo giovanneo contenuto nel “discorso d’addio” di Cristo il giorno prima della Passione e morte in Croce. Gesù parla della venuta dello Spirito Santo in connessione con la propria “dipartita”, annunciandone la venuta (o discesa) sugli apostoli. Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paraclito; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò” (Gv 16, 7). 

Il contenuto di questo testo può apparire paradossale. Gesù, che tiene a sottolineare: Ora io vi dico la verità, presenta la propria “dipartita” (e dunque la passione e morte in Croce) come un bene: È bene per voi . . .”. Ma spiega subito in che cosa consista il valore della sua morte: essendo una morte redentrice, essa costituisce la condizione perché si compia il piano salvifico di Dio che avrà il suo coronamento nella venuta dello Spirito Santo; costituisce perciò la condizione di tutto ciò che, con questa venuta, si verificherà per gli apostoli e per la Chiesa futura man mano che, accogliendo lo Spirito, gli uomini riceveranno la nuova vita. La venuta dello Spirito e tutto ciò che ne conseguirà nel mondo saranno frutto della Redenzione di Cristo. 

  • -3. Se la dipartita di Gesù avviene mediante la morte in Croce,
si comprende come l’evangelista Giovanni possa vedere, già in questa morte, la potenza e quindi la gloria del Crocifisso. Ma le parole di Gesù implicano anche l’Ascensione al Padre come definitiva dipartita (cf. Gv 16, 10)(quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più),secondo quanto leggiamo anche negli Atti degli Apostoli:
Innalzato . . . alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso” (At 2, 33).

La discesa dello Spirito Santo avviene dopo l’Ascensione al cielo. La Passione e morte redentrice di Cristo producono allora il loro pieno frutto. Gesù Cristo, Figlio dell’uomo, al culmine della sua missione messianica “riceve” dal Padre lo Spirito Santo nella pienezza in cui questo Spirito deve essere “dato” agli apostoli e alla Chiesa, per tutti i tempi. Gesù ha predetto:“Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12, 32).
È un’indicazione chiara della universalità della Redenzione sia nel senso estensivo di salvezza operata per tutti gli uomini, sia in quello intensivo di totalità dei beni di grazia ad essi offerti.
Ma questa redenzione universale deve realizzarsi mediante lo Spirito Santo.
  • -4. Lo Spirito Santo e colui che “viene” a seguito e in virtù della “dipartita” di Cristo.
 Le parole di Gv 16, 7 ( Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò.)esprimono un rapporto di natura causale. Lo Spirito viene mandato in forza della Redenzione operata da Cristo: “Quando me ne sarò andato, ve lo manderò” (cf. Dominum et Vivificantem, 8). Anzi, “secondo il disegno divino, la dipartita di Cristo è condizione indispensabile dell’invio e della venuta dello Spirito Santo, ma allora comincia la nuova comunicazione salvifica di Dio nello Spirito Santo” (cf. Dominum et Vivificantem, 11).

Se è vero che Gesù Cristo, mediante la sua “elevazione” sulla Croce, deve “attirare tutti a sé” (cf. Gv 12, 32), alla luce delle parole del Cenacolo capiamo che quell’“attirare” è attuato dal Cristo glorioso mediante l’invio dello Spirito Santo. Proprio per questo Cristo deve andarsene. L’Incarnazione raggiunge la sua efficacia redentiva mediante lo Spirito Santo. Cristo, andando via da questo mondo, non solo lascia il suo messaggio salvifico, ma “dà” lo Spirito Santo, al quale è legata l’efficacia del messaggio e della stessa Redenzione in tutta la sua pienezza.
  • 5. Lo Spirito Santo, 
presentato da Gesù specialmente nel discorso d’addio nel Cenacolo, è evidentemente una Persona diversa da lui: Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito” (Gv 14, 16). “Ma il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14, 26). Gesù parla dello Spirito Santo adoperando spesso il pronome personale “egli”: “Egli mi renderà testimonianza” (Gv 15, 26). “Egli convincerà il mondo quanto al peccato” (Gv 16, 8). “Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera” (Gv 16, 13). “Egli mi glorificherà” (Gv 16, 14). 

Da questi testi emerge la verità dello Spirito Santo come Persona - e non solo come una potenza impersonale emanata da Cristo (cf. ex gr Lc 6, 19: “Da lui usciva una forza”). Essendo una Persona, a lui appartiene un suo proprio operare, di carattere personale. Gesù infatti, parlando dello Spirito Santo, dice agli apostoli: Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi” (Gv 14, 17); “Egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14, 26); “Mi renderà testimonianza” (Gv 15, 26); “Vi guiderà alla verità tutta intera”, “Dirà tutto” (Gv 16, 13); egli “glorificherà” Cristo (Gv 16, 14), e “convincerà il mondo quanto al peccato” (Gv 16, 8). L’apostolo Paolo, per parte sua, afferma che lo Spirito “grida nei nostri cuori” (Gal 4, 6), “distribuisce” i suoi doni “a ciascuno come vuole” (1 Cor 12, 11), “intercede per i fedeli” (Rm 8, 27).
  • 6. Lo Spirito Santo rivelato da Gesù è dunque un essere personale (terza Persona della Trinità),
con un suo agire personale. Ma nello stesso “discorso d’addio”, Gesù mostra i legami che uniscono la persona dello Spirito Santo al Padre e al Figlio: perciò l’annuncio della discesa dello Spirito Santo - in quel “discorso d’addio” - è nello stesso tempo la definitiva rivelazione di Dio come Trinità. 

Gesù, infatti, dice agli apostoli: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito” (Gv 14, 16): “lo Spirito di verità che procede dal Padre” (Gv 15, 26), “che il Padre manderà nel mio nome” (Gv 14, 26). Lo Spirito Santo è dunque una Persona distinta dal Padre e dal Figlio e, al tempo stesso, ad essi intimamente unita: “procede” dal Padre, il Padre lo “manda” nel nome del Figlio: - e ciò in considerazione della Redenzione, compiuta dal Figlio mediante l’offerta di sé sulla Croce. Per questo Gesù Cristo dice: “Quando me ne sarò andato, ve lo manderò” (Gv 16, 7). “Lo Spirito di verità che procede dal Padre” viene annunciato da Cristo come il Paraclito, che “io vi manderò dal Padre” (Gv 15, 26).
  • 7. Nel testo di Giovanni
che riporta il discorso di Gesù nel Cenacolo, è dunque contenuta la Rivelazione dell’azione salvifica di Dio come Trinità. Ho scritto nell’enciclica Dominum et Vivificantem: “Lo Spirito Santo, in quanto consostanziale al Padre e al Figlio nella divinità, è amore e dono (increato), da cui deriva come da fonte (fons vivus) ogni elargizione nei riguardi delle creature (dono creato): la donazione dell’esistenza a tutte le cose mediante la creazione la donazione della grazia agli uomini mediante l’intera economia della salvezza” (Dominum et Vivificantem, 10). 

Nello Spirito Santo si ha dunque la rivelazione della profondità nella divinità: il mistero della Trinità in cui sussistono le Persone divine, ma aperto all’uomo per dargli vita e salvezza. Vi allude san Paolo nella prima lettera ai Corinzi, quando scrive che “lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio” (1 Cor 2, 10).
 
Ai numerosi pellegrinaggi italiani 

Desidero ora rivolgere il mio cordiale saluto ai gruppi italiani presenti. Comincio con quello delle Suore della Provvidenza, riunite a convegno in Roma per alcuni giorni di spiritualità. Vi auguro, care sorelle, che dai vostri incontri possiate trarre forza per rinnovati propositi sulla via della perfezione evangelica nel servizio di Dio e dei fratelli. 

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Abbiamo poi tra noi gli Allievi dell’ultimo anno di corso della Scuola militare “Nunziatella” di Napoli. Grazie, cari giovani, per la vostra presenza. Possa la formazione che avete ricevuto giovarvi per servire con fedeltà la Patria e per far progredire il bene comune. Un cordiale pensiero anche ai vostri comandanti, docenti e familiari. 

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Il mio pensiero si volge anche ai pellegrini dei Lions Club di Foligno e di Cervia-Cesenatico. Grazie anche a voi per la vostra visita. Il mio augurio è che il vostro sodalizio sappia rafforzare il suo impegno culturale e civile, e faccia progredire la società alla luce dei sani principi di giustizia e solidarietà. Il vostro sforzo morale e spirituale sia sempre illuminato dalla forza di ideali trascendenti, nei quali si possono trovare le ragioni supreme dell’agire e del vivere umano. 

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Sono pure lieto di rendere omaggio allo sport nelle persone di un gruppo composto da due squadre ciclistiche con ben noti rappresentanti di varie nazionalità. So che vi state preparando al prossimo giro d’Italia. Mi auguro che questa gara, che appassiona piccoli e grandi, costituisca un momento di sollievo per tutti. 

A tutti imparto la mia Benedizione, che estendo ai vostri cari. 

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Desidero ora rivolgere il mio saluto ai giovani, ai malati ed alle coppie di sposi novelli presenti a questa Udienza. 

Carissimi, mi è caro rivolgervi oggi, con le parole del Salmo, l’augurio di percorrere il cammino del tempo pasquale così che in voi cresca il vigore spirituale (cf. Sal 84,8). 

Il vigore della fede per voi giovani, che aprendovi a Gesù, maestro ed amico, siete chiamati a diventare persone cristiane mature, capaci di condurre un’esistenza ispirata alla logica del dono. Il vigore della speranza per voi malati, che dalla vicinanza amorevole del Risorto traete conforto nella prospettiva della definitiva vittoria su ogni sorta di male. Il vigore della carità per voi sposi novelli, che avendo posto a fondamento del vostro nucleo familiare l’amore santificato da Cristo potete e dovete testimoniare l’eterna Alleanza divina. 

Nell’auspicare che tutti voi che credete, sperate e amate, partecipiate al compito della Chiesa di far conoscere il Salvatore, recando a quanti incontrate la sua luce e la sua vita, benedico tutti di cuore. 

Durante l’udienza generale il Santo Padre vuole ricordare la celebrazione della Pasqua, che per le Chiese ortodosse e per alcune comunità cattoliche di rito orientale, ricorre domenica prossima. Queste le sue parole. 

Domenica prossima le Chiese ortodosse e alcune comunità cattoliche orientali celebrano la Pasqua. 

Esse, assieme a noi, che l’abbiamo celebrata un mese fa, annunciano l’identico avvenimento della Risurrezione dell’unico Signore, Gesù Cristo, e proclamano di fronte al mondo la stessa fede e la comune speranza. 

Nella gioia del Risorto, ricordiamo queste Chiese, i loro pastori e tutti i loro fedeli e li salutiamo con affetto: “Il Signore è veramente risorto” (Lc 24, 34). 



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 Indice
1. “Credo nello Spirito Santo”.
2. Il Simbolo, professione di fede formulata dalla Chiesa, 
3. Se la dipartita di Gesù avviene mediante la morte in Croce,
4. Lo Spirito Santo e colui che “viene” a seguito e in virtù della “dipartita” di Cristo.
5. Lo Spirito Santo
6. Lo Spirito Santo rivelato da Gesù è dunque un essere personale (terza Persona della Trinità)
7. Nel testo di Giovanni,  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 










 



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