Catechesi sul Credo, parte III: Lo Spirito Santo Datore di Vita Agosto1990

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MARIOCAPALBO
00sabato 6 aprile 2013 20:04
Lo Spirito Santo nel sacrificio di Gesù Cristo
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 1° agosto 1990



1. Nell’enciclica Dominum et vivificantem ho scritto (n. 40): “Il Figlio di Dio Gesù Cristo, come uomo, nell’ardente preghiera della sua passione, permise allo Spirito Santo, che già aveva penetrato fino in fondo la sua umanità, di trasformarla in un sacrificio perfetto mediante l’atto della sua morte, come vittima di amore sulla croce. Da solo egli fece questa oblazione. Come unico sacerdote, “offrì se stesso senza macchia a Dio” (Eb 9, 14)”.

Il sacrificio della croce è il culmine di una vita nella quale noi abbiamo letto, seguendo i testi del Vangelo, la verità sullo Spirito Santo, a partire dal momento dell’incarnazione. È stato il tema delle catechesi precedenti, concentrate sui momenti della vita e della missione di Cristo, in cui la rivelazione dello Spirito Santo è particolarmente trasparente. Il tema dell’odierna catechesi è il momento della croce.

2. Fissiamo l’attenzione sulle ultime parole pronunciate da Gesù nella sua agonia sul Calvario. Nel testo di Luca esse suonano così: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23, 46). Anche se queste parole, tranne l’invocazione “Padre”, provengono dal Salmo 30, tuttavia, nel contesto del Vangelo, acquistano un altro significato. Il salmista pregava Dio di salvarlo dalla morte; Gesù sulla croce, invece, proprio con le parole del salmista, accetta la morte, consegnando al Padre il suo spirito (cioè “la sua vita”). Il salmista si rivolge a Dio come a liberatore; Gesù rende (cioè consegna) il suo spirito al Padre nella prospettiva della risurrezione. Affida al Padre la pienezza della propria umanità, nella quale però sussiste l’Io divino del Figlio unito al Padre nello Spirito Santo. Tuttavia la presenza dello Spirito Santo non viene manifestata in modo esplicito nel testo di Luca, come avverrà nella Lettera agli Ebrei.

3. Prima di passare a quest’altro testo, occorre prendere in considerazione la formulazione un po’ diversa delle parole di Cristo morente nel Vangelo di Giovanni. Vi leggiamo: “E dopo aver ricevuto l’aceto Gesù disse: “Tutto è compiuto!”. E, chinato il capo, rese lo spirito” (Gv 19, 30). L’evangelista non mette in rilievo la “consegna” (o “affidamento”) dello spirito al Padre. L’ampio contesto del Vangelo di Giovanni, e specialmente delle pagine dedicate alla morte di Gesù in croce, sembra piuttosto indicare che quella morte dà inizio all’invio dello Spirito Santo, come Dono consegnato alla dipartita di Cristo.

Tuttavia, anche qui non si tratta di un’affermazione esplicita. Non possiamo, però, ignorare il sorprendente collegamento che sembra esistere tra il testo di Giovanni e l’interpretazione della morte di Cristo che si trova nella Lettera agli Ebrei. Il suo autore parla della funzione rituale dei sacrifici cruenti dell’antica alleanza, che servivano alla purificazione del popolo dalle colpe legali, e li paragona al sacrificio della croce, per poi esclamare: “Quanto più il sangue di Cristo, il quale con uno Spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere della morte, per servire il Dio vivente” (Eb 9, 14).

Come ho scritto nell’enciclica Dominum et vivificantem (n. 40), “nella sua umanità (Cristo) era degno di divenire un tale sacrificio, poiché egli solo era “senza macchia”. Ma l’offrì “con uno Spirito eterno”: il che vuol dire che lo Spirito Santo agì in modo speciale in questa assoluta autodonazione del Figlio dell’uomo, per trasformare la sofferenza in amore redentivo”. Il mistero dell’associazione tra il Messia e lo Spirito Santo nell’opera messianica, contenuto nella pagina di Luca sull’annunciazione di Maria, traspare ora nel passo della Lettera agli Ebrei. Qui è manifestata la profondità di quell’opera, che arriva alle “coscienze” umane per purificarle e rinnovarle per mezzo della grazia divina, ben oltre la superficie della raffigurazione rituale.

4. Nell’Antico Testamento più volte si parla del “fuoco dal cielo”, che bruciava le oblazioni presentate dagli uomini (cf. Lv 9, 24; 1 Cr 21, 26; 2 Cr 7, 1). Così nel Levitico: “Il fuoco sarà tenuto acceso sull’altare e non si lascerà spegnere; il sacerdote vi brucerà legna ogni mattina, vi disporrà sopra l’olocausto” (Lv 6, 5). Ora, sappiamo che l’antico olocausto era figura del sacrificio della croce, l’olocausto perfetto. “Per analogia si può dire che lo Spirito Santo è il “fuoco dal cielo”, che opera nel profondo del mistero della croce. Provenendo dal Padre, egli indirizza verso il Padre il sacrificio del Figlio, introducendolo nella divina realtà della comunione trinitaria” (Dominum et vivificantem, 41).

Per questa ragione possiamo aggiungere che, nel riflesso del mistero trinitario, si vede il pieno compimento dell’annuncio di Giovanni Battista sul Giordano: “Egli (il Cristo) battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (Mt 3, 11). Se già nell’Antico Testamento, di cui si faceva eco il Battista, il fuoco simboleggiava l’intervento sovrano di Dio che purificava le coscienze mediante il suo Spirito (cf. Is 1, 25; Zc 13, 9; Ml 3, 2. 3; Sir 2, 5), ora la realtà supera le figure nel sacrificio della croce, che è il perfetto “battesimo con cui il Cristo stesso doveva essere battezzato” (Mc 10, 38), e al quale egli nella sua vita e nella sua missione terrena tende con tutte le sue forze, come egli stesso dice: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e come vorrei che fosse già acceso! C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!” (Lc 12, 49-50). Lo Spirito Santo è il “fuoco” salvifico che dà attuazione a quel sacrificio.

5. Nella Lettera agli Ebrei (Eb 5, 8) leggiamo ancora che Cristo, “pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza dalle cose che patì”. Venendo al mondo aveva detto al Padre: “Ecco, io vengo a fare la tua volontà” (Eb 10, 9). Nel sacrificio della croce si realizza fino in fondo proprio questa obbedienza: “Se il peccato ha generato la sofferenza, ora il dolore di Dio in Cristo crocifisso acquista per mezzo dello Spirito Santo la sua piena espressione umana . . . Ma, nello stesso tempo, dal profondo di questa sofferenza . . . lo Spirito trae una nuova misura del dono fatto all’uomo e alla creazione fin dall’inizio. Nel profondo del mistero della croce agisce l’amore, che riporta nuovamente l’uomo a partecipare alla vita, che è in Dio stesso” (Dominum et vivificantem, 41).

Perciò nei rapporti con Dio l’umanità “ha un sommo sacerdote che (sa) compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, come noi, escluso il peccato” (Eb 4, 15): in questo nuovo mistero della mediazione sacerdotale di Cristo presso il Padre, c’è l’intervento decisivo dello “Spirito eterno”, che è fuoco d’infinito amore.

6. “Lo Spirito Santo come amore e dono discende, in un certo senso, nel cuore stesso del sacrificio che viene offerto sulla croce. Riferendoci alla tradizione biblica possiamo dire: egli consuma questo sacrificio col fuoco dell’amore, che unisce il Figlio al Padre nella comunione trinitaria. E poiché il sacrificio della croce è un atto proprio di Cristo, anche in questo sacrificio egli “riceve” lo Spirito Santo. Lo riceve in modo tale, che poi egli - ed egli solo con Dio Padre - può “darlo” agli apostoli, alla Chiesa, all’umanità” (Dominum et vivificantem, 41).

È dunque giusto vedere nel sacrificio della croce il momento conclusivo della rivelazione dello Spirito Santo nella vita di Cristo. È il momento-chiave, nel quale trova il suo radicamento l’evento della Pentecoste e tutta l’irradiazione che ne emanerà nel mondo. Lo stesso “Spirito eterno” operante nel mistero della croce apparirà allora nel cenacolo sotto forma di “lingue come di fuoco” sulle teste degli apostoli, a significare che sarebbe penetrato gradualmente nelle arterie della storia umana mediante il servizio apostolico della Chiesa. Siamo chiamati a entrare anche noi nel raggio d’azione di questa misteriosa potenza salvifica che parte dalla croce e dal cenacolo, per essere attratti, in essa e per essa, nella comunione della Trinità.

Ad un gruppo di fedeli francesi

J’accueille avec plaisir les francophones présents à cette audience. J’adresse en particulier un salut très cordial aux pèlerins de l’Ile Maurice qui me rappellent les journées heureuses que j’ai passées parmi eux l’an dernier. A tous, j’offre mes vœux cordiaux pour un bon été, enrichi par la lumière de Dieu. Et je vous donne ma Bénédiction Apostolique.

Ad un gruppo di marinai americani

Dear Brothers and Sisters,

I am pleased to greet the officers and crew of the U. S. S. Dwight D. Eisenhower, and I offer my prayerful best wishes to those who yesterday received the Sacrament of Confirmation. My greetings also go to the group from Waipahu, Hawaii, which is visiting Rome on the occasion of the Golden Jubilee of their Parish. Upon all the English-speaking pilgrims and visitors, I cordially invoke the grace and peace of the Lord Jesus Christ.

A diversi pellegrini del Giappone

Sia lodato Gesù Cristo!

Carissimi pellegrini provenienti da varie parti del Giappone, si sta avvicinando il 45 anniversario dello scoppio della bomba atomica. “No more Hiroshima!”. Ricordando questo appello, preghiamo per la pace e la giustizia nel mondo, per l’intercessione della “Regina Pacis”.

Con questo auspicio vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

A fedeli di espressione tedesca

Liebe Schwestern und Brüder!

Mit diesen kurzen Worten der Betrachtung grüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache sehr herzlich. Allen, die in diesen Wochen Ferien machen, wünsche ich erholsame Tage. Euch und Euren lieben Angehörigen in der Heimat sowie den über Radio Vatikan verbundenen Hörerinnen und Hörern erteile ich von Herzen meinen Apostolischen Segen.

A gruppi di lingua spagnola provenienti da Paesi dell’America Latina e dalla Spagna

Deseo ahora saludar a todas las personas y grupos procedentes de los diversos Países de América Latina y de España.

En particular a las religiosas “Siervas del Amor Misericordioso”, a quienes aliento a una renovada entrega a su vocación de amor y servicio.

Igualmente saludo a los numerosos peregrinos provenientes de México.

A todos bendigo de corazón.

Ai fedeli di lingua portoghese

Amadíssimos irmãos e irmãs,

Ao grupo de peregrinos provenientes do Brasil, especialmente os presidentes e diretores de vários bancos associados; e os que vieram de Portugal, da Terceira Ordem Franciscana, e os integrantes da Paróquia de Nossa Senhora de Fátima, da Diocese de Viana do Castelo, que fazem uma viagem penitente, oferecendos seus sacrifícios pelas intenções do Papa e pela Paz do mundo, para estimular, também todos os peregrinos aqui presentes, a renovar a própria vida cristã e a contribuir assim para a Nova Evangelização da Humanidade dentro da perspectiva do final deste século, faço chegar a minha Bênção Apostólica.

Ai numerosi fedeli polacchi

“Z dawna Polski Tyś Królową, Maryjo, Ty za nami przemów słowo”.

T Twoje sŁowo za nami, o Matko, nabiera szczególnej wymowy w dniu, w którym wspominamy owstanie Warszawskie. Nie możemy go nie wspominać rokrocznie. Powstanie to wspomina Warszawa i Polska. Czy pamięta o nim Europa i świat?

Nie możemy nie wspominać tego bohaterskiego zrywu. Chociaż wielu wydał on się przede wszystkim “szaleńczy”, innym “niepotrzebny” - nie możemy nie pochylić czoła przed ludźmi, którzy gotowi byli położyć młode życie na płonącym ołtarzu stolicy. I wielu z nich legło w gruzach tego Miasta, które Prymas Tysiąclecia nazywał niepokonanym. Czy naprawdę nie zostali pokonani?

Jaka była logika tego czynu?

Trudno ją zrozumieć w oderwaniu od września 1939, od całego bohaterskiego wysiłku Polski Podziemnej: państwa i armii. To ta sama wola niepodległego bytu Ojczyzny, choćby za cenę największych ofiar.

W momencie wybuchu - sierpień 1944 - wzrok pokolenia musiał być skierowany w przyszłość. Bo cóż wyłaniało się z układów stron, które miały decydować - niestety ponad głowami tych, którzy tak wiele zapłacili w walce o wolność “waszą i naszą”? Jaka niepodległość miała być “przydzielona” Polsce?

Czy Powstanie Warszawskie mogło tutaj coś zmienić? Doraźnie niczego nie zmieniło. Pozostawiło jednak wstrząsające wyzwanie na przyszłość. Na jeszcze inny sierpień!

Matko Jasnogórska. Patronko polskich sierpniów! “Weź w opiekę naród cały . . . Weź w opiekę”.

Pozdrawiam pielgrzymów z parafii św. Wincentego ŕ Paulo z Bydgoszczy; duszpasterstwo akademickie księży pallotynów z Warszawy; pielgrzymów z parafii Matki Bożej Licheńskiej w Gdyni - Babie Doły; z parafii Matki Bożej Częstochowskiej z Duminowa w diecezji koszalińsko-kołobrzeskiej; parafii Zmartwychwstania Pańskiego w Poznaniu; międzyparafialną pielgrzymkę z Poznania; młodzież z parafii św. Michała we Wrocławiu; pielgrzymów z parafii Świętych Piotra i Pawła w Opolu; Zespół Pieśni i Tańca Uniwersytetu Jagiellońskiego “Słowianki”; grupę turystyczną Top-Seven z Olsztyna; grupę esperantystów z Bydgoszczy; chór dziecięcy “Canzonetta” z Dobrego Miasta; grupę Trans-West z Rzeszowa; grupę turystyczną Żywiec-Bielsko; służbę zdrowia z Leszna; zespół “Holny” z Zakopanego; prócz tego grupę turystyczną “Corlando” z Nowego Sącza; młodzież I Liceum Ogólnokształcącego w Gdyni; uczestników grup turystycznych Orbisu, Turysty oraz turystów z Lublina.

Ad alcuni gruppi italiani

Tra i pellegrini italiani saluto in modo speciale il Parroco di San Michele Arcangelo in Pisterzo (Latina) e il gruppo di suoi parrocchiani emigrati da diversi anni a Toronto (Canada), accompagnati dal Vicario Episcopale per l’emigrazione in quella Nazione: cari fedeli italo-canadesi, anche se lontani dalla vostra Patria natale, mantenete ferma la fede cristiana, che qui avete acquisita e vivetela con coerenza e con vivo impegno di testimonianza.

Saluto poi i Gruppi Folkloristici, che partecipano al XII Festival Internazionale del Folklore “Valle di Comino-Atina” (Provincia di Frosinone), ideato per la pace, la comprensione e l’amicizia fra gli uomini; mentre ringrazio gli Organizzatori e i membri dei singoli Gruppi, vi esorto ad essere sempre messaggeri di questi tre grandi ideali, sostenuti da una profonda fede religiosa.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Infine, rivolgo il consueto saluto particolare ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Sono lieto della vostra presenza, vi ringrazio di cuore per il vostro impegno di fede e di devozione, vi saluto tutti con grande affetto e vi auguro ogni bene nel Signore! Mentre oggi la Liturgia ci fa celebrare la memoria di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, Vescovo, Dottore della Chiesa e Fondatore dei Religiosi Redentoristi, vi addito la sua Personalità, tanto eminente nella storia della Chiesa, affinché ne conosciate la dottrina, ne invochiate l’intercessione, ne imitiate la santità. Tre anni fa, il primo agosto 1987, in occasione del secondo Centenario della sua morte, avvenuta dopo una vita assai lunga (1696-1787) tutta colma di fervore spirituale e di ansia pastorale, ho scritto la Lettera Apostolica Spiritus Domini per riproporre alla Chiesa intera l’esempio delle sue virtù e la luce dei suoi insegnamenti. Oggi propongo a voi di procurarvi e di meditare le sue opere ascetiche, tuttora valide, e specialmente La pratica di amare Gesù Cristo, Del gran mezzo della preghiera, e Le glorie di Maria. Sant’Alfonso vi aiuti e vi protegga! E ispiri voi giovani, voi malati e voi sposi novelli ad amare sempre più Gesù Cristo, per mezzo di Maria!

Rinnovato appello per il popolo della Liberia in preda alle prove più crudeli

Per la seconda volta, il Papa leva la sua voce ed innalza a Dio un’accorata preghiera per il popolo della Liberia. Già mercoledì scorso, 25 luglio, il Santo Padre aveva chiesto a Dio che in Liberia “prevalga la forza del dialogo su quella delle armi”. La supplica del Santo Padre si rinnova ancora una volta stamane.

Le drammatiche notizie, che giungono dalla Liberia, mi obbligano purtroppo a levare nuovamente la mia voce e ad innalzare a Dio un’accorata preghiera per quel popolo, in preda alle prove più crudeli. Terribili violenze e massacri fanno vittime anche tra i civili indifesi e non risparmiano neppure gli ospedali, né le chiese trasformate in luoghi di rifugio. Ecco la sorte riservata a quei nostri fratelli in umanità.

Chiedo insistentemente alle parti in conflitto e, in particolare, a coloro che le guidano nella lotta fratricida, di porre fine alla passione imposta a tutto un popolo. Supplico che non venga ostacolata l’azione generosa delle organizzazioni di soccorso, il cui personale, rischiando spesso la vita, si sforza di portare cure e conforto, e di proteggere le vite innocenti.

Ancora una volta faccio appello alla solidarietà internazionale: i paesi amici della Liberia e quelli che le sono tradizionalmente legati non permettano che si compia, nell’indifferenza dell’opinione pubblica, quella che può ben dirsi una guerra fratricida.

Vi invito ad unirvi alla mia preghiera perché Dio, per intercessione materna della Vergine Maria, aiuti tutti i Liberiani a riscoprire i valori della vita umana, della fratellanza e della pace, senza i quali non potrà costruirsi l’avvenire di quell’amata Nazione.



© Copyright 1990 - Libreria Editrice Vaticana
MARIOCAPALBO
00sabato 6 aprile 2013 20:05
Lo Spirito Santo nella risurrezione di Gesù
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 8 agosto 1990



1. L’apostolo Pietro afferma nella sua prima Lettera: “Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli in giusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nella carne, ma reso vivo nello Spirito” (1 Pt 3, 18). Anche l’apostolo Paolo afferma la stessa verità nell’introduzione alla Lettera ai Romani, dove si presenta come l’annunziatore del Vangelo di Dio stesso. E scrive: “Questo (il Vangelo) è riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dei morti, Gesù Cristo, nostro Signore” (Rm 1, 3-4). Al riguardo ho scritto nell’enciclica Dominum et vivificantem (n. 24): “Si può dire così che l’“elevazione” messianica di Cristo nello Spirito Santo raggiunga il suo zenit nella risurrezione, nella quale egli si rivela anche come Figlio di Dio “pieno di potenza””.

Gli studiosi ritengono che in questo passo della Lettera ai Romani - come anche in quello della Lettera di Pietro - sia contenuta una professione di fede precedente, ripresa dai due apostoli dalla fonte viva della prima comunità cristiana. Tra gli elementi di questa professione di fede, si trova l’affermazione che lo Spirito Santo operante nella risurrezione è lo “Spirito di santificazione”. Possiamo dunque dire che il Cristo, che era il Figlio di Dio sin dal momento del suo concepimento nel grembo di Maria per opera dello Spirito Santo, nella risurrezione viene “costituito” come fonte di vita e di santità: “pieno di potenza di santificazione” per opera dello stesso Spirito Santo.

Si rivela così in tutto il suo significato il gesto che Gesù compie la sera stessa del giorno della risurrezione, “il primo dopo il sabato” quando, comparendo agli apostoli, mostra loro le mani e il costato, alita loro e dice: “Ricevete lo Spirito Santo” (Gv 20, 22).

2. A questo proposito, particolare attenzione merita la prima Lettera di Paolo ai Corinzi. Abbiamo visto a suo tempo, nelle catechesi cristologiche, che in essa si trova la prima annotazione storica circa le testimonianze sulla risurrezione di Cristo, che per l’apostolo appartengono ormai alla tradizione della Chiesa: “Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici” (1 Cor 15, 3-5). A questo punto l’apostolo elenca diverse cristofanie che seguirono dopo la risurrezione, ricordando alla fine quella sperimentata da lui stesso.

Si tratta di un testo molto importante che documenta non solo la persuasione dei primi cristiani circa la risurrezione di Gesù, ma anche la predicazione degli apostoli, la tradizione in formazione, e lo stesso contenuto pneumatologico ed escatologico di quella fede della Chiesa primitiva.

Nella sua Lettera, infatti, collegando la risurrezione di Cristo alla fede nell’universale “risurrezione del corpo”, l’apostolo stabilisce il rapporto tra Cristo e Adamo in questi termini: “Il primo uomo, Adamo, divenne un’anima vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita” (1 Cor 15, 45). Scrivendo di Adamo che divenne “un’anima vivente” Paolo cita il testo della Genesi (2, 7), secondo cui Adamo “divenne un’anima vivente” grazie all’“alito di vita” che Dio “soffiò nelle sue narici”; Paolo poi sostiene che Gesù Cristo, come uomo risorto, supera Adamo: possiede infatti la pienezza dello Spirito Santo, che in modo nuovo deve dar vita all’uomo così da renderlo un essere spirituale. Se il nuovo Adamo è diventato “spirito datore di vita”, ciò non significa che egli si identifichi come persona con lo Spirito Santo che “dà la vita” (divina), ma che, possedendo come uomo la pienezza di questo Spirito, lo dà agli apostoli, alla Chiesa e all’umanità. È “spirito che dà vita” per mezzo della sua morte e della sua risurrezione, ossia del sacrificio offerto sulla croce.

3. Il testo dell’apostolo fa parte dell’istruzione di Paolo sul destino del corpo umano, di cui è principio vitale l’anima (“psyché” in greco, “nefesh” in ebraico). È un principio naturale, dal quale il corpo appare abbandonato al momento della morte, evento davanti a cui si pone, come problema di esistenza prima ancora che di riflessione filosofica, l’interrogativo sull’immortalità.

Secondo l’apostolo, la risurrezione di Cristo risponde a questo interrogativo con una certezza di fede. Il corpo di Cristo, colmato di Spirito Santo nella risurrezione, è la fonte della nuova vita dei corpi risuscitati: “Si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale”. Il corpo “animale” (cioè animato dalla “psyché”) è destinato a scomparire per cedere il posto al corpo “spirituale”, animato dal “pneuma”, lo Spirito, che è principio di nuova vita già durante la presente vita mortale, ma raggiungerà la sua piena efficacia dopo la morte. Allora sarà autore della risurrezione del “corpo animale” nell’integrale realtà del “corpo pneumatico” mediante l’unione con Cristo risuscitato, uomo celeste e “Spirito vivificante” (1 Cor 15, 44. 45-49).

La futura risurrezione dei corpi è dunque legata alla loro spiritualizzazione a somiglianza del corpo di Cristo, vivificato dalla potenza dello Spirito Santo. Questa è la risposta dell’apostolo all’interrogativo che egli stesso si pone: “Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?”. “Stolto! - esclama Paolo -. Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore; e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco, di grano per esempio, o di altro genere. E Dio gli dà un corpo come ha stabilito . . . così anche la risurrezione dei morti . . .: si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale” (1 Cor 15, 35. 36-44).

4. Secondo l’apostolo, dunque, la vita in Cristo è nello stesso tempo la vita nello Spirito Santo: “Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene”. La vera libertà si trova in Cristo e nel suo Spirito, “perché la legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte” (Rm 8, 9. 2). La santificazione in Cristo è nello stesso tempo la santificazione nello Spirito Santo. Se Cristo “intercede per noi”, allora anche lo Spirito Santo “intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili . . . Intercede per i credenti secondo i disegni di Dio” (Rm 8, 34. 26-27).

Come si rileva da questi testi paolini, lo Spirito Santo, che ha agito nella risurrezione di Cristo, già infonde nel cristiano la nuova vita, nella prospettiva escatologica della futura risurrezione. Vi è una continuità tra la risurrezione di Cristo, la vita nuova del cristiano liberato dal peccato e reso partecipe del mistero pasquale, e la futura ricostituzione dell’unità di corpo e anima nella risurrezione da morte: l’autore di tutto lo sviluppo della vita nuova in Cristo è lo Spirito Santo.

5. Si può dire che la missione di Cristo raggiunge veramente il suo zenit nel mistero pasquale, dove lo stretto rapporto tra la cristologia e la pneumatologia si apre, dinanzi allo sguardo del credente e alla ricerca del teologo, sull’orizzonte escatologico. Ma questa prospettiva include anche il piano ecclesiologico: perché “la Chiesa . . . annuncia colui che dà . . . vita: lo Spirito vivificatore; lo annuncia e con lui coopera nel dare la vita. Infatti, se “il corpo è morto a causa del peccato . . ., lo Spirito è vita a causa della giustificazione” (Rm 8, 10), operata da Cristo crocifisso e risorto. E in nome della risurrezione di Cristo la Chiesa serve la vita che proviene da Dio stesso, in stretta unione e in umile servizio allo Spirito” (Dominum et vivificantem, 58).

6. Al centro di questo servizio si trova l’Eucaristia. Questo sacramento, nel quale continua e si rinnova incessantemente il dono redentore di Cristo, contiene nello stesso tempo la vivificante potenza dello Spirito Santo. L’Eucaristia è, dunque, il sacramento nel quale lo Spirito continua a operare e a “rivelarsi” come principio vitale dell’uomo nel tempo e nell’eternità. È sorgente di luce per l’intelligenza e di forza per la condotta, secondo la parola di Gesù a Cafarnao: “È lo Spirito che dà la vita . . . Le parole che vi ho dette (sul “pane che scende dal cielo”) sono spirito e vita” (Gv 6, 63).

Ai fedeli di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

Je salue très cordialement tous les pèlerins de langue française qui sont présents ici ce matin. En particulier, j’offre mes vœux amicaux aux groupes de pèlerins de Côte d’Ivoire et à ceux de la République Centrafricaine, pour que leur pèlerinage soit une étape féconde dans leur vie ecclésiale.

Je souhaite que ce temps de vacances permette à chacun de reprendre des forces physiques et spirituelles. Je vous donne de tout cœur ma Bénédiction Apostolique.

A numerosi pellegrini provenienti da aree di espressione linguistica inglese

Dear Brothers and Sisters,

I am pleased to greet the many pilgrim groups present at today’s Audience, particularly those from Indonesia, Hong Kong and Korea. May your visit to the tombs of the Apostles Peter and Paul fill your hearts with a deep desire to follow Christ in fidelity and truth. My greetings and thanks also go to the Wenhaston Boys’ Choir from England and the "Chorus Urbanus" from Gozo in Malta: you have helped us lift our hearts and minds to God with your joyful singing. And to all the English-speaking pilgrims and visitors I willingly impart my Apostolic Blessing.

Ai fedeli provenienti dal Giappone

Sia lodato Gesù Cristo!

Dilettissimi pellegrini dei vari gruppi giapponesi. La solennità della Beata Vergine Maria Assunta in cielo è ormai imminente. Io so che in questa stessa data voi commemorate la fine della seconda guerra mondiale. Ora perciò, carissimi pellegrini, invocando l’intercessione materna della Madonna preghiamo per la pace nel mondo.

Con questo auspicio imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica a tutti voi e in particolare al gruppo dei pellegrini devoti di S. Massimiliano Kolbe.

Ringrazio inoltre cordialmente il coro di Arakawa.

Sia lodato Gesù Cristo!

Ai pellegrini di lingua tedesca

Liebe Schwestern und Brüder!

Mit dieser kurzen Betrachtung grüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache sehr herzlich. Mein besonderer Gruß gilt der Pilgergruppe aus Kallmünz und den zahlreichen Jugendgruppen. Eure Reise nach Rom möge auch der inneren Bereicherung und der Stärkung der Einheit mit dem Nachfolger des Apostels Petrus dienen. Zugleich wünsche ich Euch noch einen angenehmen Urlaub. Euch allen und euren Lieben in der Heimat sowie den mit uns über Radio Vatikan verbundenen Hörerinnen und Hörern erteile ich von Herzen meinen Apostolischen Segen.

Ai fedeli di lingua spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

Saludo ahora muy cordialmente a los peregrinos y visitantes procedentes de los diversos Países de América Latina y de España. En particular, a los grupos corales “Orfeón de Sabadell” y “Schola Cantorum Círculo Católico de Obreros de Burgos”. Que vuestro canto sea siempre una alabanza a Dios por la belleza del creado y por su mucho amor para con nosotros.

Igualmente, saludo a la peregrinación del Instituto Secular Obreras de la Cruz, de Valencia, y a la peregrinación Franciscana de México. A todos bendigo de corazón.

Ai fedeli di lingua portoghese

Caríssimos irmãos e irmãs,

Com estas reflexões sobre a catequese semanal, saúdo com afecto todos os visitantes de língua portuguesa e concedo-lhes a minha Bênção Apostólica.

Ai connazionali polacchi

Ustóp Twoich, Pani Jasnogórska, przypomniałem przed tygodniem Powstanie Warszawskie. Ostatni wstrząsający krzyk Polski podziemnej o prawo do niepodległego bytu Narodu i Państwa.

Dziś pragnę wrócić do słów, jakie dane mi było wypowiedzieć w roku 1982 na spotkaniu z Polakami w Londynie.

“Nie można o was myśleć, wychodząc od pojęcia "emigracja"; trzeba myśleć, wychodząc od rzeczywistości "Ojczyzna" . . . Ci, którzy tutaj znaleźli się w ramach wydarzeń wojennych, nie byli emigrantami. Byli Polską wyrwaną z własnych granic, z własnych pobojowisk”.

Stanowili “sam rdzeń Polski walczącej o świętą sprawę swej niepodległości”. Raz jeszcze według tego hasła: “za wolność naszą i waszą”. Taką Polskę stanowili lotnicy broniący wysp brytyjskich, dywizje i brygady walczące pod Narwikiem, dywizje i brygady nadciągające z głębi republik radzieckich wschodniej Europy i Azji, a potem przez Persję, Bliski Wschód, Egipt i Libię, na Półwysep Apeniński, pod Monte Cassino, przywracając wolność “ziemi włoskiej”.

To miało miejsce w połowie maja 1944 - a u progu sierpnia wybuchło w Warszawie powstanie.

Zespół działań połączonych wspólną logiką. Czy tylko działań “straceńców”? Nie doszli żołnierze spod Monte Cassino do niepodległej Ojczyzny. Żołnierzy armii podziemnej traktowano jak przestępców. Matko, która nas znasz! Matko, która nas znasz! Ty jednak nie pozwoliłaś nam zwątpić!

Witam wszystkich pielgrzymów z Polski, w szczególności z Krakowa, z parafii Matki Bożej Nieustającej Pomocy - redemptoryści; wspólnoty absolwentów duszpasterstw krakowskich; z Brzezin Śląskich, z parafii Najświętszego Serca Pana Jezusa; z Tarnowa, z parafii katedralnej; pielgrzymkę nauczycieli i przyjaciół prywatnego Liceum Ogólnokształcącego Sióstr Nazaretanek z Warszawy; pielgrzymkę diecezji siedleckiej; pielgrzymów z Włodawy, z parafii św. Ludwika; pielgrzymkę nauczycieli z parafii św. Stanisława Biskupa i Męczennika z Siedlec; pielgrzymkę nauczycieli Liceum Ogólnokształcącego z Siedlec; pielgrzymkę z diecezji warmińskiej; z parafii św. Stanisława Kostki w Szczecinie; pielgrzymkę Klubów Inteligencji Katolickiej z Gorzowa; pielgrzymkę nauczycieli ze Sprotawy w diecezji gorzowskiej; z parafii św. Antoniego w Nowej Soli; z parafii Matki Bożej Saletyńskiej z Trzcianek w diecezji gorzowskiej; z parafii Chrystusa Króla w Rawiczu; z parafii św. Karola Boromeusza oo. franciszkanów we Wrocławiu; z parafii św. Małgorzaty w Bytomiu; z parafii św. Anny w Zabrzu; z parafii Bożego Ciała w Oleśnie; współpracowników księży pallotynów z całej Polski; pielgrzymkę z Ligockiej Kuźni i Pawłowic Śląskich; z parafii Świętych Piotra i Pawła w Pucku; grupę nauczycieli z Gawczyc i Kożuchowa; Zespół Pieśni i Tańca “Łany” z Poznania; grupę turystyczną Anda z Miejskiej Górki; grupę Sigma Travel z Warszawy; Ol Tour z Olsztyna; zespół folklorystyczny “Stobniczany” z Soszczna; grupę kolejarzy z Poznania, Bydgoszczy i Gdyni; grupy turystyczne z Bydgoszczy, Poznania i Siedlec; studentów z Olsztyna oraz uczestników grup turystycznych Orbisu z Pabianic i Katowic, PKS-u z Warszawy i PTTK z Andrychowa.

Ai gruppi di fedeli italiani

Saluto ora i numerosi pellegrini di lingua italiana; in particolare mi rivolgo ai partecipanti in questi giorni al campo-scuola organizzato dall’Opera per la Gioventù “Giorgio La Pira”. Tra essi sono i professori e gli studenti dell’università di Leningrado, e dell’Istituto Relazioni Internazionali di Mosca. Vi sono pure gli studenti ortodossi della Grecia. Vi do il mio benvenuto, augurando che il vostro soggiorno a Roma serva anche per approfondire la vostra cultura profana e religiosa.

Il mio pensiero va poi ai fedeli della Parrocchia di S. Antonio Abate di Bergenno, in Diocesi di Bergamo, che concludono con questo pellegrinaggio a Roma lo speciale anno di riflessione e di catechesi sulla parola di Dio. Vi esprimo il mio compiacimento per la vostra iniziativa, tanto importante per la crescita della vostra Fede.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Ed ora, come di consueto, rivolgo un saluto particolare ai giovani, agli ammalati, e a tutte le coppie di sposi novelli. Carissimi, l’altro ieri abbiamo ricordato il Cristo trasfigurato sul Monte Tabor. Tale celebrazione liturgica risuoni ancora nel vostro animo e vi sia di stimolo a misurarvi con le altezze inebrianti della fede e della contemplazione.

Voi giovani, che in questo tempo di vacanza avete la possibilità di salire sulle vette delle montagne, sappiate contemplare, da lassù, il volto splendente di Dio, che si riflette nelle meraviglie del creato.

La trasfigurazione del Tabor sia anche per voi ammalati un segno di speranza, che vi fa guardare, oltre la croce e la sofferenza, al Cristo risorto e glorificato.

E voi, cari sposi novelli, sappiate impiantare la tenda della vostra nascente famiglia sulla realtà della fede di Dio che ama, fiduciosi che, mediante la preghiera quotidiana, potrete camminare insieme verso la realizzazione di una reciproca e feconda donazione, come collaboratori di Dio nella trasmissione della vita.

A tutti la mia Benedizione.



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MARIOCAPALBO
00sabato 6 aprile 2013 20:05
Pedagogia della divina rivelazione circa la persona dello Spirito Santo
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 22 agosto 1990



1. Abbiamo finora dedicato una serie di catechesi all’azione dello Spirito Santo, considerandola dapprima alla luce dell’Antico Testamento e poi nei vari momenti della vita di Cristo. Ora passiamo ad esaminare il mistero della stessa Persona dello Spirito Santo, vivente in comunione col Padre e col Figlio nell’unità della Trinità divina. Siamo nella fase più alta di quella che abbiamo più volte chiamato l’autorivelazione di Dio: ossia la manifestazione della propria intima essenza e del proprio disegno, da parte del Dio che Gesù ci ha insegnato a riconoscere e invocare come Padre. Questo Dio infinitamente vero e buono s’è sempre attenuto a una sorta di trascendente pedagogia per istruirci e per attrarci a sé. Ciò è avvenuto anche nella rivelazione dello Spirito Santo.

2. Ce lo ricorda san Gregorio Nazianzeno in un bel testo che spiega il filo conduttore dell’azione progressiva di Dio nella storia della salvezza in relazione al mistero della Trinità delle divine Persone nell’unità della divina sostanza. “In effetti - dice quel grande Padre della Chiesa - l’Antico Testamento predicava manifestamente il Padre, e più oscuramente il Figlio; il Nuovo Testamento ha manifestato il Figlio e ha suggerito la divinità dello Spirito Santo. Attualmente, lo Spirito abita in noi e si manifesta più chiaramente. Non era infatti prudente, quando la divinità del Padre non era ancora confessata, predicare apertamente il Figlio, e prima che la divinità del Figlio fosse riconosciuta, imporci in sovrappiù - qui parlo con troppa audacia - lo Spirito Santo” (S. Gregorio Nazianzeno, Orat. XXXI, Theol. V, 26: PG 36, 161). Per l’uomo era dunque difficile, secondo il Nazianzeno, l’accettazione della rivelazione di Dio come essere uno nella natura e trino nelle persone, perché troppo più alta dei concetti dell’intelletto umano, presi nel loro comune significato: e difficile, del resto, è rimasta sempre per moltissimi uomini, anche sinceramente religiosi, come la storia ci attesta dell’Ebraismo e dell’Islam.

3. Che questo progresso pedagogico nella rivelazione divina sia avvenuto, è risultato dalle catechesi precedenti, nelle quali abbiamo visto che l’Antico Testamento in molti punti e in molti modi parla dello Spirito di Dio, a cominciare dall’inizio del Libro della Genesi. Ma abbiamo sempre fatto notare che si trattava di preannunci e presagi riguardanti piuttosto l’azione della Spirito Santo nell’uomo e nella storia, e non già la sua Persona, almeno in modo esplicito e diretto. Nel vasto spazio dell’Antico Testamento si può parlare di scoperta, di assaggio, di progressiva comprensione dell’azione dello Spirito, restando tuttavia sempre nell’ombra la distinzione delle persone nell’unità di Dio. I testi anche più antichi indicano come provenienti dallo Spirito di Dio certi fenomeni che si verificano nel mondo fisico e in quello psicologico e spirituale: si tratti dell’“alito di Dio” che anima l’universo fin dal momento della creazione, o di una forza sovrumana concessa ai personaggi chiamati a speciali imprese per la guida e la difesa del “popolo di Dio” come la forza fisica a Sansone (cf. Gdc 14, 6), l’investitura a Gedeone (Gdc 6, 34), la vittoria nella lotta di Iefte con gli Ammoniti (Gdc 11, 29). In altri casi troviamo che lo Spirito di Dio non solo “investe” ma “rapisce” l’uomo (Elia: 1 Re 18, 12), opera i trasporti e le estasi profetiche, concede la capacità di interpretare i sogni (Giuseppe in Egitto)(Gen 41, 38). In tutti questi casi si tratta di un’azione di carattere immediato e transitorio - che potremmo dire carismatica - per il bene del popolo di Dio.

4. D’altra parte, lo stesso Antico Testamento ci presenta molti casi di un’azione costante condotta dallo Spirito di Dio che, secondo il linguaggio biblico, “si posa sull’uomo”, come avviene per Mosè, Giosuè, Davide, Elia, Eliseo. Soprattutto i profeti sono i portatori dello Spirito di Dio. La connessione tra la parola profetica e lo Spirito di Dio è già affermata nella storia di Balaam (Nm 24, 2-3) e viene accennata in un episodio del Primo Libro dei Re (1 Re 22, 24). Dopo l’esilio, Ezechiele si mostra pienamente consapevole dell’origine della sua ispirazione: “Lo Spirito del Signore venne su di me e mi disse: Parla . . .” (Ez 11, 5) e Zaccaria ricorda che Dio aveva parlato al suo popolo “mediante il suo Spirito per mezzo dei profeti del passato” (Zc 7, 12).

Anche in questo periodo, allo Spirito di Dio e alla sua azione vengono attribuiti soprattutto gli effetti di natura morale (così ad esempio nei Salmi 50 e 142, e nel Libro della Sapienza). Abbiamo riferito e analizzato a suo tempo questi passi.

5. Ma i testi più significativi e importanti sono quelli che i profeti hanno dedicato allo Spirito del Signore che doveva posarsi sul Messia, sulla comunità messianica e sopra i suoi membri, e soprattutto i testi delle profezie messianiche di Isaia: qui si rivela che lo Spirito del Signore sarà prima sopra il “germoglio di Jesse”, discendente e successore di Davide, poi sopra il “Servo del Signore”, che sarà “alleanza del popolo e luce delle nazioni”, infine sopra l’evangelizzatore dei poveri (Is 11, 1-2; 42, 1. 6; 61, 1).

Secondo le antiche profezie, lo Spirito del Signore rinnoverà anche il volto spirituale del “resto d’Israele”, ossia della comunità messianica rimasta fedele alla vocazione divina: come ci dicono i passi non soltanto di Isaia (Is 44,3; 59,21), ma anche di Ezechiele (Ez 36, 27; 37, 14), Gioele (Gl 3, 1-2) e Zaccaria (Zc 12, 10).

6. In tal modo l’Antico Testamento, con l’abbondanza dei riferimenti all’azione dello Spirito di Dio, prepara la comprensione di quanto viene detto nella rivelazione del Nuovo Testamento circa lo Spirito Santo come Persona nella sua unità col Padre e col Figlio. Tutto si svolge sul filo della pedagogia divina che educa gli uomini alla conoscenza e al riconoscimento dei più alti misteri: la Trinità, l’incarnazione del Verbo, la venuta dello Spirito Santo. Nell’Antico Testamento tutto era stato concentrato sulla verità del monoteismo, affidata a Israele, che doveva essere continuamente difesa e consolidata di fronte alle tentazioni del politeismo, provenienti da diverse parti.

7. Nella nuova alleanza giungiamo a una nuova tappa: la maggiore consapevolezza del valore della persona in riferimento all’uomo ha creato un contesto nel quale anche la rivelazione dello Spirito Santo come Persona trova il terreno preparato. Lo Spirito Santo è Colui che inabita l’uomo e che, dimorandovi, lo santifica soprattutto con la potenza dell’amore che Egli stesso è. In questo modo la rivelazione dello Spirito-Persona svela anche la profondità interiore dell’uomo. E per mezzo di questa più profonda esplorazione dello spirito umano ci si rende meglio conto che lo Spirito Santo diventa fonte della comunione dell’uomo con Dio, e anche della “comunione” interpersonale tra gli uomini. Questa è la sintesi della nuova rivelazione della Persona dello Spirito Santo, sulla quale rifletteremo nelle prossime catechesi.

Ai gruppi di espressione tedesca

Liebe Schwestern und Brüder!

Mit dieser kurzen Betrachtung grüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache sehr herzlich. Mein besonderer Gruß gilt der Pilgergruppe aus Deutschkreuz im Burgenland mit ihrem weit bekannten Musikverein. Euch allen und Euren liebe Angehörigen in der Heimat sowie den mit uns über Radio Vatikan verbundenen Hörern erteile ich von Herzen meinen Apostolischen Segen.

Ai connazionali polacchi

Na święto matki Bożej Jasnogórskiej czytamy ewangelię o zaślubinach w Kanie. W lekcji Paweł Apostoł przypomina: “niejesteś już niewolnikiem, lecz synem”.

“Nasze Boże synostwo niesie w sobie dziedzictwo wolności. . . . Chrystus obecny wraz ze swą Matką w polskiej Kanie stawia przed nami z pokolenia na pokolenie wielką sprawę wolności. Wolność jest dana człowiekowi od Boga jako miara jego godności. Jednakże jest mu ona równocześnie zadana. . . . Ta jasnogórska ewangelizacja do życia w wolności godnej synów Bożych ma swą długą, sześciowiekową historię. . . . Jak wiele o tym mogłaby powiedzieć kaplica jasnogórskiego obrazu? Jak wiele mogłyby powiedzieć konfesjonały całej bazyliki? . . . Olbrzymi rozdział historii ludzkich dusz! To jest chyba też najbardziej podstawowy wymiar jasnogórskiego sześćsetlecia”.

Powtarzam dzisiaj te zdania wyjęte z homilii na uroczystość tego właśnie sześćsetlecia w roku 1983.

A dalej: “Jasnogórska ewangelizacja wolności ma jeszcze inny wymiar. Jest to wymiar wolności Narodu, wymiar wolnej Ojczyzny . . . Państwo jest istotnie suwerenne, jeśli rządzi społeczeństwem i zarazem służy dobru wspólnemu społeczeństwa i jeśli pozwala Narodowi realizować właściwą mu podmiotowość, właściwą mu tożsamość”.

Przypominam tę homilię, gdy zbliża się tegoroczne święto Matki Jasnogórskiej.

Sobór pouczył nas, że Bogarodzica jest stale obecna w życiu Chrystusa i Kościoła - przez Kościół w życiu ludów i narodów. W ich historii. W ich cierpieniach i zmaganiach. W ich dojrzewaniu duchowym i społecznym.

Matko Boga i ludzi! Na Twoje święto w roku 1990 zapraszamy Cię w nowy rozdział naszego pielgrzymowania. Zapraszamy przez Ciebie Chrystusa. Tak jak w Kanie Galilejskiej.

Ai fedeli di espressione francese

Chers Frères et Sœurs,

Je salue très cordialememt tous les pèlerins de langue française qui sont présents ce matin. Je tiens à dire, en particulier, toute mon affection et mon union de prière aux pèlerins venus du Liban, cette terre si cruellement éprouvée. Je salue les pèlerins d’Athènes, héritiers d’une longue et belle histoire, témoins de la foi au lieu même où saint Paul l’avait annoncée. Je salue les pèlerins de l’Ile de La Réunion, ceux de Montpellier, de Pontoise, ainsi que le groupe des jeunes de France qui se sont mis sur les pas du Christ à la suite de saint François d’Assise. A chacun d’entre vous, mes chers amis, j’accorde ma Bénédiction Apostolique.

Ai pellegrini di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

My special greeting goes to the "Little Flowers of Taiwan" dance group. Your proud witness to an ancient tradition reminds us all of the beauty and diversity of human cultures and of the need for greater understanding among peoples everywhere. To you and to all the English-speaking visitors and pilgrims at today’s audience I cordially impart my Apostolic Blessing.

Ai numerosi visitatori di espressione spagnola

Saludo ahora muy cordialmente a todos los peregrinos y visitantes de lengua española. En particular, a las Religiosas Misioneras de Acción Parroquial; igualmente, al grupo juvenil “Pueblo de Dios en Marcha” a quienes aliento vivamente en su empeño por seguir siempre a Cristo, Camino, Verdad y Vida. Es ésta una invitación que hago extensiva a los numerosos jóvenes españoles y latinoamericanos aquí presentes.

Mi cordial bienvenida a las peregrinaciones de Albaida, Manises y Parroquia Santa Cecilia de Valencia.

A todas las personas, familias y grupos procedentes de los diversos Países de América Latina y de España imparto con afecto la Bendición Apostólica.

Ai fedeli di lingua portoghese

Amadíssimos irmãos e irmãs,

Saúdo agora todos os peregrinos e visitantes de língua portuguesa.

Em particular as Irmãs Reparadoras de Nossa Senhora das Dores, de Fátima, o grupo da diocese de Viseu e de Fátima e o grupo de Nossa Senhora do Sameiro, de Braga.

Saúdo igualmente o grupo de peregrinos vindos de São Paulo e do Rio de Janeiro.

Sede bem-vindos!

Que este encontro com o Papa vos sirva de estímulo para abraçardes cada vez mais a Cristo na vida de cada dia.

A todos vós e às vossas famílias concedo de todo o coração a minha Bênção Apostólica.

Ad un gruppo di visitatori provenienti dal Giappone

Sia lodato Gesù Cristo! Dilettissimi voi giovani qui giunti come delegati per commemorare una visita compiuta 400 anni fa da altri giovani del Giappone, e voi buddisti che avete partecipato al 40° convegno, trattando dell’ecologia. Oggi ci riunisce in preghiera il pericolo di una guerra che minaccia la desiderata pace nel mondo. Il Signore, per intercessione della Beata Maria Vergine, esaudisca le nostre invocazioni. Con questo augurio vi benedico tutti di cuore. Sia lodato Gesù Cristo!

Ai pellegrini di lingua italiana

Desidero rivolgere un particolare saluto ad alcuni gruppi di pellegrini di lingua italiana, ed in primo luogo ai Seminaristi di Bergamo, che, accompagnati dai loro Superiori e Assistenti, nonché da un buon gruppo di familiari, stanno visitando la Città di Roma, per rivivere le testimonianze degli apostoli Pietro e Paolo, e dei martiri. A tutti loro l’augurio per un buon proseguimento del cammino vocazionale verso il sacerdozio.

Saluto poi le Capitolari della Congregazione delle Suore di Santa Anna, guidate dalla loro Madre Generale; auspico per la loro Famiglia religiosa, sempre bene impegnata nella educazione della gioventù femminile, il dono di numerose vocazioni e la costante assistenza dello Spirito Santo.

Il mio pensiero va poi al gruppo dell’Unitalsi di Macerata, di ritorno da un Pellegrinaggio a Lourdes. Benedico volentieri l’immagine della Vergine che essi desiderano collocare nel reparto “dialisi” dell’Ospedale di Tolentino.

Saluto, anche, al gruppo dell’Oratorio Maschile della parrocchia S. Maria Nascente in Garbagnate (Milano), giunto qui in bicicletta per far benedire la prima pietra di una nuova chiesa, tratta dalle rocce del Sacro Speco di Subiaco.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Il mio pensiero va ora, com’è consuetudine, ai giovani, ai malati ed alle coppie di sposi novelli qui presenti. Oggi la Chiesa fa memoria della Beata Vergine Maria Regina; questa gioiosa circostanza ci suggerisce una parola di esortazione per ciascuno di voi, cari fratelli e sorelle.

A voi, giovani, auguro che Maria sia la Regina dei vostri cuori. Ella vi insegni la purezza degli affetti, lo slancio nelle imprese generose, la sincerità nella ricerca della verità e della giustizia, il senso della vera libertà che sta nell’obbedienza responsabile alla legge di Dio. La regalità di Maria è un richiamo a prendere sempre più coscienza della dignità di figli di Dio.

La festa della Regalità di Maria, carissimi malati, vi faccia comprendere il senso cristiano della sofferenza. Maria è Regina che sta sotto la croce del Figlio incoronato di spine. Partecipe del vostro dolore, Ella vi mostra il valore redentivo della malattia, soffrendo con voi.

E voi, sposi novelli, offrite il vostro amore a Maria che è la Regina e la Maestra del bell’amore, la creatura che meglio di ogni altra conosce i segreti del cuore umano. Vi auguro che possiate elevare a tale altezza il vostro amore sponsale. A tutti imparto la mia Benedizione.



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MARIOCAPALBO
00sabato 6 aprile 2013 20:06
La rivelazione dello Spirito Santo come persona della Trinità
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 29 agosto 1990



1. Dopo la sua risurrezione, Gesù apparve agli undici apostoli e disse loro: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28, 19). È l’apostolo-evangelista Matteo che, alla fine del suo Vangelo, riporta quest’ordine col quale Gesù Cristo invia gli apostoli in tutto il mondo perché siano i suoi testimoni e continuino la sua opera di salvezza. A quelle parole corrisponde la nostra antichissima tradizione cristiana, secondo la quale il battesimo viene amministrato nel nome della santissima Trinità. Ma nel testo di Matteo è contenuta altresì quella che possiamo considerare come l’ultima parola della rivelazione della verità trinitaria, comprendente la rivelazione dello Spirito Santo come Persona uguale al Padre e al Figlio, consostanziale con loro nell’unità della divinità.

Questa rivelazione appartiene al Nuovo Testamento. Nell’Antico Testamento lo Spirito di Dio, nei vari modi di azione illustrati nelle catechesi precedenti, era la manifestazione della potenza, della sapienza e della santità di Dio. Nel Nuovo Testamento si passa chiaramente alla rivelazione dello Spirito Santo come Persona.

2. Infatti, l’espressione evangelica di Matteo 28, 19 rivela chiaramente lo Spirito Santo come Persona, perché lo nomina con le altre due Persone in modo identico, senza suggerire nessuna differenza in proposito: “il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo”. Dal Vangelo di Matteo risalta benissimo che il Padre e il Figlio sono due Persone distinte; “il Padre” è colui che Gesù chiama “il mio Padre celeste” (Mt 15, 13; 16, 17; 18, 35); “il Figlio” è Gesù stesso, designato così da una voce venuta dal cielo al momento del suo battesimo e della sua trasfigurazione, e riconosciuto da Simon Pietro come “il Cristo, Figlio del Dio vivente” (Mt 3, 17; 17, 5; 16, 16). A queste due Persone divine viene adesso associato, in modo identico, “lo Spirito Santo”. Tale associazione è resa ancora più stretta dal fatto che la frase parla del nome di questi Tre, prescrivendo di battezzare tutte le genti “nel nome del Padre e del Figlio e del Santo Spirito”. Nella Bibbia, l’espressione “nel nome di” non si adopera normalmente che per riferirsi a delle persone. È notevole inoltre che la frase evangelica ha il termine “nome” al singolare, benché menzioni più persone. Da tutto ciò risulta, in modo inequivocabile, che lo Spirito Santo è una terza Persona divina, strettamente associata al Padre e al Figlio, nell’unità di un solo “nome” divino.

Il battesimo cristiano ci mette in rapporto personale con le tre Persone divine, introducendoci così nell’intimità di Dio. E ogni volta che facciamo il segno della croce, ripetiamo l’espressione evangelica per rinnovare la nostra relazione con il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. Riconoscere lo Spirito Santo come persona è una condizione essenziale per la vita cristiana di fede e di carità.

3. La parola del Cristo risorto sul battesimo non giunge senza una preparazione nel Vangelo di Matteo. Infatti essa sta in rapporto col racconto del battesimo di Gesù stesso, ove è presentata una teofania trinitaria: Matteo ci riferisce che, quando Gesù uscì dall’acqua, “si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dai cieli che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto»” (Mt 3, 16-17). La stessa scena viene ugualmente descritta dagli altri due sinottici (Mc 1, 9-11; Lc 3, 21-22). In essa troviamo una rivelazione delle tre Persone divine: la persona di Gesù è indicata con la qualifica di Figlio; la persona del Padre si manifesta per mezzo della voce che dice: “Questi è il Figlio mio”; e la persona dello Spirito di Dio appare distinta dal Padre e dal Figlio e in rapporto con l’uno e l’altro; con il Padre celeste, perché lo Spirito scende dall’alto, e col Figlio, perché viene su di lui. Se, a una prima lettura, questa interpretazione non ha tutta la forza dell’evidenza, il raffronto con la frase finale del Vangelo (Mt 28, 19) ne assicura la fondatezza.

4. La luce che ci viene data dalla frase finale di Matteo ci permette di scoprire in altri testi ancora la personalità dello Spirito Santo. La rivelazione dello Spirito nella sua relazione col Padre e col Figlio si può cogliere anche nel racconto dell’annunciazione (Lc 1, 26-38).

Secondo la narrazione di Luca, l’angelo Gabriele, mandato da Dio a una vergine che portava il nome di Maria, le annunciò la volontà dell’eterno Padre con le seguenti parole: “Ecco, concepirai nel grembo un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo”. E quando Maria domandò come ciò potesse avvenire nella sua condizione verginale, l’angelo le rispose: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio” (Lc 1, 31-35).

Di per sé, questo testo non dice che lo Spirito Santo sia una Persona; mostra soltanto che è un essere distinto, in qualche modo, dall’Altissimo, cioè da Dio-Padre, e dal Figlio dell’Altissimo. Letto però, come facciamo spontaneamente, alla luce della fede “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, esso ci rivela l’unione delle tre Persone divine nella realizzazione del mistero che si chiama incarnazione del Verbo. La Persona dello Spirito Santo contribuì a questa realizzazione secondo il disegno del Padre, pienamente accettato dal Figlio. Per opera dello Spirito Santo, il Figlio di Dio, consostanziale all’eterno Padre, venne concepito come uomo e nacque dalla Vergine Maria. Nelle precedenti catechesi abbiamo già parlato di questo mistero, che è nello stesso tempo cristologico e pneumatologico. Qui ci basti rilevare come nell’evento dell’annunciazione si manifesta il mistero trinitario, e in particolare la Persona dello Spirito Santo.

5. A questo punto possiamo rilevare anche un riflesso di questo mistero sull’antropologia cristiana. Vi è, infatti, un collegamento tra la nascita dell’eterno Figlio di Dio nella natura umana e il “rinascere” dei figli del genere umano per l’adozione divina mediante la grazia. Questo collegamento appartiene all’economia della salvezza. In ordine ad esso, nell’economia sacramentale, è stato istituito il battesimo.

Dunque la rivelazione dello Spirito Santo come Persona sussistente nell’unità trinitaria della divinità viene particolarmente messa in rilievo sia nel mistero dell’Incarnazione dell’eterno Figlio di Dio, sia nel mistero dell’“adozione” divina dei figli del genere umano. E in questo mistero trova il suo costante adempimento l’annuncio di Giovanni riguardo al Cristo, sul Giordano: “Egli vi battezzerà in Spirito Santo” (Mt 3,11). Questa soprannaturale “adozione”, infatti, viene operata nell’ordine sacramentale proprio mediante il battesimo “da acqua e Spirito” (Gv 3, 5).

Ai pellegrini tedeschi

Liebe Schwestern und Brüder!

Mit dieser kurzen Betrachtung grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher der heutigen Audienz sehr herzlich. Ich wünsche Euch, daß Euer Besuch in Rom bei den Gräbern der Apostel Euch ein bleibendes geistliches Erlebnis und Stärkung in Eurem Glauben sei. Dazu erteile ich Euch und Euren Lieben in der Heimat sowie den uns über Radio Vatikan verbundenen Hörerinnen und Hörern von Herzen meinen Apostolischen Segen.

Ai connazionali polacchi

Matko polskich sierpniów, pragnę jeszcze w ciągu tego miesiąca podziękować Ci za sierpień 1980. Przyzwyczaiłaś nas w ciągu stuleci do tego, że jesteś obecna na Jasnej Górze, gdzie przybywają w pielgrzymkach synowie i córki naszej ziemi, a także goście z różnych stron świata.

A potem - przyzwyczaiłaś nas do tego, że Ty sama przychodzisz do nas w pielgrzymce: do katedr, do kościołów, do mieszkań, do parafii, do różnych naszych wspólnot. W sierpniu 1980 przybyłaś do stoczni gdańskich, szczecińskich . . . Byłaś pośród ludzi strajkujących. Przytoczę słowa Lecha Wałęsy wypowiedziane - po 10 latach - do Kongresu Stanów Zjednoczonych: “Zrodzony przez naród polski ruch społeczny o pięknej nazwie "Solidarność" jest ruchem skutecznym. Jego walka przyniosła . . . owoce . . . Wskazała ona kierunek i sposób działania, które obecnie mają wpływ na miliony ludzi mówiących różnymi językami. . . . była to walka prowadzona przy całkowitym wyrzeczeniu się przemocy. Wtrącano nas do więzień, wyrzucano z pracy, bito, czasem zabijano. A my nikogo nawet nie uderzyliśmy. Niczego nie zburzyliśmy, nie wybiliśmy nawet jednej szyby. Ale byliśmy za to uparci, bardzo uparci, gotowi do poświęceń, zdolni do ofiar. Wiedzieliśmy, czego chcemy. I nasza siła okazała się większa”. Pani Jasnogórska, podczas dzisiejszego spotkania dziękujemy Ci za tę moc, którą “Pan dał swemu ludowi”.

Okazała się ona większa niż przemoc. Stała się twórcza. Wiele kosztowała. Wiele odmieniła. Matko polskich sierpniów, spraw, niech się nie wyczerpią źródła tej mocy. Niech tworzą Polskę na nowo.

Ai visitatori di espressione francese

Chers Frères et Sœurs,

Je souhaite la bienvenue aux pèlerins et visiteurs de langue française qui sont présents ici ce matin. J’adresse en particulier mon cordial salut au groupe venu d’Athènes et je souhaite aux jeunes de Saint-Flour, de Nímes, de Cusset et du diocèse de Bruges de passer à Rome un séjour enrichissant et formateur. A chacun d’entre vous, mes chers amis, j’accorde ma Bénédiction Apostolique.

Ai fedeli di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I wish to welcome the English-speaking visitors present at today’s Audience, especially the pilgrim groups from Taiwan, Indonesia and South Africa, as well a the members of the Junior Soccer team from Sackville, Nova Scotia, in Canada. Upon all of you and your families I cordially invoke the grace and peace of our Lord Jesus Christ.

Ai numerosi pellegrini di espressione spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

Me es grato saludar a los sacerdotes, religiosos y religiosas, así como a los peregrinos de América Latina y España presentes en esta Audiencia.

Mi más cordial saludo se dirige también a los grupos de México y Venezuela. A todos agradezco vuestra presencia, a la vez que os aliento a dejaros guiar en todos los momentos de la vida por los designios de Dios, quien siempre busca nuestro bien.

Os imparto de corazón mi Bendición Apostólica.

Ai fedeli di lingua portoghese

Estimados irmãos e irmãs,

Saúdo agora todos os peregrinos e visitantes de lingua portuguesa.

Em particular, saúdo os grupos das paróquias de Espinho, Leça da Palmeira, da Cruz de Pau e da Póvoa de Santa Iria.

A minha saudação também para os diversos grupos vindos de São Paulo e do Rio de Janeiro.

Sede Bem-vindos!

A todos vós e às vossas famílias dou de coração a minha Bênção Apostólica.

Ad un gruppo di visitatori provenienti dal Giappone

Sia lodato Gesù Cristo! Saluto la delegazione venuta da Omura per ricordare la visita compiuta 400 anni fa da 4 ragazzi della vostra città; saluto pure i pellegrini di Tokyo. La vostra presenza è segno di una rinnovata volontà di dialogo tra oriente e occidente. Il dialogo è molto importante, perché favorisce la vicendevole comprensione. Ebbene, carissimi giapponesi, io auspico che il vostro “dialogo con l’occidente” sia efficace, grazie all’aiuto della Madre del Buon Consiglio. Con questo augurio vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!

Ai gruppi di lingua italiana

Il mio affettuoso pensiero va ora al gruppo delle Religiose che stanno partecipando alla loro XXII Settimana Biblica Nazionale, sul tema: “Il Vangelo di Matteo e il suo messaggio”. Mi compiaccio per questo vostro convegno, che certamente vi ispirerà una conoscenza più profonda e un amore più ardente. Vi auguro giornate di fruttuoso apprendimento e di santi propositi che valgano anche per una più fervorosa vita consacrata!

Rivolgo anche un saluto al gruppo parrocchiale di Pove del Grappa, in diocesi di Padova, dove sono in preparazione le solenni feste quinquennali in onore del Divin Crocifisso. Ben volentieri benedico la “Fiaccola della Pace”, che dovrà ardere per tutta la durata delle celebrazioni. Formulo l’auspicio che questa ricorrenza possa essere di forte stimolo per un approfondimento ed un miglioramento della vostra vita cristiana e della vostra attività missionaria.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Porgo infine il mio saluto a voi, giovani, ammalati, e sposi novelli. Nel dare a ciascuno di voi il mio benvenuto, desidero attirare la vostra attenzione sulla grande figura di San Giovanni Battista, di cui oggi la Liturgia celebra il martirio. La parola “martirio” può forse spaventarci, ma in realtà essa non rappresenta altro che l’estrema conseguenza di una vita spesa per il Signore. È partecipazione alla Passione di Cristo realizzata con totale coerenza. È pienezza di testimonianza cristiana, alla quale tutti, in fondo, siamo chiamati, come battezzati.

Voi, giovani, sappiate vedere nel “martirio” come l’offerta della vostra esistenza a Cristo, l’acquisizione di una salda virtù e di una coerente e coraggiosa pratica di vita cristiana.

Voi, carissimi ammalati, vivrete il vostro “martirio” se persevererete nel restare uniti a Cristo, nonostante le durissime prove. Così il vostro dolore non sarà inutile!

Il martirio nasce ed è espressione dell’amore, di un grande amore assoluto e totale. Il Battista sia anche per voi sposi novelli un grande maestro d’amore, di un amore che non teme la sofferenza e neppure la morte, come dice il Cantico dei Cantici.

A tutti voi la mia affettuosa Benedizione.



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