Catechesi sul Credo, parte I: Dio Padre e Creatore marzo 1985

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MARIOCAPALBO
00venerdì 22 marzo 2013 18:28
La formazione dei catechisti è essenziale per la vitalità della Chiesa

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 6 marzo 1985

 

1. L’impegno della catechesi implica, per la Chiesa, un’intensa opera di formazione dei catechisti. È ancora l’esempio di Cristo che ci illumina. Durante il suo ministero Gesù si è dedicato soprattutto a formare coloro che dovevano diffondere il suo messaggio in tutto il mondo. Egli ha consacrato molto tempo alla predicazione alle folle, ma ha riservato un tempo maggiore alla formazione dei suoi discepoli. Li ha fatti vivere in sua compagnia per inculcare in essi le verità del suo messaggio, non solo con le sue parole, ma con il suo esempio e i suoi contatti quotidiani. Ai suoi discepoli ha svelato i segreti del suo regno, li ha fatti entrare nel mistero di Dio, di cui portava egli stesso la rivelazione. Ha suscitato in essi la fede, e l’ha sviluppata progressivamente con un’istruzione sempre più completa. Quando diede loro la missione d’insegnare a tutte le genti, poteva affidare ad essi questo compito perché li aveva dotati della dottrina che dovevano divulgare, anche se la piena comprensione di essa sarebbe loro venuta dallo Spirito Santo, che avrebbe dato loro la forza divina dell’apostolato.

Ricevendo questa lezione dal Maestro, la Chiesa attribuisce una grande importanza alla formazione di coloro che hanno il compito d’insegnare la verità rivelata. Tra questi ci sono prima di tutto i pastori, quelli che in virtù del sacerdozio hanno ricevuto la missione di annunciare la buona novella in nome di Cristo. Vi sono anche tutti quelli che partecipano alla missione d’insegnamento della Chiesa, in particolare i catechisti, sia quelli a tempo pieno che quelli “volontari”. La formazione dei catechisti è un elemento essenziale dell’impegno comune per lo sviluppo e la vitalità della Chiesa. Essa è necessaria dappertutto; il suo valore appare ancor più significativo in certi Paesi, in cui i catechisti svolgono un importante ruolo nelle comunità cristiane che non dispongono di un sufficiente numero di sacerdoti. In certi luoghi si può dire che la Chiesa vive grazie all’opera dei catechisti.

2. La formazione alla catechesi è spesso assunta da istituti specializzati; è auspicabile che i catechisti si formino sempre più in questi istituti, dove ricevono sia l’indispensabile istruzione dottrinale, sia la preparazione ai metodi pedagogici.

La formazione dottrinale è una necessità fondamentale, visto che la catechesi non può limitarsi a insegnare un minimo di verità apprese e ripetute mnemonicamente. Se il catechista ha la missione d’inculcare nei suoi uditori tutta la dottrina cristiana, deve averla prima imparata bene lui stesso. Egli non deve semplicemente testimoniare la sua fede; egli deve comunicarne il contenuto. L’insegnamento da lui ricevuto in preparazione al Battesimo, alla Confermazione o alla Comunione, molto spesso non è sufficiente per una conoscenza esatta e profonda della fede da trasmettere. È indispensabile uno studio più sistematico. Di fatto, a volte, le circostanze hanno spinto i responsabili della catechesi a ricorrere alla collaborazione di persone di buona volontà, ma senza un’adeguata preparazione. Tali soluzioni generalmente sono deficitarie. Per assicurare l’avvenire di una solida catechesi è necessario affidare quest’opera a dei catechisti che hanno acquisito, mediante lo studio, la competenza dottrinale. Questa formazione dottrinale è tanto più necessaria in quanto il catechista vive in un mondo in cui si diffondono idee e teorie di ogni genere, spesso incompatibili con il messaggio cristiano. Egli deve essere in grado di reagire a quello che vede e sente, discernendo quello che può essere accolto da quello che deve essere respinto. Se ha assimilato bene la dottrina cristiana e ne ha ben compreso il significato, egli potrà insegnarla con fedeltà, pur conservando uno spirito aperto.

3. Pur richiedendo uno sforzo dell’intelligenza per la conoscenza della dottrina rivelata, la formazione dottrinale dev’essere nello stesso tempo un approfondimento della fede. La finalità essenziale della catechesi è la comunicazione della fede, ed è questa che deve guidare lo studio della dottrina. Uno studio che mettesse in discussione la fede o che introducesse dei dubbi sulla verità rivelata non potrebbe servire la catechesi. Lo sviluppo della scienza dottrinale si deve accordare con uno sviluppo della fede. Per questo gli istituti di formazione catechetica si devono considerare anzitutto come scuole della fede.

La responsabilità dei docenti di questi istituti è ancora più grande perché la loro dottrina avrà una molteplice ripercussione tramite i catechisti che essi formano. È la responsabilità di una fede che porta la propria testimonianza e che manifesta il suo ardore nel cercare il senso autentico di tutto quello che ci viene dato dalla rivelazione.

Inoltre, gli istituti di formazione catechetica hanno il compito di sviluppare, nei loro studenti, lo spirito missionario. La catechesi non può essere considerata una semplice attività professionale, poiché essa esiste per diffondere il messaggio di Cristo nel mondo, e a questo titolo essa è contemporaneamente vocazione e missione. Vocazione, perché c’è una chiamata di Cristo per coloro che vogliono dedicarsi a questo compito. Missione, perché fin dall’origine la catechesi si è instaurata nella Chiesa per adempiere l’ordine del Salvatore risorto: “Andate e ammaestrate tutte le nazioni . . .” (Mt 28, 19).

4. L’insegnamento della dottrina cristiana ha per obiettivo non una semplice conoscenza della verità, ma la diffusione della fede; esso tende a suscitare un’adesione dell’intelligenza e del cuore a Cristo e ad allargare la comunità cristiana. Deve quindi essere assunto come una missione della Chiesa e una missione per la Chiesa. I catechisti contribuiscono all’edificazione del corpo mistico di Cristo, alla sua crescita nella fede e nella carità.

Ci si attende questo spirito di missione non solo da parte di quei catechisti che esplicano la loro attività nei cosiddetti Paesi di missione, ma anche da tutti i catechisti della Chiesa, qualunque sia il luogo dove insegnano. Lo spirito di missione spinge il catechista a impegnare tutte le sue forze e i suoi talenti nell’insegnamento. Lo fa diventare più consapevole dell’importanza della sua opera e lo rende capace di affrontare meglio tutte le difficoltà con una maggiore fiducia nella grazia che lo sostiene.

Auspichiamo dunque che i progressi nella formazione dei catechisti favoriscano dappertutto lo sviluppo della Chiesa e della vita cristiana sulla base di quella fede sincera, convinta e coerente, alla quale mira la catechesi.


Ai fedeli di espressione francese

Je suis heureux de saluer les prêtres du Mans: je les bénis et les encourage dans leur ministère laborieux, où la catéchèse doit occuper une grande place. Contribuez, chers amis, à établir un climat de confiance entre ceux qui travaillent à la base et le Saint-Siège qui cherche à les servir.

* * *

Je salue par ailleurs les membres du Colloque organisé par l’Association internationale des jeunes inadaptés: avec eux, je désire que se développent les moyens de l’éducation spécialisée qui permettra à ces jeunes de progresser autant qu’il est possible, en se sachant aimés de Dieu et de l’entourage.

* * *

A tous les pèlerins présents, surtout de France et du Canada, je souhaite de poursuivre les efforts de Carême, pour accueillir la grâce pascale, et je leur donne ma Bénédiction Apostolique.

Ai pellegrini di lingua inglese

I extend a warm welcome to all the English-speaking pilgrims and visitors from England, Norway, Sri Lanka, Korea and the United States. I ask God to bless you during your visit to Rome and throughout your lives.

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My special greetings go to the group of midshipmen from the distinguished Naval Academy at Annapolis, led by Archbishop Joseph Ryan of the Military Ordinariate of the United States. Dear friends, you have come on a pilgrimage of faith and a pilgrimage of peace. It is my prayer that you will always acknowledge before the world, as you do today, that God occupies an important place in your lives. And may the peace of Christ reign in your hearts, in your homes, and throughout your country. God bless America!

Ai fedeli di espressione tedesca

Mit diesen kurzen Ausführungen grüße ich herzlich alle anwesenden deutschsprachigen Audienzteilnehmer, unter ihnen besonders die Ordensschwestern verschiedener Kongregationen, die an einem Erneuerungskurs in La Storta teilnehmen.

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Mein aufrichtiger Willkommensgruß gilt vor allem den Richtern und Bandverteidigern des Erzbischöflichen Offizialats Paderborn, die zusammen mit einigen Mitgliedern des Berliner Bistumskonsistoriums an einem kanonistischen Fortbildungsseminar hier in Rom teilnehmen. Ich freue mich, daß Sie in diesen Tagen auch einige Tribunale und Dikasterien der Römischen Kurie besuchen, um so gewissermaßen ”vor Ort“ Ihre Kenntnisse zu erweitern. Indem ich Ihnen für Ihre verantwortungsvolle Aufgabe in der Verwaltung und Anwendung des Rechts in der Kirche danke, erbitte ich Ihnen für Ihre weitere Arbeit Gottes besonderen Beistand. Ihnen und allen anwesenden deutschsprachigen Pilgern erteile ich von Herzen meinen Apostolischen Segen.

Ai pellegrini giunti dalla Spagna e dall’America Latina

Y ahora un cordial saludo a todos los peregrinos de lengua española.

En particular a los alumnos del Pontificio Colegio Mexicano de Roma, con el equipo coordinador y acompañados por el Señor Cardenal de México. Os aliento a ser generosos en vuestra entrega al Señor y fieles a vuestros compromisos sacerdotales, mientras os preparáis sólidamente durante este tiempo de estudio y reflexión.

* * *

Saludo igualmente al grupo de peregrinos del Movimiento o parroquial de los “Focolari”; a los alumnos y profesores del Colegio “Virgen de Europa” de Madrid, y del Instituto de Monzón; al grupo de peregrinos latinoamericanos residentes en San Francisco (California); al grupo de peregrinos de la Arquidiócesis de Braga (Portugal).

A todos los peregrinos procedentes de los diversos Países de América Latina y de España, imparto de corazón mi Bendición Apostólica.

Ai pellegrini polacchi

Witam serdecznie pielgrzymów z Polski, ks. biskupa Albina Małysiaka, z którym miałem szczęście współpracować przez wiele lat w Krakowie; pielgrzymkę z Jaworzna; pielgrzymkę katedralną z Tarnowa; wszystkich indywidualnych pielgrzymów zarówno z kraju, jak i z emigracji, oraz uczestników grup turystycznych “Orbisu”, “Turysty” i PTTK z Wrocławia. Dla wszystkich obecnych szczególne błogosławieństwo. Niech poniosą to błogosławieństwo do swoich bliskich, do swoich rodzin, do swoich parafii, diecezji, do całej umiłowanej Ojczyzny.

Ai pellegrini italiani

A tutti i gruppi e ai singoli pellegrini di lingua italiana esprimo il mio grato compiacimento per la loro partecipazione a questa udienza.

In special modo voglio ricordare i numerosi sacerdoti che in questi giorni stanno seguendo un seminario di studio sul tema “Scuola, Lavoro, Società”, promosso dal Movimento lavoratori dell’Azione cattolica italiana.

* * *

Un cordiale pensiero va anche ai sacerdoti salesiani, maestri di noviziato, che sono riuniti a Roma per un corso di aggiornamento sulle Costituzioni rinnovate. A tutti i miei voti più cordiali, accompagnati dalla benedizione apostolica.

Ai giovani

Rivolgo un affettuoso saluto a tutti i gruppi giovanili e ai singoli giovani presenti a questo incontro; in particolare agli studenti del Liceo Scientifico Statale di Fano, con il sindaco della città, il loro preside, il vicepreside, i docenti, i genitori e il personale dell’Istituto.

So, carissimi, con quanto impegno spirituale vi siete preparati a questa giornata di comune letizia. A voi e a tutti i giovani porgo il mio augurio che approfondiate e realizziate nella vita il messaggio di Gesù, contenuto nella Sacra Scrittura e proclamato ogni giorno dalla Chiesa, in modo speciale in questo periodo liturgico della Quaresima.

Che la vostra giovinezza sia sempre illuminata dalla luce di Cristo!

Agli ammalati

Una speciale parola di saluto va ora a voi, fratelli ammalati qui presenti. Carissimi, in questo periodo di Quaresima cercate di far vostro l’invito dell’apostolo Paolo a “rivestirvi di nostro Signore Gesù” e a “conformarvi alla passione e morte di Cristo”, accettando la realtà del dolore sull’esempio di Gesù sofferente, come via alla gioia della risurrezione.

Procurate, pertanto, di corrispondere con generosità a questa vostra vocazione, basandola su una profonda fede cristiana e su un ardente amore a Cristo.

Sempre vi accompagni la mia confortatrice benedizione apostolica.

Agli sposi novelli

Ed a voi, sposi novelli, che in questi giorni avete consacrato il vostro vicendevole amore dinanzi a Dio e alla sua Chiesa nel sacramento del matrimonio, rivolgo l’augurio che la vostra nascente famiglia cristiana sa sempre un’operosa comunità di fede e di amore, nella mutua dedizione e fedeltà.

Per questa vostra missione prego il Signore e la Vergine Maria che vi benedicano e vi proteggano.

 

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MARIOCAPALBO
00venerdì 22 marzo 2013 18:29
Il significato della parola è«credere»

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 13 marzo 1985

 

1. Il primo e fondamentale punto di riferimento della presente catechesi sono le professioni universalmente conosciute della fede cristiana. Esse si chiamano anche “simboli di fede”. La parola greca “symbolon” significava la metà di un oggetto spezzato (per esempio di un sigillo) che veniva presentata come il segno di riconoscimento. Le parti spezzate venivano messe insieme per verificare l’identità del portatore. Da qui provengono gli ulteriori significati del “simbolo”: la prova dell’identità, le lettere credenziali e anche un trattato o contratto di cui il “symbolon” era la prova. Il passaggio da questo significato a quello di raccolta o sommario delle cose riferite e documentate era abbastanza naturale. Nel nostro caso i “simboli” significano la raccolta delle principali verità di fede, cioè di ciò in cui la Chiesa crede. Nella catechesi sistematica sono contenute le istruzioni su ciò in cui crede la Chiesa, cioè sui contenuti della fede cristiana. Di qui anche il fatto che i “simboli di fede” sono il primo e fondamentale punto di riferimento per la catechesi.

2. Tra i vari “simboli di fede” antichi, il più autorevole è il “simbolo apostolico”, di origine antichissima e comunemente recitato nelle “preghiere del cristiano”. In esso sono contenute le principali verità della fede trasmessa dagli apostoli di Gesù Cristo. Un altro simbolo antico famoso è quello “niceno-costantinopolitano”: esso contiene le stesse verità della fede apostolica autorevolmente delucidate nei primi due Concili ecumenici della Chiesa universale: Nicea (325) e Costantinopoli (381). L’usanza dei “simboli di fede” proclamati come frutto dei Concili della Chiesa si è rinnovata anche nel nostro secolo: infatti, dopo il Concilio Vaticano II, il papa Paolo VI pronunciò la “professione di fede” nota come il Credo del popolo di Dio (1968), che contiene l’insieme delle verità dalla fede della Chiesa con particolare considerazione di quei contenuti ai quali aveva dato espressione l’ultimo Concilio, o di quei punti intorno ai quali erano stati affacciati dei dubbi negli ultimi anni.

I simboli di fede sono il principale punto di riferimento per la presente catechesi. Essi, però, rinviano all’insieme del “deposito della parola di Dio”, costituito dalla Sacra Scrittura e dalla tradizione apostolica, essendone soltanto una sintesi concisa. Attraverso le professioni di fede ci proponiamo, perciò, di risalire pure noi a quell’immutabile “deposito”, sulla scorta dell’interpretazione che la Chiesa, assistita dallo Spirito, ne ha dato nel corso dei secoli.

3. Ognuno dei menzionati “simboli” inizia con la parola “credo”. Ognuno di essi infatti serve non tanto come istruzione ma come professione. I contenuti di questa professione sono le verità della fede cristiana: tutte sono radicate in questa prima parola “credo”. E proprio su questa espressione “credo” desideriamo concentrarci in questa prima catechesi.

L’espressione è presente nel linguaggio quotidiano, anche indipendentemente da ogni contenuto religioso, e specialmente da quello cristiano. “Ti credo” significa: mi fido di te, sono convinto che dici la verità. “Credo in ciò che tu dici” significa: sono convinto che il contenuto delle tue parole corrisponde alla realtà oggettiva.

In questo uso comune della parola “credo” si mettono in risalto alcuni elementi essenziali. “Credere” significa accettare e riconoscere come vero e corrispondente alla realtà il contenuto di ciò che vien detto, cioè delle parole di un’altra persona (o anche di più persone), a motivo della sua (o della loro) credibilità. Questa credibilità decide in un dato caso della particolare autorità della persona: l’autorità della verità. Così dunque dicendo “credo”, esprimiamo contemporaneamente un duplice riferimento: alla persona e alla verità; alla verità, in considerazione della persona che gode di particolari titoli di credibilità.

4. La parola “credo” appare molto spesso nelle pagine del Vangelo e di tutta la Sacra Scrittura. Sarebbe molto utile confrontare e analizzare tutti i punti dell’Antico e del Nuovo Testamento che ci permettono di cogliere il senso biblico del “credere”. Accanto al verbo “credere” troviamo anche il sostantivo “fede” come una delle espressioni centrali di tutta la Bibbia. Troviamo perfino un certo tipo di “definizioni” della fede, come per esempio: “la fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono” della Lettera agli Ebrei (Eb 11, 1).

Questi dati biblici sono stati studiati, spiegati, sviluppati dai Padri e dai teologi nell’arco di duemila anni di cristianesimo, come ci attesta l’enorme letteratura esegetica e dogmatica che abbiamo a disposizione. Come nei “simboli” così in tutta la teologia, il “credere”, la “fede” è una categoria fondamentale. È anche il punto di partenza della catechesi, come primo atto con cui si risponde alla rivelazione di Dio.

5. Nel presente incontro ci limiteremo a una sola fonte, che però riassume tutte le altre. Essa è la costituzione conciliare Dei Verbum del Vaticano II. Vi leggiamo quanto segue: “Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare se stesso e manifestare il mistero della sua volontà (cf. Ef 1,9), mediante il quale gli uomini, per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne nello Spirito Santo, hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della divina natura . . . (cf. Ef 2, 18; 2 Pt 1, 4)” (Dei Verbum, 2).

“A Dio che rivela è dovuta l’obbedienza della fede (cf. Rm 16, 26; 1, 5; 2 Cor 10, 5-6), con la quale l’uomo si abbandona a Dio tutt’intero liberamente prestandogli “il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà” (Concilio Vaticano I, Dei Filius, 3) e acconsentendo volontariamente alla rivelazione data da lui” (Dei Verbum, 5).

In queste parole del documento conciliare è contenuta la risposta alla domanda: che cosa significa “credere”. La spiegazione è concisa, ma condensa una grande ricchezza di contenuto. Dovremo in seguito penetrare più ampiamente in questa spiegazione del Concilio, che ha una portata equivalente a quella di una definizione per così dire tecnica.

Una cosa è prima di tutto ovvia: esiste un genetico e organico legame tra il nostro “credo” cristiano e quella particolare “iniziativa” di Dio stesso, che si chiama “rivelazione”.

Perciò la catechesi sul “credo” (la fede) deve essere portata avanti insieme con quella sulla divina rivelazione. Logicamente e storicamente la rivelazione precede la fede. La fede è condizionata dalla rivelazione. Essa è la risposta dell’uomo alla divina rivelazione.

Diciamo fin d’ora che questa risposta è possibile e doveroso darla, perché Dio è credibile. Nessuno lo è come lui. Nessuno come lui possiede l’autorità della verità. In nessun caso come nella fede in Dio si attua il valore concettuale e semantico della parola così usuale nel linguaggio umano: “Credo”, “Ti credo”.


Ai fedeli di espressione francese

Je salue avec joie tous les pèlerins venus à cette audience. Parmi eux, j’ai noté la présence de plusieurs groupes de religieux et de religieuses, appartenant à de nombreux pays, qui prennent le temps de se ressourcer spirituellement à Rome: les Frères des Ecoles chrétiennes, auxquels je souhaite de poursuivre leur beau travail d’éducation chrétienne; les Sœurs de Saint-Paul de Chartres, que j’encourage dans leur généreux apostolat missionnaire.

* * *

Je salue aussi les groupes originaires de Belgique, en particulier celui des étudiants de la Faculté universitaire de Mons auxquels je souhaite de développer leur compétence et sciences économiques tout en approfondissant leur foi; et le groupe de leurs aînés, ingénieurs et techniciens de la société IBM.

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Nous sommes tous témoins ce matin de la vitalité exubérante des jeunes filles du Centre Madeleine Daniélou: à vous, chères filles, comme aux autres jeunes scolaires de France, je dis: vous êtes à l’âge où se forme votre personnalité humaine et chrétienne, avec ce que cela comprend d’exigence, de générosité et de confiance en vous, dans vos éducateurs et aussi dans le Christ qui habite en vous. Je vous encourage à bien enraciner dans l’Eglise votre foi et votre témoignage de baptisés et de confirmés.

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Je sais enfin que sont venus à Rome, pour connaître de près les organismes du Saint-Siège, tout un groupe d’informateurs religieux français. Chers amis, honorez votre belle et difficile profession! Je suis sûr que vous mesurez votre responsabilité pour présenter les faits religieux les plus importants et les plus significatifs, avec leur message, dans leur objectivité. Leur spécificité se comprend mieux lorsque l’on sympathise du dedans avec les réalités de la foi et de l’Eglise. Vous contribuez à manifester le vrai visage de l’Eglise à ceux qui ont peu d’occasions de le connaître directement. Que l’Esprit de vérité et d’amour vous inspire! A tous, je donne ma Bénédiction Apostolique!

Ai pellegrini di lingua inglese

My greetings go to the English-speaking visitors and pilgrims present at this Audience, especially the groups from England, Ireland, Sweden, Denmark, Canada and the United States. I welcome all of you in the name of Christ the Lord and I ask him to bless you with his gifts of joy and peace.

Ai fedeli provenienti dalla Germania

Herzlich grüße ich alle heutigen deutschsprachigen Audienzteilnehmer, die Einzelpilger und die genannten Gruppen; unter ihnen besonders die Mitglieder der Katholischen Arbeitnehmer-Bewegung aus Darmstadt Eberstadt, die Gruppe des Karl-Leisner-Kreises aus der Diözese Münster sowie die Wallfahrer aus den österreichischen Diözesen Graz-Seckau und Linz. Euch allen erbitte ich durch diese Rompilgerfahrt in der Fastenzeit eine tiefe Besinnung auf eure christliche Berufung und neue Bereitschaft zu einer entschlossenen Christusnachfolge in den Aufgaben und Pflichten des Alltags, in euren Familien und am Arbeitsplatz. Dazu erteile ich euch allen von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai pellegrini di lingua spagnola

Vaya mi cordial saludo a todos los peregrinos de lengua española. En particular a los grupos de Religiosas Hijas de Cristo Rey y de Superioras de la Congregación de las Hermanas Mercedarias de la Caridad que están haciendo un curso de renovación espiritual. Que este tiempo de estudio y reflexión os afiance en vuestra entrega generosa al Señor.

A los peregrinos procedentes de México y de Argentina, así como de España y de los diversos Países de América Latina, les imparto de corazón la Bendición Apostólica.

Ai fedeli polacchi

Pragnę pozdrović serdecznie wszystkich pielgrzymów z Polski, poczynając od Księży Biskupów: Arcybiskupa Sekretarza Episkopatu, Biskupa Gorzowskiego, Biskupa Warmińskiego, Biskupa Chełmińskiego, Księdza Biskupa Wosińskiego z Płocka, oraz pielgrzymów z różnych stron Polski, a więc: rolników z diecezji chełmińskiej pod kierunkiem Biskupa Ordynariusza; pielgrzymów z parafii św. Stanisława Kostki księży Salezjanów z Dębnik w Krakowie; pielgrzymkę katedralną z Tarnowa; pielgrzymkę z archidiecezji w Białymstoku; grupę absolwentek gimnazjum Sióstr Niepokalanek z Matką Generalną; pielgrzymkę z parafii św. Klemensa we Wrocławiu; pielgrzymkę harcerzy z Ontario w Kanadzie; pielgrzymkę Polonii z Niemiec Zachodnich, w szczególności z parafii polskiej w Hamburgu; wszystkich indywidualnych pielgrzymów zarówno z kraju, jak z emigracji oraz uczestników grup turystycznych Orbisu, Turysty i Sport-Turysty. . . . Proszę wszystkich zgromadzonych, poczynając od Księży Biskupów, ażeby pozdrowili w Polsce cały Episkopat, a także wszystkich moich rodaków w tych diecezjach i parafiach, z których pochodzą, a także w całej Polsce.

A pellegrini italiani

Saluto cordialmente i pellegrini italiani, tutti e ciascuno.

In particolare, il gruppo di sacerdoti Comboniani che, trovandosi a Roma per un corso di rinnovamento, hanno voluto partecipare all’udienza odierna.

Carissimi! Il missionario è colui che va verso l’uomo, verso ogni uomo, perché la fede nel Signore, incontrato attraverso la maternità della Chiesa, urge il suo cuore ad annunciare in ogni luogo che Gesù è il Redentore.

Con la certezza amorosa di chi si è consacrato a Dio, preparatevi a riprendere il vostro ministero sacerdotale in terra d’Africa, facendo crescere in voi la consapevolezza che la più grande carità che si può fare al mondo è quella di proclamare che Cristo è risorto e si dà all’uomo come unica, vera fonte di verità e di libertà.

Benedico voi e l’intero vostro Istituto, perché il Signore ci sostenga nel faticoso, ma sempre consolante lavoro di edificare la Chiesa.

* * *

Mi rivolgo ora ai dirigenti della Cassa di Risparmio di Bologna, alle loro consorti e ai membri della Fabbriceria di San Petronio.

Desidero esortarvi a perseverare a condurre un’esistenza ispirata ai valori cristiani, con lo stesso animo col quale avete promosso la pregevole opera che illustra l’insigne Basilica di San Petronio, emblema della vitalità religiosa della vostra città e mirabile compendio della sua storia.

Vi invito ad essere sempre più pietre vive di quella dimora santa, che è la Chiesa, e ad avere cura del tempio, dove la fede dei bolognesi è stata, lungo le vicissitudini della storia, egregiamente custodita e alimentata.

* * *

Con animo riconoscente saluto anche l’Arcivescovo e la delegazione dell’Arcidiocesi di Modena, la quale sta celebrando l’VIII centenario della dedicazione del duomo.

Nell’auspicare che la ricorrenza porti abbondanti frutti di bene, invio una particolare benedizione all’intera Arcidiocesi modenese.

* * *

Memore del non lontano incontro con la parrocchia di San Marco Evangelista, ne saluto i rappresentanti, soprattutto il reverendo padre Cristoforo Pasqual, i membri del Consiglio pastorale e i catechisti, che sono oggi qui convenuti per ricambiare la mia visita.

Carissimi fratelli e sorelle, nell’esprimere l’augurio che i doni di luce e di fervore, ricevuti durante quella giornata di reciproca comunicazione e preghiera, possano rendere sempre più convinta la vostra adesione a Cristo e il vostro amore al prossimo, raccomando al Signore le vostre persone.

A voi tutti qui presenti, alle vostre famiglie e a tutti i fedeli della comunità parrocchiale di San Marco Evangelista rinnovo di cuore la mia benedizione apostolica.

Ai giovani

Carissimi giovani! Sono lieto di incontrarmi soltanto con voi in questa udienza nella basilica di San Pietro. Mi fa piacere trovarvi qui, così numerosi, proprio nel luogo che ci ricorda il martirio e la testimonianza di fede del capo degli apostoli.

Come a lui Gesù aveva affidato il compito di essere il fondatore dell’unità della fede e della comunione, così ai successori di Pietro spetta la missione di continuare l’opera. Il Papa, Vescovo di Roma, come sapete bene, è capo visibile di tutta la Chiesa, per reggere la casa del Dio vivente, il popolo santo di Dio, la comunità di tutti i credenti. Comprendete, quindi, la consolazione che mi date venendo ad affermare qui, in maniera diretta e personale, la vostra fede nella mia missione. Siate i benvenuti!

Io desidero, in risposta, meditare con voi sulla vostra missione, quella che è connessa con la vostra condizione di giovani.

La mia prima parola è: non lasciate trascorrere la vostra giovinezza senza tenere gli occhi ben vigili verso l’avvenire.

Da molte parti voi sentite dire che “il domani è vostro”. Questa affermazione è vera, ma solo in parte. Il domani potrà essere vostro, se voi vivrete il presente con serietà e impegno. Voi sarete domani quello che avete saputo essere oggi, poiché l’avvenire sarà solo il frutto della vostra capacità di dare significato al presente. La giovinezza condiziona le scelte irreversibili dell’età matura.

Le scelte importanti - ecco un secondo pensiero - esigono riflessione e domandano serie conoscenze per essere scelte libere e non solo istintive o condizionate. Voi siete invitati a raccogliere con impegno ed equilibrio il senso profondo dei valori, in un’esperienza che si allarghi e arricchisca sempre di più.

Avete in Gesù un modello. Il vangelo ci dice spesso che egli è venuto per fare la volontà del Padre suo. Questa volontà del Padre era sempre nella sua mente, nelle sue intenzioni profonde, e Gesù rivelò di essere Figlio di Dio proprio vivendo nella volontà del Padre. Pensate spesso a Gesù come guida della vostra esperienza giovanile, e imparate ad amarlo come un amico, insieme al quale si cammina e ci si orienta per le vie dell’esistenza, confortati, sorretti, illuminati dalla sua parola.

Profittate della Quaresima, tempo prezioso, per rientrare in voi stessi e riflettere sul valore della vita. Vivetela bene, sapendo allenarvi a qualche rinuncia, con severità nell’uso e nell’impiego del tempo, al fine di ottenere pieno autocontrollo. Riuscirete così a confermare nell’intimo dell’anima tempi di maggiore libertà, aprendo dentro di voi lo spazio interiore destinato a Dio. Così la vostra vita giovanile sarà illuminata dalla sapienza e dalla saggezza che viene da Gesù Cristo.

Vi ricordo e vi suggerisco la preghiera che la liturgia delle Ore ci ha messo sulle labbra al Vespro di lunedì scorso (terzo di Quaresima) proprio per voi giovani: “Maestro buono - abbiamo detto - fa’ conoscere ai giovani la via che hai tracciata per ciascuno di loro, perché, realizzando la loro vocazione, siano veramente felici”.

È con questa intenzione che ben volentieri e di cuore vi do la mia benedizione apostolica.

Agli ammalati

Cari ammalati, che con fatica e sacrificio siete venuti a questa udienza!

Il tempo di Quaresima ci sta avvicinando rapidamente alla celebrazione della Pasqua, del mistero, cioè, della passione, morte e risurrezione di Gesù.

Quando l’apostolo Paolo scriveva ai Corinzi che “noi portiamo sempre e dappertutto nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo” (2 Cor 4, 10), ci illuminava con una verità che sostiene quando cerchiamo di trovare una via nel fitto buio delle mutilazioni, dei dubbi, della tristezza. La luce della Risurrezione, che per ogni uomo è piena di novità e di imprevedibile gioia, vi sostenga e vi conforti con l’abbondante consolazione di Cristo.

Vi assicuro il mio ricordo nella preghiera e vi benedico tutti di cuore.

Agli sposi novelli

Un augurio particolare alle giovani coppie di sposi, con l’invito a considerare la vocazione santa, a voi donata dal Signore nello spirito della fede, con grande ottimismo e con profonda fiducia.

Voi potete dimostrare al mondo che la famiglia, quando si esprime secondo il progetto di Dio, non fallisce nella sua prospettiva, non viene meno al suo compito, e riesce a realizzare anche nel nostro tempo la sua missione di santificare, di annunciare la fede, di educare con efficacia, di equilibrare la personalità dei coniugi e dei figli che crescono.

La mia benedizione su tutti voi, perché possiate raggiungere con gioia gli obiettivi di questo vostro impegno vocazionale.

 

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MARIOCAPALBO
00venerdì 22 marzo 2013 18:30
Con la ragione l'uomo puo' giungere alla conoscenza di Dio

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 20 marzo 1985

 

1. Nella scorsa catechesi abbiamo detto che la fede è condizionata dalla rivelazione e che questa precede la fede. Dovremo dunque cercare di chiarire la nozione e di verificare la realtà della rivelazione (seguendo in ciò la costituzione Dei Verbum del Concilio Vaticano II). Prima di questo, tuttavia, vogliamo concentrarci ancora un poco sul soggetto della fede: cioè sull’uomo che dice “credo”, rispondendo in questo modo a Dio, il quale “nella sua bontà e sapienza” ha voluto “rivelare se stesso all’uomo”.

Prima ancora di pronunciare il proprio “credo” l’uomo possiede già qualche concetto di Dio che raggiunge con lo sforzo del proprio intelletto, la costituzione Dei Verbum, trattando della divina rivelazione, ricorda questo fatto con le seguenti parole: “Il sacro Concilio professa che “Dio, principio e fine di tutte le cose, può esser conosciuto con certezza con il lume naturale dell’umana ragione dalle cose create” (cf. Rm 1, 27)” (Dei Verbum, 6).

Il Vaticano II si richiama qui alla dottrina presentata ampiamente dal precedente Concilio: il Vaticano I. Essa corrisponde a tutta la tradizione dottrinale della Chiesa, che affonda le sue radici nella Sacra Scrittura, sia nell’Antico sia nel Nuovo Testamento.

2. Un testo classico sul tema della possibilità di conoscere Dio - prima di tutto la sua esistenza - partendo dalle cose create, lo troviamo nella Lettera di San Paolo ai Romani: “. . . poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità; essi sono dunque inescusabili” (Rm 1, 19-21). L’Apostolo ha qui nella mente gli uomini “che soffocano la verità nell’ingiustizia” (Rm 1, 18). Il peccato li trattiene dal rendere la gloria dovuta a Dio, che ogni uomo può conoscere. Può conoscere la sua esistenza, e anche, fino ad un certo grado, la sua essenza, le sue perfezioni, i suoi attributi. Dio invisibile diventa in un certo senso “visibile nelle sue opere”.

Nell’Antico Testamento, il libro della Sapienza proclama la stessa dottrina dell’Apostolo sulla possibilità di giungere alla conoscenza dell’esistenza di Dio a partire dalle cose create. La troviamo in un passo un po’ più esteso, che conviene leggere per intero: “Davvero stolti per natura tutti gli uomini / che vivevano nell’ignoranza di Dio, / e dai beni visibili non riconobbero colui che è, / non riconobbero l’artefice, pur considerando le opere. / Ma o il fuoco o il vento o l’aria sottile / o la volta stellata o l’acqua impetuosa / o le luci del cielo / considerano come dèi, reggitori del mondo. / Se, stupiti per la loro bellezza, li hanno presi per dèi, / pensino quanto è superiore il loro Signore, / perché li ha creati lo stesso autore della bellezza. / Se sono colpiti dalla loro potenza e attività, / pensino da ciò quanto è più potente colui che li ha formati. / Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature / per analogia si conosce l’autore. / Tuttavia per costoro leggero è il rimprovero / perché essi forse s’ingannano / nella loro ricerca di Dio e nel volere trovarlo. / Occupandosi delle sue opere, compiono indagini, / ma si lasciano sedurre dall’apparenza, / perché le cose vedute sono tanto belle. / Neppure costoro però sono scusabili, / perché se tanto poterono da scrutare l’universo, / come mai non ne hanno trovato più presto il Creatore?” (Sap 13,1-9).

Troviamo il pensiero principale di questo passo anche nella Lettera di San Paolo ai Romani (Rm 1, 18-21): Dio si può conoscere dalle creature, il mondo visibile costituisce per l’intelletto umano la base per l’affermazione dell’esistenza dell’invisibile Creatore. Il passo del libro della Sapienza è più ampio. L’autore ispirato polemizza in esso con il paganesimo a lui contemporaneo, che attribuiva a delle creature gloria divina. Al tempo stesso ci offre degli elementi di riflessione e di giudizio che possono valere per ogni epoca, anche per la nostra. Egli parla dell’enorme sforzo compiuto per la conoscenza dell’universo visibile. Parla anche di uomini che “ricercano Dio e vogliono trovarlo”. Si chiede perché il sapere umano che permette di “scrutare l’universo”, non arriva a conoscere il suo Signore. L’autore del libro della Sapienza - così come più tardi San Paolo - vede in questo una certa colpa. Ma occorrerà tornare a parte su questo tema.

Per ora chiediamoci anche noi soltanto questo: come è possibile che l’immenso progresso della conoscenza dell’universo (del macrocosmo e del microcosmo), delle sue leggi e delle sue vicende, delle sue strutture e delle sue energie, non conduca tutti a riconoscere il primo principio, senza del quale il mondo resta senza spiegazione? Dovremo esaminare le difficoltà in cui inciampano non pochi uomini di oggi. Rileviamo però con gioia che sono molti, anche oggi, i veri scienziati che trovano proprio nel sapere scientifico un impulso alla fede, o almeno a chinare la fronte dinanzi al mistero.

3. Seguendo la tradizione che, come abbiamo detto, ha la sua radice nella Sacra Scrittura dell’Antico e del Nuovo Testamento, la Chiesa, nel XIX secolo, durante il Concilio Vaticano I, ha ricordato e confermato la dottrina sulla possibilità di cui è dotato l’intelletto dell’uomo a conoscere Dio dalle creature. Nel nostro secolo, il Concilio Vaticano Il ha ricordato nuovamente questa dottrina nel contesto della costituzione sulla divina rivelazione (Dei Verbum). Ciò riveste una grande importanza.

La rivelazione divina sta infatti alle basi della fede: del “credo” dell’uomo. Al tempo stesso i passi della Sacra scrittura nei quali questa rivelazione è stata consegnata, ci insegnano che l’uomo è in grado di conoscere Dio con la sola ragione: è capace di una certa “scienza” su Dio, anche se in modo indiretto e non immediato. Dunque, accanto all’“io credo” si trova un certo “io so”. Questo “io so” riguarda l’esistenza di Dio, e anche fino a un certo grado la sua essenza. Questa conoscenza intellettuale di Dio è trattata in modo sistematico da una scienza chiamata “teologia naturale”, che ha carattere filosofico e sorge sul terreno della metafisica, cioè della filosofia dell’essere. Essa si concentra sulla conoscenza di Dio come causa prima, e anche come fine ultimo dell’universo.

4. Questi problemi, come l’intera vasta discussione filosofica ad essi legata, non si possono approfondire nell’ambito di una breve istruzione sulle verità di fede. Non intendiamo neppure occuparci qui in modo particolareggiato di quelle “vie”, che guidano la mente umana nella ricerca di Dio (le “cinque vie” di San Tommaso d’Aquino). Per questa nostra catechesi è sufficiente aver presente il fatto che le fonti del cristianesimo parlano della possibilità della conoscenza razionale di Dio. Perciò, secondo la Chiesa, tutto il nostro pensare su Dio, in base alla fede, ha anche carattere “razionale” e “intellettivo”. E anche l’ateismo rimane nel circolo di un qualche riferimento al concetto di Dio. Se esso infatti nega l’esistenza di Dio, deve pur sapere di chi nega l’esistenza.

È chiaro che la conoscenza mediante la fede è diversa dalla conoscenza puramente razionale. Tuttavia Dio non avrebbe potuto rivelarsi all’uomo, se questi non fosse già stato naturalmente capace di conoscere qualcosa di vero a suo riguardo. Quindi a fianco e oltre un “io so”, che è proprio dell’intelligenza dell’uomo, si pone un “io credo”, proprio del cristiano: con la fede infatti il credente ha accesso, anche se oscuramente, al mistero della vita intima di Dio che si rivela.


Ai pellegrini francesi

Cette ouverture à Dieu, je la souhaite à tous les pèlerins présents à cette audience, que je suis heureux d’accueillir. Je vous rappelle, chers Frères et Sœurs, que le Carême est une approche particulière de Dieu, par la prière, le partage et la pénitence; il nous fait participer au mystère du Christ qui donne sa vie pour nous et ressuscite. De tout cœur, je vous encourage dans cette voie, avec ma Bénédiction Apostolique.

Ai fedeli di espressione inglese

Dear Brothers and Sisters,

I extend warmest greetings to all the English-speaking visitors who are present at today’s audience. Through the special graces of the Season of Lent. I pray that you will be strengthened in faith and in love of our Lord Jesus Christ.

May God bless you all.

Ai vari gruppi di lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Mit diesen kurzen Darlegungen grüße ich sehr herzlich alle deutschsprachigen Audienzteilnehmer. Ich freue mich über euer Kommen und erbitte euch als Vorbereitung auf das nahende Osterfest die Gnade der Besinnung auf eure christliche Berufung und der Umkehr zu einer überzeugten Christusnachfolge.

* * *

Einen besonderen Willkommensgruß richte ich an die Teilnehmerinnen am Generalkapitel der Franziskanerinnen von Salzkotten in der Diözese Paderborn. Dem neugewählten Generalrat eurer Gemeinschaft spreche ich meinen aufrichtigen Glückwunsch aus und versichere ihn meines Gebetes. Allen euren Schwestern danke ich für ihren Dienst vor Gott und für die Menschen, den sie in Treue zu ihrer Berufung und als Zeugnis für Christus in der Kirche verrichten. Euer Generalkapitel, bei dem ihr mit intensivem Gebet und geistlicher Beratung in franziskanischer Eintracht euren künftigen Weg neu überdacht habt, wird sich gewiß fruchtbar auswirken, wenn seine Entscheidungen und Anregungen mit derselben Gesinnung an alle Mitschwestern in den Konventen weitergegeben und dort in Liebe und Treue gelebt werden.

* * *

Euch und allen euren Mitschwestern sowie allen hier anwesenden Pilgern und Besuchern aus den Ländern deutscher Sprache erteile ich von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

A gruppi di pellegrini di lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas,

Y ahora deseo presentar mi cordial saludo a todos los peregrinos de lengua española,

En particular a las Religiosas Dominicas de la Anunciata a las que animo a una siempre mayor fidelidad en su entrega eclesial. Al grupo de peregrinos de la Hermandad de Nuestra Señora del Rocío de Sevilla y Granada. Os aliento en vuestro amor a la Virgen Santísima, la Blanca Paloma, como os gusta llamarla. Que Ella os obtenga de su divino Hijo la gracia de un continuo progreso en vuestra vida cristiana.

* * *

Saludo igualmente a los peregrinos de Calella, Castell d’Aro, Aravaca, Mondoñedo, Ferrol, Oviedo y a los peregrinos procedentes de Panamá y de los diversos Países de América Latina. A todos imparto de corazón la Bendición Apostólica.

A pellegrini ungheresi della diocesi e città di Peecz

È presente nell’odierna udienza generale un gruppo di pellegrini ungheresi della città di Peecz. Saluto con affetto i pellegrini ungheresi qui a Roma.

Siate fedeli sempre alla Chiesa e alle tradizioni cristiane dei vostri grandi antenati.

Di cuore do la mia benedizione apostolica a voi e al popolo ungherese.

A pellegrini giunti dalla Polonia

Witam serdecznie wszystkich pielgrzymów z Ojczyzny. Największe grupy: pielgrzymka diecezji chełmińskiej z Pelplina oraz z diecezji gdańskiej. Prócz tego: pielgrzymi z Poronina, archidiecezji krakowskiej, górale; pielgrzymi z Wrocławia, z parafii świętego Ignacego; pielgrzymi z Czerbinia - archidiecezja poznańska, parafia św. Michała Archanioła; pielgrzymi z Rzeszowa, parafia Św. Krzyża, diecezja przemyska; pielgrzymka chorych dzieci z Warszawy, którą szczególnie serdecznie witam; prócz tego indywidualni pielgrzymi zarówno z kraju, jak z emigracji, oraz uczestnicy grup turystycznych Orbisu, PTTK, Turysty i Sport-Tourist. Pozdrawiam serdecznie wszystkich pielgrzymów raz jeszcze życzę błogosławieństwa Bożego wam, waszym rodzinom, waszym parafiom, diecezjom, skąd pochodzicie, oraz całej naszej Ojczyńnie.

Ai giovani

Carissimi giovani,

è una gioia per me vedervi presenti così numerosi e così festosi in questa basilica. A tutti voi va il mio affettuoso saluto e il mio caldo benvenuto. Mi piace vedere in voi come un preannuncio della grande manifestazione giovanile internazionale che avrà luogo la prossima domenica delle Palme, al fine di celebrare, mediante la preghiera e la gioia di stare insieme, questo “Anno internazionale della gioventù”.

Vorrei trovare parole nuove per esprimere la grande speranza e la ferma fiducia che sempre ispira in me l’incontro con voi giovani; con voi che per la vostra stessa età manifestate di credere nella vita e nell’avvenire, perché li avete ancora tutti interi davanti a voi come un compito da svolgere che vi attende, un ideale da realizzare, una vocazione da attuare sotto lo sguardo di Dio, per il bene vostro, per una società più giusta e per una Chiesa più santa!

La vostra stessa esistenza è un atto di fiducia nella vita e una sfida contro gli istinti di morte che percorrono questa nostra umanità e vorrebbero come raggelare la sua crescita verso un futuro migliore.

Questi sono gli anni nei quali vi preparate ai grandi compiti che vi attendono. Il vostro avvenire dipenderà molto dall’impegno e dagli sforzi del periodo della vostra giovinezza.

Non lasciatevi scoraggiare dalle difficoltà. Cercate di acquistare una buona formazione. Sforzatevi di consolidare sempre più le convinzioni che sostengono le vostre aspirazioni e di rafforzare sempre più la volontà di metterle in pratica, seguendo l’esempio dei migliori, dei maestri e dei santi. E dove trovare qui un esempio più alto che in nostro Signore Gesù Cristo?

Fin dalla fanciullezza Dio Padre pone nella nostra mente e nei nostri cuori l’idea del vero e del bene: qui sta la vera ed eterna giovinezza dello spirito! Coloro che sanno mantenersi fedeli a questi ideali, nonostante sconfitte e delusioni, restano sempre giovani, anche se gli anni passano.

Certo, occorre lottare per questi ideali. Ma accanto a Gesù la vittoria è sicura. Questo periodo quaresimale, che ormai volge al termine, è particolarmente indicato perché ci esercitiamo in questo lavoro di conquista dei nostri ideali, illuminando la nostra intelligenza con la parola di Dio e fortificando la nostra volontà con quell’austerità di vita e quello spirito di sacrificio, che ci rende sempre più padroni di noi stessi e ci purifica dai nostri peccati.

In tal modo, la santa Pasqua ormai vicina potrà essere per voi un’esplosione di giovinezza, quella giovinezza che è “novità di vita”, e vittoria sull’“uomo vecchio” del peccato. Ecco, cari giovani, il significato profondo, oltre che simbolico, della vostra età: è quell’“uomo nuovo” del quale parla San Paolo, figlio di Dio e mosso dallo Spirito, l’uomo vincitore del peccato e della morte grazie a Cristo risorto. Egli sia sempre la vostra giovinezza, anche quando il corpo sentirà il peso degli anni. Ma il vostro spirito resti sempre giovane, in preparazione alla Pasqua eterna della risurrezione!

Questo, carissimi giovani, è il mio augurio; questa la mia preghiera che faccio per voi. E la mia più affettuosa benedizione vi accompagni.

Agli ammalati

Mi è poi sempre tanto cara la presenza di numerosi ammalati, ai quali rivolgo un affettuoso pensiero.

Carissimi, il tempo della Quaresima, che si conclude con la settimana di Passione, ed è il preludio della Pasqua di risurrezione, ci rammenta in modo unico come la sofferenza sia pegno di grazia efficace e copiosa, momento eminente di salvezza e di amore. Da quando Cristo ha scelto la strada del dolore per rinnovare l’uomo e ridargli la speranza del cielo, ogni persona che soffre non ha strada migliore per sentirsi strumento di grazia e di salvezza per l’intera umanità, nella certezza che ai servi fedeli è promessa la corona di gloria”.

E di questa gioiosa certezza sia pegno la mia benedizione.

Agli sposi novelli

Saluto infine le coppie di sposi novelli, che hanno voluto includere la Città eterna nell’itinerario del loro viaggio nuziale.

La liturgia ci ha fatto celebrare ieri la solennità di san Giuseppe, un padre e uno sposo che, seppure in una situazione singolare, ha saputo realizzare una comunione familiare che continua a porsi come esempio ideale per tutte le famiglie cristiane.

Come Maria e Giuseppe camminate dunque insieme, unendo valori umani e divini, al fine di realizzare il disegno di Dio che vi fa, attraverso l’amore, compartecipi con lui nel continuare la vita, rifuggendo coraggiosamente da ogni forma di egoismo, rinnovando quotidianamente il dono e la grazia del sacramento, che è impegno di testimonianza cristiana vissuta.

Tornando nella vostra muova casa portate, come auspicio dei favori del Signore, la mia benedizione.

 

© Copyright 1985 - Libreria Editrice Vaticana

MARIOCAPALBO
00venerdì 22 marzo 2013 18:31
Dio che si rivela è la fonte della fede del cristiano

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 27 marzo 1985

 

1. Il nostro punto di partenza nella catechesi su Dio che si rivela resta sempre il testo del Concilio Vaticano II: “Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare se stesso e manifestare se stesso e manifestare il mistero della sua volontà (cf. Ef 1, 9), mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito Santo hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della divina natura (cf. Ef 2, 18; 2 Pt 1, 4). Con questa rivelazione, infatti, Dio invisibile (cf. Col 1, 15; 1 Tm 1, 17) parla nel suo grande amore agli uomini come ad amici (cf. Es 33,11; Gv 15,14-15) e si intrattiene con essi (cf. Bar 3, 38) per invitarli e ammetterli alla comunione con sé” (Dei Verbum, 2).

Abbiamo però già considerato la possibilità di conoscere Dio con la capacità della sola ragione umana. Secondo la costante dottrina della Chiesa, espressa specialmente al Concilio Vaticano I (Concilio Vaticano I, Dei Filius, 2), e ripresa nel Concilio Vaticano II (Dei Verbum, 6), la ragione umana possiede tale capacità e possibilità: “Dio, principio e fine di tutte le cose - è detto - può esser conosciuto con certezza con il lume naturale dell’umana ragione dalle cose create (cf. Rm 1, 20)”, anche se è necessaria la rivelazione divina perché “tutto ciò che nelle cose divine non è di per sé impervio all’umana ragione, possa, anche nel presente stato del genere umano, esser conosciuto da tutti speditamente, con ferma certezza e senza mistura d’errore”.

Questa conoscenza di Dio per mezzo della ragione, salendo a lui “dalle cose create”, corrisponde alla natura razionale dell’uomo. Corrisponde anche all’originale disegno di Dio, che dotando l’uomo di tale natura, vuole poter essere da lui conosciuto. “Dio, il quale crea e conserva tutte le cose per mezzo del Verbo (cf. Gv 1, 3), offre agli uomini nelle cose create una perenne testimonianza di sé (cf. Rm 1, 19-20)” (Dei Verbum, 3). Questa testimonianza è data come dono e nello stesso tempo è lasciata come oggetto di studio da parte della ragione umana. Mediante l’attenta e perseverante lettura della testimonianza delle cose create, la ragione umana si dirige verso Dio e si avvicina a lui. Questa è in un certo senso la via “ascendente”: sui gradini delle creature l’uomo si innalza verso Dio, leggendo la testimonianza dell’essere, della verità, del bene e della bellezza che le creature posseggono in se stesse.

2. Questa via della conoscenza, che in un certo qual senso, ha il suo inizio nell’uomo e nella sua mente, permette alla creatura di salire al Creatore. Possiamo chiamarla la via del “sapere”. Vi è una seconda via, la via della “fede” che ha il proprio inizio esclusivamente in Dio. Queste due vie sono diverse tra di loro, ma s’incontrano nell’uomo stesso, e in un certo senso si completano e si aiutano reciprocamente.

Diversamente dalla conoscenza mediante la ragione che parte “dalle creature”, le quali solo indirettamente portano a Dio, nella conoscenza mediante la fede attingiamo dalla rivelazione, nella quale Dio “fa conoscere se stesso” direttamente. Dio si rivela, cioè permette di conoscere se stesso, manifestando all’umanità “il mistero della sua volontà” (Ef 1, 9). La volontà di Dio è che gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto uomo, abbiano nello Spirito Santo accesso al Padre e siano resi partecipi della natura divina. Dio dunque rivela all’uomo “se stesso”, rivelando insieme il suo piano salvifico nei riguardi dell’uomo. Questo misterioso progetto salvifico di Dio non è accessibile alla sola forza ragionatrice dell’uomo. Persino la più perspicace lettura della testimonianza di Dio nelle creature non è in grado di svelare alla mente umana questi orizzonti soprannaturali. Essa non apre dinanzi all’uomo “la via della superna salvezza” (Dei Verbum, 3), via che è strettamente unita al “dono che Dio fa di sé” all’uomo. Nella rivelazione di sé stesso Dio “invita e ammette l’uomo alla comunione con sé” (cf. Ivi,  2).

3. Solamente avendo tutto questo davanti agli occhi, possiamo capire che cosa davvero è la fede: quale è il contenuto dell’espressione “credo”.

Se è esatto dire che la fede consiste nell’accettare come vero ciò che Dio ha rivelato, il Concilio Vaticano II ha opportunamente messo in risalto che essa è anche una risposta di tutto l’uomo, sottolineando la dimensione “esistenziale” e “personalistica” di essa. Se infatti Dio “rivela se stesso” e manifesta all’uomo il salvifico “mistero della sua volontà”, è giusto dimostrare a Dio che si rivela una tale “obbedienza della fede”, per cui tutto l’uomo liberamente si abbandona a Dio mostrandogli “il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà” (Concilio Vaticano I, Dei Filius) e acconsentendo volontariamente alla “rivelazione data da lui” (cf. Dei Verbum, 3).

Nel conoscere mediante la fede l’uomo accetta come verità tutto il contenuto soprannaturale e salvifico della rivelazione; tuttavia questo fatto lo introduce al tempo stesso in un rapporto profondamente personale con Dio stesso che si rivela. Se il contenuto proprio della rivelazione è l’“autocomunicazione” salvifica di Dio, allora la risposta della fede è corretta nella misura in cui l’uomo, accettando come verità quel contenuto salvifico, al tempo stesso “si abbandona tutt’intero a Dio”. Solamente un completo “abbandono a Dio” da parte dell’uomo costituisce una risposta adeguata.


Ai fedeli di espressione tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Mit besonderer Freude empfange ich euch in dieser Woche wiederum so zahlreich in Audienz hier in der Petersbasilika. Wie schon in den vergangenen Jahren gehört der Petersdom am Mittwoch vor der Karwoche - fast schon traditionsmäßig - den vielen Pilgern aus den Ländern deutscher Sprache. Ich danke euch für euer Kommen, das die tiefe Verbundenheit eurer Diözesen und Gemeinden mit der Ewigen Stadt und mit dem Nachfolger Petri bekundet. Herzlich grüße ich euch alle: die einzelnen Pilger und Besucher, die Familien und die genannten Gruppen; unter diesen besonders den großen Münsteraner Diözesanpilgerzug mit Gläubigen aus Gescher anläßlich des tausendjährigen Bestehens ihrer Pfarrei Sankt Pankratius. Euch allen erbitte ich aus der Begegnung mit den Heiligen Stätten hier im Zentrum der katholischen Christenheit neue Glaubenskraft und Entschlossenheit, euch auch in den vielfältigen Aufgaben und Pflichten des Alltags als wahre Christen zu erweisen. Wer die Fastenzeit mit Ernst und Besinnung verlebt, wird auch der Freude des Osterfestes voll teilhaftig werden können.

In Fortsetzung unserer wöchentlichen Ausführungen über die katechetische Glaubensunterweisung möchte ich eure Aufmerksamkeit heute besonders auf die Frage nach der Erkenntnis Gottes lenken. Es ist die beständige Lehre der Kirche, daß wir Gott nicht nur auf Grund der Offenbarung kennen. Das II. Vatikanische Konzil bekennt feierlich, ”daß Gott, aller Dinge Ursprung und Ziel, mit dem natürlichen Licht der menschlichen Vernunft aus den geschaffenen Dingen sicher erkannt werden kann“ (Dei Verbum, 6). Diese sogenannte natürliche Gotteserkenntnis aus der Schöpfung entspricht der geistbegabten Natur des Menschen. Diese befähigt ihn, von den geschaffenen Dingen auf deren Urheber, vom Geschöpf auf den Schöpfer zu schließen und dadurch nicht nur die Existenz Gottes, sondern auch gewisse Eigenschaften seines Wesens zu erkennen. Dies ist der ”aufsteigende“ Weg der Gotteserkenntnis, der Weg des ”Wissens“, der beim Menschen beginnt. Daneben gibt es einen zweiten Weg, den Weg des ”Glaubens“, der ausschließlich ”von oben“, von Gott seinen Ausgang nimmt. Gemeine ist die Erkenntnis Gottes durch die Offenbarung. Gott hat sich neben dem indirekten Weg über die Schöpfung dem Menschen auch auf direkte Weise mitgeteilt. Er hat ihnen sich selbst eröffnet und der Menschheit ”das Geheimnis seines Wissens“ kundgetan (Eph. 1, 9), nämlich seinen Entschluß, den Menschen durch Christus zu erlösen und ihn im Heiligen Geist der göttlichen Natur teilhaftig zu machen. Das Wissen um diesen ewigen Heilsratschluß Gottes kann uns keine menschliche Vernunft vermitteln; wir erhalten es allein durch Gottes eigene Mitteilung und durch unsere gläubige Annahme. Im Glauben nehmen wir als wahr entgegen, was Gott uns offenbart. Beide Wege, der Weg des ”Wissens“ und der Weg des ”Glaubens“, ergänzen sich gegenseitig trotz ihrer grundlegenden Verschiedenheit. Offenbarung besagt jedoch nicht nur Mitteilung neuer, uns bisher unbekannter Wahrheiten, sondern ist vor allem Selbstmitteilung Gottes an uns. Deshalb ist der Glaube auch nicht nur ein abstraktes ”Für-wahr-halten“, sondern erfordert zutiefst unsere persönliche Hingabe an Gott. Durch den Glauben treten wir zu Gott in ein tiefes persönliches Verhältnis, in eine innige Lebensgemeinschaft mit ihm.

Ich erbitte euch, liebe Brüder und Schwestern, als Gnade eurer Rompilgerfahrt einen solch tiefen und lebendigen Glauben als eure ganz persönliche Antwort auf Gottes unendliche Güte und Liebe zu uns in Jesus Christus. Von Herzen erteile ich euch und euren Lieben in der Heimat für reiche österliche Gnaden meinen besonderen Apostolischen Segen. Euch allen ein frohes und gesegnetes Osterfest!

Ai fedeli di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

Je salue avec joie tous les pèlerins présents à cette audience, entre autres les groupes diocésains et paroissiaux, les groupes de collégiens en vacances, les personnes du troisième âge de France et du Canada. Je souhaite à tous de bien revivre avec le Christ ces grands moments de la Passion et de la Résurrection.

* * *

J’ai noté la présence des grands et jeunes acolytes des diocèses de Reims, Avignon, Albi, avec Monseigneur Lacrampe. Je vous encourage vivement, chers amis, dans ce service liturgique: il contribue beaucoup à rendre le culte plus festif, plus digne; il aide le peuple chrétien à mieux prier, à mieux accueillir le Christ; il seconde le prêtre dans sa fonction sacrée. Et votre mouvement de clercs vous permet à vous-mêmes de nouer avec le Christ et son Eglise des liens plus forts, qui vous disposent à mieux répondre aux services auxquels le Seigneur peut vous appeler. A tous, de grande cœur, ma Bénédiction Apostolique.

Ai fedeli di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

As we rapidly approach the beginning of Holy Week, I welcome all the individuals, families, students and other groups who have come from England and the United States, as well as an international group of Sisters of Notre Dame. I extend special good wishes to the group of United States’ officers serving with NATO.

* * *

I am particularly pleased to welcome the group from the American television network NBC, which will be broadcasting directly to the United States from the Vatican during Holy Week. It is my hope that your work will bear much spiritual fruit during this holy season, when Christians all over the world celebrate the death and Resurrection of Jesus Christ. Through you I send warm and cordial greetings to all the people of America.

Ai pellegrini di espressione spagnola

Queridos hermanos y hermanas,

Quiero en esta mañana saludar con particular afecto a los estudiantes de diversas ciudades de España que son los más numerosos entre los hispanohablantes en esta Audiencia. En especial a los procedentes de Madrid, Cartagena, Murcia, Barcelona, Lérida, Reus y Valladolid. También a las familias españolas residentes en Alemania y al grupo de peregrinos de Guatemala. A todos quiero alentaros a vivir con profundo sentido de fe el misterio de gracia de las próximas celebraciones de la Pasión y Resurrección del Señor.

A todos los peregrinos procedentes de España y de los diversos Países de América Latina imparto de corazón mi Bendición Apostólica.

Ai pellegrini croati

Sia lodato Gesù e Maria!

Saluto di cuore voi, cari giovani, provenienti dalla Missione croata di Colonia. Siete venuti a Roma per l’incontro internazionale dei giovani con il Santo Padre: avete portato con voi la croce di Višeslav e l’immagine della Vergine Maria. A voi, cari giovani, affido la croce di Cristo. Portatela nel mondo come segno del suo amore verso gli uomini. Amate Maria, vostra madre celeste, che tanto vi ama. Annunziate a tutti che la salvezza viene tramite la croce di Cristo, con la materna intercessione della Madonna.

Il Papa imparte di cuore a voi e ai vostri genitori, che vivete lontani dalla patria, la sua benedizione apostolica.

Ai polacchi

Serdecznie witam Księży Biskupów z Polski: Księdza Biskupa sandomiersko-radomskiego oraz Księdza Biskupa sufragana z Tarnowa. Witam wszystkich pielgrzymów, zwłaszcza grupę młodzieży polskiej na Rok Młodzieży; pielgrzymkę z parafii Kraków-Łagiewniki; z parafii pallotyńskiej w Zakopanem; pielgrzymkę redaktorów “Tygodnika Powszechnego” oraz ich rodzin z okazji czterdziestolecia pisma; pielgrzymkę parafii św. Antoniego z Wrocławia; pielgrzymkę Ślązaków z Aachen w Niemczech; pielgrzymów indywidualnych oraz uczestników grup turystycznych PTTK, “Sport-Tourist”, “Orbis” i “Turysta”, zwłaszcza z Warszawy i Gdańska. Korzystając z okazji, pragnę jeszcze raz pogratulować przedstawicielom “Tygodnika Powszechnego” z panem redaktorem Jerzym Turowiczem na czele ich czterdziestolecia. Pragnę powitać młodych uczestników spotkania sobotniego i niedzielnego, które ma wymiar ogólnokościelny, pragnę wreszcie pozdrowić wszystkich obecnych rodaków z Ojczyzny i emigracji, przekazując za waszym pośrednictwem życzenia wielkanocne dla wszystkich rodaków zarówno w Polsce, jak i poza Polską. Niech Chrystus Zmartwychwstały daje nam wiarę, nadzieję i miłość, niech daje nam duchową siłę do przetrwania wszystkich prób.

Agli ammalati

Il mio saluto anche a voi, carissimi fratelli ammalati. La liturgia della Settimana santa, ornai imminente, ci invita a posare lo sguardo su Gesù crocifisso per poter comprendere pienamente l’intensità e il significato delle sue sofferenze. Nel vostro dolore e nelle vostre sofferenze meditate Gesù crocifisso affinché, da lui illuminati, possiate capire che ogni sofferenza umana ha in sé un grande valore, se vissuta alla luce della fede e dell’insegnamento del Redentore. Dal crocifisso attingete la forza per non scoraggiarvi nella malattia. Gesù stesso vi dia la serenità nella consapevolezza che il dolore è partecipazione alla redenzione e quindi fonte di gioia e di grazia per voi e per tutta la Chiesa.

Vi benedico di cuore.

Agli sposi novelli

Saluto infine gli sposi novelli. Carissimi, con il sacramento del Matrimonio, ricevuto recentemente, avete posto un segno per poter indicare la vostra responsabile e generosa risposta, il vostro sì, al Signore che vi ha chiamati alla duplice, grande e nobile missione di amore e di vita, che realizzerete in coppia nella vostra nuova famiglia cristiana. Come la primavera porta nella natura un risveglio di vita, che si manifesta attraverso i fiori e i frutti, così la vostra comunità familiare segni nella Chiesa e nella società una primavera di fede con fiori di un amore autentico e frutti di nuove vite. Vi sorregga sempre la grazia ricevuta nel Sacramento, che renderete operante con la vostra opera personale; per questo vi esorto a pregare insieme e frequentare i sacramenti.

Ripongo in voi la mia personale fiducia, vi auguro ogni bene e vi benedico di cuore.

Ai giovani

Come sempre, desidero rivolgermi ai giovani, nella gioiosa attesa dell’incontro di sabato e domenica prossima con tutti quelli che verranno da ogni parte del mondo, in occasione dell’Anno internazionale della gioventù.

Carissimi, siamo ormai al termine del cammino quaresimale, tempo di particolare impegno di preghiera, di penitenza e di conversione, per essere veramente nuovi nel cuore e nello spirito. Domenica la liturgia ci farà rivivere l’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme, accompagnato da uno stuolo di giovani festanti. Anche nella prossima domenica delle Palme i giovani saranno i protagonisti attorno al Signore nell’incontro caratterizzato dalla preghiera e dal sacrificio personale, a cui esorto anche voi, affinché esso sia segno di vita nuova nella Chiesa e nel mondo. Durante le vacanze pasquali, che inizieranno tra pochi giorni, vi invito a prendere parte alle sacre funzioni della Settimana santa, per rivivere la passione di Cristo e comprendere meglio quanto è grande l’amore del Signore ed essere così più disponibili all’aiuto fraterno, affinché la vostra carità diventi sempre più concreta e generosa.

Vi benedico di cuore.

La Preghiera per la pace
nei Paesi sconvolti dalla violenza

Vi invito ora a unirvi alla mia preghiera per tutti coloro che sono stati colpiti nei dolorosi avvenimenti, dei quali in questi giorni è giunta notizia.

In particolare desidero ricordare le numerose vittime dei gravi disordini registratisi in Sudafrica, dove la violenza si è scatenata ancora una volta per le note tensioni sociali che esistono nel Paese.

In Iran e in Iraq, dopo appena ventiquattro ore di tregua sono ripresi con più intensa gravità i bombardamenti, senza risparmio degli obiettivi civili e dei centri urbani, causando un gran numero di vittime innocenti e nuove distruzioni.

Preghiamo perché il Signore conceda la pace alle vittime e conforto alle loro famiglie e ispiri i responsabili di questi popoli così provati a trovare le vie appropriate per porre termine a così inutili sofferenze.

 

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