Capitolo Undicesimo C O M E P O S S E D E R E L A T E R R A

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MARIOCAPALBO
00giovedì 2 febbraio 2012 18:54

la crescita spirituale

Capitolo Undicesimo

 

C O M E   P O S S E D E R E   L A   T E R R A

 

QUANDO FINALMENTE GLI ISRAELITI lasciarono il deserto ed attraversarono il Giordano per entrare nella Terra Promessa, dovettero affrontare una realtà che molti di noi - gli Israeliti spirituali - sono portati a dimenticare: la terra era ancora posseduta dal nemico!

    Vi erano in essa nazioni nemiche - i giganti - e città fortificate! Possiamo entrare nella terra promessa, ma ciò non significa che ne abbiamo subito il pieno possesso.  

    Appena diventato cristiano pensavo che un giorno, ma piuttosto "presto," sarei giunto alla mia terra promessa e l'avrei posseduta tutta sui due piedi. Magari sarebbe successo in seminario, o in qualche incontro di massa, durante un risveglio o dopo aver pregato con qualche grande uomo di fede. Mi immaginavo trasformato in un super-cristiano che non avrebbe più, mai più avuto incertezze, esitazioni, inciampi, e tanto meno che sarebbe tornato indietro o caduto: uno che non sarebbe più stato tentato a perdere la pazienza o a scoraggiarsi quando è sotto pressione. Mi aspettavo che accadesse qualcosa dentro di me e che avrei  sperimentato una maturità istantanea - un uomo che non avrebbe potuto fare più niente di sbagliato!  

   La Bibbia tuttavia ci dice che il possesso istantaneo della terra promessa, o la maturità spirituale istantanea, sono impossibili. Questo non perché Dio non sia in grado di darcele tutte insieme, ma perché se lo facesse, noi ne saremmo distrutti. Ascoltate Mosè che spiega i piani di Dio agli Israeliti:  

"Quando il Signore ti introdurrà nella Terra Promessa, come avverrà presto, distruggerà le sette seguenti nazioni, tutte più grandi e più potenti di te ... Non temere davanti a loro, perché il Signore tuo Dio è in mezzo a te ... Egli scaccerà a poco a poco queste nazioni; non lo farà tutto in una volta, altrimenti le bestie selvatiche si moltiplicherebbero troppo velocemente e diventerebbero pericolose" (Dt 7, 1; 21-22).  

    Anche la nostra terra promessa diventerà nostra solo un poco alla volta, perché dobbiamo avere il tempo di crescere nella capacità di possederla. La crescita spettacolare ed insolitamente rapida di una chiesa, di un gruppo o di un individuo, è anomala. Vista da vicino, vi scorgerete gli "animali selvatici": instabilità, semplice emotività, dottrina pericolosa e mancanza di insegnamento solido e di fede.  

    Pietro capì la necessità di possedere la terra "poco a poco". Una volta aveva pensato di essere pronto ad entrarvi per possederla tutta insieme - immediatamente! Il risultato: un vero disastro!

    Da tre anni Pietro era discepolo di Gesù e dal Maestro aveva ricevuto un addestramento solido sui principi di Dio. Alla vigilia del tradimento, Gesù fece una promessa ai Suoi seguaci:  

"... Poiché mi siete rimasti fedeli in questi giorni terribili, e poiché il Padre mio mi ha concesso un Regno, qui ed ora, io vi concedo il diritto di mangiare e bere alla mia mensa in quel Regno; e siederete su troni a giudicare le dodici tribù di Israele" (cf. Lc 22, 28-30).  

     Gesù parlava di quanto sarebbe accaduto dopo il Suo secondo ritorno sulla terra, ma io credo che quelle parole contengano anche un riferimento al fatto di "regnare nella vita" in una terra promessa oggi. Immediatamente dopo la stupefacente dichiarazione fatta qui sopra, Gesù continuò:  

"Simone, Simone [Ogni volta che Gesù chiamava Pietro col nome di Simone, si rivolgeva alla sua vecchia natura instabile. Simone significa "annacquato, debole" mentre Pietro significa "roccia"], ecco, Satana ha chiesto di vagliarti come grano: ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede. Così, quando ti sarai pentito e sarai tornato a me, rafforza e fa' crescere la fede dei tuoi fratelli" (vv. 31-32).  

     Gesù permise a Satana di avvicinarsi a Simone perché aveva bisogno di essere esposto alla tentazione. Nel suo cuore c'era qualcosa che andava messo alla prova, prima che potesse entrare nella terra promessa in qualità di leader, ed essere in grado di rafforzare e formare la fede dei suoi fratelli. Se Pietro doveva diventare ciò che Gesù lo chiamava ad essere, Gesù non aveva altra scelta che metterlo di fronte al problema. 

     Fa piuttosto paura pensare che Gesù debba fare la stessa cosa anche con noi. Sappiamo che Egli sta intercedendo per la nostra causa e che prega affinché la nostra fede non venga del tutto a mancare: ma non può pregare perché siamo preservati dal problema.  

    Nell'allevare i figli, possiamo insegnare loro a scegliere tra il bene e il male. Ma arriva il momento in cui dovranno essere esposti alla tentazione e fare le scelte da soli. Se insistiamo a scegliere per loro, non cresceranno mai né diventeranno mai individui maturi. Come genitore, ho osservato i miei figli entrare in situazioni in cui sapevo che sarebbero stati messi alla prova. Io non posso decidere il risultato, e prego perché la loro fede non venga del tutto a mancare.  

    Proseguendo nella loro conversazione, vediamo che alla dichiarazione di Gesù Pietro reagisce allo stesso modo in cui avrebbe reagito la maggior parte di noi:

"Signore, con te sono pronto ad andare in prigione, e perfino a morire con te!" (v. 33).  

      In Pietro c'era un po' d'orgoglio e di autosufficienza. Probabilmente pensava: "Signore, ma che dici - pregare per me? Ma non ne ho bisogno! Sono il tuo discepolo più leale!" Presumeva di essere pronto a qualunque prova - si sentiva spirituale, forte e in grado di affrontare qualunque cosa gli fosse capitata. Ascoltate Paolo, qualche anno dopo, mettere in guardia contro questo tipo di atteggiamento:  

"Perciò, chiunque pensi di poter restare saldo, chi si sente sicuro di avere una mente ben basata e fondamenta solide - stia attento a non cadere [nel peccato]" (1 Cor 10, 12 - Amplificato).  

    Quando ci sentiamo forti, non dipendiamo più da Cristo per la nostra forza. Dimentichiamo di aver bisogno di Lui e cominciamo immediatamente ad inciampare. Pietro pensava di essere ben saldo, e la parola inciampare in quel momento non rientrava proprio nel suo vocabolario. Tuttavia Gesù, che sapeva cosa lo aspettava, continuò:  

"Ma Gesù gli disse: 'Pietro, voglio dirti una cosa: tra ora e domani mattina quando canterà il gallo, tu mi avrai rinnegato tre volte, dichiarando che neppure mi conosci" (cf. Lc 22, 34).  

     La risposta di Pietro non ci è stata tramandata, ma certo pensò che quella predizione di Gesù non si sarebbe mai avverata. Pietro era ansioso di dimostrare la propria lealtà e si sentiva pronto ad andare in prigione, e anche ad essere ucciso per il suo Signore.  

    Mi resta facile identificarmi con Pietro. Spesso ho voluto scatenarmi fuori per fare qualcosa di eroico, di eccitante - e magari anche di pericoloso - per promuovere il Regno. Spesso i cristiani accelerano la "valvola della forza di volontà," e si impegnano in attività frenetiche "per il Signore," ma di rado è quello il modo in cui Dio agisce. Alcuni credenti possono essere chiamati a rischiare la vita nella missione di distribuire Bibbie di contrabbando in Cina, ma certo non finché non avranno imparato a cedere, a sottomettersi e ad obbedire nei piccoli servizi di ogni giorno. Siamo sempre ansiosi di inventarci le nostre battaglie e i nostri problemi personali. Faremmo meglio a servire il Signore e ad obbedire il Suo comando.  

    Pietro voleva una sfida ovvia - una battaglia aperta contro un nemico riconoscibile. Ma Gesù conosceva il suo cuore, proprio come conosce il nostro. Ascoltate la conclusione di Luca sul comportamento di Pietro nel problema (vv. 56-62). L'evento seguì l'arresto di Gesù e il giudizio, di primo mattino, presso la residenza del Sommo Sacerdote. Pietro era entrato nel cortile. Qui una serva lo notò alla luce del fuoco:  

"Quest'uomo era con Gesù!

Ma egli negò dicendo: 'Donna, neppure lo conosco!' Poco dopo un altro lo vide e disse: 'Devi essere uno di loro!' Pietro rispose: 'No, non lo sono.'

Passata circa un'ora, un altro insisteva: 'So che anche questo è uno dei discepoli di Gesù, perché è anche lui un Galileo.'

Ma Pietro disse: 'Uomo, non so quello che dici.'

Appena pronunciate quelle parole, un gallo cantò.

Allora Gesù, voltatosi, guardò Pietro. E Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: 'Prima che il gallo canti, domani mattina, tu mi rinnegherai tre volte.'

E uscito dal cortile, pianse amaramente."  

    Ogni volta che leggo questo racconto mi sento nei panni di Pietro che guardava negli occhi pieni d'amore di Gesù. Quegli occhi non contenevano alcuna condanna, ma solo compassione e comprensione. In quegli occhi Pietro vide se stesso, spoglio di ogni falsa apparenza, del tutto indegno della fiducia del Suo Signore. Ma anche vide che Gesù aveva sempre conosciuto la sua debolezza, e tuttavia lo aveva amato ugualmente.  

    Quel mattino Pietro deve esser morto mille volte, piangendo amare lacrime di pentimento, ormai svuotato della baldanza dell'io che tanto si era gloriato delle proprie forze. Aveva sbagliato, ma la fede non lo aveva abbandonato del tutto. Forse ricordò le parole di alcuni passi della Scrittura dei suoi tempi - e dei nostri: il Salmo 36, 23-24:  

"I passi degli uomini buoni sono guidati dal Signore. Egli gioisce in ogni loro passo. Se cadono, non è fatale, perché il Signore li tiene per mano."  

     Pietro era un uomo buono e in cuore era disposto a fare la volontà di Dio. Non perì nel problema, ma la tentazione fu  necessaria per esporre il suo orgoglio e la sua autosufficienza, che dovevano entrambi sparire prima che potesse arrivare a dipendere solo da Dio.

     Il vecchio Pietro avrebbe voluto precipitarsi e possedere l'intera terra promessa tutta in una volta. Ma il nuovo Pietro conosceva la necessità della crescita continua nella fede. Aveva imparato a rafforzare e a formare la fede dei suoi fratelli, in modo che non facessero lo stesso sbaglio che aveva fatto lui.  

    Fu una parte della preparazione necessaria perché Pietro, alcuni anni dopo, fosse in grado di scrivere ai convertiti del primo secolo: 

"Simon Pietro, servo e apostolo [inviato speciale] di Gesù Cristo, a coloro che hanno ricevuto [ottenuto un privilegio simile] una fede preziosa simile alla nostra per mezzo della giustizia [rettitudine] del nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo ...

Egli ci ha concesso le sue preziose e abbondanti promesse, perché mediante le stesse possiate sfuggire [con la fuga] al decadimento morale [putrefazione e corruzione] che è nel mondo a causa dell'avidità [lussuria, cupidigia], e diventare partecipi della natura divina" (1 Pietro 1, 1-4 Amplificati).  

     Questa è la nostra terra promessa, e in questa lettera Pietro ci dice come giungere a possederla: un poco alla volta.

     Egli elenca nove aggiunte, dicendo che vanno coltivate, una ad una, per costruirvi sopra la promessa fondamentale. Così diventeremo partecipi della natura di Cristo.  

1.    La Diligenza - Siate persistenti, tenaci, datevi da fare per questo. E ricordate, non è la nostra opera personale, ma piuttosto la tenacia e perseveranza dell'aderire a Cristo che opera in noi.

         Usate la diligenza per esercitare la Fede:

2.     La Fede - Impiegate ogni sforzo per esercitare la fede. Radicate nel vostro cuore l'essenza della fede, secondo quanto ci viene indicato in Ebrei 11,1:  

"... la fede è l'assicurazione [la certezza, la conferma, l'azione principale] delle cose che speriamo, è la prova delle cose che non vediamo e la convinzione della loro realtà - poiché la fede percepisce come fatto reale ciò che non è rivelato ai sensi" (Amplificato). 

Esercitando la fede, si svilupperà in noi la Virtù.  

3.   La Virtù - Significa far bene ciò che dobbiamo fare. Non prendete la scorciatoia! La virtù è eccellenza, bontà vera, giustizia e rettitudine, risoluzione ed energia cristiana. Praticatela per sviluppare la Conoscenza.  

4.    La Conoscenza - Imparate a conoscere meglio Dio e a scoprire cosa vuole da voi. Cercate di capire la Sua volontà per voi. Studiate la Bibbia. Non passate la vita a farvi imboccare dagli altri: procuratevi un buon dizionario biblico e imparate ad usare la concordanza biblica. Crescete nella conoscenza personale di Dio, delle Sue vie e della Sua Parola. Nel mettere in pratica ciò che sapete sulle vie di Dio e su ciò che Egli vuole da voi, sviluppate il dominio di voi stessi (autocontrollo).  

5.    Il Dominio di sé - Questa sì che è una cosa difficile! Avete mai promesso che non vi sareste più arrabbiati? Lo promettete a vostra moglie, e lei vi ricorda con dolcezza: "Ma caro, tu ti arrabbi sempre!" Al che vi inquietate: "Bene, ho detto che non lo farò piú!"  

     Cos'è che ci fa perdere il controllo? La nostra testarda ostinazione. Ci arrabbiamo quando qualcuno si oppone alla nostra volontà, disturba la nostra comodità, o mette in dubbio le nostre opinioni.

     Il problema sta sempre nel nostro Ego in formato-gigante. Come fare a esercitare l’autocontrollo? Non certo digrignando i denti e ripetendo a noi stessi: "Non voglio arrabbiarmi - Non voglio arrabbiarmi!" Il nostro io sarà controllato quando metteremo in disparte i nostri desideri personali, moriremo a noi stessi e permetteremo a Gesù di controllarci. Quando "l'ego" sarà controllato da Lui, avremo imparato il vero significato della parola; e quando ciò avverrà, in voi si svilupperà la Pazienza.  

6.   La Pazienza - E' la ferma sopportazione di ogni circostanza, e si sviluppa solo con la pratica. C'è da lottare in quest'area.

Non molto tempo fa portai la mia auto ad un controllo. Davanti a me c'era lunga coda, e nell'attesa io mi compiacevo per la mia calma fermezza. Cercai perfino di sorridere amabilmente quando l'ispettore annunciò - finalmente era arrivato il mio turno! - "Reverendo, i fari hanno bisogno di una riparazione!"

Di ritorno alla stazione di ispezione, vidi che la coda era notevolmente aumentata - mentre la mia pazienza si era un po' logorata ai margini - ma reggevo ancora.

La seconda volta che affrontai l'ispettore l'auto passò, ma io non potei esibire la patente: l'avevo lasciata a casa! Inghiottii coraggiosamente e mi diressi verso casa.

Al terzo tentativo Judy mi accompagnò. Perché ci si imbatte sempre in tutti i semafori rossi quando la pazienza scarseggia? Ad un incrocio, ci trovammo dietro a una Volkswagen. Quando venne il verde, la donna al volante non partì: un secondo semaforo rosso, un terzo. A quel punto avevo afferrato il volante e stavo seriamente pensando di sospingere quella macchina attraverso l'incrocio.  

Ero quasi spaventato all'idea di veder apparire il quarto semaforo rosso quando la Volkswagen, lentamente, si mosse. A pochi metri di distanza, suonando il clacson, veniva l'automobilista un tempo paziente, che tornava alla stazione di ispezione. La donna si voltò a guardarci, sorrise e si fece da parte per permetterci di passare.  

    Judy mi guardò di traverso (come sanno fare le mogli), e disse con dolcezza: "Bob, perché non la inviti per stasera alla nostra lezione sulla pazienza?"  

    La pazienza viene solo quando riponete in Gesù tutte le vostre preferenze, arrendendovi a Lui. Egli è in grado di sostenere tre o quattro semafori verdi - proprio come fece là sul retro della barca che stava affondando - senza farsi prendere dal panico. E' in grado di regnare in ogni circostanza della vita, e quando Gli permetterete di controllarvi, comincerete a partecipare alla natura e alla pazienza divina. La pratica costante della pazienza produrrà la somiglianza con Dio.  

7.   La somiglianza con Dio. - Questa ha molte implicazioni, di cui una importante è l'imparzialità o giustizia. Dio è totalmente giusto e imparziale, e la somiglianza con Lui la potrete misurare da come trattate i nemici. Li amate come gli amici? Se foste Dio e aveste della pioggia da dare, a chi la mandereste? Sul giusto e sull'ingiusto? La capacità d’essere imparziali è un segno della somiglianza con Dio. Praticando questa virtù, si svilupperà in voi l'Amore Fraterno.  

8.   L'Amore Fraterno. - Riuscite a guardare ogni uomo con compassione? Anche se è sporco, brutto e gretto? L'amore fraterno è una parte della provvista che Dio vuole darci. Mettete da parte le vecchie reazioni davanti a chi non vi piace. Arrendetevi a Cristo e permettete al Suo amore di passare attraverso di voi. Egli ama tutti gli uomini come fratelli. La pratica dell'amore fraterno risulterà in Amore Cristiano.  

9.   L'Amore Cristiano. - É l'ultimo gradino della scala per prepararci a possedere la terra promessa. L'amore cristiano è agape, la forma più alta dell'amore: una dedizione consapevole, voluta, deliberata e spirituale verso qualcuno. Non si tratta di un sentimento emotivo effimero, variabile come il vento, ma di un affetto fermo e immutabile.

L'amore naturale di cui è capace la maggior parte degli esseri umani è sempre diretto verso qualcosa o qualcuno che ci piace, verso cui siamo attratti o che approviamo. L'agape invece è la natura dell'amore di Dio. Egli ci ama quando siamo brutti, sbagliati e ribelli. Ammettiamolo pure, a noi è impossibile amare in quel modo se non è Cristo ad amare e a vivere in noi. Col suo amore in noi, vogliamo amare nel modo in cui Dio ci invita e ci porta a farlo, indipendentemente dai sentimenti.

  Quando ci troviamo di fronte a qualcuno verso cui non sentiamo amore, possiamo confessare la nostra mancanza d’amore, resistere ai sentimenti umani, arrenderci a Cristo e chiedergli di darci la capacità d’amare.

  L'Amore-Agape rende possibile l'esperienza dell'amore costante nel matrimonio. Nessun matrimonio dovrà morire per mancanza d'amore: se l'amore pare essersi raffreddato, la risposta è confessione, pentimento e una volontà di restare saldi nei principi di Dio. Può darsi che il problema sia difficile, ma la provvista di Dio è assicurata in Cristo. Gesù ci ha comandato di amare - perfino i nemici. Non ce lo avrebbe chiesto se la provvista non fosse già stata disponibile.  

Guardate ancora i Nove Principi di Pietro e osservate il loro collegamento progressivo. Si potranno sviluppare solo uno ad uno, un poco alla volta. Ma saranno tutti necessari, se vorremo arrivare a possedere la terra.  

    Un amico scrisse questi principi su un cartoncino, collegando ciascun principio al successivo con una freccia; poi mise l'elenco vicino allo specchio del bagno. Ogni mattina aveva modo di fare un controllo. Come vi misurereste davanti a un simile promemoria?  

    Pietro concluse i suoi pensieri con questi incoraggiamenti e promesse:  

"Più procederete su questa via, più diventerete spiritualmente forti, porterete frutto e sarete utili al nostro Signore Gesù Cristo. Ma chi non segue queste aggiunte alla fede è proprio cieco, o almeno molto miope, e ha dimenticato che Dio lo ha liberato dalla vecchia vita di peccato, per poter ora vivere una vita forte e buona per il Signore" (2 Pt 1, 8-11 - Amplificati).  

     Avete notato gli incoraggiamenti? Nella terra promessa portiamo frutto, siamo utili al Signore e possiamo vivere una vita forte e buona. Ma se non camminiamo seguendo le aggiunte alla fede forniteci da Cristo, siamo dei miopi, che vagano nel deserto soffrendo e inciampando. Dio intende portarci nella terra promessa, e Pietro dice che chiunque non accetti con entusiasmo una simile opportunità, è davvero pazzo!  

"Dunque, fratelli cari, datevi molto da fare per provare di essere veramente tra coloro che Dio ha chiamato e scelto, così facendo, non inciamperete né cadrete mai" (v. 10).  

     La parola usata da Pietro per mai significa: positivamente, assolutamente, un mai garantito! Egli sapeva cosa significava cadere, e aveva imparato ad evitarlo. Quando avrete permesso a Cristo di sviluppare questi nove principi nella vostra vita, non cadrete mai più. Nel vostro cuore non ci sarà più niente a provocare l'inciampo al momento in cui la tentazione verrà a vagliarvi per prepararvi al possesso della terra.  

"E Dio spalancherà per voi le porte del cielo [la terra promessa], perché possiate entrare nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo" (v. 11, Amplificato). 

 Io vi assicuro che quel regno comincia qui e ora - e non aspetta altro che vi entriamo per possederlo - un poco alla volta.

 

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