Capitolo Settimo L A C O S C I E N Z A C R I S T I A N A

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MARIOCAPALBO
00martedì 27 marzo 2012 14:12
Indice

Capitolo Settimo

 

L A   C O S C I E N Z A   C R I S T I A N A

 

 

(1)          In questo capitolo considereremo un problema che turba molti nostri contemporanei: "Quali

sono le cose giuste, quali quelle sbagliate, oppure, è cambiato proprio tutto?" É vero che molte leggi della chiesa sono cambiate, e questo può esser stato motivo di confusione per chi aveva imparato a vedere le cose giuste e quelle sbagliate in termini di obbedienza o di disobbedienza a delle leggi. "E non è forse  così?" potreste chiedervi. Per rispondere, dobbiamo ancora una volta considerare in profondità le parole pronunziate nel Padre Nostro: "Sia fatta la tua volontà, sulla terra come in cielo."

 

 

L'obbedienza a Dio é amore reso visibile

 

(2)          Per fede accettiamo Gesù e tutto quello che dice; per amore riconosciamo tutto quello che ha

fatto per noi; ma è solo osservando i Suoi comandi che manifestiamo in maniera inequivocabile quella fede e quell'amore. S. Paolo la chiama "l'obbedienza alla fede" (Rom. 1,5), e Gesù l'ha reso estremamente chiara con queste parole:

 

"Chi accoglie i Miei comandamenti e li osserva, questi Mi ama." (Gv. 14,21)

 

La nostra obbedienza a Gesù non è altro che il nostro amore per Lui reso manifesto. In un'altra occasione Egli ha detto:

 

"Perché Mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico? Chi viene a Me e ascolta le Mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a scuoterla perché era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande." (Lc 6,46-49)

 

 

(3)  S. Giacomo, uno dei primi vescovi della Chiesa, ha scritto:

 

"Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? ... se (la fede) non ha le opere, è morta in se stessa ... Ma vuoi sapere, o insensato, come la fede senza le opere è senza valore?" (Gc. 2,14;17;20)

 

 

(4)     Tutto questo è chiarissimo e ci dimostra che la fede vera e l'amore autentico sfociano sempre

in opere buone. Ma perché dovremmo fare queste opere buone? E perché, poi, è tanto importante obbedire ai comandi di Gesù? Prima di rispondere guardiamo proprio a Gesù.

 

Gesù: il Suo amore e la Sua obbedienza

 

"(Io) non cerco la Mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato." (Gv. 5,30)

 

 

(5)   Con queste parole Gesù ci rivela il motivo della Sua venuta sulla terra e la ragione di ogni

parola e di ogni azione della sua vita: fare quello che il Padre Gli chiedeva. Giunse al punto di dare questa definizione al suo cibo:

 

"Mio cibo è fare la volontà di Colui che Mi ha mandato e compiere la Sua opera." (Gv 4,34)

 

É questo il motivo principale che Lo ha portato ad incarnarsi nel seno di Maria:

 

"Ecco, Io vengo ... per fare, o Dio, la Tua volontà." (Eb. 10,7)

 

Sia che obbedisse a Maria, che imparasse da Giuseppe il suo mestiere, che giocasse con gli altri bambini sulla strada, che predicasse sulle rive del lago, che si riposasse quand'era stanco, che mangiasse quando aveva fame, oppure che soffrisse sulla croce, è stato sempre in obbedienza alla volontà del Padre Suo, ordinata alla nostra salvezza.

 

 

(6)   Come abbiamo visto nel capitolo precedente, il popolo di Dio non è altro che Gesù tornato a

vivere per mezzo della potenza del Suo Spirito Santo. In noi Egli è tornato a camminare, a operare, a pregare, a predicare, a guarire, a soffrire, a morire e a risorgere. E proprio come avvenne quando visse in Palestina, vuole vivere in obbedienza alla volontà del Padre Suo. E quando un cristiano esprime la propria fede facendo la volontà di Dio, è lo steso Gesù a compierla tramite lui. Per questo ha detto:

 

"Chiunque fa la volontà del Padre Mio che è nei cieli, questi è per Me fratello, sorella e madre." (Mt 12,50)

 

Per questo S. Giovanni ha potuto ricordare ai primi cristiani che:

 

"Chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!" (1 Gv 2,17)

 

Agli ebrei che avevano creduto in Lui Gesù disse:

 

"Se dimorerete (dal greco: meño = abitare, stare - traduzione CEI = rimanete fedeli) nella Mia parola, sarete davvero Miei discepoli." (Gv 8,31)

 

 

(7)   "Abitare" intende una "casa", e questa è una parola che rivela intimità. Servendosene, Gesù ci

dice fino a quale profondità deve giungere il nostro impegno di accettare ogni parola che Egli pronunzia, e fino a che punto questo deve influenzare ogni aspetto e ogni momento della nostra vita.

 

Dedizione alla volontà di Dio

 

"Siate saldi, perfetti e aderite a tutta la volontà di Dio." (Col 4,12)

 

 

(8)          Fu proprio questa l'intenzione di una preghiera di Epafra, uno dei primi cristiani, a favore dei

cristiani di Colosse, e dovrebbe costituire anche la nostra preghiera frequente gli uni per gli altri.

 

            Nella sua lettera indirizzata alle stesse persone, Paolo  scrisse:

 

"Non cessiamo di pregare per voi e di chiedere che abbiate una conoscenza piena della Sua volontà con ogni sapienza e intelligenza spirituale, perché possiate comportarvi in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona ..." (Col 1,9-10)

 

 

(9)          É questo il desiderio di Paolo: che Gesù continui a vivere nella Sua Chiesa e continui ad

obbedire alla volontà di Suo Padre nella vita di ogni cristiano. E noi possiamo dire di vivere la vita nuova in Cristo quando Gli permettiamo di amare Suo Padre vivendo l'obbedienza ai Suoi comandi.

 

La volontà e la presenza di Dio

 

"Colui che Mi ha mandato è con Me e non Mi ha lasciato solo, perché Io faccio sempre le cose che Gli sono gradite." (Gv 8,29)

 

 

(10)      Proprio come il Padre viveva in Gesù perché questi faceva sempre ciò che Gli era gradito (al

Padre), anche noi possiamo esser certi della presenza di Dio nella nostra vita quando vogliamo fare, e facciamo, ciò che è gradito al Padre.

 

            D'altra parte, quando un membro della Chiesa rifiuta di fare la volontà del Padre, deve ricordarsi di un fatto particolare: quando Pietro suggerì a Gesù che non avrebbe dovuto incamminarsi verso la sofferenza e la morte che Lo aspettavano, Gesù gli disse:

 

"Lungi da me, Satana! Tu mi sei di scandalo (ostacolo), perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!" (Mt 16,23)

 

 

(11)      Anche noi possiamo costituire un ostacolo al modo in cui Gesù vive per Suo Padre nella

Chiesa, se ci rifiutiamo di obbedire alla parte conosciuta della volontà di Dio. Tale obbedienza deve partire dal cuore, deve essere un'obbedienza profonda.

 

L'obbedienza profonda

 

"Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli." (Mt 5,20)

 

 

(12)      La maggior parte degli scribi e dei farisei era rigorosissima nell'osservare la legge: in realtà,

nel farlo erano degli "esperti". Per quale motivo, allora, Gesù li condannò? Perché osservavano solo la lettera della legge, mentre il cuore non era aperto a Dio. È importante fare quello che Dio vuole, ma in primo luogo il nostro cuore deve essere umile davanti a Lui. Se il cuore non è nella disposizione giusta, la rettitudine esteriore del comportamento non ha alcuna importanza; se nel profondo del cuore non risiede un amore vero verso il nostro Dio e verso il prossimo, allora dobbiamo accettare come rivolte anche a noi stessi le parole che Gesù disse agli scribi e ai farisei:

 

"Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno sono belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume." (Mt 23,27)

 

 

(13)   Gesù ci ha dato molti esempi di cosa intendeva dire con queste parole. Eccone uno:

 

"Avete inteso che fu detto: Non commettete adulterio; ma Io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore." (Mt 5,27-28)

 

Gli altri possono anche vedere come ci comportiamo, ma ascoltiamo cosa dice Dio:

 

"Io sono Colui che scruta gli affetti e i pensieri degli uomini, e darò a ciascuno di voi secondo le proprie opere." (Ap 2,23)

 

 

(14)      Per il fatto di aver potuto vedere il cuore semplice e contrito delle prostitute, Gesù si

compiacque più con loro che con i sacerdoti, più coi peccatori che con quelli che si atteggiavano a santi della loro epoca. Ma ora guardiamo Gesù, e il Suo Sacro Cuore:

 

 

Il cuore di Gesù e quello di Maria

 

"Bisogna che il mondo sappia che Io amo il Padre..." (Gv 14,31)

 

 

(15)      Dopo aver pronunziato queste parole, che ci rivelano quale fosse la disposizione del Suo

cuore davanti al Padre celeste, Gesù uscì dalla sala dell'Ultima Cena per iniziare la Sua sofferenza nell'Orto del Getsemani. In queste parole Egli ci afferma che l'origine del Suo comportamento, la ragione del Suo agire, risiedeva nel Suo amore verso il Padre. E per ciascuno di noi deve essere la stessa cosa: dobbiamo vivere perché riconosciamo l'amore del Padre per noi e lo contraccambiamo. La moralità del nostro comportamento non ha alcuna importanza: senza questo motivo centrale, non può trattarsi di comportamento cristiano.

 

 

(16)      Davanti a Dio, Maria ebbe l'atteggiamento perfetto del cuore: "Sono la serva del Signore," e

per questo desiderava che si compisse in lei la volontà di Dio: "Si faccia di me secondo la Tua Parola." Qui ella rappresenta il modello della Chiesa intera e di ogni suo membro. In queste parole, grazie all'apertura e alla disponibilità del suo cuore, Dio Si è servito di lei, ed è diventata la madre della Chiesa, della quale è stata il primo membro per esser stata concepita senza peccato.

 

 

(17)      Dio è in grado di fare, e ancora sta facendo, "grandi cose" con quelli che aprono totalmente il

cuore, proprio come Maria, alla Sua volontà. Si servirà delle nostre mani, che davvero diventeranno le mani di Gesù nel mondo, se il nostro cuore sarà simile al cuore di Maria di fronte alla Sua volontà. A proposito della moralità cristiana, Gesù ha sottolineato spesso l'importanza del cuore.

 

L'adorazione implica obbedienza

 

"Questo popolo Mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da Me." (Mt 15,8)

 

 

(18)      Gli uomini "religiosi" del Suo tempo andavano in chiesa e pregavano proprio come facciamo

noi, ma ad alcuni di loro Gesù rivolse queste dure parole, poi proseguì dicendo:

 

"La loro adorazione è priva di valore" [CEI = Invano essi Mi rendono culto.] (Mt 15,9)

 

In pratica, la loro adorazione e le loro preghiere per Gesù non avevano alcun valore.

 

 

(19)      La stessa cosa potrebbe verificarsi anche per voi e per me, se il nostro cuore non è vicino al

Sacro Cuore di Gesù nell'amore e nella devozione, per ascoltare il Suo volere.

 

"Dal cuore provengono i propositi malvagi, gli omicidi, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze e le bestemmie. Queste sono le cose che rendono immondo l'uomo." (Mt 15,19)

 

 

(20)   A proposito dell'importanza del cuore, anche S. Giacomo scrisse alla sua gente:

 

"Ma se avete nel vostro cuore gelosia amara e spirito di contesa, non vantatevi e non mentite contro la verità." (Gc 3,14)

 

 

(21)La verità è sempre costituita da quello che sta nel cuore e non da quanto appare in

superficie. Se il cuore è nella giusta disposizione, abbiamo fatto il primo passo fondamentale nella morale cristiana, perché:

 

"L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore." (Lc. 6,45)

 

(22)É importante ricordare che sia le buone sia le cattive azioni provengono dal cuore, dal

punto centrale della nostra personalità, dal nucleo più interno della nostra libertà, e le parole che usiamo o le azioni che facciamo non sono altro che segni indicatori dell'atteggiamento del nostro cuore davanti a Dio.

 

 

Come conoscere la volontà di Dio?

 

(23)Ma io come faccio a conoscere in ogni momento la volontà di Dio? A capire qual è il

modo migliore di agire in una data situazione? Come faccio a sapere ciò che è giusto o sbagliato? Come posso riuscire a distinguere ciò che dovrei fare o evitare qui e in questo momento? La risposta è molto semplice: devo seguire la coscienza.

 

 

(24)A questo principio, se si applica nel modo appropriato, non vi sono eccezioni: Devo

sempre seguire la mia coscienza di cristiano fedele, che ama veramente Dio.

 

"Mi sforzo di conservare in ogni momento una coscienza irreprensibile davanti a Dio e davanti agli uomini." (Atti 24,16)

 

 

(25)   In ogni attività sono tenuto a seguire fedelmente la coscienza, in modo da poter

giungere a Dio, per il quale sono stato creato. E non devo limitarmi a seguirla solo in occasioni particolari, ma sempre, in ogni occasione. La coscienza deve sempre essere la mia guida ultima, ed è mio costante dovere seguirla con fedeltà, (sempre se sono un cristiano davvero sincero. Altrimenti, la coscienza può essere corrotta).

 

 

(26)La ragione di ciò sta nel fatto che seguire la propria coscienza equivale a eseguire la

volontà di Dio nella propria vita. La coscienza, infatti, è una luce dataci da Dio che deve guidarci nel cammino di tutta la vita. Quando Dio ci comunica la Sua volontà per mezzo della coscienza, non sta dandoci solo dei suggerimenti: si tratta di decreti. Obbedire alla coscienza è obbedire direttamente a Dio. Una volta disposti a seguire la coscienza, non avrete che uno scopo: eseguire la volontà di Dio. Nell'abbandono totale e incondizionato alle amorose premure di Dio, decidete di fare qualunque cosa Egli possa chiedervi e in ogni momento.

 

 

(27)Ciò significa vivere di continuo alla presenza di Dio. Significa che l'atteggiamento del

vostro cuore è quello di ricerca, nella preghiera, della volontà di Dio, unita alla sensibilità del radar a tale volontà e alla disponibilità a portarla a compimento, una volta scoperta. Quando seguite la coscienza, fate sempre quello che piace a Dio. La "coscienza irreprensibile" di cui parla S. Paolo nella citazione appena fatta è la voce di Dio che mi parla in ogni istante della vita. In ultima analisi, veniamo a scoprire quello che Dio ci chiede per mezzo della coscienza.

 

 

Cos'é la mia coscienza?

 

 

(28)La coscienza non è una cosa separata da me: Sono io a giudicare se una certa azione è giusta

o sbagliata. Essa costituisce il nucleo più segreto, il santuario della mia persona, il posto in cui mi trovo da solo con Dio, del quale sento echeggiare la voce nel mio cuore.

 

 

(29)Per "coscienza personale" intendo la consapevolezza di me stesso come individuo libero e

responsabile, capace di scegliere tra diversi modi di agire e di pensare. Se mi ritengo un individuo libero, devo allo stesso modo ritenermi responsabile di come mi servo di tale libertà. La uso per scegliere tra diversi valori.

 

 

(30)La coscienza mi dice che mediante della mia libera scelta posso cambiare qualcosa nella vita

degli altri: ad esempio, posso prendere la tua penna, o darti del denaro quando ne hai bisogno. Essa mi dice inoltre che, grazie a questa libera scelta, io posso cambiare me stesso: ad esempio posso fare una gita, sposarmi, lavorare di più o diventare più generoso.

 

 

(31)Considerata sotto questo profilo, la coscienza è la consapevolezza che sono IO a dover

decidere il tipo di persona che voglio essere. Infine, sono ancora io a decidere come rispondere all'amore di Dio e se vorrò andare in cielo con Lui o no. Ma ovviamente, la mia coscienza deve funzionare bene, deve essere irreprensibile.

 

 

La coscienza deve essere chiara e sincera

 

 

"Un cuore puro, ..una buona coscienza e ..una fede sincera." (1 Tim 1,5)

 

 

(32)Non possiamo dare per scontato che la nostra coscienza si basi su questo "cuore puro" e su

questa "fede sincera" di cui S. Paolo parla a Timoteo.

 

 

(33)      Oppure, ad essere franchi, non possiamo essere automaticamente certi di avere una "coscienza

irreprensibile". Ma se dovremo seguirla e se essa deve essere per noi l'eco fedele della volontà di Dio, allora diventa importantissimo che essa sia pura, sincera, chiara e irreprensibile, ed abbiamo il grave obbligo di accertarci che lo sia, proprio come il pilota ha l'obbligo di assicurarsi che l'attrezzatura del radar sia sempre in ottime condizioni di funzionamento. Egli deve accertarsi che essa capti i segnali giusti e che lo faccia accuratamente. Ognuno di noi deve assicurarsi di avere la coscienza in ottime condizioni di funzionamento. In altre parole, la mia coscienza ha bisogno di essere formata, oltre che seguita.

 

 

(34)      La coscienza non somiglia affatto ad un computer con risposte programmate per ogni

evenienza. Essa comprende invece tutto me stesso proteso alla ricerca delle risposte giuste per ogni situazione. Non esiste la gettoniera della morale, né io avrò mai a disposizione una gamma completa di risposte prefabbricate, perché le situazioni nella mia vita sono in continuo cambiamento. Mio compito è mantenere sempre la coscienza informata, attiva e delicatamente sintonizzata per riuscire a giudicare ogni situazione al suo sopraggiungere. Allora la formazione della mia coscienza continuerà per tutta la vita.

 

(35) -(a) Scoprite con chiarezza i fatti:

            Devo cercare di capire ogni aspetto della situazione da giudicare. Non posso prendere una decisione se prima non ho fatto il possibile per scoprire i dati, come ad esempio l'insegnamento della Chiesa a quel proposito, le pressioni che quei fatti esercitano su di me in questo momento e nel luogo in cui mi trovo e quali sono i diritti degli altri in questa situazione.

 

 

(36) -(b) Soppesate sinceramente i fatti:

            Gli stessi fatti considerati in situazioni diverse presentano un diverso valore, e quindi devo decidere l'importanza che rivestono in questa determinata situazione e persino quali sono gli elementi più importanti. S. Paolo li chiama i "loro stessi ragionamenti" (Rom 2,15).

 

 

(37) -(c) Giudicate i fatti onestamente:

            E qui arrivo al nucleo della coscienza: dopo aver soppesato i fatti, giudico se dovrei o no fare quella azione, e cerco di elaborare in me tale valutazione senza pregiudizio alcuno.

 

 

(38) -(d) Agite con saggezza sulla base dei fatti:

            Quindi, devo decidere di seguire il giudizio al quale sono arrivato e cioè fare o non fare l'azione giudicata giusta o sbagliata.

 

 

(39)      Tale decisione o desiderio di fare quanto ho ritenuto giusto non giunge automaticamente.

Potrei arrivare al giudizio giusto e poi non metterlo in atto: tutto dipende dall'atteggiamento del cuore, cioè se esso propende più PER Dio o per stare LONTANO da Lui, e se di solito agisco secondo il Suo volere o nel modo opposto. Ogni volta che decido di agire secondo la volontà di Dio, è più probabile che io agisca allo stesso modo la volta successiva. Ma ogni volta che rifiuto di farlo, è ugualmente più probabile che io rifiuti di obbedire anche la volta prossima.

 

 
MARIOCAPALBO
00martedì 27 marzo 2012 14:14

Pressioni sulla coscienza

 

(40)      Valutare i fatti e soppesarli onestamente, dare un giudizio senza preconcetti e quindi agire nel

modo giusto significa vivere secondo la volontà di Dio. Ma la cosa non sempre è facile ad ogni stadio. Per il fatto di essere coinvolti a livello personale sia nel giudizio sia nella decisione, e per la tendenza che abbiamo ad essere egoisti, è assai probabile che di fronte alla prospettiva di una decisione che mi costerà qualcosa, io riesca a prenderla in maniera tale che non mi costi nulla. É talmente facile scambiare il proprio interesse egoistico per la voce di Dio! Nonostante tutte le buone intenzioni, siamo portati a trovare delle scuse per quello che ci piace fare o che vorremmo evitare di fare. Questa non è altro che la conseguenza del peccato originale. Anche S. Paolo l'ha sperimentata e l'ha espressa con queste parole:

 

"Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto... io ... compio... il male che non voglio..." (Rom 7,15;19)

 

 

(41)      La nostra coscienza risulta quindi indebolita dal peccato originale e magari da molti peccati

personali. Di conseguenza, essa non è più l'eco pura e incontaminata della voce di Dio in noi. É certamente in grado di arrivare a dirci che dobbiamo sempre fare la volontà di Dio, tuttavia non sempre riesce a dirci con sufficiente chiarezza, in una situazione particolare, quale sia quella volontà. Dio ci parla attraverso la coscienza, è vero, ma noi siamo portati ad essere selettivi riguardo a ciò che ascoltiamo: in noi la voce dell'egoismo tende ad oscurare e a rendere quanto mai indistinta la voce di Dio, e di solito abbiamo bisogno di aiuto per poterla ascoltare e discernere nella nostra coscienza.

 

 

(42)      Ma se la mia fede e la mia ricerca della volontà di Dio nell'ascolto della coscienza sono

sincere, sarò disposto ad ammettere gli effetti che posso subire a causa di parziali cecità e di preconcetti. Se davvero sono sincero,  manifesterò anche una certa umiltà ed esitazione nella ricerca del volere di Dio.

 

 

(43)      Di solito mi asterrò dall'essere assolutamente certo dei miei giudizi e cercherò di mantenermi

aperto agli sviluppi futuri e a possibili, ulteriori ritocchi, persino alla revisione della mia posizione attuale. Devo sicuramente riconoscere che per giungere a scoprire e ad esprimere ciò che è bene, è necessario che io stesso in primo luogo sia veramente buono. E molti di noi non dovrebbero affrettarsi a concludere che in questo senso siamo sempre buoni. Quindi, nella formazione della coscienza riconosciamo di aver bisogno dell'aiuto che ci viene dalla presenza dello Spirito Santo negli altri, e cioè nella comunità.

 

 

La verità e l'amore sono sempre volontà di Dio

 

(44)      Come abbiamo già visto in un capitolo precedente, la chiesa - comunità è Gesù tornato a

vivere tra noi. Gesù continua a vivere e a parlare in ogni cosa vera, buona, nobile, pura, amabile, onorevole, virtuosa e degna di lode, che faccia la sua comparsa nel mondo. Per questo motivo S. Paolo disse agli Efesini:

 

"Vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di Lui, che è il capo, Cristo, dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso ... riceve forza." (Ef 4,15-16)

 

Se siamo disposti a questo, la coscienza avrà un'enorme apertura alla voce dello Spirito Santo di Dio.

 

 

(45)      Nella Scrittura la Chiesa ha conservato per noi la Parola di Dio. La Scrittura afferma che la

principale caratteristica del comportamento cristiano è l'amore altruistico modellato su quello di Gesù, che porta alla donazione di se stessi e alla dimenticanza del proprio ego.

 

"Questo è il Mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come Io vi ho amati." (Gv 15,12)

 

 

(46)      La norma dell'agire per il cristiano non risiede nella ragionevolezza, ma nella richiesta

d'amore. Il cristiano si interessa della bontà di Dio, non del proprio benessere, e poiché sta permettendo a Gesù di rivivere in lui la Sua vita, Egli è pieno d'amore per il Padre e per i fratelli. La moralità per il cristiano diventa allora l'attuazione di ciò che Gesù rispose al dottore della legge che gli aveva chiesto: "Cosa devo fare per ereditare la vita eterna?":

 

"Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso." (Lc 10,27)

 

 

(47)      Questo amore, prodotto dallo Spirito Santo che vive nel cuore del cristiano, ha sul suo

comportamento un'influenza che insieme lo arricchisse e lo semplifica. Se davvero amate qualcuno, non avete bisogno di fare continui riferimenti a leggi e a regole: l'amore vero di solito assicura un comportamento benevolo e ottime relazioni. Non che l'amore costituisca sempre una protezione perfetta contro l'errore di giudizio o la mancanza di generosità nel fare la cosa giusta. Anche con un grande amore si possono fare sbagli, ma saranno facilmente riconosciuti e il pentimento potrà aver luogo senza sforzo.

 

 

(48)      É proprio vera l'affermazione che, se l'amore di Dio è l'influenza dominante nella vostra vita,

non è necessario starsi a preoccupare eccessivamente dei dettagli della condotta. Con la crescita dell'amore di Dio per mezzo della preghiera, gradualmente acquisterete una sempre maggiore sensibilità al Suo volere, mentre in voi si accrescerà il desiderio di fare ciò che Egli vuole. Quanto alla formazione della coscienza tuttavia, avrete sempre bisogno della comunità cristiana.

 

 

Dio ci parla per mezzo della sua Chiesa

 

"Insegnate loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato." (Mt 28,20)

 

 

(49)      Gesù rivolse queste parole ai Suoi apostoli proprio prima di ascendere al cielo. Disse di avere

ogni autorità in cielo e sulla terra e inviò per il mondo i leader della Sua Chiesa dando loro quella stessa autorità, perché  insegnassero tutti i comandi che Egli aveva dati. Ai discepoli, quando in precedenza li aveva inviati in missione, aveva detto:

 

"Chi ascolta voi, ascolta Me." (Lc. 10,16)

 

 

(50)      Parlandoci in questo modo attraverso la Sua Chiesa Gesù viene in aiuto della nostra coscienza

indebolita. L'egocentrismo, l'interesse personale o l'orgoglio umano possono facilmente deviare la voce di Dio nella coscienza, e dal momento della caduta dei nostri progenitori l'uomo necessita di un aiuto aggiuntivo per arrivare a discernere con chiarezza la voce di Dio in mezzo al tumulto delle proprie passioni. Così Gesù ha fondato la Sua Chiesa, dandole la Sua stessa autorità per aiutarci a scoprire la Sua volontà divina mediante una coscienza ben sviluppata.

 

 

(51)      Alcuni possono essere indotti a pensare che a questo punto vi sia qualche opposizione. Ma

l'autorità della Chiesa non è stata data in contrapposizione alla coscienza personale: ha invece lo scopo di servirle da ausilio e da guida. Una coscienza ben sviluppata riconoscerà la propria debolezza e il proprio bisogno di assistenza, e il negare la necessità di essere guidati corrisponde al non riconoscere la propria natura di peccatori.

 

 

(52)      Una coscienza ben sviluppata ha un rispetto sempre maggiore per la voce della Chiesa perché

in essa discerne la voce di Dio. Può darsi che in un caso specifico una persona, dopo una prolungata riflessione e preghiera, ritenga di dover agire in maniera più elastica riguardo all'insegnamento della Chiesa. In questo non vi è niente di peccaminoso, purché la persona sia aperta a ulteriori ricerche e illuminazioni nei suoi sforzi continui per trovare la volontà di Dio.

 

 

La nostra coscienza ci giudicherà

 

"Tutti ci presenteremo al tribunale di Dio." (Rom 14,10)

 

 

(53)      Alla fine saremo giudicati secondo il grado di fedeltà con cui avremo seguito la nostra

coscienza personale.            In ogni decisione morale esiste un punto in cui ci troviamo soli davanti a Dio. Nessun altro - né marito né moglie, né padre né madre, né prete né papa - potrà assumersi la responsabilità della nostra decisione. Non possiamo mai obbedire a un altro contro coscienza, né possiamo mai seguire i nostri desideri invece della coscienza. Il nostro destino eterno dipenderà dalla nostra fedeltà alla coscienza.

 

 

Quando cadiamo

 

(54)   Andare contro la propria coscienza è sempre sbagliato.

 

"Chi dunque sa fare il bene e non lo compie, commette peccato." (Gc 4,17)

 

Tuttavia, non ci dobbiamo scoraggiare, perché Gesù ci ha detto di pregare per ottenere il perdono delle nostre mancanze, proprio come preghiamo per ottenere il pane quotidiano.

 

 

(55)   Dio perdona i nostri peccati per mezzo della preghiera e della penitenza, perché:

 

"Se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto. Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati." (1 Gv 2,1)

 

 

(56)      Un tipo particolare di peccato è veramente grave. É molto raro nella vita di un cristiano

sincero e consiste nel voltare le spalle in maniera totale e definitiva alla propria amicizia con Dio per un motivo grave.

Questa specie di dietro - front proviene dalla parte più profonda della libertà di un individuo, e Dio lo ha paragonato al rifiuto totale del proprio coniuge nel matrimonio. É un rifiuto che dice che l'amicizia è finita; è un allontanamento totale dall'essere amato. Ed è un peccato mortale.

 

 

(57)      Tuttavia, se il cuore non partecipa pienamente a quell'azione, oppure se onestamente non la

considerava una cosa seria al momento in cui è stata commessa, allora non è peccato mortale. Se ci sono state dimenticanze, o se eravate troppo stanchi o sconvolti per riuscire a pensare con chiarezza, potrebbe non essere peccato mortale. Oppure, se vi siete solo lasciati trasportare senza neppure rendervene conto, anche in quel caso è assai improbabile che abbiate commesso un peccato mortale.

 

 

(58)      Per riassumere, se conducete una buona vita cristiana di preghiera, cercando di fare, in

generale, quanto ritenete giusto secondo il vostro modo di vedere, avete pochissime probabilità di commettere peccati mortali. Come potreste, dopo aver amato fedelmente Dio, voltargli improvvisamente le spalle e cambiar strada?

 

 

(59)      Prima di arrivare al peccato mortale ci sarà sempre un graduale peggioramento della propria

amicizia con Dio. Prima di giungere all'infedeltà totale, in ogni relazione c'è sempre un'infedeltà graduale. Il peccato mortale è il NO totale a Dio, inteso seriamente e con pieno consenso. Nessuna cosa di minor rilevanza di questa dovrebbe trattenerci dall'accostarci all'Eucarestia dopo la solita, sincera confessione dei peccati fatta insieme prima della Messa.

 

 

(60)      Il motivo di questa confessione comunitaria risiede nel fatto che tutti i peccati offendono la

comunità, oltre che Dio, e dobbiamo essere riconciliati anche con la comunità prima di poter adorare Dio insieme, come Suo popolo.

 

 

La coscienza e lo Spirito Santo

 

(61)      La morale cristiana è diversa da ogni altra, perché è più che un semplice sforzo di vivere

secondo leggi e principi, per quanto buoni questi possano essere. Mediante il battesimo e una buona coscienza il cristiano è in contatto permanente con la persona e con la potenza dello Spirito Santo, che guida la Chiesa e ogni suo membro, ma ciò non ha alcun senso per coloro che non hanno fede.

 

"L'uomo naturale (cioè non spirituale) non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per mezzo dello Spirito." (1 Cor 2,14)

 

 

(62)      Dobbiamo essere "uomini spirituali" (1 Cor 3,1-4) per mezzo della fede in Gesù, se vogliamo

che la coscienza sia la nostra guida alla voce di Dio nella nostra vita. Lo Spirito Santo parla al cuore che vive per la fede, ma se non viviamo "sotto l'azione dello Spirito Santo" (1 Cor 12,3) corriamo il rischio di ascoltare una voce che non è quella di Dio. S. Paolo ci fa rilevare che la sua coscienza non ha mai agito nell'isolamento:

 

"Dico la verità in Cristo, non mentisco, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo." (Rom 9,1)

 

 

(63)      Se viviamo una vita di fede espressa nella preghiera, il nostro comportamento morale sarà

l'espressione dell'amore che portiamo a Dio. Allora non potrà mai essere difficile trovare la Sua volontà.

 

 

(64)      Nella sua lettera ai Galati San Paolo ha posto l'accento sul legame esistente tra lo Spirito

Santo e la moralità cristiana:

 

"Vi dico dunque, camminate secondo lo Spirito (fatevi guidare dallo Spirito) e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne ... Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé." (Gal 5,16-22)

 

"Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche (lasciamoci guidare) secondo lo Spirito." (Gal 5,25)

 

 

(65)      Lo Spirito conduce l'uomo a una nuova consapevolezza dell'amore che Dio ha per lui; lo

rende consapevole della propria figliolanza divina e dell'esistenza degli altri uomini in qualità di fratelli, quindi dell'amore che deve nascere tra tutti gli uomini.

 

 

(66)      Sollecitato dall'amore che lo Spirito riversa nel suo cuore, l'uomo spirituale si allontana dalla

forza di attrazione del peccato e dell'ego e si lascia attrarre solo dall'amore del Padre.

 

 

(67)      Lo Spirito quindi rappresenta la libertà dalla legge, perché qualsiasi restrizione essa possa

imporgli, qualunque cosa buona gli chieda di fare, il vero cristiano vuole già farlo, e in realtà vuol fare molto di più. La vita dello Spirito rappresenta quindi la libertà dal peccato anche grazie al potere che ci dà di resistere alla tentazione. Lo Spirito Santo risulta quindi l'origine della vera morale cristiana.

 

Abbiamo la forza della Sua potenza

 

"Attingete forza nel Signore e nel vigore della Sua potenza." (Ef 6,10)

 

 

(68)      La legge di Dio non consiste certo in un comando freddo dato con noncuranza. Non si tratta

certo di una promessa fatta senza comunicare anche il potere di raggiungerne la ricompensa. Quando preghiamo, riceviamo i sacramenti e viviamo per la fede, il nostro Padre celeste ci dà la stessa potenza di Gesù, per mezzo del Suo Spirito. Abbiamo l'armatura di Dio e possiamo contare su di essa. Ecco cosa ci dice tramite S. Paolo:

 

"Per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della Sua potenza. Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete perciò l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove." (Ef 6,10-13)

 

In un altro punto della stessa lettera S. Paolo dice:

 

"Siamo infatti opera Sua (il Suo capolavoro), creati in Cristo per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo." (Ef 2,10)

 

 

L'esempio di Maria

 

(69)      La vita di Maria non è stata spettacolare. Ha avuto il grande privilegio di essere la madre di

Dio, ma quando un'altra donna affermò che ella era beata per quel motivo, Gesù rispose:

 

"Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!" (Lc 11,28)

 

 

(70)      Ed è stata questa la storia della sua vita, in adempimento di quanto lei stessa con tanta

semplicità aveva espresso:

 

"Sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto." (Lc 1,38)

 

Con un simile atteggiamento del cuore, ascolteremo sempre la parola di Dio e poi la metteremo in pratica.

Il Salmo 119 è una bellissima preghiera di lode della legge di Dio: sceglierne alcuni versetti potrà esserci di aiuto. Recitiamoli ora, in atteggiamento di preghiera.

 

 

Preghiera:

 

Beato l'uomo di integra condotta,

che cammina nella legge del Signore.

Beato chi è fedele ai Suoi insegnamenti

e Lo cerca con tutto il cuore...

 

Non dovrò arrossire

se avrò obbedito ai Tuoi comandi.

Ti loderò con cuore sincero

quando avrò appreso le Tue giuste sentenze....

 

Conservo nel cuore le Tue parole

per non offenderTi con il peccato.

Benedetto sei Tu, Signore;

mostrami il Tuo volere.

 

Corro per la via dei Tuoi comandamenti,

perché hai dilatato il mio cuore.

Indicami, Signore, la via dei Tuoi decreti

e la seguirò sino alla fine.

 

Dammi intelligenza, perché io osservi la Tua legge

e la custodisca con tutto il cuore.

Dirigimi sul sentiero dei Tuoi comandi,

perché in esso è la mia gioia...

 

Custodirò la Tua legge per sempre,

nei secoli in eterno.

Sarò sicuro nel mio cammino,

perché ho ricercato i Tuoi voleri.


 

Punti di discussione

 

1.       Come può l'obbedienza del cristiano alla legge di Dio costituire la continuazione dell'obbedienza di Gesù alla volontà di Suo Padre?

 

2.       Perché prima di poter avere una coscienza informata è necessario che io conosca gli insegnamenti della Chiesa?

 

3.       Elencate i quattro passi pratici necessari per prendere delle decisioni morali conformi alla volontà di Dio.

 

4.       Per quale motivo tutti abbiamo bisogno di aiuto per la formazione della coscienza?

 

 

 

Revisione

 

1.       La vera fede produce obbedienza alla parola di Dio.                                                        V     F

 

2.       Gesù ha manifestato con l'obbedienza il Suo amore per il Padre.                                      V     F

 

3.       Nel Suo corpo, la Chiesa, Gesù vuole continuare a obbedire al Padre.                              V     F

 

4.  L'obbedienza consiste semplicemente nel seguire la lettera della legge.                           V     F

 

5.       Il peccato grave può essere commesso nel cuore.                                                   V     F

 

6.             Un cristiano dovrebbe manifestare con la propria vita l'amore per il Padre, proprio

          come fece Gesù.                                                                                                  V     F

 

7.             Andare a Messa può essere del tutto inutile, se in generale non cerchiamo di obbedire

          alla parola di Dio.                                                                                                 V     F

 

8.  L'obbedienza del cuore è la più importante e la più necessaria.                                         V     F

 

8.             La coscienza è il punto da cui scaturisce la conoscenza della volontà di Dio per la mia

          vita.                                                                                                                   V     F

 

10.     Un cristiano deve sempre seguire la coscienza.                                                              V     F

 

11.     Se non vivo di continuo alla presenza di Dio, la mia coscienza può non essere limpida.  V     F

 

12.     La coscienza costituisce una parte speciale e separata del cristiano.                                  V     F

 

13.         Per mezzo della coscienza sto trasformando me stesso nella persona che diventerò un

          giorno.                                                                                                               V     F

 

14.     La coscienza cristiana è programmata con tutte le risposte giuste.                                    V     F

 

15.     La formazione della coscienza continua per tutta la vita.                                                   V     F

 

16.  Soppesare i fatti con sincerità è cosa facile.                                                                     V      F

 

17.  Automaticamente facciamo quello che riteniamo giusto.                                                 V     F

 

18.         Il peccato originale ci ha lasciati bisognosi di aiuto, quanto alla formazione della

          coscienza.                                                                                                         V     F

 

19.     La coscienza di solito rappresenta un'eco pura della voce di Dio.                                    V     F

 

20.     Verità e vita sono sempre volontà di Dio.                                                                       V     F

 

21.     Una coscienza ben sviluppata ascolta gli  insegnamenti della Chiesa.                              V     F

 

22.     In buona coscienza, si può agire con delle varianti all'insegnamento della Chiesa.          V     F

 

23.       La coscienza cristiana deve essere sempre guida                                                            V    F
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