Capitolo Settimo IL PRECARIO EQUILIBRIO DELLA TENTAZIONE

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MARIOCAPALBO
00giovedì 2 febbraio 2012 18:40

la crescita spirituale

 

Capitolo Settimo

 

IL PRECARIO EQUILIBRIO DELLA TENTAZIONE 

 

SI RACCONTA LA VECCHIA STORIA di un uomo che, camminando per strada, vide il diavolo seduto sul marciapiede a piangere amaramente. "Che ti è successo?", gli chiese il passante. Al che il diavolo rispose: "Mi danno sempre la colpa di cose che non ho mai avuto modo di fare!" 

    Da tempo il diavolo è il nostro capro espiatorio preferito! Quando facciamo qualcosa di sbagliato, diciamo: "Non ne avevo intenzione, ma sono stato tentato dal diavolo!"  

    La tentazione in realtà è sospesa in delicato equilibrio tra tre partecipanti:  

1.      Dio;

2.      l’uomo; e

3.      il diavolo.  

    Sì, è vero, il diavolo vi è coinvolto assai. Chiamatelo come volete: Satana, Lucifero, Vecchio Piede Biforcuto, oppure il Maligno! Egli è in ogni modo una potenza con cui dover fare i conti, e negli ultimi dieci anni abbiamo assistito ad un riconoscimento sempre maggiore della sua potenza in fenomeni come: adorazione di Satana, spiritismo, stregoneria e altre eruzioni dell'occulto. Ma per quanto potente possa sembrare, nella tentazione Satana non è mai il primo motore. Essa parte da Dio.

                        


            É stato Dio a prestabilire il funzionamento della Legge delle Quattro "P".

            Rivediamola insieme:

q       Dio ha dato la promessa e il principio,

q       ed ha posto il problema

q       come preparazione necessaria per ricevere la provvista del Suo dono.  

      Al centro del problema vi è la tentazione o prova, che ci bombarderà con il suo dubbio religioso. Questo ci metterà di fronte alla scelta di obbedire o disobbedire alla Parola di Dio.  

      A questo punto vi chiederete: "Allora è vero che Dio tenta l'uomo?" Così, per provare che Dio non tenta l'uomo, molti citano Giacomo 1,13:  

"E ricordate, quando qualcuno vuole agire male, non è mai Dio a tentarlo, perché Dio non vuole mai fare il male né tenta mai nessun altro a farlo."  

Eppure abbiamo appena detto come Dio tentò Abramo. Si tratta forse di una contraddizione? No, non vi è alcuna contraddizione, perché leggendo attentamente la citazione di Giacomo noteremo che: "Dio non tenta mai l'uomo al male."  

     Ecco la chiave! tentazione, lo sappiamo, significa mettere alla prova per il bene, o per scopi maligni, ma

q       Dio non tenta mai per scopi cattivi. Tuttavia Egli tenta davvero l'uomo - lo mette cioè alla prova - per scopi buoni.

q       Dio ci mette alla prova per prepararci a ricevere le cose buone che ci ha promesso.  

     Ma come fa Dio, in pratica, a tentare l'uomo? In risposta prendiamo 2 Cronache 32,31:  

"... Dio l'abbandonò [Ezechia] a se stesso per metterlo alla prova [tentarlo] e vedere com'era veramente." 

    Questo può far sorgere un'altra domanda. La Bibbia dice che Dio abbandonò Ezechia. Come può una simile dichiarazione concordare con i molti passi che dichiarano che Dio non ci lascerà mai né mai ci abbandonerà? Il Salmo 138 dice: 

"Se salgo in cielo, tu sei là, se scendo nel regno dei morti, eccoti. Se cavalco i venti del mattino fino all'estremità degli oceani, anche là mi guiderà la tua mano" (v. 8-10).  

     E tuttavia la Bibbia dice che Dio abbandonò Ezechia per metterlo alla prova e vedere cosa avesse in cuore. Dobbiamo arrivare a vedere la differenza tra l'onnipresenza di Dio e la nostra consapevolezza della Sua presenza. Dio abbandonò Ezechia solo nel senso che gli tolse la consapevolezza della sua presenza. Dio era ancora lì, ma Ezechia non lo poteva avvertire. E' quando il papà è assente che i bambini danno la vera prova della loro obbedienza.  

    "Ora ragazzi, quando sarò uscito non litigate e non gettatevi sul barattolo dei pasticcini!"

            "Certo papà, saremo bravi!"

            Quattro ore dopo papà torna a casa, e non è rimasto che un solo pasticcino!  

     In quale altro modo Dio può scoprire cosa c'è in noi? Se avvertissimo sempre la Sua presenza, con la meravigliosa certezza che ce ne deriva, al sopraggiungere del problema non saremmo mai tentati a diffidare di Lui.  

Primo:              Dio ci dà la Sua promessa;

Secondo:            Ci insegna il principio;

Terzo:              Toglie da noi la consapevolezza della Sua presenza, ed entriamo nel problema.

Quarto:             Eccoci di fronte alla tentazione e al dubbio religioso.

            Sei sicuro che Dio si interessi a te?" 

            "Beh, penso di si".

            "Ma tu non lo senti più così vicino, vero?" 

            "No, ma..." "Lo vedi? Dio non si prende cura di te. Ti ha lasciato a te stesso in questa situazione terribile!"

            

 

Ecco il precario equilibrio della tentazione.

Quando Dio ritira da noi la consapevolezza della

sua presenza, permette a Satana di avvicinarsi a noi. 

     Potete star certi che Satana sa come presentare il dubbio religioso: stuzzicando le debolezze già presenti in noi! Torniamo alla citazione precedente di Giacomo 1,13. Notate che il versetto 14 dice: "La tentazione è la sollecitazione dei propri cattivi pensieri e desideri." 

             Questa realtà riesce a chiarirvi alcuni punti oscuri?  

     Se nel giardino dell'Eden Eva avesse avvertito la presenza di Dio, non ci sarebbe stato alcun problema. Sarebbe arrivata all'albero e Dio le avrebbe detto: "Eva, ricorda che questo è l'albero di cui ti ho detto di non mangiare. Stai attenta, perché quella bella creatura dalla voce vellutata è il diavolo, e cercherà di farti disobbedire a me e di metterti nei guai!"  

     Ma non è così che funziona. Nel ritirare la consapevolezza della Sua presenza Dio si propone di farci affrontare la tentazione e il dubbio religioso unicamente sulla base del Suo principio!

     Se gli Israeliti avessero avvertito la potenza della presenza di Dio quando Mosè li lasciò per salire sul Monte Sinai, non sarebbero mai stati tentati a farsi l'immagine di un vitello d'oro. Dio sarebbe stato lì a rassicurarli: "Sono qui, figli miei. Non vi preoccupate, sarò sempre con voi e potrete sempre sentire che vi sono vicino".  

     Ma per rivelarci cosa abbiamo veramente in cuore, Dio deve ritirare da noi l'esperienza sensibile della Sua presenza. A quel punto Satana ha il permesso di entrare in azione con il suo dubbio religioso - e noi ci troviamo nel mezzo. L'equilibrio dipende da noi: siamo costretti a scegliere tra i suggerimenti di Satana e le istruzioni di Dio. Se in cuore albergano desideri cattivi, risponderemo ai suggerimenti di Satana. Se in noi non vi è già una buona misura d’ambiguità, il diavolo non riuscirà a distoglierci dalle istruzioni di Dio: se dentro non c'è niente, Satana non ha niente a cui aggrapparsi. 

     In Giovanni 14,30 Gesù fece una dichiarazione che chiarisce il principio:  

"[Satana] sta venendo. E non può pretendere nulla da Me. Non ha niente in comune con Me - niente di quanto è in Me gli appartiene - egli non ha su di me alcun potere" (Amplificato).  

    Satana avrà successo nel tentarci solo in quei campi in cui abbiamo qualcosa in comune con lui. É lì che può pretendere legalmente qualcosa, ed avere il diritto di esercitare il suo dominio. Dio, da parte Sua, vuole portare alla luce tutti quei campi proprio per purificarli e per riempirci del Suo amore. La tentazione serve a quello scopo. Le esperienze di cui parlerò possono non adattarsi a voi, ma se siamo onesti sappiamo di poterci mettere in una situazione simile. Dio sa bene come adattare la situazione all'individuo, e lo farà!  

    Quando Dio è pronto a correggerci in un certo campo, ritira da noi la consapevolezza della Sua presenza. Allora arriva Satana e dice: "Ora Dio se n'è andato." 

            Sentendoci soli e depressi, rispondiamo: "Sì, se n'è proprio andato."

            Satana continua: "Ricordi come ti sentivi qualche settimana fa? La Sua presenza ti faceva sentire sicuro, entusiasta e pronto a tutto." 

            "Sì è vero", rispondiamo tristemente.

            E il tentatore prosegue: "Dio ti ha abbandonato. Quello che ti ci vuole è una bella bevuta, per tirarti un po' su!" 

            "Ma Dio non vuole che io beva!"

     Il dubbio o domanda religiosa continua: "Davvero non vuole? Lui sa quanto sei debole, e che hai bisogno di una bella bevuta. Non gli importerà se bevi solo un goccetto. Ti sentirai tanto meglio. Suvvia..."  

     Così soccombiamo alla tentazione di andare al bar - a bere solo un bicchierino - poi un altro - e un altro ancora. La mattina dopo ci sentiamo ancor più avviliti e arrabbiati col diavolo: "E' stato lui a farmelo fare!"

     Oh no che non è stato lui! 

q       Satana ha solo portato a galla ciò che già si celava in fondo al cuore.

q       Se in noi non ci fosse stata nessuna tendenza in quella direzione, Satana non avrebbe avuto alcun appiglio in quel campo.

Dobbiamo capire questo principio.  

            Consideriamo ora un'altra debolezza. Dio dice: "Cristiano, non commettere adulterio!"

            "Sì, Signore, ho capito." Poi Dio ritira la consapevolezza della Sua presenza e si presenta la tentazione.

            "Cristiano, lo sai che tua moglie non ti capisce a fondo."

            "E' vero. Stamani a colazione non è stata molto carina."  

     Ora che la porta è aperta, Satana continua: "Proprio non le interessa quanto lavori o che bravo cristiano sei. Perché non ti fai una bella e lunga chiacchierata con la tua bella segretaria? Lei sì che capisce quanto sei bravo sul lavoro, e sa cosa stai passando."  

     Dio vuole dare un matrimonio solido ad ogni cristiano, e vuole servirsi di noi per aiutare altri con problemi sessuali e matrimoniali. Cosa pensate dovrebbe fare Dio per prepararci a ricevere questa 'provvista?'

     I leader spirituali non sono certo immuni dalla tentazione. A dire il vero, sono i bersagli preferiti, perché uno scopo di Dio nel portarci nella terra promessa è quello di mostrare agli altri come si fa a superare il problema. E per i "servi speciali di Dio" non ci sono scorciatoie tra promessa / principio / problema / e provvista: per ottenere la provvista devono superare il problema - e nel problema vanno affrontati tentazione e dubbio religioso. Se in loro c'è qualcosa che non va, deve venire a galla, e si manifesterà.  

    Quando cominciai a capire che Dio mi chiamava al ministero di pastore e maestro, passai un periodo glorioso di gioia alla Sua presenza. Pensai: "E' meraviglioso. Servirò Dio ed Egli mi sarà accanto per il resto della vita." Poi persi la sensazione della presenza di Dio e sprofondai in un periodo di conflitti, dubbi e paura.  

    Arrivò l'insidia del dubbio religioso: "Vuoi dire che Dio ha chiamato proprio te al ministero? Ma è ridicolo! Sai bene di non avere ciò che serve. Hai perfino paura ad affrontare la gente dal pulpito! Dio non riuscirà mai a servirsi di te." Il conflitto proseguì per diversi mesi. Dal punto di vista razionale, tutti i dubbi religiosi erano molto logici e sensati: non ero certo il tipo dello studioso, e quando Dio cominciò a rivelarsi al mio cuore non ero altro che un marinaio sboccato. Come avrei fatto a parlare agli altri di Dio e del Suo Regno?  

    In Geremia 1, 4-8 trovai la conversazione tra Dio e Geremia, che ebbe per me un significato immenso: 

"Il Signore mi disse: 'Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo santificato [consacrato], e ti ho destinato ad essere mio portavoce alle nazioni.'

Risposi: 'Signore Dio, io non ne sono capace, perché sono troppo giovane. Non sono che un giovinetto!'

Ma il Signore rispose: 'Non dire così, perché tu andrai dovunque io ti manderò e dirai ciò che io ti ordinerò. E non temere la gente, perché Io, il Signore, sono con te per proteggerti.'

Poi il Signore mi toccò la bocca e disse: 'Ecco, io metto le mie parole sulla tua bocca.'

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00giovedì 2 febbraio 2012 18:41
Ma il dubbio religioso mi rimbalzò dentro: "Questo valeva per Geremia! Perché non accantoni questa folle idea e non fai qualcosa di sensato per guadagnarti da vivere?" La battaglia continuò, finché un giorno non salii sul pulpito a predicare come ministro-studente. Rimasi lì fermo e semi-spaventato davanti all'assemblea dei fedeli, e d'un fiato proclamai con grande franchezza: "Dio mi ha chiamato a predicare. SO di non essere bravo abbastanza, ma sarà Lui a rendermene capace; io non tornerò indietro!" Immediatamente i pensieri in conflitto si calmarono. Aprii la bocca e cominciai a parlare - senza alcuna sensazione della presenza di Dio - ma con una determinazione nuova che tutto ciò in cui dovevo restare saldo era la Parola di Dio.  

    La maggior parte della gente misura la cosiddetta "spiritualità" dai sentimenti. Diciamo: "Oggi mi sento spirituale: riesco ad avvertire la presenza di Dio e mi fa venire la pelle d'oca!" "Non è stato meraviglioso l'incontro di ieri sera? Hai sentito anche tu lo Spirito Santo?" Quando poi vengono a mancare le sensazioni e i sentimenti, scendiamo negli abissi della depressione e siamo inclini a lamentarci: "Mi sento talmente giù - oggi la mia spiritualità è a terra. Forse stasera farei meglio a pregare di più, o ad andare a un altro incontro di preghiera: magari ci troverò Dio."  

    Siamo portati a somigliare a quel giovane che, poco dopo aver partecipato alla cerimonia nuziale, sul marciapiede fuori della chiesa disse alla neo-mogliettina: "Tesoro, io non mi sento sposato. E tu?" Al che lei rispose: "Caro, sarà meglio che tu adatti i sentimenti alla realtà dei fatti!"  

   Mentre siamo immersi nel problema, non riusciamo ad avvertire la presenza di Dio. Ma

q       Dio vuole liberarci dalla dipendenza dai sentimenti;

q       vuole che impariamo a reggerci solo sulla Sua Parola. 

Ecco come Dio potrebbe spiegare il Suo intervento nel "precario equilibrio" di cui stiamo parlando:  

q       Io sarò con te nel deserto.

q       Ti do la mia promessa e ti spiegherò il mio principio operativo.

q       Mi accerterò che tu abbia capito. Ma quando entrerai nel problema, dovrò allontanare da te la consapevolezza della mia presenza, e tu non la avvertirai più.

q       Io sarò ancora con te, ma tu non lo sentirai. Ti sembrerà di essere da solo ad affrontare la tentazione e il dubbio religioso.

q       Ma è necessario che io agisca così, perché anche tu possa vedere ciò che io vedo nel tuo cuore.

q       Ti prometto che, una volta giunto nella terra promessa, tornerai ad avvertire la mia presenza.

 

Quando Dio ci permette di sentire la Sua presenza, significa che ci troviamo ad uno dei due estremi del problema. In realtà:

q       L'assenza della sensazione della presenza di Dio e' proprio una delle caratteristiche del periodo passato nel problema.

q       se nel problema ci lasciamo ripetutamente prendere dal panico, come fecero gli israeliti, e

q       continuiamo a gridare a Dio di venire in nostro soccorso,

q       Egli lo farà,

q       ma il risultato sarà un altro giro intorno alla montagna del problema e un soggiorno prolungato nel deserto.  

   Durante il periodo di studio presso l'università biblica, un mio amico ebbe un'esperienza sorprendente: Una notte, mentre era solo a pregare in camera sua, la stanza si riempì di una schiacciante presenza di Dio. Egli ne fu eccitato e sopraffatto, e il cuore gli traboccava di gratitudine. Avvertì Dio che gli diceva: "Non ti lascerò mai né mai ti abbandonerò." Una promessa meravigliosa. 

   Poi per due interi anni Dio ritirò da lui la manifestazione della Sua presenza. In quel lungo periodo il mio amico non ebbe mai, neppure una volta, la benché minima consapevolezza della presenza di Dio. Ma continuò a ripetere a se stesso, e a noi: "Dio mi ha detto che non mi avrebbe mai lasciato né abbandonato. Ora io non lo sento, ma lodo il Suo nome. So che è con me perché me lo ha detto." Dopo due anni la presenza di Dio tornò - più vera e reale che mai. Si sentì chiamato ad andare in missione tra gli Indiani in Amazzonia, ed ora è laggiù nelle fitte giungle del Perù - da solo. Ma ha imparato a camminare sulla nuda Parola di Dio.  

   Quando Dio ritira la Sua presenza, Satana ha il permesso di avvicinarsi col dubbio religioso. Allora tu vieni a trovarti nel precario equilibrio della tentazione, e il risultato dipenderà dalla tua decisione. Il dubbio religioso farà sempre appello a ciò che hai in cuore, e può essere un'esperienza spaventosa riconoscere cosa vi si nasconde dentro.  

   In ciascuno di noi c'è la curiosità verso il male. Dopo che Dio ebbe ritirato da Eva la consapevolezza della Sua presenza, arrivò Satana con il suo dubbio religioso: "Non ti piacerebbe essere saggia e distinguere il bene dal male?" In fondo al cuore di Eva c'era una grande curiosità, e fu proprio questa a dare origine alla sua risposta sotto forma di domanda: "Mi chiedo: cos'è il male?" Aveva già deciso tra obbedire a Dio e ascoltare i suggerimenti di Satana. Fu la curiosità che aveva in cuore a distruggere l'equilibrio.  

    Quando ai giovani diciamo di non fare qualcosa, ne segue una battaglia: "Mi chiedo cosa sia... non voglio diventare un drogato o un ubriacone... ma vorrei assaggiare la droga o bere almeno una volta!"

    Un giorno un padre portò il figlio adolescente nella sua libreria e gli disse che poteva leggere tutti i libri, eccetto uno che si trovava in alto nell'angolo - perché ancora non era abbastanza maturo per leggerlo. - Non appena il padre ebbe lasciato la stanza, sapete già quale fu il libro che il ragazzo andò a prendere. Sì, proprio quello! Più tardi il giovane disse: "Se papà non avesse parlato di quel libro, non lo avrei mai guardato. Dal di fuori sembrava talmente tetro e indigesto! Ma non appena seppi che mi era proibito, bruciai di curiosità fino a che non ebbi modo di sfogliarlo."  

    Fin quando saremo divorati dalla curiosità, saremo vulnerabili alla tentazione. Per i giovani non è facile allontanarsi dalla tentazione solo perché Dio, o i genitori, dicono che non devono fare qualcosa. Non è facile dire di no all'esperienza del sesso, senza cercare almeno un po' di vedere di cosa si tratta. Riuscite ad allontanarvi dall'edicola di libri e riviste presso la stazione degli autobus, l’aeroporto o il supermercato, senza avervi lanciato almeno una rapida occhiata? Satana arriva con l'intelligente consiglio che dovreste essere "almeno illuminato, e sapere ciò cui è esposto il pubblico in questi tempi."  

    Il desiderio di distinguere il bene dal male ebbe la meglio su Eva. Dio vuole che noi ci troviamo al punto in cui confidiamo del SUO giudizio e ci atteniamo alla SUA Parola, riguardo a ciò che è buono o cattivo. Per scegliere il bene, non è necessario conoscere e fare l'esperienza del male. Familiarizzare col male è pericoloso, anche se gli mettiamo l'etichetta di comprensione illuminata. Paolo ci dice:  

"Non pensate neppure a tali cose" (vedi Ef 5,12).  

    Finché non decidiamo di mettere in disparte la nostra curiosità e di obbedire a Dio con tutto il cuore, resteremo nel deserto e continueremo ad essere tormentati dal dubbio religioso. La tentazione penderà in equilibrio finché non prenderemo una decisione definitiva e non ci metteremo, o dalla parte di Dio e della Sua Parola, oppure contro Dio e la Sua Parola.  

    Un altro campo causa di problemi è l'invidia. Ricordate in Genesi capitolo 4, la storia di Caino e Abele? La gelosia di Caino verso il fratello fece sì che Dio diagnosticasse la sua condizione, lo avvertisse e gli facesse una promessa:  

"Il peccato sta in agguato, sta per attaccarti, ma tu potrai vincerlo! Se mi obbedirai e farai ciò che devi ... il tuo volto risplenderà di gioia" (vedi Gn 4, 6-7).  

    Poi, sono certo che Dio abbia ritirato da Caino la consapevolezza della Sua presenza. Intanto gli giunse il dubbio religioso: "Guarda tuo fratello. E' preferito a te. Se te ne liberi, poi Dio dovrà prestare attenzione ai tuoi sacrifici anziché ai suoi ..."  

    L'invidia è un seme pericoloso. Quando l'orgoglio è ferito, siamo assaliti dall'invidia, ci arrabbiamo e in cuore comincia a crescere il seme dell'omicidio. Tutti conosciamo le fitte dell'invidia. Un amico ottiene la promozione che speravano noi - il vicino compra una macchina nuova - l'insegnante presta più attenzione al nostro amico - il papà ha un debole per il fratellino minore. Tutti conosciamo la rabbia, e sono convinto che il seme dell'omicidio alberghi in ogni cuore umano.

   Caino scelse di disobbedire a Dio e uccise il fratello. Quale sarà la nostra scelta quando saremo invasi dall'invidia? Dio fa anche a noi la stessa promessa fatta a Caino: "Tu puoi vincere il male, che altrimenti ti distruggerebbe. Se mi obbedirai e farai ciò che devi, il tuo volto risplenderà di gioia."  

   Giuseppe è un altro personaggio del Vecchio Testamento cui fu fatta una promessa che, per essere realizzata, richiese il superamento di molti problemi. La storia è descritta nei capitoli 37-50 della Genesi. Dopo i sogni in cui vide che i fratelli, il padre e la madre, si sarebbero inchinati davanti a lui, Giuseppe si ritrovò ad essere venduto come schiavo dai fratelli gelosi. La sua destinazione diventò l'Egitto, e anche qui dovette affrontare diversi problemi. Uno di questi gli presentò la tentazione impersonata dalla moglie del Capitano delle Guardie del Faraone.  

    Anche se seppe resistere alla moglie di Putifar, potete star certi che Giuseppe dovette combattere una dura battaglia contro il dubbio religioso: "Giuseppe, perché non fai ciò che lei suggerisce? Perché ti preoccupi di peccare contro Dio? Lui per te non sta facendo niente. La moglie di Putifar è una donna influente, e forse potrà aiutarti a tornare libero. Per di più, è attraente e arrendevole. Cos'hai da perdere?" 

     Ma Giuseppe aveva deciso di obbedire a Dio. Sopraggiunsero anche altre situazioni compromettenti, ma egli mantenne la decisione di obbedire a Dio, e sappiamo che alla fine la promessa iniziale divenne realtà: egli diventò guardiano dei magazzini d'Egitto, e negli anni di carestia la sua intera famiglia venne ad inchinarsi davanti a lui. 

     Egli superò il problema attenendosi saldamente alla nuda Parola di Dio in mezzo a circostanze confuse, fuorvianti e difficili. Nel suo cuore c'erano cose che dovevano esser messe alla prova.  

     Quando siete tentati, non date la colpa al diavolo: gli sarà permesso di starvi alle costole solo finché ne avrete bisogno. Se ne sarete allontanati da Dio, sarà a causa del vostro desiderio e della vostra concupiscenza, non del diavolo.

     Ricordo bene un incidente accadutomi quando, giovanissimo ministro, insegnavo in una università Biblica. Mi venne a cercare un uomo con una proposta allettante: "Ho bisogno di soldi per pagare cinque macchine usate da rivendere. Le darò una delle macchine gratis e senza spese, se Lei avallerà il mio conto." Ebbi subito l'impressione che Dio non volesse che apponessi la mia firma su quel conto. La macchina me la avrebbe fornita Lui in qualche altro modo.  

     Poi Dio ritirò da me la consapevolezza della Sua presenza; la mia vecchia carretta cominciò a sembrarmi ancor più vecchia - e il pensiero di una macchina nuova sembrava sempre più allettante. Andai a casa da mia moglie e le dissi: "Judy, dovremmo firmare questo conto." Lei rispose: "Il Signore mi dice di non farlo."

     Venne allora il dubbio religioso: "Chi è il capo di questa famiglia? Chi prende le decisioni?" Lei dovette soccombere - e firmammo il conto. Non ricevetti l'auto promessa, e noi fummo trasferiti presso un'altra università Biblica.  

     Alcuni mesi dopo tornai per una visita e mi recai alla Banca locale a salutare un amico. Alle sue parole rimasi colpito: "Bob, ti ho cercato ..." Sì, quel rivenditore di auto non aveva fatto fronte ai pagamenti - sui documenti c'era il mio nome e io dovevo assumermi la responsabilità finanziaria del debito. La mia reputazione e la mia testimonianza cristiana ne furono rovinate. Ma Dio mi aveva insegnato una lezione!

     In fondo al cuore desideravo ottenere qualcosa in cambio di niente; ed è un punto vulnerabile per molti. Dio poteva darmi una macchina nuova, e ciò rientrava nei suoi piani, ma prima voleva esporre quella cosettina che si celava in me. Volle metterla allo scoperto perché avessi l'occasione di affidarla a Lui.  

     Prima di potermi dare la provvista, Dio ha dovuto espormi alla tentazione - quel delicato equilibrio tra Dio, Satana e la mia natura. In quel caso ho fallito la prova, perché in me il desiderio di una macchina nuova era più forte della determinazione a obbedire alle istruzioni di Dio. Il risultato fu un altro giro intorno alla montagna - ed un soggiorno prolungato nel deserto.  

     Vi si sta chiarendo sempre meglio il fatto che prima di poter entrare nella terra promessa c'è bisogno di una buona dose di preparazione? E vi sta diventando sempre più evidente la bontà di Dio in alcune delle circostanze affrontate finora? Quale forza e certezza potremo mai ricevere, mentre gli occhi si apriranno alle possibilità offerteci da Dio, quando procederemo nelle Sue promesse!

 



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