Capitolo Settimo
IL PRECARIO EQUILIBRIO DELLA TENTAZIONE
SI RACCONTA LA VECCHIA STORIA di un uomo che, camminando per strada, vide il diavolo seduto sul marciapiede a piangere amaramente. "Che ti è successo?", gli chiese il passante. Al che il diavolo rispose: "Mi danno sempre la colpa di cose che non ho mai avuto modo di fare!"
Da tempo il diavolo è il nostro capro espiatorio preferito! Quando facciamo qualcosa di sbagliato, diciamo: "Non ne avevo intenzione, ma sono stato tentato dal diavolo!"
La tentazione in realtà è sospesa in delicato equilibrio tra tre partecipanti:
1. Dio;
2. l’uomo; e
3. il diavolo.
Sì, è vero, il diavolo vi è coinvolto assai. Chiamatelo come volete: Satana, Lucifero, Vecchio Piede Biforcuto, oppure il Maligno! Egli è in ogni modo una potenza con cui dover fare i conti, e negli ultimi dieci anni abbiamo assistito ad un riconoscimento sempre maggiore della sua potenza in fenomeni come: adorazione di Satana, spiritismo, stregoneria e altre eruzioni dell'occulto. Ma per quanto potente possa sembrare, nella tentazione Satana non è mai il primo motore. Essa parte da Dio.
É stato Dio a prestabilire il funzionamento della Legge delle Quattro "P". Rivediamola insieme:
q Dio ha dato la promessa e il principio,
q ed ha posto il problema
q come preparazione necessaria per ricevere la provvista del Suo dono.
Al centro del problema vi è la tentazione o prova, che ci bombarderà con il suo dubbio religioso. Questo ci metterà di fronte alla scelta di obbedire o disobbedire alla Parola di Dio.
A questo punto vi chiederete: "Allora è vero che Dio tenta l'uomo?" Così, per provare che Dio non tenta l'uomo, molti citano Giacomo 1,13:
"E ricordate, quando qualcuno vuole agire male, non è mai Dio a tentarlo, perché Dio non vuole mai fare il male né tenta mai nessun altro a farlo."
Eppure abbiamo appena detto come Dio tentò Abramo. Si tratta forse di una contraddizione? No, non vi è alcuna contraddizione, perché leggendo attentamente la citazione di Giacomo noteremo che: "Dio non tenta mai l'uomo al male."
Ecco la chiave! tentazione, lo sappiamo, significa mettere alla prova per il bene, o per scopi maligni, ma
q Dio non tenta mai per scopi cattivi. Tuttavia Egli tenta davvero l'uomo - lo mette cioè alla prova - per scopi buoni.
q Dio ci mette alla prova per prepararci a ricevere le cose buone che ci ha promesso.
Ma come fa Dio, in pratica, a tentare l'uomo? In risposta prendiamo 2 Cronache 32,31:
"... Dio l'abbandonò [Ezechia] a se stesso per metterlo alla prova [tentarlo] e vedere com'era veramente."
Questo può far sorgere un'altra domanda. La Bibbia dice che Dio abbandonò Ezechia. Come può una simile dichiarazione concordare con i molti passi che dichiarano che Dio non ci lascerà mai né mai ci abbandonerà? Il Salmo 138 dice:
"Se salgo in cielo, tu sei là, se scendo nel regno dei morti, eccoti. Se cavalco i venti del mattino fino all'estremità degli oceani, anche là mi guiderà la tua mano" (v. 8-10).
E tuttavia la Bibbia dice che Dio abbandonò Ezechia per metterlo alla prova e vedere cosa avesse in cuore. Dobbiamo arrivare a vedere la differenza tra l'onnipresenza di Dio e la nostra consapevolezza della Sua presenza. Dio abbandonò Ezechia solo nel senso che gli tolse la consapevolezza della sua presenza. Dio era ancora lì, ma Ezechia non lo poteva avvertire. E' quando il papà è assente che i bambini danno la vera prova della loro obbedienza.
"Ora ragazzi, quando sarò uscito non litigate e non gettatevi sul barattolo dei pasticcini!"
"Certo papà, saremo bravi!"
Quattro ore dopo papà torna a casa, e non è rimasto che un solo pasticcino!
In quale altro modo Dio può scoprire cosa c'è in noi? Se avvertissimo sempre la Sua presenza, con la meravigliosa certezza che ce ne deriva, al sopraggiungere del problema non saremmo mai tentati a diffidare di Lui.
Primo: Dio ci dà la Sua promessa;
Secondo: Ci insegna il principio;
Terzo: Toglie da noi la consapevolezza della Sua presenza, ed entriamo nel problema.
Quarto: Eccoci di fronte alla tentazione e al dubbio religioso.
Sei sicuro che Dio si interessi a te?"
"Beh, penso di si".
"Ma tu non lo senti più così vicino, vero?"
"No, ma..." "Lo vedi? Dio non si prende cura di te. Ti ha lasciato a te stesso in questa situazione terribile!"
Ecco il precario equilibrio della tentazione.
Quando Dio ritira da noi la consapevolezza della
sua presenza, permette a Satana di avvicinarsi a noi.
Potete star certi che Satana sa come presentare il dubbio religioso: stuzzicando le debolezze già presenti in noi! Torniamo alla citazione precedente di Giacomo 1,13. Notate che il versetto 14 dice: "La tentazione è la sollecitazione dei propri cattivi pensieri e desideri."
Questa realtà riesce a chiarirvi alcuni punti oscuri?
Se nel giardino dell'Eden Eva avesse avvertito la presenza di Dio, non ci sarebbe stato alcun problema. Sarebbe arrivata all'albero e Dio le avrebbe detto: "Eva, ricorda che questo è l'albero di cui ti ho detto di non mangiare. Stai attenta, perché quella bella creatura dalla voce vellutata è il diavolo, e cercherà di farti disobbedire a me e di metterti nei guai!"
Ma non è così che funziona. Nel ritirare la consapevolezza della Sua presenza Dio si propone di farci affrontare la tentazione e il dubbio religioso unicamente sulla base del Suo principio!
Se gli Israeliti avessero avvertito la potenza della presenza di Dio quando Mosè li lasciò per salire sul Monte Sinai, non sarebbero mai stati tentati a farsi l'immagine di un vitello d'oro. Dio sarebbe stato lì a rassicurarli: "Sono qui, figli miei. Non vi preoccupate, sarò sempre con voi e potrete sempre sentire che vi sono vicino".
Ma per rivelarci cosa abbiamo veramente in cuore, Dio deve ritirare da noi l'esperienza sensibile della Sua presenza. A quel punto Satana ha il permesso di entrare in azione con il suo dubbio religioso - e noi ci troviamo nel mezzo. L'equilibrio dipende da noi: siamo costretti a scegliere tra i suggerimenti di Satana e le istruzioni di Dio. Se in cuore albergano desideri cattivi, risponderemo ai suggerimenti di Satana. Se in noi non vi è già una buona misura d’ambiguità, il diavolo non riuscirà a distoglierci dalle istruzioni di Dio: se dentro non c'è niente, Satana non ha niente a cui aggrapparsi.
In Giovanni 14,30 Gesù fece una dichiarazione che chiarisce il principio:
"[Satana] sta venendo. E non può pretendere nulla da Me. Non ha niente in comune con Me - niente di quanto è in Me gli appartiene - egli non ha su di me alcun potere" (Amplificato).
Satana avrà successo nel tentarci solo in quei campi in cui abbiamo qualcosa in comune con lui. É lì che può pretendere legalmente qualcosa, ed avere il diritto di esercitare il suo dominio. Dio, da parte Sua, vuole portare alla luce tutti quei campi proprio per purificarli e per riempirci del Suo amore. La tentazione serve a quello scopo. Le esperienze di cui parlerò possono non adattarsi a voi, ma se siamo onesti sappiamo di poterci mettere in una situazione simile. Dio sa bene come adattare la situazione all'individuo, e lo farà!
Quando Dio è pronto a correggerci in un certo campo, ritira da noi la consapevolezza della Sua presenza. Allora arriva Satana e dice: "Ora Dio se n'è andato."
Sentendoci soli e depressi, rispondiamo: "Sì, se n'è proprio andato."
Satana continua: "Ricordi come ti sentivi qualche settimana fa? La Sua presenza ti faceva sentire sicuro, entusiasta e pronto a tutto."
"Sì è vero", rispondiamo tristemente.
E il tentatore prosegue: "Dio ti ha abbandonato. Quello che ti ci vuole è una bella bevuta, per tirarti un po' su!"
"Ma Dio non vuole che io beva!"
Il dubbio o domanda religiosa continua: "Davvero non vuole? Lui sa quanto sei debole, e che hai bisogno di una bella bevuta. Non gli importerà se bevi solo un goccetto. Ti sentirai tanto meglio. Suvvia..."
Così soccombiamo alla tentazione di andare al bar - a bere solo un bicchierino - poi un altro - e un altro ancora. La mattina dopo ci sentiamo ancor più avviliti e arrabbiati col diavolo: "E' stato lui a farmelo fare!"
Oh no che non è stato lui!
q Satana ha solo portato a galla ciò che già si celava in fondo al cuore.
q Se in noi non ci fosse stata nessuna tendenza in quella direzione, Satana non avrebbe avuto alcun appiglio in quel campo.
Dobbiamo capire questo principio.
Consideriamo ora un'altra debolezza. Dio dice: "Cristiano, non commettere adulterio!"
"Sì, Signore, ho capito." Poi Dio ritira la consapevolezza della Sua presenza e si presenta la tentazione.
"Cristiano, lo sai che tua moglie non ti capisce a fondo."
"E' vero. Stamani a colazione non è stata molto carina."
Ora che la porta è aperta, Satana continua: "Proprio non le interessa quanto lavori o che bravo cristiano sei. Perché non ti fai una bella e lunga chiacchierata con la tua bella segretaria? Lei sì che capisce quanto sei bravo sul lavoro, e sa cosa stai passando."
Dio vuole dare un matrimonio solido ad ogni cristiano, e vuole servirsi di noi per aiutare altri con problemi sessuali e matrimoniali. Cosa pensate dovrebbe fare Dio per prepararci a ricevere questa 'provvista?'
I leader spirituali non sono certo immuni dalla tentazione. A dire il vero, sono i bersagli preferiti, perché uno scopo di Dio nel portarci nella terra promessa è quello di mostrare agli altri come si fa a superare il problema. E per i "servi speciali di Dio" non ci sono scorciatoie tra promessa / principio / problema / e provvista: per ottenere la provvista devono superare il problema - e nel problema vanno affrontati tentazione e dubbio religioso. Se in loro c'è qualcosa che non va, deve venire a galla, e si manifesterà.
Quando cominciai a capire che Dio mi chiamava al ministero di pastore e maestro, passai un periodo glorioso di gioia alla Sua presenza. Pensai: "E' meraviglioso. Servirò Dio ed Egli mi sarà accanto per il resto della vita." Poi persi la sensazione della presenza di Dio e sprofondai in un periodo di conflitti, dubbi e paura.
Arrivò l'insidia del dubbio religioso: "Vuoi dire che Dio ha chiamato proprio te al ministero? Ma è ridicolo! Sai bene di non avere ciò che serve. Hai perfino paura ad affrontare la gente dal pulpito! Dio non riuscirà mai a servirsi di te." Il conflitto proseguì per diversi mesi. Dal punto di vista razionale, tutti i dubbi religiosi erano molto logici e sensati: non ero certo il tipo dello studioso, e quando Dio cominciò a rivelarsi al mio cuore non ero altro che un marinaio sboccato. Come avrei fatto a parlare agli altri di Dio e del Suo Regno?
In Geremia 1, 4-8 trovai la conversazione tra Dio e Geremia, che ebbe per me un significato immenso:
"Il Signore mi disse: 'Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo santificato [consacrato], e ti ho destinato ad essere mio portavoce alle nazioni.'
Risposi: 'Signore Dio, io non ne sono capace, perché sono troppo giovane. Non sono che un giovinetto!'
Ma il Signore rispose: 'Non dire così, perché tu andrai dovunque io ti manderò e dirai ciò che io ti ordinerò. E non temere la gente, perché Io, il Signore, sono con te per proteggerti.'
Poi il Signore mi toccò la bocca e disse: 'Ecco, io metto le mie parole sulla tua bocca.'"
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