Indice Capitolo Sesto
L A C O M U N I T Á C R I S T I A N A
(1) Ognuno di noi vuole appartenere a qualcuno o a qualcosa. Tutti facciamo parte dell'umanità
ma non cessiamo di voler appartenere a qualche gruppo o a degli amici: la solitudine, infatti, è probabilmente la cosa più dura da sopportare per l'uomo. La gente ha bisogno della gente; ciascuno di noi ha bisogno degli altri.
(2) Siamo nati in seno a una famiglia che a sua volta apparteneva ad una famiglia più vasta di
parenti; facciamo parte di una città o di un paese; chiamiamo nostra la città o nazione cui apparteniamo. E niente di tutto questo capita per caso, perché fa parte dell'uomo unirsi ad altri uomini e creare con i suoi simili comunità in forme tanto diverse le une dalle altre.
(3) In realtà la nostra umanità individuale si completa solo attraverso degli altri e con gli altri. Se
non abbiamo amici, non conosceremo mai l'amicizia; se non incontriamo altre persone non sapremo mai cosa significhi essere una persona; se non viviamo accanto ad altra gente non diventeremo mai pienamente degli esseri umani. Questa è una legge che Dio ha immesso nella nostra natura sin dalle origini:
"Non è bene che l'uomo sia solo."(Gen. 2,18)
(4) Per ciascuno di noi quindi, essere significa 'essere con gli altri', esistere significa coesistere
con gli altri. L'uomo nasce in una comunità, cresce nella comunità e rientra nel piano di Dio che ci si accosti a lui in comunità.
Dio si scelse un popolo
(5) Quando nel Vecchio Testamento Dio Si scelse un popolo che poi avrebbe formato la Sua
Chiesa, Si rivolse ad una tribù errante del deserto. Secondo il modo di pensare degli Ebrei, il popolo forma un insieme e l'individuo è coinvolto nel destino dell'insieme. Essi avvertivano profondamente il senso di appartenenza. E quando Dio scelse Abramo, gli promise:
"Farò di te un grande popolo." (Gen. 12,2)
(6) Questo grande popolo promesso da Dio ad Abramo doveva diventare la Chiesa di Dio,
derivante dalla comunità che Dio Si era scelta nel Vecchio Testamento. Fu quello il momento in cui: "Dio volle scegliere tra i pagani un popolo per consacrarlo al Suo nome," secondo le affermazioni di Giacomo ai compaesani di Antiochia. (Atti 15,14)
(7) In seguito Dio parlò a Mosè e rinnovò la Sua promessa, l'alleanza con la comunità che Si era
scelta:
"Io vi prenderò come Mio popolo e diventerò il vostro Dio." (Es. 6,7)
e
"Se vorrete ascoltare la Mia voce e custodirete la Mia alleanza, voi sarete per Me la proprietà tra tutti i popoli, perché Mia è tutta la terra! Voi sarete per Me un regno di sacerdoti e una nazione santa." (Es. 19,5-6)
(8) Per conto della comunità, Mosè prese del sangue sacrificale, lo gettò sul popolo e disse:
"Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo! Ecco il sangue dell'alleanza,
che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!" (Es. 24,7-8)
Perché li amava
(8) Quando Mosè invitò gli uomini ad essere leali verso la comunità, ricordò loro che era stato
l'amore di Dio a renderli quello che erano; li informò del fatto che la loro condizione era dovuta alla scelta amorosa di Dio e non certo ad un qualche merito da parte loro. Egli disse:
"Tu infatti sei un popolo consacrato al Signore tuo Dio; il Signore tuo Dio ti ha scelto per essere il Suo popolo privilegiato fra tutti i popoli che sono sulla terra. Il Signore Si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli - siete infatti il più piccolo di tutti i popoli, - ma perché il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri ..." (Deut. 7,6-8)
(10) Era una nazione piccola, in continuo pericolo di venir schiacciata da grandi potenze, sia come
nazione sia come religione. Ma proprio a quel popolo Dio disse di essere il loro re, ma un re che lo amava e che lo avrebbe sempre riscattato se fosse rimasto fedele all'alleanza ratificata quando Mosè versò il sangue sacrificale. In seguito poi, quando il popolo non fu fedele alle leggi di Dio e dimenticò il Suo amore, Egli parlò tramite il profeta Osea affermando di amare il Suo popolo come uno sposo ama la sposa:
"Perciò, ecco, la attirerò a Me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore... E avverrà in quel giorno - oracolo del Signore - Mi chiamerai: Marito mio." (Osea 2,16;18)
Il nuovo popolo di dio: la Chiesa
(11) "...noi siamo quel popolo; noi, che Egli ha chiamati non solo tra i Giudei ma anche tra i pagani..." (Rom. 9,24)
Il popolo che Dio si era scelto per primo aveva il compito di adorarLo e di essere luce a tutte le nazioni: in questo consisteva la sua vocazione primaria. Tramite il Figlio Suo, Gesù, ora Dio Si è scelto altri uomini come Suo popolo, come dimostrato dalle parole di S. Paolo citate qui sopra. Ed ai Corinzi, inoltre, egli scrisse:
"Alla chiesa di Dio che è in Corinto e Al popolo santo di Gesù Cristo ... grazia a voi." (1 Cor. 1,1-2)
(12)Il termine "popolo di Dio", un tempo riservato al solo popolo ebreo, è ora applicato ai popoli
di tutte le nazioni che confessano Gesù Cristo come loro Signore. Ed è proprio questa la Chiesa di cui siamo membri: siamo la comunità che Dio Si è scelta; mediante la fede in Gesù Cristo e il battesimo, noi apparteniamo al popolo di Dio.[1]
(13)Il popolo di Dio, la comunità eletta che Egli ha amato e guidato, non ha mai avuto una patria,
e soggiornava sempre tra stranieri, spostandosi di continuo: era un popolo nomade. Sapeva che:
"Il loro Dio comandò loro di uscire dal paese che li ospitava e venire verso il Paese di Canaan." (Giuditta 5,9)
Anche noi, quale nuovo popolo di Dio, la Sua Chiesa del Nuovo Testamento, non dobbiamo mai dimenticare di non essere un popolo che ha residenza stabile, ma un popolo che soggiorna, senza abitare mai in permanenza nello stesso luogo: siamo un popolo di pionieri sulla via del cielo. In qualità di stranieri e di pellegrini quaggiù non abbiamo una città permanente, ma siamo alla ricerca di quella che verrà: "Nell'attesa che si compia la beata speranza, e venga il nostro Salvatore Gesù Cristo." (Rito di Comunione).
Un popolo con la potenza
(14)"Ma avrete potenza (dal greco dunamis) dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e Mi
sarete testimoni." (Atti 1,8)
Con queste parole Gesù ricorda ai Suoi seguaci che la Chiesa non sarà semplicemente costituita da un gruppo di uomini che adorano il Padre e che Gli rendono testimonianza servendosi della propria potenza personale. Li ha radunati in una comunità, celebrando l'evento nell'Ultima Cena, ma nelle Sue ultime istruzioni disse loro:
"E io manderò su di voi quello che il Padre Mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto." (Lc. 24,49)
(15)Questa potenza nuova, promessa in diverse occasioni, è lo Spirito Santo, lo stesso amore
dinamico di Dio. Senza di Lui i discepoli non sarebbero altro che un gruppetto di uomini pieni di buone intenzioni, ma deboli; tuttavia, con questo dono supremo essi saranno invece il popolo che ha in sé la stessa potenza di Dio. Lo Spirito Santo, quindi, è la Chiesa nel cuore degli uomini. Ogni altra cosa nella Chiesa (l'Eucarestia, le leggi, il papa e i vescovi) è in funzione di questa grande trasformazione degli uomini in Cristo per mezzo della presenza e della potenza del Suo Spirito Santo.
La potenza dello Spirito di Dio
(16)Per mezzo dello Spirito Santo, dal giorno della Pentecoste Gesù è venuto a vivere in un modo
nuovo nella Sua Chiesa: il viaggio del nuovo popolo di Dio ebbe inizio proprio in quel giorno e terminerà solo in occasione della seconda venuta di Gesù. In quel momento, inoltre, i Suoi seguaci sperimentarono una realtà nuova nella loro vita e solo allora, infine, arrivarono a credere pienamente che Gesù era il Signore e a capire gli eventi vissuti insieme a Lui.
(17) Fecero anche l'esperienza di essere una comunità reciprocamente unita in Cristo per mezzo
dello Spirito Santo. Il parallelo tracciato da S. Luca tra il dono delle lingue e la Torre di Babele è denso di significato: a Babele, per aver respinto Dio, la razza umana sperimenta la divisione; il giorno di Pentecoste gli uomini, mediante la fede e lo Spirito Santo, vengono riuniti come comunità e introdotti nella famiglia di Dio. Ora sono uniti dalla nuova alleanza che sta scritta nei loro cuori, non più su tavole di pietra; e proprio come comunità, come Chiesa, sono chiamati alla vera figliolanza verso il Padre, ad una nuova moralità governata dall'amore.
(18) Lo Spirito Santo è il legame che unisce il Padre al Figlio e similmente è il legame che
unisce il cristiano a Cristo, al Padre e agli altri cristiani. Si realizza così la preghiera che Gesù rivolse al Padre nell'Ultima Cena:
"Come tu, Padre, sei in Me e Io in Te, siano anch'essi in Noi una cosa sola." (Gv 17,21)
Lo Spirito Santo è proprio il principio e la potenza che si effonde su questa comunità. É ancora lo Spirito Santo a rendere la Chiesa il segno e il mezzo di salvezza per tutti gli uomini. Senza di Lui essa non sarebbe altro che un gruppo di uomini che si impegnano a vivere secondo alcune leggi e a seguire Gesù servendosi della propria potenza. Senza di Lui la Chiesa non sarebbe altro che una realtà umana, una realtà di peccato.
(19) Ed è ancora per mezzo della potenza dello Spirito Santo che la Chiesa è in grado di rendere
testimonianza a Gesù:
"Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di Verità che procede dal Padre, Egli Mi renderà testimonianza; e anche voi Mi renderete testimonianza." (Gv. 15,26-27)
(20) Lo Spirito Santo presente nella Chiesa è quindi Colui che ci mette in grado di ascoltare e
accettare Gesù, che è la Parola di Dio. Gesù è il segno visibile di Dio, la rivelazione di Lui, ma è necessario che sia riconosciuto e accettato come tale:
"Nessuno può dire 'Gesù è il Signore' se non sotto l'azione dello Spirito Santo." (1 Cor 12,3)
É stato infatti solo dopo la Pentecoste che gli stessi discepoli conobbero e riconobbero Gesù come Signore e vennero poi trasformati in una comunità di credenti: la Chiesa.
(21) Nella Chiesa lo Spirito Santo continua a svolgere in gran parte lo stesso ruolo che ha avuto
nella vita di Gesù. Essendo l'amore di Dio, il Padre agisce tramite Lui per farci cristiani e per farci poi crescere nella vita cristiana. Ed è ancora per mezzo dello Spirito Santo in noi che la Chiesa diventa il Cristo vivente, che continua a compiere dovunque, e fino ai confini della terra, le opere di adorazione e di testimonianza di Dio.
La Chiesa è Cristo
(22) Poiché per la fede e per il sacramento del battesimo lo Spirito Santo si trova presente in noi
Cristo è tornato a vivere in noi:
"Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito ..." (1 Cor 12,12)
In un'altra occasione Paolo disse:
"Ora voi siete corpo di Cristo e Sue membra, ciascuno per la sua parte." (1 Cor 12,27)
È questo il nostro grande privilegio nell'esser membri della Chiesa: permettere a Gesù di rivivere la sua vita in noi, i membri del Suo popolo che vive per mezzo della potenza del Suo Spirito Santo.
La Chiesa siamo noi
(23) Quando Gesù dopo l'Ultima Cena parlò agli apostoli, si servì dell'esempio di un albero per
spiegare che anche noi viviamo della Sua stessa vita: la vita di Dio che ci giunge "nella potenza dello Spirito Santo" (Preghiera Eucaristica N.3). Se non siamo membri di Cristo e della Sua Chiesa, non possiamo far nulla.
(24) Nell'Ultima Cena Gesù ci ha detto:
"Rimanete (meño = anche: abitate, abbiate la vostra casa) in Me, e Io in voi." (Gv 15,4)
Questa casa è la Chiesa, la comunità cristiana, il popolo di Dio che si è pentito, ha creduto, che è stato battezzato e ha ricevuto lo Spirito Santo. Nella Chiesa abbiamo un senso di appartenenza; in essa raggiungiamo ciò che Egli ci chiede, e solo nel suo ambito diventiamo ciò che Egli ci chiama ad essere in questa vita e in quella a venire.
Parti differenti di Cristo
(25)A qualsiasi singolo individuo, preso come entità separata, sarebbe impossibile
esprimere e manifestare la vita completa di Gesù nella Chiesa. Dio, infatti, dà a ciascuna persona doni diversi, ministeri e vocazioni diverse.
"Ora voi siete corpo di Cristo e Sue membra, ciascuno per la sua parte." (1 Cor 12,27)
Alcuni doni ci vengono dati permanentemente, altri solo temporaneamente. Ma ciascun dono è per l'intero corpo: è destinato a servire Gesù negli altri, mai alla sola persona che lo possiede.
"Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune." (1 Cor 12,4-7)
(26)Egli continua poi a parlare dei doni e delle vocazioni: apostoli, profeti, maestri,
operatori di miracoli, di guarigioni, guide, persone col dono delle lingue, quelli che le interpretano, chi riesce a discernere gli spiriti, chi sa predicare con saggezza, chi sa dare istruzioni, pastori, evangelisti e coloro che hanno una fede straordinaria. Tutte queste sono opere dello Spirito Santo date a ciascuno.
"... per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo." (Ef. 4,12-13 - CEI)
"Affinché i santi (ovvero noi) insieme compongano un'unità nell'opera del servizio nel costruire il corpo di Cristo. In questo modo tutti giungiamo all'unità nella nostra fede e conoscenza del Figlio di Dio, fino a diventare l'uomo perfetto, completamente maturo nella pienezza di Cristo Stesso" (Ef. 4,12-13, Bibbia di Gerusalemme)
(27) Siamo quindi nella Chiesa per servire tutti i suoi membri, per costruire il corpo di Cristo aggiungendovi membri nuovi e aiutandoci a vicenda ad essere dei cristiani migliori.
Un popolo che loda Dio
(28)In una lettera di istruzioni indirizzata al popolo di Dio Pietro, la "pietra" su cui Cristo ha
costruito la Sua Chiesa, ci ha comunicato cosa siamo e quale deve essere nella vita il nostro impegno principale come popolo di Dio:
"Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio Si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di Lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla Sua ammirabile luce." (1 Pt 2,9)
(29)L'opera principale del popolo di Dio è formata dalla lode e dal ringraziamento. Con la Sua
vita, morte e risurrezione Gesù ha adorato il Padre in maniera perfetta, e ha dato anche a noi il potere di fare la stessa cosa:
"Poi preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: 'Questo è il Mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di Me.' Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: 'Questo calice è la nuova alleanza nel Mio sangue, che viene versato per voi." (Lc 22,19-20)
(30)Ed è proprio questo che noi, il popolo di Dio, facciamo ogni volta che celebriamo la Messa.
Per Lui (Gesù), con Lui e in Lui, in unità con lo Spirito Santo, offriamo a Dio "ogni onore e gloria." Se la vostra fede e la vostra obbedienza sono sincere, è proprio in quel momento che più vi riconoscete un cristiano in comunione col popolo di Dio intorno al Suo altare.
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Un popolo con delle priorità
(31)Dopo la discesa dello Spirito Santo sulla Chiesa per la Pentecoste, l'attività della prima
comunità cristiana ci viene illustrata con queste parole:
"Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere." (Atti 2,42)
(32)Anche oggi queste devono essere le nostre priorità nella Chiesa. Ma siamo davvero fedeli alle
priorità qui sotto indicate, prima che a ogni altra cosa?
- All'insegnamento della Chiesa?
- All'amore reciproco?
- Alla Messa?
- Alle preghiere?
Un popolo che si ama reciprocamente
(33)"Da questo tutti sapranno che siete Miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri." (Gv. 13,35)
La lode a Dio che il cristiano ha sulle labbra e nel cuore strariperà per diventare un amore attivo verso gli altri. E come ha detto Gesù nelle parole citate qui sopra, sarà questa la caratteristica dei Suoi veri discepoli. Egli visse aiutando gli altri ad essere felici in questa vita e in quella futura, e il cristiano deve vivere allo stesso modo. S. Paolo ci dice che ognuno di noi è un servo della Chiesa (cf. Col 1,24-25). Non è la quantità o la qualità delle cose che sappiamo a renderci accetti a Dio, ma il nostro modo d’amare e di servire:
"Sappiamo di averne tutti scienza (conoscenza). Ma la scienza gonfia (inorgoglisce), mentre la carità edifica (l'amore fa crescere l'edificio)" (1 Cor 8,1-2)
(34)Non si tratta neppure di obbedire ad una legge sull'amore: è piuttosto questione di amare Gesù
o di non amarLo nella persona che ci sta a fianco. É proprio su questo che saremo giudicati alla fine:
"Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi Miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a Me." (Mt 24,40)
E quando Saulo, diventato poi S. Paolo, cercò di colpire i membri della Chiesa, Gesù gli disse:
"Io sono Gesù che tu perseguiti!" (Atti 9,5)
(35)La Chiesa è una comunità di persone che s’interessano attivamente le une delle altre, che si
prendono cura le une delle altre dedicando del tempo a quest’impegno e amandosi profondamente. Se ciò non avviene, la Chiesa non può essere come Gesù la vuole. Quando amiamo o manchiamo di farlo, aiutiamo gli altri o no, preghiamo per gli altri o non lo facciamo, ognuno di noi contribuisce a renderla più o meno la Chiesa quella di Gesù Cristo.
(36)Non importa quali altri doni abbiamo: se non abbiamo l'amore, siamo persone inutili. S. Paolo
ha detto ai Corinzi: "Se non avessi la carità (l'amore) non sono nulla." (1 Cor 13,2). E prosegue il discorso per definire il significato dell'amore nella vita di ogni giorno:
"La carità (amore) è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa... non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine..." (1 Cor 13,4-7)
(37)L'amore ha un ruolo di tale importanza nella comunità cristiana, che Dio non accetterà i nostri
doni se noi non amiamo e non perdoniamo il prossimo:
"Se dunque presenti la tua offerta all'altare e ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono." (Mt 5,23-24)
(38)Un cristiano, inoltre, ama e serve i membri della Chiesa, altrimenti non ne sembra neppure
un membro. Questo argomento tuttavia sarà considerato in un altro capitolo.
Intanto, ecco un pensiero da meditare:
Fino a che punto posso considerarmi membro del popolo di Dio, se faccio questa valutazione sulla base della qualità dell'interessamento, delle attenzioni e della profondità del mio amore verso ciascun componente della mia parrocchia?