Capitolo Sesto L A C O M U N I T Á C R I S T I A N A

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MARIOCAPALBO
00martedì 27 marzo 2012 14:11
Indice

Capitolo Sesto

 

L A    C O M U N I T Á   C R I S T I A N A

 

 

(1)          Ognuno di noi vuole appartenere a qualcuno o a qualcosa. Tutti facciamo parte dell'umanità

ma non cessiamo di voler appartenere a qualche gruppo o a degli amici: la solitudine, infatti, è probabilmente la cosa più dura da sopportare per l'uomo. La gente ha bisogno della gente; ciascuno di noi ha bisogno degli altri.

 

 

(2)          Siamo nati in seno a una famiglia che a sua volta apparteneva ad una famiglia più vasta di

parenti; facciamo parte di una città o di un paese; chiamiamo nostra la città o nazione cui apparteniamo. E niente di tutto questo capita per caso, perché fa parte dell'uomo unirsi ad altri uomini e creare con i suoi simili comunità in forme tanto diverse le une dalle altre.

 

 

(3)          In realtà la nostra umanità individuale si completa solo attraverso degli altri e con gli altri. Se

non abbiamo amici, non conosceremo mai l'amicizia; se non incontriamo altre persone non sapremo mai cosa significhi essere una persona; se non viviamo accanto ad altra gente non diventeremo mai pienamente degli esseri umani. Questa è una legge che Dio ha immesso nella nostra natura sin dalle origini:

 

"Non è bene che l'uomo sia solo."(Gen. 2,18)

 

 

(4)          Per ciascuno di noi quindi, essere significa 'essere con gli altri', esistere significa coesistere

con gli altri. L'uomo nasce in una comunità, cresce nella comunità e rientra nel piano di Dio che ci si accosti a lui in comunità.

 

 

Dio si scelse un popolo

 

(5)          Quando nel Vecchio Testamento Dio Si scelse un popolo che poi avrebbe formato la Sua

Chiesa, Si rivolse ad una tribù errante del deserto. Secondo il modo di pensare degli Ebrei, il popolo forma un insieme e l'individuo è coinvolto nel destino dell'insieme. Essi avvertivano profondamente il senso di appartenenza. E quando Dio scelse Abramo, gli promise:

 

"Farò di te un grande popolo." (Gen. 12,2)

 

 

(6)          Questo grande popolo promesso da Dio ad Abramo doveva diventare la Chiesa di Dio,

derivante dalla comunità che Dio Si era scelta nel Vecchio Testamento. Fu quello il momento in cui: "Dio volle scegliere tra i pagani un popolo per consacrarlo al Suo nome," secondo le affermazioni di Giacomo ai compaesani di Antiochia. (Atti 15,14)

 

 

(7)          In seguito Dio parlò a Mosè e rinnovò la Sua promessa, l'alleanza con la comunità che Si era

scelta:

 

"Io vi prenderò come Mio popolo e diventerò il vostro Dio." (Es. 6,7)

e

"Se vorrete ascoltare la Mia voce e custodirete la Mia alleanza, voi sarete per Me la proprietà tra tutti i popoli, perché Mia è tutta la terra! Voi sarete per Me un regno di sacerdoti e una nazione santa." (Es. 19,5-6)

 

 

(8)  Per conto della comunità, Mosè prese del sangue sacrificale, lo gettò sul popolo e disse:

 

"Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo! Ecco il sangue dell'alleanza,

che il Signore ha concluso  con voi sulla base di tutte queste parole!" (Es. 24,7-8)

 

 

Perché li amava

 

(8)          Quando Mosè invitò gli uomini ad essere leali verso la comunità, ricordò loro che era stato

l'amore di Dio a renderli quello che erano; li informò del fatto che la loro condizione era dovuta alla scelta amorosa di Dio e non certo ad un qualche merito da parte loro. Egli disse:

 

"Tu infatti sei un popolo consacrato al Signore tuo Dio; il Signore tuo Dio ti ha scelto per essere il Suo popolo privilegiato fra tutti i popoli che sono sulla terra. Il Signore Si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli - siete infatti il più piccolo di tutti i popoli, - ma perché il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri ..." (Deut. 7,6-8)

 

 

(10)      Era una nazione piccola, in continuo pericolo di venir schiacciata da grandi potenze, sia come

nazione sia come religione. Ma proprio a quel popolo Dio disse di essere il loro re, ma un re che lo amava e che lo avrebbe sempre riscattato se fosse rimasto fedele all'alleanza ratificata quando Mosè versò il sangue sacrificale. In seguito poi, quando il popolo non fu fedele alle leggi di Dio e dimenticò il Suo amore, Egli parlò tramite il profeta Osea affermando di amare il Suo popolo come uno sposo ama la sposa:

 

"Perciò, ecco, la attirerò a Me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore... E avverrà in quel giorno - oracolo del Signore - Mi chiamerai: Marito mio." (Osea 2,16;18)

 

 

Il nuovo popolo di dio: la Chiesa

 

(11)   "...noi siamo quel popolo;  noi, che Egli ha chiamati non solo tra i Giudei ma anche tra i pagani..." (Rom. 9,24)

 

Il popolo che Dio si era scelto per primo aveva il compito di adorarLo e di essere luce a tutte le nazioni: in questo consisteva la sua vocazione primaria. Tramite il Figlio Suo, Gesù, ora Dio Si è scelto altri uomini come Suo popolo, come dimostrato dalle parole di S. Paolo citate qui sopra. Ed ai Corinzi, inoltre, egli scrisse:

 

"Alla chiesa di Dio che è in Corinto e Al popolo santo di Gesù Cristo ... grazia a voi." (1 Cor. 1,1-2)

 

(12)Il termine "popolo di Dio", un tempo riservato al solo popolo ebreo, è ora applicato ai popoli

di tutte le nazioni che confessano Gesù Cristo come loro Signore. Ed è proprio questa la Chiesa di cui siamo membri: siamo la comunità che Dio Si è scelta; mediante la fede in Gesù Cristo e il battesimo, noi apparteniamo al popolo di Dio.[1]

 

 

(13)Il popolo di Dio, la comunità eletta che Egli ha amato e guidato, non ha mai avuto una patria,

e soggiornava sempre tra stranieri, spostandosi di continuo: era un popolo nomade. Sapeva che:

 

"Il loro Dio comandò loro di uscire dal paese che li ospitava e venire verso il Paese di Canaan." (Giuditta 5,9)

 

Anche noi, quale nuovo popolo di Dio, la Sua Chiesa del Nuovo Testamento, non dobbiamo mai dimenticare di non essere un popolo che ha residenza stabile, ma un popolo che soggiorna, senza abitare mai in permanenza nello stesso luogo: siamo un popolo di pionieri sulla via del cielo. In qualità di stranieri e di pellegrini quaggiù non abbiamo una città permanente, ma siamo alla ricerca di quella che verrà: "Nell'attesa che si compia la beata speranza, e venga il nostro Salvatore Gesù Cristo." (Rito di Comunione).

 

 

Un popolo con la potenza

 

(14)"Ma avrete potenza (dal greco dunamis) dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e Mi

sarete testimoni." (Atti 1,8)

 

Con queste parole Gesù ricorda ai Suoi seguaci che la Chiesa non sarà semplicemente costituita da un gruppo di uomini che adorano il Padre e che Gli rendono testimonianza servendosi della propria potenza personale. Li ha radunati in una comunità, celebrando l'evento nell'Ultima Cena, ma nelle Sue ultime istruzioni disse loro:

 

"E io manderò su di voi quello che il Padre Mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto." (Lc. 24,49)

 

(15)Questa potenza nuova, promessa in diverse occasioni, è lo Spirito Santo, lo stesso amore

dinamico di Dio. Senza di Lui i discepoli non sarebbero altro che un gruppetto di uomini pieni di buone intenzioni, ma deboli; tuttavia, con questo dono supremo essi saranno invece il popolo che ha in sé la stessa potenza di Dio. Lo Spirito Santo, quindi, è la Chiesa nel cuore degli uomini. Ogni altra cosa nella Chiesa (l'Eucarestia, le leggi, il papa e i vescovi) è in funzione di questa grande trasformazione degli uomini in Cristo per mezzo della presenza e della potenza del Suo Spirito Santo.

 

 

La potenza dello Spirito di Dio

 

(16)Per mezzo dello Spirito Santo, dal giorno della Pentecoste Gesù è venuto a vivere in un modo

nuovo nella Sua Chiesa: il viaggio del nuovo popolo di Dio ebbe inizio proprio in quel giorno e terminerà solo in occasione della seconda venuta di Gesù. In quel momento, inoltre, i Suoi seguaci sperimentarono una realtà nuova nella loro vita e solo allora, infine, arrivarono a credere pienamente che Gesù era il Signore e a capire gli eventi vissuti insieme a Lui.

 

 

(17)      Fecero anche l'esperienza di essere una comunità reciprocamente unita in Cristo per mezzo

dello Spirito Santo. Il parallelo tracciato da S. Luca tra il dono delle lingue e la Torre di Babele è denso di significato: a Babele, per aver respinto Dio, la razza umana sperimenta la divisione; il giorno di Pentecoste gli uomini, mediante la fede e lo Spirito Santo, vengono riuniti come comunità e introdotti nella famiglia di Dio. Ora sono uniti dalla nuova alleanza che sta scritta nei loro cuori, non più su tavole di pietra; e proprio come comunità, come Chiesa, sono chiamati alla vera figliolanza verso il Padre, ad una nuova moralità governata dall'amore.

 

 

(18)      Lo Spirito Santo è il legame che unisce il Padre al Figlio e similmente è il legame che

unisce il cristiano a Cristo, al Padre e agli altri cristiani. Si realizza così la preghiera che Gesù rivolse al Padre nell'Ultima Cena:

 

"Come tu, Padre, sei in Me e Io in Te, siano anch'essi in Noi una cosa sola." (Gv 17,21)

 

Lo Spirito Santo è proprio il principio e la potenza che si effonde su questa comunità. É ancora lo Spirito Santo a rendere la Chiesa il segno e il mezzo di salvezza per tutti gli uomini. Senza di Lui essa non sarebbe altro che un gruppo di uomini che si impegnano a vivere secondo alcune leggi e a seguire Gesù servendosi della propria potenza. Senza di Lui la Chiesa non sarebbe altro che una realtà umana, una realtà di peccato.

 

 

(19)      Ed è ancora per mezzo della potenza dello Spirito Santo che la Chiesa è in grado di rendere

testimonianza a Gesù:

 

"Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di Verità che procede dal Padre, Egli Mi renderà testimonianza; e anche voi Mi renderete testimonianza." (Gv. 15,26-27)

 

 

(20)      Lo Spirito Santo presente nella Chiesa è quindi Colui che ci mette in grado di ascoltare e

accettare Gesù, che è la Parola di Dio. Gesù è il segno visibile di Dio, la rivelazione di Lui, ma è necessario che sia riconosciuto e accettato come tale:

 

"Nessuno può dire 'Gesù è il Signore' se non sotto l'azione dello Spirito Santo." (1 Cor 12,3)

 

É stato infatti solo dopo la Pentecoste che gli stessi discepoli conobbero e riconobbero Gesù come Signore e vennero poi trasformati in una comunità di credenti: la Chiesa.

 

 

(21)      Nella Chiesa lo Spirito Santo continua a svolgere in gran parte lo stesso ruolo che ha avuto

nella vita di Gesù. Essendo l'amore di Dio, il Padre agisce tramite Lui per farci cristiani e per farci poi crescere nella vita cristiana. Ed è ancora per mezzo dello Spirito Santo in noi che la Chiesa diventa il Cristo vivente, che continua a compiere dovunque, e fino ai confini della terra, le opere di adorazione e di testimonianza di Dio.

 

 

La Chiesa è Cristo

 

(22)      Poiché per la fede e per il sacramento del battesimo lo Spirito Santo si trova presente in noi

Cristo è tornato a vivere in noi:

 

"Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito ..." (1 Cor 12,12)

 

In un'altra occasione Paolo disse:

 

"Ora voi siete corpo di Cristo e Sue membra, ciascuno per la sua parte." (1 Cor 12,27)

 

È questo il nostro grande privilegio nell'esser membri della Chiesa: permettere a Gesù di rivivere la sua vita in noi, i membri del Suo popolo che vive per mezzo della potenza del Suo Spirito Santo.

 

 

La Chiesa siamo noi

 

(23)      Quando Gesù dopo l'Ultima Cena parlò agli apostoli, si servì dell'esempio di un albero per

spiegare che anche noi viviamo della Sua stessa vita: la vita di Dio che ci giunge "nella potenza dello Spirito Santo" (Preghiera Eucaristica N.3). Se non siamo membri di Cristo e della Sua Chiesa, non possiamo far nulla.

 

 

(24)  Nell'Ultima Cena Gesù ci ha detto:

 

"Rimanete (meño = anche: abitate, abbiate la vostra casa) in Me, e Io in voi." (Gv 15,4)

 

Questa casa è la Chiesa, la comunità cristiana, il popolo di Dio che si è pentito, ha creduto, che è stato battezzato e ha ricevuto lo Spirito Santo. Nella Chiesa abbiamo un senso di appartenenza; in essa raggiungiamo ciò che Egli ci chiede, e solo nel suo ambito diventiamo ciò che Egli ci chiama ad essere in questa vita e in quella a venire.

 

 

Parti differenti di Cristo

 

(25)A qualsiasi singolo individuo, preso come entità separata, sarebbe impossibile

 esprimere e manifestare la vita completa di Gesù nella Chiesa. Dio, infatti, dà a ciascuna persona doni diversi, ministeri e vocazioni diverse.

 

"Ora voi siete corpo di Cristo e Sue membra, ciascuno per la sua parte." (1 Cor 12,27)

 

Alcuni doni ci vengono dati permanentemente, altri solo temporaneamente. Ma ciascun dono è per l'intero corpo: è destinato a servire Gesù negli altri, mai alla sola persona che lo possiede.

 

"Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune." (1 Cor 12,4-7)

 

 

(26)Egli continua poi a parlare dei doni e delle vocazioni: apostoli, profeti, maestri,

operatori di miracoli, di guarigioni, guide, persone col dono delle lingue, quelli che le interpretano, chi riesce a discernere gli spiriti, chi sa predicare con saggezza, chi sa dare istruzioni, pastori, evangelisti e coloro che hanno una fede straordinaria. Tutte queste sono opere dello Spirito Santo date a ciascuno.

 

"... per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo." (Ef. 4,12-13 - CEI)

 

"Affinché i santi (ovvero noi) insieme compongano un'unità nell'opera del servizio nel costruire il corpo di Cristo. In questo modo tutti giungiamo all'unità nella nostra fede e conoscenza del Figlio di Dio, fino a diventare l'uomo perfetto, completamente maturo nella pienezza di Cristo Stesso" (Ef. 4,12-13, Bibbia di Gerusalemme)

 

 

(27)     Siamo quindi nella Chiesa per servire tutti i suoi membri, per costruire il corpo di Cristo aggiungendovi membri nuovi e aiutandoci a vicenda ad essere dei cristiani migliori.

 

 

Un popolo che loda Dio

 

(28)In una lettera di istruzioni indirizzata al popolo di Dio Pietro, la "pietra" su cui Cristo ha

costruito la Sua Chiesa, ci ha comunicato cosa siamo e quale deve essere nella vita il nostro impegno principale come popolo di Dio:

 

"Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio Si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di Lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla Sua ammirabile luce." (1 Pt 2,9)

 

 

(29)L'opera principale del popolo di Dio è formata dalla lode e dal ringraziamento. Con la Sua

vita, morte e risurrezione Gesù ha adorato il Padre in maniera perfetta, e ha dato anche a noi il potere di fare la stessa cosa:

 

"Poi preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: 'Questo è il Mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di Me.' Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: 'Questo calice è la nuova alleanza nel Mio sangue, che viene versato per voi." (Lc 22,19-20)

 

 

(30)Ed è proprio questo che noi, il popolo di Dio, facciamo ogni volta che celebriamo la Messa.

Per Lui (Gesù), con Lui e in Lui, in unità con lo Spirito Santo, offriamo a Dio "ogni onore e gloria." Se la vostra fede e la vostra obbedienza sono sincere, è proprio in quel momento che più vi riconoscete un cristiano in comunione col popolo di Dio intorno al Suo altare.

 

.

Un popolo con delle priorità

 

(31)Dopo la discesa dello Spirito Santo sulla Chiesa per la Pentecoste, l'attività della prima

comunità cristiana ci viene illustrata con queste parole:

 

"Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere." (Atti 2,42)

 

 

(32)Anche oggi queste devono essere le nostre priorità nella Chiesa. Ma siamo davvero fedeli alle

priorità qui sotto indicate, prima che a ogni altra cosa?

 

- All'insegnamento della Chiesa?

- All'amore reciproco?

- Alla Messa?

- Alle preghiere?

 

 

Un popolo che si ama reciprocamente

 

(33)"Da questo tutti sapranno che siete Miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri." (Gv. 13,35)

 

La lode a Dio che il cristiano ha sulle labbra e nel cuore strariperà per diventare un amore attivo verso gli altri. E come ha detto Gesù nelle parole citate qui sopra, sarà questa la caratteristica dei Suoi veri discepoli. Egli visse aiutando gli altri ad essere felici in questa vita e in quella futura, e il cristiano deve vivere allo stesso modo. S. Paolo ci dice che ognuno di noi è un servo della Chiesa (cf. Col 1,24-25). Non è la quantità o la qualità delle cose che sappiamo a renderci accetti a Dio, ma il nostro modo d’amare e di servire:

 

"Sappiamo di averne tutti scienza (conoscenza). Ma la scienza gonfia (inorgoglisce), mentre la carità edifica (l'amore fa crescere l'edificio)" (1 Cor 8,1-2)

 

 

(34)Non si tratta neppure di obbedire ad una legge sull'amore: è piuttosto questione di amare Gesù

o di non amarLo nella persona che ci sta a fianco. É proprio su questo che saremo giudicati alla fine:

 

"Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi Miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a Me." (Mt 24,40)

 

E quando Saulo, diventato poi S. Paolo, cercò di colpire i membri della Chiesa, Gesù gli disse:

 

"Io sono Gesù che tu perseguiti!" (Atti 9,5)

 

 

(35)La Chiesa è una comunità di persone che s’interessano attivamente le une delle altre, che si

prendono cura le une delle altre dedicando del tempo a quest’impegno e amandosi profondamente. Se ciò non avviene, la Chiesa non può essere come Gesù la vuole. Quando amiamo o manchiamo di farlo, aiutiamo gli altri o no, preghiamo per gli altri o non lo facciamo, ognuno di noi contribuisce a renderla più o meno la Chiesa quella di Gesù Cristo.

 

 

(36)Non importa quali altri doni abbiamo: se non abbiamo l'amore, siamo persone inutili. S. Paolo

ha detto ai Corinzi: "Se non avessi la carità (l'amore) non sono nulla." (1 Cor 13,2). E prosegue il discorso per definire il significato dell'amore nella vita di ogni giorno:

 

"La carità (amore) è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa... non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine..." (1 Cor 13,4-7)

 

 

(37)L'amore ha un ruolo di tale importanza nella comunità cristiana, che Dio non accetterà i nostri

doni se noi non amiamo e non perdoniamo il prossimo:

 

"Se dunque presenti la tua offerta all'altare e ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono." (Mt 5,23-24)

 

 

(38)Un cristiano, inoltre, ama e serve i membri della Chiesa, altrimenti non ne sembra neppure

un membro. Questo argomento tuttavia sarà considerato in un altro capitolo.

Intanto, ecco un pensiero da meditare:

 

Fino a che punto posso considerarmi membro del popolo di Dio, se faccio questa valutazione sulla base della qualità dell'interessamento, delle attenzioni e della profondità del mio amore verso ciascun componente della mia parrocchia?

 
MARIOCAPALBO
00martedì 27 marzo 2012 14:12

Un popolo che riceve l'insegnamento

 

(39)   "É la chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità." (1 Tim. 3,15)

 

S. Paolo rivolse queste parole a Timoteo proprio prima di aggiungere: "spiriti menzogneri e dottrine

diaboliche" (4,1). Nessuno vuole essere ingannato, specialmente nelle questioni essenziali della vita e della morte. Vogliamo esser certi di avere ragione, di essere nel giusto, in particolare nelle cose importanti. A questo proposito abbiamo la Parola di Dio a garantirci che la Chiesa sostiene e salvaguarda la verità.  Ciò ovviamente non certo grazie alla saggezza o alla conoscenza teologica di chi sta nelle posizioni di guida, ma solo perché Gesù ha promesso alla Sua Chiesa:

 

"Quando però verrà lo Spirito di verità, Egli vi guiderà alla verità tutta intera... " (Gv 16,13)

 

 

(39)La Chiesa resterà sempre fedele "all'insegnamento degli apostoli", come lo fu la prima

comunità di cristiani: abbiamo la parola di Gesù al riguardo. Lo Spirito Santo è ancora nella Chiesa e continua a condurla verso la verità completa.

 

 

(40)Vale la pena notare che la scoperta della verità non è stata immediata neppure per la Chiesa;

essendo formata di esseri umani, essa è gradualmente condotta verso la verità completa. Sarà Dio Stesso a fare in modo che abbia sempre la verità necessaria ai tempi. Gesù, infatti, non ci ha lasciato un libro di regole o una serie di credenze scritte che ciascuno avrebbe dovuto leggere e interpretare per se stesso. No. Invece ha detto:

 

"Andate... insegnando loro..." (Mt 28,19-20)

 

e poi ci ha assicurato:

 

"Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo." (Mt 28,20)

 

 

(42)      Gesù è vivo nella Sua Chiesa, e ci porta verso la verità, e proprio per questo la Chiesa non

potrà mai sbagliare riguardo all'insegnamento fondamentale di Gesù.  Dovremmo ringraziare spesso Dio per questo, specialmente in un'epoca in cui c'è tanta confusione nella mente della gente.

 

 

Un popolo con dei leader

 

"Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la Mia chiesa." (Mt 16,18)

 

(43)      La Chiesa non è una dittatura in cui un uomo assume il potere assoluto su tutti gli altri, e

neppure una democrazia, dove si raggiunge la verità col voto della maggioranza. Essa è una comunità d'amore, in cui lo Stesso Spirito Santo è il maestro. Egli parla servendosi di qualunque persona Egli scelga tra noi, perfino dei più umili, perché lo Spirito soffia dove vuole. (cf. Gv 3,8).

 

 

(44)      E l'intera comunità, che agisce attraverso coloro ai quali Gesù affida i ministeri di guida,

discerne se ciascun insegnamento provenga dallo Spirito Santo o no, oppure il significato per noi di questo o di quell'insegnamento particolare. Nessuno di noi può isolarsi dall'insegnamento della comunità o dai suoi leader; se vogliamo davvero restare dei veri cristiani: questo è un fatto cruciale.

 

 

(45)      Gesù ha dato ad un uomo, Pietro, l'ultima parola per discernere la verità divina e insegnarla a

tutto il mondo. Quel ministero è condiviso in primo luogo dai dodici apostoli e dai loro successori: il Papa e i vescovi, ed in modo supplementare da tutti coloro ai quali essi delegano i ministeri di insegnamento. Per apprendere la verità divina, noi tutti nella Chiesa dobbiamo ascoltare le istruzioni del papa, dei vescovi, dei pastori e dei maestri religiosi. Essi tuttavia devono a loro volta ascoltare la comunità, per intendere e discernere la voce dello Spirito Santo. Infatti, dopo molta preghiera e seria riflessione, è giusto che anche noi comunichiamo ai nostri leader il nostro modo di vedere la verità. Oggi a disposizione dei consigli pastorali a livello parrocchiale esistono mezzi pratici che permettono alle persone di esporre le loro opinioni.

 

            La lettera agli Ebrei dice:

 

"Obbedite ai vostri capi e siate loro sottomessi, perché essi vegliano su di voi, come chi ha da renderne conto; obbedite, perché facciano questo con gioia e non gemendo: ciò non sarebbe vantaggioso per voi." (Eb. 13,17)

 

 

(46)   Nella nostra epoca, in cui anche solo la semplice nozione di autorità è talvolta messa in

discussione, è importante riconoscere che nella Chiesa fondata da Gesù Cristo esiste un'autorità. L'insegnamento che ci viene dal papa e dai vescovi è il risultato della guida dello Spirito Santo, come Gesù ha promesso:

 

"Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel Mio nome, Egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che Io vi ho detto." (Gv 14,26)

 

 

(47)Infatti, è proprio attraverso gli apostoli e i loro successori che lo Spirito Santo preserva l'unità

nella verità, nell'adorazione e nella vita della Chiesa.

La Chiesa era ancora agli inizi quando S. Luca fece precedere un sermone da questa solenne introduzione:

 

"Allora Pietro, levatosi in piedi con gli altri Undici, parlò a voce alta così." (Atti 2,14)

 

e ancora:

 

"Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero." (Atti 6,2)

 

 

(48)   Gli Atti affermano che Paolo e Sila viaggiarono, consolidando le Chiese locali, e che essi:

 

"Percorrendo le città, trasmettevano loro le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di Gerusalemme, perché le osservassero." (Atti 16,4)

 

Per il popolo di Dio, quindi, gli apostoli e i loro successori costituiscono il segno di quell'unità che ha origine nello Spirito Santo.

 

 

La Chiesa nella tua parrocchia

 

(49)      Per il fatto che una comunità intima è possibile solo tra pochi membri, nel loro pellegrinare di

città in città gli apostoli fondarono delle chiese. Ad esempio, vi erano chiese a Corinto, a Efeso, a Colossi e ciascuna di esse aveva persone diverse che al suo interno esercitavano i loro svariati doni, a beneficio di tutti. Ogni chiesa aveva i suoi leader, maestri, predicatori, profeti, pastori e guaritori.

 

 

(50)      Tali chiese potevano corrispondere alle nostre parrocchie. In termini strettamente biblici, la

parola "parrocchia" indica un gruppo di persone che non hanno casa, che vivono accanto a degli stranieri, oppure che sono esse stesse degli stranieri residenti. É un gruppo di persone che vivono in un mondo al quale non appartengono pienamente: sono la presenza di Gesù tra i pagani, Gesù che per mezzo loro torna a adorare, a testimoniare, a predicare, a insegnare, a guarire e soprattutto, ad amarli, anche se da loro può essere respinto.

 

 

(51)      La parrocchia è costituita da un gruppo di persone che si amano tra loro allo stesso modo in

cui Gesù ha amato ciascuna di loro. É un gruppo di persone che, assieme al loro pastore, stanno con riverenza in ascolto per cercare di capire la volontà di Dio nella loro situazione attuale. Ma, in primo luogo, la parrocchia è una comunità di persone che adorano Dio insieme e che ogni settimana celebrano davanti all'altare di Dio la loro unità e le battaglie combattute insieme. Sono persone impegnate le une con le altre, ma in particolare con Dio per mezzo dello Spirito di Gesù che vive in ciascuna di loro attraverso il battesimo.

 

 

(52)      Può sembrare un ideale piuttosto lontano questo modello di Chiesa, ma è proprio quello che

Egli vuole essa sia. La parrocchia è la Chiesa in miniatura, e la vita della Chiesa sarà il riflesso della salute delle sue parrocchie.

 

 

(53)   Il pastore in primo luogo è un uomo che può dire, proprio come Gesù:

 

"Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore... conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me." (Gv 10,10-14)

 

Egli offre la propria vita per il popolo di Dio che vive nella sua parrocchia, e per il fatto di essere "consacrato a Dio" in questo modo, secondo le affermazioni di S. Paolo egli deve tendere:

 

"alla giustizia, alla pietà, alla fede, all'amore, alla pazienza, alla mitezza."(! Tm 6,11)

 

Si esige molto dalla sua vita, ed egli ha bisogno delle vostre preghiere, del vostro incoraggiamento e della vostra collaborazione affinché, sia nella parrocchia sia nell'intera Chiesa,

 

"tutte le varie membra abbiano cura le une delle altre." (1 Cor 12,25)

 

 

Costruiamo la comunità parrocchiale

 

(53)      Vi siete mai provati, dopo la preghiera e la riflessione, a suggerire qualche modo per

migliorare la vostra comunità parrocchiale? E, cosa ancora più importante, avete mai detto chiaramente di essere pronti a fare qualcosa in proposito? Il primo passo è sempre costituito dalla disponibilità a impiegare tempo e fatica per le necessità della vostra comunità parrocchiale. Le idee non bastano: i recipienti non cuociono i dolci.

 

 

(55)      Lo scopo dei consigli pastorali parrocchiali, tanto raccomandati dal Concilio Vaticano II, è

proprio quello di darvi l'opportunità di impegnarvi seriamente nella formazione di una vera comunità cristiana nella vostra parrocchia. Com'è possibile, in una parrocchia moderna, formare una comunità d'amore veramente unita? Nessuno conosce la risposta completa in ogni dettaglio, e questa giungerà solo in seguito all'impegno continuo e comunitario di tutti gli appartenenti alla parrocchia stessa. Che si tratti di sacerdoti, religiosi o laici, tutti hanno bisogno di imparare ad ascoltarsi reciprocamente in quanto cristiani. Nel dialogo e nella formazione di una comunità cristiana, è questo il primo passo: ma l'arte di ascoltare non è facile e richiede carità autentica, amore vero. Perché solo quando amiamo gli altri, siamo disposti ad ascoltarli.

 

 

(56)      Il dialogo richiede umiltà, la consapevolezza che nessuno possiede tutte le risposte. Va

sempre considerato come un esercizio sacro da farsi nella preghiera. Si tratta di dare e di ricevere la verità. Talvolta richiede grande coraggio, perché spesso è più facile tacere che dire quanto riteniamo giusto. Richiede sempre un atteggiamento di preghiera e la capacità di pregare sinceramente con gli altri.

 

 

(57)      La condivisione della preghiera spontanea costituisce la miglior preparazione a un dialogo

produttivo. Lo scopo ultimo del dialogo non è mai il desiderio di affermare le proprie convinzioni particolari, ma la ricerca umile della volontà di Dio fatta in un contesto di preghiera. Le autorità hanno sempre l'ultima parola nel discernere la volontà di Dio, ma non possono mai rifiutare di ascoltare, in atteggiamento di preghiera, quanto la comunità ha da dire.

 

 

(58)      Sempre più ci stiamo convincendo che per formare delle comunità primarie all'interno delle

grandi parrocchie, e in particolare nelle parrocchie delle grandi città, sono oggi necessarie delle comunità più piccole. I gruppi di quattro o cinque famiglie che si incontrano regolarmente nelle case dell'una o dell'altra per pregare, per leggere la Scrittura, per studiare e dialogare insieme, diventano presto delle comunità assai vitali.

 

 

(59)      Nella preghiera partecipata e nella carità autentica essi imparano ad ascoltare con amore le

 loro necessità reciproche, a prendersi cura gli uni degli altri, a sostenersi e ad incoraggiarsi a vicenda, diventando così una testimonianza dell'amore cristiano davanti a un mondo che non crede. Quale meravigliosa somiglianza con le prime comunità cristiane! L'abitudine sempre più frequente di piccoli gruppi cristiani che s’incontrano per pregare e adorare insieme può aiutare la formazione di piccole comunità primarie di questo tipo. Da parte di Cristo, abbiamo la garanzia della Sua specialissima presenza in tali comunità:

 

"Dove sono due o tre riuniti nel Mio nome, Io sono in mezzo a loro." (Mt 18,20)

 

 

(60)      Alle comunità che si radunano nell'amore e nella preghiera Egli dà manifestazioni speciali

della Sua presenza e la parrocchia che abbia in sé delle comunità primarie di questo tipo non mancherà di manifestare una vitalità attiva e genuina. In quella parrocchia la Chiesa potrà vivere in maniera speciale: la gente s’incontra e riconosce Gesù nell'altro, specialmente nel povero e nel bisognoso, e la Messa domenicale assumerà una profondità e un significato nuovi. Proprio come i cristiani di cui leggiamo negli Atti degli Apostoli, le persone diventeranno profondamente consapevoli della centralità della Messa nella loro vita cristiana comunitaria e al momento di scambiarsi il segno della pace, quel gesto sarà sincero ed assumerà un gran significato: avranno la gioia e la pace di sapere di vivere della stessa vita di Cristo che li unisce e che non stanno camminando verso Dio da soli, nell'isolamento, ma insieme a tutti i fratelli, per:

 

"compiere il ministero (l'opera di servizio), al fine di edificare il corpo di Cristo." (Ef 4,12)

 

 

Essere parte della casa di Dio

 

(61)      La Chiesa guarda in avanti piena di "gloriosa speranza"; essa è già, in essenza, la celebrazione

di una vittoria già vinta:

 

"Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra loro ed essi saranno Suo popolo ed Egli sarà il "Dio - con - loro". E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento ... (Ap. 21,3-4)

 

 

(62)      La Chiesa rende testimonianza a Gesù risorto, e la esprime spesso nelle preghiere con degli

"Alleluia" che significano: "Sia lode al Signore!" Lo Spirito della Chiesa non è uno "Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di autocontrollo(dal greco: sophronizo - traduzione CEI = saggezza )" (2 Tim. 1,7). Non è neppure uno spirito di tristezza o di schiavitù:

 

"Dove c'è lo Spirito del Signore (ed Egli è sicuramente nella Sua Chiesa) c'è libertà." (2 Cor 3,17)

 

San Pietro ci dice:

 

"Comportatevi come uomini liberi, non servendovi della libertà come di un velo per coprire la malizia... Onorate tutti, amate i vostri fratelli..." (1 Pt 2,16-17)

 

 

(63)      Ma la vera fonte della nostra gioia risiede nel fatto di appartenere alla famiglia di Dio, al Suo

popolo già salvato mediante la fede e la potenza dello Spirito Santo:

 

"Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di

Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù...; in Lui anche voi insieme con gli altri siete edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito." (Ef 2,19-22)

 

(64)      Questa è la Chiesa: una, santa, cattolica e apostolica, fondata da Gesù Cristo al quale abbiamo

il privilegio di appartenere.

 

 

Preghiera per la formazione di comunità

 

"Padre Celeste, crediamo che Tu ci inviti a radunarci nella Tua Chiesa come un solo popolo unito. Rafforza i legami che ci uniscono come fratelli del Figlio Tuo Gesù. Padre, Tu solo sei in grado di cambiare il nostro cuore e di renderci quelle persone che Tu desideri. Accresci la nostra consapevolezza del fatto che Tu vuoi fare di noi una comunità vera, unita nella preghiera e capace di ascoltare devotamente, assieme al nostro pastore, qual è la Tua volontà nella nostra vita."

 

Padre, insegnaci ad ascoltarci reciprocamente nell'amore e ad ascoltare il nostro pastore, ed insegna anche a lui ad ascoltare noi, come Tu desideri. Padre, senza di Te siamo incapaci di diventare una comunità d'amore in cui  viva il Tuo Spirito, ma Tu puoi cambiare il nostro cuore: Manda ora il Tuo Spirito, affinché ci riempia e ci cambi. Immetti nella profondità del nostro essere un amore e una premurosa attenzione gli uni per gli altri.

 

Insegnaci ad ascoltare quando il Tuo Spirito Santo ci parla attraverso gli altri. Insegnaci a discernere la voce del Tuo Spirito nella voce degli altri e in particolare in quella del nostro pastore. Insegnaci anche ad amarci l'un l'altro come Tu vuoi che ci amiamo.

 

 

 

Punti di discussione

 

1.       La Santissima Trinità costituisce la base della comunità cristiana. Discutete.

 

2.       Come possiamo dimostrare che Dio ci chiama non come individui, ma come popolo?

 

3.       Perché ai capi della Chiesa è necessario ascoltare il popolo di Dio per riuscire a discernere la voce dello Spirito Santo?

 

4.       Com'è possibile a dei piccoli gruppi di preghiera e di studio aiutare la parrocchia a trasformarsi in una comunità cristiana piena di vita?

 

 

 

Revisione

 

1.       Per essere pienamente umana e felice, la gente ha  bisogno di altra gente.                      V     F

 

2.       Mosè sigillò l'amicizia di Dio con l'uomo mediante l'aspersione del sangue.                  V     F

 

3.       L'uomo ha scelto Dio prima che fosse Dio a scegliere lui.                                               V     F

 

4.       Il popolo di Dio ebbe successo perché era molto numeroso.                                            V     F

 

5.             La Chiesa - ossia le persone che credono che Gesù è il Signore - è il nuovo

Popolo di Dio.                                                                                                                 V    F                                                                                  

 

6.       Il popolo di Dio non ha alcun potere in più di qualsiasi altro gruppo di persone.             V     F

 

7.         La Chiesa, come qualsiasi altra organizzazione, esiste solo per il bene dei suoi

            membri.                                                                                                                            V     F

 

8.       La Chiesa è Cristo che è tornato a vivere nel mondo contemporaneo.                              V     F

 

9.             Alle diverse persone Dio dona vocazioni e ministeri diversi affinché Cristo possa

         ancor oggi essere manifestato nel mondo.                                                                         V     F

 

10.         L'opera più importante dei membri del popolo di Dio è quella di amarsi gli uni gli

altri.                                                                                                                                    V     F

 

11.     Un cristiano deve avere delle priorità con le quali non farà mai compromessi.                V     F

 

12.     Amarsi vicendevolmente non ha alcuna importanza, purché adoriamo sinceramente

         Dio.                                                                                                                                      V     F

 

13.     Non siamo membri della Chiesa a pieno titolo se non ci occupiamo attivamente gli

     uni degli altri.                                                                                                                         V     F

 

14.     Il dono più importante nella Chiesa è l'autorità.                                                                V     F

 

15.     La Chiesa sostiene la verità e la salvaguarda.                                                                   V     F

 

16.     La Chiesa è guidata per gradi in tutta la  verità.                                                                V     F

 

17.     Il popolo di Dio è una democrazia.                                                                                    V     F

 

18.     Ogni cristiano partecipa alla guida della Chiesa.                                                               V     F

 

19.     Il papa ha in testa tutte le risposte.                                                                                     V     F

 

20.     Il prete di una parrocchia possiede tutti i doni  necessari ad un buon parroco.                 V     F

 

21.         Cominciamo ad interessarci veramente gli uni agli altri dal momento in cui

          cominciamo ad ascoltarci  reciprocamente in profondità.                                                V     F

 

22.     Gesù è presente dovunque due o tre persone si  riuniscano nel suo nome.                       V     F

 

23.      La Chiesa è la famiglia di Dio, alla quale possiamo appartenere per la fede e per il

          battesimo.                                                                                                                           V     F

 

 



[1]  Senza voler in alcun modo sacrificare la nostra interpretazione tradizionale della Chiesa

Cattolica quale unica, vera Chiesa, a proposito dell'appartenenza alla vera Chiesa noi cattolici non

pensiamo più ad un qualcosa che possa semplicemente esistere o non esistere. A partire dal

Vaticano II pensiamo in termini di 'gradi' di appartenenza. Consideriamo anche gli altri cristiani

membri della vera Chiesa, qualunque sia il loro grado di partecipazione alla nostra fede e ai nostri

sacramenti. Riconosciamo inoltre, a partire dal Vaticano II, che lo Spirito Santo opera nelle chiese

non - cattoliche e tramite esse proprio come chiese, e non solo nei non cattolici a livello individuale.

Ciò implica che, pur trovandosi solo nella Chiesa cattolica la pienezza dei mezzi della salvezza, altre chiese sono in grado di testimoniare alcuni aspetti del cristianesimo che nella Chiesa cattolica si sono affievoliti, contribuendo così al nostro arricchimento spirituale.
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