Indice Capitolo Secondo
LA TRADIZIONE FA GUERRA AL CAMBIAMENTO
Di recente un notiziario televisivo ha parlato di un uomo che combatteva i cambiamenti richiesti dal governo del suo paese. Si era barricato in casa, aveva preso il suo fido fucile a canna mozza e poi aveva cominciato a far esplodere la sua disapprovazione davanti alla polizia. Alla fine è stato catturato e messo in prigione.
Noi cattolici siamo radicati in una tradizione vecchia di secoli, che rende quasi altrettanto forte la nostra resistenza al cambiamento. Tuttavia, questa resistenza alle idee nuove non è necessariamente un male: talvolta infatti è un istinto sanissimo - una valvola di sicurezza che impedisce di seguire ogni tipo di teoria religiosa. Tuttavia, qualora portassimo agli estremi la resistenza, qualora rispondessimo col fucile e le barricate, potremmo facilmente uccidere qualunque moto genuino impresso da Dio alla nostra vita. Perché Dio non ci impone mai la Sua volontà; non ci costringe mai a cambiare: mai viene violata la nostra libera volontà. Noi allora, da parte nostra, dobbiamo raggiungere un equilibrio e giudicare con mentalità aperta.
Per il momento vi chiedo di deporre il fucile e di uscire dalle barricate. Vi chiedo, quali individui maturi, di guardare con mente aperta a quello che io chiamo: "cristianesimo personale," e di giudicarlo sulla base dei fatti presentati in queste pagine.
Ovviamente avete il diritto, e persino il dovere, di chiedere: "Perché il cristianesimo personale non è stato parte della tradizione cattolica in cui sono cresciuto? Potrebbe trattarsi di una moda passeggera, introdotta da qualche movimento recente di rinnovamento." Avete il diritto di metterlo alla prova. Ma devo avvertirvi: nelle pagine successive ho pronte le mie testimonianze: i Padri della Chiesa, autori cristiani conosciuti, i Santi e, ovviamente, il mio testimone principale: Gesù.
In questo capitolo cominceremo a considerare quella cosa misteriosa chiamata "tradizione": un argomento davvero affascinante. In gran parte è l'unica cosa che ci distingue e ci separa come cristiani cattolici. Le tradizioni, inoltre, determinano quali sono le cose che nella nostra Chiesa possono cambiare e quali no: quindi, la breve carrellata ci darà alcune regole basilari per giudicare il cambiamento. Esploreremo poi alcuni avvenimenti nella nostra storia cattolica che tendevano a distorcere il nostro modo di considerare il cristianesimo personale; infine torneremo ai Padri della Chiesa, permettendo loro di riportarci sul giusto sentiero.
Le tradizioni
In questi 2000 anni di storia la Chiesa ha fatto cambiamenti notevoli. Se con una macchina del tempo potessimo essere trasportati in un'altra epoca della storia della Chiesa, ci potremmo ritrovare più che scomodi per il modo in cui appariva ed agiva. La Messa sarebbe diversa, diversa la preghiera; persino le idee della gente su ciò che la Chiesa è sarebbero diverse. E probabilmente, tutto questo non ci piacerebbe. Vedete: nell'intero corso della storia della Chiesa i cambiamenti sono avvenuti gradualmente, e una persona potrebbe vivere a lungo e non vederne un gran che. Eppure questi si sono verificati, e in maniera assai consistente, al punto che il Vaticano II ha chiamato la Chiesa "un popolo pellegrino", che si sposta di continuo verso la sua meta: Dio stesso.
Talvolta oggi ci resta difficile credere che la Messa che frequentiamo - tanto diversa anche solo rispetto a vent'anni fa - segua davvero il modello di quella della Chiesa primitiva. In realtà ciò che pare nuovo è vecchissimo. La "Messa tradizionale in Latino" di prima del Vaticano II sarebbe stata nuova e rivoluzionaria per i cristiani della Chiesa primitiva. Bene allora, a questo punto qual è il messaggio? Semplicemente questo: La Chiesa e le sue tradizioni ora sono, come sempre, in uno stato di cambiamento; talvolta rapido, talaltra lento, ma sempre cambiamento. Strutture, liturgie, tradizioni e molte trappole esteriori si sono evolute da un'epoca all'altra. Ma, un momento! Non ci è stato forse insegnato che le tradizioni della Chiesa sono sacre e che non cambiano?
Davvero un'ottima domanda. E cominciamo a trovare la risposta quando prima capiamo che gran parte di ciò che nella Chiesa chiamiamo "tradizione" è in realtà legato alle culture dei tempi. In altre parole, è collegato al posto in cui noi, la Chiesa, ci troviamo nella storia. Il Vaticano II ha rilevato che:
"La Chiesa, vivendo nel corso dei secoli in condizioni diverse, si è servita delle differenti culture per diffondere e spiegare il messaggio cristiano nella sua predicazione a tutte le genti."[1]
Di recente il Cardinale Suenens è tornato sullo stesso punto quando ha osservato:
"Riconosciamo onestamente che la Chiesa istituzionale, come l'abbiamo definita, ha un gran debito verso il suo ambiente circostante, proprio come ognuno di noi. Ciò spiega, senza giustificarlo sempre, quel "peso della storia" che appesantisce il suo avanzare e accumula elementi estranei i quali, come dei sedimenti, offuscano la vera immagine della Chiesa."[2]
É vero, il clima mondano può entrare nella vita della Chiesa ed "offuscarne la vera immagine." Talvolta si confonde e si perde persino il messaggio-base di Gesù. Per questo i grandi Concili della Chiesa, come il Vaticano II, sono stati chiamati a rimettere in ordine ciò che prima era uscito dall'ordine. Questo disordine ha avuto origine di solito da tradizioni troppo vecchie che appannavano l'immagine verace. Il Vaticano II ha dichiarato:
"Questo sacrosanto Concilio la riceve (la fede) con grande pietà e nuovamente propone i decreti dei sacri Concili Niceno II, Fiorentino e Tridentino. E insieme, in ragione alla sua pastorale sollecitudine esorta tutti quelli a cui spetta, perché se si fossero infiltrati qua e là abusi, eccessi o difetti, si adoperino per toglierli o correggerli e tutto restaurino per una piena lode di Cristo e di Dio."[3]
Bene; allora che dire a questo punto per quanto concerne le tradizioni? Possiamo dire che spesso esse entrano nella Chiesa dal mondo esterno, spesso sono radicate nella cultura del tempo, talvolta distorcono il messaggio di Gesù Cristo e possono - e spesso devono - essere superate dalla Chiesa. Giunti a questo punto, possiamo presentare una definizione chiara della tradizione.
Definizione di Tradizione
Se siete come me, qualche volta sarete rimasti frustrati dai cambiamenti del Vaticano II. Credo che ciò sarebbe stato evitabile se noi, come popolo cattolico, avessimo compreso un principio fondamentale: la Tradizione nella nostra Chiesa dovrebbe essere definita in due modi diversi. No, non vogliamo fare una lezione di definizioni religiose. Si tratta solo di uno strumento che alcuni teologi stanno oggi usando per spiegare un principio del cristianesimo cattolico che esisteva sin dagli inizi della Chiesa.
Quello che ora dobbiamo sapere è che esistono appunto due categorie o tipi di tradizione. Per la prima useremo la "T" maiuscola e la scriveremo Tradizione. Per l'altra useremo la "t" minuscola, e la scriveremo tradizione. Quando vedrete la "t" o la "T", saprete che stiamo parlando di queste due definizioni.
Ora Tradizione significa quella parte della nostra eredità cattolica considerata una realtà immutabile, i punti della verità che ci sono stati dati dall'ispirazione divina. Una di queste Tradizioni è il rispetto del Vescovo di Roma, il Papa, quale capo terreno della Chiesa. Un'altra è la presenza di Gesù nell'Eucaristia. Vi è anche inclusa l'autorità del magistero della Chiesa, e un'altra è la struttura fondamentale della Messa.
Riguardo a questo significato della parola Tradizione, i Padri della Chiesa hanno scritto:
"La sacra tradizione e la Sacra Scrittura dunque sono strettamente tra loro congiunte e comunicanti. Poiché ambedue scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in un certo qual modo una cosa sola e tendono allo stesso fine. Infatti la Sacra Scrittura è la Parola di Dio in quanto è messa per iscritto sotto l'ispirazione dello Spirito divino; la sacra tradizione trasmette integralmente la Parola di Dio, affidata da Cristo Signore e dallo Spirito santo agli apostoli, ai loro successori ..."[4]
La Chiesa quindi per i principi che seguirà guarda sia alla Tradizione sia alla Sacra Scrittura. Le due fonti non sono in competizione tra loro, ma piuttosto operano insieme in armonia, guidando la Chiesa quando deve affrontare nuove decisioni. Arricchiscono la nostra fede nel cristianesimo e vi aggiungono moralità. Considerando questo punto, l'Apostolo Paolo ha scritto:
"Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le Tradizioni che avete apprese così dalla nostra parola come dalla nostra lettera." (2 Tessalonicesi 2,15)
Senza Tradizioni la nostra Chiesa non avrebbe la ricchezza e la bellezza che abbiamo conosciuto ed amato.
Bene, ma ora quali sono le tradizioni della seconda categoria? Sono cose prese dalle culture delle varie epoche e dei vari luoghi, che pure arricchiscono la nostra Chiesa, e che tuttavia sono mutabili. Il Vaticano II ha osservato:
"... [La Chiesa] è in grado di entrare in comunione con le diverse forme di cultura; tale comunione arricchisce tanto la Chiesa stessa quanto le varie culture." [5]
Esempi di cultura tradizionale sono:
a) La lingua della Messa;
b) La Domenica come Giorno del Signore;
c) Le pianete dei sacerdoti;
d) La posizione dell'altare.
e) I diaconi, i ministri laici dell'Eucaristia e i lettori;
f) I tipi di musica per le funzioni religiose;
g) La forma dei rituali usati quando si amministrano i sacramenti;
h) Gli abiti delle suore - o la mancanza di divise;
i) L'enfasi posta sulla lettura della Scrittura;
j) I metodi di insegnamento della religione.
Questi non sono che alcuni esempi - l'elenco è praticamente infinito. Ora, tuttavia, dovrebbe esser chiaro che il Vaticano II, come la maggior parte degli altri Concili, ha agito per cambiare le tradizioni, non le Tradizioni. Infatti, la maggior parte dei ventuno Grandi Concili Ecumenici hanno riaffermato le Tradizioni della Chiesa. Ci siamo sentiti a disagio quando abbiamo ritenuto che il Vaticano II cambiasse le Tradizioni immutabili, ma in realtà non era ciò che stava facendo.
Prendiamo un attimo di tempo per considerare le cose che hanno provocato il cambiamento delle tradizioni. Le classificherei in tre categorie:
1. La Chiesa quale Popolo Pellegrino.
Il Vaticano II ci ha definiti: la Chiesa, un Popolo Pellegrino:
"La Chiesa prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio."[6]
Qui il Concilio ha asserito qualcosa di veramente profondo: ha espresso la verità che noi, come Chiesa intera e completa, ci stiamo muovendo verso qualcosa, e questo qualcosa è l'unione con Dio Stesso. Ma definendoci pellegrini esso afferma che ancora non siamo arrivati - la meta ci sta ancora dinanzi. In termini pratici ciò significa che dovremmo sempre aspettarci di veder cambiare la Chiesa; sempre aspettarci che essa trovi vie migliori per perfezionare se stessa. Il Vaticano II afferma che:
"... la Chiesa, che comprende nel suo seno i peccatori, santa insieme e sempre bisognosa di purificazione, mai tralascia la penitenza e il rinnovamento."[7]
Anche S. Leone Magno ha parlato di quest'idea del crescere in santità. Più di quindici secoli fa egli affermava che:
"... questa vita deve ancora crescere; non può restare stazionaria. Chiunque non stia camminando in avanti è destinato a scivolare indietro. Se non guadagniamo terreno, lo perdiamo."[8]
In realtà i Padri della Chiesa hanno detto: "Aspettatevi che la Chiesa cambi, mentre cresce in santità. Aspettatevi che le tradizioni cambino e vengano alterate, se è quello che ci vuole. Aspettatevi che respingiamo gli atteggiamenti statici e che avanziamo verso la nostra meta: Dio Stesso."
Possiamo quindi concludere che la tradizione deve cambiare semplicemente perché siamo una Chiesa dedita al cambiamento, ogni qualvolta sia necessario. Dobbiamo continuare a camminare verso la perfezione.
2. I Concili Ecumenici
Ognuno dei ventuno Concili Ecumenici ha portato alla Chiesa dei cambiamenti. Al giorno d'oggi pare che solo il Vaticano II abbia fatto cambiamenti significativi, ma questo solo perché di solito non pensiamo in termini di storia. Non riusciamo a vedere che il Credo di Nicea era "l'ultimissima novità" introdotta nella Chiesa nel 325 d.C. in seguito al Concilio che vi si svolse. Regolamenti nuovi sono seguiti anche al Concilio di Calcedonia, nel 451. Da allora i monaci dovevano essere sottomessi ai loro vescovi, il clero non avrebbe più potuto restare in affari o impegnarsi nell'agricoltura e l'ordinazione non sarebbe più stata permessa avulsa da un incarico pastorale. L'elenco è lungo davvero. Ciascun Concilio ha continuato il viaggio della Chiesa pellegrina per mezzo di dottrine e di leggi nuove o modificate.
3. Le Influenze culturali della società
A un primo sguardo potreste pensare che questa terza categoria abbia avuto gli effetti meno vistosi nel cambiamento delle tradizioni. In realtà non è così: essa ha avuto un ruolo primario nel dar forma alla Chiesa nel corso dei suoi duemila anni di storia. Ma perché avviene una cosa simile, se le origini della Chiesa risiedono in Dio, ed Egli è immutabile? La risposta è semplice: La Chiesa è fatta di uomini e donne, di esseri umani che portano con sé la cultura in cui vivono. La nostra cultura è talmente parte di noi stessi che non ci rendiamo conto di proiettarla in tutto quello che facciamo - il che include la nostra vita all'interno della Chiesa. Se la Chiesa fosse fatta solo di Dio, la situazione sarebbe diversa, ma essendo composta da esseri umani, la nostra cultura non può mancare di essere compressa proprio all'interno del suo nucleo centrale. Talvolta questo è un bene, ma spesso non lo è. La Chiesa, quindi, deve valutare di continuo la cultura del tempo.
Per concludere la nostra discussione sul cambiamento, vorrei fare due riflessioni: la prima ha a che fare con la natura stessa della Chiesa. Durante la mia adolescenza, prima del Vaticano II, l'atteggiamento della gente era che la Chiesa "rappresentasse" Dio qui sulla terra. Ed essendo il tramite ufficiale, essa era santa, infallibile ed immutabile. Pareva che l'idea mettesse in evidenza il fatto che poiché Dio non cambia mai, anche la Chiesa non dovesse cambiare mai. Ed è stato a causa di quest'idea che il Vaticano II è stato così difficile da digerire. In questa discussione abbiamo appreso che in realtà dovremmo guardare alla Chiesa come al "Popolo di Dio" in cammino. Come gli individui cambiano e crescono in santità, la Chiesa, ovvero l'assemblea di quegli individui, deve pure cambiare e crescere. La seconda riflessione quindi nasce dall'idea di una Chiesa che cambia. Il cambiamento, da solo e di per sé, non è necessariamente una cosa buona. Cambiare per amore del cambiamento non è un bene. Cambiare senza un vero discernimento della volontà di Dio neppure è un bene. Il cambiamento deve essere radicato negli insegnamenti autentici di Gesù Cristo ed essere guidato dalla Sacra Scrittura e dalla Tradizione vera della Chiesa.
La cultura del Dio impersonale
E ora possiamo addentrarci nella parte centrale di questo capitolo. La discussione sulla tradizione e sul cambiamento ha posto le premesse d'un argomento importantissimo: in che modo questa folle idea di un Dio impersonale si sia infiltrata nella vita della Chiesa. Dico "infiltrata", perché nessuno mai ha progettato che essa vi fosse. Tuttavia non vi è capitata per caso: le forze culturali, politiche e religiose, hanno agito in modo molto decisivo affinché ciò avvenisse, ed è proprio questo fatto che ora dobbiamo esaminare. Per poterlo fare, daremo una rapida occhiata alla storia della Chiesa per vedere dove e come sono accaduti quegli avvenimenti che hanno dato poi forma all'idea di un Dio impersonale. Ovviamente la storia della Chiesa è assai più complessa di quanto può suggerire questa breve esposizione; noi lasceremo fuori molti dettagli, ma le conclusioni generali resteranno ugualmente valide.
In primo luogo consideriamo la Chiesa nel secolo precedente al Vaticano II. Lo faremo con gli occhi del Cardinale Suenens:
"Quand'ero giovane, la Chiesa ci veniva presentata come una società gerarchica: era descritta come "giuridicamente perfetta", avente in se stessa tutti i poteri necessari per assicurare e promuovere la propria esistenza. Questa opinione rifletteva un'immagine della Chiesa strettamente modellata sulla società civile, persino militare: c'era una gerarchia discendente, un'uniformità considerata come un ideale, e una rigida disciplina che si estendeva fin nei minimi dettagli, governando la vita sia del clero sia dei laici ed imponendo persino ai vescovi un'intera serie di servitù burocratiche."[9]
Ora un simile modello non assomiglia alla "Chiesa primitiva" - la Chiesa degli Apostoli. Quella Chiesa, pur mancando sicuramente delle raffinatezze della teologia e della Scrittura di cui oggi godiamo, tuttavia è ammirata da tutti per la profondità della sua fede e del suo impegno. Quando dico "profondità della fede e dell'impegno" intendo fino alla morte stessa. Leggendo gli Atti degli Apostoli si ha un'immagine di una Chiesa completamente diversa da quella appena descritta dal Cardinale Suenens. Si poneva una minore enfasi sulla struttura e sulla gerarchia e una maggiore sulla fede attiva del Cristo risorto e vivente nel cuore del Suo popolo. Egli era per loro un Salvatore personale, e il Padre un Dio personalissimo. Nonostante le terribili persecuzioni, la Chiesa primitiva è cresciuta rapidamente, producendo una testimonianza di tale forza che alla fine tutto l'Impero Romano diventò cristiano. Se dobbiamo cercare di capire cos'è accaduto per provocare il cambiamento di quella Chiesa primitiva, dobbiamo concentrarci sul momento di svolta: l'Impero Romano che accetta il Cristianesimo. Ancor oggi risentiamo degli effetti di quella decisione. Nel corso della sua riflessione il Cardinale Suenens ci offre altre indicazioni sulla trasformazione avvenuta nella Chiesa primitiva:
"Tuttavia, tra il terzo e il sesto secolo, ebbe luogo un processo storico di evoluzione. Questo portò ad esagerare gli aspetti giuridico -istituzionali della Chiesa, come pure la distinzione tra clero e laici, che alla fine evidenziò l'esistenza di due classi di persone all'interno della Chiesa."[10]
Il volante di questo "processo storico di evoluzione" fu la conversione dell'Imperatore Costantino al cristianesimo, avvenuta verso il 313 d.C. D'un tratto il cristianesimo diventò la "cosa in" per i cittadini dell'Impero. Diventare cristiani era più prudente; dopotutto, l'Imperatore era cristiano e chiunque avesse un briciolo di buon senso avrebbe cercato di stare al passo con lui. L'uomo d'affari, per esempio, sapeva che per avere successo era necessario conformarsi al governo, per questo si "univa" alla Chiesa. Qualunque fossero le motivazioni, furono in molti a seguire quella convenienza.
Ad alcuni questo grande afflusso di "cristiani nuovi" deve esser parso una vera e propria vittoria: il mondo intero stava venendo a Gesù Cristo. Ma stava facendolo davvero? Di fatto i "nuovi cristiani" non erano tanto interessati alla conversione quanto alla conformità.
Fu così che d'improvviso piombò sulla Chiesa una società altamente strutturata, che apparentemente la schiacciò. Alcuni dicono che Costantino, cristiano convertito da poco, abbia di fatto presieduto il Concilio di Nicea, il primo grande Concilio Ecumenico. Ora religione e politica erano ancor più strettamente intrecciate. E il matrimonio tra mondo secolare e Chiesa fu esaltato da un evento che molti storici della Chiesa considerano tragico: il 27 Febbraio del 380 d.C. Teodosio, imperatore romano orientale, proclamò una nuova politica religiosa: