1. - I popoli Non Giudico-Cristiani
Questi popoli non hanno mai ricevuto una rivelazione diretta di Dio. S. Paolo dice che saranno giudicati in base a come osserveranno la legge che hanno nel cuore:
"Quando i pagani che non hanno la legge, per natura agiscono secondo la legge, essi, pur non avendo la legge, sono legge a se stessi; essi dimostrano che quanto la legge esige è scritto nei loro cuori come risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti, che ora li accusano ora li difendono. Così avverrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo." (Romani 2, 14-16)
Diciamolo chiaramente, questa gente ha una strada difficile da percorrere. Senza una rivelazione diretta della volontà del Padre, trovano molti diversivi sul loro cammino, come le false religioni, il materialismo, la sensualità e i poteri del male. Chiunque rientri in questa categoria si trova su un sentiero estremamente difficile e pericoloso nel cammino verso al salvezza.
2. - Il popolo Giudeo
Questo è il popolo che il Padre ha scelto perché ricevesse la Sua rivelazione diretta; tuttavia, per un motivo o per l'altro, esso non ha ascoltato il messaggio del Messia, Gesù Cristo. S. Paolo ha chiamato la Legge Ebraica "un modello chiaro di conoscenza e di verità" (Romani 2,20), ma ha dovuto per forza rilevare che la salvezza veniva ottenuta per mezzo della misericordia del Padre e del sacrificio di Gesù - e non dalla Legge. Quanti quindi avessero vissuto secondo la Legge, da essa sarebbero stati giudicati. In questa categoria dovremmo aspettarci che la percentuale di quelli che raggiungono la salvezza sia più alta, perché hanno avuto la Legge come guida. Il compito rimane tuttavia difficilissimo.
3. - I Cristiani
La Chiesa cattolica afferma che: "... tutti gli uomini sono chiamati alla salvezza per grazia di Dio." (Documenti del Vaticano II, La Chiesa, n° 13), e tuttavia i cristiani, e solo loro, ricevono l'equipaggiamento completo e tutta la potenza per guadagnare la salvezza. Essi sono speciali. I cristiani sono entrati in una relazione unica col Padre dell'universo; veramente sono figli di Dio. Eppure, questa incredibile salvezza non è il risultato di qualcosa che essi abbiano fatto; per quanto preziosa essa sia, l'hanno ottenuta gratuitamente. Tutto ciò che hanno dovuto fare è stato diventare seguaci di Gesù. I Padri della Chiesa ribadiscono:
"I seguaci di Cristo, chiamati da Dio non secondo le loro opere, ma secondo il disegno della Sua grazia, e giustificati in Gesù Signore, nel battesimo ricercato nella fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina." [10]
É vero, il cristiano è veramente unico nella creazione di Dio. E se non arriva a comprendere quanto egli in realtà sia unico, ha mancato il punto principale del messaggio di Gesù. Perché un cristiano è più che salvato solo nel senso in cui la maggior parte della gente pensa alla salvezza: egli si è umiliato al punto di accettare Gesù Cristo quale suo Signore; il Padre quindi lo ha esaltato al punto di essere pienamente suo figlio.
Nel confrontare l'iniziazione cattolica con quella protestante, sarebbe bene menzionare un altro punto. Il protestante evangelico potrà chiedere: "Sei stato salvato?" Questa domanda implica che l'essere salvati sia un evento che avviene una volta sola. Alcuni dicono persino: "Salvato una volta, salvato per sempre." Il punto di vista cattolico qui è un po' diverso. Mentre la Chiesa cattolica considera il Battesimo come l' "evento della salvezza", lo considera anche come il punto di partenza di un processo di salvezza. In altre parole, la salvezza è considerata come il cammino di un'intera vita, durante il quale cresciamo nella nostra relazione col Padre. La salvezza ha inizio nel momento in cui siamo salvati, ma non termina fin quando non saremo uniti al Padre come lo è Gesù. Così John McKenzie, S.J., il famoso studioso della Scrittura, scrive:
"La ricezione della salvezza da parte di chi è salvato è concepita come un processo anziché come un atto singolo... una delle eresie ricorrenti nella storia del cristianesimo è stata la credenza che si potesse raggiungere la salvezza in maniera completa e definitiva mediante un atto singolo, che questo fosse concepito come predestinazione di Dio, morte salvifica di Gesù Cristo o il ricevere la fede e il battesimo." [11]
A causa di questa considerazione, i cattolici di solito non parlano di "essere salvati" come di un evento particolare. Un cattolico tuttavia dovrebbe sapere di essere un "salvato", e che il "processo di salvezza" lo porterà sempre più in unione col Padre. Ovviamente, dopo aver iniziato il processo di salvezza egli può allontanarsi dalla chiamata del Padre e tornare a perdersi. Noi cattolici lo chiamiamo peccato mortale. Ma se non vi è alcun peccato mortale presente, il cristiano cattolico ha allora il diritto e il dovere di dire: "Si, io sono salvato".
Fratelli, cosa dobbiamo fare?
Ora dovremmo essere giunti allo stesso punto in cui molti fedeli giudei si ritrovarono il giorno di Pentecoste: sentirono il rumore potente dello Spirito Santo discendere sugli Apostoli; li sentirono parlare con coraggio in tante lingue; e sentirono Pietro che proclamava il Vangelo. Allora, commossi da quegli avvenimenti, cominciarono a credere nella salvezza di Gesù Cristo, e cominciarono a volerla per se stessi. Allora chiesero: "Fratelli, cosa dobbiamo fare?"
Nelle pagine che seguono spiegherò esattamente cosa dobbiamo fare per essere certi della nostra salvezza - per giungere ad una relazione personale col Padre. Sarebbe facile limitarsi a compilare un elenco di passi da eseguire o di preghiere da recitare, ma voglio essere sincero con voi: potrebbe essere così semplice, ma potrebbe anche non esserlo. Alcuni entreranno in una relazione personale quando arriveranno verso la fine di questo capitolo. Ad altri invece occorrerà più tempo. Questa relazione con Dio tuttavia, è disponibile per chiunque la cerchi con sincerità.
Prima di considerare passo passo un metodo per dare la risposta giusta, è necessario che esaminiate quanto è avvenuto (o avrebbe dovuto avvenire) fin qui nella vostra iniziazione cristiana cattolica. Perché è certo, il nostro sistema sacramentale è bellissimo e potente, ed è stato certamente iniziato dallo stesso Gesù. Ma da allora ha subito una continua evoluzione, nella quale sono state aggiunte cose che, talvolta, non rendono più chiaro lo scopo dei sacramenti. Spesso, inoltre, moltissimi hanno considerato il rito o la cerimonia per se stessa, ignorando il vero significato che essa cela, anche quando questo era stato annunciato. Perciò, il Vaticano II concede:
"...nel corso dei secoli si sono introdotti nei riti dei Sacramenti e dei sacramentali certi elementi che oggi ne rendono meno chiara la natura e il fine... "[12]
A partire dal Vaticano II noi cattolici abbiamo visto verificarsi molti cambiamenti nei sacramenti, tutti al fine di far risaltare maggiormente il loro vero significato. Diamo un'occhiata, quindi, all'iniziazione sacramentale moderna.
Il Battesimo
L'Apostolo Pietro ha scritto:
"Ora voi siete stati salvati da un bagno battesimale che per l'esattezza corrisponde a questo. Il battesimo non è la rimozione di sporcizia del corpo, ma invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo." (1 Pietro 3,21)
Notate come egli pone l'accento sul fatto che, quale parte del Battesimo, dobbiamo dare qualcosa "a Dio": e si tratta della nostra volontà libera. Elenchiamo allora i fatti-chiave che durante il Battesimo si devono verificare attraverso la nostra volontà libera. Teniamo presente che non stiamo parlando delle cose che devono accadere all'esterno, cioè della cerimonia, ma della risposta interiore della persona interessata. Alla base vi sono tre atti interiori:
1. Il Pentimento
Le prime parole pronunziate da Gesù, e riportate nel Nuovo Testamento all'inizio del Suo ministero pubblico sono: "Pentitevi (CEI = convertitevi) perché il regno dei cieli è vicino" (Matteo 4,17). Il pentimento è uno dei temi principali del Nuovo Testamento: Gesù, e gli Apostoli dopo di Lui, lo ha predicato di continuo.
Ho già detto che è sorprendente come la maggior parte dei cristiani non capisca in realtà cosa sia il pentimento. Sono in troppi a pensare che significhi semplicemente provare dispiacere per i propri peccati; altri dicono che significa fare il voto di "non commetterli" di nuovo, o magari anche il solo atto di andare a confessarsi. Se è vero che tutte queste cose possono essere una parte del pentimento, esse non contengono in sé tutto il suo vero significato.
La parola che traduciamo con "pentirsi", significa alla lettera: "allontanarsi da", "abbandonare". In altre parole, è un voltafaccia verso una direzione totalmente diversa, un cambiamento radicale, e non solo confessare che "ci starò più attento la prossima volta, Padre." Il Battesimo segna la svolta verso una strada nuova: quella che porta al regno del Padre. É davvero un cambiamento di stile di vita, un cambiamento del cuore.
2. L'impegno
Il tipo di pentimento di cui abbiamo parlato richiede un impegno risoluto e fermo. In sostanza, stiamo dando una nuova forma alla nostra vita - a tutto il nostro essere interiore. Stiamo decidendo liberamente di orientarci verso Gesù Cristo e di fare di Lui la norma secondo la quale giudicheremo le cose, voltando perciò le spalle alle norme del mondo. Il Cardinale Suenens ha scritto:
"Per essere veramente cristiana una persona deve volere - in piena libertà - essere convertita: pentirsi e orientarsi verso Cristo; accettare poi il Suo Spirito Santo. Non possiamo sfuggire a questi obblighi." [13]
Con questo egli non ci presenta qualcosa di nuovo. S. Leone Magno 1500 anni prima in sostanza ha detto la stessa cosa:
"Ma solo quando preghiamo e ci impegniamo pienamente verso la signoria di Gesù, cominciamo ad entrare in quella pienezza che ci permette di capire ciò che è stato promesso." [14]
Senza un impegno vero, il cristianesimo sarebbe un esercizio morale vuoto e privo di potere. L'impegno autentico nei confronti della signoria di Gesù porta invece con sé gioia, vita, pace e potenza; e allora, e solo allora, il cristianesimo assume un significato. Ricordate:
Ø questo impegno non si deve prendere verso un insieme di regole e di dottrine religiose, ma piuttosto
Ø verso la persona di Gesù Cristo Stesso.
Le regole e le dottrine religiose, le strutture della Chiesa, ecc., sono tutte cose essenziali perché il cristianesimo funzioni bene, ma il vostro impegno non deve essere orientato verso queste cose. Esso deve essere rivolto solo verso la signoria di Gesù Cristo. Gli altri tipi di impegno verso la Chiesa, ecc., saranno una conseguenza naturale.
3. La confessione con le labbra
La persona che viene battezzata dovrebbe dunque confessare apertamente con le labbra che si è pentita e che ha impegnato la propria vita con Gesù Cristo. Ma nel dire queste cose deve anche confessare un pentimento ed un impegno autentici. Le parole devono indicare che dentro di lei è accaduto qualcosa: una confessione verbale senza questo cambiamento interiore non avrebbe alcun significato: non porterebbe con sé alcuna certezza di salvezza.
A questo punto risulta ovvio che non possiamo aspettarci un pentimento autentico da un lattante. In realtà egli non ha nulla di cui pentirsi. In questo caso il Battesimo può liberare il bambino da ciò che i cattolici chiamano il "peccato originale", ma è sempre solo il primo passo, quello iniziale, del processo chiamato "iniziazione cristiana". Quando ha cominciato a battezzare i bebè, la Chiesa lo sapeva e così, la parte relativa agli impegni del Battesimo si è sviluppata in un altro rito o sacramento, chiamato Cresima o Confermazione.
La Confermazione (o Cresima)
Molta gente è davvero confusa circa i fini della Confermazione o Cresima: il suo scopo di base è quello di completare la nostra iniziazione cristiana e di darci potenza. Per quelli di noi che sono stati battezzati da lattanti è mancato un "impegno consapevole da adulti", e la Confermazione è la richiesta da parte nostra di quell'impegno nei confronti della vita cristiana. Quest'idea dell'impegno è di un'importanza tale che il Vaticano II l'ha sottolineata affermando:
"Sia riveduto il rito della confermazione, anche perché apparisca più chiaramente l'intima connessione di questo sacramento con tutta l'iniziazione cristiana; perciò la rinnovazione delle promesse battesimali precederà convenientemente la ricezione di questo Sacramento." [15]
Alcuni potranno dirvi che lo scopo principale della Cresima è quello di darci lo Spirito Santo, che poi ci aiuterà a diventare un cristiano impegnato, ma queste persone in realtà hanno messo il carro davanti ai buoi. É vero che lo Spirito Santo dà potenza alla vita cristiana - forse più di quanto immaginiamo - e infatti viene dato per questo scopo sia nel Battesimo sia nella Cresima o Confermazione. Ma se vogliamo ricevere questo potenziamento completo da parte dello Spirito, dobbiamo prima assumerci un impegno sincero e totale. Dopo quell'impegno, riceveremo la potenza dello Spirito per vivere all'altezza di quelle promesse.
Per la maggior parte di noi purtroppo il Battesimo e la prima istruzione cristiana sono stati, in gran parte, un’imposizione da parte dei genitori, per quanto ben intenzionati. Si può perciò dire che abbiamo "ereditato il cristianesimo". Ma come qualcuno ha detto, "Dio non ha dei nipotini, ma solo dei figli." L'unico modo cioè per diventare figli del Padre a pieno diritto è prendere il nostro impegno personale - una decisione individuale, da persone mature - di seguire Gesù Cristo. Il Cardinale Suenens ha scritto:
"Il cristianesimo che abbiamo ereditato, e che ha le sue fondamenta principalmente nella famiglia e nell’istruzione, deve maturare e diventare un cristianesimo che sia frutto di una scelta, basato su una decisione personale, abbracciato con piena coscienza." [16]
É cosa triste, ma purtroppo vera, che una persona può crescere nella Chiesa cattolica - essere battezzata, cresimata e ricevere tutti gli altri sacramenti ai quali è ammessa, - senza tuttavia impegnarsi mai veramente con Gesù Cristo. La sua intera vita nella Chiesa può basarsi solo su regole esteriori e rituali, mentre il cuore non resta toccato da ciò che Gesù ha insegnato e i suoi valori restano fissati ai beni materiali. La Chiesa, è vero, ci offre la salvezza mediante i sacramenti; ma sono "sacramenti di fede" e ci fanno delle richieste: richieste di pentimento, di impegno e di confessione. Vorrei ancora sottolineare che non c'è niente di nuovo in tutto ciò: non è la teologia del Vaticano II, è il cristianesimo di base. S. Leone Magno ha detto:
"Ma se un uomo non crede in Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, e non lo accetta come Salvatore personale, la salvezza offerta a tutta l'umanità per lui non avrà valore." [17]
E nel suo libro Lo Spirito Santo nostra Speranza, il Cardinale Suenens suggerisce questa definizione:
"Il cristiano è una persona cambiata, un convertito; si è allontanato da se stesso per aderire a Gesù di Nazaret il quale, per amor suo, è morto ed è risorto dai morti. Ha fatto una scoperta personale di Gesù, riconoscendoLo come il Cristo, il Figlio unigenito del Padre, l'Unto dello Spirito Santo. Ha trovato in Gesù il Salvatore e Signore di tutta l'umanità. Al centro di ogni resa genuina a Cristo si viene a scoprire, in una forma o nell'altra, un'eco del grido di Claudel alla sera della conversione, quando improvvisamente vide Gesù con occhi nuovi: "Ora, d'improvviso, sei Qualcuno!"[18]
Un cristiano non deve solo ricevere i vari sacramenti, andare in Chiesa la domenica e seguire le leggi esteriori della Chiesa. Il cristianesimo è una rivoluzione interiore che conduce ad una relazione personale col Padre tramite Gesù, e niente di meno. Padre Brennan Manning suggerisce:
"Questo, e solo questo è vero cristianesimo. Non un codice di cose da fare o da non farsi, non un moralizzare tedioso, né un elenco di comandamenti che negano e proibiscono, e certamente non la richiesta del minimo indispensabile per evitare il dolore dell'inferno. La vita nello Spirito è l'entusiasmo e l'esaltazione di innamorarsi di Gesù Cristo." [19]
La Cresima, quindi, avrebbe dovuto essere il punto d'arrivo di un processo di iniziazione cristiana portato a compimento che accentua l'impegno che dobbiamo assumerci da adulti verso la signoria di Gesù. Se non è stato questo, possono esser stati tralasciati dei punti essenziali. E una delle cause di quella debolezza che possiamo riscontrare oggi nei cattolici è proprio la mancanza di quell'impegno vero che avrebbe dovuto esserci su quel punto-cardine della nostra vita cristiana: la Cresima o Confermazione. Esamineremo brevemente come affrontare in modo nuovo questo impegno essenziale, ma è necessario prima mettere in chiaro altre due gravi questioni che possono ostacolare la nostra capacità di assumerci un impegno di tipo nuovo.
Il Legalismo
Un buon maomettano non è mai senza il suo stoino da preghiera perché deve pregare un certo numero di volte al giorno, senza badare a dove si trovi o a cosa stia facendo. C'è la storiella del maomettano che inseguiva un uomo per ucciderlo: quando sentiva il richiamo alla preghiera interrompeva l'inseguimento, tirava fuori il suo stoino da preghiera e si affrettava a recitare le sue orazioni. Finite queste, riprendeva a inseguire la vittima.
Quest'uomo adempiva alle richieste legali del rituale della sua chiesa, ma il suo cuore non era in quel messaggio: si accontentava di seguire le regole. Questo è il legalismo, un'infezione insidiosa, che si attacca a tutti.
S. Paolo è stato un fariseo, e per questo capiva perfettamente il legalismo. Sapeva che troppo spesso esso genera una pietà centrata sul "fare delle cose" - il cuore non è veramente trasformato; e le profondità dell'essere di un uomo rimangono immutate. S. Paolo si scagliava sempre con ira contro questo legalismo, specialmente nelle sue epistole ai Romani e ai Galati. La futilità del legalismo religioso era uno dei suoi temi preferiti. Egli scrisse ai Colossesi:
"... Perché lasciarvi imporre, come se viveste ancora nel mondo, dei precetti quali 'Non prendere! Non gustare! Non toccare!' Tutte cose destinate a scomparire con l'uso: sono infatti prescrizioni e insegnamenti di uomini! Queste cose hanno una parvenza di sapienza, con la loro affettata religiosità e umiltà e austerità riguardo al corpo, ma in realtà non servono che per soddisfare la carne." (Colossesi 2, 20-23)
Sono troppe ancor oggi le persone che vedono le dottrine come formule magiche scritte da santi che le hanno ricevute direttamente da Dio. Le dottrine, in realtà, si basano sull'esperienza di persone che hanno ricercato una relazione con Dio, l'hanno trovata ed hanno quindi cercato di mostrarci lo stesso cammino. C.S. Lewis ha scritto:
"Le dottrine non sono da Dio: sono solo una specie di mappa. Ma quella mappa si basa sull'esperienza di centinaia di persone che erano veramente in contatto con Dio..."[20]
Diciamo pure che il legalismo religioso è una trappola nella quale tutti cadiamo prima o poi. É tanto facile sostituire una regola all'amore sacrificale di noi stessi, al quale Gesù ci ha chiamati. Le parole che Egli rivolse a coloro che ai Suoi tempi praticavano il legalismo religioso si ritrovano nella Sacra Scrittura per nostro profitto. Non possiamo limitarne l'applicazione alla gente che ha vissuto tanto tempo fa e in un'altra cultura religiosa: Gesù l'ha detto anche a noi:
"Così anche voi apparite giusti all'esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d'ipocrisia e di iniquità." (Matteo 23,28)
Secondo Gesù, non basta seguire solo delle regole e delle dottrine. Può essere necessario, ma non è sufficiente. Quello che realmente conta è la condizione del cuore di una persona. Se il cuore è rivolto verso Dio, le regole e le dottrine ci saranno di qualche utilità. Ma se l'orientamento del cuore non è quello, non importa con quanta cura osserviamo le regole: veniamo a mancare la chiamata.
Il Padre ci ha dato delle regole, dei comandamenti e delle dottrine religiose non quali mezzi di salvezza, ma come guida, quasi una segnaletica stradale. Ovviamente, se ci rifiutassimo di orientare il cuore verso il Padre, tutti i segnali del mondo non ci porterebbero a destinazione.
L'idea di "seguire delle regole" introduce un secondo problema: credere che la sola appartenenza, quale membro, a una Chiesa, possa acquistarci la salvezza. No, non può; e chi pensa invece che lo possa, è gravemente ingannato. Coloro che rientrano in questa categoria sono sempre alla ricerca di quel minimo indispensabile da osservare, giusto per "farcela". In breve, il loro corpo va in Chiesa, ma non il cuore. Il Vaticano II ci ha parlato con forza quando ha ammesso:
"Non si salva però, anche se incorporato alla Chiesa, colui che, non perseverando nella carità (cioè nell'amore cristiano), rimane sì in seno alla Chiesa ma non col cuore." [21]
Diciamolo pure con chiarezza: tutti "portiamo il corpo in Chiesa" qualche volta, mentre il cuore rimane altrove. Ma non stiamo parlando di questo, bensì di quelle persone che vanno abitualmente in Chiesa ogni domenica solo per soddisfare la legge della Chiesa. Il Vaticano II dice che trascinare semplicemente il nostro corpo in Chiesa non è adempiere a quella legge: deve venirci anche il cuore.
Questo legalismo moderno dà origine ad una commistione negativa al cristianesimo. Padre Brennan Manning racconta di un'indagine avvenuta in una piccola scuola cattolica di arti liberali della regione centro-occidentale americana, in particolare tra gli studenti laureandi. Alla richiesta di cosa fosse per loro il cristianesimo e quale il suo significato, le risposte degli interessati si assomigliavano al punto da poter essere condensate in un unico paragrafo:
"Essere cristiano significa che devo andare alla Messa la domenica e le feste, astenermi dalla carne il Venerdì delle Ceneri e il Giovedì Santo; non posso esercitare il controllo delle nascite, non ottenere il divorzio, né l'aborto o vedere un film a luci rosse. Non ci sono scappatoie ai rigori della mia esistenza cattolica." [22]
La mia esperienza personale di visita alle parrocchie di tutto il paese mi dice che un’indagine di quel tipo otterrebbe risposte molto simili, indipendentemente da dove si fanno le domande. Posso immaginare l'Apostolo Paolo che oggi ritorna, scuote la testa nel sentire quelle risposte e poi si mette a piangere. É davvero triste constatare quanti cristiani abbiano smarrito l'essenza del cristianesimo. Cercano la propria salvezza seguendo regole negative anziché seguire l'uomo-Dio positivo, Gesù, che non fa che metter le regole in disparte. Il Suo messaggio è sempre stato lo stesso: "Venite a Me, credete in Me, imparate ad amare come Io amo, cercate Me, conoscete Me!" S. Paolo aggiunge:
"...un uomo non è giustificato dalle opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo." (Galati 2,16)
La risposta, quindi, al nostro problema legalistico è la fede: fede in Gesù, non fede nelle regole. Ma cos'è, esattamente, la fede? Bene, la fede di cui parla Paolo non è semplice "credenza". Molta gente crede che Gesù Cristo sia esistito, ma in realtà non ha fede in Lui.
La fede va oltre la credenza, e fa sì che la parte più intima di una persona venga in un contatto vero con la vita divina offerta dal Padre. Quando reagiamo a questo incontro, potremo poi credere sia col cuore sia con l'intelletto. In altre parole, la fede non riguarda solo la conoscenza intellettuale che una persona ha di Gesù, ma anche la conoscenza che ne ha il cuore. Il Cardinale Suenens ha scritto:
"...Togliamo immediatamente di mezzo ogni malinteso. Non dobbiamo dimenticare che la fede, alla radice, è un'adesione, non a una serie di proposizioni o regole, ma a Dio, che Si rivela a noi. La fede è un incontro vivo col Dio vivente, ed è formulata nella Chiesa nel contesto dell'esperienza. La dottrina è l'espressione o definizione comune dell'esperienza di Dio, come questa fu vissuta dagli apostoli e dalla comunità cristiana, e che poi ci è stata trasmessa." [23]
Limitarsi a seguire delle regole produrrà un cristianesimo tetro e senza vita. Dobbiamo capire che, in primo luogo e innanzitutto, il cristianesimo è una questione d'amore: un amore appassionato, "infuocato", talvolta irrazionale, un amore che perdona e, più importante ancora, un amore sincero che viene dal cuore. Se non c'è prima questo tipo d'amore, le osservanze legali, (persino in nome di Dio) non ci otterranno nulla. Brennan Manning ha detto:
"Il cristianesimo non è un sistema di leggi, un codice etico, una filosofia, ma un amore." [24]