Capitolo Quinto UN CATTOLICO PUÒ ESSERE SALVATO?

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MARIOCAPALBO
00martedì 27 marzo 2012 13:27
Indice

Capitolo Quinto  

 

UN CATTOLICO PUÒ ESSERE SALVATO?  

 

            La riunione si sciolse, i ragazzi fecero presto a mettere il ginnasio sottosopra. Avevo appena finito di parlare sulla Cresima ad una classe parrocchiale e aspettavo di rispondere alle domande, quando una ragazzina di quindici anni venne da me e si presentò:  

         "Ciao, sono Sharon Smith - mio padre lavora con te."  

         Per un minuto abbiamo scambiato dei discorsi di convenienza, poi, con mia sorpresa, ella annunciò:

         "Sai, io sono stata 'salvata' l'estate scorsa a Manchester ad un incontro evangelico."

         Sorrisi con approvazione, ma non potevo non chiedermi: "É stata salvata veramente in quell'occasione, o lo ha solo saputo per la prima volta?" Perché vedete, quella parola "salvato", di solito non è usata dai cattolici e perciò esiste molta confusione in proposito.  

         Ovviamente, i fratelli protestanti ed evangelici non sono affatto confusi riguardo al termine: sanno esattamente cosa significhi, e si divertono a fare ai cattolici domande piuttosto imbarazzanti del tipo:

         "Sei stato salvato? Sei un cristiano nato di nuovo? Hai ricevuto il battesimo nello Spirito Santo?"  

         Non è che noi cattolici proviamo imbarazzo per quello che crediamo, ma solo perché non sappiamo cosa rispondere a domande simili. Diciamolo chiaramente: quello non è il nostro modo di parlare. E provate a spiegare il vostro battesimo da neonati a un fratello evangelico!

         "Ah-Ah!", esclama l'amico, "allora non sei proprio cristiano. Per essere veramente battezzato devi essere immerso - allora sì che sei nato di nuovo!"  

         Quando poi si arriva alla salvezza - la questione più importante che voi ed io possiamo mai considerare, - di solito non troviamo le parole adatte. Può darsi che il problema risieda nel fatto che la ricchezza della nostra teologia cattolica non sia mai stata ridotta ad alcuni principi facilmente comprensibili, come quelli usati dai fratelli protestanti. Penso tuttavia che è una cosa che dovremmo fare, e così nelle pagine che seguono cercherò di illustrare il pensiero cattolico della salvezza in una forma facilmente afferrabile e comprensibile per tutti noi. É importante che siate certi della vostra salvezza, perché la consapevolezza di essere salvati è essenziale per poter avere una relazione personale con Dio.  

Idee in comune  

         In primo luogo, esamineremo alcune cose che abbiamo in comune coi fratelli protestanti. Sostanzialmente, tutte le chiese cristiane insegnano le verità della salvezza in maniera molto simile. É nel processo di "Iniziazione cristiana" che si vedono le differenze. L'iniziazione cristiana non è che il processo mediante il quale una chiesa particolare porta dei non-cristiani ad essere cristiani. Di solito significa che essi diventano anche membri di quella chiesa particolare, ma le differenze apparenti del processo di iniziazione sono in sostanza differenze di terminologia e di rituale, piuttosto che teologiche. Scopriamo così che dietro a tutte queste parole e cerimonie c'è molto su cui siamo d'accordo.  

         Il cristianesimo quindi, indipendentemente dalle etichette, insegna che Dio è intervenuto nei nostri affari per "salvarci" dalla conseguenza del peccato, che è morte eterna - o inferno. Il cristianesimo dice che Dio non viene solo per la razza umana in generale, ma individualmente per ciascuno di noi. Ognuno, prima o poi, avvertirà la chiamata di Dio. Dice la Scrittura:  

"... il quale (Dio) vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità." (1 Timoteo 2,4)                  

         Questo invito divino tuttavia, a volte ci trova chiusi, non disposti a riceverlo. Il Cardinale Suenens scrive:  

"Abbiamo il timore istintivo che Dio Si intrometta nei nostri affari, anche se questi vanno male. Ci irrigidiamo davanti a qualunque interferenza esterna;, la consideriamo un’alienazione, e temiamo una saggezza che non obbedisca alle nostre leggi. La sola idea di un intervento da parte di Dio ci mette a disagio, e di solito evitiamo quei passi della Bibbia che non si conformano alle nostre categorie. La vicinanza di Dio ci disturba. Troviamo da ridire quando la Sua azione si avvicina troppo e sconvolge la nostra routine quotidiana. Il nostro timore tuttavia dovrebbe essere quello che potremmo non riconoscere in tempo la venuta di Dio, che potremmo non esserci quando bussa alla porta."[1]        .

         Il cristianesimo insegna inoltre che è stato Dio a prendere l'iniziativa di questo processo di salvezza. Il Suo primo passo è stato quello di formarsi un "popolo", Israele, al quale rivelare la Sua volontà. Il secondo, e più importante, di mandare il Suo Figlio Unigenito, Gesù Cristo, affinché fosse il mezzo per acquistarci il perdono e la salvezza. S. Paolo scrive:  

"Poiché Dio non ci ha destinati alla Sua collera ma all'acquisto della salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo." (1 Tessalonicesi 5,9)  

L'intero scopo del Vangelo di Gesù era la salvezza. La Scrittura descrive il Suo messaggio come "parola di salvezza", "via della salvezza" e "potenza della salvezza." Il Suo messaggio è sempre stato un messaggio di speranza:  

"...perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo." (Giovanni 12,47)          

E Gesù ha poi passato ai Suoi discepoli e a tutti i Suoi seguaci futuri la stessa missione di portare al mondo intero il messaggio di salvezza:  

"Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvato: ma chi non crederà. sarà condannato." (Marco 16, 15-16)                 

         E il cristianesimo prosegue insegnando che questa "Buona Novella" di salvezza non è destinata a persone che già sono "buone", ma ai peccatori:  

"Questa parola è sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori." (1 Timoteo 1,15)                  

Gesù si è espresso così:  

"Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi." (Luca 5,32)                

         É vero, il Padre non ha messo alcuna condizione di "bontà" alla Sua salvezza: l'ha resa assolutamente gratuita. Nessuno potrebbe mai guadagnarsela con le buone azioni.  

         Le Chiese cristiane spiegano inoltre che Gesù ha rivelato con esattezza il Padre: un Padre le cui caratteristiche sono la misericordia e il perdono. Tanto è grande il Suo amore misericordioso che Egli, tramite Gesù, ha pagato quanto noi dovevamo pagare per via del nostro stato di peccato. I vescovi degli Stati Uniti ci dicono:  

"L'istruzione deve ricordare allo studente le sofferenze e la morte sulla croce sopportate da Cristo per distruggere gli effetti del peccato.  

Ma deve anche andare oltre e parlare con eloquenza del perdono di Dio. Anche se un uomo pecca, può essere perdonato. Il potere della grazia è maggiore di quello del peccato. L'amore sovrabbondante di Dio restaura il penitente e lo attira verso la salvezza." [2]       

         Tutte le chiese cristiane, quindi, insegnano che siamo "salvati" dall'amore di Dio. Ma non possiamo sapere di essere salvati se prima non conosciamo l'amore che Gesù e il Padre hanno per noi personalmente. Dio è amore, Gesù è la personificazione di quell'amore e la Sua morte sulla croce è il segno visibile di quanto esso sia profondo. Il Padre vuole che sappiamo di essere salvati; e amati; vuole che guardiamo a Gesù che pende dalla croce e che cominciamo , che anche solo cominciamo, a capire quale fosse realmente il Suo amore. Dio è un Padre che per dimostrarci l'amore che ha per noi non Si fermerà davanti a niente: è questo il messaggio cristiano universale.    

L'iniziazione dei protestanti  

         Ogni Chiesa Cristiana deve prendere queste idee generali riguardo alla Salvezza e tradurle in eventi significativi di salvezza che si chiamano Iniziazione cristiana. E poiché stiamo cercando di farci un'idea chiara e fresca della salvezza, sarà bene esplorare come i fratelli protestanti considerano l'iniziazione cristiana. Questo non solo ci aiuterà a capirla, ma sarà un aiuto anche per quei problemi di comunicazione cui abbiamo accennato in precedenza.  

     Ovviamente esistono tanti processi diversi di iniziazione quante sono le chiese cristiane: centinaia, alla lettera, per cui dovremo ancora accostarci ad essi in modo generale. Ma prestando particolare attenzione ai protestanti evangelici, quelli che affermano di avere l'esperienza della "nuova nascita", potremo fare qualche buona riflessione. Perché gli evangelici formano quasi la metà di tutti i protestanti e sono uno dei pochi gruppi cristiani oggi in notevole crescita. Alcune stime valutano che ammontino a 50 milioni di americani adulti.  

         Il primo principio del protestantesimo che ha attinenza con la salvezza è credere che la Bibbia sia la sola autorità su cui deve basarsi ogni dottrina. Il concetto della nostra Chiesa cattolica, che si possa usare anche la Tradizione per interpretare la Scrittura, viene così escluso. Talvolta ciò conduce a un secondo principio chiamato "interpretazione letterale", particolarmente forte tra i protestanti evangelici. Se quindi volete capire l'iniziazione cristiana in ambiente protestante, dovete risalire alla Bibbia e vedere cosa essa dice.  

         Cominciamo da un incidente descritto negli Atti degli Apostoli: Paolo e il suo compagno Sila sono di fronte al carceriere che è stato scosso dal terremoto e dall'ovvia potenza di Dio e che ora cerca di conoscere questo Dio. Il carceriere chiede:  

"'Signori, cosa devo fare per essere salvato?' Risposero: 'Credi nel Signore Gesù e sarai salvato, tu e la tua famiglia.'" (Atti 16, 30-31)                 

         Il primo passo, quindi, è credere. I nostri fratelli protestanti fanno presto a rilevare, e con ragione, come credere in senso biblico significhi più che sapere semplicemente che è esistita una persona come Gesù Cristo. Credere in Gesù significa riconoscere che Egli è il Figlio di Dio Padre, che è il Signore, che è morto e risorto per sconfiggere la morte e il peccato e che tramite Lui i nostri peccati sono perdonati. In breve credere, nel senso inteso da S. Paolo, esige più che il nostro riconoscimento intellettuale di una persona che si chiama Gesù Cristo; richiede che facciamo di lui il Signore della nostra vita, e che viviamo secondo le verità da Lui insegnate.  

         Fino a questo punto i cattolici non hanno alcuna obiezione verso i protestanti.  

         Anche il secondo passo ha dei punti in comune con l'insegnamento cattolico. S. Paolo scrive:  

"...se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore e crederai con il tuo cuore che Dio Lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza." (Romani 10, 9-10)               

         Parlare di ciò in cui crediamo veramente col cuore, è "confessare con le labbra." A una persona si richiede che confessi di essere un peccatore, che si penta della sua colpevolezza e che faccia di Gesù il Signore della sua vita e il suo unico Salvatore.  

     Su questo secondo punto l'insegnamento dei cattolici e dei protestanti cominciava a divergere, in particolare quando questi ultimi, e in specie gli evangelici, affermano che dobbiamo confessare Gesù per nome. Si deve pronunziare o riconoscere il nome di Gesù prima di essere salvati: ed a sostegno di quanto affermano citano due brani della Scrittura: il primo messo in bocca a S. Pietro quando si rivolse agli ebrei del Sinedrio, la corte suprema di Gerusalemme:  

"'In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati." (Atti 4,12)                

         Questo versetto della Scrittura è sostenuto dalle parole di Gesù nel vangelo di Giovanni:  

"Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me." (Giovanni 14,6)                

         Al termine "viene al Padre" qui si attribuisce solo il significato di salvezza. Ma nei capitoli precedenti abbiamo visto come in realtà Gesù stesse parlando di permetterci giungere ad avere una relazione personale col Padre. In quel caso Gesù è certamente la sola via. Ed è anche vero che solo per mezzo del sacrificio di Gesù sulla croce possiamo raggiungere la salvezza. I protestanti evangelici tuttavia richiedono, sulla base di questi versetti della Scrittura, che la parola Gesù sia realmente pronunziata dalla persona che cerca la salvezza. I cattolici, come vedremo, la pensano in modo un po' diverso.  

         Un'altra distinzione tra protestanti evangelici e cattolici sta nell'enfasi evangelica posta sull'esperienza della "nuova nascita". Questo termine di "nuova nascita" deriva dalla Traduzione King James della Bibbia (KJV) del discorso di Gesù con Nicodemo, un alto ufficiale ebreo del tempio. Dice la Scrittura:  

"C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, un capo dei Giudei; Egli andò da Gesù, di notte, e Gli disse: 'Rabbi, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che Tu fai, se Dio non è con lui.' Gli rispose Gesù: 'In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto (nasce di nuovo) non può vedere il Regno di Dio.' Gli disse Nicodemo: 'Come può un uomo nascere quando è già vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?' Gli rispose Gesù: 'In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel Regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne; e quel che è nato dallo Spirito, è Spirito. Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto (di nuovo)." (Giovanni 3, 1-7)                

         Sia protestanti sia cattolici concordano su questa traduzione letterale. Nel dichiarare che dovete "nascere di nuovo," Gesù sta dicendo che qualsiasi nozione preconcetta, fabbricata dall'uomo, riguardo al tipo di relazione che il Padre vuole avere con noi, deve morire. Nuova nascita nell'acqua e nello Spirito significa rinascita dell'esistenza spirituale. E rinascita significa trasformazione, rinnovamento; è la vita del Padre che viene in noi e che comincia a crescere in noi; è una rivoluzione interiore. Per questo S. Paolo proclama trionfalmente:  

"...se uno è in Cristo, è una creatura nuova." (2 Corinzi 5,17)                 

         Essendo questo cambiamento così radicale, un adulto che sia "nato di nuovo" in realtà sperimenta quell'iniezione divina di vita nuova. Non c'è altro modo di descriverla se non come una esperienza religiosa della vita e dell'amore del Padre che si riversa nell'anima della persona. Perciò un adulto che diventi cristiano dovrebbe aspettarsi che questa infusione di vita nuova sia profondissima.  

         Quando tuttavia introducete l'idea dell'esperienza religiosa, dovreste stare molto attenti a che non si infiltri un "legalismo dell'esperienza." Con questo voglio dire che, per il fatto che la maggior parte della gente reagisce in un certo modo, noi cominciamo ad aspettarci che tutti debbano reagire in quello stesso modo. E se ciò non avviene, ovviamente chi ha una reazione diversa non è "nato di nuovo".  

         Ma questo non è assolutamente vero; perché vedete, un simile ragionamento escluderebbe automaticamente tutti coloro che possono rispondere al Padre in maniera diversa, e tuttavia con la stessa sincerità. Così, far dipendere la salvezza soltanto da un'esperienza religiosa specifica è un gravissimo errore. Attualmente pare che solo pochissime delle Chiese protestanti che sono state fondate richiederebbero l'esperienza religiosa specifica quale evidenza della salvezza, anche se professano la necessità della "nuova nascita". In breve, potete dire che essere "nati di nuovo" è un'esperienza religiosa valida, ma dovete essere aperti alla possibilità che accada in maniera diversa tra persone diverse.  

         Adottando un punto di vista molto ampio, possiamo quindi identificare le seguenti parti essenziali dell'iniziazione cristiana protestante:  

1.     Si deve credere e accettare tutto quello che Gesù ha insegnato.

2.     Si deve professare la propria fede in queste credenze.

3.     Ci si deve allontanare dalle precedenti vie di peccato ricevendo la vita nuova del Padre che fa di noi dei "cristiani nati di nuovo."  

         Compiere questi passi non significa che un cristiano debba necessariamente appartenere a una chiesa o a una denominazione specifica, anche se potrebbe essere così. Qualche volta, dopo aver ricevuto la salvezza, un credente è ciò che potremmo chiamare un cristiano "libero professionista". Come tale potrebbe andare dalle varie denominazioni, o magari a un raduno di cristiani come lui che non sono attaccati a nessuna denominazione. I protestanti in generale pare siano molto meno attaccati dei cattolici a una chiesa o a una denominazione specifica.  

         Ora vi sono alcune denominazioni protestanti che ritengono di essere i soli veri cristiani. La Chiesa Cattolica, tuttavia, afferma che ogni Chiesa che rispetti i passi basilari dell'iniziazione cristiana può darci veramente la salvezza. Parlando di queste Chiese non-cattoliche, il Vaticano II ha detto:  

"Poiché lo Spirito di Cristo non ricusa di servirsi di esse [le Chiese non-cattoliche] come di strumenti di salvezza…"[3]       

Le tecniche usate da queste Chiese possono sembrare strane a noi cattolici, tuttavia rispondono alle necessità e il Vaticano II aggiunge che:  

"Anche non poche azioni sacre della religione cristiana vengono compiute dai fratelli separati da noi e queste, in vari modi, secondo la diversa condizione di ciascuna chiesa o comunità, possono senza dubbio produrre realmente la vita della grazia, e si devono dire atte ad aprire l'ingresso nella comunità della salvezza." [4]       

         Un altro punto che riguarda l'iniziazione protestante: molti non considerano il fatto di "essere salvati" e il Battesimo come eventi rigidamente collegati tra loro. Talvolta il Battesimo è separato da un periodo di tempo notevole dall'esperienza di salvezza. Nella Chiesa cattolica invece, accade il contrario.  

L'iniziazione cattolica  

         A questo punto ci potremmo sorprendere nel sapere che questi principi di base dell'iniziazione protestante sono esattamente gli stessi della Chiesa cattolica. Credere e accettare Gesù come Signore, la professione di fede e l'idea di una vita nuova, divina, che entra in noi e ci trasforma, sono tutte componenti dell'insegnamento cattolico. Il Vaticano II ha detto:  

"La missione della Chiesa ha come scopo la salvezza degli uomini, che si raggiunge con la fede in Cristo e la Sua grazia." [5]     

         La Chiesa cattolica compie un altro passo rispetto ai protestanti e dichiara che, se dobbiamo trovare la procedura giusta per l'iniziazione cristiana, va considerata anche la Tradizione.  

"Esso insegna, (il Vaticano II), appoggiandosi sulla sacra Scrittura e sulla tradizione, che la chiesa … è necessaria alla salvezza." [6]      

         La Tradizione, ponendo a sua base la Scrittura, ha insegnato alla Chiesa che tutta l'idea dell'iniziazione cristiana ruota intorno al Battesimo. I cattolici hanno sempre creduto che una persona ottiene la salvezza mediante il Battesimo e che, contemporaneamente, essa veniva unita alla Chiesa; per cui, nel corso normale degli eventi, salvezza, Battesimo e adesione alla Chiesa sono tutte legate insieme, in maniera tale che resta facile presumere non possano essere separate, ed è perciò difficile che i cattolici parlino di queste cose come di fatti distinti. Per questa ragione il Vaticano II afferma:  

"Infatti solo Cristo, presente in mezzo a noi nel Suo corpo, che è la chiesa, è il Mediatore e la Via della salvezza; ora Egli, inculcando espressamente la necessità della fede e del battesimo ... ha insieme confermata la necessità della chiesa, nella quale gli uomini entrano come attraverso una porta mediante il battesimo." [7]      

         La Chiesa nella sua teologia ha comunque sempre ammesso che, in circostanze straordinarie, si possa raggiungere la salvezza anche per altre vie. Certo, possiamo essere salvati senza essere battezzati, o senza essere uniti alla Chiesa, ma non è il corso normale degli eventi, e non è certo un modo sicuro di procedere. É importante capire ciò che la Chiesa crede: Tutti gli uomini sono chiamati alla salvezza in Gesù Cristo.  

"Del resto Cristo, come la chiesa ha sempre sostenuto e sostiene, in virtù del Suo immenso amore Si è volontariamente sottomesso alla Sua passione e morte a causa dei peccati di tutti gli uomini, affinché tutti gli uomini conseguano la salvezza." [8]  

         Tutti gli uomini sono chiamati alla salvezza, ma ovviamente non tutti hanno ascoltato la "Buona Novella" dell'amore del Padre, del Suo perdono e della Sua "vita nuova".  

         E che ne è di quelle persone che non hanno mai ascoltato il Vangelo di Gesù Cristo? I nostri fratelli protestanti evangelici direbbero: "Siamo spiacenti, ma se non confessate Gesù come Signore e non Lo accettate come Salvatore, non esiste salvezza."  

         La Chiesa cattolica invece, e anche alcune chiese protestanti, dice che la misericordia di Dio è talmente grande che ogni uomo che cerchi veramente di vivere una vita buona e di trovare Dio può raggiungere la salvezza pur senza aver ascoltato direttamente il messaggio di Gesù. Le possibilità che ciò avvenga non sono un gran che, tuttavia è possibile. I Padri della Chiesa affermano:  

"Infatti, quelli che senza colpa ignorano il vangelo di Cristo e la Sua chiesa, e che tuttavia cercano sinceramente Dio; e sotto l'influsso della grazia, si sforzano di compiere con le opere la volontà di Lui, conosciuta attraverso i dettami della coscienza, possono conseguire la salvezza eterna. Né la divina Provvidenza nega gli aiuti necessari alla salvezza a coloro che, senza colpa da parte loro, non sono ancora arrivati ad una conoscenza esplicita di Dio, e si sforzano, non senza la grazia divina, di condurre una vita retta." [9]      

         La Chiesa dice che, a modo loro, queste persone hanno "effettivamente accettato Gesù Cristo" anche se possono non aver mai sentito il Suo nome. I cattolici quindi, riferiscono la salvezza a tre categorie: 
MARIOCAPALBO
00martedì 27 marzo 2012 13:28

1. - I popoli Non Giudico-Cristiani  

         Questi popoli non hanno mai ricevuto una rivelazione diretta di Dio. S. Paolo dice che saranno giudicati in base a come osserveranno la legge che hanno nel cuore:  

"Quando i pagani che non hanno la legge, per natura agiscono secondo la legge, essi, pur non avendo la legge, sono legge a se stessi; essi dimostrano che quanto la legge esige è scritto nei loro cuori come risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti, che ora li accusano ora li difendono. Così avverrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo." (Romani 2, 14-16)                 

         Diciamolo chiaramente, questa gente ha una strada difficile da percorrere. Senza una rivelazione diretta della volontà del Padre, trovano molti diversivi sul loro cammino, come le false religioni, il materialismo, la sensualità e i poteri del male. Chiunque rientri in questa categoria si trova su un sentiero estremamente difficile e pericoloso nel cammino verso al salvezza.  

2. -  Il popolo Giudeo  

         Questo è il popolo che il Padre ha scelto perché ricevesse la Sua rivelazione diretta; tuttavia, per un motivo o per l'altro, esso non ha ascoltato il messaggio del Messia, Gesù Cristo. S. Paolo ha chiamato la Legge Ebraica "un modello chiaro di conoscenza e di verità" (Romani 2,20), ma ha dovuto per forza rilevare che la salvezza veniva ottenuta per mezzo della misericordia del Padre e del sacrificio di Gesù - e non dalla Legge. Quanti quindi avessero vissuto secondo la Legge, da essa sarebbero stati giudicati. In questa categoria dovremmo aspettarci che la percentuale di quelli che raggiungono la salvezza sia più alta, perché hanno avuto la Legge come guida. Il compito rimane tuttavia difficilissimo.  

3. - I Cristiani  

         La Chiesa cattolica afferma che: "... tutti gli uomini sono chiamati alla salvezza per grazia di Dio." (Documenti del Vaticano II, La Chiesa, n° 13), e tuttavia i cristiani, e solo loro, ricevono l'equipaggiamento completo e tutta la potenza per guadagnare la salvezza. Essi sono speciali. I cristiani sono entrati in una relazione unica col Padre dell'universo; veramente sono figli di Dio. Eppure, questa incredibile salvezza non è il risultato di qualcosa che essi abbiano fatto; per quanto preziosa essa sia, l'hanno ottenuta gratuitamente. Tutto ciò che hanno dovuto fare è stato diventare seguaci di Gesù. I Padri della Chiesa ribadiscono:  

"I seguaci di Cristo, chiamati da Dio non secondo le loro opere, ma secondo il disegno della Sua grazia, e giustificati in Gesù Signore, nel battesimo ricercato nella fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina." [10]   

         É vero, il cristiano è veramente unico nella creazione di Dio. E se non arriva a comprendere quanto egli in realtà sia unico, ha mancato il punto principale del messaggio di Gesù. Perché un cristiano è più che salvato solo nel senso in cui la maggior parte della gente pensa alla salvezza: egli si è umiliato al punto di accettare Gesù Cristo quale suo Signore; il Padre quindi lo ha esaltato al punto di essere pienamente suo figlio.  

         Nel confrontare l'iniziazione cattolica con quella protestante, sarebbe bene menzionare un altro punto. Il protestante evangelico potrà chiedere: "Sei stato salvato?" Questa domanda implica che l'essere salvati sia un evento che avviene una volta sola. Alcuni dicono persino: "Salvato una volta, salvato per sempre." Il punto di vista cattolico qui è un po' diverso. Mentre la Chiesa cattolica considera il Battesimo come l' "evento della salvezza", lo considera anche come il punto di partenza di un processo di salvezza. In altre parole, la salvezza è considerata come il cammino di un'intera vita, durante il quale cresciamo nella nostra relazione col Padre. La salvezza ha inizio nel momento in cui siamo salvati, ma non termina fin quando non saremo uniti al Padre come lo è Gesù. Così John McKenzie, S.J., il famoso studioso della Scrittura, scrive:  

"La ricezione della salvezza da parte di chi è salvato è concepita come un processo anziché come un atto singolo... una delle eresie ricorrenti nella storia del cristianesimo è stata la credenza che si potesse raggiungere la salvezza in maniera completa e definitiva mediante un atto singolo, che questo fosse concepito come predestinazione di Dio, morte salvifica di Gesù Cristo o il ricevere la fede e il battesimo." [11]         

         A causa di questa considerazione, i cattolici di solito non parlano di "essere salvati" come di un evento particolare. Un cattolico tuttavia dovrebbe sapere di essere un "salvato", e che il "processo di salvezza" lo porterà sempre più in unione col Padre. Ovviamente, dopo aver iniziato il processo di salvezza egli può allontanarsi dalla chiamata del Padre e tornare a perdersi. Noi cattolici lo chiamiamo peccato mortale. Ma se non vi è alcun peccato mortale presente, il cristiano cattolico ha allora il diritto e il dovere di dire: "Si, io sono salvato".  

Fratelli, cosa dobbiamo fare?  

         Ora dovremmo essere giunti allo stesso punto in cui molti fedeli giudei si ritrovarono il giorno di Pentecoste: sentirono il rumore potente dello Spirito Santo discendere sugli Apostoli; li sentirono parlare con coraggio in tante lingue; e sentirono Pietro che proclamava il Vangelo. Allora, commossi da quegli avvenimenti, cominciarono a credere nella salvezza di Gesù Cristo, e cominciarono a volerla per se stessi. Allora chiesero: "Fratelli, cosa dobbiamo fare?"  

         Nelle pagine che seguono spiegherò esattamente cosa dobbiamo fare per essere certi della nostra salvezza - per giungere ad una relazione personale col Padre. Sarebbe facile limitarsi a compilare un elenco di passi da eseguire o di preghiere da recitare, ma voglio essere sincero con voi: potrebbe essere così semplice, ma potrebbe anche non esserlo. Alcuni entreranno in una relazione personale quando arriveranno verso la fine di questo capitolo. Ad altri invece occorrerà più tempo. Questa relazione con Dio tuttavia, è disponibile per chiunque la cerchi con sincerità.  

         Prima di considerare passo passo un metodo per dare la risposta giusta, è necessario che esaminiate quanto è avvenuto (o avrebbe dovuto avvenire) fin qui nella vostra iniziazione cristiana cattolica. Perché è certo, il nostro sistema sacramentale è bellissimo e potente, ed è stato certamente iniziato dallo stesso Gesù. Ma da allora ha subito una continua evoluzione, nella quale sono state aggiunte cose che, talvolta, non rendono più chiaro lo scopo dei sacramenti. Spesso, inoltre, moltissimi hanno considerato il rito o la cerimonia per se stessa, ignorando il vero significato che essa cela, anche quando questo era stato annunciato. Perciò, il Vaticano II concede:

"...nel corso dei secoli si sono introdotti nei riti dei Sacramenti e dei sacramentali certi elementi che oggi ne rendono meno chiara la natura e il fine... "[12]       

         A partire dal Vaticano II noi cattolici abbiamo visto verificarsi molti cambiamenti nei sacramenti, tutti al fine di far risaltare maggiormente il loro vero significato. Diamo un'occhiata, quindi, all'iniziazione sacramentale moderna.    

Il Battesimo  

         L'Apostolo Pietro ha scritto:  

"Ora voi siete stati salvati da un bagno battesimale che per l'esattezza  corrisponde a questo.  Il battesimo non è la rimozione di sporcizia del corpo, ma invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo." (1 Pietro 3,21)              

         Notate come egli pone l'accento sul fatto che, quale parte del Battesimo, dobbiamo dare qualcosa "a Dio": e si tratta della nostra volontà libera. Elenchiamo allora i fatti-chiave che durante il Battesimo si devono verificare attraverso la nostra volontà libera. Teniamo presente che non stiamo parlando delle cose che devono accadere all'esterno, cioè della cerimonia, ma della risposta interiore della persona interessata. Alla base vi sono tre atti interiori:  

1.  Il Pentimento  

         Le prime parole pronunziate da Gesù, e riportate nel Nuovo Testamento all'inizio del Suo ministero pubblico sono: "Pentitevi (CEI = convertitevi)  perché il regno dei cieli è vicino" (Matteo 4,17). Il pentimento è uno dei temi principali del Nuovo Testamento: Gesù, e gli Apostoli dopo di Lui, lo ha predicato di continuo.  

         Ho già detto che è sorprendente come la maggior parte dei cristiani non capisca in realtà cosa sia il pentimento. Sono in troppi a pensare che significhi semplicemente provare dispiacere per i propri peccati; altri dicono che significa fare il voto di "non commetterli" di nuovo, o magari anche il solo atto di andare a confessarsi. Se è vero che tutte queste cose possono essere una parte del pentimento, esse non contengono in sé tutto il suo vero significato.  

         La parola che traduciamo con "pentirsi", significa alla lettera: "allontanarsi da", "abbandonare". In altre parole, è un voltafaccia verso una direzione totalmente diversa, un cambiamento radicale, e non solo confessare che "ci starò più attento la prossima volta, Padre." Il Battesimo segna la svolta verso una strada nuova: quella che porta al regno del Padre. É davvero un cambiamento di stile di vita, un cambiamento del cuore.  

2. L'impegno  

         Il tipo di pentimento di cui abbiamo parlato richiede un impegno risoluto e fermo. In sostanza, stiamo dando una nuova forma alla nostra vita - a tutto il nostro essere interiore. Stiamo decidendo liberamente di orientarci verso Gesù Cristo e di fare di Lui la norma secondo la quale giudicheremo le cose, voltando perciò le spalle alle norme del mondo. Il Cardinale Suenens ha scritto:  

"Per essere veramente cristiana una persona deve  volere - in piena libertà - essere convertita: pentirsi e orientarsi verso Cristo; accettare poi il Suo Spirito Santo. Non possiamo sfuggire a questi obblighi." [13]                 

Con questo egli non ci presenta qualcosa di nuovo. S. Leone Magno 1500 anni prima in sostanza ha detto la stessa cosa:  

"Ma solo quando preghiamo e ci impegniamo pienamente verso la signoria di Gesù, cominciamo ad entrare in quella pienezza che ci permette di capire ciò che è stato promesso." [14]      

         Senza un impegno vero, il cristianesimo sarebbe un esercizio morale vuoto e privo di potere. L'impegno autentico nei confronti della signoria di Gesù porta invece con sé gioia, vita, pace e potenza; e allora, e solo allora, il cristianesimo assume un significato. Ricordate:

Ø                  questo impegno non si deve prendere verso un insieme di regole e di dottrine religiose, ma piuttosto

Ø                  verso la persona di Gesù Cristo Stesso.  

       Le regole e le dottrine religiose, le strutture della Chiesa, ecc., sono tutte cose essenziali perché il cristianesimo funzioni bene, ma il vostro impegno non deve essere orientato verso queste cose. Esso deve essere rivolto solo verso la signoria di Gesù Cristo. Gli altri tipi di impegno verso la Chiesa, ecc., saranno una conseguenza naturale.    

3. La confessione con le labbra  

         La persona che viene battezzata dovrebbe dunque confessare apertamente con le labbra che si è pentita e che ha impegnato la propria vita con Gesù Cristo. Ma nel dire queste cose deve anche confessare un pentimento ed un impegno autentici. Le parole devono indicare che dentro di lei è accaduto qualcosa: una confessione verbale senza questo cambiamento interiore non avrebbe alcun significato: non porterebbe con sé alcuna certezza di salvezza.  

         A questo punto risulta ovvio che non possiamo aspettarci un pentimento autentico da un lattante. In realtà egli non ha nulla di cui pentirsi. In questo caso il Battesimo può liberare il bambino da ciò che i cattolici chiamano il "peccato originale", ma è sempre solo il primo passo, quello iniziale, del processo chiamato "iniziazione cristiana". Quando ha cominciato a battezzare i bebè, la Chiesa lo sapeva e così, la parte relativa agli  impegni del Battesimo si è sviluppata in un altro rito o sacramento, chiamato Cresima o Confermazione.    

La Confermazione (o Cresima)  

         Molta gente è davvero confusa circa i fini della Confermazione o Cresima: il suo scopo di base è quello di completare la nostra iniziazione cristiana e di darci potenza. Per quelli di noi che sono stati battezzati da lattanti è mancato un "impegno consapevole da adulti", e la Confermazione è la richiesta da parte nostra di quell'impegno nei confronti della vita cristiana. Quest'idea dell'impegno è di un'importanza tale che il Vaticano II l'ha sottolineata affermando:  

"Sia riveduto il rito della confermazione, anche perché apparisca più chiaramente l'intima connessione di questo sacramento con tutta l'iniziazione cristiana; perciò la rinnovazione delle promesse battesimali precederà convenientemente la ricezione di questo Sacramento." [15]     

         Alcuni potranno dirvi che lo scopo principale della Cresima è quello di darci lo Spirito Santo, che poi ci aiuterà a diventare un cristiano impegnato, ma queste persone in realtà hanno messo il carro davanti ai buoi. É vero che lo Spirito Santo dà potenza alla vita cristiana - forse più di quanto immaginiamo - e infatti viene dato per questo scopo sia nel Battesimo sia nella Cresima o Confermazione. Ma se vogliamo ricevere questo potenziamento completo da parte dello Spirito, dobbiamo prima assumerci un impegno sincero e totale. Dopo quell'impegno, riceveremo la potenza dello Spirito per vivere all'altezza di quelle promesse.  

         Per la maggior parte di noi purtroppo il Battesimo e la prima istruzione cristiana sono stati, in gran parte, un’imposizione da parte dei genitori, per quanto ben intenzionati. Si può perciò dire che abbiamo "ereditato il cristianesimo". Ma come qualcuno ha detto, "Dio non ha dei nipotini, ma solo dei figli." L'unico modo cioè per diventare figli del Padre a pieno diritto è prendere il nostro impegno personale -  una decisione individuale, da persone mature - di seguire Gesù Cristo. Il Cardinale Suenens ha scritto:  

"Il cristianesimo che abbiamo ereditato, e che ha le sue fondamenta principalmente  nella famiglia e nell’istruzione, deve maturare e diventare un cristianesimo che sia frutto di una scelta, basato su una decisione personale, abbracciato con piena coscienza." [16]      

         É cosa triste, ma purtroppo vera, che una persona può crescere nella Chiesa cattolica - essere battezzata, cresimata e ricevere tutti gli altri sacramenti ai quali è ammessa, - senza tuttavia impegnarsi mai veramente con Gesù Cristo. La sua intera vita nella Chiesa può basarsi solo su regole esteriori e rituali, mentre il cuore non resta toccato da ciò che Gesù ha insegnato e i suoi valori restano fissati ai beni materiali. La Chiesa, è vero, ci offre la salvezza mediante i sacramenti; ma sono "sacramenti di fede" e ci fanno delle richieste: richieste di pentimento, di impegno e di confessione. Vorrei ancora sottolineare che non c'è niente di nuovo in tutto ciò: non è la teologia del Vaticano II, è il cristianesimo di base. S. Leone Magno ha detto:  

"Ma se un uomo non crede in Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, e non lo accetta come Salvatore personale, la salvezza offerta a tutta l'umanità per lui non avrà valore." [17]       

         E nel suo libro Lo Spirito Santo nostra Speranza, il Cardinale Suenens suggerisce questa definizione:  

"Il cristiano è una persona cambiata, un convertito; si è allontanato da se stesso per aderire a Gesù di Nazaret il quale, per amor suo, è morto ed è risorto dai morti. Ha fatto una scoperta personale di Gesù, riconoscendoLo come il Cristo, il Figlio unigenito del Padre, l'Unto dello Spirito Santo. Ha trovato in Gesù il Salvatore e Signore di tutta l'umanità. Al centro di ogni resa genuina a Cristo si viene a scoprire, in una forma o nell'altra, un'eco del grido di Claudel alla sera della conversione, quando improvvisamente vide Gesù con occhi nuovi: "Ora, d'improvviso, sei Qualcuno!"[18]          

         Un cristiano non deve solo ricevere i vari sacramenti, andare in Chiesa la domenica e seguire le leggi esteriori della Chiesa. Il cristianesimo è una rivoluzione interiore che conduce ad una relazione personale col Padre tramite Gesù, e niente di meno. Padre Brennan Manning suggerisce:  

"Questo, e solo questo è vero cristianesimo. Non un codice di cose da fare o da non farsi, non un moralizzare tedioso, né un elenco di comandamenti che negano e proibiscono, e certamente non la richiesta del minimo indispensabile per evitare il dolore dell'inferno. La vita nello Spirito è l'entusiasmo e l'esaltazione di innamorarsi di Gesù Cristo." [19]       

         La Cresima, quindi, avrebbe dovuto essere il punto d'arrivo di un processo di iniziazione cristiana portato a compimento che accentua l'impegno che dobbiamo assumerci da adulti verso la signoria di Gesù. Se non è stato questo, possono esser stati tralasciati dei punti essenziali. E una delle cause di quella debolezza che possiamo riscontrare oggi nei cattolici è proprio la mancanza di quell'impegno vero che avrebbe dovuto esserci su quel punto-cardine della nostra vita cristiana: la Cresima o Confermazione. Esamineremo brevemente come affrontare in modo nuovo questo impegno essenziale, ma è necessario prima mettere in chiaro altre due gravi questioni che possono ostacolare la nostra capacità di assumerci un impegno di tipo nuovo.  

Il Legalismo  

         Un buon maomettano non è mai senza il suo stoino da preghiera perché deve pregare un certo numero di volte al giorno, senza badare a dove si trovi o a cosa stia facendo. C'è la storiella del maomettano che inseguiva un uomo per ucciderlo: quando sentiva il richiamo alla preghiera interrompeva l'inseguimento, tirava fuori il suo stoino da preghiera e si affrettava a recitare le sue orazioni. Finite queste, riprendeva a inseguire la vittima.  

         Quest'uomo adempiva alle richieste legali del rituale della sua chiesa, ma il suo cuore non era in quel messaggio: si accontentava di seguire le regole. Questo è il legalismo, un'infezione insidiosa, che si attacca a tutti.  

         S. Paolo è stato un fariseo, e per questo capiva perfettamente il legalismo. Sapeva che troppo spesso esso genera una pietà centrata sul "fare delle cose" - il cuore non è veramente trasformato; e le profondità dell'essere di un uomo rimangono immutate. S. Paolo si scagliava sempre con ira contro questo legalismo, specialmente nelle sue epistole ai Romani e ai Galati. La futilità del legalismo religioso era uno dei suoi temi preferiti. Egli scrisse ai Colossesi:  

"... Perché lasciarvi imporre, come se viveste ancora nel mondo, dei precetti quali 'Non prendere! Non gustare! Non toccare!' Tutte cose destinate a scomparire con l'uso: sono infatti prescrizioni e insegnamenti di uomini! Queste cose hanno una parvenza di sapienza, con la loro affettata religiosità e umiltà e austerità riguardo al corpo, ma in realtà non servono che per soddisfare la carne." (Colossesi 2, 20-23)                

         Sono troppe ancor oggi le persone che vedono le dottrine come formule magiche scritte da santi che le hanno ricevute direttamente da Dio. Le dottrine, in realtà, si basano sull'esperienza di persone che hanno ricercato una relazione con Dio, l'hanno trovata ed hanno quindi cercato di mostrarci lo stesso cammino. C.S. Lewis ha scritto:  

"Le dottrine non sono da Dio: sono solo una specie di mappa. Ma quella mappa si basa sull'esperienza di centinaia di persone che erano veramente in contatto con Dio..."[20]  

         Diciamo pure che il legalismo religioso è una trappola nella quale tutti cadiamo prima o poi. É tanto facile sostituire una regola all'amore sacrificale di noi stessi, al quale Gesù ci ha chiamati. Le parole che Egli rivolse a coloro che ai Suoi tempi praticavano il legalismo religioso si ritrovano nella Sacra Scrittura per nostro profitto. Non possiamo limitarne l'applicazione alla gente che ha vissuto tanto tempo fa e in un'altra cultura religiosa: Gesù l'ha detto anche a noi:  

"Così anche voi apparite giusti all'esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d'ipocrisia e di iniquità." (Matteo 23,28)                

         Secondo Gesù, non basta seguire solo delle regole e delle dottrine. Può essere necessario, ma non è sufficiente. Quello che realmente conta è la condizione del cuore di una persona. Se il cuore è rivolto verso Dio, le regole e le dottrine ci saranno di qualche utilità. Ma se l'orientamento del cuore non è quello, non importa con quanta cura osserviamo le regole: veniamo a mancare la chiamata.  

         Il Padre ci ha dato delle regole, dei comandamenti e delle dottrine religiose non quali mezzi di salvezza, ma come guida, quasi una segnaletica stradale. Ovviamente, se ci rifiutassimo di orientare il cuore verso il Padre, tutti i segnali del mondo non ci porterebbero a destinazione. 

         L'idea di "seguire delle regole" introduce un secondo problema: credere che la sola appartenenza, quale membro, a una Chiesa, possa acquistarci la salvezza. No, non può; e chi pensa invece che lo possa, è gravemente ingannato. Coloro che rientrano in questa categoria sono sempre alla ricerca di quel minimo indispensabile da osservare, giusto per "farcela". In breve, il loro corpo va in Chiesa, ma non il cuore. Il Vaticano II ci ha parlato con forza quando ha ammesso:  

"Non si salva però, anche se incorporato alla Chiesa, colui che, non perseverando nella carità (cioè nell'amore cristiano), rimane sì in seno alla Chiesa ma non col cuore." [21]     

         Diciamolo pure con chiarezza: tutti "portiamo il corpo in Chiesa" qualche volta, mentre il cuore rimane altrove. Ma non stiamo parlando di questo, bensì di quelle persone che vanno abitualmente in Chiesa ogni domenica solo per soddisfare la legge della Chiesa. Il Vaticano II dice che trascinare semplicemente il nostro corpo in Chiesa non è adempiere a quella legge: deve venirci anche il cuore.  

         Questo legalismo moderno dà origine ad una commistione negativa al cristianesimo. Padre Brennan Manning racconta di un'indagine avvenuta in una piccola scuola cattolica di arti liberali della regione centro-occidentale americana, in particolare tra gli studenti laureandi. Alla richiesta di cosa fosse per loro il cristianesimo e quale il suo significato, le risposte degli interessati si assomigliavano al punto da poter essere condensate in un unico paragrafo:  

"Essere cristiano significa che devo andare alla Messa la domenica e le feste, astenermi dalla carne il Venerdì delle Ceneri e il Giovedì Santo; non posso esercitare il controllo delle nascite, non ottenere il divorzio, né l'aborto o vedere un film a luci rosse. Non ci sono scappatoie ai rigori della mia esistenza cattolica." [22]    

         La mia esperienza personale di visita alle parrocchie di tutto il paese mi dice che un’indagine di quel tipo otterrebbe risposte molto simili, indipendentemente da dove si fanno le domande. Posso immaginare l'Apostolo Paolo che oggi ritorna, scuote la testa nel sentire quelle risposte e poi si mette a piangere. É davvero triste constatare quanti cristiani abbiano smarrito l'essenza del cristianesimo. Cercano la propria salvezza seguendo regole negative anziché seguire l'uomo-Dio positivo, Gesù, che non fa che metter le regole in disparte. Il Suo messaggio è sempre stato lo stesso: "Venite a Me, credete in Me, imparate ad amare come Io amo, cercate Me, conoscete Me!" S. Paolo aggiunge:  

"...un uomo non è giustificato dalle opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo." (Galati 2,16)                

         La risposta, quindi, al nostro problema legalistico è la fede: fede in Gesù, non fede nelle regole. Ma cos'è, esattamente, la fede? Bene, la fede di cui parla Paolo non è semplice "credenza". Molta gente crede che Gesù Cristo sia esistito, ma in realtà non ha fede in Lui.  

         La fede va oltre la credenza, e fa sì che la parte più intima di una persona venga in un contatto vero con la vita divina offerta dal Padre. Quando reagiamo a questo incontro, potremo poi credere sia col cuore sia con l'intelletto. In altre parole, la fede non riguarda solo la conoscenza intellettuale che una persona ha di Gesù, ma anche la conoscenza che ne ha il cuore. Il Cardinale Suenens ha scritto:  

"...Togliamo immediatamente di mezzo ogni malinteso. Non dobbiamo dimenticare che la fede, alla radice, è un'adesione, non a una serie di proposizioni o regole, ma a Dio, che Si rivela a noi. La fede è un incontro vivo col Dio vivente, ed è formulata nella Chiesa nel contesto dell'esperienza. La dottrina è l'espressione o definizione comune dell'esperienza di Dio, come questa fu vissuta dagli apostoli e dalla comunità cristiana, e che poi ci è stata trasmessa." [23]       

         Limitarsi a seguire delle regole produrrà un cristianesimo tetro e senza vita. Dobbiamo capire che, in primo luogo e innanzitutto, il cristianesimo è una questione d'amore: un amore appassionato, "infuocato", talvolta irrazionale, un amore che perdona e, più importante ancora, un amore sincero che viene dal cuore. Se non c'è prima questo tipo d'amore, le osservanze legali, (persino in nome di Dio) non ci otterranno nulla. Brennan Manning ha detto:  

"Il cristianesimo non è un sistema di leggi, un codice etico, una filosofia, ma un amore." [24]   
MARIOCAPALBO
00martedì 27 marzo 2012 13:29

Il legalismo del Purgatorio  

         C'è un'altra trappola fatale in cui noi cattolici possiamo facilmente cadere, che si chiama : "Purgatorio: Una seconda opportunità". Una volta mi capitò di ascoltare una cattolica che diceva: "Se la Chiesa cattolica smettesse di credere al Purgatorio, andrei a cercarmi una Chiesa che ci creda. Quello è il solo modo in cui potrò farcela."  

         Pare che sia un'idea diffusa. In realtà essa dice che il Padre è un Dio che "ce la farà pagare" per tutte le malefatte commesse quaggiù; e solo dopo che ne avremo pagato il prezzo ci permetterà di entrare in cielo.  

         Quando pensiamo in questo modo non possiamo più vedere il Padre amabilissimo rivelatoci da Gesù, e non afferriamo l'intera essenza della parabola del figliol prodigo, dove il Padre sta in attesa con un amore pieno di perdono anziché con una punizione. Non sentiamo Gesù che ci dice: "Venite a Me e sappiate che siete perdonati." Perché è inconcepibile che un Padre che ci chiama ad avere una relazione personale con Sé Stesso poi ci volti le spalle e dica: "Vedi, tu hai commesso il tal numero di peccati nel tempo in cui hai vissuto - ora dovrò farteli pagare".  

         Ma il Padre è al di sopra di simili meschinità. Inoltre la Sacra Scrittura indica che esiste una sola punizione per il peccato: la morte. Il messaggio del Nuovo Testamento, la "Buona Novella" è quindi che siamo liberi dal laccio della morte. Gesù ha pagato l'orribile prezzo della croce: la nostra punizione è stata addossata a Lui. E allora, che cos'altro è il Purgatorio, se non il pagamento del peccato?  

         Liberiamoci innanzitutto dall'idea che il Purgatorio debba essere un "luogo"; la Chiesa non ha mai definito con esattezza cosa esso sia veramente. A livello personale, sono d'accordo con quei teologi che lo considerano un "processo" - una specie di scuola di perfezionamento per l'anima. Perché nel parlare del cielo la Scrittura nota che:  

"... Non entrerà in esso nulla di impuro." (Apocalisse 21,27)                  

         E allora, quando questi corpi in cui viviamo moriranno, avremo anime che avranno raggiunto vari gradi di santità. Alcune saranno vicinissime al Padre: sono i "Santi" che hanno bisogno di poca o di nessuna trasformazione prima di diventare "una sola cosa con Lui." Altri avranno da camminare molto prima di essere pronti a stare davanti all'amore perfetto  del Padre. Dovremo subire un processo di "trasformazione", ed è questo che chiamiamo "Purgatorio". Anthony Wilhelm ha scritto:  

"Il Purgatorio è stato descritto come  un "luogo" dove andremo per un certo periodo di "tempo" per essere purificati dal "fuoco". Ma non dobbiamo fraintendere: il Purgatorio non è certo l'Inferno per un breve periodo, né un'ampia camera di tortura nella quale Dio Si vendica su delle anime in trappola: né esiste il tempo nel senso nostro, in questo stato di purificazione. Queste metafore cercano di descrivere il paradosso del Purgatorio: uno stato di gioia, e tuttavia di sofferenza.

          Durante questa purificazione quello che facciamo è crescere nell'amore, sottomettendoci al potere dell'amore di Dio che brucia, penetra e ci purifica. Ci rendiamo conto con chiarezza del nostro amore egoistico ed immaturo, della nostra ingratitudine, della pigrizia e dell'attaccamento al peccato. "Cresciamo" nell'amore, ci allontaniamo dal nostro infantile egocentrismo. Emerge allora il nostro vero io, perfezionato, totalmente assorbito in Dio, totalmente nell'amore." [25]                     

Ho escogitato un'illustrazione che ci aiuta ad afferrare il concetto di questo processo: di come funzionano il peccato, la salvezza e il Purgatorio. In essa vi sono tre "posti": il Mondo, il Cielo e l'Inferno. E vi sono due strade: una porta al Cielo, quella stretta, e l'altra all'Inferno, quella larga. Ma c'è un'altra caratteristica importante: un ponte che si chiama salvezza. Ora in qualche punto della strada larga che porta all'oscurità - l'Inferno - troviamo il "ponte della salvezza." Questo ponte, sostenuto da Gesù, ci permette di attraversare fino alla strada stretta che porta al Cielo. Nel momento in cui lo attraversiamo, entra in noi la vita divina del Padre e ha inizio il processo di trasformazione. Il risultato finale di questa trasformazione è la nostra unione totale col Padre, o Cielo.  

         Se ora partiamo dal Ponte, scopriamo che quando cresciamo nell'amore del Padre e nella relazione personale con Lui, ci muoviamo verso l' "alto", lungo la strada stretta.  

 

         Quando invece permettiamo che il peccato entri nella nostra vita, torniamo a cadere nella strada che porta all'oscurità. Arrendersi al Padre, quindi, è un passo nella direzione dell'unione con Lui, mentre il peccato è un passo all'indietro - che ci allontana da Lui. Notate che il sentiero si estende dall'Inferno al Cielo, e ciò sta ad indicare che una persona può entrare sulla strada giusta anche un istante prima di entrare nell'Inferno oppure, non sia mai, uno può camminare per tutto il tempo lungo la strada stretta, tornare indietro a causa del peccato mortale ed essere perduto per sempre.  

         Tuttavia la maggior parte dei cristiani si troverà a cominciare il cammino al punto che sta a metà strada, e durante la vita qui sulla terra vi saranno progressi lenti, ma continui, verso il Padre. Di quando in quando il peccato farà loro perdere qualche passo, ma in complesso progrediscono. Ovviamente, alcuni progrediranno più di altri, e al momento della morte fisica alcuni avranno solo una breve distanza da percorrere, mentre altri ne avranno davanti una molto maggiore.  

         Il Purgatorio, quindi, è il processo che completa il "cammino verso il Padre". Non si tratta di una seconda possibilità, né di un processo di trasformazione più facile di quello in cui ora ci troviamo. La maggior parte dei teologi concorda nel dire che è molto peggiore. Ad ogni modo, noi dovremmo fare, qui ed ora, la maggior parte possibile del progresso verso il Padre, e non in seguito; perché posporre quel progresso, essenzialmente, è camminare nella direzione sbagliata. S. Paolo ha detto:  

"... Ecco ora il momento favorevole! Ecco ora il giorno della salvezza!" (2 Corinzi 6,2)                  

         In quest'ultima parte ho cercato di dimostrare come il legalismo religioso possa facilmente generare la morte, non la vita. Se contiamo sulla fedele osservanza di regole religiose quali mezzi di salvezza, ci fermiamo su un terreno quanto mai instabile. Se poi aspettiamo il Purgatorio per cominciare il cammino verso il Padre, ci inganniamo davvero. La salvezza viene quando possediamo una fede viva in un Dio vivente che conosciamo attraverso di una relazione personale; non dovremmo cercarla in nessun altro modo.    

Passi verso la conoscenza     

         Abbiamo considerato i punti-base della salvezza, abbiamo visto diverse Chiese tradurli nell'iniziazione cristiana, quindi abbiamo osservato da vicino la nostra iniziazione cattolica e cercato di evitare le trappole del legalismo. Ma resta ancora la domanda: "Sono salvato?" Come ho detto prima, non c'è nessun motivo per cui non dovremmo sapere se siamo salvati. Se abbiamo dubbi in proposito, è giunto il momento di liberarcene, e possiamo farlo  accostandoci attraverso quattro semplici tappe alla salvezza. Si tratta di un’analisi del messaggio di base insegnatoci da Gesù. É una cosa completamente cristiana e assolutamente cattolica.    

Tappa n. 1 : l'invito di Dio  

         Se abbiamo afferrato il messaggio di base di questo libro, siamo già arrivati alla prima tappa. Questo è avvenuto nel momento in cui ci siamo resi conto di essere stati chiamati ad avere pace e vita in unione col nostro Padre celeste. Prendiamoci quindi qualche minuto per una revisione di quella chiamata. S. Paolo ha detto:  

"... noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo." ( Romani 5,1)                

         Sì, siamo chiamati ad essere in pace con Dio nostro Padre mediante una relazione personale. E proprio quella relazione ci permetterà di reagire nel modo in cui Dio intendeva da sempre. Ci rende vittoriosi in questa vita e ci dà la vita eterna:  

"Dio infatti ha tanto amato il mondo da darci il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna." (Giovanni 3,16)                   

Poi Gesù ha proseguito per sottolineare che questa "vita" non era giusto appena sufficiente, ma si trattava di una vita abbondante:  

"Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza." (Giovanni 10,10)                

         Quindi, la vita in unione col Padre deve manifestare vitalità, forza e pace interiore: una sovrabbondanza dell'amore di Dio.  

         Ma siamo sinceri, la maggior parte della gente che vedete non manifesta affatto l'evidenza di questa vita divina. Non sperimentano l'amore del Padre, e sono quindi incapaci di dimostrare un amore genuino verso i loro simili. Il motivo di questo triste stato di cose sta nella seconda tappa.    

Tappa n. 2: La separazione  

         In questa tappa dobbiamo riconoscere che l'uomo è peccatore, e a causa di ciò è separato da Dio. Il Padre ha creato l'uomo con un dono preziosissimo: la volontà libera. Anziché agire da robot, l'uomo poteva scegliere liberamente. La storia ci dimostra che anche l'uomo più santo, prima o poi, ha scelto di ribellarsi contro le vie del Padre e di fare i fatti suoi. Questa ribellione è ciò che chiamiamo "peccato" e non esiste essere umano che non abbia in sé questi semi di sconfitta. S. Paolo ricorda:  

"Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio." (Romani 3,23)                  

         Nella mente del Padre peccato e separazione sono esattamente la stessa cosa, e questa separazione da Dio ha risultati assai pratici: gli uomini sono incapaci di andare d'accordo tra loro. Perché in realtà solo "nel Padre" l'uomo può imparare ad avere relazione coi suoi simili nel modo giusto; con le proprie forze gli uomini sono incapaci di impararlo. Parlando poi dell'iniquità degli uomini, S. Paolo scriveva alla Chiesa di Roma:  

"E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa di un’intelligenza depravata, sì che commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità di cupidigia, di malizia; pieni di invidia, di omicidio, di rivalità, di malignità..." (Romani 1, 28-29)                  

         Forse ora possiamo cominciare a capire un punto importante: la guerra e l'ingiustizia non rientrano nella volontà del Padre: sono gli uomini gli autori di questi mali, a causa del peccato e della loro separazione da Dio. Egli non può fermare le guerre, l'odio, la povertà e così via senza interferire direttamente con la nostra libera volontà; cosa che non farebbe mai. La morte, quindi, è il prezzo che paghiamo per questa ribellione.  

"Perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore" (Romani 6,23)  

         Nel Nuovo Testamento il peccato non è considerato solo come tanti atti individuali contro la volontà del Padre, ma anche come una condizione; diciamo: "lo stato di ribellione." In questo "stato", l'uomo vive per i propri scopi e non cerca veramente di seguire la volontà del Padre. Mentre si trova nello stato di ribellione (separazione) tutto ciò che fa, buono o cattivo che sia, non fa piacere al Padre. Guardiamo questo schema:  


          

            Sin dall'inizio dei tempi gli uomini hanno cercato di gettare un ponte sul baratro creato dal peccato. I loro metodi includono le religioni, le opere buone, le filosofie, le morali ed i sistemi politici; ma nessuno di essi ha mai funzionato né potrà mai funzionare. Il baratro non potrà essere colmato e gli uomini non potranno vivere insieme nell'amore e nella pace finché non avverrà un mutamento spirituale di fondo che può essere prodotto solo dal Padre. La tappa n. 3 spiega come il Padre ha reso possibile tale mutamento.  

Tappa N. 3 : Gesú Cristo  

         La risposta del Padre al problema della separazione è stato Gesù. E non la sola Sua venuta ma la sua morte,  resurrezione e la discesa dello Spirito Santo. Queste cose hanno formato un ponte sul baratro, riunendo così l'uomo a Dio.

 
"Dio è da un lato e tutti gli uomini dall'altro lato e Cristo Gesù, Uomo, sta tra i due per riunirli." (1 Timoteo 2,5 - Living Bible)                                                 

         Come possiamo vedere dall'illustrazione, Dio è da una parte e tutto il popolo dall'altra. Gesù Cristo, uomo Egli stesso, è tra loro per riunirli. Ed è proprio questo il punto di importanza estrema: è stato Gesù a compiere l'opera necessaria per colmare il baratro, non noi. Tutte le nostre attività religiose, le elemosine, le opere buone ecc., in sé e di per sé non faranno proprio nulla per farci attraversare l'abisso. Possono essere cose buone ed appropriate, ma il dono che il Padre ci fa tramite Gesù è gratuito: non possiamo meritarcelo, né guadagnarlo. S. Paolo ha detto:  

"Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene." (Efesini 2, 8-9)               

S. Leone Magno fece eco a S. Paolo quando affermò:  

"Senza alcun merito da parte nostra, ma mediante il sangue di Cristo e il dono gratuito della grazia di Dio, siamo stati guariti e liberati. Ciò che ora il Signore ci chiede non è cercare di meritarci quella libertà, ma di restare saldi in ciò che Egli ci ha già dato e difenderlo dall'invidia del nemico." [26]       

         Il punto è questo: Se tu avessi fatto un numero "XXX" di opere buone per meritarti la salvezza ne saresti orgogliosissimo, e l'orgoglio in sé è proprio la radice di ogni peccato. Gesù quindi è venuto da te, peccatore, per offrirti la  via verso una vita abbondante, che non ti richiede di diventare una persona nuova prima di essere salvato. No, perché Gesù è venuto a salvarti quando ancora eri immerso nel peccato. S. Paolo ci fa rilevare come questo fatto ci dia la prova dell'amore del Padre:  

"Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre erravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi." (Romani 5,8)                

         Questo fatto in realtà è umiliante. Spesso penso che sarebbe più semplice se avessimo prima qualcosa di difficile da fare. Ma il Padre dice di no, perché è Gesù il ponte verso la salvezza. Gesù allora, ripetendo quanto aveva udito dal Padre, ha proclamato a tutti:  

"Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me." (Giovanni 14,6)               

Credere a questa verità cristiana basilare è un momento davvero importante; tuttavia è necessario fare qualcosa di più del solo credere in Gesù Cristo. La tappa n. 4 spiegherà cosa si deve fare.    

Tappa N. 4 : Accettare e ricevere  

         Questo passo consiste nell'accettare Gesù Cristo come Signore e Salvatore della nostra vita personale e quindi ricevere la "vita nuova" che il Padre vuole darci. É meglio considerare come argomenti separati i due aspetti dell'"accettare" e del "ricevere".  

Accettare  

         É essenziale rendersi conto della differenza esistente tra "accettare " Gesù Cristo e semplicemente "credere" in Lui. Il Nuovo Testamento fa rilevare che il solo credere non basta. L'epistola di Giacomo chiede:  

"Tu credi che c'è un Dio solo? Fai bene; Anche i demoni lo credono, e tremano!" (Giacomo 2,19)                 

         Una volta ci fu chi suggerì che il solo credere nell'esistenza di Dio non ci qualificasse a nient'altro che ad essere agenti di Satana! Il punto dell'argomento di S. Giacomo - quello che qui voglio fissare - è che per accettare Gesù Cristo dobbiamo agire sulla base della nostra fede in quest’accettazione. Agire come? Bene, il primo passo consiste nel fare di Gesù Cristo veramente il Signore della nostra vita. Lo illustrerò disegnando tre cerchi, ciascuno dei quali rappresenta il circolo degli interessi e delle relazioni nella vita di una persona.  

         Potremmo dire che la persona A è il non-cristiano medio. Nella sua vita ci sono molte cose, ma Gesù Cristo non rientra fra queste. Egli, infatti, sta al di fuori del cerchio delle influenze, come è raffigurato dalla croce disegnata al suo esterno.  

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         La persona B è un cristiano solo di nome. Assieme a tutte le altre cose della vita, egli dedica un certo tempo al cristianesimo: un'ora o due la domenica mattina. Qui Gesù Cristo ha una certa influenza, ma come il suo amico A, al centro c'è l' "ego".  

         La persona C è un cristiano impegnato. E mentre nel cerchio delle sue influenze vi sono molte cose, Gesù ne è il centro e il Suo Vangelo influenza ogni aspetto della sua vita. Egli non si limita a sfiorare Gesù, poiché qui in realtà Gesù è la sua vita. Come fratello celeste della persona C, Gesù lo porta a conoscere il Padre mediante una relazione personale. Se consideriamo i fatti dal punto di vista della Scrittura, qui vediamo che solo la persona C ha veramente accettato Gesù. E la Scrittura promette:  

"A chi lo ha accettato Egli ha dato il potere di diventare figli di Dio." (Giovanni 1,12)                 

         La Scrittura ci riferisce queste parole di Gesù:  

"Ecco, io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la Mia voce e Mi apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui, e lui con Me." (Apocalisse 3,20)                 

         Questo è un principio importante e potente: Gesù bussa, chiede, desidera entrare nella vostra vita; ma la chiave l'avete in mano voi. Perché voi e non Gesù che è il Signore? Perché il Padre vi ha dato quel dono preziosissimo che si chiama volontà libera. Egli non può violarla, per quanto grande sia il Suo desiderio di avervi come figli e figlie. E allora, per ricevere ciò che Gesù viene ad offrirci (la vita divina), dovete aprire la porta del vostro io interiore. Allora, e solo allora potrà entrarvi la vita. E solo allora questa potrà cominciare a trasformarvi e a darvi potenza. Questa vita divina ha un nome e una personalità tutta sua: si chiama Spirito Santo. Egli dà il potere di vivere una vita cristiana impegnata; senza il Suo potere, la vostra vita cristiana sarà destinata alla mediocrità.  

         Oggi si fa un gran parlare di cosa significhi realmente "ricevere" lo Spirito Santo, e nel prossimo capitolo discuterò questo argomento. Ma il punto che ora desidero chiarire è che noi dobbiamo aprire le porte e permetterGli di entrare; permetterGli di darci la potenza necessaria per vivere la vita cristiana; permettiamoGli di iniziare quella trasformazione che alla fine ci porterà alla completa unione col Padre. Solo lo Spirito di Dio potrà compiere una cosa simile, e solo se noi Glielo permetteremo. A quelli che volevano sapere come dovevano fare per "ricevere" la salvezza, S. Pietro rispose:  

"Pentitevi[27] e ciascuno di voi si faccia battezzare nel none di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo." (Atti 2,38) 

Cosa si deve fare     

         Ciò vale per i principi di "accettare" e "ricevere". Mettiamo ora in pratica questi principi. Per entrare in questa relazione dobbiamo fare quattro cose, e ricordate, che stiamo andando giusto oltre i limiti minimi indispensabili per la salvezza, al fine di arrivare ad entrare in una relazione personale col Padre, tramite Gesù, e per mezzo dello Spirito Santo. Ecco qui le quattro azioni richieste:  

1.     Ammettere che siamo peccatori e che abbiamo bisogno del perdono misericordioso di un Padre che ci ama. Per i cattolici il momento migliore per questo è il sacramento della penitenza.

2.     Confessare un pentimento sincero fondato sulla decisione di allontanarci completamente dal peccato. Siamo sinceri e confidiamo che il Padre ci dia il potere necessario per adempiere a questo impegno.

3.     Credere che Gesù Cristo è davvero Chi dice di essere e credere che per mezzo della Sua morte sulla croce i nostri peccati sono stati perdonati. Lo ha detto Lui, e allora crediamoGli.

4.     Fare di Gesù il Signore della nostra vita. Lasciamogli avere il controllo, che sia  Lui il centro di irradiazione. Potremo farlo nel modo migliore recitando la seguente preghiera d’impegno. Leggiamola prima una volta, poi pensiamoci sopra qualche minuto. Quindi preghiamo più col cuore che con la mente: potrebbe essere la preghiera più importante che abbiamo mai fatto:  

  "Signore Gesù Cristo, riconosco di essere un peccatore e di avere sinceramente bisogno del tuo amore e del Tuo perdono. Mi impegno nelle Tue vie e decido di abbandonare le mie azioni sbagliate. Credo che Tu sia morto per cancellare gli effetti dei miei peccati, Ti invito quindi a entrare nella mia vita e a diventarne il Signore. Ora  Ti chiedo di potenziarmi con il Tuo Spirito Santo, perché io possa vivere una vita cristiana impegnata. Grazie, Signore."  

         Ricordate le parole di S. Leone:  

"Nessuno è rifiutato a causa del peccato, perché la nuova nascita e la giusta relazione con Dio non è qualcosa che si può meritare; è un dono gratuito." [28]         

ed ecco ancora le parole di S. Paolo:  

"Colui che vi chiama è fedele e farà tutto questo!" (1 Tessalonicesi 5,24)                  

In questo momento Egli è in voi. Crediamoci, perché è vero! Lo ha detto perfino il Padre:  

"Voi Mi invocherete e ricorrerete a Me e Io vi esaudirò; Mi cercherete e Mi troverete, perché Mi cercherete con tutto il cuore; Mi lascerò trovare da voi - dice il Signore." (Geremia 29, 12-14)

                   

 



[1] Lo Spirito Santo nostra Speranza, pp. 90-91

[2] Insegnamenti di Base per l'Istruzione Religiosa Cattolica, n° 16.

[3] Documenti del Vaticano II, Ecumenismo, n° 3.

[4] Documenti del Vaticano II, Decreto dell'Ecumenismo, n°3

[5] Documenti del Vaticano II, Decreto dell'Apostolato dei Laici, n° 6

[6] Documenti del Vaticano II, La Chiesa, n° 14.

[7] Documenti del Vaticano II, La Chiesa, n° 14

[8] Documenti del Vaticano II, Dichiarazione della Relazione della Chiesa con i Non-Cristiani, n° 4

[9] Documenti del Vaticano II, La Chiesa, n° 16

[10] Documenti del Vaticano II, La Chiesa, n° 40

[11] Dizionario della Bibbia, pp. 762-763

[12] Documenti del Vaticano II, Costituzione della Sacra Liturgia, n° 62

[13] Lo Spirito Santo nostra Speranza, pp. 131-132

[14] Anne Field, O.S.B., Legare l'Uomo Forte, pp. 75-76

[15] Documenti del Vaticano II, Costituzione sulla Sacra Liturgia, n° 71

[16] Lo Spirito Santo nostra Speranza, p. 125

[17] Anne Field, O.S.B., Legare l'Uomo Forte, p. 85

[18] Lo Spirito Santo nostra Speranza, pp. 117-118

[19] G. Manning, I Rivoluzionari Gentili, p. 131

[20] Scusi, Qual'è il suo Dio?, p. 136

[21] Documenti del Vaticano II, La Chiesa, n° 14

[22] Padre B. Manning, Profeti e Amanti, p. 43

[23] Lo Spirito Santo nostra Speranza, p. 56

[24] Profeti e Amanti, p. 48

[25] A. Wilhelm, Cristo fra noi, pp. 419-420

[26] A. Field, O.S.B., Legare l'Uomo Forte, p. 99

[27] 'Metanoeo' è la parola greca usata da Luca per indicare il tipo di pentimento a cui il testo si riferisce: un cambiamento radicale di mentalità e di scopi. Il pentimento evangelico, quindi, non si limita al solo dolore dei peccati e del nostro stato di peccatori, ma include la nostra decisione di cambiare vita.

[28] Anne Field, O.S.B., Legare l'Uomo Forte, p. 57

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