Capitolo Quinto A L T E R N A T I V E N E L P R O B L E M A

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MARIOCAPALBO
00giovedì 2 febbraio 2012 18:35

la crescita spirituale

Capitolo Quinto

  

A L T E R N A T I V E    N E L    P R O B L E M A

  

Il problema è la parte centrale del viaggio tra la promessa e la "provvista," ovvero la sua realizzazione. Il modo in cui ci comporteremo nel problema determinerà fino a che punto - entro quanto tempo - o addirittura SE riusciremo, o no, ad ottenere la provvista!

    Tornando al caso-prova (gli Israeliti e i loro problemi) e confrontadolo con le nostre esperienze personali, possiamo scorgere tre alternative di base da affrontare durante il problema, o deserto:  

1.    Un altro giro - La risposta negativa all'inizio del problema porta ad una prolungata sosta nel deserto. Dio poi ci fornirà una serie di circostanze simili per darci modo di fare un altro giro, o tentativo, per superare lo stesso problema.

2.    Le ossa aride - Se continueremo a rispondere negativamente, ci troveremo a morire nel deserto. L'atteggiamento di costante durezza potrà impedirci di giungere alla provvista e di goderla.

3.    Resistere ed entrare - Se la risposta è positiva e sceglieremo di resistere e di attenerci ai principi di Dio nel corso del problema, potremo accedere alla provvista senza un'attesa troppo lunga.  

        Nell'esaminare ciascuna delle alternative, ricordate la Legge delle Quattro "P": la possibilità cioè di cadere preda di un complesso del deserto, e la bontà e pazienza del nostro Dio.   

Un altro giro  

Quando gli israeliti entrarono nell'esperienza del deserto, avevano appena attraversato il Mar Rosso e avevano visto Dio abbattere i nemici che li inseguivano. Avevano ricevuto la promessa in Egitto, dove avevano imparato il principio-base: Se solo avessero confidato in Dio e gli avessero obbedito, Egli li avrebbe condotti sani e salvi attraverso il deserto, fino a destinazione.  

     Sappiamo che essi credettero sia alla promessa che al principio, perché nell'Esodo leggiamo che l'intera nazione cantò un canto di vittoria e di lode a Dio:  

"Canterò al Signore: perché Egli ha gloriosamente trionfato..

 ... Mia forza e mio canto è il Signore, e mia salvezza.

Egli è il mio Dio e lo voglio lodare ...

Guidasti il popolo che tu hai redento,

e nella tua sollecitudine li hai condotti con forza alla tua terra santa.

Le nazioni udirono l'accaduto e tremarono.

La paura attanagliò gli abitanti della Filistea.

Si spaventarono i capi di Edom, e tremarono i potenti di Moab.

Tutti i popoli di Canaan rimasero confusi dalla paura.

Piombarono sopra di loro spavento e terrore;

O Signore, per la tua grande potenza non ci attaccheranno!

Il popolo che ti sei acquistato passerà indenne in mezzo a loro.

Li conduci e li pianti sul tuo monte, la tua stessa patria, Signore,

Il Santuario che hai fatto perché vi abitassero.

Il Signore regna in eterno e per sempre.

              Allora Maria, la profetessa sorella di Aronne, prese in

              mano un timpano, e dietro a lei uscirono le donne a danzare."

    (cf.Es15,1-2;13-18;20).  

           Gli Israeliti erano certissimi che Dio si sarebbe preso cura di loro, perché Lo avevano appena visto far annegare un intero esercito nel Mar Rosso. Se nel deserto il primo problema fosse stato un esercito che li inseguiva, penso che avrebbero continuato a cantare, aspettandosi che Dio ripetesse il miracolo.  

      Mi riconosco negli Israeliti. Tante volte ho lodato Dio per qualcosa che aveva fatto nella mia vita, continuando poi ad aspettarmi che ripetesse la stessa cosa. Cerco di prevedere come Dio risolverà un problema, o la natura del problema, cosa che mi farà crollare quando Dio agirà a modo Suo.  

      Subito dopo i canti e le danze, Dio condusse gli ex-schiavi nel deserto di Shur, dove rimasero per tre giorni senz'acqua. Arrivarono poi a Marah, ma non poterono bere l'acqua della fonte perché era amara. Dio dimostrò la condizione del loro cuore inviando un problema di specie diversa da quello che gli avevano appena visto risolvere. Confidavano veramente che Dio avrebbe provveduto a loro, oppure no?

      Ma non risposero come Dio aveva sperato. Non dissero: "Dio ha diviso le acque del Mar Rosso davanti a noi; potrà certo far diventare dolce l'acqua amara. Lo loderemo, e lo vedremo compiere un altro miracolo".

      Invece si rivolsero a Mosè, e lo interrogarono con tono di sfida: "Dovremo morire di sete qui, nel deserto?"

La loro risposta negativa prolungò la permanenza nel deserto. Ma per dare loro un'altra opportunità di scelta e di confidare in Lui, Dio produsse un'altra serie di circostanze. Dovettero fare un altro giro.  

     Spesso cerchiamo di prevedere il modo preciso in cui Dio agirà, senza renderci conto che Egli è già all'opera nel nostro problema - e proprio dove meno ce lo aspettiamo! Se avete un capoufficio difficile e pregate che Dio si prenda cura di quel nemico, magari vi aspettate che ve lo allontani, oppure che lo trasformi in un bravo ragazzo. Invece pare che egli diventi più intrattabile del solito. 

     Allora Dio non esaudisce la vostra preghiera? In realtà lo sta facendo, ma in modo diverso da come vi aspettavate.

q       Dio sta affrontando il vero nemico - il vostro orgoglio personale e il vostro inarrendevole ego.  

            Egli permette che il capo diventi più ostico che mai, perché siate VOI a rivolgervi a Lui per chiedergli di

q       eliminare da voi stessi l'orgoglio e il vostro spirito inflessibile;

q       e siate voi, prima del capoufficio, ad arrendervi a Lui.  

Quando lo farete, scoprirete che d'improvviso il capoufficio si trasformerà in una persona sorprendentemente gentile!  

       Se identificheremo la causa che sta alla radice del problema, ci sarà più facile accettarlo.

       Comunemente facciamo l'errore di dare la colpa delle nostre difficoltà alle circostanze - e ci aspettiamo che Dio le cambi -

q       mentre dovremmo renderci conto che è proprio il nostro atteggiamento la causa del problema. 

Se lo volesse, Dio potrebbe cambiare all'istante le circostanze: se non lo fa, è perché invece vuole cambiare qualcosa in noi. Le circostanze hanno il solo scopo di mettere in luce qualcosa che va cambiato.  

     Il seguito della storia del viaggio nel deserto del popolo d’Israele non lo troviamo solo nell'Esodo, ma anche nel Levitico, nei Numeri e nel Deuteronomio. 

     Cerchiamo di captare qualcosa dalla loro esperienza ad Elim. Qui si accamparono in mezzo alle palme, tra dodici sorgenti d'acqua: ancora una volta Dio dimostrò di poter provvedere a loro. Poi furono condotti nel deserto di Sin, dove non trovarono niente da mangiare. Noi riconosciamo che stavano affrontando lo stesso problema, ma in forma leggermente diversa: invece dell'acqua amara, ora si trattava della mancanza di cibo.

  

Quando le "grazie" sono "disgrazie" 

 

Se la prima risposta al problema è negativa, Dio provvederà a soddisfare la nostra richiesta immediata

q       e ci farà procedere, fornendo poi una serie di circostanze simili per rimetterci di fronte alla stessa scelta:

q       confidare in Lui e rimanere saldi nei Suoi principi, - oppure ignorare i Suoi principi e lamentarci.  

Per un certo periodo, può anche darsi che non riconosceremo il modo in cui Dio agisce: c’imbatteremo di continuo in difficoltà della stessa natura, ma sempre un po' più gravi.  

    A questo punto troviamo gli Israeliti a lamentarsi per la mancanza di cibo, ancor più di quanto avevano fatto per l'acqua. La lode e la fiducia del canto e delle danze se n’erano andate, assieme alla sicurezza ricevuta quando Dio aveva cambiato l'acqua amara in acqua dolce. Ma Dio era paziente col popolo che si era scelto: quella sera piovvero quaglie, e al mattino la manna coprì il deserto. Dio aveva nuovamente risposto alle loro lamentele, dimostrando il Suo amore e la Sua capacità di provvedere.  

   Il giro successivo intorno alla montagna li portò a Raphidim, dove l'acqua mancava del tutto. Qui dovettero affrontare di nuovo una situazione molto simile a quella che Dio aveva risolto in precedenza davanti ai loro occhi. Come avrebbero reagito? Avrebbero ricordato quel miracolo, aspettandosi fiduciosi un altro intervento simile? 

   Non fu così ma anzi, ci furono ancor più lamentele - questa volta quasi fino a voler lapidare Mosè. Ma Dio li condusse al Monte Oreb, dove disse a Mosè di battere la roccia col suo bastone, e ne sgorgò acqua. Mosè chiamò quel luogo Massa, che significa "Tentare Jahvé di distruggerci"; perché fu in quel luogo che il popolo d’Israele contestò contro Dio e lo tentò a distruggerli dicendo: "Jahvé si sta prendendo cura di noi, o no?"  

   Il deserto tra l'Egitto e Canaan può essere attraversato a piedi in meno di due settimane, ma agli Israeliti occorsero quarant'anni! Ad ogni giro, ad ogni confronto col problema, essi scelsero di lamentarsi anziché confidare in Dio. Ad ogni giro, aumentava la loro amarezza e s’induriva la loro ribellione. Quando Mosè salì sul Monte Sinai, non lo aspettarono, ma si costruirono un vitello d'oro, disobbedendo direttamente al comando che Dio aveva appena dato loro. Mormorarono e si lamentarono per tutta la durata del viaggio nel deserto; e quando finalmente arrivarono ai confini della Terra Promessa e videro che era piena di città fortificate e di nemici - tra i quali persino dei giganti - si lasciarono assalire dal panico e rifiutarono di entrarvi.  

 

Le ossa aride   

     Su dodici spie che oltrepassarono il confine per dare un'occhiata alla terra, dieci dissero che la terra non poteva essere conquistata. Le ultime due, Giosué e Caleb, ricordarono le parole di Dio e vi credettero: volevano entrare in quella "provvista", ma il popolo si rifiutò di seguirli.  

     Per dieci volte gli Israeliti avevano messo alla prova la pazienza di Dio - e alla fine i loro giri si esaurirono. Il loro cuore si era indurito nella ribellione, e Dio perse la pazienza con loro.

           

Il cristianesimo è qualcosa di più che una serie di perdoni ripetuti ogni volta che commettiamo azioni sbagliate;

q   ha anche a che fare con la docilità e l'obbedienza. Se, mentre siamo nel deserto, induriamo il cuore, la seconda alternativa sarà la nostra fine;

q   le nostre ossa s’inaridiranno - e noi periremo nel problema - senza mai giungere alla pienezza della provvista.

Ciò non significa la perdita della salvezza. Dio perdonò gli Israeliti per la loro ribellione, ma si rifiutò di farli entrare nella Terra Promessa.  

"D'accordo, li perdonerò come tu richiedi, ma giuro per il mio nome che, com'è vero che tutta la terra sarà piena della gloria del Signore, è anche vero che nessuno degli uomini che hanno visto la mia gloria e i miracoli che ho compiuti in Egitto e nel deserto - e che per dieci volte si sono rifiutati di confidare in me e di obbedirmi - vedrà mai la terra promessa agli antenati di questo popolo. (Da Numeri 14, 20-23).  

     Dio disse che avrebbe perdonato il popolo: essi non persero la salvezza, ma persero l'occasione di ricevere l'adempimento della promessa. Le loro ossa s’inaridirono nel deserto; essi perirono spiritualmente, pur essendo davvero in possesso della promessa.  

     Nel deserto le ossa aride sono un triste spettacolo, ma diventeranno la nostra unica alternativa se continueremo a rispondere negativamente ai problemi da affrontare nei molti giri intorno al problema.  

     Troviamo ossa aride sparse in molti deserti moderni.  

     Dopo una resistenza ostinata e continua da parte nostra, può arrivare il momento in cui Dio non tornerà più a correggerci. Osservate questo punto di svolta nel caso-prova:  

"Allora le dieci spie che avevano incitato alla ribellione contro Jahvé facendo insorgere la paura nel cuore della gente, furono colpite a morte davanti al Signore. Di tutte le spie, solo Giosué e Caleb rimasero vivi. Quale fu il dolore in tutto il campo, quando Mosè riferì al popolo le parole di Dio! Al mattino dopo si alzarono presto e si avviarono verso la Terra Promessa.

'Eccoci arrivati!' dissero. 'Sappiamo di avere peccato, ma ora siamo pronti ad andare nella terra che il Signore ci ha promesso!'

Ma Mosè disse: 'E' troppo tardi. Ora state disobbedendo agli ordini del Signore di tornare nel deserto. Non procedete coi vostri piani, o sarete annientati dai nemici, perché il Signore non è con voi" (cf. Nm 14, 36-42).  

     É un pensiero spaventoso: Dio perdonerà i peccati commessi contro di Lui, ma se non gli permetteremo di prepararci - se non accetteremo pienamente i Suoi principi ed i Suoi problemi - non potrà introdurci nella terra promessa. E' una vera tragedia il fatto che, i cristiani che conoscono le Sue promesse, possano trascorrere l'intera vita a vagare nel deserto - senza mai riuscire a vedere che quelle promesse si realizzano. E alla fine, ossa aride

 

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MARIOCAPALBO
00giovedì 2 febbraio 2012 18:36

Resisti ed entra!

La terza alternativa, resisti ed entra, restò aperta solo a due degli Israeliti della prima generazione - Caleb e Giosué. Nel loro ruolo di spie nella Terra Promessa, avevano visto coi loro occhi le città fortificate ed i giganti armati. Ma ricordando la promessa di Dio, confidarono che Egli avrebbe consegnato la terra nelle loro mani. Quarant'anni dopo furono proprio loro due, Giosué e Caleb, a condurre la nuova generazione oltre il Fiume Giordano, nella Terra Promessa!

 

Se falliremo al primo giro, avremo un'altra occasione per affrontare lo stesso principio. Avremo un'altra scelta tra aderire alla Parola di Dio e rifiutare di obbedire. Spesso, in una situazione, non riusciamo neppure a riconoscere in che modo Dio ci mette di fronte ad un problema, fin quando non avremo fallito una volta o due.

      Eccovene un esempio:  

      Una donna mi aveva sentito parlare della Legge delle Quattro "P" e delle tre alternative nell'affrontare il problema. Riconobbe di aver girato per anni a vuoto intorno ad un problema, fossilizzatosi poi in risentimento verso sua madre. Tornando a casa, pregò che Dio la aiutasse a perdonare e ad amare sua madre. Si aspettò fiduciosa "qualcosa" che producesse in lei un cambiamento nei sentimenti. 

      E qualcosa successe davvero: la situazione prese una svolta drastica in peggio. Scoprì che sua madre le aveva nascosto della corrispondenza. La ferita fu talmente profonda, che lei esplose in uno scoppio d'ira, ed accusò la madre di cercare di manipolare la sua vita. 

     Più tardi quella sera, si rese conto che Dio l'aveva portata in quella situazione difficile proprio per darle l'occasione di perdonare sua madre. Avendo fallito nel problema, seppe di potersi aspettare un altro giro, e decise di stare in guardia per un altro confronto con sua madre. 

     Passò una settimana senza vedere la madre. Ma una sera suo marito le disse che la figlia, che era via all'università, era stata bocciata agli esami e che lui le aveva permesso di trasferirsi ad un altro corso. Mentre il marito stava ancora parlando, cominciò a risvegliarsi in lei quel vecchio risentimento familiare: "Agiscono sempre alle mie spalle ... mio marito, mia figlia e mia madre ..." D'improvviso vide lo schema del proprio pensiero! Era l'altro giro che stava aspettando! Per la prima volta si rese conto che il suo problema non era il risentimento verso la madre - quello non era che un sintomo. Il vero problema era l'orgoglio, che spesso si manifestava in lei con una forte tendenza ad assumersi la responsabilità d’ogni situazione, e a manipolare gli altri secondo il proprio volere.  

    Pregò in silenzio: "Signore, perdonami. Grazie per avermi mostrato come sono in realtà. Prendi il mio ego orgoglioso, e mentre mi arrendo a Te, rendimi la madre, la moglie e la figlia che Tu vuoi."  

    Suo marito la guardò con apprensione e continuò: "Susy ed io non volevamo che ti preoccupassi. Sapevamo quanto avresti desiderato che lei diventasse avvocato, ma a lei piace assai più la prospettiva di diventare veterinario. Sai bene che le è sempre piaciuto assistere gli animaletti malati". Il punto di crisi era passato, e la madre poté sorridere e dire onestamente d’essere felice che sua figlia facesse quello che aveva sempre voluto.  

    Qualche giorno dopo, andando a trovare sua madre, la donna scoprì che il vecchio risentimento si era come fuso, non esisteva più. Capì che sua madre le aveva nascosto quelle lettere per risparmiarle qualche sofferenza. Chiese perdono per le parole offensive del loro ultimo incontro, e per la prima volta da molti anni sentì di amare veramente sua madre.  

    Dopo molti anni trascorsi nel deserto - con ripetuti giri intorno allo stesso problema - alla fine riuscì a riconoscere in che modo Dio le presentava la scelta tra il confidare nei Suoi principi o continuare ad agire seguendo la propria ostinazione, col risultato ultimo di morire nel deserto. Attenendosi ai principi di Dio (sottomettendo cioè il proprio orgoglio e chiedendo perdono ed aiuto), riuscì ad entrare nella sua terra promessa - una relazione calda e sincera non solo con la madre, ma anche col marito e la figlia. Da anni queste persone soffrivano per la sua continua tendenza a controllare e a manipolare.  

    Dio è paziente e ci permette un altro giro. Ciò avverrà finché non saremo riusciti a superare il problema, oppure finché non ci saremo talmente induriti, che un altro giro non farà alcuna differenza. I giri diventeranno sempre un po' più difficili - od ovvii - per portarci a riconoscere la nostra reazione sbagliata. Dio non vuole pressarci in un problema grave: se capiremo il principio e riusciremo a respingere la tentazione di disobbedire al primo giro, saremo subito pronti ad entrare nella Provvista, senza ulteriori indugi. Dio brama farci capire che

q       una situazione difficile è sempre la porta d’accesso alla terra promessa,

q       se solo saremo docili ed affronteremo nel modo giusto le Sue condizioni.  

    Una volta, mentre ero in Perù, mi recai nella casa di un vasaio. Lo osservai attentamente dare forma a dei vasi d’argilla, che poi mise in forno per la cottura. Dopo un certo tempo aprì il forno, ed io avvertii la vampata di calore contro il viso. Il vasaio tirò fuori un vaso, ne colpì leggermente il bordo, e ne uscì un suono sordo. Rimise subito il vaso in forno, e io gli chiesi: "Come fa a sapere quando è cotto?" Sorridendo rispose: "Quando canta! Se tocco il bordo e ne esce una bella nota risonante, allora so che è pronto".  

    Dio ci permette di restare nel caldo del problema, giro dopo giro, finché non avremo imparato a cantare. Poi saremo pronti ad entrare nella nostra provvista. Saremo diventati vasi pronti ad essere riempiti dell'amore, della gioia e della pace abbondante, secondo le sue promesse.

 

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