Capitolo Quarto L A L E G G E D E L L E Q U A T T R O "P"

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MARIOCAPALBO
00giovedì 2 febbraio 2012 18:30

la crescita spirituale

 

Capitolo Quarto

  

L A   L E G G E    D E L L E   Q U A T T R O   "P"

    

Il cristianesimo non è complicato, e la relazione tra Dio e l'uomo può essere descritta in termini tanto semplici da essere comprensibili anche per un bambino. Eppure, le implicazioni spirituali di queste verità portano il più saggio degli uomini a provare un reverenziale timore.

     Il cristianesimo in azione non solo è pratico, ma è anche completamente affidabile. Nel trattare con gli uomini, Dio fa una dichiarazione diretta e condizionale: "SE farai questo, io farò quello; d'altra parte, SE rifiuterai di farlo, ti accadrà questo". In teologia questa è la 'rivelazione di proposta oggettiva.’ Dio ci fa’ una proposta: se la seguiremo, avremo proprio il risultato promesso.

      Abbiamo già visto che Dio fa sempre promesse al condizionale, seguite da una situazione problematica in cui la tentazione provocherà da parte nostra la decisione: o di aderire alla condizione di Dio, oppure di ignorarla. L'adempimento della promessa (o provvista) non potrà giungere finché non avremo preso la decisione giusta - e quindi solo se avremo deciso di obbedire alla Parola di Dio.  

     Ho scoperto che questo è uno schema assolutamente invariabile nel comportamento di Dio verso di noi (vedi esempi biblici in appendice). Lo si riscontra in tutta la Bibbia, e l'ho constatato anche nella mia esperienza personale. Non ho mai trovato una sola eccezione a questa regola! Per ricordare facilmente lo schema, possiamo memorizzarlo come la Legge Delle Quattro "P".  

-         Dio fa una promessa,

-     legata ad un principio (o condizione),

-     seguito a sua volta da un problema (o tentazione nel deserto),

-     che porterà alla provvista delle grazie e benedizioni abbondanti di Dio!  

        Se capiremo il funzionamento di questa legge, ci renderemo conto che le promesse irrealizzate non dovrebbero costituire la normale esperienza del cristiano. Le promesse della scrittura sono state fatte per essere mantenute. Ma il guaio è che la maggior parte di noi si arrende e cede al sopraggiungere del problema, perché non riesce a considerarlo parte dell'intervento di Dio. Prima pensavo che, se pregavo per ricevere una promessa e poi mi imbattevo in un problema, significava che la preghiera non sarebbe stata esaudita. In qualche modo, in risposta avevo ricevuto un problema, anziché una provvista di grazia.

     Tuttavia, secondo la legge delle quattro "P", il problema non arriva al posto della grazia o provvista, ma ne fa parte - ossia: esso è il mezzo per ottenere le benedizioni di Dio.

     A molti cristiani resta difficile capire come Dio, per portarci a ricevere una provvista dei Suoi doni, possa usare un problema quale parte del Suo piano. Vogliamo dare al diavolo la colpa del problema, pensare che egli sia interferito ed abbia  sconvolto le intenzioni di Dio. Indubbiamente qui il diavolo ha un suo ruolo, ma vi partecipa solo col permesso di Dio. Noi infatti abbiamo bisogno del problema, che ci preparerà a ricevere le provviste, ossia le grazie abbondanti di Dio.

          L'apostolo Giacomo intravide questo principio e scrisse:

  "Beato l'uomo che sopporta la tentazione: perché quando è messo alla prova, riceverà..." (cf. Gc 1, 12).

          La Bibbia contiene innumerevoli casi in cui osservare la Legge Delle Quattro "P" in azione: Sono lì proprio per insegnarci ad aspettarci lo stesso tipo di intervento nella nostra vita. Una volta reclamata una promessa, dovremmo accertarci di averne capito il principio, cioè come far sr che essa diventi per noi una vera provvista di grazia.

     A quel punto, dovremmo aspettarci qualche tipo di situazione in cui saremo tentati a ignorare la Parola di Dio. Se lo faremo, non potrà esserci alcuna provvista. Se invece decideremo di osservare la condizione o principio, potremo aspettarci con fiducia che Dio ci introduca alla provvista dei Suoi doni.

     La trappola qui sta nel fatto che, all'insorgere del problema, in genere siamo colti alla sprovvista. Ben di rado riusciamo a scorgere il collegamento tra problema (tentazione o prova) e promessa. E' quindi probabile scoraggiarci e imboccare la via del fallimento. Ma se ci aspetteremo il problema, ci troveremo pronti; e una volta riconosciuta la situazione di deserto, di solito riusciremo ad attraversarla con minor dolore e in un più breve periodo di tempo.    

Lasciamo parlare il Vecchio Testamento

         Come primo caso-prova prenderemo il viaggio degli Israeliti nel deserto. Gli autori del Nuovo Testamento usarono quella stessa esperienza come esempio per tutti i credenti, perché le promesse che Dio stabilì per gli Israeliti sono offerte anche a noi, tramite la Persona di Gesù Cristo. Gli Israeliti ricevettero la loro promessa in Egitto, quando Dio disse loro: "Vi porterò in un paese stupendo dove scorre latte e miele". Quando abbiamo accettato Gesù Cristo come nostro Salvatore, ci siamo candidati alla stessa promessa: "Vi porterò in un luogo di grazia e di benedizioni abbondanti".

         La carta geografica ci mostra che Dio portò i figli di Israele presso il Monte Sinai, dove dette loro i principi: i Dieci Comandamenti, e la condizione: "Se sarete docili e obbedienti, mangerete le cose buone della terra". Poi venne il deserto, ossia il problema.

     Ma perché mai Dio li mise di fronte a questa esperienza di deserto? Per lo stesso motivo per cui, oggi, l'esperienza della prova o tentazione è necessaria anche a noi.

         Vediamo qui sotto la cartina che illustra il viaggio degli Ebrei verso la Terra Promessa:  

                                      

(Vedi Appendice)     

Dobbiamo imparare, e non dimenticarlo mai, chi siamo noi e chi è Dio. Solo così potremo giungere sani e salvi alle grazie o provviste che Dio ci riserva, senza inorgoglirci, diventare altezzosi e di conseguenza distruggere noi stessi. Ascoltiamo Mosè che ci parla per conto di Dio:  

"Ti ricordi di come il Signore ti ha guidato nel deserto in tutti quei quarant'anni, umiliandoti e mettendoti alla prova, per scoprire come avresti risposto, e se tu gli avresti davvero obbedito o no? ... Perché quando avrai mangiato a sazietà e ti sarai arricchito, quando avrai costruito belle case in cui abitare, e avrai visto i tuoi greggi e le tue mandrie moltiplicarsi a dismisura ... quello sarà il momento di sorvegliare che tu non diventi orgoglioso e dimentichi il Signore tuo Dio che ti ha fatto uscire dalla schiavitù nel Paese d'Egitto... Lo ha fatto in quel modo perché tu non arrivassi mai a pensare che sono state la tua stessa forza e potenza ad arricchirti.

Ricordati sempre che è il Signore tuo Dio a darti il potere di arricchirti, e questo per mantenere la promessa fatta ai vostri antenati." (cf. Dt 8, 2; 12-18).  

         Il deserto ha sempre lo scopo di farci riconoscere la nostra insufficienza e la totale sufficienza e completezza di Dio. Una volta capito questo, docilità e obbedienza seguiranno come conseguenza logica. Appena mi rendo conto che le mie forze non bastano a realizzare qualcosa, smetterò di fare tentativi da solo e obbedirò a Dio, che è in grado di realizzare ciò che desidero.    

 La Salvezza  

          Anche il dono della salvezza di Dio è soggetto alla Legge delle Quattro "P". Dio promette salvezza a chi crede nel Suo Figlio Gesù Cristo (Gv 3,16). Il Principio è la nostra fede in Lui:    

"Quindi ora, giustificati agli occhi di Dio mediante la fede [principio] nelle sue promesse, possiamo avere una vera pace con Dio [provvista] per ciò che il Signore nostro Gesù Cristo ha fatto per noi" (cf. Rm 5,1).

           In qualche punto tra la promessa, il principio e la provvista abbondante, si trova una zona desertica in cui saremo assaliti dai dubbi e dalla tentazione di non credere alla Parola di Dio. Alcuni cristiani sono preparati al dubbio in questo campo. Nelle organizzazioni Evangelistiche ed Evangeliche circolano libretti che consigliano i nuovi cristiani di imparare a memoria le promesse di salvezza di Dio. Sanno bene che quei passi della Scrittura saranno necessari per combattere i dubbi.          

La salvezza si basa su questo: "Dio lo ha detto; io ci credo; questo mi basta." É davvero un ottimo consiglio, perché:

     I sentimenti sono indicatori falsi e pericolosi della verità autentica.  

Tutti sappiamo di poter essere salvati senza "sentirci" salvati. Così impariamo a rimanere saldi nella Parola di Dio, scegliendo di credere a Lui anziché ai sentimenti.

     Questa, infatti, è l'essenza della fede: credere a quanto Dio ha detto, senza minimamente considerare ciò che sembrano indicare i sensi o le circostanze .  

      Anche oggi, intere moltitudini di cristiani stanno ancora combattendo nel primo deserto dei dubbi sul perdono dei peccati. Continuano a ripetere la confessione degli stessi peccati, mentre pensano: "Non lo so, ma forse farei meglio a chiedere a Dio di salvarmi un'altra volta". Non hanno mai capito bene il principio, e sono del tutto impreparati al problema. Ma  

q       non c'è altro modo per ottenere la provvista - o grazia - della vera pace con Dio, se non attraverso il problema del dubbio.

q       Dovete arrivare al punto di decidere - nonostante alcuni convincenti fattori di sentimenti e dubbi razionali - di confidare nella Parola di Dio.

q       Dovete scegliere di credere che Cristo è veramente il Figlio di Dio, morto per la vostra ribellione e per i vostri peccati personali.  

Non sarete mai convinti, né avrete pace con Dio, in nessun altro modo. E non vi giungerà nessuna prova schiacciante prima di prendere questa decisione. Pace e certezza potranno giungere solo dopo che avrete deciso di confidare nella Parola di Dio in mezzo all'incertezza. É questa la fede.  

     Imparate cosa dice la Parola di Dio sull'argomento, poi consideratelo un fatto. Riguardo alla salvezza, in Giovanni 3,16 Dio in realtà dice:  

"Egli ci ha tanto amati da darci il Figlio Suo, Gesù Cristo, affinché chi crede in Lui (chi aderisce a Lui, spera e confida in Lui, conta su di Lui) non vada perduto ma abbia vita per sempre".  

La parte di Dio è già un fatto stabilito, compiuto e sigillato da Cristo sulla Croce.

      La condizione posta davanti a noi è che abbandoniamo i nostri sforzi personali per cercare di salvarci da soli, che ammettiamo la nostra ribellione (peccato) e accettiamo Cristo come nostro Salvatore, Signore e Maestro. Tutto ciò ci conferisce i requisiti per la realizzazione di un'altra promessa:  

"Coloro che credono in Cristo, riceveranno il potere di diventare figli di Dio" (vedi Gv 1,12).  

           Se faremo la nostra parte nella condizione:

q     Aderire a Gesù Cristo, contare su di Lui, sperare e credere in Lui, potremo essere assolutamente certi che Dio ha già fatto la Sua.  

Su questo abbiamo la Sua Parola. Ma possiamo anche esser certi che il senso di sicurezza e di pace in Dio ci giungerà solo dopo un periodo di gravi dubbi ed interrogativi.  

 

 La Guarigione  

La guarigione è un altro dono soggetto alla Legge delle Quattro "P". Una volta un uomo mi chiese: "Se non guarisci quando lo chiedi, come fai ad esser certo di essere salvato quando lo chiedi?" Dovetti dibattermi con questo dubbio per qualche tempo, prima di riuscire a trovare una risposta adeguata.  

     Se il principio della guarigione ci fosse insegnato in maniera tanto completa e profonda come quello della salvezza, saremmo in grado di aspettarcela e di vederla spesso realizzata. Qui non voglio implicare che la guarigione sia una promessa universale come la salvezza. La Bibbia dice che tutti quelli che invocano il nome di Gesù Cristo saranno salvi, ma la stessa promessa universale non si applica alla guarigione, perché la malattia, l'invecchiamento e la morte fisica fanno parte del mondo. La Bibbia non promette che questo mondo malato sarà completamente risanato prima del ritorno di Cristo.  

          Dio tuttavia promette davvero la guarigione, e quando fa questa promessa a una persona, intende mantenerla. In quel caso, credo che se accettiamo la promessa della guarigione allo stesso modo di quella della salvezza, saremo in grado di reclamarla, nonostante i dubbi, i sentimenti ed i sintomi ricorrenti.  

     Sono convinto che Dio intenda far godere ai cristiani una salute migliore e concedere loro più alte percentuali di guarigione di quanto non avvenga oggi nelle nostre chiese. E' più sicuro interpretare la "spina nella carne" di Paolo (2 Cor 12,7), anziché rischiare un insegnamento sulla guarigione. C'è una enorme discrepanza tra quanto Dio ci ha reso disponibile in Cristo, e quanto in realtà sperimentiamo. In gran parte ciò è dovuto al fatto che la maggior parte di noi considera i sentimenti come unica misura affidabile per sapere se stiamo bene fisicamente o no.  

q       Ma se la guarigione segue la Legge delle Quattro "P", dovremmo aspettarci che il problema contenga i sintomi fisici aventi lo scopo di mettere alla prova la nostra fede nella promessa di Dio.  

          Una donna stava morendo lentamente di sclerosi multipla. Credeva che Dio l'avrebbe guarita e molta gente aveva pregato per lei; tuttavia, continuava a peggiorare. Continuò a supplicare Dio e disse agli amici che pensava che presto Egli avrebbe esaudito le sue preghiere.  

     Ma giunse il momento in cui fu portata in ospedale; perse la vista e la capacità di muovere gli arti. I medici temevano che avesse ancora solo un giorno o due di vita.  

     Uno dei suoi amici andò a trovarla, e chinandosi sul suo letto le disse: "Smettila di aspettare che Dio ti guarisca presto e accetta invece il fatto che ti ha già guarita. Ringrazialo per la guarigione già ottenuta e smettila di pensare a quando ti senti male.  

          Fu come se una luce folgorante penetrasse nella mente della donna morente. D'improvviso capì perché si sentiva sempre peggio: 

q       aveva tenuto la mente fissa sui sentimenti, anziché sull'opera finita di Cristo.

q       Cominciò a ringraziare Dio, e in poche ore il suo corpo cominciò a rispondere.  

    Dopo qualche giorno era a casa ed era tornata a stare in piedi.

Quando racconta la propria storia, ora fa notare che se fosse rimasta a letto ad aspettare che Dio la guarisse - anziché accettare il fatto che Egli lo aveva già fatto, - sarebbe morta, nonostante la provvista di guarigione che Dio aveva pronta per lei.  

        Gli Israeliti morirono nel deserto, - nonostante Dio avesse riservato loro una Terra Promessa (provvista), - perché non riuscirono mai ad accettare il problema come parte del piano di Dio. Molte persone che potrebbero ricevere la guarigione, non guariscono perché non capiscono come si fa a passare nel modo giusto attraverso il problema, per arrivare al possesso della salute (provvista). In quel deserto particolare (tentazione o prova), sarete messi di fronte alla scelta di credere alla Parola di Dio che vi dice che Egli vi ha già guariti, o ai vostri sentimenti e sensazioni che vi dicono che siete ancora malati.  

          Le molte guarigioni riportate dalla Bibbia sono tutte diverse tra loro, ma hanno un denominatore comune: la Fede.

     Sappiamo che:  

q      la fede é la determinazione a credere, a confidare, a contare sulla parola di dio, oltre e al di sopra di ciò che possono dirci i sensi o le circostanze.  

Solo la fede potrà farci superare il problema e introdurci nella provvista di grazia abbondante.

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MARIOCAPALBO
00giovedì 2 febbraio 2012 18:31

 Il Frutto dello Spirito  

La Bibbia ci dice quale dovrebbe essere la caratteristica della vita cristiana normale: abbondanza d'amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fedeltà e dominio di sé. Ma basta guardarci dentro, per renderci conto che quella descrizione ben di rado si adatta alla nostra esperienza quotidiana. Il motivo è che queste ambitissime virtù cristiane ci vengono date solo in forma di promessa, e si tradurranno in esperienza reale solo attraverso l'opera della Legge delle Quattro "P". In Galati 5, 22-23 troviamo il principio e la promessa:  

"Quando lo Spirito Santo controlla la nostra vita, produrrà questa specie di frutto: amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fedeltà, cortesia, dominio di sé ...[autocontrollo]."  

            Vedete la condizione, che cioè che lo Spirito Santo deve controllare la nostra vita?

q       Deve essere Lui a produrre il frutto in noi. Gli esseri umani non possono produrlo con la forza di volontà;

cresceremo spiritualmente solo quando saremo nella giusta relazione con Cristo mediante lo Spirito Santo.  

    Tra la promessa, il principio e la provvista dobbiamo aspettarci un problema. In questo caso è una situazione di deserto, in cui al frutto dello Spirito verrà dato modo di crescere, oppure di essere stritolato dalla nostra caparbia forza di volontà.  

    In Giovanni 15, 1-4, Gesù descrive come incoraggiare la crescita del frutto:  

"Io sono la vera Vite, e Mio Padre è il Vignaiolo. Egli toglie (taglia via) ogni ramo che non produce frutto, e pota i rami che portano frutto perché producano un raccolto ancora maggiore. Egli si è già preso cura di voi, potandovi perché abbiate più forza e maggiore utilità per mezzo dei comandi che io vi ho dati. Cercate di vivere in Me, e permettetemi di vivere in voi. Infatti, un ramo non può produrre frutto se è separato dalla vite. Né voi potrete produrre frutto separati da Me".  

        Il tagliar via (la potatura per essere rafforzati e produrre molto di più) è la descrizione adeguata di una esperienza di deserto. La vera esperienza di vita ci viene da quelle circostanze che ci spremono fino a farci esplodere: non riusciamo più, con le sole nostre forze, a continuare ad agire con amore e pazienza; siamo così costretti ad ammettere i nostri limiti, il nostro disamore e la nostra impazienza.  

     A questo punto interviene la tentazione, allo scopo di provocare una decisione. Possiamo:  

1.      Ammettere la nostra insufficienza, confessare il nostro disamore e rivolgerci a Dio, per chiedergli di renderci amabili,

oppure

2.      rifiutarci di vedere la mano di Dio nel problema, esplodere e dare la colpa di tutto alle terribili circostanze in cui ci siamo imbattuti.  

            Se pregheremo Dio perché ci renda più amabili, potremo aspettarci che Egli ci metta in una situazione-problema in cui saremo messi a confronto con persone difficili da amare - tanto che ci sarà impossibile amarle con le sole nostre forze. La Provvista di grazia - una capacità nuova di amare la gente - ci giungerà solo se

--   attraverseremo il problema, permettendo a Cristo di prendere su di Sé le nostre inclinazioni naturali e di assumersene il controllo.

--   Nella vita del cristiano il frutto dello Spirito non cresce automaticamente,

--   ma solo se egli sceglie deliberatamente di aderire ai principi di Dio, di fronte ad una situazione-problema.  

 

 Il Matrimonio  

          Per il matrimonio cristiano Dio ha fatto promesse stupende. Quando a Gesù fecero alcune domande sul matrimonio, rispose:  

"Non leggete le Scritture? ... In esse sta scritto che in principio Dio creò l'uomo e la donna, e che un uomo dovrebbe lasciare suo padre e sua madre, ed essere unito per sempre a sua moglie. I due diventeranno una cosa sola; non saranno più due, ma uno! E nessuno può far divorziare ciò che Dio ha unito" (cf. Mt 19, 4-6).  

            La promessa è che Dio intendeva fare di due persone diverse, con due diverse personalità, una unione armoniosa. Dio promette di farlo "Lui," perché sa bene che due esseri umani non potranno, con le proprie forze, unirsi in una unione perfetta. Molte coppie partono innamoratissime, ma Dio intendeva ricostruire il loro amore umano in qualcosa di assai più affidabile, durevole, eccitante e gioioso di qualunque cosa essi avrebbero mai potuto elaborare o sperimentare con le proprie forze.  

     Tra questa gloriosa promessa e la provvista che Dio intende dare, deve necessariamente arrivare un deserto di problemi. Le difficoltà che si presenteranno, hanno lo scopo di dimostrarci che non abbiamo abbastanza risorse per formare una unione matrimoniale soddisfacente. Dio vuol costruire il nostro matrimonio in maniera tale che non potremo mai accreditarcene il merito. Dovremo riconoscere che è stato Lui a formarlo, e che Lui solo potrà conservarlo.  

          Dio vuole che ci rendiamo conto che il nostro matrimonio non può riuscire per il solo fatto che ci sentiamo tanto bene insieme all'altro - siamo così gentili e comprensivi - così innamorati. Vuole che sappiamo che il nostro matrimonio potrà essere splendidamente felice solo perché è Dio a renderlo possibile. Da soli faremmo una confusione terribile: le nostre personalità si scontrerebbero, gli interessi sarebbero in conflitto; e ci inoltreremmo in mari tempestosi.  

     Nessun matrimonio - a prescindere da quanto una coppia è innamorata in partenza - potrà giungere alla pienezza di una relazione permanente davvero matura, senza dover superare alcuni difficili problemi. Purtroppo sono pochissime le coppie che riescono a vedere quei problemi come parte del piano di Dio per condurli verso una relazione più completa. La maggioranza rimane nel deserto - sopportando una vita familiare che, nella migliore delle ipotesi, è solo un'ombra della gioia promessa da Dio. Un sempre maggior numero di coppie cristiane segue l'esempio degli amici non cristiani: quando le cose si fanno troppo difficili, divorziano. E così il matrimonio perisce nel deserto.  

    Quando i Farisei chiesero a Gesù perché Mosè aveva permesso con tanta facilità il divorzio, rispose:  

"Mosè lo permise perché riconosceva la durezza e la cattiveria del vostro cuore, ma non è questo che Dio aveva inteso in principio" (cf. Mt 19, 8).  

Vediamo così che non rientrava affatto nell'intenzione originale di Dio che un qualunque matrimonio finisse in divorzio. Se capiremo la Sua promessa, e impareremo le Sue condizioni e i Suoi principi, e anche ad attenerci ad essi attraverso gli inevitabili problemi, allora vedremo realizzata la provvista di grazia. Se capiremo che Dio ha fatto dell'uomo e della donna una cosa sola, formando una unione gloriosa, il divorzio diventerà un pensiero impossibile.  

     Se nel matrimonio avete già passato qualche periodo in una situazione di deserto, chiedete a Dio di insegnarvi i principi - attenetevi ad essi attraverso le circostanze difficili che si presenteranno, e ben presto entrerete nella vostra terra promessa. Le promesse non realizzate non sono affatto la norma della vita cristiana - e neppure i matrimoni infelici. Dio vuole trasformare queste cose in provviste abbondanti di grazia.  

         Consapevoli della necessità del problema, ora siamo pronti a considerare più da vicino questo campo vitale; scopriremo così alcune possibilità che ci apriranno la strada per ricevere le provviste abbondanti che Dio vuole riversare su di noi.

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