Capitolo Primo DIO É VIVO E VEGETO

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MARIOCAPALBO
00martedì 27 marzo 2012 13:09
Indice

Capitolo Primo

  

DIO  É  VIVO  E  VEGETO

 

 

Due aerei monomotori privati sfrecciavano nel cielo cupo dell'Indiana diretti verso il Tennessee. Il Chessna 58 Delta stava dietro e alla sinistra del Cardinal 385.

 

         "Cardinal 385, qui 58 Delta."

         "Vai avanti, George - ........ 58 Delta."

         "Al, pare che potremo volare bene fino a casa. Il Signore è stato proprio buono con noi in questo week-end."

         "Oh, si, George, penso che abbia sorvegliato ogni nostro passo. E ora sta completando l'opera dandoci questo vento di coda. Credo che ce la faremo a tornare a casa in meno di quattro ore. Passo."

         "Meraviglioso! Tu continua a far lampeggiare la tua luce e io ti seguirò come un cagnolino nostalgico. 58 Delta, chiudo!"

         "Roger, 385 chiudo."

 

         Due piloti sfrecciavano nei cieli cupi: due fratelli in Cristo, che stavano sperimentando la Sua mano che li guidava, Erano due uomini di estrazione religiosa diversa, ma uniti nell'amore e nel rispetto reciproco.

         Non dimenticherò mai quella notte in cui George ed io volammo vicini per quei mille chilometri attraverso i cieli stellati. Ma riflettendoci, scopro che abbiamo condiviso anche un altro tipo di esperienza, persino più indimenticabile, che ci portò a fare quel viaggio in aereo; e proprio questa ci ha cambiati entrambi, trasformandoci da cristiani impotenti in uomini sicuri della loro fede che, ed è questa la cosa più straordinaria, gioiscono della loro fede.

 

         Ed ecco l'argomento di questo libro: vogliamo parlare di un cristianesimo pieno di gioia e dell'esperienza che rende tale gioia possibile. Sono un cattolico attivo nella Chiesa contemporanea, e devo dire di aver incontrato le più svariate opinioni su quel personaggio che chiamiamo "Dio". Vedo persone che "recitano" il cristianesimo in ogni modo immaginabile. É scontato che alcuni sembrano delusi, e direi quasi spiritualmente morti, ma dall'altro lato della medaglia possiamo vedere quelli la cui vita cristiana è davvero dinamica, forte e in continua crescita. Questi cattolici parlano di un cambiamento che si è verificato nella loro vita, grazie al quale Dio per loro è diventato un Essere Vivente. Ora essi affermano che il cristianesimo è pieno di potenza, di gioia e di vera soddisfazione. Potete chiamarlo "cristianesimo personale", "l'esperienza della nuova nascita", oppure "l'unzione dello Spirito Santo". Chiamatela come volete, ma il punto è che questa esperienza di un Dio personale sta rivoluzionando la loro vita e, di conseguenza, sta riportando vita nella Chiesa.

 

         Come Chiesa tuttavia dobbiamo esaminare con attenzione questo movimento che porta a un cristianesimo personale. É davvero valido? Si basa su una sana dottrina? E, infine, viene proprio da Dio?

 

         Questo libro, quindi, si propone di fornire anche aiuti evidenti e validi che consentano di valutare questo tipo di cristianesimo personale. Alcuni non desiderano impegnarsi in una simile valutazione, e preferiscono lasciare che ognuno continui a farsi i fatti propri (fin quando questi non risultino chiaramente sbagliati). Ma si tratta di un atteggiamento micidiale, che come Chiesa non possiamo permetterci. Questo cristianesimo personale deve essere valutato, e nel farlo dobbiamo proteggerci dai lupi della falsa dottrina.

 

         Una delle vie importanti attraverso cui il cristianesimo che contempla un rapporto personale con Dio sta entrando oggi nella Chiesa è attraverso i movimenti di rinnovamento. E se questi possono differire nelle apparenze esteriori, la maggior parte di essi condivide un unico tema evidente: quello di un Dio più personale, più intimo, più amabile di quanto voi ed io avessimo mai potuto immaginare. Tuttavia, la prima reazione della maggior parte dei cattolici davanti ad una simile prospettiva è che

ritengono abbia "un'apparenza quanto mai protestante". Questa categoria di persone guarda con sospetto ogni movimento, e ritiene che i cattolici coinvolti nel rinnovamento dicano alcune cose che non sembrano troppo cattoliche, come ad esempio:

 

"... se una persona non crede in Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, e non lo accetta come proprio Salvatore personale, la salvezza offerta a tutto il genere umano non gli servirà a nulla."[1]

       

oppure:

 

"Tutti coloro che accettano Gesù, la Parola di Dio incarnata, riconoscendolo come proprio Signore e Salvatore, e fanno l'esperienza della nuova nascita dallo stesso Spirito per mezzo del quale anche Gesù è stato concepito ... ricevono una parte della Sua natura divina."[2]

 

         Voi potete anche ritenere che dichiarazioni simili provengano da un protestantesimo evangelico, o che si tratti della retorica dei movimenti di rinnovamento, ma non è affatto così! Si tratta invece di insegnamenti fondamentali della nostra fede cattolica: di parole prese da S. Leone Magno, Pontefice della Chiesa Cattolica dal 440 al 461.

         Se nel rinnovamento la gente afferma cose simili, allora il movimento deve aver fatto qualche importante scoperta. E pare che abbiano scoperto che quest'idea della relazione personale con Dio racchiuda una verità cristiana essenziale! Ma allora, potrete chiedervi, cosa insegna la Chiesa a proposito di questa "relazione personale con Dio", e perché non sentiamo parlare di più sull'argomento?

 

         Ad essere sinceri, la nostra Chiesa Cattolica ha un grosso problema. Dopo aver insegnato per tanti secoli che Gesù è presente nell’Eucaristia, oggi si trova in difficoltà se deve predicare con chiarezza che il nostro Padre Celeste e Gesù ci chiedono di lasciarci coinvolgere in una relazione personale ed intima con Loro. L'insegnamento esiste in teoria, ma non nella pratica (fatta eccezione di alcuni movimenti di rinnovamento). Quando poi si predica questo messaggio, lo si dipinge con un linguaggio talmente astratto ed intellettuale che non potrà mai raggiungere il cuore di chi ascolta.

         Dopo la chiusura del Concilio Vaticano II, il teologo inglese Charles Davis osservò:

 

"Tanto parlare che si fa da ogni parte sui temi del rinnovamento mi ha posto in contatto con molta gente che cerca di ravvivare la propria fede. Mi è parso di avvertire una sensazione come di vuoto, ma unita ad essa un desiderio profondo di Dio. C'è un vuoto al centro della vita della gente, un vuoto che vuol essere colmato. Le persone sono inquiete a proposito della loro fede: la trovano sgusciante. E non parlo di quelli che si preoccupano dei cambiamenti recenti, non di loro. Queste persone cercano qualcosa di più, qualcosa che riempia il vuoto della loro vita, e quello che ascoltano non riesce a farlo. I più sensibili si rendono conto che stanno cercando Dio: Sembra quasi che Egli Si stia come ritirando dal mondo e da loro. Vanno alle conferenze ad ascoltare oratori come me, sentono parlare della nuova liturgia, della nuova interpretazione del ruolo dei laici, della collegialità, della Chiesa e del mondo e di mille altre idee nuove ed eccitanti, e possono restare davvero impressionati da tutto ciò. Ma chi parlerà loro, in tutta semplicità, di Dio come di una Persona da conoscere intimamente, e chi farà tornare viva ancora una volta la realtà e la presenza di Dio nella loro vita?" [3]

        

         Si, è proprio vero, abbiamo bisogno di sentir parlare di un Dio Vivente, conosciuto di persona da coloro che credono. Uno degli artefici del Vaticano II, il Cardinale Léon Joseph Suenens di Malines - Bruxelles, ha affermato in essenza le stesse cose in un'intervista alla rivista New Covenant:

 

"Come pastore, da tempo mi sto preoccupando di come rendere personale il cristianesimo per quei cristiani che non hanno un gran rapporto personale con Cristo. Molti non sperimentano questa relazione personale come dovrebbero.

Molti poi sono cristiani per abitudine, perché lo erano i genitori, e così via. Ma ad un certo punto della vita ogni individuo dovrebbe sentirsi portato ad assumersi un impegno personale con Cristo." [4]

 

         Dunque vedete, pare che oggi il problema di base per noi cattolici sia che in realtà stiamo ascoltando il messaggio di Gesù rivestito di un linguaggio talmente tecnico, sacramentale e teologico, che a dire il vero risulta troppo astratto per fare breccia nel cuore della gente. Fare astrazioni dal Vangelo può anche essere una bella cosa, ma queste non riescono a parlare con potenza al popolo di Dio. Il vescovo Flores di San Antonio è andato dritto al centro del problema quando ha parlato di molti cattolici che sono stati "sacramentalizzati", ma mai veramente "evangelizzati" in maniera efficace.[5] Essere evangelizzati significa, tra le altre cose, non solo ascoltare il messaggio del vangelo, ma anche capirlo. Ed un punto essenziale del Vangelo di Gesù - quello che stiamo appunto cercando di comprendere - è il nostro bisogno di una relazione personale con Dio come Padre per mezzo di Gesù oppure, come qualcuno la definisce, dell'esperienza della "nuova nascita".

 

         Nelle pagine che seguono ricercheremo il senso della verità di una relazione personale con Dio e cercheremo di esprimerlo in un italiano chiaro e semplice. Nell'esplorare questa verità cristiana fondamentale, che è stata con la Chiesa sin dagli inizi, esamineremo anche i motivi per cui alcuni eventi storici ne hanno provocato la periodica sparizione, e di come mai il cambiamento di alcuni atteggiamenti ne permette ora la riscoperta. Quindi il mio messaggio è semplice: l'incredibile ed eccitante evento di sperimentare Dio come Padre è oggi alla portata di chiunque lo voglia davvero, e io intendo dimostrarvi come una esperienza simile può arrivare a far parte anche della vostra vita.

 

 

Un'esperienza religiosa ..... Ma veramente!

 

         Provatevi anche solo a dire di aver fatto un'esperienza religiosa, e intorno a voi vedrete tutto un alzarsi di sopracciglia, come se foste stati vittima di un predicatore imbroglione. La maggior parte dei cristiani, tuttavia, non si scomoderebbe neppure a chiedervi cosa intendete dire; si limiterebbe con disinvoltura a lasciar cadere l'intera faccenda, considerandola indegna della loro attenzione. E se riuscirete a trovare qualcuno che voglia discuterne, le sue argomentazioni saranno di questo tipo: "Questo cristianesimo personale di cui parli, quest'esperienza della nuova nascita, mi dà dei grattacapi. Sa troppo di protestante - sai, è troppo avvolta di emotività. Non fa per me."

 

         Come li capisco bene i critici! Ero uno di loro, sapete! Ma allora ero confuso, e lo sono anch'essi, perché se non lo fossero, non si azzarderebbero mai a fare simili, folli dichiarazioni: Infatti, la maggior parte di ciò che dicono è priva di fondamento.

 

         Eppure a questo punto ho paura: temo che mentre ci accingiamo a fare questa ricerca, le vostre opinioni siano già state influenzate da critici che parlano in tutta schiettezza, sì, ma che si servono di argomenti superficiali. Se avete qualche dubbio sul cristianesimo personale o sull'esperienza della nuova nascita, le pagine di questo libro dovrebbero aiutarvi a eliminarli. Ma per il momento consideriamo i punti sui quali i critici, sbagliando, puntano il dito; ed io vorrei almeno riuscire a risvegliare in voi qualche dubbio sui vostri dubbi.

 

         Si può parlare di "esperienza religiosa" e intendere molte cose al riguardo, ma se mi chiedete una definizione precisa, direi che: "É l'esperienza che ci permette di percepire veramente la presenza di Dio, non con gli occhi del corpo e neppure solo con la mente, ma con lo spirito. In questa esperienza io vengo a sapere che Dio esiste e che, e questa è la cosa più bella di tutte, mi chiama a vivere in Lui. Dio non è più una teologia, una dottrina, una filosofia; diventa una realtà viva, personale. Quando incontro la Sua esistenza, ogni parte di me - mente, volontà, emozioni e corpo - partecipa a quell'incontro." Ma queste parole non possono bastare: Come parlarvi della potenza di quel contatto? Come descrivervi il suo calore trasformante? Quali parole potrebbero conferire la bellezza della Sua presenza? Quale idea catturare la luce del Suo spirito? In che modo esprimere l'inesprimibile?

 

         No, non se ne può fare una dissezione scientifica; né è possibile rinchiuderla in una scatola teologica: l'esperienza religiosa è qualcosa di troppo grande per cose simili. Questo incontro vivo col Dio vivente è il cristianesimo come lo si intendeva agli inizi. Dio non è un qualche concetto statico - è vivo ed i santi, nel corso di tutti i secoli, hanno riscoperto questa realtà nella vitalità dell'esperienza cristiana. Eppure, proprio nella nostra Chiesa troviamo quelli che sono scettici e che, erroneamente, definiscono "non-cattolico" tutto ciò che non capiscono.

 

         Prendiamo ad esempio l'idea della "nuova nascita". A detta dei critici si tratta di un fenomeno puramente protestante. Con quanta facilità dimenticano che Gesù stesso ha introdotto quel termine (Giovanni 3,3), e che il concetto è in realtà una verità fondamentale del nostro cristianesimo! Il problema sta in noi cattolici, che abbiamo seppellito quest'idea bella e semplice in un groviglio di rituali e di dogmi altisonanti. Forse ce la caveremmo meglio a fare come i fratelli protestanti, che hanno semplicemente adottato l'idea di Gesù riguardo alla "nuova nascita". Dopotutto, non potete sconfiggere le Sue credenziali e gli evangelici, servendosi del metodo di insegnamento di Gesù, oggi possono vantarsi di essere il ramo del cristianesimo che rivela la crescita più rapida. É difficile discutere quando si ha un successo di quel tipo.

         Quindi, l'idea di base della "nuova nascita" è cattolica quanto la Messa domenicale. Se non lo fosse, Papa Giovanni Paolo II non avrebbe mai affermato:

 

"Questa unione di Cristo con l'uomo è di per sé un mistero. Dal mistero è nato 'l'uomo nuovo' chiamato ad essere partecipe della vita di Dio."[6]

         

         Il critico sbaglia perché non ha fatto le necessarie indagini, mentre pare che il Papa le abbia fatte. Vedete: ogni volta che qualcuno comincia a interpretare il significato dell'esperienza cristiana ha una responsabilità, quella di controllare le proprie deduzioni confrontandole con la teologia competente. E questa è copiosissima, sì, persino sull'argomento dell' "esperienza religiosa" - eppure sono pochi i cristiani che si prendono la briga di indagare e di esaminarla a fondo.

 

         Ora il compito della Chiesa è quello di "provare ogni cosa"; ed  è proprio quanto hanno fatto i cattolici quando, di recente, hanno cominciato a riscoprire le ricchezze dell'esperienza cristiana. E la Chiesa non solo ha controllato, ma ha anche rilasciato ciò che i teologi definiscono una giustificazione teologica provvisoria, che sarebbe come dire: Pare si tratti di cosa validissima; procedete pure mentre noi proseguiamo coi nostri studi."

 

         Perché, allora, quei critici continuano a demolire quest'idea? Perché sono chiusi all'esperienza della nuova nascita? La risposta è racchiusa proprio in quella parola, esperienza. Ne hanno paura. (Lo so, perché ne avevo paura anch'io!) La maggior parte dei cattolici, e i preti in particolare, pare siano condizionati a respingere qualunque cosa che abbia sentore di esperienza religiosa. "Emotività!" gridano subito, e si ritirano in una piccola gabbia teologia che tiene alla larga quel tipo di cose. Loro sono stati tirati su in quel modo, ed è una reazione del tutto naturale, anche se infelice.

 

         Ora vi prego di cercare di capirmi: non sto dicendo che la maggior parte dei sacerdoti stia attaccando con malizia il cristianesimo personale; no. Infatti, la maggior parte di essi è del tutto sincera nelle obiezioni che presenta, ma l'istruzione ricevuta li ha resi eccessivamente scettici nei confronti di qualsiasi esperienza religiosa. La maggior parte dei sacerdoti usciti dal seminario negli ultimi decenni, non ha mai studiato l'aspetto positivo di questa faccenda, e quindi non è equipaggiata per identificare le esperienze valide. Hanno studiato solo i mali dell' "entusiasmo che divide": il Giansenismo, il Quietismo, il revivalismo e altre cose simili - tutte distorsioni dell'esperienza cristiana autentica. Dopo l'ordinazione la loro cautela è stata probabilmente rafforzata da alcune persone che hanno incontrato. La cosa certa è che chiunque si trovi da qualche tempo nel ministero si è imbattuto in persone dall'immaginazione iperattiva, che dichiarano di avere intuizioni soprannaturali ed esperienze che risultano per lo meno discutibili. E allora l'opinione del critico rimane negativa.

 

         "Aha! dimentichi una cosa importante," ritorcerà il critico. "Quando studiavamo teologia abbiamo imparato che il cristianesimo si basa sulla fede, e non sulle esperienze che tendono ad andare e venire." Ovviamente non nega che le esperienze religiose siano valide. Al contrario, si suppone che fede ed esperienza si completino a vicenda. Le cautele hanno il solo scopo di spingerci a chiarire i problemi; non certo ad uccidere l'idea, né ad escludere l'esperienza o a soffocare l'emozione. Se confinate il cristianesimo alla sola fede, lo relegate nella "sfera dell'inosservabile" - al di fuori della visuale comune e, in quel caso, fate della vostra religione solo un esercizio mentale.

 

         Ma i critici protestano: "I nostri studi dimostrano che queste esperienze religiose si collegano a movimenti emotivi e pietistici che continuano a spuntare e a scomparire." É vero, i movimenti spuntano e spariscono con una certa regolarità, ma l'argomento a dire il vero si ritorce contro se stesso. Perché vedete, il cristianesimo personale, ovvero l'esperienza della "Nuova Nascita", in realtà fa una sezione trasversale di tutti i movimenti, di tutte le denominazioni e di tutte le classificazioni fatte dall'uomo. E questo perché si tratta di cristianesimo di base. I movimenti non fanno altro che riscoprire di continuo una verità cristiana fondamentale. Non l'hanno certo inventata loro, perché è stato Dio a farlo. Dovunque esista un cristianesimo genuino, potete star certi che esiste l'esperienza religiosa.

 

         La storia cattolica abbonda di racconti di esperienze cristiane valide. Gli Esercizi Spirituali di S. Ignazio di Loyola, ad esempio, sono usati ancor oggi e sono stati ripetutamente avallati da papi e vescovi. Eppure ogni rinnovamento spirituale nella storia cristiana, valido o meno che fosse, ha avuto critici che non hanno esitato a definirli "fanatismo." Una volta qualcuno ha dato questa definizione del fanatico: "è qualcuno che ha convinzioni più forti delle mie."

 

         I critici tuttavia continuano ad infuriare: "É solo tutta emotività! Sono le emozioni a provocare l'esperienza, a convincere qualcuno di essere salvato. Sono le emozioni a dare loro il potere di liberarsi dalle cattive abitudini - come il bere, il bestemmiare, ecc." Rido sotto i baffi al ricordo di quando anch'io la pensavo in quel modo. Quanto mi sbagliavo! "Ma cosa c'è di errato in quell'argomento?", potrete chiedere. Ebbene, in primo luogo, esso presume che qualunque esperienza cristiana sia legata all'emotività. In altre parole, dal punto di vista emotivo la persona arriva ad una tale eccitazione da immaginare un'esperienza con Dio. Ora io non voglio dire che queste cose non accadano mai, perché non è vero. Ma è assurdo affermare che tutte le esperienze cristiane siano attribuibili all'emotività.

 

         Che dire allora degli innumerevoli santi dei passati 2000 anni? Tutte persone emotivamente instabili? Il critico rimane incastrato in questo impiccio perché si trova di fronte ad un'esperienza cristiana genuina nella quale lo Spirito Santo tocca il cuore della persona, e poiché ciò comprende anche una reazione emotiva, egli presume che sia l'emozione a provocare l'esperienza. In fondo, egli è in grado di vedere l'emozione mentre lo spirito rimane invisibile e ovviamente, quando la gente parla di quanto è loro accaduto, cos'altro può descrivere se non i sentimenti, le sensazioni, le emozioni? Ma l'emozione è l'effetto, non la causa.

 

         Lo stesso Gesù ci ha detto: "... Ama il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente e con tutte le forze" (Marco 12,30). In altre parole, con ogni parte di noi stessi, incluse le emozioni. Disumanizzare la vita spirituale è andare contro l'insegnamento di Gesù: Egli non ha mai inteso che vagassimo in un deserto spirituale, senza avvertire il sentimento dell'amore del Padre. Non ha mai inteso che soffocassimo le emozioni per agire come dei robot spirituali. Gesù ci vuole totalmente umani nell'incontro con Lui.

 

         Nella seconda parte di questo argomento i critici affermano che sono le emozioni a convincere la gente di essere salvata. Ma da sé l'emozione non convincerà proprio nessuno di niente: É la verità a convincere la gente. Si, è la verità del vangelo di Gesù quando si crede in essa per mezzo della potenza dello Spirito Santo: è questo l'elemento convincente nell'esperienza cristiana. La stessa potenza dello Spirito Santo vince quelle cattive abitudini. Eppure i critici, proprio come me, non ne saranno convinti finché non sperimenteranno essi stessi quella rivoluzione interiore. Solo questo matrimonio di verità e di esperienza potrà darvi l'assoluta certezza dell'amore del Padre.

 

         Ero solito servirmi anche di un altro argomento - che ritenevo valido: "Queste esperienze emotive sono provocate da crisi nei rapporti umani - guerre, immoralità, paure - che in alcune persone squilibrate fanno scattare illusioni psicologiche o una forma di auto-ipnotismo." Questo argomento era all'apparenza autorevole, ma in realtà era del tutto errato. In primo luogo, non esiste un rapporto sostanziale tra crisi politico-sociali e cristianesimo personale. Perché vedete, nel corso di tutta la storia non si è mai visto che le crisi siano cessate, e i cristiani possono spesso imputare un moto genuino dello Spirito ad una qualche crisi parallela nella storia. Vi sono tuttavia casi in cui le crisi non sono state causa di rinnovamenti spirituali, oppure in cui i rinnovamenti sono avvenuti senza delle crisi corrispondenti. Come lo spiegate?

 

         La seconda parte di questo argomento è un po' più subdola. Forse una crisi personale, un desiderio sentito o un'atmosfera di revival possono suscitare forze psicologiche che portano la persona a immaginare di aver sperimentato un rinnovamento spirituale. Ma quando studiate le situazioni reali, trovate una tale varietà di tipi di esperienza e di persone che la rivendicano che, volendo trovare il filo che le unifichi, vi smarrite. E pare che la gente incontri questa esperienza con la stessa frequenza quando si trova da sola, o quando frequenta cerimonie e incontri evangelici.

 

         Ovviamente obietterete: "Va bene, non importa dove e come si ha l'esperienza, ma questa rimane gente squilibrata." Ebbene, un gruppo di psicologi ha pensato la stessa cosa qualche tempo fa, e si è subito disposto a mettere alla prova quella teoria. Scelsero due gruppi che avessero la massima somiglianza tra loro, eccetto che un gruppo affermava di riconoscere Gesù come Salvatore personale e sperimentava la potenza dello Spirito Santo mentre l'altro, il gruppo di controllo, non aveva questa esperienza. Con loro grande sorpresa, i cristiani "pieni di Spirito" erano psicologicamente più equilibrati del gruppo di controllo. L'argomento di quegli psicologi non risultò valido, e neppure il mio. Ciò che essi hanno dimostrato con la scienza io l'ho scoperto con l'esperienza: il cristianesimo personale si basa su un'esperienza religiosa genuina, e non ha niente a che fare con gli squilibri psicologici, l'auto-ipnotismo e cose simili. A dire il vero, è il solo vero cristianesimo che esista.
MARIOCAPALBO
00martedì 27 marzo 2012 13:09
Gli psicologi possono considerare l'esperienza cristiana solo dal punto puramente scientifico, Possono identificare le nostre necessità psicologiche di base, quali l' "identità" e lo "scopo"; possono osservare che il cristianesimo personale fa fronte a queste necessità; ma non sono in grado di giudicare la genuinità di una qualsiasi esperienza. Quel compito spetta alla Chiesa, che si serve della teologia e della Scrittura. Solo la Chiesa è fornita del necessario per giudicare le cose di Dio.

 

         C'è però un altro argomento contro il cristianesimo personale, che tuttavia non ho mai condiviso con gli altri critici: ho sempre ritenuto, infatti, che i cristiani fossero qualcosa di "speciale". Eppure i critici accusano: "Questi cristiani invasati si considerano una élite scelta, gente che ha un filo diretto con Dio. In pratica, cercano di "manipolare Dio". Forse i critici hanno il sospetto che noi, "popolo in qualche modo speciale" abbiamo prestato ascolto a dei predicatori fanatici o ad evangelisti tipo S. Pietro, che ha chiamato i cristiani: "una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una nazione santa..."; oppure tipo S. Paolo, che ci ha detto di essere "concittadini dei santi e membri della casa di Dio": oppure a Gesù che ci ha chiamati: "la luce del mondo." Può darsi che abbiamo letto dei documenti fanatici tipo i Documenti del Vaticano II, dove i Padri della Chiesa parlano del nostro "stato esaltato" di cristiani (Costituzione Dogmatica Lumen Gentium sulla Chiesa, n° 14). Sì, la Chiesa cattolica ha sempre insegnato che i cristiani sono speciali. I critici potrebbero magari chiedersi: "Cosa c'è che non va nel cristiano 'ordinario' che non riconosce questo suo essere speciale?"

 

         Il Cardinale Suenens[7] fa rilevare che noi non veniamo chiamati Gesuiti, cioè solo seguaci di Gesù ma cristiani, dalla parola Cristo, che significa "Colui che è Unto." Noi cristiani siamo unti con lo Stesso Spirito Santo posseduto da Gesù, e nel mio libro sostengo che ciò è qualcosa di speciale.

 

         Eppure vediamo i cristiani "normali" tirare avanti come la media della gente e vivere nell'abbattimento spirituale, mentre quelli "anormali" - i "cristiani nati di nuovo" - sono felici di essere cristiani. Si, ne sono perfino eccitati. Ora, qual è il cristiano veramente normale? Non potrebbe darsi che quelli che chiamiamo "normali" siano invece dei cristiani subnormali? Non potrebbero esser loro a non aver capito l'intera essenza del cristianesimo? O essersi disposti ad accettare cose di seconda scelta, tralasciando la più importante?

 

         Bene, che dire di quelli che criticano il fatto che questi cristiani di "élite" pensano di avere Dio a loro completa disposizione? É questo un modo di agire da cristiani? Sì, lo è di certo. Gesù e gli Apostoli, infatti, continuano a dire ai cristiani di pregare e di credere che le loro preghiere hanno già ricevuto risposta. L'intera questione, quindi, si riduce a un argomento di filosofia. I cristiani entusiasti credono di poter prendere Gesù in parola, senza compromessi né annacquamenti; mentre i critici ritengono che Gesù Si desse eccessivamente da fare e che stesse esagerando. Dicono che non dovremmo prendere troppo sul serio il Suo messaggio: "La cultura di quei tempi era diversa ... dovete essere pratici."

 

         Com'è possibile ridurre il cristianesimo a un esercizio intellettuale: impotente, eccessivamente formalizzato ed estremamente comodo? Come "fingere la religione ma negarne la potenza?" (2 Timoteo 3,5). Il Padre non ha mai stabilito che il cristianesimo fosse vissuto basandosi sulla potenza dell'uomo. In questo modo non potrebbe semplicemente funzionare! Noi crediamo invece che la potenza viene da Dio stesso; e non in una qualche maniera astratta, ma in modo concretamente avvertibile da ogni cristiano. Vedete, stiamo parlando di una potenza vera, reale, che va oltre ogni verità intellettuale che ci ispira, oltre ogni insieme di leggi morali che governano il nostro comportamento, oltre il semplice sentirsi bene riguardo a noi stessi e al mondo. S. Paolo parla della:

 

"... straordinaria grandezza della Sua potenza in noi credenti, simile alla potenza che Egli manifestò in Cristo quando lo risuscitò dai morti e Lo fece sedere alla Sua destra nei cieli."[8]

               

         Allora il vero problema è questo: "Crediamo davvero alla Sua potenza?"

 

         Infine, i critici hanno espresso l'idea che esperienze religiose entusiastiche ed intense non producono un impegno solido. Essi affermano: i cristiani fanatici non durano a lungo; col sopraggiungere delle difficoltà, Gesù se ne andrà via." Ebbene, posso ribattere meglio a questa critica con la mia esperienza personale, e con quella di milioni di altre persone come me. Tutti abbiamo sperimentato la gioia del cristianesimo personale, eppure allo stesso modo tutti siamo stati visitati da quelle "notti oscure dell'anima". Il nostro impegno, tuttavia, rimane saldo. Perché? Perché i critici non riescono a vedere che la nostra esperienza è risultata da un impegno: le emozioni sono venute dopo, come conseguenza, perché prima abbiamo preso una decisione: e il nostro stato di "fanatizzati" perdura perché non abbiamo incontrato una filosofia o una dottrina, ma una Persona: Gesù Cristo.

 

         É vero che talvolta i cristiani "nati di nuovo" possono abbandonare il cammino, ma questo vale anche per i cristiani comuni. Dalle mie osservazioni, il tipo "fanatico" dura assai di più e meglio della media. E se qualche "pecorella nata di nuovo" si è smarrita lungo il cammino, non potrebbe essere per il fatto che non c'erano a disposizione dei pastori che volessero capirla e guidarla?

 

         E allora, se davvero li studiate, tutti gli argomenti contro il cristianesimo personale, non sono che delle scuse vuote - che permettono al critico di sfuggire la realtà dell'esperienza religiosa. Scartando il cristianesimo personale il critico definisce di nessuna importanza cristiani del calibro del Cardinale Suenens e pastori protestanti del tipo di Billy Graham. Getta via, come priva di valore, l'opera di teologi cattolici impegnati che appongono il timbro della loro approvazione su questa esperienza, per non parlare delle migliaia di preti e suore che quotidianamente vivono la ricchezza del cristianesimo personale.

 

         E oggi le fila dei cristiani "nati di nuovo" includono medici, scienziati, psicologi, capi militari, direttori d'affari, politici e, sì, persino Capi di Stato. Potete mettere in questione la credibilità di uno o due testimoni, ma quando i cristiani "nati di nuovo" sono milioni, non potete ignorarli con troppa facilità.[9]

 

         Forse abbiamo perso di vista il nostro destino ultimo: questo non è forse l'unione col Padre? E se Gesù ci ha detto di entrare ora nel Regno, non è ora - anche se in modo imperfetto - che dobbiamo iniziare proprio quella unione? E la vera unione col Padre potrà mai essere senza vita, senza esperienza, né emozioni, né sentimenti? Penso proprio di no. La mia premessa allora è questa: Ogni cattolico può - e dovrebbe - avere questa esperienza di nuova nascita. Ogni cattolico può sapere di essere chiamato ad avere una relazione viva con un Dio vivente e personale.

 

         Ora la maggior parte dei teologi dirà: "Quando parliamo di un 'Dio personale' intendiamo dire che Dio ha una personalità; Egli non è certo solo una forza astratta." Bene, ma la nostra ricerca non si limiterà a parlare di un Dio che ha una personalità; no, perché andremo oltre e parleremo di un Dio interessato ad avere una relazione personale con le creature che ha procreato e cioè con voi e con me. Cerchiamo allora di definire con esattezza ciò di cui stiamo parlando sin dall'inizio. Non preoccupatevi se trovate difficile essere d'accordo con queste cose. Magari potete anche essere in completo disaccordo con quanto ho detto fin qui, ma nelle pagine seguenti spero di rendere viva per voi questa definizione. Per ora limitatevi ad ascoltarla e a capire quello che dice - è tutto quanto vi chiedo.

 

         Definizione: Un Dio personale non solo ha una personalità secondo quanto descrive la Scrittura, ma è anche personalmente coinvolto, con l'umanità. Si rivela come un Padre amoroso e interessato, che Si protende per toccare la vita dei Suoi figli nelle circostanze di ogni giorno. Il Suo interesse si estende ai più minuti dettagli della vita di coloro dai quali cerca di farsi conoscere attraverso una relazione intima e profonda. Tale relazione deriva dalla partecipazione alla Sua vita divina.

 

         Tanto parlare della relazione potete pensare sia esagerato, ma non lo è. In realtà alcune persone sono arrivate a dire che: "Il cristianesimo non è una religione, ma una relazione." Ora io non vorrei negare il fatto che il cristianesimo sia una religione, ma devo concordare con la loro idea di base. Essi stanno affermando che il nucleo del cristianesimo non sta nelle regole religiose, nelle dottrine o nella teologia, e neppure nelle pie frasi dei santi, ma va oltre tutto ciò per mettere i cristiani in una relazione intima con lo stesso Dio. Relazione che li rende, concretamente, figli e figlie di Dio.

 

         2500 anni fa il profeta Ezechiele ebbe una visione: Vide la vita spirituale di Israele come una valle piena di ossa aride. Oggi alcuni preferirebbero la scena di Ezechiele: dei cristiani dalle ossa aride, a una valle in cui le ossa sono vive. É vero, rimuovere le ossa può esser cosa che fa paura, ma in esse c'è speranza e vita.

 

 

Fonti  per  la  ricerca

 

         Se dobbiamo esplorare il significato di una verità cristiana fondamentale, è meglio farlo con autorevolezza. L'autorevolezza da ricercare è molto più che umana - dovrebbe fondarsi su Dio stesso. A questo punto, allora, fermiamoci ad esaminare le fonti citate in queste pagine.

 

La Scrittura

 

         Quando i Sadducei vennero da Gesù per mettere alla prova con Lui le loro idee, Egli li rimproverò:

 

"Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio." (Matteo 22,29)

 

         Per evitare strade sbagliate, dobbiamo quindi conoscere cosa dice la Scrittura sulla nostra relazione con Dio. Tutte le dottrine, per quanto profonde possano essere, devono basarsi sui principi posti dalla Scrittura e concordare con i medesimi. S. Paolo, scrivendo a Timoteo, ha detto:

 

"Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia." (2 Timoteo 3,16)

 

         La Scrittura è la rivelazione fatta all'uomo, in forma scritta, di Dio Stesso. Come Gesù - la Parola fatta carne - è la pietra-fondamento della Sua Chiesa, la Scrittura - la Parola scritta - deve essere il fondamento di ogni teologia o dottrina.

 

         Ma qui può sorgere un problema. Perché la Scrittura abbia autorità ci si deve credere, mentre alcune moderne scuole di pensiero sottovalutano l'ispirazione della Scrittura a tal punto da renderla inutile. Dobbiamo solo studiare il Nuovo Testamento per vedere quale amore Gesù avesse per la Scrittura: la citava di continuo. E poi, com'è possibile avere un minor amore per la Sua Parola e continuare a essere considerati Suoi seguaci? Col Vaticano II i Padri della Chiesa hanno chiarito in che modo la Chiesa Cattolica consideri la Scrittura:

 

"Poiché dunque, tutto ciò che gli autori ispirati o agiografi asseriscono è da ritenersi asserito dallo Spirito santo, si deve dichiarare, per conseguenza, che i libri della Scrittura insegnano fermamente, fedelmente e senza errore la verità che Dio, per la nostra salvezza, volle fosse consegnata nelle sacre lettere."[10]

 

         C'è bisogno di dire altro?

 

I Documenti del Vaticano II

 

         Il Concilio Vaticano Secondo (1962 - 1965) è stato un avvenimento storico per ogni cristiano di quel periodo. Quanto fatto da quel Concilio ci ha toccati tutti, e che ci piaccia o  no, gli effetti hanno avuto vaste ripercussioni. Come i venti concili ecumenici che lo hanno preceduto, il Vaticano II ha proclamato gli insegnamenti e la fede della Chiesa. Il compito di spiegare la Chiesa e la fede cristiana ad un mondo moderno ed istruito era per esso una grande sfida. Non si è trattato semplicemente di teologi che parlano ad altri teologi su profondi argomenti spirituali. No, questo concilio parlava al mondo, ai laici, a voi e a me, di questioni estremamente concrete. Se vogliamo quindi studiare questa relazione personale con Dio come Padre, meglio considerare quello che dicono i Padri della Chiesa nel Vaticano II.

 

Documenti Dottrinali di Base

 

         Nel 1973 la Conferenza Nazionale dei Vescovi Cattolici ha pubblicato un documento chiamato Insegnamenti di Base per l'Istruzione Religiosa Cattolica. Questo libretto fondamentale riassumeva in ventotto pagine la grande portata della dottrina e dell'insegnamento cattolico. Esso presenta i punti essenziali del cristianesimo cattolico agli istruttori di vari programmi auditivi. Se le soluzioni che trarremo da questa ricerca saranno valide, dovremo aspettarci che il documento sugli Insegnamenti di Base concordi con le stesse. L'introduzione al libretto dichiara:

 

"É necessario che questi insegnamenti di base siano al centro di ogni istruzione religiosa cattolica, che non siano mai trascurati né minimizzati e che venga loro data un'evidenza adeguata e frequente."

 

Il Cardinal Suenens

 

         Il Cardinale Léon Joseph Suenens, Arcivescovo di Bruxelles - Malines, Belgio, è stato una delle figure principali del Vaticano II. Il suo libro Lo Spirito Santo, nostra Speranza è una voce contemporanea dei movimenti cristiani di rinnovamento. Papa Paolo VI rilevò: "Desidero fare allusione al libro scritto dal cardinale Suenens e intitolato Lo Spirito Santo nostra Speranza, dove egli descrive e giustifica quest'attesa di rinnovamento." Nell'esprimere l'approvazione per quel volume, il defunto Papa ci ha consegnato un valido strumento per la nostra ricerca poiché il libro esprime la posizione di una figura che è stata alla guida della Chiesa contemporanea.

 

San Leone Magno

 

         Perché qualcuno non dica che io presento solo le ultimissime idee del "rinnovamento", ho voluto citare S. Leone Magno, eletto Papa nel 440. In un'epoca in cui le eresie affliggevano la Chiesa, egli era noto per la decisa riaffermazione delle verità cristiane di base. Una traduzione moderna del suo sermone Legare l'Uomo Forte fatta da Ann Field, O.S.B., sarà per noi la fonte degli insegnamenti di S. Leone.

 

Altri autori cristiani

 

         Sebbene le cinque fonti già citate costituiscano gli strumenti principali di questa ricerca, citerò anche altri autori cristiani allo scopo di penetrare più a fondo l'argomento e dimostrare che questo concetto di relazione personale non è un'idea isolata.

 

 

Capire il "che cosa"

        

         Le idee espresse in questo capitolo non avevano lo scopo di convincervi di niente; questo sarà il mio scopo nelle pagine che seguono. Per ora vi chiedo solo di capire di cosa sto parlando: di una relazione d'amore personale ed intima con Dio come Padre. Spero anche che stiate cominciando a capire gli effetti che questo tipo di relazione può avere sulla vita di una persona.

 

         Nel suo libro, Scusi, qual è il suo Dio? (Mere Christianity), C.S. Lewis ha scritto:

 

"Se volete la gioia, la potenza, la pace e la vita eterna, dovete avvicinarvi, e persino penetrare in ciò che possiede queste cose. Esse non sono una specie di premio che Dio porgerebbe, se così gli piacesse, a qualcuno. Sono invece una fonte immensa di energia e di bellezza che zampilla fuori proprio nel bel mezzo della realtà. Se vi trovate vicini, lo spruzzo vi bagnerà: altrimenti potrete rimanere all'asciutto. Una volta che un uomo è unito a Dio, come potrebbe non vivere per sempre? E una volta che egli è separato da Dio, che altro può fare se non inaridirsi e morire?"[11]

 

         Ora siamo in partenza, alla ricerca di quella fonte. Cerchiamo di avvicinarci ad essa e di trovare la gioia, la potenza, la pace e la vita eterna.

 

 



[1] L'enfasi posta qui e nelle citazioni di tutto il libro è dell'autore.

[2] Anne Field, O.S.B., Binding the Strong Man (Legare l'Uomo Forte), Pagg. 85-86.

[3] "America", 29 Gennaio, 1966.

[4] Intervista, "New Covenant", vol. 2 n. 12, Gennaio 1973,  pp. 2-3.

[5] Discorso in "Texas Catholic", Nov. 1970.

[6] Redemptor Hominis, N. 18

[7] Lo Spirito santo nostra Speranza, (A New Pentecost?), p. 166]

[8] Efesini 1, 19-20

[9] Da un articolo di Ralph Martin sulla Rivista New Covenant risulta che attualmente "circa 276 milioni di cristiani nel mondo sono stati toccati, o influenzati, da movimento carismatico -pentecostale." (Why Community?", New Covenant, febbraio 1989, p.17). - Nel 1994 I carismatici nel mondo erano arrivati a 405.551.000 (Table of Global Expansion of the Renewal across the 20th Century, pag. 14-15) -  [n.d.t.]

[10] [Costituzione Dogmatica "Dei Verbum" sulla Divina Rivelazione, N. 11, Roma 1966.]

[11] [C.S. Lewis, Scusi, qual è il suo Dio?, p. 153]

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