Indice Capitolo Primo
DIO É VIVO E VEGETO
Due aerei monomotori privati sfrecciavano nel cielo cupo dell'Indiana diretti verso il Tennessee. Il Chessna 58 Delta stava dietro e alla sinistra del Cardinal 385.
"Cardinal 385, qui 58 Delta."
"Vai avanti, George - ........ 58 Delta."
"Al, pare che potremo volare bene fino a casa. Il Signore è stato proprio buono con noi in questo week-end."
"Oh, si, George, penso che abbia sorvegliato ogni nostro passo. E ora sta completando l'opera dandoci questo vento di coda. Credo che ce la faremo a tornare a casa in meno di quattro ore. Passo."
"Meraviglioso! Tu continua a far lampeggiare la tua luce e io ti seguirò come un cagnolino nostalgico. 58 Delta, chiudo!"
"Roger, 385 chiudo."
Due piloti sfrecciavano nei cieli cupi: due fratelli in Cristo, che stavano sperimentando la Sua mano che li guidava, Erano due uomini di estrazione religiosa diversa, ma uniti nell'amore e nel rispetto reciproco.
Non dimenticherò mai quella notte in cui George ed io volammo vicini per quei mille chilometri attraverso i cieli stellati. Ma riflettendoci, scopro che abbiamo condiviso anche un altro tipo di esperienza, persino più indimenticabile, che ci portò a fare quel viaggio in aereo; e proprio questa ci ha cambiati entrambi, trasformandoci da cristiani impotenti in uomini sicuri della loro fede che, ed è questa la cosa più straordinaria, gioiscono della loro fede.
Ed ecco l'argomento di questo libro: vogliamo parlare di un cristianesimo pieno di gioia e dell'esperienza che rende tale gioia possibile. Sono un cattolico attivo nella Chiesa contemporanea, e devo dire di aver incontrato le più svariate opinioni su quel personaggio che chiamiamo "Dio". Vedo persone che "recitano" il cristianesimo in ogni modo immaginabile. É scontato che alcuni sembrano delusi, e direi quasi spiritualmente morti, ma dall'altro lato della medaglia possiamo vedere quelli la cui vita cristiana è davvero dinamica, forte e in continua crescita. Questi cattolici parlano di un cambiamento che si è verificato nella loro vita, grazie al quale Dio per loro è diventato un Essere Vivente. Ora essi affermano che il cristianesimo è pieno di potenza, di gioia e di vera soddisfazione. Potete chiamarlo "cristianesimo personale", "l'esperienza della nuova nascita", oppure "l'unzione dello Spirito Santo". Chiamatela come volete, ma il punto è che questa esperienza di un Dio personale sta rivoluzionando la loro vita e, di conseguenza, sta riportando vita nella Chiesa.
Come Chiesa tuttavia dobbiamo esaminare con attenzione questo movimento che porta a un cristianesimo personale. É davvero valido? Si basa su una sana dottrina? E, infine, viene proprio da Dio?
Questo libro, quindi, si propone di fornire anche aiuti evidenti e validi che consentano di valutare questo tipo di cristianesimo personale. Alcuni non desiderano impegnarsi in una simile valutazione, e preferiscono lasciare che ognuno continui a farsi i fatti propri (fin quando questi non risultino chiaramente sbagliati). Ma si tratta di un atteggiamento micidiale, che come Chiesa non possiamo permetterci. Questo cristianesimo personale deve essere valutato, e nel farlo dobbiamo proteggerci dai lupi della falsa dottrina.
Una delle vie importanti attraverso cui il cristianesimo che contempla un rapporto personale con Dio sta entrando oggi nella Chiesa è attraverso i movimenti di rinnovamento. E se questi possono differire nelle apparenze esteriori, la maggior parte di essi condivide un unico tema evidente: quello di un Dio più personale, più intimo, più amabile di quanto voi ed io avessimo mai potuto immaginare. Tuttavia, la prima reazione della maggior parte dei cattolici davanti ad una simile prospettiva è che
ritengono abbia "un'apparenza quanto mai protestante". Questa categoria di persone guarda con sospetto ogni movimento, e ritiene che i cattolici coinvolti nel rinnovamento dicano alcune cose che non sembrano troppo cattoliche, come ad esempio:
"... se una persona non crede in Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, e non lo accetta come proprio Salvatore personale, la salvezza offerta a tutto il genere umano non gli servirà a nulla."[1]
oppure:
"Tutti coloro che accettano Gesù, la Parola di Dio incarnata, riconoscendolo come proprio Signore e Salvatore, e fanno l'esperienza della nuova nascita dallo stesso Spirito per mezzo del quale anche Gesù è stato concepito ... ricevono una parte della Sua natura divina."[2]
Voi potete anche ritenere che dichiarazioni simili provengano da un protestantesimo evangelico, o che si tratti della retorica dei movimenti di rinnovamento, ma non è affatto così! Si tratta invece di insegnamenti fondamentali della nostra fede cattolica: di parole prese da S. Leone Magno, Pontefice della Chiesa Cattolica dal 440 al 461.
Se nel rinnovamento la gente afferma cose simili, allora il movimento deve aver fatto qualche importante scoperta. E pare che abbiano scoperto che quest'idea della relazione personale con Dio racchiuda una verità cristiana essenziale! Ma allora, potrete chiedervi, cosa insegna la Chiesa a proposito di questa "relazione personale con Dio", e perché non sentiamo parlare di più sull'argomento?
Ad essere sinceri, la nostra Chiesa Cattolica ha un grosso problema. Dopo aver insegnato per tanti secoli che Gesù è presente nell’Eucaristia, oggi si trova in difficoltà se deve predicare con chiarezza che il nostro Padre Celeste e Gesù ci chiedono di lasciarci coinvolgere in una relazione personale ed intima con Loro. L'insegnamento esiste in teoria, ma non nella pratica (fatta eccezione di alcuni movimenti di rinnovamento). Quando poi si predica questo messaggio, lo si dipinge con un linguaggio talmente astratto ed intellettuale che non potrà mai raggiungere il cuore di chi ascolta.
Dopo la chiusura del Concilio Vaticano II, il teologo inglese Charles Davis osservò:
"Tanto parlare che si fa da ogni parte sui temi del rinnovamento mi ha posto in contatto con molta gente che cerca di ravvivare la propria fede. Mi è parso di avvertire una sensazione come di vuoto, ma unita ad essa un desiderio profondo di Dio. C'è un vuoto al centro della vita della gente, un vuoto che vuol essere colmato. Le persone sono inquiete a proposito della loro fede: la trovano sgusciante. E non parlo di quelli che si preoccupano dei cambiamenti recenti, non di loro. Queste persone cercano qualcosa di più, qualcosa che riempia il vuoto della loro vita, e quello che ascoltano non riesce a farlo. I più sensibili si rendono conto che stanno cercando Dio: Sembra quasi che Egli Si stia come ritirando dal mondo e da loro. Vanno alle conferenze ad ascoltare oratori come me, sentono parlare della nuova liturgia, della nuova interpretazione del ruolo dei laici, della collegialità, della Chiesa e del mondo e di mille altre idee nuove ed eccitanti, e possono restare davvero impressionati da tutto ciò. Ma chi parlerà loro, in tutta semplicità, di Dio come di una Persona da conoscere intimamente, e chi farà tornare viva ancora una volta la realtà e la presenza di Dio nella loro vita?" [3]
Si, è proprio vero, abbiamo bisogno di sentir parlare di un Dio Vivente, conosciuto di persona da coloro che credono. Uno degli artefici del Vaticano II, il Cardinale Léon Joseph Suenens di Malines - Bruxelles, ha affermato in essenza le stesse cose in un'intervista alla rivista New Covenant:
"Come pastore, da tempo mi sto preoccupando di come rendere personale il cristianesimo per quei cristiani che non hanno un gran rapporto personale con Cristo. Molti non sperimentano questa relazione personale come dovrebbero.
Molti poi sono cristiani per abitudine, perché lo erano i genitori, e così via. Ma ad un certo punto della vita ogni individuo dovrebbe sentirsi portato ad assumersi un impegno personale con Cristo." [4]
Dunque vedete, pare che oggi il problema di base per noi cattolici sia che in realtà stiamo ascoltando il messaggio di Gesù rivestito di un linguaggio talmente tecnico, sacramentale e teologico, che a dire il vero risulta troppo astratto per fare breccia nel cuore della gente. Fare astrazioni dal Vangelo può anche essere una bella cosa, ma queste non riescono a parlare con potenza al popolo di Dio. Il vescovo Flores di San Antonio è andato dritto al centro del problema quando ha parlato di molti cattolici che sono stati "sacramentalizzati", ma mai veramente "evangelizzati" in maniera efficace.[5] Essere evangelizzati significa, tra le altre cose, non solo ascoltare il messaggio del vangelo, ma anche capirlo. Ed un punto essenziale del Vangelo di Gesù - quello che stiamo appunto cercando di comprendere - è il nostro bisogno di una relazione personale con Dio come Padre per mezzo di Gesù oppure, come qualcuno la definisce, dell'esperienza della "nuova nascita".
Nelle pagine che seguono ricercheremo il senso della verità di una relazione personale con Dio e cercheremo di esprimerlo in un italiano chiaro e semplice. Nell'esplorare questa verità cristiana fondamentale, che è stata con la Chiesa sin dagli inizi, esamineremo anche i motivi per cui alcuni eventi storici ne hanno provocato la periodica sparizione, e di come mai il cambiamento di alcuni atteggiamenti ne permette ora la riscoperta. Quindi il mio messaggio è semplice: l'incredibile ed eccitante evento di sperimentare Dio come Padre è oggi alla portata di chiunque lo voglia davvero, e io intendo dimostrarvi come una esperienza simile può arrivare a far parte anche della vostra vita.
Un'esperienza religiosa ..... Ma veramente!
Provatevi anche solo a dire di aver fatto un'esperienza religiosa, e intorno a voi vedrete tutto un alzarsi di sopracciglia, come se foste stati vittima di un predicatore imbroglione. La maggior parte dei cristiani, tuttavia, non si scomoderebbe neppure a chiedervi cosa intendete dire; si limiterebbe con disinvoltura a lasciar cadere l'intera faccenda, considerandola indegna della loro attenzione. E se riuscirete a trovare qualcuno che voglia discuterne, le sue argomentazioni saranno di questo tipo: "Questo cristianesimo personale di cui parli, quest'esperienza della nuova nascita, mi dà dei grattacapi. Sa troppo di protestante - sai, è troppo avvolta di emotività. Non fa per me."
Come li capisco bene i critici! Ero uno di loro, sapete! Ma allora ero confuso, e lo sono anch'essi, perché se non lo fossero, non si azzarderebbero mai a fare simili, folli dichiarazioni: Infatti, la maggior parte di ciò che dicono è priva di fondamento.
Eppure a questo punto ho paura: temo che mentre ci accingiamo a fare questa ricerca, le vostre opinioni siano già state influenzate da critici che parlano in tutta schiettezza, sì, ma che si servono di argomenti superficiali. Se avete qualche dubbio sul cristianesimo personale o sull'esperienza della nuova nascita, le pagine di questo libro dovrebbero aiutarvi a eliminarli. Ma per il momento consideriamo i punti sui quali i critici, sbagliando, puntano il dito; ed io vorrei almeno riuscire a risvegliare in voi qualche dubbio sui vostri dubbi.
Si può parlare di "esperienza religiosa" e intendere molte cose al riguardo, ma se mi chiedete una definizione precisa, direi che: "É l'esperienza che ci permette di percepire veramente la presenza di Dio, non con gli occhi del corpo e neppure solo con la mente, ma con lo spirito. In questa esperienza io vengo a sapere che Dio esiste e che, e questa è la cosa più bella di tutte, mi chiama a vivere in Lui. Dio non è più una teologia, una dottrina, una filosofia; diventa una realtà viva, personale. Quando incontro la Sua esistenza, ogni parte di me - mente, volontà, emozioni e corpo - partecipa a quell'incontro." Ma queste parole non possono bastare: Come parlarvi della potenza di quel contatto? Come descrivervi il suo calore trasformante? Quali parole potrebbero conferire la bellezza della Sua presenza? Quale idea catturare la luce del Suo spirito? In che modo esprimere l'inesprimibile?
No, non se ne può fare una dissezione scientifica; né è possibile rinchiuderla in una scatola teologica: l'esperienza religiosa è qualcosa di troppo grande per cose simili. Questo incontro vivo col Dio vivente è il cristianesimo come lo si intendeva agli inizi. Dio non è un qualche concetto statico - è vivo ed i santi, nel corso di tutti i secoli, hanno riscoperto questa realtà nella vitalità dell'esperienza cristiana. Eppure, proprio nella nostra Chiesa troviamo quelli che sono scettici e che, erroneamente, definiscono "non-cattolico" tutto ciò che non capiscono.
Prendiamo ad esempio l'idea della "nuova nascita". A detta dei critici si tratta di un fenomeno puramente protestante. Con quanta facilità dimenticano che Gesù stesso ha introdotto quel termine (Giovanni 3,3), e che il concetto è in realtà una verità fondamentale del nostro cristianesimo! Il problema sta in noi cattolici, che abbiamo seppellito quest'idea bella e semplice in un groviglio di rituali e di dogmi altisonanti. Forse ce la caveremmo meglio a fare come i fratelli protestanti, che hanno semplicemente adottato l'idea di Gesù riguardo alla "nuova nascita". Dopotutto, non potete sconfiggere le Sue credenziali e gli evangelici, servendosi del metodo di insegnamento di Gesù, oggi possono vantarsi di essere il ramo del cristianesimo che rivela la crescita più rapida. É difficile discutere quando si ha un successo di quel tipo.
Quindi, l'idea di base della "nuova nascita" è cattolica quanto la Messa domenicale. Se non lo fosse, Papa Giovanni Paolo II non avrebbe mai affermato:
"Questa unione di Cristo con l'uomo è di per sé un mistero. Dal mistero è nato 'l'uomo nuovo' chiamato ad essere partecipe della vita di Dio."[6]
Il critico sbaglia perché non ha fatto le necessarie indagini, mentre pare che il Papa le abbia fatte. Vedete: ogni volta che qualcuno comincia a interpretare il significato dell'esperienza cristiana ha una responsabilità, quella di controllare le proprie deduzioni confrontandole con la teologia competente. E questa è copiosissima, sì, persino sull'argomento dell' "esperienza religiosa" - eppure sono pochi i cristiani che si prendono la briga di indagare e di esaminarla a fondo.
Ora il compito della Chiesa è quello di "provare ogni cosa"; ed è proprio quanto hanno fatto i cattolici quando, di recente, hanno cominciato a riscoprire le ricchezze dell'esperienza cristiana. E la Chiesa non solo ha controllato, ma ha anche rilasciato ciò che i teologi definiscono una giustificazione teologica provvisoria, che sarebbe come dire: Pare si tratti di cosa validissima; procedete pure mentre noi proseguiamo coi nostri studi."
Perché, allora, quei critici continuano a demolire quest'idea? Perché sono chiusi all'esperienza della nuova nascita? La risposta è racchiusa proprio in quella parola, esperienza. Ne hanno paura. (Lo so, perché ne avevo paura anch'io!) La maggior parte dei cattolici, e i preti in particolare, pare siano condizionati a respingere qualunque cosa che abbia sentore di esperienza religiosa. "Emotività!" gridano subito, e si ritirano in una piccola gabbia teologia che tiene alla larga quel tipo di cose. Loro sono stati tirati su in quel modo, ed è una reazione del tutto naturale, anche se infelice.
Ora vi prego di cercare di capirmi: non sto dicendo che la maggior parte dei sacerdoti stia attaccando con malizia il cristianesimo personale; no. Infatti, la maggior parte di essi è del tutto sincera nelle obiezioni che presenta, ma l'istruzione ricevuta li ha resi eccessivamente scettici nei confronti di qualsiasi esperienza religiosa. La maggior parte dei sacerdoti usciti dal seminario negli ultimi decenni, non ha mai studiato l'aspetto positivo di questa faccenda, e quindi non è equipaggiata per identificare le esperienze valide. Hanno studiato solo i mali dell' "entusiasmo che divide": il Giansenismo, il Quietismo, il revivalismo e altre cose simili - tutte distorsioni dell'esperienza cristiana autentica. Dopo l'ordinazione la loro cautela è stata probabilmente rafforzata da alcune persone che hanno incontrato. La cosa certa è che chiunque si trovi da qualche tempo nel ministero si è imbattuto in persone dall'immaginazione iperattiva, che dichiarano di avere intuizioni soprannaturali ed esperienze che risultano per lo meno discutibili. E allora l'opinione del critico rimane negativa.
"Aha! dimentichi una cosa importante," ritorcerà il critico. "Quando studiavamo teologia abbiamo imparato che il cristianesimo si basa sulla fede, e non sulle esperienze che tendono ad andare e venire." Ovviamente non nega che le esperienze religiose siano valide. Al contrario, si suppone che fede ed esperienza si completino a vicenda. Le cautele hanno il solo scopo di spingerci a chiarire i problemi; non certo ad uccidere l'idea, né ad escludere l'esperienza o a soffocare l'emozione. Se confinate il cristianesimo alla sola fede, lo relegate nella "sfera dell'inosservabile" - al di fuori della visuale comune e, in quel caso, fate della vostra religione solo un esercizio mentale.
Ma i critici protestano: "I nostri studi dimostrano che queste esperienze religiose si collegano a movimenti emotivi e pietistici che continuano a spuntare e a scomparire." É vero, i movimenti spuntano e spariscono con una certa regolarità, ma l'argomento a dire il vero si ritorce contro se stesso. Perché vedete, il cristianesimo personale, ovvero l'esperienza della "Nuova Nascita", in realtà fa una sezione trasversale di tutti i movimenti, di tutte le denominazioni e di tutte le classificazioni fatte dall'uomo. E questo perché si tratta di cristianesimo di base. I movimenti non fanno altro che riscoprire di continuo una verità cristiana fondamentale. Non l'hanno certo inventata loro, perché è stato Dio a farlo. Dovunque esista un cristianesimo genuino, potete star certi che esiste l'esperienza religiosa.
La storia cattolica abbonda di racconti di esperienze cristiane valide. Gli Esercizi Spirituali di S. Ignazio di Loyola, ad esempio, sono usati ancor oggi e sono stati ripetutamente avallati da papi e vescovi. Eppure ogni rinnovamento spirituale nella storia cristiana, valido o meno che fosse, ha avuto critici che non hanno esitato a definirli "fanatismo." Una volta qualcuno ha dato questa definizione del fanatico: "è qualcuno che ha convinzioni più forti delle mie."
I critici tuttavia continuano ad infuriare: "É solo tutta emotività! Sono le emozioni a provocare l'esperienza, a convincere qualcuno di essere salvato. Sono le emozioni a dare loro il potere di liberarsi dalle cattive abitudini - come il bere, il bestemmiare, ecc." Rido sotto i baffi al ricordo di quando anch'io la pensavo in quel modo. Quanto mi sbagliavo! "Ma cosa c'è di errato in quell'argomento?", potrete chiedere. Ebbene, in primo luogo, esso presume che qualunque esperienza cristiana sia legata all'emotività. In altre parole, dal punto di vista emotivo la persona arriva ad una tale eccitazione da immaginare un'esperienza con Dio. Ora io non voglio dire che queste cose non accadano mai, perché non è vero. Ma è assurdo affermare che tutte le esperienze cristiane siano attribuibili all'emotività.
Che dire allora degli innumerevoli santi dei passati 2000 anni? Tutte persone emotivamente instabili? Il critico rimane incastrato in questo impiccio perché si trova di fronte ad un'esperienza cristiana genuina nella quale lo Spirito Santo tocca il cuore della persona, e poiché ciò comprende anche una reazione emotiva, egli presume che sia l'emozione a provocare l'esperienza. In fondo, egli è in grado di vedere l'emozione mentre lo spirito rimane invisibile e ovviamente, quando la gente parla di quanto è loro accaduto, cos'altro può descrivere se non i sentimenti, le sensazioni, le emozioni? Ma l'emozione è l'effetto, non la causa.
Lo stesso Gesù ci ha detto: "... Ama il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente e con tutte le forze" (Marco 12,30). In altre parole, con ogni parte di noi stessi, incluse le emozioni. Disumanizzare la vita spirituale è andare contro l'insegnamento di Gesù: Egli non ha mai inteso che vagassimo in un deserto spirituale, senza avvertire il sentimento dell'amore del Padre. Non ha mai inteso che soffocassimo le emozioni per agire come dei robot spirituali. Gesù ci vuole totalmente umani nell'incontro con Lui.
Nella seconda parte di questo argomento i critici affermano che sono le emozioni a convincere la gente di essere salvata. Ma da sé l'emozione non convincerà proprio nessuno di niente: É la verità a convincere la gente. Si, è la verità del vangelo di Gesù quando si crede in essa per mezzo della potenza dello Spirito Santo: è questo l'elemento convincente nell'esperienza cristiana. La stessa potenza dello Spirito Santo vince quelle cattive abitudini. Eppure i critici, proprio come me, non ne saranno convinti finché non sperimenteranno essi stessi quella rivoluzione interiore. Solo questo matrimonio di verità e di esperienza potrà darvi l'assoluta certezza dell'amore del Padre.
Ero solito servirmi anche di un altro argomento - che ritenevo valido: "Queste esperienze emotive sono provocate da crisi nei rapporti umani - guerre, immoralità, paure - che in alcune persone squilibrate fanno scattare illusioni psicologiche o una forma di auto-ipnotismo." Questo argomento era all'apparenza autorevole, ma in realtà era del tutto errato. In primo luogo, non esiste un rapporto sostanziale tra crisi politico-sociali e cristianesimo personale. Perché vedete, nel corso di tutta la storia non si è mai visto che le crisi siano cessate, e i cristiani possono spesso imputare un moto genuino dello Spirito ad una qualche crisi parallela nella storia. Vi sono tuttavia casi in cui le crisi non sono state causa di rinnovamenti spirituali, oppure in cui i rinnovamenti sono avvenuti senza delle crisi corrispondenti. Come lo spiegate?
La seconda parte di questo argomento è un po' più subdola. Forse una crisi personale, un desiderio sentito o un'atmosfera di revival possono suscitare forze psicologiche che portano la persona a immaginare di aver sperimentato un rinnovamento spirituale. Ma quando studiate le situazioni reali, trovate una tale varietà di tipi di esperienza e di persone che la rivendicano che, volendo trovare il filo che le unifichi, vi smarrite. E pare che la gente incontri questa esperienza con la stessa frequenza quando si trova da sola, o quando frequenta cerimonie e incontri evangelici.
Ovviamente obietterete: "Va bene, non importa dove e come si ha l'esperienza, ma questa rimane gente squilibrata." Ebbene, un gruppo di psicologi ha pensato la stessa cosa qualche tempo fa, e si è subito disposto a mettere alla prova quella teoria. Scelsero due gruppi che avessero la massima somiglianza tra loro, eccetto che un gruppo affermava di riconoscere Gesù come Salvatore personale e sperimentava la potenza dello Spirito Santo mentre l'altro, il gruppo di controllo, non aveva questa esperienza. Con loro grande sorpresa, i cristiani "pieni di Spirito" erano psicologicamente più equilibrati del gruppo di controllo. L'argomento di quegli psicologi non risultò valido, e neppure il mio. Ciò che essi hanno dimostrato con la scienza io l'ho scoperto con l'esperienza: il cristianesimo personale si basa su un'esperienza religiosa genuina, e non ha niente a che fare con gli squilibri psicologici, l'auto-ipnotismo e cose simili. A dire il vero, è il solo vero cristianesimo che esista.