Indice Capitolo Ottavo
LA NOSTRA TESTIMONIANZA CRISTIANA
(1) Per mezzo di Gesù è lo Stesso Dio Padre a protendersi verso di noi nell'amore, anche per
darci il potere di raggiungerLo, proprio in risposta al suo amore. É questa la buona novella: il vangelo cristiano che Egli offre a tutti gli uomini.
(2) Suo Figlio, Gesù, è stato la manifestazione di questo amore; e gliene ha reso testimonianza.
Con la Sua venuta ha annunziato la buona novella di salvezza a tutti gli uomini. Ha fatto conoscere il nome di Dio, e nella Scrittura il nome di una persona rappresenta la persona stessa. Gesù, quindi, è venuto a farci conoscere Dio e ad offrire a tutti gli uomini l'amicizia personale di Dio. Rivolgendosi nella preghiera al Suo Padre celeste al termine del Suo ministero terreno, Egli disse:
"E Io ho fatto conoscere loro il Tuo nome e lo farò conoscere." (Gv. 17,26)
(3) Vi prego di notare che sebbene sia vicino alla morte e prossimo a lasciare questo mondo dal
punto di vista dell'esistenza umana, Egli dichiara che continuerà a far conoscere anche in futuro il nome del Padre e quindi la Sua persona. Come potrà continuare a farlo? Come sperava di mantenere la Sua promessa? Può farlo tramite noi, la Sua Chiesa, nella quale e per mezzo della quale è tornato a vivere. É nostro privilegio permettere che Gesù continui a far conoscere il nome di Dio agli uomini per nostro tramite. Ha bisogno di noi; dipende da noi per salvare il mondo.
La testimonianza e l'opera di Gesù
(4) In un momento particolarmente solenne della Sua vita (durante l'Ultima Cena con gli apostoli) Gesù disse:
"Questa è la vita eterna:
che conoscano Te, l'unico vero Dio
e Colui che hai mandato, Gesù Cristo." (Gv 17,3)
L'intera vita di Gesù (la Sua preghiera, gli anni trascorsi lavorando da falegname, la predicazione, i miracoli, la morte e la risurrezione) non aveva che uno scopo: dare agli uomini questa vita eterna per la gloria del Padre Suo:
"Sono venuto perché abbiano la vita, e l'abbiano in abbondanza." (Gv 10,10)
Ed è proprio questa la vita che abbiamo ricevuto per mezzo della fede e del battesimo, quando siamo entrati a far parte del popolo di Dio.
La testimonianza e l'opera dello Spirito Santo
(5) In un capitolo precedente abbiamo studiato la funzione dello Spirito Santo, che è quella di
continuare in noi l'opera di Gesù, di renderGli testimonianza e di glorificarLo:
"Quando verrà il Consolatore che Io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, Egli Mi renderà testimonianza." (Gv 15,26)
L'opera di Gesù Cristo sarà portata a compimento per Suo tramite ed è per Lui che riceviamo l'incarico e il potere di rendere testimonianza a Gesù.
L'opera della nostra testimonianza
(6) Quando Gesù disse ai Suoi seguaci che lo Spirito Santo Gli avrebbe reso testimonianza,
proseguì dicendo:
"E anche voi mi renderete testimonianza." (Gv 15,27)
É nostro dovere e nostro stupendo privilegio, glorificare Gesù continuando a proclamare il Suo messaggio e a trasmettere al mondo la Sua potenza. Nello stesso capitolo del Vangelo di S. Giovanni possiamo sentire che Gesù dice ai Suoi seguaci:
"Se hanno osservato la Mia parola, osserveranno anche la vostra." (Gv 15,20)
(7) Gesù vuole che il mondo continui ad ascoltare la Sua parola tramite noi. La nostra voce può
essere la Sua; e deve esserlo, se davvero stiamo vivendo nella fede. Egli Si identifica totalmente con noi e ci avverte che gli uomini nei nostri confronti reagiranno come reagirono davanti a Lui:
"Se hanno perseguitato Me, perseguiteranno anche voi." (Gv 15,20)
Tale testimonianza ebbe inizio dal momento in cui Egli assicurò alla Sua Chiesa:
"Mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra." (Atti 1,8)
(8) Gli apostoli ai quali rivolse queste parole a dire il vero non videro questi "estremi confini
della terra", ma rappresentarono la Chiesa, che sin da allora ha proclamato dovunque la Parola di Dio. Gesù aveva previsto questo sviluppo, e durante l'Ultima Cena aveva pregato così:
"Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in Me." (Gv 17,20)
Quelle persone siamo noi.
A cosa dobbiamo rendere testimonianza?
(9) Proprio come Gesù aveva predetto, i Suoi seguaci furono perseguitati già poco tempo dopo la
Sua ascensione al cielo. Furono arrestati e messi in prigione, ma furono liberati da un angelo del Signore, che mentre li accompagnava fuori dalla cella, disse:
"Andate e mettetevi a predicare al popolo nel tempio tutte queste parole di vita." (Atti 5,20)
Essi ovviamente lo fecero, ma furono arrestati di nuovo e portati davanti al Senato di Israele al completo: il Sinedrio. Ancora una volta fu detto loro di smettere di predicare, ma Pietro espose brevemente ciò che progettava di fare e perché. Questo sommario rappresenta una preziosa dichiarazione di ciò che ogni cristiano è chiamato a testimoniare davanti al mondo:
"Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini. Il Dio dei nostri Padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo alla croce. Dio lo ha innalzato con la Sua destra facendolo Capo e Salvatore, per dare a Israele la grazia della conversione e il perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo." (Atti 5,29-32)
(10) Gli apostoli rischiarono la vita solo per dire queste cose e molti di loro furono uccisi davvero
per aver testimoniato questa fede. Ma trattandosi della missione affidata loro da Gesù, nulla, neppure la perdita della stessa vita, avrebbe impedito loro di continuare a comunicare la buona novella affinché altri potessero essere partecipi della gioia che vi trovavano. Dopo l'adorazione di Dio, lo scopo dell'esistenza della Chiesa è l'impegno a parlare agli altri di Gesù.
(11) La nostra testimonianza quindi riguarda Gesù e anche il nostro messaggio verte su di Lui.
Non si tratta quindi, in primo luogo, di alcune verità particolari o della Chiesa. Il nostro scopo è convertire gli uomini a Gesù che vive nella Chiesa per mezzo della Sua vita di risorto. Ognuno deve incontrare Gesù per fede in maniera assai personale e sottomettersi interamente a Lui. Bisogna sperimentare la conversione secondo i criteri descritti nel secondo capitolo di questo libro.
(12) C'è il rischio di insegnare alla gente il comportamento morale cristiano o i principi sociali cristiani prima di averla aiutata ad incontrare la fonte di queste cose: Gesù. C'è il rischio di indurre gli uomini ad accettare le dottrine cristiane prima che accettino Cristo. C'è perfino il pericolo che le persone ricevano i sacramenti di Dio senza la fede. Lo scopo della nostra testimonianza cristiana, sia che questa si manifesti attraverso la vita, le parole o per mezzo della preghiera, è che gli altri giungano in primo luogo al pentimento, quindi accettino Gesù come loro salvatore personale e ricevano lo Spirito Santo. E queste cose avvengono nella Chiesa e per suo tramite. Tuttavia, alla gente non dobbiamo presentare la Chiesa come un sistema o un'organizzazione a cui ci si debba semplicemente sottomettere, ma come il corpo del Cristo risorto.
La Chiesa ha la missione di testimoniare
(13) Il popolo di Dio non potrà mai essere una comunità "sistemata" e soddisfatta di sé. Dovrà
sempre protendersi verso l'esterno per invitare gli altri all'ascolto della buona novella che Gesù è il Signore, che Dio ama l'uomo e che desidera la salvezza di tutti gli uomini. Ritenere che la Chiesa sia passiva e che non faccia niente per raggiungere gli altri per attirarli nella sua comunità e renderli partecipi della sua vita, sarebbe negare la sua stessa natura. Se agisse in quel modo cesserebbe di essere la Chiesa di Gesù Cristo, e questo per il fatto che le Sue ultime parole furono un comando a rendere testimonianza, ad offrire a tutti gli uomini la possibilità di diventare membri della famiglia di Dio.
"Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato." (Mt 28,19-20)
Anche noi abbiamo la missione di testimoniare
(14) Noi siamo il popolo di Dio e quindi siamo proprio noi ad avere, tutti insieme, questa
missione. Gesù ci ha detto: "Andate e fate discepoli." Abbiamo il privilegio di essere i Suoi missionari, i messaggeri del Suo amore per l'intero genere umano. S. Paolo dice:
"Ognuno ci consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ora, quanto si richiede agli amministratori è che ognuno (di loro) risulti fedele." (1 Cor 4,1-2)
Ma sappiamo davvero queste cose? Ci rendiamo conto del privilegio che abbiamo, ma anche dell'impegno e del dovere che esso esige? Siamo amministratori dei misteri di Dio. Ma siamo fedeli nello svolgere il dovere di un bravo amministratore: comunicare agli altri la parola di Dio? Anche a questa domanda dobbiamo dare una risposta onesta, che provenga dal cuore; una risposta diretta tra noi e Dio.
(15) Può esserci utile paragonarci a due altri cristiani: Pietro e Giovanni, che dopo esser stati
imprigionati ed avvertiti, si limitarono a rispondere:
"Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato." (Atti 4,20)
Questo perché ricordavano ciò che aveva detto Gesù:
"Non voi avete scelto Me,
ma Io ho scelto voi
e vi ho costituiti
perché andiate e portiate frutto
e il vostro frutto rimanga (sia duraturo)." (Gv 15-16)
Ciò vale per voi e per me proprio come valeva per loro: siamo stati scelti e abbiamo ricevuto l'incarico di diffondere la verità dell'amore di Dio tra tutti gli uomini.
Abbiamo una parola da comunicare
(16) Dio ha comunicato la Sua parola per mezzo di Gesù:
"Il Verbo (logos = Parola) si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi." (Gv 1,14)
Questo Gesù vive in voi e in me, per mezzo della fede e del battesimo; Egli desidera continuare a pronunziare, proprio tramite noi, le parole di Dio relative al Suo amore e alla salvezza che Egli ha preparato per il mondo. Nella sala dell'Ultima Cena, poco prima della Sua morte, sentiamo Gesù che prega rivolto al suo Padre celeste:
"Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in Me." (Gv 17,20)
Molte persone possono arrivare a credere in Lui per mezzo delle vostre parole e questo è il vostro privilegio. Ma il vostro silenzio si oppone al desiderio di Gesù di testimoniare, anche tramite voi, l'amore che il Padre ha verso gli altri.
Abbiamo degli inviti da offrire
(17)É vero, il primo stadio della salvezza si è già realizzato attraverso la morte e risurrezione
Di Gesù: ora la salvezza è a disposizione di tutti gli uomini. Ma se questi non lo vengono a sapere, non sono in grado di accettarla e neppure di rifiutarla.
"Come potranno invocarLo senza aver prima creduto in Lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che Lo annunzi?" (Rom 10,14)
Non che tutti siamo chiamati a predicare nel vero senso della parola; ma tutti insieme siamo chiamati a parlare, a raccontare agli amici della grazia di Dio che salva, se ancora non l'hanno accettata. Dio ci ha consegnato l'invito destinato a loro per il raggiungimento della felicità eterna: sta a noi trovare il modo di offrirglielo. Più avanti in questo capitolo vedremo come fare.
Abbiamo il potere di testimoniare
(18)Rendere testimonianza a Gesù, dire agli altri che Egli è l'amore di Dio reso visibile e che essi
possono fare l'esperienza di questo amore, richiede coraggio. Prima della discesa dello Spirito Santo, perfino S. Pietro non riuscì a farlo quando si trovò di fronte alla ragazza nel cortile di Erode; ma dopo aver ricevuto lo Spirito Santo le cose cambiarono radicalmente: Pietro aveva la potenza, proprio come Gesù aveva predetto:
"Ma avrete forza (dunamis = potenza) dallo Spirito Santo che scenderà su di voi." (Atti 1,8)
Ed è proprio quello che abbiamo ricevuto con la cresima: lo Spirito Santo. Ma se avvertiamo che ci manca la Sua potenza, è perché non abbiamo mai fatto, da adulti, un atto di fede nella Sua presenza in noi. Avvertiremo questa potenza se ci disporremo, da adulti, ad accettare la grazia della cresima e a chiedere con fede l'esperienza della Sua potenza in noi.
Siamo il sale della terra
(19)Il sale dà al cibo un sapore nuovo, una specie di vita nuova e il suo sapore pare che lo ravvivi.
per dirci che non dobbiamo limitarci ad essere osservatori passivi, ma che al contrario dobbiamo influenzare il mondo intero, Gesù Si è così espresso:
"Voi siete il sale della terra." (Mt 5,13)
Ma questo vale anche per noi, nei confronti della gente in mezzo alla quale viviamo? Li stiamo davvero aiutando a "ravvivarsi" come cristiani? Ad avere la vita nuova?
Siamo la luce del mondo
(20)La parola "luce" si spiega da sola, e lo stesso dicasi delle parole che Gesù rivolse ai Suoi
seguaci quando affermò:
"Voi siete la luce del mondo... Non si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli." (Mt 5,14-16)
Come cristiani dobbiamo chiederci se tutto ciò avviene anche per noi. Nelle cose solite della vita di ogni giorno, riescono gli altri a vedere le nostre "opere buone"? Perché proprio questa è la testimonianza alla quale siamo chiamati.
Siamo rivestiti di potenza
(21)Sarebbe del tutto insensato spingere un'auto lungo la strada o andare a cercar benzina quando
il serbatoio è pieno. Ma è ancor più insensato ritenere di non poter aiutare gli altri che sono a corto di benzina se siete proprietari di un pozzo petrolifero. Allo stesso modo, quando esitate nel rendere testimonianza a Gesù, ricordate di avere dentro di voi la Sua stessa energia per poterlo fare: dovete solo accendere quella potenza con la fede e con la preghiera. Egli ha assicurato che ogni membro del Suo corpo, la Chiesa, sarebbe stato "rivestito di potenza dall'alto" (Lc 24,49); e noi siamo membri di quel corpo e abbiamo quindi dentro di noi quella potenza.
(22)Se siamo passati attraverso una conversione autentica, se ci siamo veramente pentiti ed
abbiamo ricevuto lo Spirito Santo, quella potenza ci appartiene, e per portare il frutto che Dio Si aspetta dobbiamo solo vivere questa eccitante vita nuova che consiste in una amicizia intima con Dio.
"Io sono la vite,
voi i tralci.
Chi rimane in Me e Io in lui,
fa molto frutto,
perché senza di Me non potete far nulla." (Gv 15,5)
Come cristiani abbiamo quindi il potere di portare "molto frutto." Ma stiamo usando questo potere? O preferiamo starcene seduti presso il pozzo di petrolio mentre il mondo ha bisogno di carburante? Potremmo mai tacere, o limitarci a bisbigliare la parola di Dio, mentre abbiamo a disposizione una trasmittente per diffonderla a molti altri?
La testimonianza attraverso l'amore
(23)Gesù ci ha detto che il modo migliore per indurre gli altri a credere è far sì che vedano come i
cristiani si amano. Lo spettacolo della nostra "unità" eserciterà su di loro una forza di attrazione irresistibile. Pare che oggi il mondo sia assetato di questa esperienza di comunità, e la ricerchi con ansia forse più che in ogni altra epoca precedente. Gesù ha detto che proprio la comunità sarebbe stata il segno più grande della Sua presenza nel Suo popolo.
"Da questo tutti sapranno che siete Miei discepoli,
se avrete amore gli uni verso gli altri." (Gv 13,35)
Per questo egli rivolse al Padre questa preghiera:
"(Padre, fa’ che) tutti siano una cosa sola,
Come Tu, Padre, sei in Me e Io in Te,
Siano anch'essi in Noi una cosa sola,
perché il mondo creda che Tu Mi hai mandato." (Gv 17,21)
(24)Nonostante i moderni mezzi di comunicazione, gli individui e i popoli sembrano sempre più
distanti ed estranei tra loro. Quale opportunità per noi, il popolo di Dio, per dimostrare al mondo che persone di età diversa, di diversa estrazione sociale e di nazionalità differenti, possono rispettarsi e amarsi vicendevolmente quando vi è unione sui punti essenziali e si concorda di poter dissentire su ciò che essenziale non è. E certamente dobbiamo unirci alla preghiera di S. Paolo perché questo avvenga:
"E il Dio della (Colui che ci dona la) perseveranza e della consolazione, vi conceda di avere gli uni verso gli altri la stessa mente (dal greco: phroneo - CEI = sentimenti) di Gesù Cristo, perché con un solo animo e una voce sola
rendiate gloria a Dio, Padre del
nostro Signore Gesù Cristo." (Rom 15,5-6)
(25) Ciò si applica in particolare alle altre chiese cristiane. I loro membri appartengono al corpo di
Cristo mediante il battesimo, la vita di fede che conducono e la loro confessione di Gesù quale Signore, e nell'attesa paziente, fatta di preghiera, di poter essere completamente uniti a loro, possiamo amarli sinceramente come nostri fratelli in Cristo.
Ma si applica anche a coloro che non credono. Se prima non arriviamo ad amare le persone, non abbiamo alcuna speranza di poterli cambiare, e a volte può bastare una semplice cortesia, una gentilezza, un piccolo gesto di generosità o di perdono sincero da parte del cristiano, per spronare chi è lontano a fare il primo passo che lo porterà alla scoperta che Dio lo ama.
(26) Un'ottima manifestazione della misura del nostro amore sta nell'accettazione sincera e totale
di altre persone che abbiano punti di vista diversi. Ciò vale in particolare per la Chiesa contemporanea, dove possiamo trovare tante opinioni diverse su svariatissimi argomenti. D'altra parte, la velocità del cambiamento e il flusso in continua crescita dell'informazione daranno origine ad una varietà d'opinioni ancora maggiore nell'ambito della Chiesa. In passato questo fenomeno aveva scarse manifestazioni. Ma l'accordo è assolutamente necessario solo sui punti essenziali della fede, non certo su quelli marginali (ad esempio l'abbigliamento da tenere in Chiesa, gli inni che i vari gruppi preferiscono usare, gli strumenti musicali preferiti dai giovani o dagli anziani, la frequenza con cui si recita il rosario, e così via).
(27) La diversità di opinioni a proposito del comportamento dei cristiani non è una novità: i primi
Cristiani avevano gli stessi problemi sulle leggi del digiuno e sulla forza della fede dell'uno e dell'altro. Nel caso in cui vi resti difficile ascoltare i punti di vista degli altri e accettare il loro comportamento nella Chiesa, ecco un brano che potrà esservi utile:
"Accogliete tra di voi chi è debole nella fede, senza discuterne le esitazioni... Colui che mangia non disprezzi chi non mangia (perché ha degli scrupoli); chi non mangia, non giudichi male chi mangia, perché Dio lo ha accolto... C'è chi distingue giorno da giorno, chi invece li giudica tutti uguali; ciascuno però cerchi di approfondire le sue convinzioni personali... Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi il tuo fratello?" (Rom 14, 1-10)
E poi riassume tutto con queste parole:
"Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini." (Rom 12,17)
Due capitoli dopo troviamo che dice:
"Accoglietevi perciò gli uni gli altri come Cristo (con la stessa amicizia) accolse voi, per la gloria di Dio Padre." (Rom 15,7)