Capitolo Ottavo LA NOSTRA TESTIMONIANZA CRISTIANA

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MARIOCAPALBO
00martedì 27 marzo 2012 14:14
Indice

Capitolo   Ottavo

 

LA NOSTRA TESTIMONIANZA CRISTIANA

 

 

(1)          Per mezzo di Gesù è lo Stesso Dio Padre a protendersi verso di noi nell'amore, anche per

darci il potere di raggiungerLo, proprio in risposta al suo amore. É questa la buona novella: il vangelo cristiano che Egli offre a tutti gli uomini.

 

(2)          Suo Figlio, Gesù, è stato la manifestazione di questo amore; e gliene ha reso testimonianza.

Con la Sua venuta ha annunziato la buona novella di salvezza a tutti gli uomini. Ha fatto conoscere il nome di Dio, e nella Scrittura il nome di una persona rappresenta la persona stessa. Gesù, quindi, è venuto a farci conoscere Dio e ad offrire a tutti gli uomini l'amicizia personale di Dio. Rivolgendosi nella preghiera al Suo Padre celeste al termine del Suo ministero terreno, Egli disse:

 

"E Io ho fatto conoscere loro il Tuo nome e lo farò conoscere." (Gv. 17,26)

 

 

(3)          Vi prego di notare che sebbene sia vicino alla morte e prossimo a lasciare questo mondo dal

punto di vista dell'esistenza umana, Egli dichiara che continuerà a far conoscere anche in futuro il nome del Padre e quindi la Sua persona. Come potrà continuare a farlo? Come sperava di mantenere la Sua promessa? Può farlo tramite noi, la Sua Chiesa, nella quale e per mezzo della quale è tornato a vivere. É nostro privilegio permettere che Gesù continui a far conoscere  il nome di Dio agli uomini per nostro tramite. Ha bisogno di noi; dipende da noi per salvare il mondo.

 

 

La testimonianza e l'opera di Gesù

 

(4)          In un momento particolarmente solenne della Sua vita (durante l'Ultima Cena con gli apostoli) Gesù disse:

 

"Questa è la vita eterna:

 che conoscano Te, l'unico vero Dio

 e Colui che hai mandato, Gesù Cristo." (Gv 17,3)

 

L'intera vita di Gesù (la Sua preghiera, gli anni trascorsi lavorando da falegname, la predicazione, i miracoli, la morte e la risurrezione) non aveva che uno scopo: dare agli uomini questa vita eterna per la gloria del Padre Suo:

 

"Sono venuto perché abbiano la vita, e l'abbiano in abbondanza." (Gv 10,10)

 

Ed è proprio questa la vita che abbiamo ricevuto per mezzo della fede e del battesimo, quando siamo entrati a far parte del popolo di Dio.

 

 

La testimonianza e l'opera dello Spirito Santo

 

(5)          In un capitolo precedente abbiamo studiato la funzione dello Spirito Santo, che è quella di

continuare in noi l'opera di Gesù, di renderGli testimonianza e di glorificarLo:

 

"Quando verrà il Consolatore che Io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, Egli Mi renderà testimonianza." (Gv 15,26)

 

L'opera di Gesù Cristo sarà portata a compimento per Suo tramite ed è per Lui che riceviamo l'incarico e il potere di rendere testimonianza a Gesù.

 

 

L'opera della nostra testimonianza

 

(6)          Quando Gesù disse ai Suoi seguaci che lo Spirito Santo Gli avrebbe reso testimonianza,

proseguì dicendo:

 

"E anche voi mi renderete testimonianza." (Gv 15,27)

 

É nostro dovere e nostro stupendo privilegio, glorificare Gesù continuando a proclamare il Suo messaggio e a trasmettere al mondo la Sua potenza. Nello stesso capitolo del Vangelo di S. Giovanni possiamo sentire che Gesù dice ai Suoi seguaci:

 

"Se hanno osservato la Mia parola, osserveranno anche la vostra." (Gv 15,20)

 

 

(7)          Gesù vuole che il mondo continui ad ascoltare la Sua parola tramite noi. La nostra voce può

essere la Sua; e deve esserlo, se davvero stiamo vivendo nella fede. Egli Si identifica totalmente con noi e ci avverte che gli uomini nei nostri confronti reagiranno come reagirono davanti a Lui:

 

"Se hanno perseguitato Me, perseguiteranno anche voi." (Gv 15,20)

 

Tale testimonianza ebbe inizio dal momento in cui Egli assicurò alla Sua Chiesa:

 

"Mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra." (Atti 1,8)

 

 

(8)          Gli apostoli ai quali rivolse queste parole a dire il vero non videro questi "estremi confini

della terra", ma rappresentarono la Chiesa, che sin da allora ha proclamato dovunque la Parola di Dio. Gesù aveva previsto questo sviluppo, e durante l'Ultima Cena aveva pregato così:

 

"Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in Me." (Gv 17,20)

 

Quelle persone siamo noi.

 

 

A cosa dobbiamo rendere testimonianza?

 

(9)          Proprio come Gesù aveva predetto, i Suoi seguaci furono perseguitati già poco tempo dopo la

Sua ascensione al cielo. Furono arrestati e messi in prigione, ma furono liberati da un angelo del Signore, che mentre li accompagnava fuori dalla cella, disse:

 

"Andate e mettetevi a predicare al popolo nel tempio tutte queste parole di vita." (Atti 5,20)

 

Essi ovviamente lo fecero, ma furono arrestati di nuovo e portati davanti al Senato di Israele al completo: il Sinedrio. Ancora una volta fu detto loro di smettere di predicare, ma Pietro espose brevemente ciò che progettava di fare e perché. Questo sommario rappresenta una preziosa dichiarazione di ciò che ogni cristiano è chiamato a testimoniare davanti al mondo:

 

"Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini. Il Dio dei nostri Padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo alla croce. Dio lo ha innalzato con la Sua destra facendolo Capo e Salvatore, per dare a Israele la grazia della conversione e il perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo." (Atti 5,29-32)

 

 

(10)      Gli apostoli rischiarono la vita solo per dire queste cose e molti di loro furono uccisi davvero

per aver testimoniato questa fede. Ma trattandosi della missione affidata loro da Gesù, nulla, neppure la perdita della stessa vita, avrebbe impedito loro di continuare a comunicare la buona novella affinché altri potessero essere partecipi della gioia che vi trovavano. Dopo l'adorazione di Dio, lo scopo dell'esistenza della Chiesa è l'impegno a parlare agli altri di Gesù.

 

 

(11)      La nostra testimonianza quindi riguarda Gesù e anche il nostro messaggio verte su di Lui.

Non si tratta quindi, in primo luogo, di alcune verità particolari o della Chiesa. Il nostro scopo è convertire gli uomini a Gesù che vive nella Chiesa per mezzo della Sua vita di risorto. Ognuno deve incontrare Gesù per fede in maniera assai personale e sottomettersi interamente a Lui. Bisogna sperimentare la conversione secondo i criteri descritti nel secondo capitolo di questo libro.

 

 

(12)     C'è il rischio di insegnare alla gente il comportamento morale cristiano o i principi sociali cristiani prima di averla aiutata ad incontrare la fonte di queste cose: Gesù. C'è il rischio di indurre gli uomini ad accettare le dottrine cristiane prima che accettino Cristo. C'è perfino il pericolo che le persone ricevano i sacramenti di Dio senza la fede. Lo scopo della nostra testimonianza cristiana, sia che questa si manifesti attraverso la vita, le parole o per mezzo della preghiera, è che gli altri giungano in primo luogo al pentimento, quindi accettino Gesù come loro salvatore personale e ricevano lo Spirito Santo. E queste cose avvengono nella Chiesa e per suo tramite. Tuttavia, alla gente non dobbiamo presentare la Chiesa come un sistema o un'organizzazione a cui ci si debba semplicemente sottomettere, ma come il corpo del Cristo risorto.

 

 

La Chiesa ha la missione di testimoniare

 

(13)              Il popolo di Dio non potrà mai essere una comunità "sistemata" e soddisfatta di sé. Dovrà

sempre protendersi verso l'esterno per invitare gli altri all'ascolto della buona novella che Gesù è il Signore, che Dio ama l'uomo  e che desidera la salvezza di tutti gli uomini. Ritenere che la Chiesa sia passiva e che non faccia niente per raggiungere gli altri per attirarli nella sua comunità e renderli partecipi della sua vita, sarebbe negare la sua stessa natura. Se agisse in quel modo cesserebbe di essere la Chiesa di Gesù Cristo, e questo per il fatto che le Sue ultime parole furono un comando a rendere testimonianza, ad offrire a tutti gli uomini la possibilità di diventare membri della famiglia di Dio.

 

"Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato." (Mt 28,19-20)

 

 

Anche noi abbiamo la missione di testimoniare

 

(14)           Noi siamo il popolo di Dio e quindi siamo proprio noi ad avere, tutti insieme, questa

missione. Gesù ci ha detto: "Andate e fate discepoli." Abbiamo il privilegio di essere i Suoi missionari, i messaggeri del Suo amore per l'intero genere umano. S. Paolo dice:

 

"Ognuno ci consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ora, quanto si richiede agli amministratori è che ognuno (di loro) risulti fedele." (1 Cor 4,1-2)

 

Ma sappiamo davvero queste cose? Ci rendiamo conto del privilegio che abbiamo, ma anche dell'impegno e del dovere che esso esige? Siamo amministratori dei misteri di Dio. Ma siamo fedeli nello svolgere il dovere di un bravo amministratore: comunicare agli altri la parola di Dio? Anche a questa domanda dobbiamo dare una risposta onesta, che provenga dal cuore; una risposta diretta tra noi e Dio.

 

 

(15)           Può esserci utile paragonarci a due altri cristiani: Pietro e Giovanni, che dopo esser stati

imprigionati ed avvertiti, si limitarono a rispondere:

 

"Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato." (Atti 4,20)

 

Questo perché ricordavano ciò che aveva detto Gesù:

 

"Non voi avete scelto Me,

 ma Io ho scelto voi

 e vi ho costituiti

 perché andiate e portiate frutto

 e il vostro frutto rimanga (sia duraturo)." (Gv 15-16)

 

Ciò vale per voi e per me proprio come valeva per loro: siamo stati scelti e abbiamo ricevuto l'incarico di diffondere la verità dell'amore di Dio tra tutti gli uomini.

 

 

Abbiamo una parola da comunicare

 

(16)   Dio ha comunicato la Sua parola per mezzo di Gesù:

 

"Il Verbo (logos = Parola) si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi." (Gv 1,14)

 

Questo Gesù vive in voi e in me, per mezzo della fede e del battesimo; Egli desidera continuare a pronunziare, proprio tramite noi, le parole di Dio relative al Suo amore e alla salvezza che Egli ha preparato per il mondo. Nella sala dell'Ultima Cena, poco prima della Sua morte, sentiamo Gesù che prega rivolto al suo Padre celeste:

 

"Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in Me." (Gv 17,20)

 

Molte persone possono arrivare a credere in Lui per mezzo delle vostre parole e questo è il vostro privilegio. Ma il vostro silenzio si oppone al desiderio di Gesù di testimoniare, anche tramite voi, l'amore che il Padre ha verso gli altri.

 

 

Abbiamo degli inviti da offrire

 

(17)É vero, il primo stadio della salvezza si è già realizzato attraverso la  morte e risurrezione

Di Gesù: ora la salvezza è a disposizione di tutti gli uomini. Ma se questi non lo vengono a sapere, non sono in grado di accettarla e neppure di rifiutarla.

 

"Come potranno invocarLo senza aver prima creduto in Lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che Lo annunzi?" (Rom 10,14)

 

Non che tutti siamo chiamati a predicare nel vero senso della parola; ma tutti insieme siamo chiamati a parlare, a raccontare agli amici della grazia di Dio che salva, se ancora non l'hanno accettata. Dio ci ha consegnato l'invito destinato a loro per il raggiungimento della felicità eterna: sta a noi trovare il modo di offrirglielo. Più avanti in questo capitolo vedremo come fare.

 

 

Abbiamo il potere di testimoniare

 

(18)Rendere testimonianza a Gesù, dire agli altri che Egli è l'amore di Dio reso visibile e che essi

possono fare l'esperienza di questo amore, richiede coraggio. Prima della discesa dello Spirito Santo, perfino S. Pietro non riuscì a farlo quando si trovò di fronte alla ragazza nel cortile di Erode; ma dopo aver ricevuto lo Spirito Santo le cose cambiarono radicalmente: Pietro aveva la potenza, proprio come Gesù aveva predetto:

                       

"Ma avrete forza (dunamis = potenza) dallo Spirito Santo che scenderà su di voi." (Atti 1,8)

 

Ed è proprio quello che abbiamo ricevuto con la cresima: lo Spirito Santo. Ma se avvertiamo che ci manca la Sua potenza, è perché non abbiamo mai fatto, da adulti, un atto di fede nella Sua presenza in noi. Avvertiremo questa potenza se ci disporremo, da adulti, ad accettare la grazia della cresima e a chiedere con fede l'esperienza della Sua potenza in noi.

 

Siamo il sale della terra

 

(19)Il sale dà al cibo un sapore nuovo, una specie di vita nuova e il suo sapore pare che lo ravvivi.

per dirci che non dobbiamo limitarci ad essere osservatori passivi, ma che al contrario dobbiamo influenzare il mondo intero, Gesù Si è così espresso:

 

"Voi siete il sale della terra." (Mt 5,13)

 

Ma questo vale anche per noi, nei confronti della gente in mezzo alla quale viviamo? Li stiamo davvero aiutando a "ravvivarsi" come cristiani? Ad avere la vita nuova?

 

 

Siamo la luce del mondo

 

(20)La parola "luce" si spiega da sola, e lo stesso dicasi delle parole che Gesù rivolse ai Suoi

seguaci quando affermò:

 

"Voi siete la luce del mondo... Non si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli." (Mt 5,14-16)

 

Come cristiani dobbiamo chiederci se tutto ciò avviene anche per noi. Nelle cose solite della vita di ogni giorno, riescono gli altri a vedere le nostre "opere buone"? Perché proprio questa è la testimonianza alla quale siamo chiamati.

 

 

Siamo rivestiti di potenza

 

(21)Sarebbe del tutto insensato spingere un'auto lungo la strada o andare a cercar benzina quando

il serbatoio è pieno. Ma è ancor più insensato ritenere di non poter aiutare gli altri che sono a corto di benzina se siete proprietari di un pozzo petrolifero. Allo stesso modo, quando esitate nel rendere testimonianza a Gesù, ricordate di avere dentro di voi la Sua stessa energia per poterlo fare: dovete solo accendere quella potenza con la fede e con la preghiera. Egli ha assicurato che ogni membro del Suo corpo, la Chiesa, sarebbe stato "rivestito di potenza dall'alto" (Lc 24,49); e noi siamo membri di quel corpo e abbiamo quindi dentro di noi quella potenza.

 

 

(22)Se siamo passati attraverso una conversione autentica, se ci siamo veramente pentiti ed

abbiamo ricevuto lo Spirito Santo, quella potenza ci appartiene, e per portare il frutto che Dio Si aspetta dobbiamo solo vivere questa eccitante vita nuova che consiste in una amicizia intima con Dio.

 

"Io sono la vite,

voi i tralci.

Chi rimane in Me e Io in lui,

fa molto frutto,

perché senza di Me  non potete far nulla." (Gv 15,5)

 

Come cristiani abbiamo quindi il potere di portare "molto frutto." Ma stiamo usando questo potere? O preferiamo starcene seduti presso il pozzo di petrolio mentre il mondo ha bisogno di carburante? Potremmo mai tacere, o limitarci a bisbigliare la parola di Dio, mentre abbiamo a disposizione una trasmittente per diffonderla a molti altri?

 

 

La testimonianza attraverso l'amore

 

(23)Gesù ci ha detto che il modo migliore per indurre gli altri a credere è far sì che vedano come i

cristiani si amano. Lo spettacolo della nostra "unità" eserciterà su di loro una forza di attrazione irresistibile. Pare che oggi il mondo sia assetato di questa esperienza di comunità, e la ricerchi con ansia forse più che in ogni altra epoca precedente. Gesù ha detto che proprio la comunità sarebbe stata il segno più grande della Sua presenza nel Suo popolo.

 

"Da questo tutti sapranno che siete Miei discepoli,

 se avrete amore gli uni verso gli altri." (Gv 13,35)

 

Per questo egli rivolse al Padre questa preghiera:

 

"(Padre, fa’ che) tutti siano una cosa sola,

Come Tu, Padre, sei in Me e Io in Te,

Siano anch'essi in Noi una cosa sola,

perché il mondo creda che Tu Mi hai mandato." (Gv 17,21)

 

 

(24)Nonostante i moderni mezzi di comunicazione, gli individui e i popoli sembrano sempre più

distanti ed estranei tra loro. Quale opportunità per noi, il popolo di Dio, per dimostrare al mondo che persone di età diversa, di diversa estrazione sociale e di nazionalità differenti, possono rispettarsi e amarsi vicendevolmente quando vi è unione sui punti essenziali e si concorda di poter dissentire su ciò che essenziale non è. E certamente dobbiamo unirci alla preghiera di S. Paolo perché questo avvenga:

 

"E il Dio della (Colui che ci dona la) perseveranza e della consolazione, vi conceda di avere gli uni verso gli altri la stessa mente (dal greco: phroneo - CEI = sentimenti) di Gesù Cristo, perché con un solo animo e una voce sola

rendiate gloria a Dio, Padre del

nostro Signore Gesù Cristo." (Rom 15,5-6)

 

 

(25)      Ciò si applica in particolare alle altre chiese cristiane. I loro membri appartengono al corpo di

Cristo mediante il battesimo, la vita di fede che conducono e la loro confessione di Gesù quale Signore, e nell'attesa paziente, fatta di preghiera, di poter essere completamente uniti a loro, possiamo amarli sinceramente come nostri fratelli in Cristo.

 

Ma si applica anche a coloro che non credono. Se prima non arriviamo ad amare le persone, non abbiamo alcuna speranza di poterli cambiare, e a volte può bastare una semplice cortesia, una gentilezza, un piccolo gesto di generosità o di perdono sincero da parte del cristiano, per spronare chi è lontano a fare il primo passo che lo porterà alla scoperta che Dio lo ama.

 

 

(26)      Un'ottima manifestazione della misura del nostro amore sta nell'accettazione sincera e totale

di altre persone che abbiano punti di vista diversi. Ciò vale in particolare per la Chiesa contemporanea, dove possiamo trovare tante opinioni diverse su svariatissimi argomenti. D'altra parte, la velocità del cambiamento e il flusso in continua crescita dell'informazione daranno origine ad una varietà d'opinioni ancora maggiore nell'ambito della Chiesa. In passato questo fenomeno aveva scarse manifestazioni. Ma l'accordo è assolutamente necessario solo sui punti essenziali della fede, non certo su quelli marginali (ad esempio l'abbigliamento da tenere in Chiesa, gli inni che i vari gruppi preferiscono usare, gli strumenti musicali preferiti dai giovani o dagli anziani, la frequenza con cui si recita il rosario, e così via).

 

 

(27)      La diversità di opinioni a proposito del comportamento dei cristiani non è una novità: i primi

Cristiani avevano gli stessi problemi sulle leggi del digiuno e sulla forza della fede dell'uno e dell'altro. Nel caso in cui vi resti difficile ascoltare i punti di vista degli altri e accettare il loro comportamento nella Chiesa, ecco un brano che potrà esservi utile:

 

"Accogliete tra di voi chi è debole nella fede, senza discuterne le esitazioni... Colui che mangia non disprezzi chi non mangia (perché ha degli scrupoli); chi non mangia, non giudichi male chi mangia, perché Dio lo ha accolto... C'è chi distingue giorno da giorno, chi invece li giudica tutti uguali; ciascuno però cerchi di approfondire le sue convinzioni personali... Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi il tuo fratello?" (Rom 14, 1-10)

 

E poi riassume tutto con queste parole:

 

"Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini." (Rom 12,17)

 

Due capitoli dopo troviamo che dice:

 

"Accoglietevi perciò gli uni gli altri come Cristo (con la stessa amicizia) accolse voi, per la gloria di Dio Padre." (Rom 15,7)
MARIOCAPALBO
00martedì 27 marzo 2012 14:15
 

(28)      Sta ad ognuno di noi esaminare la propria coscienza quando si tratta del rispetto sincero verso

gli altri, e in particolare verso chi vede le cose in maniera diversa ed è più o meno propenso ai cambiamenti di quanto lo siamo noi. Il nostro compito è solo quello di scoprire gli elementi essenziali della fede e ciò che invece può cambiare. Corro il rischio di arrecare danno alla fede degli altri se sembra che attacchi i punti essenziali? E d'altra parte, sono di impedimento al loro progresso se li costringo ad attenersi a ciò che non è essenziale, solo perché mi fa comodo? Dobbiamo avere un rispetto ed un amore profondo gli uni per gli altri, e questo indipendentemente dalle opinioni personali. Tale è l'amore attraverso cui il mondo saprà che siamo veramente cristiani.

 

 

(29)      Quando Gesù fu invitato ad un matrimonio per conto di Sua madre, ella ebbe la sensibilità di

evitare l'imbarazzo dell'ospite quando si accorse che non c'era più vino. Non era suo compito provvedere a ciò, e sicuramente non era tenuta a chiedere a Suo Figlio un miracolo, ma lo fece. E possiamo leggere il risultato:

 

"Manifestò la Sua gloria e i Suoi discepoli credettero in lui." (Gv 2,11)

 

Qui Maria è per noi il modello di come dare Gesù agli altri dando prima noi stessi con una gentilezza, una cortesia e col desiderio di essere loro utili. Di solito la fede viene trasmessa in uno spirito d'amicizia. Altrimenti non si riesce a trasmetterla.

 

 

La testimonianza mediante l'adorazione

 

(30)      Quando la domenica usciamo di casa per recarci presso la comunità parrocchiale ad ascoltare

la Messa, diamo una testimonianza a chi ci vive intorno. La Scrittura ci dice che sin dagli inizi il popolo di Dio cresceva di numero:

 

"Lodavano Dio e godevano la simpatia di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati." (Atti 2,47)

 

La regolare frequenza dell'adorazione pubblica costituisce un bell'esempio e un'ottima testimonianza cristiana per le persone che ci conoscono.

 

 

(31)      Spesso accade che sentendo la famiglia della porta accanto pregare insieme, altri siano portati

a fare domande e poi a credere. Avviene anche che un amico invitato a entrare in Chiesa per una breve visita al Santissimo Sacramento, ci rivolga la prima domanda che potrebbe poi portarlo alla fede e a diventare membro della Chiesa. Ma noi preghiamo, oppure ci vergogniamo a farlo, quando ci troviamo al self-service o al ristorante prima di mangiare? L'adorazione di Dio quando è semplice e sincera è un mezzo davvero potente per portare gli altri a cominciare a credere in Lui, oppure per ricondurGli  altri che si erano allontanati.

 

Ma la preghiera fatta ad alta voce assieme ad un'altra persona o per un'altra persona è probabilmente la testimonianza più potente di tutte. La prossima volta che qualcuno ti chiede di pregare per lui, cerca di fare immediatamente una breve preghiera ad alta voce. É una testimonianza potente della sincerità della tua fede.

 

 

La testimonianza derivante dal comportamento cristiano

 

(32)   Ciò che facciamo costituisce di solito una testimonianza più efficace di ciò che possiamo dire.

O per lo meno rende più efficaci le nostre parole: Ecco cosa ci dice S. Paolo:

 

"Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini." (Rom. 12,17) - (che ognuno possa vedere che a voi interessano solo gli ideali più alti.)

 

Gli ideali verso i quali anche il più degradato degli uomini proverà rispetto sono l'amore, la gioia, la pace, la pazienza, la gentilezza, la bontà, l'affabilità, la cortesia e il controllo di sé. Questi doni sono già nostri per mezzo della potenza dello Spirito Santo, purché li usiamo per la gloria di Dio.

 

Dalla prima enciclica di cui abbiamo il documento possiamo leggere questo consiglio:

 

"La vostra condotta tra i pagani sia irreprensibile, perché... al vedere le vostre opere buone possano glorificare Dio." (1 Pt 2,12)

 

Non sempre è facile comportarsi con onore in un mondo in cui il comportamento disonesto può portare momentanei vantaggi. Ma è proprio questo il dovere e l'ideale del cristiano, se davvero

intendiamo portare Gesù agli altri.

 

 

(33)      A chi ha delle responsabilità verso i giovani (e tutti ne abbiamo in un modo o nell'altro,

ammesso che ci vedano), S. Paolo dà questo consiglio:

 

"Esorta ancora i giovani ad essere assennati, offrendo te stesso come esempio in tutto di buona condotta, con purezza di dottrina, dignità, linguaggio sano e irreprensibile, ...(e nessuno avrà) nulla di male da dire sul conto nostro." (Tito 2,7-8)

 

Persino nel nostro dovere civile dobbiamo badare a non attaccare l'autorità solo perché è tale. Se la coscienza ci dice di farlo, allora lo dobbiamo fare, ma con criteri cristiani. Al vero cristiano si chiede di più in tutte le altre occasioni:

 

"...di essere sottomessi ai magistrati e alle autorità, di obbedire, di essere pronti per ogni opera buona; di non parlar male di nessuno, di evitare le contese, di essere mansueti, mostrando ogni dolcezza verso tutti gli uomini." (Tito 3,1-2)

 

 

(34)      Se è vero che nel nostro tipo di società siamo costretti a prendere posizioni precise su molte

questioni, che si tratti di guerra, di razzismo, di ingiustizia o dell'inquinamento dell'ambiente circostante ecc., l'atteggiamento del cristiano deve in ogni caso essere "cortese, mostrando ogni rispetto (CEI = dolcezza) verso ogni tipo di persona" L'aggressione non fa che alimentare una maggiore aggressività, e a lungo andare la protesta cortese, ma decisa, avrà un'efficacia maggiore.

A un mondo incredulo non possiamo offrire testimonianza migliore del comportamento raccomandato da S. Paolo ai cristiani di Tessalonica:

 

"(E fatevi) un punto di onore: vivere in pace, attendere alle cose vostre e lavorare con le vostre mani... al fine di condurre una vita decorosa di fronte agli estranei."(1 Tess. 4,11-12)

 

Tutto ciò è assai lontano dalla semplice passività: al contrario, è un modo attivo per ricordare agli altri che Dio vive in noi e che siamo in grado di offrire Dio agli altri come unica soluzione permanente dei molti mali della società moderna.

 

 

La testimonianza mediante l'interessamento e il distacco

 

(35)      Sebbene la città in cui viviamo qui sulla terra non sia duratura, questo mondo resterà la nostra

abitazione comune fino alla seconda venuta di Cristo: questa nazione, questa città, questo quartiere. E proprio come ha fatto il nostro Signore e nostro Capo, dobbiamo interessarci affinché il mondo diventi migliore e con più felicità per tutti. Ciò può voler dire meno povertà, e dovremmo trovarci nelle prime linee di ogni organizzazione che cerchi di alleviare quel male. Dobbiamo tuttavia avere la chiara consapevolezza che cibo e bevande sufficienti e l'avere di che vestirsi, non potrà mai di per sé portare pace al cuore dell'uomo.

 

(36)      La nostra attività per ottenere una pace più grande, per ridurre la povertà, per ottenere una

piena giustizia razziale o per qualsiasi altra buona causa, è testimonianza cristiana (che manifesta l'amore pratico) se l'opera che stiamo svolgendo è chiaramente ispirata dall'amore di Dio. Inoltre, è importante impiegare mezzi divini: il nostro atteggiamento verso tutte le cose materiali, infatti, può costituire una testimonianza potente. Qual è l'impressione che diamo agli altri: che siamo noi a possedere le cose, o che sono invece le cose a possedere noi? Stiamo davvero servendoci delle cose materiali come il denaro, il cibo, gli abiti, l'abitazione, la televisione o l'automobile, nel modo voluto da Dio?

 

(37)      Abbiamo il diritto di possedere quanto è necessario a noi stessi e alla nostra famiglia, e anche

tutti gli altri hanno lo stesso diritto. Prendere le cose di un altro, che si tratti di una persona, di una società o del governo, è sempre sbagliato.

Gesù ci ha dato un avvertimento chiaro a proposito dell'eccessivo attaccamento alle cose materiali:

 

"Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni." (Lc 12,15)

 

E poi ha raccontato una parabola:

 

 

(38)      "La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò,

poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio." (Lc 12,16-21)

 

Quell'uomo non aveva rubato il suo tesoro: gli apparteneva e aveva lavorato per averlo. Eppure fu condannato. Perché? Perché in esso cercava la piena felicità, dimenticandosi di Dio. Cercava di farsi qui in terra il suo cielo.

 

 

(39)   É piuttosto facile diventare schiavi delle cose materiali. Gesù ci dice:

 

"Nessun servo può servire due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a Mammona." (Lc 16,13)

 

S. Paolo dice:

 

"(Siate) solleciti per le necessità dei fratelli." (Rom. 12,13)

 

E S. Giovanni dice:

 

"Se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l'amore di Dio? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità." (1 Gv 3,17-18)

 

Dio invita alcuni ad un distacco ancora maggiore. Ad un giovane ricco venuto da lui, Gesù disse:

 

"Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri." (Mt 19,21)

 

Questo comando non è per tutti i cristiani, ma costituisce un invito ad alcuni di essi, e la risposta a un simile invito è libera. Di solito riguarda il vivere in stretta comunità con altri mettendo ogni cosa in comune, proprio come vivevano i primi cristiani. E Dio potrebbe presentare anche a noi quest’invito.

 

 

Testimoniare con le parole

 

(40) Per comunicare la gente si serve in massima parte delle parole; tuttavia queste spesso non sono altro che un "rumore sociale" o "discorsi dozzinali". La gente è avida di comunicare a livello più profondo e in particolare quando si trova a vivere le cosiddette situazioni - limite quali la malattia, il disastro o la morte. Ai nostri giorni argomenti seri quali la pace, la guerra, la giustizia sociale e la struttura stessa della società stanno diventando campi di interesse attivo persino nei locali alberghi e ai corsi di golf. Anche la fede (che non è la stessa cosa della "religione) sta per diventare un campo di interesse per quasi tutte le persone di pensiero contemporanee.

 

Quando instauriamo una sincera amicizia con gli altri e li incoraggiamo a parlare, ci parleranno di argomenti di grande interesse. Ecco come in questo caso S. Pietro definisce la nostra testimonianza:

 

"Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza." (1 Pt 3,15-16)

 

 

(41)      Vogliate notare che qui non stiamo discutendo di "religione" (il che in genere risulta del tutto

inutile), né si tratta di difendere la Chiesa. Non è infatti una discussione e neppure una difesa di nessuno, ma la spiegazione della nostra fede personale a un amico che ce lo chiede. La natura personale di questo tipo di testimonianza è stupendamente illustrata da S. Paolo con questo consiglio:

 

"Comportatevi saggiamente con quelli di fuori (i non cristiani); approfittate di ogni occasione. Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito di sapienza, per sapere come rispondere a ciascuno." (Col 4,5-6)

 

 

(42)      Molti di noi esitano nel fare questo, perché avvertono che manca loro una conoscenza della

teologia o la capacità di esprimersi con sufficiente chiarezza. Ma la fede dovrebbe liberarci di queste paure. S. Paolo dice:

 

"Con sincerità e come mossi da Dio, sotto il Suo sguardo, noi parliamo in Cristo." (2 Cor 2,17)

 

Le persone che incontriamo rimangono assai più colpite dalla trasparenza della nostra onestà che non dall'acutezza dei nostri argomenti.

Possiamo sempre parlare con grande fiducia della nostra fede, perché Gesù parla in noi e tramite noi:

 

"Non siete infatti voi a parlare,

 ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi." (Mt 10,20)

 

 

É la Sua parola e non la nostra ad evocare negli altri la vera fede. La nostra voce non rappresenta che il canale attraverso cui la parola di Dio diventa carne quando la pronunziamo al club, in casa, al corso di tennis, sulla spiaggia o dovunque possiamo trovarci.

 

 

La testimonianza attraverso i nostri missionari

 

(43)      "I missionari hanno abbandonato la casa e il paese per portare Gesù a dei popoli che non ne

hanno mai sentito  parlare. Sono i laici, i frati e le suore, i sacerdoti che rendono testimonianza con la loro stessa vita. E lo fanno col nostro sostegno. Mentre non tutti i cristiani possono recarsi di persona in un altro paese per essere missionari, tutti possiamo essere partecipi di questo importante aspetto della testimonianza cristiana.

 

Se fate il dono di un figlio alle missioni, sarà quasi come essere voi stessi laggiù. O può trattarsi di un fratello o di una sorella che vi sono carissimi, o di un amico la cui presenza per voi aveva un grande valore. Oppure può darsi che non conosciate personalmente nessuna di queste persone autentiche. Ma non importa: come genitore, parente, amico o conoscente, voi sostenete col vostro amore e con le vostre offerte la testimonianza di chi è in missione.

 

Oppure, potete aver dato un contributo simile alla chiesa locale separandovi da un figlio che è diventato sacerdote nella vostra diocesi, da un fratello che insegna in parrocchia, oppure da una figlia diventata suora che assiste gli infermi.

 

 

(44)      O ancora proprio voi potete essere tra le molte persone che generosamente sostengono la

Propagazione della Fede o gli sforzi e l'impegno delle comunità missionarie verso le migliaia di persone che nel vostro paese non sono membri di nessuna chiesa.

 

 

La testimonianza nell'ambito familiare

           

Il primo compito missionario deve svolgersi all'interno della famiglia. Mediante la condivisione, l'interessamento e, soprattutto, pregando insieme, sarete dei buoni testimoni, veramente apostolici, di Gesù. Non vi è attività al di fuori della famiglia che possa sostituire questo impegno, se lo trascurate. Il vostro primo dovere di cristiani è quello di aiutare i membri della vostra stessa casa ad avvicinarsi a Dio.

 

 

Una preghiera per la famiglia

 

     Padre Celeste, Tu hai santificato ogni famiglia mandando qui tra noi il Tuo Figlio Gesù, per mezzo della potenza dello Spirito Santo, perché nascesse e crescesse in una famiglia umana. Manda oggi il Tuo Santo Spirito nella nostra casa e nella nostra famiglia, affinché ognuno di noi impari ad amare Gesù come un fratello e ad imitarlo nella fede, nella speranza e nell'amore. Padre amabile, apri il nostro cuore perché possiamo riuscire a scorgere le molte opportunità che ogni giorno ci dai di rendere testimonianza a Gesù. Togli da noi ogni egoismo: donaci lo spirito di vera povertà e di distacco dai beni materiali, in modo che gli altri possano accostarsi a Gesù per nostro tramite.

     Padre, donaci una pace genuina e profonda nell'ambito della famiglia, affinché tutti coloro che ci conoscono possano avvertire in casa nostra la gioia e la pace di Gesù. Insegnaci, Padre, l'ospitalità cristiana, affinché il nostro cuore e la nostra porta siano aperti a tutti coloro che, nel bisogno, si rivolgono a noi.

                Santa Maria, madre di Gesù e nostra madre spirituale, fa' che possiamo rafforzarci ogni

            giorno nel tuo spirito di fede e d'amore.

 

 

Punti di discussione

 

1.       Quali sono per i cristiani alcune delle implicazioni pratiche derivanti dal compito che Gesù ha affidato ad ognuno, e quindi anche a noi, di continuare a proclamare il Suo messaggio?

 

2.       Elencate alcuni dei motivi che indicano come ogni cristiano abbia l'obbligo di rendere testimonianza a Gesù.

 

3.       Ricordate e discutete su alcuni casi particolari in cui vi è sembrato che vi sia stata una testimonianza cristiana autentica, sia da parte vostra sia di un'altra persona.

 

4.       Elencate e discutete alcuni esempi di ferma posizione su questioni morali o sociali che potrebbero essere considerate vera testimonianza cristiana.

 

 

 

Revisione

 

1.             Prima di poter essere trasmesso agli altri, è necessario che il vangelo venga

            sperimentato come buona novella.                                                                                   V     F

 

2.       Gesù è venuto sulla terra per farci conoscere il nome di Dio e il Suo amore.                    V     F

 

3.       Il cristiano continua a far conoscere il nome di Dio e il Suo amore.                                 V     F

 

4.             Il cristiano deve essere il testimone, il segno e l'esperienza dell'amore di Dio per

            gli altri.                                                                                                                             V     F

 

5.       A tutti gli uomini farà piacere ascoltare la nostra testimonianza dell'amore di Dio.         V     F

 

6.       Il cristiano è un testimone della morte di Gesù.                                                                V     F

 

7.             Il cristiano è testimone della risurrezione di Gesù, che conferma la Sua affermazione

         di provenire da Dio.                                                                                                           V     F

 

8.       Il primo compito del cristiano è quello di spiegare agli altri gli insegnamenti della

         Chiesa.                                                                                                                                V     F

 

9.         La comunità cristiana che non rimanga aperta verso l'esterno non è pienamente

         cristiana.                                                                                                                             V     F

 

10.     Solo i vescovi e i preti riescono a far diventare gli altri dei discepoli.                              V     F

 

11.     Col nostro silenzio, oggi, possiamo mettere a tacere Gesù.                                              V     F

 

12.     Parlare di Gesù agli altri non è certo affar mio.                                                                 V     F

 

13.     La maggior parte dei cristiani non ha la potenza per predicare agli altri.                          V     F

 

14.     Come cristiani, abbiamo il potere di "portare frutto abbondante."                                    V     F

 

15.         La testimonianza migliore è quella di dimostrare agli altri quanto amiamo chi ci sta

            intorno.                                                                                                                             V     F

 

16.         L'accettazione di chi, nella Chiesa contemporanea, ha opinioni diverse dalle nostre,

         è una importante testimonianza.                                                                                         V     F

 

17.     I primi cristiani non avevano alcuna difficoltà a tollerarsi vicendevolmente.                   V     F

 

18.     L'adorazione costituisce un'importante testimonianza nel piano di Dio.                           V     F

 

19.         Il comportamento dei cristiani deve essere e deve apparire diverso da quello dei

            pagani.                                                                                                                              V     F

 

20.         La ferma presa di posizione riguardo alle questioni sociali può costituire una

          importante testimonianza cristiana.                                                                                   V     F

 

21.         Il nostro attaccamento alle cose materiali e l'uso che ne facciamo non ha alcuna

            importanza.                                                                                                                      V     F

 

22.         Stare a discutere o difendere la nostra religione è più efficace che spiegare la nostra

            fede personale.                                                                                                                 V     F

 

23.     La prima testimonianza del cristiano deve avvenire all'interno della sua famiglia.          V     F

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