Capitolo Nono S P E R A N Z A S I C U R A D I G L O R I A

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MARIOCAPALBO
00martedì 27 marzo 2012 14:16
Indice

Capitolo  Nono

 

S P E R A N Z A    S I C U R A    D I   G L O R I A

 

 

(1)          Come cristiani, siamo pellegrini in viaggio verso "la gloria futura, che dovrà essere rivelata"

(Rom 8,18). Quando S. Paolo si trovò, come accusato, davanti all'intero tribunale ebraico, possiamo leggere che, dopo averli osservati con grande fermezza, disse loro a gran voce:

 

"Io sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti." (Atti 23,6)

 

In queste poche parole (doveva essere conciso) egli riassunse il cristianesimo che andava predicando. Era pronto ad affrontare sia la prigione sia la morte per questo argomento centrale: la sua speranza di essere un giorno partecipe della risurrezione di Gesù.

 

 

(2)          Quando scrisse ai Colossesi per incoraggiarli nelle loro lotte, ricordò loro che potevano sperare di

unirsi ai santi e di "partecipare alla loro sorte nella luce." Poi li assicurò che questa speranza avrebbe dato loro il potere di "essere forti e pazienti in tutto":

 

"(Vi rafforzerete) con ogni energia secondo la potenza della Sua gloria, per poter essere forti e pazienti in tutto; ringraziando con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce." (Col 1,11-12)

 

 

(3)          Questa fede nella risurrezione di Gesù e la speranza della nostra personale risurrezione

costituiscono una parte essenziale della vita cristiana.

 

 

La vita cristiana é un viaggio

 

(4)          La vita cristiana è un viaggio, un viaggio per giungere a vedere Dio. Ma ogni viaggio richiede

sforzo e sopportazione e comporta sempre la determinazione a proseguire il cammino. Vi è sempre la tensione tra il presente (il dover viaggiare) e il futuro (l'arrivo). D'altra parte, il viaggiatore viene a trovarsi in un luogo che non è casa sua e deve abbandonare un posto dietro l'altro per poter giungere al luogo che ancora non ha raggiunto. Tutto ciò implica uno sforzo continuo e la determinazione costante a spostarsi, anche quando non è facile farlo.

 

 

(5)          Ma per mantenere viva questa determinazione a procedere occorre qualcos'altro: dobbiamo avere

in noi la convinzione che la meta possa essere raggiunta e la sincera speranza che sia possibile arrivare a destinazione. Se per un istante il viaggiatore pensa di non potervi arrivare, o che il luogo che ha progettato di raggiungere è inaccessibile, perderà la speranza e rinuncerà a proseguire.

La speranza, dunque, è quella fiamma nel cuore dell'uomo che dà ai suoi piedi la sensazione di potenza; è quella forza all'interno del suo spirito che dà vigore alle sue gambe stanche; è quell'impulso dentro di lui che gli dà la determinazione a proseguire il cammino. E, più di ogni altra cosa, è la capacità di vedere il futuro come se già fosse presente, e grazie a questa forza di poter continuare a lottare. La speranza riesce a vedere la vittoria prima che si arrivi a gioire della vittoria stessa. Come diciamo nella Messa:

 

"Speriamo di godere per sempre della Tua gloria" (Preghiera Eucaristica 3)

 

 

La forza per il viaggio

 

(6)          Il viaggio che noi cristiani stiamo facendo richiede una spinta interiore, determinazione e

potenza, ed è proprio la speranza cristiana a darci questo potere - la speranza di eterna gloria, come disse S. Paolo scrivendo dalla prigione:

 

"Questo mistero in mezzo ai pagani, cioè Cristo in voi, speranza della gloria... Per questo lotto, con la forza che viene da Lui e che agisce in me con potenza." (Col 1,27-29)

 

Dobbiamo pregare per poter giungere a comprendere la speranza cristiana e per avere la consapevolezza che ci è già stata data al momento del battesimo. Allora essa darà anche a noi ciò che dette a Paolo: una certezza che non inganna, assieme ad una gioia che non verrà mai a mancare. Consideriamo prima, nella preghiera, il viaggio del popolo di Dio, quindi quello del Figlio di Dio, ed infine il nostro.

 

 

Il viaggio del popolo di Dio

 

(7)          Se un nomade del deserto abbandonava la tribù, era morte quasi certa per lui. Il vagare da soli

esponeva agli attacchi da parte degli altri, alla possibilità della morte per fame o per solitudine, che è la più dura di tutte. Eppure Dio ad Abramo chiese proprio questo:

 

"Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che Io ti indicherò." (Gen. 12,1)

 

Umanamente parlando, era un'imprudenza piuttosto grande: un viaggio verso la fine quasi certa, forse verso la morte. Ma sappiamo che Abramo e sua moglie decisero di mettersi in cammino.

 

 

(8)          Il viaggio fu lungo e laborioso: durò ben 40 anni. Come noi quando dobbiamo intraprendere un

viaggio difficile, anche questo popolo ebbe bisogno di forza e di determinazione per poter proseguire; fu loro necessaria la potenza che derivava solo dalla certezza che la loro destinazione poteva essere raggiunta, che la vittoria era possibile.

 

 

(9)  La forza che ricevettero in quella situazione giunse loro dalla speranza nella promessa di Dio:

 

"Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra." (Gen. 12,2-3)

 

Queste parole di Dio furono all'origine della loro speranza e della determinazione ad intraprendere un viaggio che appariva imprudente e dettero loro la forza di continuare il cammino anche quando, umanamente parlando, pareva non ci fosse la speranza di poter continuare.

 

 

(10)      Quando Dio disse a Mosè di recarsi dal Faraone e di far uscire i figli d’Israele dall'Egitto, egli

disse: "Chi sono io per fare questo?" La risposta di Dio fu semplice: "Io sarò con te." In altre parole ricordò a Mosè che la speranza della riuscita non risiedeva in lui, ma nella promessa della presenza di Dio. E quando gli Israeliti dimenticarono la promessa e temettero di essere inseguiti dagli Egiziani, Mosè incoraggiò la loro speranza:

 

"Non abbiate paura! Siate forti e vedrete la salvezza che il Signore oggi opera per voi... Il Signore combatterà per voi, e voi starete tranquilli." (Es. 14,13-14)

 

 

(11)      Quel viaggio li avrebbe portati dalla schiavitù alla libertà, ma per la maggior parte dello stesso i

viaggiatori non riuscirono a scorgerne gli scopi e ad un certo punto chiesero:

 

"Dio è con noi, o no?"

 

 

(12)   Ma Dio è rimasto fedele alla promessa fatta quando disse:

 

 "Io vi prenderò come mio popolo e diventerò il vostro Dio." (Es. 6,7)

 

E solo in forza di queste parole riuscirono a raggiungere la terra promessa, perché avevano continuato a sperare.

 

 

(13)      Il pellegrinaggio del popolo di Dio descritto nel Vecchio Testamento è un evento - tipo per la

nostra vita cristiana  e serve a dare forza anche al nostro viaggio verso Dio. Fu una promessa a sostenere la loro speranza: una promessa sostiene anche la nostra.

 

 

Il viaggio del figlio di Dio

 

(14)      Durante il suo ministero terreno anche Gesù ebbe bisogno della speranza. Sappiamo che Egli fu

simile a noi in tutto, fuorché nel peccato; fu un essere pienamente umano:

 

"Spogliò Se Stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini." (Fil 2,7)

 

 

(15)      Per tutta la vita Gli fu davanti la paura umana della morte che sapeva di dover subire. C'era poi,

da un punto di vista puramente umano, anche l'apparente mancanza di significato di questa morte. Nell'Orto del Getsemani, quando la Sua vita emotiva fu sconvolta al punto che il sudore, cadendo a terra, era simile a grosse gocce di sangue, pregò così:

 

"Padre Mio, se è possibile, passi da Me questo calice..." (Mt 26,39)

 

 

(16)      Ma quel momento di tensione estrema non fu che l'apice di una vita in cui aveva subito tutte le

pressioni di un pellegrinaggio che in ogni aspetto fu simile al nostro. Aveva avuto alcuni successi e molti apparenti fallimenti, a cominciare dalla prima tentazione subita nel deserto fino alla tentazione finale nell'Orto del Getsemani. Alcuni avevano creduto in Lui, altri no; alcuni Lo avevano seguito, altri non Lo avevano capito.

 

(17)      Tuttavia Egli non perse mai la sicura speranza che il Padre Suo avrebbe fatto passare il Suo corpo

dalla tomba alla risurrezione gloriosa. Era questa la certezza che Lo sosteneva; per questo motivo, persino camminando con i discepoli verso la valle di Cedron e verso la morte, poté dire:

 

"Questo vi ho detto perché la Mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena." (Gv. 15,11)

e

 

"Vi lascio la pace, vi do la Mia pace. Non come la dà il mondo, Io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi." (Gv 14,27-28)

 

 

(18)      Pare che la speranza ci abbandoni specialmente quando gli amici si allontanano da noi nel

momento del bisogno. Ma Gesù aveva da offrire una speranza più profonda di quella delle amicizie umane: aveva la certezza che Suo Padre era con Lui:

 

"Ecco, verrà l'ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e Mi lascerete solo; ma Io non sono solo, perché il Padre è con Me." (Gv 16,32)

 

 

(19)      E prosegue con questo messaggio di speranza e di vittoria, offrendo di condividerlo proprio con

quegli uomini che presto Lo avrebbero abbandonato per un poco:

 

"Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in Me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; Io ho vinto il mondo!" (Gv 16,33)

 

In un altro punto disse la stessa cosa con parole diverse:

 

"'Ancora un poco e non Mi vedrete; un po' ancora e Mi vedrete'... Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia." (Gv 16,16;22)

 

 

Il nostro viaggio é anche il Suo

 

(21)      Anche la vita di Gesù deve costituire un modello della nostra vita. É stata un viaggio nella

speranza di ciò che doveva venire; che si basava sulla certezza che le promesse di Dio erano vere; era sostenuta dalla prevista risurrezione nella potenza di Dio. Ed è proprio questo tipo di speranza - ovvero, si tratta della stessa, identica speranza, la speranza dello Stesso Gesù che vive in noi per mezzo del Suo Spirito Santo - che dà impulso e potere, energia e direzione alla vostra vita e alla mia, se davvero crediamo e facciamo passi concreti in quella fede. Ed è proprio questo che Lui ci ha promesso: la Sua gioia, la Sua pace, la Sua speranza, la Sua vittoria:

 

"Perché la Mia gioia sia in voi...

Vi do la Mia pace...

Coraggio: Io ho vinto il mondo.

Vi rivedrò ancora e il vostro cuore sarà colmo di una gioia che nessuno potrà togliervi."

 

Un viaggio nella speranza

 

"... Aspettiamo la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà." (Credo)

 

 

(22)      Queste parole del Credo esprimono la fede della Chiesa, e chi crede in questo è membro della

Chiesa di Dio. Quando i primi leader della Chiesa si disposero a scegliere un uomo per sostituire Giuda (che aveva perduto la speranza nella risurrezione promessa da Gesù), dichiararono di volere una persona che:

 

"Divenga, insieme a noi, testimone della Sua risurrezione." (Atti 1,22)

 

 

(23)      E quando Paolo parlò agli uomini colti di Atene, questi lo ascoltarono fin quando non giunse alla

parte centrale del messaggio cristiano:

 

"Anche certi filosofi epicurei discutevano con lui e alcuni dicevano: 'Che cosa vorrà mai insegnare questo ciarlatano?' E altri: 'Sembra essere un annunciatore di divinità straniere'." (Atti 17,18)

 

Malgrado questo insuccesso, Paolo continuò a predicare la speranza che sta al centro della Chiesa cristiana. E perfino quando si trovò in giudizio davanti al governatore romano Felice, ebbe il coraggio di dire:

 

"Ci sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti." (Atti 24,15)

 

 

(24)      É ancor questa la speranza che sostiene il popolo di Dio nel viaggio tra la Pentecoste e il ritorno

finale di Gesù. A dire il vero è proprio questa la salda speranza che ci rende cristiani. Questa sicura speranza nella nostra risurrezione personale, grazie alla risurrezione di Gesù, è il primo frutto della fede che professiamo, come abbiamo indicato in un capitolo precedente. Siamo il popolo pellegrino di Dio, proprio come il popolo pellegrino del Vecchio Testamento. Quando nel giorno di Pentecoste la Chiesa ricevette lo Spirito Santo, ricevette anche una promessa, un patto o alleanza, un segno che la assicurava che in futuro anch'essa avrebbe partecipato alla risurrezione del suo Signore.

 

 

(25)      E così noi, il nuovo popolo di Dio, siamo viandanti in cammino verso la risurrezione. E per il

fatto che, proprio come Gesù, dobbiamo lottare sia contro le forze di Satana sia per attirare altri uomini nella nostra comunità, viviamo in una tensione continua, in una crisi costante. Questo nel senso che ogni viaggio è tensione, crisi, sforzo e lotta. E, come in ogni viaggio, solo la speranza sicura di un ritorno a casa riesce a sostenerci. La Chiesa, quindi, è una comunità di pellegrini che:

 

"Attendono nella beata speranza che venga il nostro Salvatore Gesù Cristo." (Rito di Comunione)

 

É importante ripetere spesso queste cose a Dio, e pregare per ricevere una speranza più piena in ciò che attendiamo.

 

 

Un viaggio che avrà una fine

 

(26)      Il nostro viaggio di cristiani, il pellegrinaggio quali membri del popolo di Dio, ha avuto inizio col

battesimo e finirà con la morte. É la testimonianza vissuta della nostra fede nella risurrezione di Gesù e della speranza nella nostra risurrezione.

 

"Anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che Colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a Lui." (2 Cor 4,13)

 

 

(27)      La risurrezione fisica di Gesù sta alla base della speranza cristiana. La fede e la speranza che

derivano da questa certezza si appoggiano sulla risurrezione e sulla vittoria finale di Gesù. Da questo attingiamo coraggio e inamovibile certezza.

 

"Per questo non ci scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello

interiore si rinnova di giorno in giorno. Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili durano un momento, quelle invisibili sono eterne." (2 Cor 4,16-18)

 

 

(28)      Dunque il cristiano considera la vita in modo assai diverso da quelli che non hanno fede.

Sappiamo che il cibo nutre, che il sesso dà gioia, che la televisione può divertire, che i tappeti sono comodi e che sciare è uno svago. Tuttavia:

 

"Non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura." (Eb. 13,14)

 

 

Preghiera:

 

(29)

O Dio, Padre mio che sei nei cieli, credo che Tu mi ami. Credo che Tu mi abbia creato per farmi partecipe in eterno del Tuo amore in cielo. Mi affido completamente alla Tua misericordia e al Tuo amore. Provo un dolore sincero e profondo per essermi, talvolta, allontanato da Te a causa del peccato. Togli da me tutti i peccati, lavandoli col sangue di Gesù. Spero sinceramente di poter essere felice in eterno con Te in cielo.

 

 

Per Gesù la morte é stata una vittoria

 

(29)      Un giorno, quando da Gesù vennero dei visitatori greci in visita a Gerusalemme per parlare con

Lui, questi fece riferimento alla Sua prossima morte, ma la identificò con la Sua vittoria finale:

 

"È giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo. In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto." (Gv 12,23-24)

 

Nella Sua gloriosa risurrezione anche il Padre sarebbe stato glorificato. Leggiamo infatti:

 

"Che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il Tuo nome." (Gv 12,27-28)

 

E giunse una voce dal cielo:

 

"L'ho glorificato e di nuovo Lo glorificherò." (Gv 12,28)

 

Abbiamo qui la pubblica conferma divina che la morte imminente di Gesù è parte della Sua vittoria finale e della gloria del Padre.

 

 

Siamo partecipi della vittoria di Gesù

 

"Quando Si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con Lui nella gloria." (Col 3,4)

 

 

(30)      Che splendida assicurazione offre Paolo a ogni cristiano: essere partecipi della gloria finale di

Gesù! E questo perché siamo Suoi fratelli. Grazie all'incredibile bontà di Dio ora noi abbiamo il privilegio di chiamarLo Padre e di sapere che tutto quello che Egli ha è anche nostro e un giorno ne goderemo, se avremo perseverato nella fede.

 

"Gli rispose il Padre: 'Figlio,... tutto ciò che è mio è tuo." (Lc. 15,31)

 

 

(31)      Non c'è da meravigliarsi allora se S. Giovanni ci ricorda spesso qual è il fondamento della nostra

fede cristiana:

 

"Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!... Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando Egli Si sarà manifestato, noi saremo simili a Lui, perché Lo vedremo così come Egli è." (1 Gv 3,1-2)

 

 

(33)   Poi S. Paolo ci dice:

 

"E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle Sue sofferenze per partecipare anche alla Sua gloria." (Rom 8,17)

 

 

(34)   Per mezzo della speranza, la visione di Dio e il cielo ci appartengono già:

 

"La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato." (Rom 5,5)

 

 

Speriamo ma siamo anche certi

 

(35)      Di solito quando speriamo non siamo sicuri dei risultati. Se speriamo nella vittoria della nostra

squadra, che un film sia bello o che il surf sia divertente, in realtà affermiamo che vorremmo che lo fosse e pensiamo che lo sia. Ma la speranza cristiana è molto più di questo: è una cosa sicura, anche se ancora non la sperimentiamo pienamente. In massima parte la speranza umana dipende da qualcosa di cui non possiamo essere del tutto certi, o dal nostro impegno, che potrebbe bastare, ma che potrebbe anche essere insufficiente. La speranza cristiana tuttavia non dipende da qualcosa di cui non siamo sicuri, né certamente dai nostri sforzi. Molta gente, ad esempio, ripone la propria speranza nel denaro e nelle cose materiali, ma S. Paolo disse a Timoteo:

 

"Ai ricchi di questo mondo raccomanda... di non riporre la speranza sull'incertezza delle ricchezze, ma in Dio, che tutto ci dà con abbondanza perché ne possiamo godere." (1 Tim. 6,17)

 

 

(36)   Ecco qui una preghiera che i cristiani dovrebbero fare gli uni per gli altri:
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00martedì 27 marzo 2012 14:17

"E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per Sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene."(2 Tess. 2,16-17)

 

 

(37)   Quindi, noi speriamo nella parola di Dio e nella sua fedeltà, perché siamo:

 

"Gli eletti di Dio (chiamati alla fede) per far conoscere la verità che conduce alla pietà ed è fondata sulla speranza della vita eterna, promessa sin dai secoli eterni da quel Dio che non mentisce..." (Tito 1,1-3)

 

"Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è fedele Colui che ha promesso." (Eb 10,23)

 

"...è impossibile che Dio mentisca, (e) noi che abbiamo cercato rifugio in Lui avremo un grande

incoraggiamento  nell'afferrarci saldamente alla speranza che ci è posta davanti. In essa infatti abbiamo come un’ancora della nostra vita, sicura e salda, la quale penetra fin nell'interno del velo del santuario, dove Gesù è entrato per noi come precursore..." (Eb 6,18-20)

 

 

(38)   Il fondamento della nostra speranza, quindi, è il più stabile che si possa immaginare:

 

"Cristo Gesù nostra speranza." (1 Tim 1,1)

 

"Il mistero... (è) Cristo in voi, speranza della gloria." (Col 1,26)

 

E allora,

 

"Ci gloriamo (esultiamo) pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, dal quale ora abbiamo ottenuto la riconciliazione." (Rom 5,11)

 

State sperimentando questa gloria, questa esultanza nella vostra vita? Siete davvero certi che Gesù sia la "vostra speranza di gloria?"

 

 

Speranza non significa visione

 

(39)La speranza cristiana è diversa da qualsiasi altra: è qualcosa di certo, perché si fonda su

una promessa fatta da Qualcuno che ha il potere di mantenerla e che non può mentire. Non potrà mai sbagliarsi. Ma resta tuttavia una speranza: non è ancora un ritorno a casa.

 

"Nella speranza noi siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo? Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza." (Rom 8,24-25)

 

 

(40)Ad ogni Messa, come comunità che attende la Sua venuta nella gloria, offriamo al Padre il corpo

e il sangue di Gesù, celebrando così una certezza che deve ancora venire:

 

"Cristo è morto, Cristo è risorto, Cristo tornerà di nuovo."

 

E in comunione con Gesù presente sull'altare, diciamo:

 

"Speriamo di godere per sempre la visione della Tua gloria per mezzo di Cristo nostro Signore, dal quale riceviamo ogni bene." (Preghiera Eucaristica 3)

 

E in un'altra Preghiera Eucaristica diciamo:

 

"E nel Tuo regno, liberi dalla corruzione del peccato e della morte, canteremo la Tua gloria con ogni creatura tramite Cristo nostro Signore, attraverso il quale ci dai tutto ciò che è buono."

 

E allora, "Forti di tale speranza, ci comportiamo con molta franchezza" (2 Cor 3,12), con grande fiducia. Per questo parliamo di "celebrazione" quando ci riferiamo alla Messa: celebriamo la vittoria già vinta, anche se ancora non pienamente sperimentata.

 

 

La speranza é un dono di Dio

 

(41)Come per la fede, anche la speranza è un dono che deriva e dipende dalla nostra fede nella

risurrezione di Gesù.

 

"Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la Sua potenza." (1 Cor 6,14)

 

"Molto più ora... saremo salvati mediante la Sua vita (del Figlio)." (Rom 5,10)

 

 

(36)      Possiamo sperare solo sulla vita, morte e risurrezione di Gesù e in niente altro. Dovremmo

pregare gli uni per gli altri e ricordarci a vicenda che dobbiamo rendere:

 

"...grazie a Dio, il quale ci fa partecipare al Suo trionfo in Cristo e diffonde per mezzo nostro il profumo della Sua conoscenza nel mondo intero!" (2 Cor 2,14)

 

 

(42)E allora, invece di reclamare questa speranza come se fosse qualcosa che noi stessi possiamo

produrre o che possiamo meritare, dovremmo ricordare l'esortazione che S. Paolo fece ai Corinzi:

 

"É Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo, e ci ha conferito l'unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori." (2 Cor 1,21-22)

 

 

Speranza e sofferenza

 

(44)      Viviamo in un'epoca che pare abbia più dubbi, sofferenza e insicurezza di ogni altra epoca

precedente. E ciascuno di noi ha la propria parte di sofferenza personale. Può trattarsi di solitudine, di dubbi o di insicurezza economica, di malattia, di un matrimonio infranto. Queste cose farebbero parte della nostra vita anche se non fossimo cristiani e dovremmo affrontarle in ogni modo. Ovviamente sappiamo che, per la fede, Dio spesso guarisce le malattie, toglie i dubbi, ma non ci libera da tutte le sofferenze. Come la risurrezione di Gesù fu strettamente collegata alle Sue sofferenze, lo stesso dicasi delle sofferenze dei cristiani. In realtà le Sue e le nostre sofferenze coincidono se viviamo una vita di fede e di speranza. Siamo partecipi delle Sue sofferenze per partecipare poi alla Sua gloria, ci assicura S. Paolo (cf. Rom 8,17)

 

 

(45)      La fede e la speranza ci rassicurano che Dio è fedele anche quando permette la sofferenza, e S.

Pietro ci ricorda:

 

"Perciò anche quelli che soffrono secondo il volere di Dio, si mettano nelle mani del loro Creatore fedele e continuino a fare il bene." (1 Pt 4,19)

 

 

(46)      Se mai ci trovassimo a perdere la speranza nell'amore costante di Dio, il ricordo del bel brano

sulla sofferenza che si trova nella lettera agli Ebrei potrà esserci di aiuto:

 

"Avete già dimenticato l'esortazione a voi rivolta come a figli: Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d'animo quando sei ripreso da Lui; perché il Signore corregge colui che Egli ama e sferza chiunque riconosce come figlio. É per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non è corretto dal padre?" (Eb 12,5-7)

 

 

(47)      Questo tuttavia non significa che non dovremmo pregare per essere liberati, totalmente o in parte,

dalle sofferenze emotive o mentali. La preghiera, infatti, è proprio la risposta del cristiano che, davanti alla sofferenza, ha davvero fiducia.

 

"Siate... forti nella tribolazione, perseverando nella preghiera." (Rom 12,12)

 

"Ora, tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché in virtù della perseveranza e della consolazione che ci vengono dalle Scritture teniamo viva la nostra speranza." (Rom 15,4)

 

 

(48)   S. Paolo così riassume l'atteggiamento del cristiano davanti alla sofferenza:

 

"...perché io possa conoscere Lui, la potenza della Sua risurrezione, la partecipazione alle Sue sofferenze, diventandoGli conforme nella morte." (Fil 3,10)

 

 

(48)      La sofferenza, infine, serve a ricordarci che siamo solo in viaggio, che la felicità finale non è qui.

La sofferenza, quindi, può servire ad alimentare la speranza.

 

"La tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata (la perseveranza) e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato." (Rom 5,3-5)

 

 

Come il cristiano considera la morte

 

(50)   Nel prefazio della Messa celebrata ai funerali cattolici il sacerdote prega così:

 

Padre onnipotente ed eterno Dio, è cosa buona e giusta renderti grazie sempre e dovunque per

mezzo di Gesù Cristo nostro Signore. In Lui, che è risorto dai morti, è nata la nostra speranza di risurrezione. La tristezza della morte cede il passo alla luminosa promessa di immortalità. Signore, per i Tuoi fedeli la vita è cambiata, non è finita. Quando il corpo del nostro soggiorno terreno giace nella morte noi otterremo un'abitazione eterna in cielo.

 

In occasione della morte di un amico, pensiamo anche alla nostra morte e alla vittoria finale.

 

 

(51)   Paolo considerava la vita come l'abitare in una tenda, e la morte come il ritorno a casa.

 

"Sappiamo infatti che quando verrà disfatto questo corpo (skenos = tenda), nostra abitazione sulla terra, riceveremo un'abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli. Perciò sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro corpo celeste... É Dio che ci ha fatti per questo e ci ha dato la caparra dello Spirito.

 

Così, dunque, siamo sempre pieni di fiducia e sapendo che finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore, camminiamo nella fede e non ancora in visione. Siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore." (2 Cor 5,1-9)

 

È questo l'atteggiamento del cristiano verso la morte; e può diventare il nostro atteggiamento, se preghiamo per ottenerlo. La speranza cristiana, infatti, ci mette in grado di pensare alla morte in questo modo.

 

 

La speranza cristiana é esperienza

 

(52)      La speranza cristiana comporta, qui ed ora, una grande differenza. É un'esperienza di pace e

di gioia:

 

"Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo." (Rom 15,13)

 

 

(53)   La speranza è esperienza di conforto e di forza:

 

"E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per Sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera buona e parola di bene."(2 Tess. 2,16-17)

 

 

(54)   La speranza è esperienza di fiducia:

 

"E la Sua casa siamo noi, se conserviamo la libertà e la speranza di cui ci vantiamo." (Eb 3,6)

 

 

(55)   La speranza è esperienza di letizia:

 

"Siate lieti nella speranza." (Rom. 12,12)

 

 

(56)   La speranza è esperienza di perseveranza:

 

"Ringraziamo sempre Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere, continuamente memori... della vostra costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo."(1 Tess. 1,2-3)

 

 

(57)   La speranza è esperienza di vittoria:

 

"Per Suo mezzo (di Gesù) abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo della speranza della gloria di Dio." (Rom 5,2)

 

 

(58)      Sperimentiamo queste cose nella nostra vita? Può darsi che ci manchi la gioia, o la pace, oppure

che riteniamo di non sentirci a nostro agio, che ci manchi la fiducia e la forza. Non potrebbe essere che talvolta crediamo di non riuscire a perseverare e che quindi ci lasciamo prendere dal panico? La speranza cristiana caccia via i dubbi e le paure, perché è apportatrice di gioia, di pace, di benessere, di forza, di fiducia, di allegria, di perseveranza, ci dà motivo di rendere grazie e ci dona un cuore saldo, che non vacilla.

 

 

Una gioia tanto gloriosa

 

(59)      Non potremmo meglio riassumere questo capitolo, e l'intero libro, che servendoci delle parole

ispirate da Dio Stesso a Pietro quando parlò al suo nuovo popolo:

Dovremmo pregare molto spesso a questo proposito e con tanta riflessione: ogni parola è preziosa e densa di significato per noi credenti:

 

 

(60)

"Sia benedetto Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo: nella Sua grande misericordia Egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la vostra salvezza, prossima a rivelarsi negli ultimi tempi. Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere un po' afflitti da varie prove, perché il valore della vostra fede, molto più preziosa dell'oro, che, pur destinato a perire, tuttavia si prova col fuoco, torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesù Cristo: Voi lo amate, pur senza averlo visto; e ora senza vederlo credete in Lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre conseguite la meta della vostra fede, cioè la salvezza delle anime." (1 Pt 1,3-9) 

 

 

 

Punti di discussione

 

1.       Perché affermiamo che la vita del cristiano è un viaggio nella speranza fondato sulla risurrezione di Gesù?

 

2.       Perché affermiamo che la vita di Gesù è il modello della vita di ogni cristiano? 

 

3.       Discutete questa affermazione: "La fede serve ora, la speranza per il futuro."

 

4.       In che modo la virtù della speranza riesce a dare al cristiano il potere di accettare con pazienza la sofferenza? Come può essere d'aiuto agli incurabili?

 

 

 

Revisione

 

1.       Il cristiano vive nella speranza certa della risurrezione.                                                         V     F

 

2.       La speranza riesce a darci il potere di sopportare tutto con gioia.                                          V     F

 

3.             La speranza, se la ricerchiamo, riesce a darci  l'impulso e la determinazione a continuare

            il cammino.                                                                                                                             V     F

 

4.       Il viaggio del primo popolo eletto costituisce un modello del nostro viaggio.                      V     F

 

5.       Gesù non ha avuto bisogno della speranza per il  Suo viaggio terreno.                                 V     F

 

6.             Per mezzo della speranza cristiana possiamo essere partecipi della vittoria che Cristo

            ha già vinto sul mondo.                                                                                                           V     F

 

7.       La vita cristiana è un viaggio nella speranza.                                                                         V     F

 

8.  All'origine della nostra speranza c'è la promessa di Dio.                                                        V     F

 

9.       A motivo della speranza, la prospettiva cristiana della vita è diversa da tutte le altre.           V     F

 

10.         La morte di Gesù costituì il momento del suo fallimento, perché gli uomini lo avevano

            respinto.                                                                                                                                    V     F

 

11.     Per mezzo della speranza cristiana siamo partecipi della vittoria di Gesù.                             V     F

 

12.     Per mezzo della speranza, il cielo e la visione di Dio già ci appartengono.                            V     F

 

13.     La speranza cristiana è come tutte le altre: non offre alcuna certezza.                                   V     F

 

14.     Sperare equivale a vedere Dio faccia a faccia.                                                                        V     F

 

15.     Non essendo visione, la speranza non può dare  origine alla gioia.                                        V     F

 

16.         La speranza è un dono di Dio che ci viene dato se lo chiediamo e poi lo mettiamo in

            azione.                                                                                                                                     V     F

 

17.     La sofferenza mette la speranza alla prova.                                                                            V     F

 

17.         Secondo la speranza cristiana, non dovremmo mai chiedere che ci venga tolta la

            sofferenza.                                                                                                                              V     F

 

19.     Per il cristiano ogni sofferenza è partecipazione alle sofferenze di Cristo.                            V     F

 

20.     Per il cristiano, vivere significa abitare in una  tenda e morire è tornare a casa.                    V     F

 

21.     La speranza non è può essere sperimentata in questa vita.                                                     V     F

 

22.     La speranza è un sostituto per la forza ed il benessere.                                                          V     F

 

23.     La speranza può darci sin d'ora una gioia talmente gloriosa da risultare indescrivibile.       V     F


 

APPENDICE

 

Direttive ad uso nei gruppi

 

Il materiale contenuto in questo libro può essere usato sia da singoli individui sia nei gruppi. Tuttavia il suo valore, sia dal punto di vista spirituale sia istruttivo, viene di solito intensificato quando è usato nei gruppi, i cui membri cresceranno insieme nella fede e nell'amore:

 

a) mediante l'ascolto della parola di Dio,

b) condividendo tra loro l'esperienza che ne fanno,

c) incoraggiandosi a vicenda,

d) pregando insieme.

 

PER INIZIARE UN GRUPPO

 

            Ogni cattolico dovrebbe essere in grado di farlo, e la persona che si sia già impegnata a studiare questo libro è adattissima ad iniziare un gruppo. Questo tipo di iniziativa costituisce una splendida testimonianza cristiana.

 

            Trovate degli amici che desiderino discutere il libro con voi. Per iniziare un gruppetto privato va bene qualsiasi cifra da due a dieci. Decidete il giorno, l'ora e il luogo dove potervi incontrare una sera la settimana per dieci settimane. Potete cambiare il luogo ogni settimana, se lo desiderate, andando cioè a turno nelle case dei partecipanti.

 

L'INCONTRO PRELIMINARE

 

            Il primo incontro sarà dedicato a una preparazione generale. Nominate una persona diversa dal leader che si assuma le mansioni di tesoriere e di far osservare gli orari. Quest'ultima funzione è più importante di quanto possa sembrare. Se il gruppo dovrà avere successo, avete bisogno di un'ora ben definita per iniziare e, ancor più importante, per finire. Il compito principale di chi ha questo incarico è quello di dire: "É il momento di iniziare" e, "É il momento di finire," e insistere in proposito. In questo incontro preliminare il gruppo deciderà la durata dell'incontro settimanale. Raccomandiamo un'ora e mezzo, e magari dieci minuti extra per prendere un caffè quando tutto è finito. Il cassiere si incaricherà di raccogliere il denaro corrispondente al costo dei libri.

 

La guida dovrà spiegare quanto sia essenziale che ognuno studi a fondo il contenuto di ciascun capitolo prima degli incontri. Quel capitolo particolare costituirà la base delle letture per la preparazione dell'incontro settimanale nel quale si pregherà su quell'argomento, che nel gruppo verrà discusso e assimilato, ma non letto. Anche la revisione che si trova alla fine del capitolo dovrebbe esser fatta a casa.

 

INCONTRI SETTIMANALI REGOLARI

 

            Se non avete mai avuto occasione di guidare un gruppo, i passi indicati qui di seguito potranno esservi d’aiuto. I tempi suggeriti per ciascun passo sono adatti ad un gruppo che giunga fino a circa dieci membri.

 

(1) - Preghiere di apertura                             (5 minuti)

(2) - Il messaggio personale di Dio              (10 minuti)

(3) - La revisione                                          (40 minuti)

(4) - Punti di discussione                              (20 minuti)

(5) - Testimonianze personali                       (10 minuti)

(6) - Preghiera di chiusura                            (5 minuti)

 

serie).
MARIOCAPALBO
00martedì 27 marzo 2012 14:17

(1)   - PREGHIERE DI APERTURA

 

Ciascun incontro dovrebbe iniziare con la preghiera partecipata. Cercate di fare spontaneamente questo tipo di preghiera. Ognuno potrebbe fare una preghiera breve, terminando con: "Ascoltaci, Signore," proprio come si fa alla Preghiera dei Fedeli durante la Messa. All'inizio questa pratica potrà restare difficile ad alcuni, ma con la perseveranza si produrrà nel gruppo un grandissimo effetto liberante ed unificante insieme.

 

(2) - IL MESSAGGIO PERSONALE DI DIO

 

Ciascun membro del gruppo spiegherà agli altri in poche parole (per un minuto) quale ritiene sia stato il messaggio principale che Dio gli ha comunicato attraverso lo studio di quel capitolo. A questo punto non si deve discutere: ognuno dice quello che sente e gli altri ascolteranno e mediteranno.

 

(3) - LA REVISIONE

 

            Il leader del gruppo leggerà una ad una le dichiarazioni elencate nella revisione. A turno, gli altri esprimeranno la loro opinione in proposito (dicendo se è vero o falso) ed esporranno il motivo dell'opinione espressa. Poi la guida prosegue con la dichiarazione successiva, e così fino all'ultima. Per ciascuna dichiarazione si dovrebbero impiegare in media da uno a due minuti. Alcuni punti sono più adatti al dialogo di altri. Sentitevi liberi di sorvolare velocemente su alcuni e di soffermarvi su altri. Il leader potrà usare la chiave della revisione che si trova in fondo al libro quale aiuto per questa parte dell'incontro.

 

(4) - I PUNTI DI DISCUSSIONE

 

            Questi vanno affrontati uno per volta, e ciascun membro potrà esprimere candidamente quanto ha da dire in proposito. Alcuni gruppi potranno aggiungere un'altra mezz'ora all'incontro settimanale e impiegarla qui. Altri possono risparmiare tempo su altri punti a vantaggio di questi. Altri ancora potranno perfino arrivare a voler dedicare due incontri a ciascun capitolo.

 

(5) -LE TESTIMONIANZE PERSONALI

 

            Quindici minuti prima del termine dell'incontro chi ha l'incarico di far osservare gli orari ricorderà al gruppo che è il momento delle testimonianze personali. Ciò significa che ognuno impiegherà un minuto circa per dire con semplicità ciò che, come cristiano, si sente chiamato a fare in risposta al contenuto del capitolo, della preghiera e della discussione che ne sono derivati. Talvolta sarà semplicemente la richiesta di sostegno, nella preghiera da parte degli altri, per qualche impegno particolare; oppure potrà essere la scoperta di una nuova opportunità per dare testimonianza cristiana; o ancora, potrà trattarsi della dichiarazione di una risoluzione che si è presa.

 

(6)          - PREGHIERE DI CHIUSURA

 

            Dovrebbero essere del tutto spontanee, semplici, e provenire dal profondo del cuore, e ognuno a turno potrà dire poche parole rivolte a Dio, in profonda umiltà e con fede nella grande potenza della preghiera. Alcuni potrebbero decidere di cantare insieme un inno.


 

LETTERATURA

 

-        LO SPIRITO SANTO NOSTRA SPERANZA - Joseph Card. Suenens - Edizioni Paoline

-        IL RINNOVAMENTO CARISMATICO NELLA CHIESA CATTOLICA - P. Réné Laurentin - Queriniana

-        L'ORA DELLO SPIRITO SANTO - Don Serafino Falvo - Edizioni Paoline

-                IL CRISTIANO NATO DI NUOVO - Albert H. Boudreau - Edizioni Dehoniane

-                LO SPIRITO CI RIVELA GESÚ - Serafino Falvo - Ed. Paoline

-                ABBIAMO VISTO LA SUA GLORIA - P. Raniero Cantalamessa - Ed. Ancora

-                CARISMI E RINNOVAMENTO CARISMATICO - P. Francis A. Sullivan - Ed. Ancora

-                LA GUARIGIONE INTERIORE - P. Michael Scanlan - Ed. Dehoniane

-                IL RISVEGLIO DEI CARISMI - Serafino Falvo - Ed. Paoline

-                LA PROFEZIA - Bruce Yokum - Ed. Ancora

-                LEGGERE LA SCRITTURA COME PAROLA DI DIO - P. George Martin - Ed. O.R. - Milano

-                CRISTO GESÚ È VIVO - P. Emiliano Tardif - Ed. Dehoniane (di P. Tardif ne esiste un'intera
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