"E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per Sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene."(2 Tess. 2,16-17)
(37) Quindi, noi speriamo nella parola di Dio e nella sua fedeltà, perché siamo:
"Gli eletti di Dio (chiamati alla fede) per far conoscere la verità che conduce alla pietà ed è fondata sulla speranza della vita eterna, promessa sin dai secoli eterni da quel Dio che non mentisce..." (Tito 1,1-3)
"Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è fedele Colui che ha promesso." (Eb 10,23)
"...è impossibile che Dio mentisca, (e) noi che abbiamo cercato rifugio in Lui avremo un grande
incoraggiamento nell'afferrarci saldamente alla speranza che ci è posta davanti. In essa infatti abbiamo come un’ancora della nostra vita, sicura e salda, la quale penetra fin nell'interno del velo del santuario, dove Gesù è entrato per noi come precursore..." (Eb 6,18-20)
(38) Il fondamento della nostra speranza, quindi, è il più stabile che si possa immaginare:
"Cristo Gesù nostra speranza." (1 Tim 1,1)
"Il mistero... (è) Cristo in voi, speranza della gloria." (Col 1,26)
E allora,
"Ci gloriamo (esultiamo) pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, dal quale ora abbiamo ottenuto la riconciliazione." (Rom 5,11)
State sperimentando questa gloria, questa esultanza nella vostra vita? Siete davvero certi che Gesù sia la "vostra speranza di gloria?"
Speranza non significa visione
(39)La speranza cristiana è diversa da qualsiasi altra: è qualcosa di certo, perché si fonda su
una promessa fatta da Qualcuno che ha il potere di mantenerla e che non può mentire. Non potrà mai sbagliarsi. Ma resta tuttavia una speranza: non è ancora un ritorno a casa.
"Nella speranza noi siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo? Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza." (Rom 8,24-25)
(40)Ad ogni Messa, come comunità che attende la Sua venuta nella gloria, offriamo al Padre il corpo
e il sangue di Gesù, celebrando così una certezza che deve ancora venire:
"Cristo è morto, Cristo è risorto, Cristo tornerà di nuovo."
E in comunione con Gesù presente sull'altare, diciamo:
"Speriamo di godere per sempre la visione della Tua gloria per mezzo di Cristo nostro Signore, dal quale riceviamo ogni bene." (Preghiera Eucaristica 3)
E in un'altra Preghiera Eucaristica diciamo:
"E nel Tuo regno, liberi dalla corruzione del peccato e della morte, canteremo la Tua gloria con ogni creatura tramite Cristo nostro Signore, attraverso il quale ci dai tutto ciò che è buono."
E allora, "Forti di tale speranza, ci comportiamo con molta franchezza" (2 Cor 3,12), con grande fiducia. Per questo parliamo di "celebrazione" quando ci riferiamo alla Messa: celebriamo la vittoria già vinta, anche se ancora non pienamente sperimentata.
La speranza é un dono di Dio
(41)Come per la fede, anche la speranza è un dono che deriva e dipende dalla nostra fede nella
risurrezione di Gesù.
"Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la Sua potenza." (1 Cor 6,14)
"Molto più ora... saremo salvati mediante la Sua vita (del Figlio)." (Rom 5,10)
(36) Possiamo sperare solo sulla vita, morte e risurrezione di Gesù e in niente altro. Dovremmo
pregare gli uni per gli altri e ricordarci a vicenda che dobbiamo rendere:
"...grazie a Dio, il quale ci fa partecipare al Suo trionfo in Cristo e diffonde per mezzo nostro il profumo della Sua conoscenza nel mondo intero!" (2 Cor 2,14)
(42)E allora, invece di reclamare questa speranza come se fosse qualcosa che noi stessi possiamo
produrre o che possiamo meritare, dovremmo ricordare l'esortazione che S. Paolo fece ai Corinzi:
"É Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo, e ci ha conferito l'unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori." (2 Cor 1,21-22)
Speranza e sofferenza
(44) Viviamo in un'epoca che pare abbia più dubbi, sofferenza e insicurezza di ogni altra epoca
precedente. E ciascuno di noi ha la propria parte di sofferenza personale. Può trattarsi di solitudine, di dubbi o di insicurezza economica, di malattia, di un matrimonio infranto. Queste cose farebbero parte della nostra vita anche se non fossimo cristiani e dovremmo affrontarle in ogni modo. Ovviamente sappiamo che, per la fede, Dio spesso guarisce le malattie, toglie i dubbi, ma non ci libera da tutte le sofferenze. Come la risurrezione di Gesù fu strettamente collegata alle Sue sofferenze, lo stesso dicasi delle sofferenze dei cristiani. In realtà le Sue e le nostre sofferenze coincidono se viviamo una vita di fede e di speranza. Siamo partecipi delle Sue sofferenze per partecipare poi alla Sua gloria, ci assicura S. Paolo (cf. Rom 8,17)
(45) La fede e la speranza ci rassicurano che Dio è fedele anche quando permette la sofferenza, e S.
Pietro ci ricorda:
"Perciò anche quelli che soffrono secondo il volere di Dio, si mettano nelle mani del loro Creatore fedele e continuino a fare il bene." (1 Pt 4,19)
(46) Se mai ci trovassimo a perdere la speranza nell'amore costante di Dio, il ricordo del bel brano
sulla sofferenza che si trova nella lettera agli Ebrei potrà esserci di aiuto:
"Avete già dimenticato l'esortazione a voi rivolta come a figli: Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d'animo quando sei ripreso da Lui; perché il Signore corregge colui che Egli ama e sferza chiunque riconosce come figlio. É per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non è corretto dal padre?" (Eb 12,5-7)
(47) Questo tuttavia non significa che non dovremmo pregare per essere liberati, totalmente o in parte,
dalle sofferenze emotive o mentali. La preghiera, infatti, è proprio la risposta del cristiano che, davanti alla sofferenza, ha davvero fiducia.
"Siate... forti nella tribolazione, perseverando nella preghiera." (Rom 12,12)
"Ora, tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché in virtù della perseveranza e della consolazione che ci vengono dalle Scritture teniamo viva la nostra speranza." (Rom 15,4)
(48) S. Paolo così riassume l'atteggiamento del cristiano davanti alla sofferenza:
"...perché io possa conoscere Lui, la potenza della Sua risurrezione, la partecipazione alle Sue sofferenze, diventandoGli conforme nella morte." (Fil 3,10)
(48) La sofferenza, infine, serve a ricordarci che siamo solo in viaggio, che la felicità finale non è qui.
La sofferenza, quindi, può servire ad alimentare la speranza.
"La tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata (la perseveranza) e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato." (Rom 5,3-5)
Come il cristiano considera la morte
(50) Nel prefazio della Messa celebrata ai funerali cattolici il sacerdote prega così:
Padre onnipotente ed eterno Dio, è cosa buona e giusta renderti grazie sempre e dovunque per
mezzo di Gesù Cristo nostro Signore. In Lui, che è risorto dai morti, è nata la nostra speranza di risurrezione. La tristezza della morte cede il passo alla luminosa promessa di immortalità. Signore, per i Tuoi fedeli la vita è cambiata, non è finita. Quando il corpo del nostro soggiorno terreno giace nella morte noi otterremo un'abitazione eterna in cielo.
In occasione della morte di un amico, pensiamo anche alla nostra morte e alla vittoria finale.
(51) Paolo considerava la vita come l'abitare in una tenda, e la morte come il ritorno a casa.
"Sappiamo infatti che quando verrà disfatto questo corpo (skenos = tenda), nostra abitazione sulla terra, riceveremo un'abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli. Perciò sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro corpo celeste... É Dio che ci ha fatti per questo e ci ha dato la caparra dello Spirito.
Così, dunque, siamo sempre pieni di fiducia e sapendo che finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore, camminiamo nella fede e non ancora in visione. Siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore." (2 Cor 5,1-9)
È questo l'atteggiamento del cristiano verso la morte; e può diventare il nostro atteggiamento, se preghiamo per ottenerlo. La speranza cristiana, infatti, ci mette in grado di pensare alla morte in questo modo.
La speranza cristiana é esperienza
(52) La speranza cristiana comporta, qui ed ora, una grande differenza. É un'esperienza di pace e
di gioia:
"Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo." (Rom 15,13)
(53) La speranza è esperienza di conforto e di forza:
"E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per Sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera buona e parola di bene."(2 Tess. 2,16-17)
(54) La speranza è esperienza di fiducia:
"E la Sua casa siamo noi, se conserviamo la libertà e la speranza di cui ci vantiamo." (Eb 3,6)
(55) La speranza è esperienza di letizia:
"Siate lieti nella speranza." (Rom. 12,12)
(56) La speranza è esperienza di perseveranza:
"Ringraziamo sempre Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere, continuamente memori... della vostra costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo."(1 Tess. 1,2-3)
(57) La speranza è esperienza di vittoria:
"Per Suo mezzo (di Gesù) abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo della speranza della gloria di Dio." (Rom 5,2)
(58) Sperimentiamo queste cose nella nostra vita? Può darsi che ci manchi la gioia, o la pace, oppure
che riteniamo di non sentirci a nostro agio, che ci manchi la fiducia e la forza. Non potrebbe essere che talvolta crediamo di non riuscire a perseverare e che quindi ci lasciamo prendere dal panico? La speranza cristiana caccia via i dubbi e le paure, perché è apportatrice di gioia, di pace, di benessere, di forza, di fiducia, di allegria, di perseveranza, ci dà motivo di rendere grazie e ci dona un cuore saldo, che non vacilla.
Una gioia tanto gloriosa
(59) Non potremmo meglio riassumere questo capitolo, e l'intero libro, che servendoci delle parole
ispirate da Dio Stesso a Pietro quando parlò al suo nuovo popolo:
Dovremmo pregare molto spesso a questo proposito e con tanta riflessione: ogni parola è preziosa e densa di significato per noi credenti:
(60)
"Sia benedetto Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo: nella Sua grande misericordia Egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la vostra salvezza, prossima a rivelarsi negli ultimi tempi. Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere un po' afflitti da varie prove, perché il valore della vostra fede, molto più preziosa dell'oro, che, pur destinato a perire, tuttavia si prova col fuoco, torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesù Cristo: Voi lo amate, pur senza averlo visto; e ora senza vederlo credete in Lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre conseguite la meta della vostra fede, cioè la salvezza delle anime." (1 Pt 1,3-9)
Punti di discussione
1. Perché affermiamo che la vita del cristiano è un viaggio nella speranza fondato sulla risurrezione di Gesù?
2. Perché affermiamo che la vita di Gesù è il modello della vita di ogni cristiano?
3. Discutete questa affermazione: "La fede serve ora, la speranza per il futuro."
4. In che modo la virtù della speranza riesce a dare al cristiano il potere di accettare con pazienza la sofferenza? Come può essere d'aiuto agli incurabili?
Revisione
1. Il cristiano vive nella speranza certa della risurrezione. V F
2. La speranza riesce a darci il potere di sopportare tutto con gioia. V F
3. La speranza, se la ricerchiamo, riesce a darci l'impulso e la determinazione a continuare
il cammino. V F
4. Il viaggio del primo popolo eletto costituisce un modello del nostro viaggio. V F
5. Gesù non ha avuto bisogno della speranza per il Suo viaggio terreno. V F
6. Per mezzo della speranza cristiana possiamo essere partecipi della vittoria che Cristo
ha già vinto sul mondo. V F
7. La vita cristiana è un viaggio nella speranza. V F
8. All'origine della nostra speranza c'è la promessa di Dio. V F
9. A motivo della speranza, la prospettiva cristiana della vita è diversa da tutte le altre. V F
10. La morte di Gesù costituì il momento del suo fallimento, perché gli uomini lo avevano
respinto. V F
11. Per mezzo della speranza cristiana siamo partecipi della vittoria di Gesù. V F
12. Per mezzo della speranza, il cielo e la visione di Dio già ci appartengono. V F
13. La speranza cristiana è come tutte le altre: non offre alcuna certezza. V F
14. Sperare equivale a vedere Dio faccia a faccia. V F
15. Non essendo visione, la speranza non può dare origine alla gioia. V F
16. La speranza è un dono di Dio che ci viene dato se lo chiediamo e poi lo mettiamo in
azione. V F
17. La sofferenza mette la speranza alla prova. V F
17. Secondo la speranza cristiana, non dovremmo mai chiedere che ci venga tolta la
sofferenza. V F
19. Per il cristiano ogni sofferenza è partecipazione alle sofferenze di Cristo. V F
20. Per il cristiano, vivere significa abitare in una tenda e morire è tornare a casa. V F
21. La speranza non è può essere sperimentata in questa vita. V F
22. La speranza è un sostituto per la forza ed il benessere. V F
23. La speranza può darci sin d'ora una gioia talmente gloriosa da risultare indescrivibile. V F
APPENDICE
Direttive ad uso nei gruppi
Il materiale contenuto in questo libro può essere usato sia da singoli individui sia nei gruppi. Tuttavia il suo valore, sia dal punto di vista spirituale sia istruttivo, viene di solito intensificato quando è usato nei gruppi, i cui membri cresceranno insieme nella fede e nell'amore:
a) mediante l'ascolto della parola di Dio,
b) condividendo tra loro l'esperienza che ne fanno,
c) incoraggiandosi a vicenda,
d) pregando insieme.
PER INIZIARE UN GRUPPO
Ogni cattolico dovrebbe essere in grado di farlo, e la persona che si sia già impegnata a studiare questo libro è adattissima ad iniziare un gruppo. Questo tipo di iniziativa costituisce una splendida testimonianza cristiana.
Trovate degli amici che desiderino discutere il libro con voi. Per iniziare un gruppetto privato va bene qualsiasi cifra da due a dieci. Decidete il giorno, l'ora e il luogo dove potervi incontrare una sera la settimana per dieci settimane. Potete cambiare il luogo ogni settimana, se lo desiderate, andando cioè a turno nelle case dei partecipanti.
L'INCONTRO PRELIMINARE
Il primo incontro sarà dedicato a una preparazione generale. Nominate una persona diversa dal leader che si assuma le mansioni di tesoriere e di far osservare gli orari. Quest'ultima funzione è più importante di quanto possa sembrare. Se il gruppo dovrà avere successo, avete bisogno di un'ora ben definita per iniziare e, ancor più importante, per finire. Il compito principale di chi ha questo incarico è quello di dire: "É il momento di iniziare" e, "É il momento di finire," e insistere in proposito. In questo incontro preliminare il gruppo deciderà la durata dell'incontro settimanale. Raccomandiamo un'ora e mezzo, e magari dieci minuti extra per prendere un caffè quando tutto è finito. Il cassiere si incaricherà di raccogliere il denaro corrispondente al costo dei libri.
La guida dovrà spiegare quanto sia essenziale che ognuno studi a fondo il contenuto di ciascun capitolo prima degli incontri. Quel capitolo particolare costituirà la base delle letture per la preparazione dell'incontro settimanale nel quale si pregherà su quell'argomento, che nel gruppo verrà discusso e assimilato, ma non letto. Anche la revisione che si trova alla fine del capitolo dovrebbe esser fatta a casa.
INCONTRI SETTIMANALI REGOLARI
Se non avete mai avuto occasione di guidare un gruppo, i passi indicati qui di seguito potranno esservi d’aiuto. I tempi suggeriti per ciascun passo sono adatti ad un gruppo che giunga fino a circa dieci membri.
(1) - Preghiere di apertura (5 minuti)
(2) - Il messaggio personale di Dio (10 minuti)
(3) - La revisione (40 minuti)
(4) - Punti di discussione (20 minuti)
(5) - Testimonianze personali (10 minuti)
(6) - Preghiera di chiusura (5 minuti)
serie).