Capitolo Dodicesimo COME COMPORTARSI IN BATTAGLIA

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MARIOCAPALBO
00giovedì 2 febbraio 2012 18:56

la crescita spirituale

Capitolo Dodicesimo 

 

 COME COMPORTARSI IN BATTAGLIA  

 

QUANDO ENTRIAMO NELLA TERRA PROMESSA  ci troviamo di fronte ad avversari formidabili che non hanno la minima intenzione di abbandonare i possedimenti, senza ingaggiare un'aspra battaglia. Dio ha promesso di far uscire quei nemici, un po' alla volta, davanti ai nostri occhi; ma saranno la nostra partecipazione e la condotta che avremo in battaglia a determinarne il risultato.  

     Il caso-esempio lo prendiamo ancora dagli Israeliti. La storia di come giunsero, un poco alla volta, a possedere la loro biblica Terra Promessa, non fa che dimostrare ancora una volta lo stesso principio:  

1.   Quando obbedivano a Dio e confidavano completamente in Lui, Egli vinceva sempre le battaglie per loro;

2.   Quando invece contavano sulle proprie forze, perdevano.  

      Giosuè e Giosafat furono due condottieri che, obbedendo a Dio e confidando in Lui, portarono i loro eserciti alla vittoria.

     Troviamo la storia della Battaglia di Gerico in Giosuè, capitolo 6.  

Dio disse a Giosuè di assumere il comando delle sue forze e di marciare intorno alla città fortificata sette volte per sette giorni. Nell'ultimo giro, gli Israeliti avrebbero dovuto suonare le trombe e le mura sarebbero crollate - e così avvenne!  

     Gli archeologi hanno scavato nel luogo dove era situata l'antica Gerico, e hanno trovato i resti delle mura di una vecchia città, che pareva fossero cadute verso l'esterno, come in seguito ad un terremoto o ad altra forza potente. Ciò che avvenne a Gerico è un fatto verificabile, non un vecchio mito o una favola.  

     Più tardi Giosafat coi suoi uomini affrontò le moltitudini degli eserciti di Moab, Ammon e Monte Sait. Ma Dio disse loro:  

"Non temete! Non restate paralizzati davanti a quest’esercito potente, perché la battaglia non è vostra ma di Dio!" (cf. 2 Cr 20, 15)  

     Leggiamo che Dio dette istruzioni a Giosafat di mettere la banda di cantanti e musicisti in piena vista delle forze nemiche, e mentre cantavano lodi a Jahvé, Egli mise gli eserciti nemici gli uni contro gli altri, finché non si distrussero completamente a vicenda. Gli Israeliti non riportarono neppure un graffio.

     La battaglia apparteneva a Dio, ma il risultato dipese dalla condotta degli Israeliti nel corso del combattimento. Se avessero dubitato della Parola di Dio e si fossero impegnati nel combattimento, Egli non avrebbe potuto preservarli dai pericoli.  

     Dio può combattere la nostra battaglia solo se seguiremo le sue istruzioni, confidando in lui per il risultato.  

     La preparazione alla battaglia che Dio ha promesso di vincere per noi consiste nell'imparare ad "uscire dal campo", e così fare totale affidamento su Dio.  

    Tornando a guardare al deserto, coi suoi problemi e tentazioni, riconosceremo che tutto ciò fa parte della preparazione alla battaglia per possedere la terra promessa.

    Quando il soldatino arriva per la prima volta in caserma, rimane mezzo sgomento perché non sa cosa ci si aspetti da lui. Prima riceve istruzioni verbali e scritte; poi vengono gli esercizi per sviluppare la sua sopportazione fisica, la capacità di manovrare le armi e di cavarsela in condizioni di battaglia simulata. Al termine dell'addestramento desidererà vedere alcune azioni e mettere alla prova, nella pratica, i principi imparati.  

     Il cristiano appena convertito è una recluta nell'esercito del Signore. L'intera Bibbia si serve molto della terminologia di guerra, proprio per dare enfasi alla realissima battaglia in atto tra le forze del bene e del male nel mondo. La vita del cristiano deve svolgersi sulle linee del fronte - per quanto la battaglia non sia nostra, ma di Dio.  

     La preparazione alla battaglia ha inizio con le istruzioni verbali e scritte ricevute dalla Parola di Dio. Dobbiamo sapere cosa ci si aspetta da noi e il modo in cui Dio opera. Poi arriva la parte difficile dell'addestramento, quando entriamo nei problemi e nelle tentazioni per sviluppare la capacità di sopportazione e per mettere alla prova ciò che abbiamo imparato.  

     Dio continua ad offrire opportunità di crescita. Ci nutre e ci rafforza ogni giorno con la Sua Parola. Ogni volta che riceviamo insegnamenti e messaggi nuovi, dovremmo proporci seriamente di assorbirli e di farli diventare parte del nostro equipaggiamento perché, se entreremo in battaglia, ne avremo sicuramente bisogno. Quando avremo capito il principio e sapremo cosa ci si aspetta da noi, potremo spostarci con impaziente aspettativa nelle fasi successive dell'addestramento.    

          

      L'apostolo Giacomo ai suoi tempi sperimentò la gioia di essere preparato alla battaglia, e qui riportiamo la sua condivisione:  

"Considerate gioia piena, fratelli, ogni volta che vi trovate immersi in prove d’ogni tipo, ogni volta che le incontrerete, o che cadrete [Nel senso d’essere soggetti a] in varie tentazioni" (cf. Gc. 1,2 - Amplificato).

"... perché quando la via è difficile, la vostra pazienza ha occasione di crescere. Fatela quindi crescere, e non cercate di sfuggire ai problemi. Perché quando infine la vostra pazienza sarà portata a fioritura completa, allora sarete pronti per qualunque cosa, sarete forti nel carattere, pieni e completi" (v. 3-4 - Amplificati).  

     Saremo pronti alla battaglia quando:

q       avremo superato i problemi e le tentazioni

q       che ci avranno spogliati della dipendenza da noi stessi ed insegnato a

q       dipendere unicamente da Dio, a contare solo su di Lui e non più sulle nostre forze.

 

     Paolo, altro apostolo della Chiesa primitiva, ci ha lasciato parole provocanti sui preparativi alla battaglia:  

"... Voglio ricordarvi che la vostra forza deve venire dalla immensa potenza del Signore che abita in voi. Indossate tutta l'armatura di Dio, così sarete in grado di resistere saldamente a tutte le strategie e agli espedienti di Satana. Perché noi non stiamo combattendo contro persone fatte di carne e sangue, ma contro persone senza corpo - i cattivi dominatori del mondo invisibile, quei potenti esseri satanici e grandi principi cattivi delle tenebre che governano questo mondo; e contro numerosissimi spiriti maligni del mondo spirituale" (Ef 6, 10-12 - Amplificati).  

    Alcuni anni fa, la maggior parte dei cristiani dell'occidente 'civilizzato' pensava che Paolo, nel descrivere i nostri nemici con i termini di "potenti esseri satanici, grandi principi cattivi delle tenebre e spiriti maligni", esprimesse le credenze superstiziose e non illuminate della sua epoca. Ma oggi vediamo, con sempre maggior evidenza, quanto siano reali i poteri delle tenebre e quali formidabili nemici essi siano. Chi ha combattuto la disperata battaglia contro le dipendenze da droga, alcolismo e omosessualità, per menzionare solo tre campi in cui operano le potenze delle tenebre, ha scoperto che è impossibile vincere solo con le proprie forze. Se queste battaglie sono da vincere, dovrà essere Dio a farlo.  

    Nella ribellione, nel crimine, nei matrimoni spezzati, nella malattia ed in molti altri mali che ci sovrastano, le forze delle tenebre sono attivamente all'opera. Ma anche qui, come nella tentazione, il risultato dipende dal delicato equilibrio tra l'individuo, Dio e le forze del male

   Gesù Cristo ha già vinto la battaglia per noi. Satana è già sconfitto: ma in ogni e ciascuna situazione, l'esito dipende dalla risposta personale. Se uno sceglie di resistere al male e di arrendersi totalmente a Dio, sarà Lui a combattere e a vincere la battaglia per noi.  

     Paolo ha qualche altro consiglio da darci, assieme a qualche dettaglio per prepararci ad affrontare il nemico:  

"Usate quindi ogni pezzo dell'armatura di Dio [non usatene nessuno della vostra armatura personale] per resistere al nemico quando vi attacca, e quando tutto sarà finito, voi sarete ancora in piedi [la parola greca usata da Paolo per "stare in piedi" è un termine militare che significa 'stare come un conquistatore'].Ma per farlo, avrete bisogno della forte cintura della verità e della corazza dell'approvazione di Dio. Indossate le scarpe che sono in grado di sollecitare i vostri passi per predicare la Buona Novella della pace con Dio. In ogni battaglia avrete bisogno della fede come scudo, per fermare i dardi di fuoco che Satana vi dirige contro. E avrete bisogno dell'elmo della salvezza e della spada dello Spirito - che è la Parola di Dio" (Ef 6, 13-16, Amplificati).  

     Dio ci dona tutto il necessario per resistere in battaglia. Non c'è bisogno d’essere intelligenti, forti, superspirituali: dobbiamo solo contare su Gesù Cristo. Siate felici quando vi ritrovate davanti una battaglia da affrontare, perché il risultato rivelerà una delle due cose:  

1.    Se resisterete, sarà la dimostrazione che avete assorbito quanto vi è necessario della vita di Cristo per ricevere la vostra provvista di vittoria.

2.    Se fallirete, siate ugualmente felici - perché la battaglia vi ha rivelato ciò che avete veramente in cuore e ciò di cui avete bisogno per affrontare la battaglia successiva.  

    E' molto meglio scoprire qualsiasi debolezza per poterla poi superare, anziché vedersi rivelare queste cose nell'eternità! Se in cuore avete ira, risentimento od orgoglio, che vi impediscono di godere il giusto possesso della terra promessa, non è meglio scoprirlo subito?

     Dio permise che Giosuè perdesse una battaglia per mostrargli che nel suo campo c'era un peccato nascosto. Una volta scoperto e rimosso quel peccato, Dio riportò Giosuè in battaglia con lo stesso nemico e gli dette la vittoria. Questa storia la troviamo in Giosuè, capitoli 7 e 8.  

     Dopo la battaglia di Gerico, Dio dette agli Israeliti istruzioni specifiche di non trattenere per sé nessun bottino di guerra. Ma Achan, uno degli uomini di Giosuè, non seppe resistere ad un bell'oggetto, lo rubò e lo nascose nel terreno sotto la sua tenda.  

     In seguito Giosuè mandò alcuni suoi uomini a spiare la città di Ai. Tornarono dicendo che si trattava di una città piccola, la cui distruzione non avrebbe richiesto più di due o tremila uomini. In realtà dissero:  

"Non è necessario andarvi tutti..." (Gs 7,4)  

     E gli Israeliti, fiduciosi dopo la facile vittoria di Gerico, marciarono contro Ai:  

"... e furono clamorosamente sconfitti ... L'esercito d’Israele rimase paralizzato dalla paura davanti alla svolta degli eventi. Giosuè e gli anziani si stracciarono le vesti, si prostrarono con la faccia a terra davanti all'Arca del Signore fino a sera e sparsero polvere sul loro capo" (v. 4-6).  

      Giosuè era andato in battaglia senza conoscere il peccato nascosto nel suo campo. Ma egli stesso aveva commesso un errore: aveva trascurato di consultare Dio prima di andare contro il nuovo nemico. Se ci rivolgiamo a Dio prima di una battaglia e preghiamo: "Signore, non permettere che ci sia in me alcun peccato nascosto che t’induca a sottopormi alla tentazione - rivelami ora quel peccato nascosto", allora Dio potrà mostrarci ogni pecca, senza sottoporci ad una battaglia che perderemo.

     Rendendosi immediatamente conto che Dio aveva permesso la sconfitta per mostrargli qualcosa, Giosuè si rivolse a Dio nel pentimento, e Dio gli parlò del peccato di Achan. Il corpo del reato fu portato alla luce e Achan con tutta la sua famiglia furono distrutti. Poi Dio disse a Giosuè:  

"Non temere e non abbatterti. Prendi con te tutto l'esercito e va' contro Ai, perché ora è tua e la conquisterai. Io ti metto in mano il re di Ai e tutto il suo popolo. Farai ad Ai e al suo re come hai fatto a Gerico e al suo re; ma questa volta potete tenervi il bottino e il bestiame ..." (cf. Giosuè, 8, 1-2).  

     Perché a Gerico Dio aveva messo la regola di non prendere il bottino? Perché conosceva la debolezza di Achan: il suo spirito di disobbedienza e la sua avidità Egli permise alla tentazione di portare allo scoperto quella debolezza. Una volta esposta, e dopo il dovuto pentimento, Dio disse di non temere e di non abbattersi.  

     Quando siamo sconfitti in una battaglia, dovremmo capire che Dio lo permette per mostrarci una debolezza che vuole sostituire con la Sua forza. Non dovremmo temere né abbatterci, perché Dio non ci rivela le debolezze per condannarci. Ci dà semplicemente l'occasione di liberarci della vecchia natura, per sostituirla con la natura divina che ci ha promesso.  

     Possiamo quindi rallegrarci nelle nostre sconfitte e nei fallimenti, sapendo che lo scopo ultimo che Dio si propone per noi è buono. Spesso da una sconfitta ho imparato almeno quanto (se non di più) da una vittoria.  

     La sconfitta serve a ricordarci (come nel caso di Giosuè e dei suoi uomini) che non tutto va bene nel nostro campo. Possiamo andare avanti con relativa facilità, dimentichi delle nostre tendenze alla ribellione ostinata, fin quando non inciampiamo e cadiamo in una battaglia. Proprio allora, dovremmo ringraziare Dio per averci ricordato quanto abbiamo bisogno di Lui. Una sconfitta o un fallimento hanno lo scopo di riportarci a Dio. Se non siamo sicuri della causa del problema, dobbiamo dire, come David:  

"Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore, metti alla prova i miei pensieri; indicami con chiarezza ogni cosa che scopri in me e che ti rattrista, e guidami sulla via della vita eterna" (Sal 138, 23-24).  

     Innanzi tutto dobbiamo:

1.     ritornare a Dio;

2.     confessare di essere dalla parte del torto.  

Anche quando non conosciamo l'errore specifico, dobbiamo pentirci, come fece Giosuè, ben sapendo che:  

q       se avessimo seguito le istruzioni e

q       se avessimo fatto completo affidamento sulla vita e sulla forza di Cristo,

q       la vittoria sarebbe stata assicurata.  

Cristo non può fallire. Quando sperimentiamo un fallimento, è sempre perché abbiamo sbagliato in qualche punto.  

     Il pentimento porta al rinnovamento. Ascoltate come prega David, dopo aver scoperto il proprio errore:  

"Ammetto la mia azione vergognosa, mi perseguita giorno e notte ... tu hai visto il mio errore e la tua sentenza contro di me è giusta, ... Aspergimi col sangue della purificazione e sarò ancora puro, lavami e sarò più bianco della neve. E dopo avermi punito, [dopo la mia sconfitta] dammi di nuovo la mia gioia ... Crea in me un cuore nuovo, puro, ... o Dio, che trabocchi di pensieri puri e di desideri giusti" (Sal 50, 5-12 - Amplificati).  

    Il cuore puro e la natura nuova fanno parte della terra promessa. Poco a poco, Dio espone e rinnova il nostro cuore. Non potremmo sostenere una revisione completa tutta in una volta. Uno ad uno i reparti in cui c'è egoismo - paura - avidità - libidine - idolatria - gelosia e altre cause di disturbo, saranno portati allo scoperto, purificati, rinnovati. Questo procedimento darà spazio alla natura nuova: amore, pace, gentilezza, pazienza, bontà, fedeltà e dominio di sé!  

    Guardate ai vostri fallimenti come a delle opportunità per crescere, per avvicinarvi di più a Dio. Rialzatevi e dite: "Mi dispiace Signore, ho sbagliato ancora. Fammi vedere, insegnami, cambiami!"  

    Via via che impareremo ad aver meno fiducia in noi stessi e più fiducia in Cristo, e a presentarci davanti a Lui PRIMA dell'inizio della battaglia, potremo aspettarci vittorie sempre più numerose.

   Dio ci darà la saggezza, se gliela chiederemo. Vuole che entriamo in battaglia ben preparati riguardo a come dobbiamo comportarci ...  

"Se volete sapere cosa Dio vuole da voi, chiedeteglielo, e Dio sarà ben lieto di dirvelo, perché Egli è sempre pronto a donare generosamente la saggezza a quanti gliela chiedono. Non si offenderà. Ma quando lo chiedete, siate certi di aspettarvi davvero che ve lo dica, perché una mente che dubita sarà instabile come l'onda del mare che è mossa e agitata dal vento; e ogni decisione che allora prenderete sarà incerta, mentre vi volterete prima da una parte e poi dall'altra. Se non chiederete con fede, non aspettatevi che il Signore vi dia una risposta concreta" (Gc 1, 5-8 - Amplificati).

    Cosa potrebbe esserci di più specifico che queste parole? Quando avremo imparato a far diventare 'provvista' la promessa di saggezza - o sapienza, - potremo presentarci a Dio e dirgli: "Signore, vedo che sto per entrare in una battaglia. Non voglio sgattaiolare via, ma voglio affrontarla e vincerla nella Tua forza e voglio che sia Tu a dirmi come comportarmi mentre mi trovo immerso nel problema."  

     Dio ci darà la sapienza, se gliela chiederemo: e’ una provvista.  

     Ma durante tutto il problema dovremo applicare il principio della fede. Dobbiamo credere che Dio può e vuole darci la sapienza, e che ce la darà. Il problema si presenterà con la tentazione a dubitare e a vacillare, e saremo noi a decidere l'esito. Dovremo resistere al dubbio e all'esitazione e arrenderci a Lui, che solo può darci la fede che ci porterà oltre, fino alla provvista e alla vittoria.  

Dopo la vittoria in battaglia, regneremo nella vita come dei re.  

"Beato l'uomo che non si arrende e non sbaglia quando è tentato, perché poi riceverà la ricompensa della corona della vita che il Signore ha promesso a quanti lo amano" (Gc 1, 12).  

    La provvista è nostra: la terra promessa con città che non abbiamo costruito, pozzi che non abbiamo scavato e orti che non abbiamo piantato. In quel luogo sperimenteremo la sicurezza economica, la gioia matrimoniale e riposeremo nelle premure di Dio. Questo è il luogo di riposo dove potremo fare ogni cosa per mezzo di Cristo che ci dà la forza. Ci saranno nemici e problemi, ma noi regneremo su di essi, nella pace e nella forza concesseci da Cristo.  

   Non molto tempo fa, in ufficio mi giunse una telefonata: il nostro figlio di quattro anni era stato portato al pronto soccorso in ospedale. Mi precipitai laggiù, dove trovai mia moglie presso il lettuccio. Era stato investito da un'auto mentre giocava davanti a casa e aveva subito tagli, bruciature e un femore rotto alla base del bacino.  

   Mentre eravamo accanto al suo letto, arrivò la Tentazione di sentirci puniti da Dio. Judy ed io, invece, ci sentivamo entrambi sopraffatti dalla gioia e dalla consapevolezza dell'immenso amore di Dio per noi e per il nostro ragazzino. In piedi, lì nella stanza del pronto soccorso, con le mani alzate per la gratitudine davanti al Signore, siamo arrivati a capire cosa significhi:  

"Considerate perfetta letizia ... quando vi trovate avvolti nella prova o incontrate prove di ogni specie, o quando cadete in varie tentazioni" (Gc 1, 2 - Amplificato).  

La provvista meravigliosa di Romani, capitolo 8, era nostra!  

     Chi potrà mai separarci dall'amore che Cristo ha per noi? Quando sopraggiungono guai o calamità, quando il nostro piccino è investito da una macchina e gravemente ferito? No, niente potrà mai separarci dall'amore di Dio dimostratoci dal nostro Signore Gesù Cristo, che è morto per noi. É una provvista, è nostra e possiamo chiederla!  

     Come cristiani e Israeliti spirituali, non siamo destinati a vagare in permanenza nel deserto. Dio vuole che rivendichiamo le provviste che Egli ha messo a nostra disposizione nella terra promessa. Vuole però che riconosciamo perché ci ha portati nel deserto e dove vuole condurci.  

q     Avete imparato a identificare la Promessa, il Principio e il Problema?  

q     Ora riuscite a vedere lo scopo della tentazione (o prova) e del dubbio religioso?  

q    Avete capito che se sbagliamo una volta, due - e perfino tre, - nel Problema, sappiamo di poterci rialzare per fare un altro giro intorno alla montagna, senza per questo sentirci in colpa?  

q    Sapete dove rivolgervi per chiedere istruzioni, quando avete dubbi sul motivo del fallimento?  

q   Siete arrivati a capire che, quando saprete resistere ed entrerete nella terra promessa, ci saranno altre battaglie davanti a voi?  

q    Vi sentite meglio preparati ad aspettarvi che Dio vi dia le istruzioni per gli attacchi del nemico, e che Lui stesso scaccerà gli invasori davanti a voi?  

q    Riuscite ad affrontare le esperienze di deserto, con i loro Problemi e le loro Tentazioni e Dubbi Religiosi (che seguono la logica umana, non divina), nella certezza che queste cose non arrivano per impedirci di godere le provviste - bensì per prepararci a riceverle?  

    Mentre rispondete a queste domande, io prego affinché questo libro vi sia servito a considerare con gioia l'arrivo di prove e tentazioni - perché ora capite che attraverso la tentazione Dio si propone di trasferirvi nella vostra terra promessa, dove le sue provviste vi spettano di diritto.

Non rassegnatevi mai ad una vita di eterne sconfitte; siate invece forti in battaglia, per poter reclamare poi le sue promesse!

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