Ma non è solo il Cardinal Arinze a supplicarci di non continuare a fare le cose “come al solito”. Ascoltate la voce di un ex protestante evangelico, diventato cattolico:
Negli ultimi anni mi sono imbattuto in numerosi articoli sui periodici cattolici che si lamentavano dell’enorme numero di cattolici, in specie nell'America Latina, che si riversano nelle chiese evangeliche protestanti.
Le loro motivazioni pare si riducano sempre a varianti sul tema … l'impressione generale è che la Chiesa è come assillata da una inesplicabile forma emotivamente primitiva di manovra multiculturale.
- Essendo nato e cresciuto come evangelico, che ha svolto un lavoro universitario con alcuni dei più famosi strateghi missionari evangelici, che ha conosciuto bene per anni i circoli missionari e che si è poi convertito al cattolicesimo,
- sono profondamente consapevole che la marea evangelica che sta spazzando tutta l'America Latina e altre comunità cattoliche tradizionali non può essere accuratamente valutata in modo tanto superficiale …
- Nella mia esperienza, i missionari evangelici e i leader delle loro missioni, i maestri e gli strateghi, di solito sono una popolazione intellettualmente e culturalmente sofisticata, dotata di lauree e di specializzazioni …
- Gli evangelici sono convinti che sia di estrema importanza che ciascun essere umano abbia l'opportunità di conoscere Gesù Cristo come Signore e Dio.
- Questo argomento riesce a sconcertare e anche a lasciare perplessi molti cattolici, portati a considerare l'evangelizzazione come un’apertura conveniente, quando non un completo fascismo spirituale. Ci siamo alquanto allontanati dallo spirito di Francesco Saverio e di Teresa di Lisieux.
- Conosco molti evangelici laici che hanno trascorso anni per avere un’ istruzione superiore al fine di poter entrare, con una capacità secolare, in paesi ufficialmente chiusi all'opera missionaria, perché anche laggiù si potesse trovare qualche testimonianza vivente della Signoria di Gesù Cristo.
- Gli evangelici hanno letto la nostra storia. È proprio in quello stesso spirito che i monaci missionari affrontarono le culture pagane dei loro tempi.
- Riteniamo davvero che il cattolicesimo culturale del procedere “facendo tutto come al solito” sarà in grado di resistere a quel tipo di passione che è volontaria abnegazione? Invece di torcersi le mani per la disperazione, dovremmo imparare dai nostri fratelli separati e pregare che Dio riaccenda in noi il fuoco del Vangelo.[16]
E a questo punto, la voce dello stesso Francesco Saverio che ci giunge dal sedicesimo secolo, non è ancora degna di tutto rilievo?
Ora da queste parti c'è un vasto numero di persone che hanno un solo motivo per non diventare cristiane, e cioè che non vi è nessuno che le aiuti a diventarlo.
- Spesso mi viene in mente di andare in giro per tutte le università d'Europa, e in particolare in quella di Parigi, e gridare dovunque come un pazzo, per dire a tutti quegli uomini sapienti il cui sapere è tanto più grande della loro carità: “Ah,quale enorme moltitudine di anime per colpa vostra resta esclusa dal cielo e cade nell'inferno!”
- Voglia Iddio che questi uomini che si danno tanto da fare per acquistare conoscenza possano dedicare lo stesso pensiero al conto che un giorno dovranno rendere a Dio per l'uso che hanno fatto del loro sapere e dei talenti loro affidati!
- Sono certo che molti di loro sarebbero colpiti da tali considerazioni e che si eserciterebbero poi in meditazioni appropriate sulle verità Divine, al fine di poter ascoltare quanto Dio potrebbe dire loro e poi, rinunciando alle loro ambizioni e desideri e a tutte le cose del mondo, si modellerebbero in completo accordo con i desideri e le scelte di Dio per loro.
- Esclamerebbero dal profondo del cuore: “Signore,eccomi; mandami con chiunque e dovunque Ti piaccia, persino in India!” Buon Dio! Quanto sarebbero più felici e sicuri! Con quanta più fiducia nella misericordia di Dio affronterebbero la loro ultima ora, la prova suprema di quel giudizio terribile cui nessun uomo potrò sfuggire!
- Allora sarebbero in grado di usare con gioia le parole del servo fedele nel Vangelo: “Signore,Tu mi hai dato cinque talenti; ecco, io ne ho guadagnati altri cinque!”
- Si danno da fare giorno e notte per acquistare conoscenza, e sono davvero diligenti nel comprendere a fondo gli argomenti che studiano; ma se impiegassero lo stesso tempo in ciò che è frutto di solido apprendimento, se fossero altrettanto diligenti nell'insegnare agli ignoranti le cose necessarie alla salvezza, sarebbero assai meglio preparati a render conto di se stessi al Signore quando dirà loro: “Rendimi conto del tuo servizio.”
- Ho un gran timore che questi uomini, che passano tanti anni nelle Università a studiare le arti liberali, badino più ai vuoti onori e dignità della prelatura che non alle sante funzioni ed obblighi di cui quegli onori sono le trappole.[17]
Davanti a tutte queste difficoltà Giovanni Paolo II ha cominciato ad invitare con insistenza la Chiesa ad una “nuova evangelizzazione”. È quasi diventato l’argomento più rilevante del suo pontificato.
Ø Ma in cosa consiste questa “nuova evangelizzazione” cui il Papa sta invitando la Chiesa Cattolica, mentre ci avviciniamo alla fine del secolo? Quale il suo significato in relazione ad alcuni “segni dei tempi” che abbiamo cercato di discernere e di interpretare?
La Nuova Evangelizzazione
Il primo invito di Papa Giovanni Paolo II ad una “nuova Evangelizzazione” fu fatto ad Haiti nel 1983: una nuova evangelizzazione che sarebbe stata “nuova nell'ardore, nei metodi e nell'espressione”.
Ø Nel 1992, in occasione del quinto centenario della scoperta del Nuovo Mondo da parte di Cristoforo Colombo, e della sua successiva evangelizzazione, si rivolse a tutti i vescovi dell'America Latina invitandoli di nuovo ad una nuova evangelizzazione:
Ø “La nuova evangelizzazione NON consiste in un nuovo 'vangelo'… né nel togliere dal Vangelo tutto quanto appaia difficile da accettare per la mentalità moderna. La cultura infatti non è la misura del Vangelo: ma Gesù Cristo è la misura di ogni cultura e di ogni azione umana …
Ø La nuova evangelizzazione ha come punto di partenza la certezza che in Cristo vi sono “ricchezze imperscrutabili” (Ef 3,8) che nessuna cultura e nessuna era sono in grado di esaurire, e che noi abbiamo sempre il dovere di portare alla gente, al fine di arricchirla … Queste ricchezze sono, innanzitutto, lo Stesso Cristo, la Sua Persona, perché Egli stesso è la nostra salvezza.”[18]
Nel parlare del fenomeno dell'abbandono della Chiesa da parte di tanti cattolici in seguito all'impegno di ciò che in America Latina sono chiamate le “sette”, il Papa invita la Chiesa a concentrarsi, nel suo impegno di evangelizzazione,
- nell'aiutare la gente ad entrare in una relazione personale con Dio, e considera buona parte della nuova evangelizzazione come una ri-evangelizzazione di quelli che forse sono solo dei cattolici nominali:
- “L’allarmante fenomeno delle sette va affrontato con un’azione pastorale che pone al suo centro la persona intera, la sua dimensione comunitaria e il suo anelito per una relazione personale con Dio.”[19]
Parlando poi del pericolo delle ideologie politiche e sociali che indicano una falsa salvezza in termini puramente temporali, il Papa torna ad indicare la Persona di Cristo: “Che cosa potrà mai liberarci da questi segnali di morte?
Ø L'esperienza nel mondo contemporaneo sempre più ci dimostra che le ideologie non sono in grado di sconfiggere il male che tiene la gente in schiavitù.
Ø Cristo è il solo a poterci liberare da questo male … Ciò rende ancora più urgente il compito che la Chiesa deve affrontare: riaccendere nel cuore di tutti i battezzati la grazia che hanno ricevuto. «Ti ricordo», scrisse S. Paolo a Timoteo, «di riaccendere il dono di Dio che hai ricevuto» (2 Tm 1,6).
“Allo stesso modo in cui il popolo della Nuova Alleanza nel giorno di Pentecoste ricevette la vita attraverso lo Spirito Santo, solo questo tipo di accettazione farà sorgere un popolo in grado di generare uomini e donne rinnovati e liberi, consapevoli della propria dignità.”[20]
Nelle parole di chiusura il Papa parla in maniera particolarmente ispirata e profetica:
Gesù Cristo, il Testimone fedele, il Pastore dei pastori, è in mezzo a noi perché siamo riuniti nel Suo nome (cf Mt 18,20). Con noi abbiamo lo Spirito del Signore che guida la Chiesa verso la pienezza della verità e la rinnova con la parola rivelata in una nuova Pentecoste …
Siate fedeli al vostro battesimo, e in questo centenario date nuova vita al grande dono che avete ricevuto, volgete il cuore e lo sguardo verso il centro e l'origine, a Lui che è la base di ogni felicità, la pienezza di ogni cosa! Siate aperti a Cristo, accogliete lo Spirito, affinché in ogni comunità possa avere luogo una nuova Pentecoste!
In mezzo a te sorgerà una nuova umanità, una umanità gioiosa; tornerai a sperimentare la potenza salvifica del Signore e si adempirà “ciò che il Signore ti ha detto”. Quello “che ti è stato detto”, America, è il Suo amore per te, il Suo amore per ciascuno, per tutte le vostre famiglie e persone …
Chiesa dell'America, oggi il Signore sta passando. Ti sta chiamando. In questo momento di grazia ti sta ancora chiamando per nome e sta rinnovando la Sua alleanza con te. Possa tu ascoltare la Sua voce per arrivare a conoscere la gioia vera, totale, ed entrare nella Sua pace (cf. Sal 94,7; 11).[21]
Nel 1994 Giovanni Paolo II definì lo “stile tipo della nuova evangelizzazione:
Ø uno stile segnato da quanto è essenziale e radicale, immerso nel mistero del Cristo morto e risorto, e coraggiosamente aperto alle necessità dell'uomo moderno”.[22]
Significato teologico e storico
della “Nuova Evangelizzazione”
Mentre riflettevo su questo invito a evangelizzare da parte di Papa Giovanni Paolo II, che proseguiva quello di Papa Paolo VI, e sull'improvviso aumento di tale evangelizzazione nel rinnovamento carismatico, come pure in altri movimenti e iniziative, mi è capitato sotto mano il testo di un discorso del famoso teologo americano Padre Avery Dulles, S.J., pubblicato il 1° febbraio, 1992 su un numero della rivista America, e in seguito stampato in forma di opuscolo dall'Università di Fordham.
Ø Nel suo discorso padre Avery Dulles rileva l'importanza di questo invito ad evangelizzare, in luce della reale enfasi della Chiesa Cattolica negli ultimi secoli:
- “La maggior parte dei cattolici non ha una forte inclinazione verso l'evangelizzazione. Per loro il termine stesso ha un sapore protestante.
- Nelle sue strutture la Chiesa Cattolica è altamente istituzionale, sacramentale e gerarchica. Le sue attività sono indirizzate in primo luogo all'istruzione e alla cura pastorale dei propri membri, le cui necessità ed esigenze assorbono l'istituzione ai limiti massimi.
Di conseguenza i cattolici contemporanei, totalmente assorbiti dai problemi interni della Chiesa e, di quando in quando, dai problemi della pace e della giustizia, avvertono una responsabilità piuttosto limitata riguardo alla diffusione della fede.”[23]
Padre Dulles rileva che nei paesi con predominanza non cristiana l'attività missionaria era considerata il lavoro specializzato di poche persone e che
Ø nei paesi in cui il cristianesimo predomina, per i cattolici la “missione” consisteva nel portare i protestanti a vedere la verità delle rivendicazioni della Chiesa Cattolica: “Nei paesi di maggioranza cristiana i cattolici non dimostravano un disinteresse nel cercare di convertire, ma ancora non si trattava di una impeto evangelico; infatti, difficilmente vi era al centro il Vangelo.
Ø Tale apostolato aveva l’obiettivo principale di dimostrare, in contrapposizione coi protestanti, che Cristo aveva fondato una Chiesa gerarchica, che doveva essere accettata quale organo della rivelazione divina.
Ø Il punto chiave era più sull'autorità che sul contenuto. Ai cattolici si insegnava a credere a qualsiasi cosa la Chiesa insegnasse, appunto perché si trattava di un insegnamento della Chiesa.[24]
Ø Nel portare la Chiesa Cattolica a concentrarsi sul Vangelo e sull'evangelizzazione, Padre Dulles cita il valore del Vaticano II:
- “Il Vaticano I usò una sola volta il termine 'Vangelo', mentre non ha mai citato i termini 'evangelizzare' o 'evangelizzazione'.
- Il Vaticano II invece, ha menzionato ben 157 volte il 'vangelo', 18 volte 'evangelizzare' e 31 volte 'evangelizzazione'. Parlando di evangelizzare, pare che in genere il Vaticano II abbia inteso riferirsi a ciò con quel termine intendevano i teologi kerigmatici: la proclamazione del messaggio cristiano di base a coloro che ancora non credevano in Cristo.”[25]
Quindi Padre Dulles rintraccia lo sviluppo di questa concentrazione più evangelica negli scritti post conciliari dei Papi, e conclude con questo notevolissimo riassunto:
A mio avviso la svolta evangelica nella visione ecclesiale dei Papi Paolo VI e Giovanni Paolo II costituisce uno degli sviluppi più sorprendenti ed importanti nella Chiesa Cattolica dal Vaticano II…
Ø Mentre entrambi i papi hanno notevolmente ampliato il concetto di evangelizzazione, hanno mantenuto l'enfasi maggiore del precedente concetto kerigmatico.
- Per loro, come per i teologi kerigmatici, il nucleo e il cuore dell'evangelizzazione consiste nel proclamare l'amore salvifico di Dio come è manifestato in Gesù Cristo. Là dove non si pronunci il nome di Gesù, non può esservi evangelizzazione nel senso vero… Tutto questo costituisce uno spostamento notevole nella tradizione cattolica.
- Da secoli l'evangelizzazione non era altro che una misera figliastra. E persino quando si impiegava la parola giusta, l'evangelizzazione era trattata come un argomento secondario, la vocazione speciale di pochi preti e religiosi. Ed anche quegli specialisti si preoccupavano più di conquistare nuovi aderenti per la Chiesa che di proclamare la buona novella di Gesù Cristo. Pare che
- oggi noi stiamo assistendo alla nascita di un nuovo cattolicesimo che, senza perdere le proprie dimensioni istituzionale, sacramentale e sociale, è autenticamente evangelico … la spiritualità cattolica nella sua forma migliore ha sempre promosso una profonda relazione personale con Cristo.
- Nell'evangelizzare ci viene richiesto di alzare gli occhi verso di Lui e di trascendere ogni ecclesioentrismo (il centrarsi sulla ecclesiologia). Pur essendo di una importanza cruciale, la Chiesa non è racchiusa in se stessa. È un mezzo per attirare il mondo intero nell’unione con Dio attraverso Gesù Cristo…
- Pare invece che troppi cattolici moderni non abbiamo mai incontrato Cristo. Dagli insegnamenti della Chiesa conoscono una certa quantità di cose su di Lui, e tuttavia manca loro quella familiarità personale diretta di cui hanno estremo bisogno…
- Per la Chiesa la prima e più alta priorità consiste nel proclamare la buona novella che riguarda Gesù Cristo quale messaggio di gioia rivolto a tutto il mondo. Solo se è fedele alla sua missione evangelica, la Chiesa può sperare di dare il proprio speciale contributo alle sfere sociale, politica e culturale della società.”[26]
Ciò che Avery Dulles definisce “ecclesiocentrismo”, Padre James Doyle, un prete della Chiesa Ortodossa in America, lo definisce “il male storico dell'ortodossia”: “Tuttavia gli oratori Ortodossi concordano che, in pratica, le chiese ortodosse, con la loro enfasi sulle forme tradizionali, spesso offuscano le parti fondamentali del messaggio evangelico.”
Ø “Per noi la Chiesa è tutto”, ha detto, “È stata questa, per secoli, la malattia storica degli ortodossi.”[27]
Il Papa collega l'invito ad una “nuova evangelizzazione” alla necessità di una “nuova Pentecoste”.[28] Passiamo ora a considerare brevemente alcuni aspetti di questa “nuova Pentecoste”.
Una “Nuova Pentecoste”
Dal punto di vista teologico risulta chiaro il motivo per cui il Papa collega questo invito ad una nuova evangelizzazione alla necessità di una nuova Pentecoste.
Ø Lo Stesso Gesù disse ai Suoi discepoli: “Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha stabilito con la Sua autorità [CEI = scelta], ma
- riceverete potenza quanto lo [forza dallo] Spirito Santo scenderà su di voi e Mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra”(Atti 1, 7-8).
Ø Resta difficile, se non impossibile, essere testimoni del Signore risorto se non abbiamo avuto prima un incontro personale con Lui, reso possibile unicamente attraverso lo Spirito Santo. Quella relazione viva, personale con Gesù che ci rende possibile essere Suoi testimoni dipende unicamente dall'azione dello Spirito Santo.
Recentemente ho frequentato alcuni corsi universitari di teologia presso il vicino Seminario Maggiore a Detroit. Durante un corso di ecclesiologia ho avuto l'occasione di rileggere molti documenti del Vaticano II. Li avevo letti tutti e più di una volta diversi anni fa, ma non li avevo riletti di recente.
Ø Nel farlo, sono rimasto profondamente impressionato dalle forti fondamenta bibliche, dalla centralità su Cristo e dalla sensibilità allo Spirito Santo manifestata in quei documenti. In verità sono documenti scritti con una grande profondità biblica, teologica e spirituale. Una delle loro caratteristiche più rilevanti è il grande rilievo dato allo Spirito Santo nel piano della salvezza e della vita e missione della Chiesa.
Ø Se prima del Secondo Concilio Vaticano si poteva dire, come in realtà avveniva, da parte di stimati autori spirituali cattolici che lo Spirito Santo era la Persona trascurata della Trinità, adesso chiaramente non è proprio più il caso.
Un altro fattore che ha grandemente accresciuto la sensibilità della Chiesa contemporanea al ruolo dello Spirito Santo è stata l'inattesa esplosione di un importante movimento di rinnovamento carismatico all'interno della Chiesa.
Ø Il Cardinal Suenens, uno dei quattro moderatori del Vaticano II e uno dei suoi più eloquenti portavoce riguardo alla necessità di dare allo Spirito Santo una posizione rilevante nei documenti conciliari, vide nella successiva esplosione del rinnovamento carismatico una delle realizzazioni della promessa del Concilio.
Ø Nella Chiesa Cattolica il rinnovamento carismatico è presente quasi in ogni paese, e alcune valutazioni indicano che oltre settantadue milioni di cattolici sono stati toccati in maniera davvero significativa da questo rinnovamento. [Nel 2000 il numero era salito a circa 120 milioni di cattolici]
Ø Ma con la sua influenza nei campi della musica, dello stile di adorazione, e con l’interesse vivo sulla “testimonianza”, sulla “esperienza” e sull’evangelizzazione, è stato in grado di portare un contributo che va molto oltre i presenti confini del movimento.
Ø In numerose parrocchie dei paesi sviluppati buona parte delle persone attivamente coinvolte nel servizio parrocchiale, nei programmi di catechismo, nei programmi di preparazione al matrimonio e così via, sono diventate dei cristiani attivi proprio attraverso il contatto con il rinnovamento carismatico.
Ovviamente il rinnovamento carismatico non ha un “angolo” sullo Spirito Santo, e indubbiamente lo Spirito sta agendo in una grande varietà di modi e in molti movimenti diversi, ma ha avuto un impatto notevole proprio in quei campi messi a fuoco dal Papa, la nuova evangelizzazione e la nuova Pentecoste.
Ø E mentre il rinnovamento carismatico, come movimento con le sue forme, stili e strutture particolari, comprensibilmente non è per tutti, nella sua essenza sta raggiungendo qualcosa di molto fondamentale ed estremamente necessario alla Chiesa contemporanea: la comprensione profonda e l'esperienza della possibilità di un incontro vivo col Signore risorto, nella potenza dello Spirito Santo, una comprensione ed esperienza che ovviamente non appartengono a nessun movimento in esclusiva, ma che sono la vera essenza della vita cristiana.
Negli anni recenti un importante studioso cattolico della Scrittura, Padre George Montague. S.M., ex capo dell'Associazione Biblica Cattolica, e un eminente teologo cattolico ecumenico, Padre Kilian McDonnell, O.S.B., hanno pubblicato un importante studio che analizza gli aspetti teologici e scritturistici della “esperienza carismatica”.
Ø Le loro scoperte sono quanto mai significative.
Ø In breve, essi concludono che l'esperienza carismatica del “battesimo nello Spirito Santo” è in sostanza ciò che nei primi otto secoli di vita della Chiesa sia la Scrittura, sia i Padri della Chiesa descrivono come parte integrale dell'esperienza dei sacramenti di iniziazione cristiana.
Nel descrivere la preponderanza dell'esperienza patristica i due studiosi concludono:
Ø “Così da Cartagine nel Nord Africa, da Poitiers nel Gaul, da Gerusalemme in Palestina, da Cesarea in Cappadocia, da Costantinopoli e da Antiochia, Apamea, Mabbug e Cirrus in Siria, abbiamo la testimonianza che la gente riceveva i carismi nel contesto del rito di iniziazione….
Ø Ancora una volta, il fatto di accettare il battesimo nello Spirito non riguarda l'adesione a un movimento, a nessun movimento. Si tratta piuttosto di aderire pienamente alla iniziazione cristiana, che appartiene alla Chiesa.”[29]