CAPITOLO SECONDO INSIDIARE LA PAROLA DI DIO

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
MARIOCAPALBO
00martedì 7 febbraio 2012 18:12

chiesa e rinnovamento

PRIMA seconda

CAPITOLO SECONDO

 

 

 

INSIDIARE LA PAROLA DI DIO

 

 

 

In questo capitolo vorrei esaminare cinque dei modi principali in cui oggi vedo insidiata la Parola di Dio. Il primo è semplicemente il diretto diniego dell'autorità della Parola di Dio come essa ci giunge nella Scrittura, nella tradizione e nell'insegnamento della Chiesa.

 

 

Il diniego diretto

 

 

            Spesso il diniego delle verità cristiane specifiche è radicato in un precedente diniego del fatto che, sia la Scrittura che la tradizione cristiana, abbiano davvero autorità nella nostra situazione contemporanea. Allora la Scrittura, la tradizione cristiana autentica e, per i cattolici, il magistero della Chiesa, non diventano altro che un'opinione tra le molte altre che i cristiani dovrebbero consultare nel momento in cui decidono cosa pensare o il da farsi. La gente con questo tipo di mentalità non rinnega tutta l'autorità, ma piuttosto sostituisce l'autorità della Scrittura, della tradizione cristiana e del magistero della Chiesa con quella degli "esperti", con le indagini d'opinione, oppure con le proprie opinioni e preferenze personali.

 

            Un membro della facoltà di uno dei principali seminari protestanti americani, durante un discorso ad una convocazione, rivolto ad un pubblico composto di seminaristi, professori universitari e personale, ha fornito un esempio straordinario di questa mentalità. La sua dichiarazione rivela con forza un atteggiamento oggi comune, sebbene spesso in maniera implicita, tra molti cattolici:

 

   Che cosa ha a che fare la tradizione cristiana antica, col suo linguaggio arcaico e il suo carattere individualistico, con l'espressione oggi necessariamente sociale e secolare del cristianesimo? A che serve più insegnare o studiare le discipline classiche, quando le basi per la nostra azione sono date, con sufficiente chiarezza, dall'etica contemporanea e dagli studi aggiuntivi della sociologia e della psicologia? Sospetto che molti di noi qui presenti, se fossimo messi con le spalle al muro, dovremmo rispondere in tutta onestà: "Poco davvero." Possiamo avere qualche interesse estetico nella tradizione, ma non corriamo più il rischio di confondere i giudizi estetici con quelli normativi. Si ha così, probabilmente, un'ampia accettazione intuitiva di due affermazioni diverse:

(1), il Nuovo Testamento e il Credo per noi non sono più, in alcun modo, autoritari né canonici; (2), oggi il cristiano può trovare, nelle dichiarazioni e nelle soluzioni contemporanee, linee guida sufficienti alla sua fede e alla sua azione.

   Così non siamo certo in territorio sicuro. Non siamo riusciti a trovare, dal passato, nessuno standard unico e autoritario che ci indichi cosa dire o come vivere. Né abbiamo di noi stessi una conoscenza certa, costruita sulla base della nostra esperienza immediata. Ci troviamo, di fatto, nell'abisso di un'incertezza continua, ma siamo risparmiati dal cadere nel caos proprio da quella tensione esistente tra passato e presente. Il punto specifico da noi occupato sull'abisso è il risultato del nostro dialogo individuale. Non abbiamo alcuna certezza che il luogo in cui ci troviamo sia il migliore e quello definitivo su cui restare. [1]

 

            É importante notare che questo professore di seminario sta descrivendo un atteggiamento implicito. I professori e seminaristi ai quali si rivolge non respingono esplicitamente e consapevolmente la Parola di Dio. Egli sta piuttosto affermando che, quando fossero in qualche modo costretti a definire la loro reale posizione, lui e i suoi colleghi scoprirebbero che, di fatto, essi hanno abbandonato il loro impegno e la loro dedizione verso l'autorità della Parola di Dio quale autorità suprema della loro vita.

 

            Nei circoli cattolici non è cosa comune trovare dichiarazioni tanto schiette, sebbene non siano del tutto sconosciute. Tuttavia, si incontrano normalmente cattolici, sia "professionisti" che ordinari, i quali di norma parlano e agiscono in modo tale da indicare che la Parola di Dio - nel modo in cui ci giunge nella Scrittura, nella tradizione e attraverso il magistero della Chiesa - non conserva più un'autorità suprema nella loro vita.

 

            Hans Küng per esempio, vorrebbe che la comunità accademica, e i teologi in primo luogo, fossero gli interpreti autoritari della Scrittura e della tradizione, sostituendosi così al papa e ai vescovi. [2] Rosemary Reuther, un'eminente teologa cattolica, non solo approva con entusiasmo l'impegno di Küng, ma anche suggerisce cosa fare per portarlo a compimento:

 

Ecco ciò che in realtà Küng richiede: che l'accademia sostituisca la gerarchia - come il Magistero di insegnamento della Chiesa. Ciò non può essere realizzato dalla stessa accademia: comporta l'equivalente della Rivoluzione Francese nella Chiesa, la deposizione di una costituzione monarchica della Chiesa a favore di una democratica. [3]

 

            Un altro teologo cattolico americano, David Tracy, al quale spesso si fa riferimento come ad uno dei più brillanti teologi cattolici americani, sostiene che i teologi cristiani si dovrebbero in primo luogo impegnare verso le norme ed i principi della comunità accademica, ed essere a questi innanzi tutto leali. Egli afferma che tale impegno deve includere non soltanto il loro lavoro professionale di teologi, ma anche la loro vita personale e ciò in cui essi individualmente credono. [4]

 

            Questo slittamento di lealtà e di impegni sta influenzando la vita delle comunità religiose. La madre superiora di una comunità di suore cattoliche della provincia del Maryland si è dimessa dall'incarico perché, in coscienza, non si sentiva più in grado di appoggiare il piano di "rinnovamento" messo in atto nella sua comunità. Ha affermato che quel piano innalzava l'esperienza personale delle sorelle al di sopra della Parola di Dio , quale autorità suprema per la comunità:

 

"Il Piano di Rinnovamento per la Missione" sposta il centro della vita dalla fede nell'azione di Dio alla concentrazione su noi stessi, i membri della comunità. "L'esperienza vissuta delle sorelle" è la fonte autoritaria di conoscenza che regola le azioni e le decisioni, e sostituisce, anziché esserne il complemento, le fonti autoritarie di rivelazione nella Chiesa. In realtà, l'esperienza vissuta diventa il criterio per valutare la rivelazione, la base per selezionare ed interpretare i passi della Scrittura e gli insegnamenti della Chiesa; l'analisi sociale diventa il punto di partenza della teologia. [5]

 

            Un simile rifiuto, implicito o esplicito, dell'autorità della Parola di Dio non è semplicemente una questione dottrinale teorica, astratta, limitata alla teologia speculativa. Qui non sto cercando in primo luogo di attirare l'attenzione sugli abusi della libertà accademica di cui i teologi hanno bisogno per poter lavorare in maniera creativa: mi preoccupo piuttosto della diffusione di simili atteggiamenti ed insegnamenti in tutta la Chiesa, assai oltre la comunità accademica e spesso, pare, con lo scopo esplicito di portare il popolo di Dio lontano dalla Sua Parola, fino ad arrivare talvolta ad un incoraggiamento attivo all'immoralità.

 

            Ad esempio, l'editore di una rivista cattolica per il rinnovamento della vita parrocchiale (rivista venduta in molte chiese parrocchiali), solo pochi anni fa nella rivista scrisse un articolo in difesa della pratica della bisessualità. Rifiutava l'autorità della Parola di Dio per sostituirla con l'autorità dei propri desideri soggettivi:

 

 Le persone - giovani e vecchi, bellezze hollywoodiane e bellezze spirituali - per me sono diventate tutte "oggetti" sessuali.

    E allora, perché non maschi e femmine?... Sicuramente ognuno di noi è, almeno un poco, bisessuale - capace cioè, nelle circostanze adatte, di esprimere con amore e con soddisfazione la propria sessualità nei confronti di una persona dell'uno o dell'altro sesso... Se davvero devo essere onesto con me stesso io posso vedere e sentire - attraverso una specie di estrapolazione, interna e viscerale e non solo mentale, dalle fantasie adolescenziali a veri corpi vivi e alla persona femmina come femmina e alla persona femmina come persona - che in realtà è la persona come persona che desidero sessualmente, o che potrei, o dovrei desiderare nella mente, nel cuore e nelle viscere. E allora, perché non la persona maschio?

    La Legge di Dio, dite voi? Suvvia, dobbiamo crescere anche dal punto di vista teologico. Diciamo di non avere un Dio antropomorfico, una specie di grande burattinaio, vecchio, maschio (e magari, potremmo supporre, eterosessuale?), e allora, non teniamone davvero nessuno! Dio opera le meraviglie della Sua provvidenza, del Suo amore e delle Sue leggi, proprio nell'intimo profondo delle nature "individuali," concrete e viventi, che Egli crea e sostiene. [6]

 

Dietro al tono umoristicamente offensivo di un simile incoraggiamento all'immoralità sta l'indifferenza, e persino il disprezzo, verso le sorgenti della verità cristiana. Ripetiamo qui le parole di S. Agostino:

 

É necessario che diventiamo docili mediante la pietà, per non contraddire la Sacra Scrittura, sia quando la comprendiamo e la vediamo attaccare alcuni dei nostri vizi, sia quando non riusciamo a capirla e riteniamo di essere più saggi di lei e meglio in grado di dare dei precetti. Dovremmo invece pensare e credere che quanto sta scritto è migliore e più vero di qualsiasi cosa che potremmo mai pensare da noi stessi, anche quando ci è oscuro.[7]

 

            Un'altra rivista che fornisce abbondanti esempi di come sia minacciata la Parola di Dio è "U.S. Catholic". Da anni ormai U.S. Catholic pubblica regolarmente articoli che insidiano l'autorità della Parola di Dio così come è presentata nella Scrittura, nella tradizione e nel Magistero della Chiesa. Pubblicata dai Padri 'Claretiani' di Chicago, è distribuita dalla Paulist Press in tutti gli Stati Uniti ed è inserita per la vendita nei portariviste parrocchiali. [8]

 

            Oggi accade sempre di più che nella Chiesa la Parola di Dio venga respinta quando entra in conflitto con le preferenze personali, l'opinione della comunità accademica secolare o con i movimenti e le "cause" contemporanee. Ciò ha indotto alcuni a proclamare sfrontatamente che possiamo semplicemente omettere, togliendoli dalla Scrittura, quei passi che insegnano qualcosa di sgradevole per la mentalità contemporanea. Un tale rimedio si applica con una passione particolare agli insegnamenti della Scrittura riguardanti la struttura e l'ordine della famiglia e della Chiesa e la questione dei ruoli degli uomini e delle donne. Un articolo su un giornale teologico così si esprimeva, con schiettezza e scarsa sensibilità al riguardo: "Allora possiamo dire, con chiara convinzione e senza tema di colpa, che se Gesù non era un femminista non veniva da Dio." [9]

 

            Pronunciamenti "teologici" di questo tipo hanno indotto buona parte del clero al tentativo piuttosto notevole di "spiegare" la Parola di Dio in quei campi. Ecco come si è espresso un ecclesiastico nel commentare 1 Corinzi 11,2-16:

 

Sapendo che in fondo (Paolo) aveva torto, si arrabbiò, si mise a discutere sulla proprietà, sulla natura e su prove dimostrative che non erano affatto dimostrative. Qui non stiamo dicendo che egli fosse ignorante del vangelo, ma piuttosto che lo conosceva, e non sapeva come affrontarlo. [10]

 

            Atteggiamenti simili nei confronti della Scrittura non si limitano ai giornali teologici, e neppure a quella parte del clero esposta a questo tipo di pensiero, ma stanno sempre più diventando la caratteristica di molti "cristiani comuni."

 

            Alcuni anni fa scrissi un libro sulla vita familiare nel quale, in sostanza, riaffermavo l'insegnamento della Scrittura e della tradizione cristiana autentica nei confronti della vita della famiglia cristiana. [11] Il libro fu recensito da una giornalista che fa parte del sindacato cattolico e che quotidianamente pubblica una rubrica su una nota rivista familiare cattolica americana. I suoi articoli compaiono su molti giornali diocesani, ed inoltre è stata una degli oratori principali alla Conferenza dei Vescovi Americani per il loro programma: "Decennio della famiglia."

 

            A lei, come revisore, il mio libro non piacque. I meriti di quel libro particolare non rivestono un interesse per i nostri scopi, ma i motivi della critica costituiscono un interessante commento su dove molti oggi vedono la posizione di autorità nella Chiesa Cattolica.

 

            Ella criticò il libro perché "si mette in posizione di collisione con la cultura contemporanea, con l'evoluzione della condizione della donna, e con le scuole più rispettate di salute mentale." Inoltre, fu sorpresa che un ex presidente della Conferenza Episcopale Americana avesse appoggiato il libro, poiché "esso è in una tale contraddizione con i precetti del Piano del Ministero Pastorale per le Famiglie approvato nel Maggio 1978 dai Vescovi americani." Proseguì dicendo di aver lavorato in una commissione che collaborava con i vescovi alla formulazione di quel piano. [12]Ella disse che alcuni dei principali fondamenti della vita familiare basati sulla Scrittura, così come sono presentati nel libro, sono "problemi arcaici, per quanto riguarda i genitori." Il motivo? "Abbiamo ascoltato le loro necessità - di 825.000 genitori - ed abbiamo poi cercato di presentare un ministero che prenda in considerazione la famiglia di oggi, che deve combattere con la cultura contemporanea." [13]

 

            La cosa in particolare più preoccupante in questa recensione è che essa non considera affatto l'opinione del libro, cioè che la vita familiare doveva essere fondata sulla Parola di Dio. Questo aspetto è semplicemente liquidato come non pertinente, poiché la Scrittura è in corso di collisione con determinati elementi della società contemporanea. Le nuove sorgenti di verità sono "la cultura contemporanea," "la condizione in evoluzione della donna" e i risultati di un sondaggio d'opinione. Non si fa neppure il minimo tentativo per giustificare la sostituzione delle vecchie sorgenti di verità con le nuove.

            La domanda radicale che questo tipo di atteggiamento fa sorgere può esser formulata in molti modi diversi. Ci accostiamo alla Scrittura con l'intenzione di cercare di farle sostenere determinate tendenze popolari correnti, sia sociali sia politiche, come ad esempio il femminismo radicale e il marxismo? Oppure guardiamo alle Scritture e all'insegnamento della Chiesa in vista di conformare ad essi il modo in cui affronteremo la vita, e di valutare le tendenze contemporanee alla loro luce?

            Per esporre in maniera più succinta la questione: se le tendenze contemporanee e la Scrittura autenticamente interpretata sono in conflitto tra loro, da che parte sta la nostra obbedienza? Chi deve cedere? L'insegnamento della Chiesa e la Scrittura, oppure la "cultura contemporanea," "la condizione in evoluzione della donna" e l'opinione di 825.000 cattolici medi americani?

 

            Un altro esempio di questo atteggiamento lo troviamo in una lettera apparsa su un giornale cattolico diocesano:

 

   Sono spiacente, caro editore, ma non credo che il brano di Paolo agli Efesini sia parola di Dio; e se credere significa vivere ciò in cui crediamo, non ci crede neppure nessun altro, che si tratti di mariti o di mogli! Le parole di Paolo sono dei fossili, da tenere in libreria per esser letti dagli esperti affinché questi possano rilevare tra loro quanto fosse primitiva la gente ai "tempi della Bibbia," quanto fossero barbari, non civilizzati.  

   Inoltre, se queste letture sono tanto difficili da capire e la loro ricorrenza nella liturgia fa perdere la fede alla gente, allora, in pratica, quelli di Roma dicono: "É meglio insistere che le parole di Paolo sono parola di Dio e perdere anime, di quanto non sarebbe escludere il linguaggio arcaico di Paolo dalla liturgia e usare in sua vece qualcosa di valido.

   ... I libri della Bibbia furono messi insieme in un unico libro dagli uomini. Che altri uomini più saggi di loro li separino!" [14]

 

            Vi è certo la necessità di formulare, in maniera responsabile, domande sulla cultura, la forma letteraria e le intenzioni dell'autore nell'interpretazione della Scrittura: ma il facile rifiuto di quella parte della Scrittura in disaccordo con le ideologie contemporanee, evidente in questo caso, è semplicemente spaventoso. Quale contrasto tra l'atteggiamento sempre più ostile da parte di molti nei confronti della Scrittura, e l'atteggiamento dei Padri della Chiesa Primitiva! Quando si trovavano ad affrontare modi tanto arroganti di avvicinarsi alla Parola di Dio, come quelli incontrati qui sopra, essi rispondevano rudemente:

 

Non hanno temuto di mettere le mani sulle sacre Scritture, dicendo di averle corrette. E non è nemmeno probabile che ignorino quanto sia temeraria la loro offesa. Poiché essi o non credono che le sacre Scritture provengano dalla bocca dello Spirito Santo, nel qual caso sono degli increduli, oppure, se si ritengono più saggi dello Spirito Santo, cos'altro possono essere se non diabolici?  [15]

 

            Quale contrasto tra tanti atteggiamenti contemporanei nei confronti della Parola di Dio e l'insegnamento del Concilio Vaticano Secondo sulla natura ispirata ed infallibile della Parola di Dio!  

 

     Le realtà divinamente rivelate contenute e presentate nella sacra Scrittura sono state affidate per la parte scritta all'ispirazione dello Spirito Santo. La Santa Madre Chiesa, facendo affidamento sulla fede degli apostoli, ritiene che i libri sia del Vecchio sia del Nuovo Testamento, nella loro interezza e in tutte le loro parti, siano sacri e canonici perché, essendo stati scritti sotto l'ispirazione dello Spirito Santo (cf. Gv 20,31; 2 Tm 3,16; 2 Pt 1,19-21; 3,15-16), hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa.. Nel comporre i libri sacri Dio scelse degli uomini, e mentre venivano usati da Lui essi si servirono anche dei loro poteri e capacità, di modo che, con Dio che agiva in loro e tramite loro essi, come autori veri, consegnarono allo scritto ogni cosa e solo quelle cose che Egli voleva.

    Quindi, poiché ogni cosa asserita dagli autori ispirati o scrittori sacri si deve ritenere asserita dallo Spirito Santo, di conseguenza si deve riconoscere che i libri della Scrittura insegnano con fermezza e fedeltà, e senza errore alcuno, quella verità che Dio voleva mettere negli scritti sacri a beneficio della nostra salvezza. Perciò "Tutta la Scrittura è ispirata da Dio ed utile per l'insegnamento, il rimprovero, la correzione e l'istruzione nella giustizia; affinché l'uomo di Dio possa essere perfetto, equipaggiato per ogni opera buona" (2 Tm 3,16-17). [16]
MARIOCAPALBO
00martedì 7 febbraio 2012 18:12

Ambiguità e indeterminatezza

 

 

            Mentre oggi è ampiamente diffuso il diretto diniego dell'autorità della Parola di Dio e della verità cristiana specifica, un altro problema comune è quello di circondare la verità e l'autorità della Parola di Dio di interrogativi e di incertezza, in modo che quanti ascoltano o leggono tali prediche o insegnamenti rimangono in uno stato di vaghezza e di confusione. L'incertezza riguarda, con ragione, lo studio "scientifico" della Scrittura così come viene di solito praticato oggi. Poiché le dichiarazioni scientifiche sono sempre suscettibili di correzione da parte di ulteriori scoperte scientifiche, difficilmente, su quella sola base, si potrà arrivare alla conclusione che vi sia mai qualcosa di certo. Questo spirito di incertezza, di sperimentazione e di ambiguità è diventato una caratteristica assai comune della vita cattolica contemporanea. E per il fatto che chiarezza e certezza costituiscono un fondamento necessario alla vita e all'evangelizzazione cristiana fervente, non si può sottovalutare la gravità di questo tipo di sviluppo.

 

            Giovanni Paolo II parla spesso di questo elemento insidioso rilevato oggi di frequente tra gli studiosi cattolici della Scrittura e nella teologia. Egli deplora l'eccessiva diffusione di accostamenti "scientifici" alla Scrittura, che in realtà minano la certezza e la chiarezza della Parola di Dio come è stata autenticamente interpretata dai Concili della Chiesa, vissuta nella sua vita di preghiera e nella liturgia, testimoniata dai Padri, dai dottori e dai santi e interpretata in maniera autoritaria per il nostro tempo dal papa e dai vescovi.

 

Di sfuggita ci riferiamo qui alla relazione tra "scienze umane" e Rivelazione. Alcuni allargano il campo tipico di queste scienze ad un punto tale da svuotare il ministero di Cristo del suo contenuto, come si lamentò abbondantemente S. Paolo, e nella loro esagerazione sull'importanza della saggezza umana disprezzano la follia della croce. [17]

 

            Il Papa ha cominciato ad affrontare alcuni dei più rilevanti assertori del diniego e dell'ambiguità teologica e dottrinale. Ha pubblicato avvertimenti nei suoi discorsi e si è anche mosso direttamente contro alcune personalità di rilievo attraverso azioni disciplinari attuate dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Sono casi importanti proprio perché riguardano individui molto conosciuti, i cui scritti e idee ben illustrano la letale estensione dell'incertezza in relazione alla verità cristiana di base.

 

            Un teologo domenicano francese ad esempio, Padre Jaques Pohier, è stato corretto in pubblico, con l'approvazione del papa, per aver sostenuto idee incompatibili con la dottrina cattolica. Nel far questo il Vaticano intendeva richiamare l'attenzione "sulla serietà degli errori qui denunciati a sull'impossibilità di considerarli come opinioni lasciate alla libera discussione dei teologi." Il Vaticano aveva scoperto che uno dei libri di questo prete negava le seguenti verità: l'intenzione di Cristo di dare alla Sua passione un valore redentivo e sacrificale; la risurrezione corporea di Cristo e la Sua permanenza come soggetto reale, dopo la fine della Sua esistenza storica; la sopravvivenza, la risurrezione, la vita eterna con Dio quale vocazione dell'uomo; la presenza nella Sacra Scrittura di un vero insegnamento, che abbia senso oggettivo riconoscibile dalla fede e che l'insegnamento della Chiesa, assistita dallo Spirito Santo, può autenticamente determinare.[18] Il Vaticano ha rilevato che sono rischiose persino le varie "affermazioni" di Pohier:

 

Si trovano altre dichiarazioni, talmente ambigue e di natura tale da generare incertezza nella mente del fedele sui seguenti, importanti articoli della fede cristiana ... riguardo alla divinità di Cristo, l'autore si esprime in maniera talmente insolita che non si può determinare se egli continui a professare questa verità nel suo significato cattolico tradizionale. [19]

 

            Di recente il Vaticano ha attirato l'attenzione su alcune dichiarazioni discutibili e sull'ambiguità e l'incertezza che si rilevano nell'opera di Edward Shillerbeeckx, notissimo teologo europeo e, in seguito a delle discussioni con lui, e nonostante le iniziali notizie del contrario comunicate dalla stampa, gli ha chiesto di pubblicare alcuni estesi chiarimenti al fine di dissipare la confusione e l'incertezza da lui stesso generata nei suoi lettori.[20]I teologi romani non erano i soli a preoccuparsene. Alcuni revisori di lingua inglese della sua opera recente: "Jesus : An Experiment in Christology", non erano certi di ciò che Schillebeeckx stesse dicendo: "Sta mettendo in dubbio che Gesù è risorto dai morti, oppure intende dire che Egli ha continuato a vivere solo nella testa dei discepoli? Afferma o no la divinità di Gesù?" Un teologo Gesuita americano, scrivendo su un giornale che di solito guarda con simpatia una teologia del genere, ha avuto questo da ridire riguardo all'opera recente di Schillebeeckx:

 

Nonostante il mio genuino elogio di questo libro, sostengo che Schillebeeckx abbia gravemente trascurato la tradizione del Nuovo Testamento che considera Gesù "Dio". Schillebeeckx ci dà un Gesù in forma di creatura riducendo "l'unione ipostatica" al semplice significato di "essere in Dio, di Dio e mediante Dio" ... Ed inoltre, l'interesse della realtà delle apparizioni di Gesù e la tomba vuota non possono essere liquidati come "falso empirismo", "giochi di prestigio soprannaturali", oppure "realismo ingenuo e brutale" ... nonostante la sua motivazione "pastorale" nello scrivere il libro, esso è talmente controverso dal punto di vista teologico (e a mio avviso, difettoso), e fuorviante dal punto di vista pastorale, che è meglio lasciarlo a dei teologi professionisti. [21]

 

            Questa citazione prelevata da una rivista, ovviamente non può costituire un trattamento adeguato dei meriti del libro di Schillebeeckx, né della sua ortodossia personale. Una discussione del genere va oltre gli scopi di questo libro. La citazione tuttavia illustra un serio problema teologico con gravi conseguenze pastorali. Quando persino dei colleghi teologi simpatizzanti con l'opera di Schillebeeckx non riescono a trovare affermazioni non ambigue della verità cristiana di base, quale sarà il risultato quando opinioni del genere saranno messe alla portata di tutti nei numerosi gruppi di lavoro e di studio estivi e nei seminari di rinnovamento teologico, per poi essere passati ai comuni cattolici attraverso la predicazione e la stampa?

 

            Subito dopo l'invito di Schillebeeckx a Roma per discutere i suoi punti di vista, il Vaticano - ancora una volta con la diretta e personale approvazione del papa - ha dichiarato che Hans Küng, teologo svizzero che insegna in Germania, non poteva più essere considerato un teologo cattolico. Quest'ultimo passo era stato preceduto dal ripetuto rifiuto nel corso degli anni da parte di Küng, di incontrarsi con i teologi del Vaticano, e dal rifiuto finale di ritrattare quegli aspetti del suo insegnamento che risultavano contrari alla fede.

 

            É degno di rilievo il fatto che questi tentativi recenti di restaurare la chiarezza e la certezza nella fede abbiano coinvolto alcuni dei teologi più influenti degli anni conciliari e postconciliari. Uomini come Schillebeeckx e Küng hanno avuto le loro opere pubblicate e tradotte in tutto il mondo. Hanno fatto molte conferenze, dato interviste, sono apparsi in televisione, ed i loro libri sono usati nei seminari e nelle università cattoliche che formano i futuri leader della Chiesa. Hanno intrapreso un sentiero che molti altri hanno poi seguito; perciò gli attacchi alle verità cristiane e le ambiguità che si trovano nelle loro opere non sono che la cima dell'iceberg. Il loro spirito e il loro atteggiamento, se non le loro effettive conclusioni, sono oggi pienamente e profondamente riflessi in molte facoltà cattoliche di teologia e di Scrittura, nonché tra milioni di comuni cattolici.

 

            Dietro questa diffusa esitazione a fare affermazioni inequivocabili della verità cristiana sta spesso una vera e propria ostilità all'idea che tale verità possa esser conosciuta con certezza e proclamata con autorità. I tentativi di Giovanni Paolo II di restaurare chiarezza e autorità hanno spesso rievocato reazioni ostili che si rivelano opposte, come principio, alla possibilità che la verità cristiana possa essere conosciuta con una qualsiasi certezza.

 

            Persino i giornalisti della stampa secolare sono in grado di individuare questo atteggiamento. In occasione della visita di Giovanni Paolo II negli Stati Uniti, il cronista secolare di un sindacato scrisse con intuizione sull'ostilità espressa da certi cattolici davanti alla proclamazione chiara e sicura da parte del papa della verità di base:

 

    Lo studioso giornalista Garry Wills scrivendo sul New York Magazine adopera parole come "inquietante", "fuori moda", "teocratico", "di destra", "rigido", "controproducente" e "anacronistico", per comunicare la sua idea che questo papa non è adatto a guidare la Chiesa degli Eventi dei Tempi Moderni. Cita un politico italiano il quale si lamenta che Giovanni Paolo, a differenza di Paolo VI, "non abbia dubbio alcuno" circa il suo ruolo nel mondo, un senso di certezza che egli trova del tutto "allarmante."

   Quel politico è anche un "marxista". Ora i marxisti non sono famosi per i dubbi sul ruolo che hanno nel mondo, ma questa è solo una delle ironie che sfuggono a Wills. Un articolo del genere illustra la condizione penosa della religione in America. Se oggi vi è una qualsiasi ortodossia, questa è il secolarismo liberale - che non è in grado di approvare le asserzioni di verità religiose. Il risultato è che molte persone cercano di attenersi alle forme della religione, mentre evitano di mettere sinceramente in luce la propria miscredenza ...

 

   E proprio questo è ciò che io ritengo così eccitante in Giovanni Paolo II: la gente avverte che egli ha il compito di ricordare che la "preferenza" religiosa va subordinata alla verità religiosa.[22]

 

            Nel mio parlare e scrivere sul vangelo, ho incontrato molti cattolici che all'apparenza si sono assuefatti ad un'atmosfera di ambiguità religiosa. Dopo una semplice presentazione della verità cristiana del giudizio finale, insegnamento riesaminato assieme ad un notissimo studioso della Scrittura che lo aveva trovato "equilibrato", ricevetti una lettera che illustra questo tipo di atteggiamento. Gli autori della lettera dicevano:

 

Riteniamo che questo metodo di eccessiva semplificazione sia improduttivo perché non genera movimento verso una teologia riflessiva. Sebbene lei possa riflettere personalmente sull'amore di Dio, sulla Sua misericordia, sul giudizio e la condanna, non dovrebbe presentare gli argomenti in maniera tale da escludere il dialogo su quei problemi.

 

            Nonostante i meriti o la mancanza di meriti in questo discorso particolare, la tragedia di questo tipo di risposta è che essa può riflettere l'incapacità a ricevere la Parola di Dio come tale, rivelando così un'ostilità alla nozione stessa di verità chiaramente rivelata e vincolante. Esiste oggi una corrente poderosa che tende a ridurre la fede cristiana al livello di opinione personale: non si deve ritenere che le dottrine religiose abbiamo una componente universale di verità, ma che esse abbiano il solo scopo di fornire materiale da macinare per l'interminabile "riflessione" della teologia. Un'opinione simile svuota la Parola di Dio del suo scopo. Essa, infatti, non ha in primo luogo lo scopo di "generare movimento verso una teologia di riflessione", o di aprirsi al "dialogo", bensì di suscitare adesione, obbedienza e cambiamento di vita. La predicazione di Gesù, degli apostoli, dei Padri e Dottori della Chiesa, e oggi l'insegnamento autoritario del Magistero, sono tutti intesi a chiamare gli uomini alla conversione. Essi non sono solo una parola tra le tante, un'opinione che suscita dialogo. Gesù predicava con autorità: "Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava con autorità, e non come gli scribi" (Mc 1,22). I suoi successori - quei predicatori e maestri che svolgono la missione in unione e in armonia con l'autorità di Gesù, degli apostoli e del Magistero della Chiesa - condividono l'autorità di Gesù. Ed è proprio su questo insegnamento e predicazione delle fondamenta che si deve oggi costruire la Chiesa. Se tuttavia la tromba emette un suono incerto, chi verrà a combattere?

 

            Si può dire che oggi l'ostilità verso la certezza, la chiarezza e l'autorità della Parola di Dio sia in qualche modo collegata all'idolatria della "ricerca" o del "viaggio" - l'essere alla ricerca o in viaggio verso la verità e il vero senso delle cose è stato talmente elevato al ruolo di valore, o presunto come atteggiamento adeguato, che la sola idea di trovare una verità che sia chiara, autoritaria e vincolante viene consapevolmente o inconsapevolmente scartata o evitata.

 

            Negli anni in cui ero studente presso l'Università di Notre Dame, e da laureato a Princeton, questo amore per la "ricerca" era assai diffuso. Per un periodo di tempo anch'io rifiutai l'insegnamento di Cristo e della Chiesa per "ricercare" la verità. Dopo un po' mi resi conto di evitare spesso le correnti di pensiero o i contatti con certe persone che avrebbero potuto provocare o minacciare il mio amore per la "ricerca". La prospettiva di trovare o di scoprire la verità costituiva per me una minaccia, perché se avessi trovato la verità, avrei dovuto sottomettermi ad essa. Così mi resi conto di esser arrivato ad amare la "ricerca della verità" più della verità stessa, e ho dovuto pentirmi di questa idolatria, al fine di servire sinceramente Colui che Si definisce, in modo semplicissimo e definitivo, la Verità. [23]

 

            A dire il vero, l'atteggiamento che sta dietro a gran parte dell'attacco alla verità che avviene oggi nella Chiesa è il dubbio crescente che gli esseri umani possano mai arrivare a conoscere 'qualsiasi cosa' con chiarezza e certezza. La perpetua incertezza è un atteggiamento intellettuale del tutto congeniale alla cultura secolare contemporanea. Ogni verità è cosa sospetta. Ogni dichiarazione sulla realtà, e non solo le dichiarazioni religiose, viene sottoposta ad un totale scetticismo. Accade così che, in molti circoli della Chiesa, la "ricerca della verità" diventi un atteggiamento permanente che in realtà impedisce di "trovarla". L'insinuazione che la ricerca di alcune verità sia stata completata e che Dio abbia rivelato con chiarezza e certezza la Sua verità su alcune cose importanti, in modo che gli esseri umani possano capire, e quindi agire in base alla stessa, viene accolta con grande ostilità. I cristiani che credono che Dio abbia parlato in questo modo sono spesso, ed erroneamente, etichettati come "fondamentalisti" da quanti dubitano che la verità possa mai essere conosciuta.

 

            Il Cardinale William Baum, nel citare l'insegnamento ufficiale della Chiesa, dimostra quanto questo atteggiamento scettico nei confronti della verità sia incompatibile con le credenze della Chiesa:

 

L'Incarnazione della Verità significa che "il fedele deve evitare l'opinione ... che le formule dogmatiche ... non possano esprimere la verità in maniera determinata, ma che possono offrire solo approssimazioni variabili alla stessa." Ciò significa che la verità non può essere considerata "come una meta da ricercare di continuo attraverso simili approssimazioni." [24]

 

            Citando l'insegnamento di entrambi i Concili Vaticani, il Cardinale Baum ha rilevato che le verità riguardanti Dio e la moralità di base sono accessibili come principio alla ragione umana (Rm 1,20). Grazie alla Rivelazione, esse "possono essere facilmente conosciute con ferma certezza e senza mescolanza di errore." Per l'importanza di questa dichiarazione, vorrei citare dal Vaticano II il testo esatto promulgato dalla Costituzione sulla Rivelazione Divina:

 

Questo sacro Sinodo afferma che: "Dio, Principio e Fine di ogni cosa, Si può conoscere con certezza dalla realtà creata, secondo la luce della ragione umana" (cf. Rm 1,20); ma il Sinodo insegna che è tramite la Sua rivelazione "che quelle realtà divine che per loro natura sono accessibili alla ragione umana, possono essere conosciute da tutti gli uomini con facilità, con solida certezza e senza traccia alcuna di errore, persino nel presente stato della razza umana." [25]

 

            In 'Catechesi Tradendae', documento pieno di forza circa l'istruzione nella fede, Papa Giovanni Paolo II mette in guardia contro i pericoli di un linguaggio ingannevole o deviante. Quindi rileva che certi accostamenti filosofici stanno insidiando la teologia e la pratica pastorale perché centrati sull'ostilità verso la certezza e la chiarezza:

 

Una provocazione ancor più subdola giunge talvolta dal modo stesso di concepire la fede. Alcune scuole filosofiche contemporanee, che pare esercitino forte influenza su certe correnti teologiche e, tramite queste, sulla pratica pastorale, amano sottolineare che l'atteggiamento umano fondamentale è quello di ricercare l'infinito, ricerca che non raggiunge mai il suo obiettivo. In teologia, questo modo di considerare le cose affermerà in maniera assai categorica che la fede non sta nella certezza, ma nel dubitare, non nella chiarezza, ma in un salto nel buio. [26]

 

            Il papa dice che mentre non dobbiamo pretendere la certezza per le cose che certe non sono, dobbiamo anche resistere alla tendenza a mettere tutto in discussione e ad ignorare la certezza assoluta fornitaci da Cristo sugli importanti argomenti riguardanti la nostra salvezza e su come vivere la nostra vita:

 

     La lettera agli Ebrei dice che "la fede è la certezza delle cose che si sperano, la convinzione delle cose che non si vedono" (Eb 11,1). Sebbene non ne abbiamo ancora il pieno possesso, abbiamo tuttavia una certezza e una convinzione. Quando educhiamo i bambini, gli adolescenti ed i giovani, non dobbiamo dar loro un'idea troppo negativa della fede - come se fosse l'assoluta non conoscenza, una specie di cecità, un mondo di oscurità - ma dimostrare loro che l'umile, e tuttavia coraggiosa ricerca del credente, lungi dall'avere il suo punto di partenza nel nulla, in un evidente auto-inganno, in opinioni fallibili o nell'incertezza, si basa sulla Parola di Dio che non può ingannare o essere ingannata, e che viene di continuo costruita sulla roccia inamovibile della Sua Parola.

   Il dono più prezioso che la Chiesa può offrire al mondo disorientato ed inquieto dei nostri tempi è quello di formare nel suo ambito cristiani confermati in ciò che è essenziale e umilmente gioiosi nella loro fede.[27]

 

            La nozione di "popolo pellegrino" espressa nei documenti conciliari è stata talmente contorta e distorta da arrivare a significare un popolo incerto della propria identità, della propria missione, della destinazione e del cammino. Tale interpretazione è in diretta opposizione con le intenzioni del Concilio e col significato biblico di "popolo di Dio". Si suppone che la caratteristica del popolo di Dio sia proprio la certezza della propria identità, di chi li ha chiamati, di qual è il loro stile di vita, quale la loro missione e di quale sarà il loro destino ultimo. Dopo tutto, sono i seguaci di Colui che è la Via, la Verità e la Vita.
MARIOCAPALBO
00martedì 7 febbraio 2012 18:17

Il silenzio

 

 

            Un altro modo in cui oggi, nella Chiesa, viene insidiata e distorta la Parola di Dio è semplicemente attraverso il silenzio. Per alcuni anni, l'ambiente generale della Chiesa Cattolica è stato marcato dalla tendenza a discutere, insegnare, predicare e celebrare solo alcune parti della Parola di Dio, di solito le più congeniali all'ambiente generale secolarizzato della cultura occidentale. Ciò produce enormi distorsioni nella vita delle persone esposte a simili immissioni unilaterali. Abbiamo sentito molto parlare degli aspetti "positivi" dell'amore di Dio, molto meno della Sua giustizia e del Suo giudizio. Ci è stato insegnato come il cristianesimo ci aiuti a sviluppare un'immagine positiva di noi stessi e a "sentirci bene" riguardo a noi stessi; ma non ci è stata insegnata nella stessa misura la realtà del peccato e la necessità del pentimento. Dopo aver sentito dire per anni che ogni essere umano è una "persona magnifica," l'idea di dover predicare il vangelo a coloro che non conoscono Cristo viene affrontata con scetticismo. Anni di incoraggiamento a ricercare la "realizzazione di se stessi" e a "fare quello che ci pare", hanno reso molti cattolici ostili all'invito a rinunciare ad ogni cosa per seguire Lui e a morire a noi stessi per poter vivere in Lui. In breve, molti maestri e predicatori hanno in gran parte taciuto sugli aspetti spiacevoli e impegnativi del vangelo, quali l'invito all'obbedienza, alla sottomissione a Dio e alla Sua Parola, sia quando ci conviene sia quando invece è scomoda e inopportuna. Oggi molti cattolici hanno la marcata tendenza a raccogliere e scegliere, tra le Parole di Dio, quelle che trovano piacevoli e "positive". Tale caricatura della Parola di Dio sta producendo un'enorme distorsione e un "rammollimento" del carattere cristiano.

 

            Questo silenzio sulle parti "difficili" del vangelo si adatta al clima generale di ambiguità e di vaghezza esistente oggi nella Chiesa e nella società. Per il fatto che sono in tanti ad essere tormentati dal dubbio e dall'incredulità, c'è una forte tendenza a predicare e ad insegnare solo quelle parti della Parola di Dio che l'uomo moderno trova congeniali. E l'uomo moderno vuole evitare molte parti difficili della Sua Parola che vanno contro le inclinazioni dell'umanità caduta e ribelle: le verità che il peccato, Satana e la morte sono delle realtà; così come il bisogno di redenzione, di fede, del pentimento, del battesimo; la realtà del ritorno del Signore nella gloria e del giudizio dei vivi e dei morti, la risurrezione del corpo e la benedizione o la punizione eterna, il paradiso o l'inferno.

 

            Un silenzio di molti anni su queste verità può avere la stessa efficacia, nell'erodere la fede e la fiducia del popolo di Dio, di un insegnamento completamente falso. Può svuotarci della volontà di vivere una vita santa e devota quando la fedeltà alla Parola di Dio è imbarazzante oppure scomoda, o ancora quando è derisa dal mondo.

 

Una reinterpretazione non autentica

 

 

            Quando, da studente universitario, per alcuni anni mantenni un atteggiamento critico verso il cristianesimo e verso la Chiesa, ammiravo "l'onestà" e la "fedeltà all'esperienza umana" da parte di certi filosofi e scrittori esistenzialisti francesi. Ammiravo in particolare Albert Camus quando dichiarò: "Non posso credere in un Dio che permette la sofferenza dei bambini innocenti." Approvavo il suo forte impegno verso la propria esperienza di giustizia e di ingiustizia, e il suo rifiuto di accettare un Dio che non si conformasse alla sue forti idee e convinzioni personali di giustizia e ingiustizia, da lui energicamente sperimentate…

 

            Quando, poco prima di laurearmi, arrivai ad incontrare in modo nuovo il Dio vivente, giunsi a considerare folle ed arrogante quell'asserzione. Scoprii infatti che è arroganza e follia giudicare Dio alla luce dell'esperienza, delle norme e delle convinzioni umane. Dovremmo piuttosto giudicare l'esperienza, le norme e le convinzioni umane alla luce di Dio e della Sua Parola, che non può ingannare né essere ingannata.

 

            Oggi purtroppo nella Chiesa molta gente, e persino alcuni in posizioni di responsabilità, antepone le norme dell'uomo a quelle di Dio. Queste persone si accostano a Dio in maniera molto simile a Camus, insistendo affinché sia Lui a conformarsi alla nostra esperienza, ai nostri valori o agli impegni ideologici, se davvero vuole essere riconosciuto come Dio. Oggi molta gente insiste affinché Dio appoggi e convalidi le loro salde convinzioni, rispetti certi valori profondamente sentiti e convalidi alcune intuizioni "sperimentate in profondità". Parte cruciale della crisi di verità è proprio il fallimento dei cristiani a sottomettere quelle convinzioni, quei valori, esperienze ed intuizioni a Dio e alla Sua Parola, e a valutarli e giudicarli alla luce di quella Parola.

 

            La follia di Camus fu di insistere che la giustizia di Dio dovesse adeguarsi al meschino, ristretto sistema di riferimento dell'uomo naturale, limitato nel tempo e nello spazio. La Parola di Dio ci dice in maniera esplicita che il Suo piano e la Sua saggezza non possono essere percepiti dall'uomo naturale, ma solo da colui che si è pentito, che ha creduto ed è partecipe dello Spirito di Dio (1 Cor 2,10-11). La sofferenza dei bambini innocenti non può davvero riconciliarsi con le idee "dell'uomo naturale." Si potrà solo capire alla luce di quanto Dio ha rivelato di Se Stesso e del Suo carattere, delle Sue rivelazioni sul peccato e su Satana, sul premio e la punizione, la risurrezione dai morti e la giustizia finale al momento del giudizio dell'intera razza umana.

 

            Molti di quanti oggi studiano ed interpretano la Scrittura e l'insegnamento della Chiesa stanno facendo lo stesso errore di Camus. Si sono impegnati in precedenza verso ideologie, cause e movimenti, e poi interpretano la Parola di Dio in modo da farla conformare a quegli impegni precedenti. Questi ultimi, allora, sono la motivazione del tentativo di "reinterpretare" la Scrittura in modo che non contraddica gli impegni già presi. E ne risulta una contorsione e distorsione della Scrittura.

 

            In rapporto a ciò, può valere la pena notare l'influenza di Rudolf Bultmann sull'erudizione nella Scrittura contemporanea. Bultmann iniziò lo studio della Scrittura dopo essersi già precedentemente impegnato verso un'opinione scientifica del suo tempo, secondo la quale gli eventi soprannaturali - come i miracoli - non si possono verificare perché, in apparenza, rompono le leggi della natura. Avvenne così che, sia Bultmann sia i suoi seguaci, trattarono i racconti dei miracoli che si trovano nella Scrittura semplicemente come simboli o metafore. Egli demitizzò e reinterpretò gran parte della Parola di Dio, affinché questa si adeguasse alle tendenze avverse al soprannaturalismo della scienza del suo tempo. Ancor oggi vi sono studiosi che continuano ad accostarsi allo stesso modo alla Parola di Dio, giudicandola in base ad impegni ideologici assunti in precedenza. Ecco come uno di questi studiosi ha descritto il vantaggio di questo tipo di accostamento:

 

Il valore della teologia liberale stava nel fatto che essa rassicurava i cristiani che non dovevano sacrificare il loro intelletto per aderire a concetti che nel nostro secolo sono considerati semplicemente stupidi. [28]

 

            Oppure, secondo la descrizione di un altro studioso, il problema di gran parte della Scrittura è che questa contiene: "concetti spesso fuori moda e che hanno un significato secondario per l'uomo del 20° secolo", e parla "in forma di metafore e analogie, che risultano arcaiche e disgustose per la sensibilità moderna." [29]

 

            Purtroppo, l'intesa su quali concetti siano veramente "stupidi", "fuori moda" e "disgustosi per la sensibilità moderna" è stata piuttosto scarsa. E poiché le considerazioni e le opinioni personali degli esperti variano largamente, questo modo di interpretare la Scrittura ha portato a sminuzzarla in una miriade di giudizi e di preferenze soggettive. É stato chiaro che questo metodo spesso non è affatto scienza "obiettiva", ma piuttosto la rilettura di impegni presi in precedenza, che si cerca di inserire nella Parola di Dio. Tale metodo è stato causa di tanta devastazione in alcuni circoli di cultura e di vita della Chiesa, che sia gli studiosi protestanti sia quelli cattolici hanno cominciato a porsi gravi interrogativi in proposito, proprio a causa dei risultati in preponderanza negativi.[30]

 

            Il tentativo di controllare i presupposti ampiamente soggettivi e ideologici di questo tipo di accostamento alla Scrittura nella Chiesa cattolica non ha avuto un successo pieno. Persino studiosi cattolici di rilievo come Raymond Brown possono arrivare a dichiarare che Gesù e Paolo si sono semplicemente sbagliati nel credere ai demoni.[31] Ovviamente opinioni del genere, largamente disseminate nella stampa cattolica, influenzano la fede e l'azione di molti cattolici.

 

            Dietro a questo modo di avvicinarsi alla Parola di Dio vi è il tentativo di reinterpretare la Scrittura in modo da sostenere quanto lo studioso che scrive o che parla ha già accettato come valore assoluto. Ne deriva che quanti sono impegnati in certi movimenti politici, insisteranno che un "cristianesimo autentico" li sosterrebbe. La pressione a reinterpretare è particolarmente pronunziata in rapporto alla sessualità. Quanti "non riescono a credere in un Dio che insisterebbe affinché una persona gay rimanesse casta", o che "Dio non si aspetta che gli adolescenti nella nostra cultura si astengano dal sesso", troveranno un'interpretazione della Scrittura che si adegui alle loro opinioni sul comportamento sessuale.

 

            Questa distorsione della Scrittura affinché si adegui ad uno scopo particolare talvolta diventa talmente forzata che persino i professionisti del settore arrivano infine ad ammettere che le loro tesi, in realtà, non possono davvero essere giustificate dalla Scrittura, dalla tradizione o dall'insegnamento della Chiesa. E finiscono per rifiutare l'autorità della Parola di Dio, o persino lo stesso cristianesimo.

 

            È quanto è accaduto in alcun settori del movimento femminista. Una suora molto conosciuta, riconoscendo la goffaggine di reinterpretare la Scrittura per farla adeguare ai valori femministi, infine ha dichiarato:

 

Le Scritture manifestano irrimediabilmente la discriminazione sessuale. E sebbene qua e là le donne possano apparire in una luce favorevole, la posizione schiacciante degli autori nei confronti delle donne è che esse sono inferiori agli uomini, deboli, bisognose di protezione e sciocche. Nella donna la debolezza è peggiore che nell'uomo. Dire che questa descrizione riflette la condizione culturale dell'epoca in cui i libri sono stati scritti, non risolve in alcun modo il problema. A mio avviso, quella spiegazione ignora le affermazioni sia della sinagoga sia della chiesa: che i libri asseriscono di contenere la Parola di Dio. Se la Parola di Dio può essere corrotta fino a quel punto dalle usanze della cultura in cui è ricevuta e su un argomento di tale centralità, allora ha bisogno di essere corretta.[32]

 

            Alcune femministe cattoliche si sono talmente impegnate in un'ideologia "aliena" da andare "oltre Dio Padre," [33]ed alcune si sono esplicitamente coinvolte in devozioni a dee pagane. [34]

            Tali aperti rifiuti della Parola di Dio per molti cristiani sono più facili da risolvere di quanto non lo siano i tentativi subdoli di reinterpretare la Parola stessa affinché appoggi valori accettati in precedenza. Un articolo di un'importante rivista cristiana interpellava la situazione di quei lettori che ormai si ritrovavano incapaci di aderire ai concetti cristiani tradizionali, così come espressi nel credo e nella liturgia. L'autore sollecitava quelle persone non a lasciare la Chiesa, ma a reinterpretare le credenze cristiane e a rimanere nella Chiesa. [35] E sono in molti ad aver seguito il consiglio. Oggi nella Chiesa ci troviamo ad affrontare una situazione nella quale un sempre maggior numero di persone si attiene alle forme, al linguaggio e ai rituali del cristianesimo, ma ne corrompono profondamente lo scopo e il significato. La Parola di Dio viene contorta e distorta, talvolta in modo così perverso da incoraggiare il peccato e l'infedeltà.

 

Ovviamente, c'è un sincero bisogno di creatività teologica. Uno dei ruoli della teologia è quello di cercare di mettere in relazione l'invariabile Parola di Dio con i vari avvicendamenti culturali caratteristici della storia umana. Dalla tradizione della Chiesa possiamo vedere che la ricchezza di comprensione e di espressione della Parola di Dio ha beneficiato, nel corso dei secoli, di simili tentativi teologici e delle interazioni culturali. Tuttavia, affinché tale ridefinizione contemporanea o quel modo arricchito di capire la verità invariabile diventi autentico e legittimo, deve rimanere fedele al significato ed all'intenzione originale della Parola di Dio, e ritrasmetterli adeguatamente in termini contemporanei. Ma questo oggi non accade spesso. Alcuni hanno fatto cattivo uso della responsabilità legittima della teologia di essere in relazione con la cultura contemporanea. Essi invece, reinterpretano la Parola di Dio in modo che questa, non solo viene svuotata del suo significato, ma viene persino usata in modo perverso, per giustificare proprio quelle cose che essa identifica come peccato e infedeltà.

 

 

"Speculazione vana e futile"

 

 

Come abbiamo già detto, vi è un posto importante e legittimo per la speculazione teologica responsabile, e c'è bisogno della misura e del tipo giusto di libertà accademica in cui tale speculazione possa avvenire nel modo giusto. Oggi tuttavia, un numero considerevole di persone tiene in sospeso vari aspetti della fede e dell'impegno cristiano a causa di ciò che può essere solo definita una dipendenza "dall'ultimissima opinione". Vi è una speculazione sana ed appropriata possibile nella teologia; e tuttavia esiste anche ciò che la Scrittura definisce "speculazione vana e futile" (Rm 1,21). É importante non attribuire certezza e chiarezza a ciò che chiaro e certo non è. Allo stesso tempo, è importante che ciò che è stato rivelato da Dio con chiarezza e certezza - le verità fondamentali riguardanti la salvezza e il modo in cui i cristiani devono vivere, interpretato per noi in maniera definitiva e autoritaria nei vari Concili, nei Credo e nell'insegnamento autentico del Magistero - non sia oscurato, o affrontato come se questi insegnamenti fossero solo speculazione. Una inappropriata speculazione sulla Rivelazione di Dio - anziché riceverla con fede, riconoscenza e adorazione per agire poi in base ad essa - serve solo a provocare una più profonda cecità spirituale, che si presta poi al disordine morale (Rm 1,21 seg.).

 

Oggi molti cristiani si sono frenati dall'aderire pienamente alla Parola di Dio - incluse le sue sollecitazioni ad una vita di impegno, di santità, di servizio generoso e di missione - per il timore che il prossimo articolo degli studiosi possa far apparire ingenui e folli il loro impegno e la loro fede. Il desiderio di non apparire sofisticati ha portato molte persone a metter da parte l'impegno incondizionato, nel timore delle implicazioni che "l'ultimissima teoria" potrebbe riservare alla loro vita e alla loro fede.

 

In diversi paesi ho incontrato personalmente molti missionari, sia cattolici sia protestanti, che hanno abbandonato l'impegno a predicare direttamente il vangelo per cercare di portare la gente ad un esplicito riconoscimento di Gesù come Salvatore e Signore, perché sono stati esposti ad una speculazione teologica la quale implica che tutto il genere umano è già implicitamente, o "anonimamente" cristiano. Nel Quarto Capitolo affronteremo nei dettagli l'argomento della missione cristiana. Basti qui notare che una parte non certo trascurabile degli operai missionari della Chiesa sta attualmente ignorando il comando diretto di Cristo di predicare il vangelo ad ogni creatura, a favore della speculazione teologica che, in alcune delle sue forme, svuota la Parola di Dio della sua potenza e del suo contenuto.

 

Vi sono poi anche molti che, per esser stati esposti alla speculazione nel campo della teologia morale, hanno abbandonato la vita di santità e di rettitudine per impegnarsi in attività prematrimoniali, extra matrimoniali e omosessuali, e che hanno ucciso la vita del bambino che avevano in grembo.

 

Su chi insegna pende una pesante responsabilità:

 

"Fratelli miei, non molti di voi dovrebbero diventare maestri; dovreste sapere che coloro che lo diventano saranno chiamati a render conto più severamente" (Gc 3,1).

 

Ma una grave responsabilità pesa anche su chi ascolta: "La gente non tollererà più la sana dottrina ma, seguendo i propri desideri, si circonderà di maestri che solleticano le loro orecchie" (2 Tm 4,3).

 

Una ragione per cui oggi molta gente è insicura della propria fede, insicura di ciò in cui credere, riservata e ambigua nell'impegno e nell'azione e "dipendente dalle ultimissime teorie", è la considerazione eccessiva dei risultati degli studi accademici, e quindi la dipendenza dagli stessi. Questi studi talvolta oltrepassano la sfera della loro vera competenza. Ecco come Giovanni Paolo II ha descritto il problema:

 

Viviamo in una cultura che sottopone ogni cosa all'analisi critica e, così facendo, rende spesso assoluti dei criteri parziali che, proprio per la loro natura, non sono adatti alla percezione di quel mondo di realtà e valori che sfugge al controllo dei sensi. [36]

 

Le varie scienze riguardanti lo studio della Parola di Dio e la sua applicazione alla vita contemporanea portano un contributo assai reale, ma limitato e subordinato, alla comprensione della stessa Parola di Dio. Valutiamo il contributo che i vari studi archeologici, linguistici, storici, culturali e letterari possono apportare per aiutarci a comprendere il significato e le intenzioni originali della Parola di Dio nella sua lingua e nel suo contesto originali.  Valutiamo anche qualunque luce possa esser gettata dalla psicologia e dalla sociologia sulla Parola di Dio e sulla sua applicazione alla vita umana. Dovremmo essere riconoscenti per l'opera di molti, molti studiosi specializzati. Ma queste varie scienze, persino nei loro contributi più solidi e responsabili, non potranno mai portare la certezza nelle loro interpretazioni; come cattolici, noi siamo convinti che la certezza e la fiducia in ciò che crediamo dipenda dall'azione diretta dello Spirito Santo e dall'interpretazione autentica della Chiesa, inizialmente dalla testimonianza della Chiesa verso ciò che formava i veri libri di Scrittura ispirata, poi, attraverso le epoche, nelle importanti testimonianze rese alla Parola di Dio attraverso il Credo, la liturgia e la teologia. Le varie scienze sono sempre soggette a revisione, modifica e persino alla contraddizione del "prossimo articolo". E questo può andar bene: rientra nella natura della scienza umana. Se quindi guardiamo innanzitutto a queste scienze per avere certezza e chiarezza, non l'avremo mai: il nostro impegno sarà sottoposto a continui mutamenti e riserve, o avrà una base soggettiva. Il ruolo delle scienze è propriamente subordinato all'autorità di insegnamento della Chiesa e ai fattori morali e spirituali di cui la Parola di Dio parla, ritenendoli necessari alla sua autentica comprensione, fattori questi che considereremo più dettagliatamente nel prossimo capitolo.

 

Il Cardinale Baum avverte che un accostamento eccessivamente critico alla Scrittura con l'intento di purificarla dalle influenze culturali del momento, fraintende la natura profondamente incarnata della Rivelazione Cristiana. Si può dire che tutto nella Parola di Dio sia in qualche modo condizionato dal punto di vista culturale, e in modo preminente lo stesso Gesù. Ed è esattamente in una cultura preparata da Dio e attraverso di essa che Egli ha scelto di manifestarsi. In molti casi è impossibile separare la Parola di Dio dalla forma in cui Egli ha scelto di portarcela!

 

L'azione di Dio è stata quella di intervenire nella nostra storia. La parola si è fatta carne, uno di noi. Il vangelo è quindi una "questione di incarnazione". Non vi è "verità" che possa esser tanto distaccata da azioni e parole concrete da poter considerare queste del tutto accidentali, ossia arbitrarie. Alcune azioni particolari, e solo quelle, sono redentive nel piano di Dio; alcune parole, e non altre, esprimono la verità. Quindi la formulazione della verità, la proclamazione ed interpretazione delle azioni, non si può arrivare a pensare che dipendano interamente da fattori storici o culturali. [37]

 

Oggi talvolta, una sperimentazione nella fede e nell'impegno è radicata nel malinteso di come la Chiesa liberamente riconosce un posto legittimo a ciò che è stato chiamato "sviluppo della dottrina". Ma uno sviluppo autentico della dottrina - un più intenso apprezzamento delle dimensioni ed implicazioni di una verità - deve sempre procedere in maniera tale da non negare mai ciò che si era ritenuto in precedenza: deve piuttosto servire a sviluppare ed arricchire la dottrina in modo coerente con le formulazioni ed interpretazioni precedenti. Negli insegnamenti sia di S. Vincenzo di Lerins, sia del Cardinale Newman o di Giovanni Paolo II, non può esservi alcuno "sviluppo di dottrina" che in realtà contraddica ciò che prima si era ufficialmente sostenuto ed insegnato nei campi della fede e della morale. [38]

Di recente il papa ha cercato di negare nel modo più esplicito la possibilità che la Chiesa possa mai cambiare il suo modo di interpretare la Parola di Dio nel campo del matrimonio e della sessualità umana, campo in cui si stanno presentando pressioni immense per un cambiamento, provenienti sia da parte delle influenze secolari sia persino dall'interno della stessa Chiesa. Il papa ha detto: "La Chiesa non potrà mai diluire, né cambiare, il suo insegnamento sul matrimonio e sulla famiglia." [39]

 

Anche i singoli vescovi, nelle loro diocesi locali, stanno intraprendendo l'azione di chiarire la confusione riguardo a ciò che può essere cambiato o no nel nostro modo di intendere la Parola di Dio. Come disse l'Arcivescovo Bernardin ai responsabili dell'istruzione religiosa nell'Arcidiocesi di Cincinnati:

 

Non dobbiamo mai aspettarci che la speculazione teologica possa cambiare in modo considerevole il "deposito della fede" ricevuto dagli Apostoli e che, ad esempio, Paolo ha trasmesso a Timoteo. Nonostante tutta la speculazione teologica che viene fatta oggi le dottrine fondamentali, come la divinità e umanità di Cristo, la Presenza Reale di Cristo nella Santa Eucaristia, il perdono sacramentale dei peccati nel Sacramento della Penitenza e il carisma di infallibilità per mezzo del quale la Chiesa preserva puro e incorrotto il suo deposito di fede, non potranno mai essere cambiate sostanzialmente. [40]

 

Se le scienze umane, anche quando sono impiegate in modo responsabile e competente, possono avere solo un ruolo di sostegno nell'aiutarci a capire la Parola di Dio, quali sono i principali componenti per giungere ad una tale comprensione? É proprio quanto ci accingiamo a considerare.

MARIOCAPALBO
00martedì 7 febbraio 2012 18:17

[1] R. Scroggs, "Tradition, Freedom and the Abyss" (Tradizione, libertà e l'abisso) 'New Theology, n.8, ed. Martin E. Marty and Dean G. Peerman (New York: Macmillan, 1971), pp. 85, 100. Vedi anche l'articolo di Schubert Ogden, professore di teologia presso la Southern Methodist University, "How My Mind Has Changed" (Com'è cambiata la mia mente), in The Christian Century (17 dicembre, 1980), p. 1234. Ogden dichiara che: "ciò che ora gli storici e gli esegeti danno per scontato circa la composizione del Nuovo Testamento", ora significa che: "nessuno degli scritti che compongono la Scrittura come tale può essere ritenuto atto a soddisfare i criteri di canonicità propri della Chiesa Primitiva."

[2] Hans Küng, "Prefazione al libro di A.B. Hasler, Wie der Past unfehlbar würde (Come il passato sarebbe senza errore), citato in "The Küng Dialogue" (enc. 55) (Washington D.C.: United States Catholic Conference, 1980), p. 161.

[3] Rosemary Reuther, citato nel Consensus in Theology? Ed. Leonard Swidler (Philadelphia: Westminster Press, 1980), p. 5.

[4] David Tracy, Blessed Rage for Order (Rabbia benedetta per l'ordine) (New York: Seabury Press, 1975), pp. 6-7.

[5] Da una lettera di Sr. Joan Gormley, N.S.D., Superiora delle suore di Nostra Signora di Namour per la provincia del Maryland, citata nella "Fellowship of Catholic Scholars Newsletter" (Giugno 1960), p. 18.

[6] R. Barr, Editoriale, Today's Parish (Gennaio 1980), p. 5 e seg.

[7] S. Agostino, Sulla Dottrina Cristiana, II, VII, 9 (38-9)

[8] In un periodo di diciotto mesi la U.S. Catholic ha pubblicato articoli che attaccavano l'insegnamento della Chiesa sulla moralità sessuale, e che mettevano in dubbio la realtà dell'inferno e l'autorità dell'insegnamento del papa, spesso in tono estremamente irrispettoso e superficiale. Perora regolarmente l'ordinazione delle donne ed ha attribuito a cinque arcivescovi e vescovi americani il "Premio U.S. Catholic" per la promozione della causa delle donne nella Chiesa. Cf. gennaio 1980, p.1; aprile 1980, pp. 2, 37-40; luglio 1980, p.46; agosto 1980, pp. 26-31; novembre 1980, pp. 20-26; gennaio 1981, pp. 2-3; febbraio 1981, pp. 31-32; marzo 1981, pp. 31-38; maggio 1981, pp. 7-9.

[9] Elisabeth Farians, "Andover-Newton Quaterly" (Marzo 1972), p.199. Esempi abbondanti di questo modo di far teologia ed esegesi tra gli studiosi cattolici sono contenuti nel volume pubblicato di recente nella serie del Concilio: "Women in a Men's Church", Ed. Virgil Elizondo and Norbert E. Greinacher (New York: Seabury Press, 1980).

[10] R.C. Devor, "When We're Blindsided by the Gospel" Encounter (Autunno 1975), p.381.

[11] Ralph Martin, "Husbands, Wives, Parents, Children", (Ann Arbor, Mich.: Servant Books, 1978).

 

[12] Purtroppo i rilievi della Sig.ra Curran sul piano di Vita Familiare dei Vescovi Americani sono risultati piuttosto accurati.

Il Piano, che aveva lo scopo di portare la Chiesa Cattolica Americana verso il rinnovamento della vita familiare nel

decennio 1980, è molto nebuloso e si concentra principalmente su un procedimento di ascoltare la gente, dando 

l'impressione che forse Dio e la Chiesa non avessero molto da dire sulla vita familiare. Non vengono trattate le fondamenta della vita familiare secondo la Scrittura, né l'intera questione di cosa dice la Parola di Dio sull'argomento. Le sole fondamenta dell'insegnamento offerte in questo campo critico è una selezione assai parziale di citazioni da documenti recenti della Chiesa che però omettono le sfide e le parti "dure" della Parola di Dio anche come è presentata nei documenti contemporanei. (Vedi Parish Family Ministry Resources, pubblicato dalla United States Catholic Conference Commission sul Matrimonio e la Vita Familiare, e più precisamente, "Il Piano di Azione Pastorale per il Ministero nelle Famiglie: una Visione e una Strategia.")

   Il seguente è l'estratto di un foglio non pubblicato: "Salvezza per la Famiglia Cristiana: Nuovi Programmi o Nuova Cultura, Critica del Piano di Azione Pastorale per il Ministero nelle Famiglie," scritto da Padre John Dreher:

q       Il sottotitolo del Piano è: "Visione e Strategia." La lettura della descrizione del Piano indica che si tratta più di una strategia d'azione che di una visione.

q       Il piano è in primo luogo un procedimento graduale di COME procedere per fondare dei programmi per il ministero presso le famiglie. La sua praticabilità ed il suo orientamento per l'azione lo rendono attraente per gli americani... ma la cosa sorprendente è che nel Piano non viene specificato COSA dare ... La caratteristica più rilevante del Piano è un procedimento di "ascolto" della gente. Per la mentalità democratica moderna risulta attraente determinare come saremo serviti, ma SE debba esser lasciato interamente alle famiglie cristiane definire chi esse sono, è la domanda centrale che io pongo in questa critica...

Credo che il problema che sta oggi di fronte alle famiglie cristiane sia più quello di risolvere la sua posizione nella cultura moderna che non la mancanza di servizio programmatico da parte della Chiesa. Ritengo che il problema abbia radici più profonde di quelle intraviste dal Piano e che la "salvezza della famiglia" sia più questione di conversione che di ministero, più questione della cultura e del modello stesso di famiglia che di svolgere presso di essa un ministero mentre rimane nell'odierno modello operativo. Il problema è se oggi il Piano per la Vita Familiare non dovrebbe in primo luogo porre l'enfasi sull'esame, alla luce della rivelazione, la natura di base e le relazioni fondamentali della famiglia e non solo il sevizio. Se la visione è di primaria importanza, la preoccupazione più importante allora deve esser quella di ascoltare il Creatore e Colui che è Padre di ogni famiglia. Ciò non significa rifiutarsi di ascoltare la gente, ma accertarsi di avere la mente di Cristo che ci permette di capire cosa dice la gente.

[13] Dolores Curran, St. Antony Messenger (Gennaio 1979), p.48.

[14] "Readers Forum," The Catholic Messenger, (Davenport, Iowa) (13 Settembre, 1979), p.8.

[15] S. Ippolito di Roma, "Frammenti" In Eusebio, Storia della Chiesa, 5, ch.28.

[16] Costituzione Dogmatica sulla Rivelazione divina, III,11, 'I Documenti del Vaticano II,' ed. Walter Abbott, S.J. (New York: America Press, 1966), pp. 118-19.

[17] LOR (3 Dicembre, 1979), p.8, discorso alla Commissione Teologica Internazionale, 26 Ottobre, 1979.

[18] LOR (17 Aprile 1979), p.12, Dichiarazione riguardante il libro: "Quand je dis Dieu," di Padre Pohier, edito dalla

Congregazione per la Dottrina della Fede.

[19] LOR (17 Aprile, 1979), p.12.

[20] LOR (13 Luglio, 1981), pp. .4-5, Lettera dalla Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede a Padre E. Schillebeeckx.

[21] Harvey D. Egan, S.J., "Revisioni: Gesù: Esperimento in Cristologia," NCR (27 Luglio, 1979), p.14.

[22] Harvey D. Egan, S.J., "Revisioni: Gesù: Esperimento in Cristologia," NCR (27 Luglio, 1979), p.14.

[23] Harvey D. Egan, S.J., "Revisioni: Gesù: Esperimento in Cristologia," NCR (27 Luglio, 1979), p.14.

[24] Cardinale William Baum, "The Distinctiveness of Christian Morality," discorso tenuto presso il Simposio sui Principi

della Vita Morale Cattolica (1 Giugno, 1979), pp. 3,4). Il documento citato qui dal Cardinal Baum è il Mysterium Ecclesiae

della Congregazione della Dottrina della Fede (24 Giugno, 1973).

[25] Costituzione Dogmatica sulla Rivelazione Divina, I,6, I Documenti del Vaticano II, ed. Walter M. Abbott, S.J., 25.

(New York, America Press, 1966), p.114.

[26] Catechesi Tradendae, VIII, 60, LOR (12 Novembre, 1979), p.9.

[27] Catechesi Tradendae, VIII, 60.

[28] William G. Doty, Contemporary New Testament Interpretation (Englewood Cliffs: Prentice Hall, 1972), p.19.

[29] James Dunn, "Demythologising - The problem of Myth in New Testament," New Testament Interpretations, ed.

Howard Marshall (Grand Rapids, Mich.: Wm. B. Eerdmans Publishing Co., 1978), p.300.

[30] Vedi G. Maier, The End of the Historical Critical Method (St. Louis: Concordia Publishing House, 1977); W. Wink,

 The Bible in Human Transformation: Toward a New Paradigm for Biblical Study (Filadelfia: Fortress Press, 1977); Peter Stuhlmacher, Historical Criticism and Theological Interpretation of  Scripture (Filadelfia: Fortress Press, 1977); George T.

Montague, S.M., "Hermeneutics and the Teaching of Scripture," The Catholic Biblical Quarterly (Gennaio, 1979), pp.1-17);

e saggio di S. Clark: "Modern Approaches to Scriptural Authority," Christianity Confronts Modernity, ed. Peter

Williamson e Kewin Perrotta (Ann Arbor, Mich.: Servant Books, 1981), pp. 163-186.

[31] R.E. Brown, S.S., "The Myth of the Gospels Without Myth," Messaggero di S. Antonio (Maggio 1971, pp. 47-48.

[32] Sr. Ann Patrick Ware, citata nella Evangelical Newsletter 4 Aprile, 1980), p.1, dal suo discorso in un raduno di

femministe tra varie fedi (interfede?) a New York City.

[33] Mary Daly, Beyond God the Father (Boston: Beacon Press, 1973).

[34] "Sapevo che Baal era un vero dio, la rivelazione del mistero della vita, l'espressione delle profondità dell'essere che era penetrato nella vita della gente e che aveva dato loro la chiave del mistero della morte e della rinascita... Quanto ai difetti di Baal, erano questi più spettacolari di quelli del Dio biblico o Messia, o non forse di meno? ... Non potrei prestare obbedienza a nessun "dio geloso" a livello di particolarità storica…  Non le potevo dire (una suora) che la mia devozione a Maria era un po' inferiore a quella verso femmine più potenti che conoscevo: Iside, Atena, Artemisia." Rosemary Ruether, citato in Journeys: The impact of Personal Experience on Religious Thought [New York: Paulist Press, 1976).

[35] D.E. Miller, "The Truth of the Christian Fiction: Belief in the Modern Age," The Christian Century (31 Gennaio,

1979), pp. 97-100. Vedi anche Robert M. Price, "The Personal Savior - Reclaiming the Language of Piety," The Reformed

Journal' (Agosto, 1981), pp. 10-14.

[36] D.E. Miller, "The Truth of the Christian Fiction: Belief in the Modern Age," The Christian Century (31 Gennaio,

1979), pp. 97-100. Vedi anche Robert M. Price, "The Personal Savior - Reclaiming the Language of Piety," The Reformed

Journal' (Agosto, 1981), pp. 10-14.

[37] Cardinal William Baum, "Doctrine and the Ecumenical Movement," discorso tenuto al Seminario Nazionale per l'Unità

Cristiana, pubblicato in 'Origins' (10 Maggio, 1979), p.750.

[38] Padre William Most ha fatto moltissime ricerche riguardo alla questione se la Chiesa Cattolica abbia mai cambiato, nel senso di ripudiato, qualcosa che in precedenza aveva insegnato nel campo della fede e della morale. Egli dichiara: "Sì, vi sono affermazioni di molti errori fatti dalla Chiesa. Personalmente ho controllato ciascuno di essi - inclusi molti di quelli riferiti su questa colonna - e ne ho trovato solo uno in 2000 anni che non è annacquato: il caso di Galileo. Ma ciò non fu a causa dello stesso Papa, ma solo di un'agenzia Vaticana. E, alla base, non era questione di dottrina, ma di scienza naturale," (National Catholic Register, [15 Giugno, 1980], p.5) Padre Most tratta molte questioni correlate a questo argomento nella sua colonna sul National Catholic Register, ed anche nel suo libro: The Consciousness of Christ (Front Royal, Virginia: Christendom Publications, 1980).

[39] LOR (2 Marzo, 1981), p.5, dalla messa del 19 Febbraio, 1981.

[40] Arcivescovo Joseph Bernardin, "On the Teaching of Religion in the Archdiocese," Discorso agli Educatori Religiosi

(Cincinnati, Ohio).

Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 15:39.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com