CAPITOLO 5 La chiesa, il pentimento e la fede

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MARIOCAPALBO
00martedì 7 febbraio 2012 20:28

Chiesa e rinnovamento

CAPITOLO 4

La chiesa, il pentimento e la fede

 

 

 

Sono nato in una famiglia cattolica e ho frequentato le scuole elementari e superiori cattoliche e anche l'università cattolica. Tuttavia non sono soltanto un cattolico accidentale, per cultura o per inerzia; sono cattolico per convinzione.

Ø      Credo che insito nello stesso atto di fede in Gesù vi è la Chiesa e che sia impossibile avere Gesù nell’isolamento individuale, senza la Chiesa.

Secondo quanto ha esposto il Vaticano II: “Tutti coloro che, nella fede, volgono lo sguardo a Gesù, autore della salvezza e principio di unità e di pace, Dio li ha radunati insieme e li ha stabiliti come Chiesa, affinché questa possa essere per ciascuno e per tutti il sacramento visibile di questa unità salvifica.”[1]

 

Oppure, come si è espresso di recente il Cardinal Ratzinger: “La Chiesa non è un’istituzione che si impone sulla fede dal di fuori e crea una struttura organizzativa per le attività collettive dei fedeli; essa fa parte dello stesso atto di fede. L' “io Credo”, è sempre anche un “noi crediamo.”[2]

Ø      Io credo in ciò che la Chiesa cattolica insegna riguardo a se stessa. Credo che Cristo abbia fondato la Chiesa Cattolica e che in essa sussista la pienezza dei mezzi di salvezza.

Ø      Credo che la Chiesa Cattolica sia fondata sulla Bibbia, che nel suo sviluppo dottrinale sia stata guidata dallo Spirito Santo e che niente di quanto insegna a livello ufficiale sia in contraddizione con la Scrittura.

Ø      Secondo quanto dice il Vaticano II:Questa è la sola chiesa di Cristo che nel Credo professiamo essere una, santa, cattolica e apostolica, che dopo la Sua risurrezione, il nostro Salvatore affidò alla sollecitudine pastorale di Pietro (Gv 21,17), incaricando lui e agli altri apostoli di diffonderla e governarla (vedi Mt 28,18), e che Egli ha suscitato per ogni epoca quale “pilastro e fondamento della verità” (1 Tm 3,15).

Ø      Questa chiesa, costituita e organizzata in forma di società nel mondo presente, sussiste nella Chiesa Cattolica, che è governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui.”[3]

 

Credo inoltre, secondo gli insegnamenti della Chiesa, che quei cattolici convinti che la vera Chiesa di Cristo viva nella Chiesa Cattolica, e che tuttavia la abbandonano, mettano a repentaglio la propria salvezza: “Perciò non potranno essere salvati coloro che, sapendo che la Chiesa Cattolica è stata fondata – perché ritenuta necessaria – da Dio per mezzo di Cristo, si rifiutano di entrarvi o di rimanere in essa.”[4]

Ø      Inoltre credo, come anche la Chiesa Cattolica, che molti dei mezzi di salvezza e doni dello Spirito Santo esistano anche nelle molte altre chiese e comunità cristiane, al di fuori dei confini istituzionali della Chiesa Cattolica.

 

Secondo quanto è indicato nel Concilio Vaticano II: “La Chiesa sa di essere in molti modi unita ai battezzati che si pregiano del nome di cristiani, ma che tuttavia non professano la fede cattolica nella sua interezza o che non hanno preservato l'unità e la comunione sotto il successore di Pietro … si può dire che questi cristiani siano davvero uniti a noi nello Spirito Santo perché, attraverso i Suoi doni e le Sue grazie, la Sua potenza santificante agisce attivamente anche in loro e ne ha rafforzati alcuni fino allo spargimento del sangue.”[5]

 

            Nel Decreto sull'Ecumenismo troviamo una dichiarazione ancora più forte:

 

È pur vero che quanti sono stati giustificati per la fede nel battesimo sono incorporati in Cristo; hanno quindi il diritto di essere chiamati cristiani, ed è gusto che siano accettati come fratelli dai figli della Chiesa Cattolica.

Ø      Inoltre alcuni, e persino numerosi dei più notevoli elementi e doni naturali che insieme contribuiscono a formare e a dar vita alla stessa Chiesa, possono esistere al di fuori dei confini visibili della Chiesa Cattolica:

-        la Parola scritta di Dio; la vita di grazia, fede, speranza e carità, assieme agli altri doni interiori dello Spirito Santo, come pure elementi visibili.

-        Tutte queste cose, che provengono da Cristo e che riconducono a Lui, appartengono di diritto all'unica Chiesa di Cristo… Ne consegue che

-        le Chiese e le comunità separate in quanto tali, pur nella convinzione che subiscano i difetti già menzionati, non siano state in alcun modo private di valore e di importanza nel mistero della salvezza.

Lo Spirito di Cristo infatti non si è astenuto dal servirsi di loro quali mezzi di salvezza che ricevono efficacia dalla stessa pienezza di grazia e di verità affidate alla Chiesa Cattolica.”[6]

 

Il Concilio ci sollecita a “riconoscere e apprezzare” questi doni ed opere dello Spirito al di fuori dei limiti della Chiesa Cattolica:

Ø      “I cattolici devono riconoscere e apprezzare con gioia gli attributi veramente cristiani della nostra comune eredità che si trovano tra i nostri fratelli separati. È cosa giusta e salutare riconoscere le ricchezze di Cristo e le opere virtuose nella vita di altri che rendono testimonianza a Cristo, talvolta fino allo spargimento del sangue. Dio, infatti, è sempre meraviglioso nelle Sue opere e degno di ogni lode.

Ø      “Né dovremmo dimenticare che tutto quanto è prodotto dalla grazia dello Spirito Santo nel cuore dei nostri fratelli separati può contribuire alla nostra edificazione personale. Tutto ciò che è veramente cristiano non è mai contrario a ciò che davvero appartiene alla fede; e in realtà, può sempre produrre una più perfetta consapevolezza dello stesso mistero di Cristo e della Chiesa.”[7]

 

Credo inoltre che molti aspetti del messaggio cristiano, in un dato tempo e luogo, possano essere meglio compresi e messi più fedelmente in pratica in queste chiese e comunità, di quanto possano esserlo in un dato tempo e luogo nella Chiesa Cattolica. E sono convinto che

Ø      la Chiesa Cattolica, per un verso o per l'altro, abbia sempre bisogno di rinnovamento e di riforma.Ecclesia semper reformanda” è un principio accettato dalla Chiesa Cattolica e non solo dalle chiese della Riforma: “La Chiesa tuttavia, stringendo al seno i peccatori, allo stesso tempo santa e sempre bisognosa di purificazione, segue di continuo il sentiero della penitenza e del rinnovamento.”[8]

O ancora, come dichiara il Concilio: “Cristo chiama la Chiesa, mentre prosegue nel suo pellegrinaggio, a quella riforma continua di cui ha sempre bisogno, in quanto è un’istituzione formata da uomini qui sulla terra.

Ø      Ne consegue che, se in varie epoche e circostanze vi sono state deficienze nella condotta morale o nella disciplina della Chiesa, o persino nella formulazione dell'insegnamento da parte della Chiesa – da distinguersi accuratamente dallo stesso deposito della fede – al momento opportuno questi dovrebbero essere corretti nel modo adeguato.”[9]

 

Credo che la stessa Chiesa Cattolica sia stata ferita ed impoverita dalla disunione dei cristiani, come tutti i cristiani sparsi per il mondo sono stati feriti e impoveriti dalla nostra disunione, e che

Ø      tutti abbiamo molto da imparare gli uni dagli altri mentre lo Spirito agisce per riportarci alla comunione reciproca e mentre tutti noi, nell'umiltà, seguiamo il sentiero del pentimento e del rinnovamento.

Ciò che Padre Cantalamessa rileva riguardo alle separazioni tra cattolici e ortodossi, si può applicare anche all'intero corpo di Cristo spezzato:

 

Come nel mistero Trinitario è stato dato alla Chiesa Orientale di sperimentare una profondità maggiore della Trinità delle persone ed alla Chiesa Occidentale l'unità della natura, e

-        come nel mistero della redenzione alla Chiesa Orientale è stato dato di porre un maggior valore sull’Incarnazione ed alla Chiesa Occidentale sul mistero Pasquale,

-        così, nell'ambito dello stesso mistero Pasquale è stato dato alla Chiesa Orientare di attribuire un maggior valore alla risurrezione ed alla Chiesa Occidentale alla Passione.

-        Ciò è avvenuto per renderci dipendenti gli uni dagli altri e per dar luogo all’esigenza dell'unità ecumenica proprio a partire dalla profondità del mistero che celebriamo insieme. È come se per ogni grande mistero Dio avesse fatto due “chiaviche vanno usate insieme, e ne ha consegnate una alla Chiesa Orientale e l'altra alla Chiesa Occidentale, affinché né l'una né l'altra potessero aprire o raggiungere la pienezza della verità senza l'altra.

Come dice un antico assioma: “Non potete raggiunge un mistero così grande attraverso una sola via.”[10]

 

Dalla storia della salvezza risulta chiaro come persino quelli che sono stati oggetto di una scelta speciale di Dio, che sono stati chiamati, ai quali Dio ha concesso doni speciali e fatto promesse eterne,

Ø      possono deviare dai Suoi scopi, essere afflitti dal fatto di considerarsi giusti, dalla cecità spirituale, dalla durezza di cuore, tiepidezza e indifferenza, e arrivare così a pervertire le cose più sante dimenticandosi poi di Lui.

Ø      La storia di Israele, luce delle pupille di Dio, è una modesta reminiscenza di come l'essere considerati speciali, scelti, chiamati, incaricati e dotati non renda le persone immuni della più sciagurata infedeltà e idolatria, con le sue più pietose conseguenze, umiliazioni, castighi e purificazione.

Ø      La storia della Chiesa contiene molti paralleli. Ma nella storia sia di Israele sia della Chiesa,

se l'infedeltà può portare al giudizio, il giudizio può portare al pentimento e il pentimento alla restaurazione della grazia, della vita e della produttività.

 

Come abbiamo visto dall'indagine sulla situazione della Chiesa Cattolica fatta nei primi capitoli, risultano chiaramente evidenti diverse cose. Una di queste è che

Ø      quando Gesù è veramente innalzato e proclamato con fiducia e con gioia, nella potenza dello Spirito Santo, molte persone vengono attratte a Lui e si ha una crescita della Chiesa.

Ø      Un'altra cosa è che là dove il messaggio non è chiaro, dove c'è confusione dottrinale e morale, dove Gesù non è al centro e lo Spirito Santo non è libero di agire, è difficile che si unisca qualche persona nuova mentre molti di quelli che frequentavano se ne vanno verso un paganesimo concreto o per unirsi ad altre chiese. Lezioni semplici ma profonde.

Questo è un messaggio e queste sono lezioni che molti di noi nella Chiesa Cattolica abbiamo bisogno di capire in modo pratico e spirituale, ma è una via con molti ostacoli. Consideriamo ora più da vicino alcuni degli ostacoli che ci impediscono di ascoltare ciò che lo Spirito dice oggi alla Chiesa, e di rispondere adeguatamente.

 

L'orgoglio cattolico

 

Al centro del piano della creazione e della redenzione di Dio vi è un grande mistero di incarnazione.

Ø      Dio ha scelto di creare e ora sceglie di redimere attraverso il materiale, creature fatte di carne e di sangue come noi.

Ø      Per portare a compimento i Suoi scopi, nel Suo piano Egli sceglie tribù, popoli, individui e nazioni particolari, in tempi diversi.

Ø      E a causa della nostra natura caduta e dell'inclinazione all'egoismo e al peccato, anche dopo la fede e il battesimo e dopo esser stati scelti, chiamati e aver ricevuto dei doni, queste cose si portano dietro un pericolo spirituale al quale troppo spesso tutti soccombiamo:

L'ORGOGLIO. Proprio come avvenne per l'umanità presso la Torre di Babele, possiamo usare i nostri doni per “farci un nome per noi stessi (Gn 11,4) in un’espressione di orgoglio individuale e di gruppo.

Ø      E ciò che nella specificità della Sua scelta doveva risplendere per la gloria di Dio, è stato deviato a gloria della creatura, dell'istituzione o della nazione.

-        Così va a finire che noi glorifichiamo noi stessi anziché Lui, e afferriamo per noi stessi i tesori che ci sono stati affidati, anziché darli gratuitamente agli altri.

-        Ci serviamo del fatto che Dio ci ha scelti come metodo per tiranneggiare sugli altri e sottometterli, anziché servirli. Facciamo uso della nostra identificazione istituzionale come mezzo per foraggiare il nostro ego. Attribuiamo a noi stessi le conquiste dell'istituzione.

Ø      Per NON aver permesso alla grazia di Dio di guarirci ad una profondità sufficiente, dobbiamo affrontare la nostra insicurezza e abbiamo bisogno di sentirci superiori e migliori degli altri; e ci pavoneggiamo proprio con quei doni che Dio ci ha dato, in modo tale da offendere e provocare antagonismi anziché costituire un invito per gli altri.

 

Un commentatore dell'opera del Cardinal Newman espone il concetto con chiarezza: “Newman rivolge domande anche a noi cattolici.

Ø      Se siamo cattolici perché in primo luogo siamo “uomini dell’organizzazione” o perché per natura gravitiamo verso i “grandi battaglioni”;

-        se indulgiamo nell'adulare le persone in autorità; se siamo disposti al compromesso sul principio o ad accettare l'opinione della maggioranza per mantenere la pace; se soprattutto, non intendiamo impegnarci seriamente per incontrare Dio e Cristo nella preghiera,

-        allora Newman sarà, o piuttosto è, segno di contraddizione anche per noi.

Ø      Se ci serviamo della Chiesa, dei suoi sacramenti, della sua organizzazione, storia e cultura, come di schermi dietro i quali nasconderci onde evitare un confronto diretto col Dio vivente, allora anche noi abbiamo bisogno di Newman e dei suoi scritti, anche noi abbiamo bisogno di una conversione.[11]

Poco a poco subentra l'orribile tendenza a credere che, in qualche modo, ci meritiamo i doni che ci sono stati concessi o, peggio ancora, che siamo noi l'origine o la causa di quei doni.

Ø      Gradualmente abbiamo l'orribile tendenza ad agire come se fossimo noi a controllare o a possedere Dio, il che produce una terribile ristrettezza di orizzonte riguardo a Dio e ai Suoi scopi e una perversione dell'individuo, dell'istituzione o nazione che erano stati chiamati, scelti e arricchiti dei Suoi doni.

Ø      E posiamo finire col vantarci proprio di quei doni che abbiamo davvero ricevuto in una maniera che offende profondamente Dio, distorce il Suo piano e produce in noi una terribile ristrettezza morale, bigottismo e cecità spirituale.

Sia il Vecchio che il Nuovo Testamento sono pieni di avvertimenti profetici ed apostolici che ci mettono in guardia contro questa tendenza pericolosa.

 

Il profeta Geremia vide quanto potesse essere rivoltante e deplorevole questa orgogliosa illusione:

Ø      “Così dice il Signore degli Eserciti, il Dio di Israele: Correggete le vostre vie e le vostre azioni, e Io vi lascerò abitare in questo luogo.

Ø      Non confidate in queste parole ingannevoli: 'Questo è il tempio del Signore, il tempio del Signore, il tempio del Signore!' Se infatti correggerete davvero le vostre vie e il vostro comportamento, se praticherete davvero la giustizia gli uni verso gli altri, se non opprimerete il forestiero, l’orfano o la vedova, né verserete in questo luogo sangue innocente, e se non seguirete altri dei a vostro danno, allora

Io vi lascerò abitare in questo luogo, nella terra che nei giorni antichi ho dato ai vostri padri per sempre” (Ger 7,3-7).

 

Tutto ciò che riguardava il tempio era dono di Dio, ed era esattamente ciò che Egli voleva.

Ø      Per Israele fu un dono incredibile e tuttavia, anziché rispondere con gratitudine, umiltà e col desiderio di servire e di dare – con autentica santità – ai tempi di Geremia la reazione fu di compiaciuto orgoglio.

Ø      Mi spiace dover ammettere di aver sentito tra noi cattolici dei ritornelli non troppo dissimili da quelli del tempo di Geremia: “Siamo NOI l'unica vera Chiesa, l'unica vera Chiesa, l'unica vera Chiesa” – non dichiarare semplicemente ciò che la Chiesa crede riguardo a se stessa ma un orgoglio compiaciuto che è insieme insensibile verso gli altri e inefficace nel comunicare i tesori di Cristo affidati alla Chiesa Cattolica.

Ø      Un “iper-cattolicesimo” può talvolta mascherare le necessità psicologiche di far parte di un sistema rigido con rivendicazioni elitarie di essere “più santo di te” attraverso l'appartenenza e l'associazione, anziché attraverso una reale trasformazione in Cristo.

 

Uno degli sviluppi positivi avvenuto negli anni recenti è il risveglio dell'apologetica cattolica.

Ø      Di fronte all'ignoranza di molti cattolici riguardo alla loro Fede e agli attacchi aggressivi di alcuni evangelici, c'è stata una notevole rinascita dell'apologetica cattolica. Libri, riviste e conferenze sono tutti un valido aiuto per i cattolici, per meglio capire la loro Fede e difenderla quando è attaccata.

-        In parallelo c'è stata una maggiore pubblicità su eminenti personaggi protestanti divenuti cattolici. Mentre sono convinto che alla radice questa è un'opera dello Spirito Santo, talvolta mi preoccupo che possa portarvi il suo contributo anche il tipo sbagliato di orgoglio cattolico e di paura.

-        Talvolta ho provato dolore nel sentire che le opinioni dei protestanti venivano messe in ridicolo ed espresse in caricatura, mentre i “convertiti” al cattolicesimo venivano esibiti come trofei, come si trattasse di una rivalità.

-        Il fatto che ovviamente questo sia il modo in cui i cattolici convertiti al protestantesimo siano stati spesso resi di dominio pubblico non significa certo che noi dovremmo rispondere allo stesso modo. Questo non è certo lo Spirito di Cristo, né il sentiero su cui lo Spirito Santo ha indirizzato la Chiesa nel Vaticano II:

Ø      La sacra teologia e altri rami di conoscenza, in specie quelli di natura storica, vanno insegnati col dovuto rispetto del punto di vista ecumenico, in modo che possano corrispondere il più esattamente possibile ai fatti.

È importante che i futuri pastori e sacerdoti acquistino padronanza di una teologia accuratamente elaborata in questo modo, e non su base polemica, in specie riguardo alle relazioni dei fratelli separati verso la Chiesa Cattolica.”[12]
MARIOCAPALBO
00martedì 7 febbraio 2012 20:28

Il Concilio inoltre, in questioni pertinenti la nostra disunione come cristiani, ci invita a uno spirito di pentimento, di umiltà, di rinnegamento di sé e di carità.[13]

Ø      Monsignor Gorge Kelly una volta mi riportò che Papa Pio XII era talmente preoccupato del fatto che non si facesse riferimento alla Chiesa Cattolica solo come ad una ideologia o a un “ismo”, che in una delle sue allocuzioni raccomandò di non usare la parola cattolicesimo.

 

Un punto simile riguardo all'astrazione del termine “cristianità” lo fa anche il Cardinal Groër, Arcivescovo di Vienna: “Di fatto la cristianità non esiste. Cristo esiste, la gente esiste, esistono gli uomini che si convertono a Lui… Non la troviamo al di fuori di questo.”[14]

Ø      Se nei discorsi normali di ogni giorno resta difficile fare un riferimento logico alla sostanza della nostra Fede, ossia alla relazione personale col Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, è utile farlo ogni volta possibile perché

Ø      parole come cattolicesimo e cristianesimo permettono con troppa facilità a una persona di intrattenere immagini che non toccano l'essenza della fede, la relazione personale con Dio Stesso. È fin troppo facile pensare al “cattolicesimo” o al “cristianesimo” semplicemente come a una ideologia, a un sistema o a una istituzione in competizione, anziché all'espressione di un incontro col Dio vivente, cosa che invece è di fatto.

 

L'Apostolo Paolo si rese conto di come altri grandi doni di Dio come la legge e la circoncisione, potessero avere la funzione perversa di accrescere l'orgoglio anziché produrre umiltà (Rm 2,17-29). E come Paolo si esprime in un altro punto: “Poiché in Cristo Gesù essere circoncisi o essere circoncisi conta nulla, ma conta solo la fede che opera attraverso l'amore” (Gal 5,6).

Ø      Un teologo ortodosso racconta una storia interessante che illumina ciò che qui stiamo cercando di capire:

“Una volta a un sant'uomo fu rivolta la seguente domanda:

-        Come mai le persone molto religiose – che vanno in chiesa, accendono candele e baciano icone – come mai proprio queste invece di migliorare diventano peggiori?

-         La riposta è semplice, rispose il sant'uomo: quelle persone in realtà non vogliono Dio. Vogliono qualcos'altro – qualsiasi altra cosa che va dall’avere un compito importante, all'essere un profeta, all'avere una vita felice, a essere in salute, ricco e saggio.

-        Esistono cose come l'edonismo spirituale, l'avidità spirituale, l'avarizia spirituale. Possiamo arrivare persino a voler essere santi per amore della santità, anziché per amore di Dio. Allora il nostro desiderio diventa impuro… È talmente facile volere qualcosa di diverso da Dio.”[15]

Ovviamente queste tendenze sono profondamente radicate nella natura umana, e si esprimono in parallelo anche nei contesti protestante e pentecostale.

 

Il fatto di avere la legge non ha mai “giustificato” nessuno, eppure certi Ebrei si vantavano solo perché possedevano la legge, dimenticando di far notare che non la stavano osservando, e in realtà non erano in grado di farlo senza l'immeritata misericordia di Dio.

Ø      Altri si vantavano di essere circoncisi, concentrandosi sul segno esteriore, e totalmente accecati alla sostanza della fede e del dono che quel segno significava.

Ø      Anche tra i cattolici vi è la tendenza a vantarsi del pieno possesso della verità all'interno della Chiesa Cattolica, mentre trascuriamo di vedere quanto siamo lontani dal viverla;

-        e di concentrarci sui segni esteriori, come ad esempio i sacramenti, senza renderci conto o senza vivere il significato di quelle cerimonie e di quei segni.

Si potrebbe dire quello che Paolo disse degli Ebrei: “Si è cattolici interiormente, poiché essere cattolici è un fatto del cuore, nello spirito, non nella lettera.”

 

Lo stesso Gesù ebbe alcuni dei Suoi scontri più ostili proprio con dei leader religiosi che si ritenevano giusti e che con aria di sufficienza avevano pervertito la religione di cui erano i legittimi custodi.

Ø      La combinazione dell'orgoglio con il potere e l'ipocrisia è mortale, eppure è qualcosa da cui tutti ci dobbiamo guardare: “Gesù allora disse alle folle e ai Suoi discepoli: 'Gli scribi e i farisei si siedono sul seggio di Mosè; quindi osservate e mettete in pratica tutto ciò che vi dicono, ma non ciò che fanno; perché predicano, ma non mettono in pratica” (Mt 23, 1-3).

 

è      Guai a voi scribi e farisei ipocriti! Pagate la decima sulla menta, sull'aneto e sul cumino, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia, e la fede. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!” (Mt 23, 23-24).

Nel nostro zelo è possibilissimo concentrarsi su cose secondarie, che possono oscurare concretamente ciò che è di importanza primaria e così “ fare da un briciola di pane una montagna”:

è      Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto mentre all'interno sono pieni di rapina e d'intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere e del piatto, affinché anche l'esterno diventi netto!” (Mt 23, 25-26).

è      Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno sono belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all'esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni di ipocrisia e d'iniquità” (Mt 23, 27-28).

 

Parlare del cambiamento personale che deve procedere dall’interno verso l'esterno è diventato cosa comune.[16] C’è un concetto vero in questa frase.

Ø      Se il peso delle pratiche esteriori che ci assumiamo va oltre la nostra trasformazione, guarigione e libertà interiore, si possono verificare gravi distorsioni della “vera religione”. 

Ø      Entrambe le chiese, le protestanti e la cattolica, sono rimaste colpite, e umiliate si spera, dalla rivelazione di gravi ipocrisie manifestate in posizioni importanti o di leadership.

Nel suo eccellente libro La vita nella Signoria di Cristo, Padre Cantalamessa indica alcuni dei modi più subdoli in cui la “pietà” può nascondere una impurità che opera come una forma di idolatria.

 

L'accusa specifica rivolta dall'apostolo contro le persone “pie” è che “stanno facendo esattamente le stesse cose” per le quali giudicano gli altri. Ma in che senso?

Fanno forse materialmente le medesime cose? Talvolta è vero anche questo (cf. Rm 2, 21-24); ma egli si riferisce in particolare all'essenza che è empietà e idolatria.

Ø      Nel mondo in cui viviamo è presente una forma mascherata di idolatria. Se “inchinarsi davanti all'opera delle nostre maniè idolatria (cf. Is 2,8; Os 14,4), se “mettere la creatura al posto del Creatore” è idolatria, allora io sono un idolatra ogni volta che metto la creatura – la mia creatura, l'opera delle mie mani – al posto del Creatore.

Ø      La mia creatura potrebbe essere la casa, o la Chiesa che ho costruito, la famiglia che ho formato, il figlio a cui ho dato la vita (quante madri, persino cristiane, inconsciamente fanno del loro figlio un Dio, specialmente se è figlio unico!); potrebbe trattarsi del lavoro che faccio, della scuola che dirigo, del libro che scrivo…

-        Poi c'è il mio “io”, il principe degli idoli. L'idolatria in realtà si basa sempre su una auto-latria, l'adorazione di se stessi, l'amore di se stessi, il mettere innanzitutto se stessi al centro del mondo, sacrificando a questo ogni altra cosa.

-        La “sostanza” è sempre l'empietà, la non-glorificazione di Dio, ma sempre e solo del proprio ego.

-        È anche il servirsi di Dio per il nostro successo e affermazione personale.

Ø      Se è vero che spesso chi difende i diritti dell'uomo difende in realtà i propri diritti, non è meno vero che spesso chi difende i diritti di Dio e della Chiesa in realtà difende se stesso e i propri interessi. È per questo motivo che persino oggi “il nome di Dio à bestemmiato tra i pagani” (cf. Rm 2,24). Il peccato che Paolo denunciava negli Ebrei (in tutta la lettera ai Romani) era che essi cercavano la propria giustizia e gloria persino nel modo in cui osservavano la legge di Dio.[17]

 

Amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare 'rabbi' dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare 'rabbi', perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno 'padre' sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare 'maestri', perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato” (Mt 23, 6-12).

           

Esiste il pericolo, evidenziato realisticamente da Gesù, della leadership che davvero è data da Dio, che però agisce in modo tale da bloccare l'accesso della gente a Dio e ad una relazione con Lui.

Ø      I leader non devono essere un ostacolo o sostituire la propria relazione con Dio a quella della gente: il loro dovere è piuttosto quello di aiutare ciascuno ad avere con Dio una relazione diretta e personale.

Ø      Nella relazione con Dio, leader e persone guidate sono fratelli oppure, secondo una traduzione diversa, sono: “tutti apprendisti”, e compagni di scuola.[18] Questo ovviamente si applica ad ogni livello di leadership, clericale o laica, istituzionale o “carismatica”.

Il Cardinal Ratzinger fa dei salaci commenti sull'applicabilità di questo testo riguardo a come oggi funziona la leadership nella Chiesa:

Ø      È chiaro che la gerarchia eccessiva e la falsa dignità d’ufficio coltivati dagli Ebrei è messa in contrasto con la fraternità indifferenziata dei cristiani.

-        E non possiamo evitare l'enorme sfida che questo testo ci pone davanti: La nostra realtà contemporanea di cristiani non somiglia forse più al sistema gerarchico degli Ebrei, condannato da Gesù, che alla illustrazione che Egli ci ha dato della fratellanza cristiana?”[19]

è      Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci” (Mt 23,13).

è      Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti” (Mt 23, 29-31).

 

Vi sono leader che talvolta per compiacenza, indolenza, tiepidezza, orgoglio, gelosia o per paura, non accondiscendono personalmente a ciò che lo Spirito sta facendo e dicendo, e per di più scoraggiano gli altri, arrivando fino a impedire loro di assecondare lo Spirito.

Ø      Nella Scrittura leggiamo le scandalose parole che fu proprio “per gelosia” che i leader religiosi dell'epoca consegnarono Gesù affinché fosse crocifisso.

Ø      Che Dio ci aiuti affinché il nostro peccato personale, il nostro orgoglio, la gelosia, il timore o la tiepidezza non ci portino ad opporci a quanto Dio sta facendo!

Talvolta la leadership può arrivare addirittura ad opporsi - “in nome di Dio” - all'opera che Dio stesso sta realizzando:

Ø      “Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere un servizio a Dio” (Gv 16,2).

Padre Marie-Dominique Philippe, O.P., ci dà alcune intuizioni molto profonde sia sui farisei storici, sia sulle tendenze farisaiche da cui tutti dobbiamo guardarci:

 

Essere un popolo benedetto da Dio non è ovviamente cosa facile… Ed anche essere un popolo benedetto senza diventare farisei, senza diventare possessivi e proprietari di quel privilegio

Non è facile rimanere poveri!… Il popolo di Israele, nei loro sommi sacerdoti non rimase povero. Quanto è evidente il clericalismo del Vecchio Testamento! E non dobbiamo mai dimenticare che proprio noi continuiamo a provarne ancora una qualche nostalgia. 

 

Il clericalismo è qualcosa di davvero terribile, poiché proprio il sacerdote dovrebbe essere il più povero di tutti.

Mentre il clericalismo dei sommi sacerdoti fu talmente grande da portarli a rifiutare Gesù. Si rifiutarono di permettere che Gesù occupasse un “rango superiore al loro”

Ø      La gelosia porta all'omicidio, e per questo io sono convinto che Gesù sia stato crocifisso per gelosia, una gelosia fraterna, sacerdotale, pontificale – può condurre fino a quel punto!…

-        Fu la gelosia del sommo sacerdote a decidere ogni cosa. Egli non riuscì ad accettare che Gesù potesse stare al di sopra di lui, e perciò doveva eliminare ad ogni costo Colui che considerava suo rivale … gelosia sacerdotale …!

-        In un certo senso Gerusalemme incarna le tradizioni religiose tuttora preservate e possedute; è l'autorità e il potere religioso rappresentato dal Sinedrio – potentissimo, trattandosi dall'alleanza tra politica e religione

-        L'autorità è tale solo se ricerca la verità oppure, quando si tratta di autorità cristiana, quando rende testimonianza alla fede.

Ø      Quando il potere ha sostituito l'autorità, dobbiamo stare molto attenti a non cadere negli artigli del potere. Nessuno, infatti, ha il diritto di mettersi in uno stato di dipendenza rispetto al potere. Giovanni Battista lo sapeva bene – era mosso dallo Spirito Santo … Fu astuto con l'astuzia della speranza… E la speranza è meravigliosamente astuta perché deve sempre passare tra i vari poteri possibili per mantenere la supremazia della sola misericordia …

-        L'orgoglio, così come le ricchezze spirituali ed intellettuali, sono le montagne che impediscono la venuta di Cristo Il fariseo rappresenta l'anti-povertà; è una persona soddisfatta di sé, che si rifiuta di diventare povero

-        il grande difetto del popolo di Israele di quell’epoca è l’autocompiacimento. Qui vediamo i diritti dei più anziani: sono quelli che hanno ricevuto la promessa, e sono certi che per loro quella promessa sarà mantenuta secondo le loro concezioni

-        Il Cristo è in mezzo a loro – e non riescono a vederLo… Sono talmente accecati dal potere da non riuscire a vederLo!

Ø      L'adorazione purifica il cuore, allontana da noi ogni desiderio di potere, tutti i nostri diritti di anziani e ci regala la capacità di andare molto oltre, secondo l'ispirazione dello Spirito Santo.

-        Molto spesso la gente che ha molto da perdere non osa parlare nella verità. Sono prigionieri dal loro potere, dei loro averi.

-        Sì, oggi abbiamo bisogno di persone come Giovanni Battista per risvegliare quelli che confondono l'autorità col potere e che ambiscono dominare.[20]

Ø      Gesù non va ad incontrare leviti e preti, ma li lascia tornare a casa. Non sono in grado di ricevere la verità: sono soddisfatti, pieni di sé. Sono legati ai farisei…

-        Gesù viene per incontrare i poveri; viene per incontrare Giovanni Battista, che poi riceve la luce.

-        Per poter ricevere la luce di Dio talvolta è necessario entrare in una povertà davvero molto profonda. In breve, solo i poveri sono illuminati dallo Spirito Santo. Solo loro.

Non appena cominciamo ad amare il potere più della verità, lo Spirito Santo non può più fare niente per noi. Ma è difficilissimo ricercare sempre la verità più del potere![21]

 

Da un'altra parte del Corpo di Cristo, da un pastore battista del Texas, ci giunge lo stesso discernimento

Ø      sull'importanza di Giovanni Battista per la nostra epoca e sul pericolo della strategia dell' “auto-preservazione”:

 

Dobbiamo anche desiderare di non essere indispensabili. Alla fine a Giovanni Battista fu tagliata la testa. Il suo ministero non durò a lungo – fu un ministero di transizione.

Ø      Fu perseguitato perché stava dalla parte della verità in un mondo di inganno.

-        Il suo messaggio contraddiceva la mentalità dell’epoca. Anziché pensare a farsi un nome, Giovanni continuava a magnificare Gesù.

Ø      A livello sia individuale che come chiesa, può darsi che non ci venga tagliata la testa, ma dobbiamo desiderare di non essere indispensabili. Se non desideriamo vivere con questa mentalità, quando arriverà un ministero più importante finiremo per entrare in competizione e, infine, per perseguitarlo.

Se una mattina Dio dice: “O.K., grazie ragazzi, avete fatto un buon lavoro ma ora la vostra opera è finita”, dobbiamo avere la stessa gioia nel metter fine al ministero di quando lo abbiamo formato. Altrimenti diventeremo auto-preservatori, con diritti territoriali controllati da spiriti del territorio.”[22]

 

Quando l’ “egemonia religiosa” o predominio sono minacciati, c’è la forte tendenza a contare sul braccio della carne, della forza, del potere, dell'intimidazione, o la tentazione di ricorrere al potere secolare, al fine di preservare il monopolio religioso di una chiesa o istituzione particolare.

Ø      A questo proposito la Chiesa Cattolica sta sperimentando una vera lotta per trovare il modo evangelico di affrontare le “sette”.

Ø      Il solo fatto di usare la parola sette per riferirsi a quei corpi ecclesiastici fondati e rispettati, come ad esempio le Assemblee di Dio, è già un modo per manifestare mancanza di rispetto e disprezzo. L’uso stesso del termine è, secondo il rilievo di un osservatore cattolico della situazione contemporanea: “intensificare la polemica”.[23]

Un teologo cattolico, Padre Thomas Weinandy, si esprime così:

Ø      Oggi nei quartieri cattolici vi è grande costernazione per la minaccia delle “sette fondamentaliste”, particolarmente negli U.S.A. e nell'America Latina. Con questa etichetta peggiorativa e indiscriminata vengono banditi dei cristiani – e in special modo i Pentecostali – che oggi formano il movimento cristiano in più rapida crescita nel mondo.

È vero che alcuni sono anticattolici e il loro messaggio non arriva a contenere l'intero messaggio cristiano, tuttavia essi proclamano l'essenza del Vangelo. La maggior parte di loro offre alla gente una relazione viva con Gesù.

 

Qui la Chiesa Cattolica sta affrontando un vero e proprio problema, ma la crisi è più all'interno della Chiesa che non con le “sette”, bene o male identificate, le quali non hanno fatto altro che esporre la nostra vulnerabilità e inettitudine evangelica.[24]

Ø      Si può dire che noi, nella Chiesa Cattolica, corriamo il rischio di occupare la posizione del fratello maggiore nella parabola del figliol prodigo; infatti, non riusciamo ad umiliarci e ad accettare la generosa misericordia del Padre che concede il perdono e riversa lo Spirito Santo su chi è “fuori dell'accampamento”.[25]

 

Spero vivamente che noi, come Chiesa, possiamo trovare una via più fedele allo Spirito di Gesù nel riferirci a questi recentissimi “fratelli separati”, milioni dei quali Lo amano così tanto e sacrificano molto al Suo servizio.

Ø      In passato le chiese, inclusa la Chiesa Cattolica, per preservare il proprio predominio talvolta hanno fatto affidamento sulla forza e sul potere, ed essendo una tale tendenza insita nel nostro cuore, è facile che si manifesti di nuovo. Una dichiarazione recente dei vescovi cattolici di El Salvador rivela la contemporaneità di questa lotta.

Ø      Riflettendo sull’aumento delle sette nel loro paese, i vescovi hanno fatto molte osservazioni utili sulla situazione ed anche richieste dirette ai poteri che dovrebbero bloccare l'evangelizzazione delle sette:

-        Chiediamo ai proprietari dei media di rendersi conto che molti dei messaggi diffusi da questi gruppi vanno contro gli interessi della fede cristiana autentica e l'unità religiosa del nostro popolo

Sollecitiamo le autorità a prestare attenzione all'applicazione dell'articolo 25 della Costituzione Politica che protegge la libertà di culto ma che esige altresì la salvaguardia dell'ordine pubblico e morale attraverso la protezione della tranquillità delle case e comunità contro trasmissioni assordanti ed oltraggiose.”[26]
MARIOCAPALBO
00martedì 7 febbraio 2012 20:29

Ironicamente, nell'ex Unione Sovietica la Chiesa Ortodossa sta affrontando la medesima tentazione, forse spinta da uno spirito del territorio: fare affidamento sul potere secolare, che ha appena smesso di perseguitarla;

Ø      preservare la propria posizione, anziché concentrarsi su cosa sia meglio per il Regno di Dio, e cioè contare sul Cristo crocifisso e sulla potenza dello Spirito Santo.

Ø      Si ritiene che la Chiesa Ortodossa Russa appoggi una legislazione che renderebbe molto più difficile ad altri gruppi cristiani evangelizzare della ex Unione Sovietica.

Un prete russo ortodosso, Padre Gleb Yakunin, che è stato una voce profetica nella Chiesa, ha così descritto la situazione:

Ø      L’emendamento è una nuova legge discriminatoria, che si propone di creare condizioni favorevoli per il Patriarcato di Mosca che si sta servendo della propria lobby nel Soviet Supremo per mettere la museruola a tutte le organizzazioni in competizione nelle sue attività di predicazione”… Ma la stessa idea che la chiesa, dopo 70 anni di repressione, abbia chiesto rinnovati controlli statali, ha sconvolto molta gente.”[27]

 

Questa volta almeno il Presidente della Russia si è rifiutato di procedere a questa repressione ispirata dalla religione, ed ha offerto emendamenti alla legge che ne avrebbero attutiti gli effetti, sebbene permetta ancora al governo di ostacolare i gruppi religiosi provenienti dall’estero nel caso che questi intendessero impegnarsi in un proselitismo “coercitivo” o “offendessero i sentimenti religiosi dei cittadini russi”.

Ø      E ancora, in Russia la legge chiede ancora il sostegno statale delle religioni “tradizionali”. Ma, come ha rilevato Padre Yakunin, nel paese che ora chiamiamo Russia la religione più tradizionale è il paganesimo.[28]

 

Ovviamente, dato che questa tendenza a fare affidamento sul potere o sulla forza per mantenere la propria posizione ha le sue radici nella natura umana caduta, non sono solo le chiese cattolica e ortodossa a manifestarla.

Ø      Anche le chiese protestanti si sono rivolte spesso al potere secolare per mantenere la loro posizione, e neppure le più nuove chiese evangelica e Pentecostale sono immuni da tale tendenza. Ciò nonostante,

Ø      tutti noi dobbiamo assumerci la responsabilità della nostra situazione particolare. Infatti, è sempre più facile vedere il granello nell'occhio di un fratello che la trave nel nostro: “Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!” (Mt 23,37).

 

Talvolta la leadership può formare e addestrare discepoli che hanno gli stessi pregiudizi, paure, ristrettezze, decisionismo, zelo senza amore, bigottismo e orgoglio di cui soffrono gli stessi leader. Infatti, è inevitabile:

è      Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio dell'inferno come (CEI = Geenna il doppio di) voi” (Mt 23,15).

Forse è per questo motivo che l'Apostolo ci avverte: “Fratelli miei, non vi fate maestri in molti, sapendo che noi che insegniamo saremo giudicati più severamente” (Gc 3,1).

 

Il legalismo era arrivato ad oscurare la misericordia e la compassione; la leadership che glorificava se stessa era arrivata ad oscurare lo Stesso Dio;

Ø      un meschino spirito di rigorismo morale era arrivato a stritolare il debole e il povero; una cecità spirituale venerava le tombe dei profeti del passato, mentre perseguitava i profeti viventi.

Ø      Tutte queste tendenze a pervertire la religione sono contenute nella nostra natura umana caduta; e nei vari periodi ed epoche, sono state tutte presenti nella Chiesa. Fanno irritare Gesù – e Lo rattristano.

Gesù vuole che gli individui che ha scelto, le istituzioni che ha fondato, i rituali che ha autorizzato e gli insegnamenti che ci ha dato, portino tutti ad una relazione viva e più profonda con Lui, una relazione datrice di vita nella potenza e nella libertà dello Spirito Santo.

Ø      Essi non sono fini in se stessi; sono sentieri e porte che conducono a Lui, o risposte a Lui. Quando invece fungono da sostituti all'unione personale con Lui, o diventano degli ostacoli, questo è per Lui un problema serio.

Come dice Padre Dubay, riguardo all'unione trasformante con Dio di cui parlano Giovanni della Croce e Teresa d’Avila:

 

Il nostro essere riempiti di Dio è, ovviamente, la ragione di ogni altra cosa nell'economia della salvezzal'unione trasformante è allo stesso modo lo scopo di tutto il resto nella Chiesa.

Ø      La stessa Eucaristia, il Sacramento di tutti i sacramenti, ha, secondo le parole del Signore, lo scopo di produrre vita eterna qui sulla terra. Gesù dichiara che chiunque mangia la Sua Carne e beve il Suo Sangue ha la vita eterna: una vita che deve essere abbondante, spiritualmente completa.

Ø      La pienezza consiste nella trasformazione; non vi è altro. In questo Corpo Mistico di Cristo dobbiamo trovare la nostra realizzazione, non qualcosa di meno. E allora tutte le strutture nella Chiesa – istituzioni, sacerdozio, curia, uffici di cancelleria, libri, candele e tutto il resto – hanno lo scopo di produrre questa abbondanza di vita, questa immersione totale nello splendore Trinitario, questa unione trasformante.[29]

 

Nella sua Ascesa al Monte Carmelo Giovanni della Croce rileva che, riguardo a ciò che fa da mediatore verso Dio, vi è la tendenza ad occupare a poco a poco a il posto di Dio, che di fatto porta all'idolatria di persone o cose.

Ø      Deve esserci una purificazione, o una “notte oscura”, che riguarda tutto ciò che non è Dio Stesso.

-        Questo può esser vero anche per i “valori” del Regno di Dio. Vi è una forte tendenza a parlare solo di quei valori del Regno più popolari presso la società secolare, e tacere invece sul Re crocifisso e risorto, sorgente e garante di quei valori.

-        Come ha affermato Oscar Cullmann, un eminente teologo protestante: “Stiamo svuotando le chiese perché ripetiamo cose che il mondo sta già dicendo… tutto ciò che stanno facendo molti teologi non è altro che ripetere le cose che il mondo dice per conto suo, e con molta maggiore efficacia.”[30]

 

Persino le pratiche di devozione e di ascetismo possono divenire pervertite. Come dice un santo russo ortodosso:

Ø      Quelli che non praticano mezzi asceticidigiuno, preghiera, leggere le Scritture, stare in chiesa, cantare i canti, prostrarsi, inchinarsi, osservare le veglie, rimanere nella quieterimangono animali

Ma quelli che di queste pratiche ascetiche fanno l'essenza della fede non rimangono animali: diventano demoni.”[31]

 

L'Apostolo Paolo ci mette in guardia contro un simile abuso di devozione e di ascetismo, la deformazione delle cose religiose attraverso i desideri disordinati della nostra natura umana caduta:

è      Nessuno dunque vi condanni più in fatto di cibo o di bevanda, o riguardo a feste, a noviluni e a sabati: queste cose sono solo un’ombra delle future; ma la sostanza appartiene a Cristo! …

-        Se pertanto siete morti con Cristo agli spiriti degli elementi dell'universo [CEI = mondo], perché vivete come se ancora apparteneste al mondo?

-        Perché vi sottomettete a dei regolamenti?: [CEI = lasciarvi imporre, come se viveste ancora nel mondo, dei precetti] «Non prendere, non gustare, non toccare!» (tutte cose destinate a scomparire con l'uso) secondo precetti e dottrine umane?

-        Queste cose in realtà hanno una parvenza di sapienza nel promuovere il rigore, l’auto-umiliazione l’austerità riguardo al corpo, ma non hanno alcun valore nel controllare l'indulgenza della carne [CEI = che per soddisfare la carne] (cf. Col 2, 16-17; 20-23).

Paolo prosegue esortando i Colossesi a restare centrati su Cristo e a concentrare invece il loro ascetismo sulla rinuncia alle tendenze disordinate della nostra natura caduta e sulla crescita nelle virtù cristiane (Col 3, 1-17).

 

Le Sacre Scritture sono un dono inestimabile di Dio. Quale vita, quale percezione e sostegno esse contengono!

Ø      Eppure noi uomini, nella nostra malvagità e durezza di cuore e con la nostra capacità di illudere noi stessi, talvolta possiamo usare una cosa santa e datrice di vita come le Scritture per sottrarci all'incontro personale e trasformante con Gesù: “Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, proprio esse Mi rendono testimonianza. Ma voi vi rifiutate di venire a Me per avere la vita” (Gv 5, 39-40).

In un importante discorso per gli anniversari dei principali documenti papali sugli studi biblici, Papa Giovanni Paolo II ci ha messi in guardia proprio dai pericoli contro i quali la stessa Scrittura ci avverte:

 

Come ci ha ricordato bene il Concilio: “Nei libri sacri il Padre che è in cielo viene con amore ad incontrare i Suoi figli e parla con loro. E tale è la forza e la potenza della Parola di Dio da poter servire alla Chiesa da sostegno e vigore, e ai figli della Chiesa quale forza per la loro fede, cibo per l'anima e sorgente pura e duratura di vita spirituale.” (Dei Verbum, n. 21)…

Ø      Senza questo sostegno [una vita spirituale vigorosa], la ricerca esegetica rimane incompleta; perde di vista il suo scopo principale ed è confinata a compiti secondari. Può persino diventare una specie di scappatoia. Gli studi scientifici degli aspetti puramente umani dei testi possono far dimenticare che la Parola di Dio invita ogni persona ad uscire da se stessa per vivere nella fede e nell'amore

Proprio mentre si impegna nell’opera di interpretazione, la persona deve rimanere per quanto possibile alla presenza di Dioeviterà così di perdersi nelle complessità della ricerca scientifica astratta che allontana dal vero significato delle Scritture. E in realtà, questo significato è inseparabile dal loro obiettivo, che è mettere i credenti in una relazione personale con Dio.[32]

 

Pur avendo la Chiesa Cattolica una lunga e preziosa eredità teologica e filosofica, vi è il rischio che essa possa perdersi in un mondo di pensiero e di documenti senza riuscire a notare la mancanza di collegamento di tutto ciò con la vita reale e con la gente reale.

Ø      È come se un organo del corpo umano si sviluppasse troppo e gli altri rimanessero deboli e quasi inutili.

-        Il “cervello” della Chiesa Cattolica è sicuramente ben sviluppato, ma talvolta non si accorge che il resto del corpo è debole, che non sta andando da nessuna parte e che riesce a malapena a muoversi.

-        La sconnessione del pensiero dalla vita è una forma del “perdere contatto con la realtà” dalla quale la Chiesa Cattolica deve guardarsi.

Come dice il Cardinal Suquia:

 

Ciò significa, solo per sottolineare un esempio, superare nel pensiero e nella vita i metodi dell'esperimento idealistico che dovunque ha permeato la cultura europea.

Ø      Significa imparare di nuovo a preoccuparsi della realtà, a rendersi conto che il pensiero non precede la vita né la legittima, ma che un pensiero vivo e vero può nascere ed essere sostenuto solo in una tensione permanente verso la verità e la realtà.

-        L'averlo dimenticato è già costato al mondo milioni di morti e la distruzione fisica e morale che tutti conosciamo,

-        il frutto di ideologie che sono state imposte sull'uomo senza confrontarle con la realtà e senza rispetto per la stessa.

-        Non aver preso ciò nella dovuta considerazione ha avuto un costo per la Chiesa – fatta eccezione dei santi, che rappresentano il realismo più concreto ed umano che si possa mai trovare nella storia.

Ø      La Chiesa ha conservato, forse per il proprio uso interno, un pensiero ammirevole, ma ha perduto l'uomo, che di quel pensiero non sa che farsene, e che non ha più nessun interesse a conformarsi ad esso…

Ø      Il Vangelo è pieno di queste domande semplici, dirette, rivolte nel linguaggio della vita vissuta, e di risposte non meno dirette e reali.

-        Maestro, cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”; “Zaccheo, scendi giù, perché oggi devo venire a casa tua”;

-        “se tu conoscessi il dono di Dio… lo avresti chiesto a Lui… ed Egli ti avrebbe dato acqua viva”; … ”

-        “vieni a vedere”;

-        “i tuoi peccati sono perdonati.”

Ø      Se noi cristiani non arriviamo ad ascoltare, a capire e a rispondere alle domande che l'uomo contemporaneo si pone con la stessa semplicità e concretezza, nel linguaggio … della vita reale, forse non sarebbe opportuno parlare troppo della nuova evangelizzazione

Ø      L’intero contenuto della fede della Chiesa, i suoi dogmi, non sono innanzitutto tutto un bell'edificio intellettuale.

Sono la testimonianza ragionata dell'esperienza della Chiesa e la formulazione sistematica delle condizioni per avere la possibilità di ricevere questo miracolo di misericordia verificatosi innumerevoli volte da quando Gesù Cristo visse tra noi nella carne, e che oggi continua a verificarsi in mezzo a noi.

Ø      Così, se qualcosa può accadere, come accade, è perché Cristo vive, e vive nella Chiesa, in questo corpo fragile che siamo noi. E se Cristo vive, è perché è il Figlio di Dio, il Redentore e la speranza dell'uomo.[33]

 

Padre Raniero Cantalamessa parla dei due modi di accostarsi a Dio,

Ø      attraverso la verità o dottrina e attraverso l'esperienza, ma parla anche della possibilità di una passata mancanza di equilibrio tra noi cattolici nell'accostarci a Dio:

-        Entrambe le vie sono quindi necessarie e preziose per accostarsi al mistero, ma non possiamo negare che

-        se in passato vi è stata una mancanza di equilibrio, non è stato certo a favore della realtà e dell'esperienza, ma della speculazione e dell'intellettualismo.

Ø      Quando parliamo della “realtà” cristiana, intendiamo innanzitutto riferirci alle Persone divine che Si danno a noi, e noi le incontriamo nei misteri;

Dio, che è “nostro Padre”, Gesù Cristo che vive in noi “quale speranza di gloria”, e lo Spirito Santo del quale pregustiamo le “primizie”; poi vi sono fede, speranza, amore, figliolanza.”[34]

 

Padre Avery Dulles sottolinea che questa tendenza a ridurre Dio e “rinchiuderLo in una scatola” non è assente neppure tra i teologi contemporanei:

Ø      I teologi non dovrebbero confinarsi ad una unica scuola o sistema e trascurare così elementi di verità o valori che risultano più evidenti da una prospettiva diversa dalla loro. La tentazione costante della teologia sistematica è quella di rinchiudersi troppo in se stessa.

Ø      Nella sua forma peggiore quel tipo di teologia è orientata a trattare Dio, Cristo e la grazia come nullità da manipolare all'interno di un sistema.

Ø      La teologia deve nutrirsi attraverso un ritorno continuo alle sorgenti della fede e della pietà.

Se il teologo è in contatto con la realtà di Dio attraverso la preghiera e l'adorazione, Dio sarà tacitamente percepito come infinitamente più grande di tutte le nostre immagini o concetti.”[35]

 

Il Cardinal Ratzinger rileva che la fede è il criterio di ogni cosa: “Le persone di cultura elevata non sono quelle che determinano la verità della fede battesimale, ma è la fede battesimale a determinare ciò che è valido nelle interpretazioni della cultura.

Ø      Non sono gli intellettuali a mettere i fedeli alla prova: è il fedele a mettere alla prova gli intellettuali. La fede battesimale non si misura con spiegazioni intellettuali ma, ingegnosamente alla lettera, è la fede battesimale a misurare ogni teologia. Il battezzato, la persona che vive nella fede del battesimo, non ha bisogno di essere istruito. Ha ricevuto la verità definiva e la porta con sé assieme alla fede.”[36]

Questa sopra è la riformulazione da parte del Cardinal Ratzinger di uno dei passi più importanti del Nuovo Testamento per chiarire la natura radicale della Nuova Alleanza:

Ø      Ma l'unzione che avete ricevuto da Lui rimane in voi e non avete bisogno che alcuno vi insegni; la Sua unzione infatti vi insegna ogni cosa, è veritiera e non mentisce, così state saldi in Lui, come essa vi insegna” (1 Gv 2,27).

 

Padre Marie-Dominique Philippe ha pure qualcosa di importante da dire su questo campo:

Ø      Quando leggiamo la Scrittura ci dobbiamo ricordare che attraverso questa Parola vivente lo Spirito Santo pensa a noi. A questo punto non è più Scrittura, ma dialogo diretto con Dio.

-        È Dio ad insegnarci direttamente e noi veniamo a capire come la fede ci porti direttamente alla scuola dello Spirito Santo, a questo istituto venerato. Vi è forse un professore migliore dello Spirito Santo? Tutti gli altri sono professori aggiunti, ma Lui è il Maestro che ci dà un insegnamento affidabile.

-        E se vogliamo essere cristiani, se davvero vogliamo vivere la vita cristiana nel senso più completo, dobbiamo imparare dallo Spirito Santo e ascoltare Lui, attraverso la Parola di Dio, la Parola vivente.”[37]

 

Paradossalmente, allo stesso modo in cui la Chiesa Cattolica si difende dalle accuse lanciategli contro dagli evangelici di aver impedito che la Bibbia nei secoli precedenti fosse alla portata dell'uomo comune,

Ø      essa è ancora in pericolo di tenere la Bibbia lontana dall'uomo comune instillando in lui la paura di un’interpretazione “fondamentalista” assieme alla mancanza di una appropriata conoscenza scientifica ed esegetica.

Il Cardinal Ratzinger si esprime con parole forti a questo proposito:

 

Ogni cattolico deve avere il coraggio di credere che la propria fede (in comunione con quella della Chiesa) è al di sopra di qualsiasi “nuovo magistero” degli esperti, degli intellettuali.

-        Le loro ipotesi possono aiutare a fornirci una miglior comprensione della genesi dei libri della Bibbia,

-        ma l'asserzione che il testo è comprensibile solo quando se ne studiano l'origine e gli sviluppi è un pregiudizio di provenienza evoluzionistica.

-        Ieri come oggi, la regola della fede non si fonda sulle scoperte (vere o ipotetiche) delle sorgenti e dei livelli della Bibbia, ma sulla stessa Bibbia così com'è, come è stata letta nella Chiesa dai tempi dei Padri fino ad ora.

Ed è stata proprio la fedeltà a questo tipo di lettura della Bibbia a darci i santi, spesso persone incolte e prive, comunque, di qualsiasi conoscenza dei contesti esegetici. Eppure erano quelli che la capivano meglio di tutti.[38]

 

Il ritmo dell'anno liturgico, con il suo dispiegarsi obiettivo ed equilibrato dei grandi misteri della vita di Cristo, con i suoi tempi di digiuno e di festa, la periodica concentrazione sul rinnegamento di sé, tutto ciò può portare in modo splendido ad approfondire l’unione con Cristo, se Cristo rimane il centro dell’interesse.

Ø      In caso contrario, si può insinuare una forma di legalismoquasi superstizioneche si serve persino di queste cose sante e delle devozioni extra-liturgiche, che allora si sviluppano in maniera squilibrata e diventano uno schermo tra noi e Cristo, anziché sentieri per incontrarLo.

Ø      E noi potremmo allora riferirci a questi sentieri di relazione personale come a delle “cose”, e mancare di vedere la Persona che sta aspettando di incontrarci attraverso quei segni sacri; non cogliere la potenza vitale, intensa, della Sua Risurrezione che Egli desidera impartirci attraverso di essi: “Ma Gesù rispose loro: Vi sbagliate, perché non conoscete né le Scritture né la potenza di Dio” (Mt 22,29).

 

Possiamo essere assai ben informati sulle Scritture, e tuttavia non conoscerle affatto nel modo inteso da Gesù, e cioè quali porte d’accesso alla relazione con Lui.

Ø      Possiamo essere pieni fino all'orlo della “forma” della religione, e tuttavia non conoscere il suo potere di trasformarci; questo perché non ci diamo veramente a Lui permettendoGli di fare di noi ciò che vuole. In realtà non ci stiamo affatto arrendendo.

 

In ogni caso di abuso o di distorsione citato nella Scrittura e nella tradizione, ciò che manca è la concentrazione sulla relazione vera, vivente con la Persona di Cristo.

Ø      L'intenzione del Padre à che Cristo sia al centro di ogni cosa, e quando non lo è si verifica una distorsione.

Pentiamoci di servirci dei grandi doni di Dio per i nostri scopi egoistici;

Ø      pentiamoci dell’ avidità di possesso e di esclusivismo che ha creato muri anziché porte;

Ø      pentiamoci per aver contato sulle cose di Dio anziché su Dio Stesso; pentiamoci del nostro orgoglio, dell'arroganza, dell'abitudine a vantarci di ogni cosa, fuorché della Croce di Gesù Cristo, l’unica che ci salva.

 

Il Cardinal O'Connor, in un recente discorso sulle grandi prove e sulla purificazione “attraverso il fuoco” che la Chiesa sta passando, ha parlato della

Ø      necessità di un pentimento profondo e sincero: “Da tanto tempo è necessario cadere sulle ginocchia, batterci il petto e chiedere la misericordia di Dio.”[39]
MARIOCAPALBO
00martedì 7 febbraio 2012 20:30

Per la Chiesa in quanto tale è stato difficile ammettere la propria necessità di pentirsi o di riconoscere di aver mai fatto qualcosa di sbagliato e di aver quindi bisogno di perdono. Probabilmente

Ø      per il timore che ammettendo l'ovvio, verrà a perdere credibilità riguardo alla propria infallibile autorità di magistero nei campi della fede e della morale (un orgoglio spesso mascherato da prudenza), è stata incredibilmente lenta nell'ammettere l’ovvio.

Sono convinto che, se al momento giusto riconoscessimo i nostri errori e le mancanze più gravi, la nostra credibilità aumenterebbe.

 

Padre Peter Hockey, teologo ecumenico inglese, ritiene che quel tipo di pentimento sia essenziale se vogliamo davvero diventare una Chiesa che evangelizza:

 

Il Vaticano II ha compreso intuitivamente questo legame essenziale tra rinnovamento della Chiesa ed ecumenismo: che ogni tradizione, inclusa quella cattolica romana, ha bisogno della testimonianza dello Spirito nelle altre tradizioni affinché si manifestino pienamente la propria vitalità e il proprio vigore.

Ø      Il pentimento delle nostre mancanze passate e presenti è un elemento essenziale di questo rinnovamento.

Ø      Come Chiesa, in questi tempi moderni abbiamo più successo se ripensiamo alla nostra teologia e riadattiamo le strutture, che se ammettiamo pubblicamente i nostri errori. Ma questo ha importanti ripercussioni spirituali.

Perché un rinnovamento autentico esige un cambiamento del cuore davanti a Dio; diventare una chiesa che evangelizza con efficacia può richiedere una umiliazione comunitaria davanti al Signore, assieme alla confessione delle nostre debolezze e mancanze in quest'area.[40]

 

Secondo quanto ha rilevato Padre Benedict Groeschel, C.F.R., direttore dello sviluppo spirituale dell'Arcidiocesi di New York, non solo al momento opportuno è necessario il pentimento individuale, ma anche il pentimento istituzionale:

Ø      Oltre all'individuo, anche le comunità nella Chiesa, le società che si considerano cristiane e la stessa intera Chiesa devono pentirsi di continuo e tornare a credere con rinnovato fervore alla Buona Novella della salvezza portata e proclamata dal nostro Signore Gesù Cristo.”[41]

Padre Groeschel prosegue parlando in modo specifico dell'umiliazione e del disagio che sta attraversando la Chiesa in seguito agli scandali per gli abusi sessuali da parte di alcuni ecclesiastici:

Ø      Più di ogni altra volta nei passati 200 anni la Chiesa Cattolica negli Stati Uniti è colma di dolore… Essendo profondamente convinto della misericordia di Dio, e sapendo che Egli punisce penosamente i Suoi figli al solo scopo di correggerli, ho il sospetto che

Ø      questa presente umiliazione possa produrre qualche effetto benefico. Potrebbe portare ad una vera riforma della nostra pratica morale come Chiesa, e ad un esame completo del nostro insegnamento morale, a partire dall'asilo infantile fino agli studi universitari…

Potremmo fare un uso migliore di tutta questa sofferenza rimettendo in ordine la nostra casa.”[42]

 

È incoraggiante vedere Giovanni Paolo II, e la Chiesa nel suo insieme, assumersi la responsabilità di riconoscere le mancanze della Chiesa, senza intaccare la sua autorità infallibile riguardo al suo magistero,

Ø      ma è tuttavia significativo, che si tratti degli errori commessi nel caso di Galileo, di contribuire a spezzare l'unità dei cristiani, delle “macchie ed ombre oscure” nell'evangelizzazione del Nuovo Mondo e del modo in cui furono trattati gli Indiani indigeni, o nel riconoscere il coinvolgimento dei cattolici nella schiavitù africana.

La chiesa è umana ma, a differenza del suo Capo, Cristo, non è senza peccato:

Ø      È all'interno di questa struttura storica e culturale, molto lontana dai nostri tempi, che i giudici di Galileo, incapaci di dissociare la fede da un'antica cosmologia, credetteroun errore madornaleche l'adozione della rivoluzione copernicana, di fatto non ancora dimostrata in modo certo, fosse tale da indebolire la tradizione cattolica, e che fosse loro dovere impedirne l'insegnamento.

Ø      Questo errore soggettivo di giudizio, oggi a noi tanto chiaro, li portò ad una misura disciplinare per la quale Galileo “dovette molto soffrire”. Questi errori vanno apertamente riconosciuti, come Tu, Santo Padre, hai richiesto.”[43]

 

In questa sola ed unica Chiesa di Dio, sin dai primissimi inizi sono sorti degli screzi, che l'Apostolo ha severamente biasimato e condannato.

Ø      Ma nei secoli successivi sono apparsi dissensi assai più gravi, e comunità enormi si sono separate dalla comunione piena con la Chiesa Cattolica – cosa della quale, assai spesso, erano da incolpare uomini di entrambe le parti …

Ø      il loro [dei fedeli cattolici] principale dovere consiste nel fare una valutazione sincera e accurata di qualunque cosa sia da rinnovare e da fare all'interno dello stesso ambiente cattolico, affinché con la sua vita la Chiesa possa rendere una testimonianza più chiara e fedele agli insegnamenti e alle istituzioni che le sono stati consegnati da Cristo attraverso gli apostoli.

Infatti, se è vero che la Chiesa Cattolica è stata dotata di tutta la verità divinamente rivelata e di tutti i mezzi di grazia, i suoi membri tuttavia non vivono questa realtà soprannaturale con tutto il fervore che dovrebbero.

Ø      Di conseguenza, la radiosità del volto della Chiesa brilla con minor splendore agli occhi dei nostri fratelli separati e del mondo nel suo insieme, e la crescita del Regno di Dio ne risulta ritardata … San Giovanni ha reso questa testimonianza:

Se diciamo di non aver peccato, facciamo di Lui un bugiardo e la Sua Parola non è in noi” (1 Gv 1,19). Questo vale per i peccati contro l'unità. Così, nella preghiera umile chiediamo il perdono di Dio e dei nostri fratelli separati, proprio come anche noi perdoniamo quelli che ci offendono.[44]

 

Questi uomini, donne e bambini furono le vittime di un commercio vergognoso al quale hanno partecipato persone battezzate, che però non vivevano la loro fede.

Ø      Come dimenticare le enormi sofferenze inflitte, la violazione dei più fondamentali diritti umani, di quelle persone deportate dal continente africano? Come dimenticare le vite umane distrutte dalla schiavitù?In tutta verità e umiltà

Ø      questo peccato dell'uomo contro l'uomo, questo peccato dell'uomo contro Dio, deve essere confessato…

Da questo santuario africano di dolore nero, imploriamo il perdono divino. Preghiamo affinché in futuro i discepoli di Cristo siano pienamente fedeli all'osservanza del comandamento dell'amore fraterno lasciatoci dal Maestro.[45]

 

Nel giugno del 1994, al concistoro speciale dei cardinali, convocato in preparazione della celebrazione del duemillesimo anno della nascita di Cristo, Papa Giovanni Paolo II invitò tutti quei cardinali ad includere, come parte di quella preparazione, il pentimento dei peccati passati della Chiesa non ancora pubblicamente riconosciuti.

Ø      “Di fronte a questo Grande Giubileo, la Chiesa ha bisogno di una 'metanoia', ossia il discernimento delle mancanze e negligenze storiche dei suoi figli rispetto alle esigenze del Vangelo.

Ø      Solo il coraggioso riconoscimento dei nostri errori ed omissioni, di cui in qualche modo noi cristiani siamo stati responsabili, unito alla generosa intenzione di porvi rimedio con l'aiuto di Dio, potranno fornire un impulso efficace alla nuova evangelizzazione e rendere più facile il cammino verso l'unità.”[46]

 

Il documento preliminare del Concistoro, inviato con l'approvazione del Papa, invitava in modo specifico alla riflessione sugli “aspetti oscuri della storia della Chiesa, valutandoli alla luce dei principi dei vangeli…

Ø      Come ignorare le molte forme di violenza perpetrate anche in nome della fede, come le guerre tra le religioni, i processi dell'Inquisizione e altre forme di violazione dei diritti delle persone?”[47]

Anche il Catechismo della Chiesa Cattolica riconosce queste penose caratteristiche della nostra storia come Chiesa:

 

Nei tempi passati, era usanza comune di governi legittimi fare uso di pratiche crudeli allo scopo di mantenere la legge e l'ordine,

Ø      spesso senza la protesta dei Pastori della Chiesa che, nei loro tribunali, adottavano essi stessi le consuetudini della legge romana sulla tortura. Per quanto disdicevoli siano questi fatti, la Chiesa ha sempre insegnato il dovere della clemenza e della misericordia. Proibiva agli ecclesiastici di spargere sangue.

Ø      Nei tempi recenti è risultato evidente che quelle pratiche crudeli non erano né necessarie all'ordine pubblico, né conformi ai diritti legittimi della persona umana. Tali pratiche al contrario portavano ad altre ancor più degradanti. È necessario impegnarsi per la loro abolizione. Dobbiamo pregare per le vittime e per i loro torturatori (2298).

 

Le prime parole pronunciate da Gesù nel Suo ministero pubblico e riferite dai vangeli sono:

Ø      pentitevi, perché il Regno di Dio è vicino.” Attraverso i secoli lo Spirito di Dio ha continuato a portare alla nostra attenzione quelle parole, che continuano ad esserci rivolte sia come individui che come Chiesa.

 

“Restringere” Dio

 

Un'altra tendenza della nostra natura umana sta nel restringere, ridurre la nostra concezione di Dio e del Suo piano, limitandolo al gruppo o istituzione cui apparteniamo,

Ø      ed erigere muri là dove Dio intendeva vi fossero porte e finestre. Pur essendo un cattolico impegnato, non credo che Dio, nelle Sue azioni importanti, Si limiti alla Chiesa Cattolica, e sono convinto che in questa visuale ristretta vi sia un grave pericolo.

Dio è più grande delle istituzioni visibili da Lui fondate e dei leader ai quali dà l'unzione.

Ø      Considerate la risposta di Mosè quando gente dalla visione ristretta gli sottopose le proprie preoccupazioni.

Dato che  possedeva lo Spirito di Dio, Mosè era sommerso dalla pressione della gente che pretendeva che egli provvedesse alle loro necessità.

Ø      Avvertendo su di sé il peso di quella leadership, Mosè chiese, e Dio rispose favorevolmente, concedendo anche ad altri lo Spirito per condividere la guida del popolo.

-        Due dei leader scelti per ricevere lo Spirito non si trovavano dove avrebbero dovuto, ma ricevettero comunque lo Spirito e cominciarono a profetare. La risposta di Mosè è importante:

-        “Un giovane venne di corsa e disse a Mosè, «Eldad e Medad stanno profetando nel campoE Giosuè, figlio di Nun, ministro di Mosè, uno dei suoi uomini scelti, disse: 'Mosè, signore mio, impediscilo!'. Ma Mosè disse loro:

Siete così gelosi per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore dare loro il Suo Spirito!" (Nm 11, 27-29).

 

Poiché il cuore di Mosè era nella giusta relazione con Dio, egli non era possessivo o geloso che altri condividessero lo Spirito.

Ø      In realtà il desiderio del suo cuore era che tutti potessero avere ciò che era stato dato a lui.

Considerate anche come Dio si servì di nazioni pagane per compiere la Sua volontà, arrivando persino al punto di usarle per purificare il Suo popolo eletto (2 Re, 24,1-4; Ger 22).

Ø      Considerate inoltre cosa disse Gesù sugli “eletti”: se “i prescelti, dotati e chiamati” induriscono in modo perverso il loro cuore, altri verranno a prendere il loro posto al banchetto nuziale; altri verranno da oriente e da occidente a prendere il loro posto.

Se quelli che in senso stretto sono figli di Abramo non rispondono incondizionatamente al Signore, Egli farà sorgere nuovi figli persino dalle pietre.

 

Più e più volte abbiamo scoperto che quanto Dio ha affermato tramite il profeta Isaia risulta assolutamente vero:

Ø      I Miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le Mie vie” (Is 55,8).

Molti di quanti avevano passato tutta la vitascrutando le Scrittureper ricevere sapienza riguardo alla venuta del Messia, non riuscirono a vederLo perché avevano messo troppi limiti ai loro orizzonti ed avevano “inscatolato Dio”.

Ø      Noi tutti abbiamo un’ incredibile tendenza ad “inscatolare Dioe a decidere come, quando e attraverso chi deve agire. Tutti siamo portati ad avere “il controllo” della nostra relazione con Dio, così da metterGli inevitabilmente dei limiti.

Ma Dio è sovrano, e fa ciò che vuole, quando vuole, attraverso chi vuole e in modi che spesso ci sorprendono.

 

Molti non erano pronti ad accettare un Messia che veniva nella forma di un servo sofferente; non colsero il momento della visita divina e le conseguenze furono indicibili, catastrofiche, sia per loro personalmente che per il loro paese.

Ø      Sleale? No. Gesù ripeté chiaramente più e più volte che le parole che pronunziava e gli atti che compiva, mai compiuti da nessun uomo in precedenza, erano dimostrazioni più che sufficienti per chi aveva il cuore sinceramente aperto a Dio e alla verità.

L'Apostolo Pietro e la Chiesa Primitiva dovettero affrontare una lotta terribile per arrivare ad aprirsi al fatto che Dio voleva estendere la Sua salvezza tramite Gesù anche ai Pagani, senza esigere che diventassero prima ebrei.

Ø      Per convincere Pietro e gli altri ebrei cristiani ad aprire il cuore e ad accogliere i cristiani pagani come veri fratelli e sorelle in Cristo, il Signore dovette impiegare mezzi drammatici..

Padre Raniero Cantalamessa, in conformità con la Scrittura (Rm 11), rileva che quando Dio, in preparazione del ritorno di Cristo, tornerà ad occuparsi degli ebrei come popolo e, come promesso nelle Scritture, ci saranno conversioni collettive a Cristo,

Ø      la Chiesa cattolica tornerà ad affrontare la sfida di dover allargare la propria idea su ciò che Dio fa e come lo fa, e di dover allargare anche il cuore:

 

Possiamo forse escludere, noi cristiani, che quanto accade ai nostri giorni – ossia il ritorno di Israele alla terra dei loro padri non sia collegato in qualche modo, per noi ancora misterioso, a quest'ordine provvidenziale che riguarda il popolo eletto e che è portato a compimento nonostante l'errore e l'eccesso umano, come avviene nella stessa Chiesa?

Ø      Questa responsabilità di fede richiede alla Chiesa di amare gli ebrei, di aspettarli, di chiedere, come già sta facendo, il loro perdono per aver loro nascosto in certi periodi il vero Gesù, quel Gesù che li ama e che è la loro “gloria”; …

Se il ritardo è stato così lungo e penoso, indubbiamente lo è stato anche per colpa dei cristiani la riunione di Israele alla Chiesa comporterà sicuramente un riadattamento nella Chiesa; significherà una ,conversione da entrambe le parti.[48]

 

La tendenza a diventare possessivi verso il sistema religioso di cui siamo parte e di cominciare a servire il sistema come se fosse una proiezione nel nostro ego e della nostra sicurezza, anziché servire il Dio vivente che “soffia dove vuole”, è davvero forte in tutti noi.

Ø      L'amara storia dello scisma e dell'eresia è pure istruttiva. Nel corso dei secoli i cattolici, desiderando giustamente salvaguardare l'unità e l'integrità dell'unica Chiesa fondata da Cristo, hanno sempre affrontato con severità lo scisma e l'eresia. Si sono dette e fatte cose terribili.

Purtroppo, è possibilissimo avere ragione dal punto di vista teologico e torto da quello attitudinale o spirituale, combinando le realissime divisioni teologiche con divisioni personali e di relazioni persino maggiori.

Ø      Fortunatamente, in seguito al Vaticano II, per risolvere le divisioni teologiche i cattolici non si limitano a pregare e fare, ma si stanno anche assumendo la responsabilità del proprio ruolo nelle dolorose divisioni personali e di relazione.

 

Ripensandoci, anche se lo scisma e l'eresia hanno enormemente ferito e indebolito l'intero Corpo di Cristo, inclusa la Chiesa cattolica,

Ø      è chiaro che Dio non ha abbandonato il Suo popolo diviso, neppure quando una parte aveva “teologicamente” torto.

Ø      Senza avallare quanto nello scisma o nell'eresia era sbagliato, Dio ha continuato ad approvare ciò che era giusto, in particolare quando la parte giusta riguardava la devozione a Suo Figlio, Gesù.

L'amore di Dio è sempre più profondo, più vasto e sapiente del nostro amore, e non finiremo mai di imparare da quell'amore, e di pentirci quando lo incontriamo.

 

Mentre la Chiesa e i suoi sacramenti sono mezzi ordinari di salvezza e di santificazione, Dio non Si limita neppure a quanto Egli Stesso ha stabilito in modo speciale.

Ø      Tutta la terra ci parla della Sua gloria. Nella creazione, nel prodigio e nella gloria dell'universo, Dio Si rivela a tutti gli uomini.

-        Egli Si rivela a tutti gli uomini nell'istinto che ha posto in loro per riconoscere il bene e il male; Egli è realmente la vera luce, che illumina ogni uomo che nasce nel mondo.

-        Nelle Sue mani sta il sorgere e il tramontare delle nazioni;

-        nelle Sue mani sono il giudizio, la purificazione e la benedizione delle chiese;

-        nelle Sue mani è la creazione e la redenzione dell'intera razza umana.

E mentre Dio Si serve degli individui e delle istituzioni che Egli Stesso ha scelto e consacrato, non Si limita certo a queste; il Suo Regno è più grande di tutti noi.

 

Cosa potrebbe dire, allora, lo Spirito alla Chiesa Cattolica?

è      Un messaggio vecchio e sempre nuovo come il giorno di Pentecoste: pentitevi, credete, e anche voi riceverete il dono dello Spirito Santo (Atti 2,38).

 

Pentiamoci di ogni modo in cui possiamo aver messo restrizioni a Dio, o avergli posto dei limiti nel pensiero, parole o azioni.

Ø      Pentiamo di qualunque modo in cui possiamo aver oscurato la centralità di Gesù, ponendo cose secondarie al suo posto.

Ø      Pentiamoci della nostra “eccessiva centralità e concentrazione sulla Chiesa” che la colloca al posto di Cristo.

Pentiamoci di ogni modo in cui possiamo aver addolorato lo Spirito Santo e, col nostro orgoglio o con la nostra paura, aver opposto resistenza alle Sue opere.



[1] Constitution of the Church Lumen Gentium, 9.

[2] Cardinal Joseph Ratzinger, “What Does the Church Believe?” Catholic World Report, Marzo 1993, p. 58.

[3] Costituzione della Chiesa Lumen Gentium, 8.

[4] Ibid., 14.

[5] Ibid., 15.

[6] Decreto sull'Ecumenismo Unitatis Redintegratio, 3.

[7] Ibid., 4.

[8] Costituzione della Chiesa Lumen Gentium, 8.

[9] Decreto sull'Ecumenismo Unitatis Redintegratio, 5.

[10] Padre Raniero Cantalamessa, La Vita nella Signoria di Cristo (Ed. Ancora, Milano), p. 89

[11] Padre Charles Dilke, C.O., “Canterbury Tales”, 30 Days (febbraio, 1991): 82; caratteri italici miei.

[12] Decreto sull'Ecumenismo Unitatis Redintegratio, 10.

[13] Ibid., 7-10.

[14] Cardinal Hans Hermann Groër, “From Values ro Reality”, 30 Days, n. 5 (1993): 62.

[15] Padre Thomas Hopko, “Continuous Conversion”, Faith and Renewal, Aprile - maggio, 1992, p.4.

[16] Dr. Larry Crabb, Inside Out (Colorado Springs: NAVPRESS, 1988); Dr. John White, Changing on the Inside (Ann Arbor, Mich., U.S.A.: Servant Publications, 1991).

[17] Cantalamessa, La vita nella Signoria di Cristo, pp. 37-38.

[18] Vedi anche l'orientamento biblico dato dal Decreto sul Ministero e sulla Vita dei Sacerdoti, del Vaticano II, Presbyterorum ordinis sul ruolo dei sacerdoti in relazione ai laici, quali “fratelli tra i fratelli”, particolarmente il n. 9.

[19] Cardinal Joseph Ratzinger, The Meaning of Christian Brotherhood (San Francisco: Ignatius Press, 1993), pp. 59-60.

[20] Il Dr. Joyce Little, professore di teologia presso l'Università di S. Thomas a Houston, Texas, alla conferenza che ha avuto luogo ad Omaha, nel Nebrasca, nel luglio del 1993,per celebrare il 25° anniversario della Humnae Vitae, fece una presentazione eccellente della distinzione tra autorità e potere. È disponibile su audiocasetta presso l'Istituto Paolo VI, 6901 Mercy Road, Omaha, NB 68106, U.S.A. Anche il Cardinal Ratzinger,ha sviluppato alcune distinzioni tra autorità e potere nel suo saggio “Against the Power of Intellectuals”, pubblicato su 30 Days, (Marzo 1991): 68-71).

[21] Padre Marie-Dominique Philippe, O.P., Follow the Lamb … (Laredo, Tex.: Congregation of Saint John, 1991), pp. 102, 177-92.

[22] Dudley Hall, Out of the Comfort Zone: The Church in Transition (Pineville, N.C., Morning Star Publications, 1991), p. 44.

[23] Joseph E. Davis, “The Protestant Challenge in Latin America”, America, 19 gennaio, 1991, p. 38.

[24] Padre Thomas Weinandy, “Why Catholics Find It So Hard to Evangelize”. New Covenant, Ottobre, 1993, p. 19.

[25] Attendo con ansia la pubblicazione di un nuovo libro di Neil Lozano che si dedica all'analisi delle dinamiche del “fratello maggiore” che si trovano dentro tutti noi. L' ho letto in forma di bozza e ritengo sia un contributo originale e sensibile alla letteratura della crescita e santità spirituale, che sarà utile a molti. Ancora non è stato definito il titolo né l'editore, ma non appena pubblicato lo metteremo a disposizione attraverso il nostro notiziario: Renewal Ministries, Box 7712, Ann Arbor, MI, 48107, U.S.A.

[26] Vescovi di El Salvador, “Offsetting the Proselytism of Sects”, L’Osservatore Romano (Ed. inglese), 27 agosto, 1990, p. 9.

[27] Serge Schmemann, “Russian Pass Meaure to Restrict Foreign Religious Groups”, New York Times, 16 luglio, 1993, p. A6.

[28] Alan Cooperman, “Pope Heads for Baltics as Religions Compete”, Ann Arbor News, 2 settembre, 1993, p. A7.

[29] Padre Thomas Dubay, S.M., Fire Within (San Francisco: Ignatius Press, 1989), pp. 196-97.

[30] Lucio Brunelli e Alfred Lbhart, “Ratzinger and the Son of Luther”, 30 Days, n. 3 (1993): 9.

[31] St. Ignazio Brianchaninoff, come è citato in Hopko, “Continuous Conversion”, p. 8.

[32] Papa Giovanni Paolo II, “Bible Experts Must Be Guided by Spirit”, L'Osservatore Romano (Ed. Inglese), 28 aprile, 1993, pp. 3-4.

[33] Cardinal Angel Suquia, “The New Evangelization: Some Tasks and Risks of the Present”, Communio, Inverno 1992, pp. 515-40.

[34] Cantalamessa, La Vita nella Signoria di Cristo p. ix.

[35] Padre Avery Dulles, S.J., “From Symbol to System: A Proposal for Theological Method”, Pro Ecclesia I, n. 1, p. 43.

[36] Ratzinger, “Against the Power of Intellectuals”, pp. 68-69.

[37] Philippe, Follow the Lamb…, p. 31.

[38] Cardinal Joseph Ratzinger con Vittorio Messori, The Ratzinger Report (San Francisco: Ignatius Press, 1991), p. 76.

[39] Peter Steinfels, “Inquiries Pledged on Abusive Priests”, New York Times, 2 luglio, 1993, pp. A1, A7.

[40] Padre Peter Hockey, Ecumenical Issues in Evangelization (non pubblicato ms.).

[41] Padre Benedict J. Groeschel, C.F.R., The Reform of Renewal (San Francisco: Ignatius Press, 1990), p. 28.

[42] Padre Benedict J. Groeschel, C.F.R., “Making Sense of the Scandal”, Catholic World Report, Novembre 1993, pp. 43, 46.

[43] Cardinal Paul Poupard, “'Galileo Case' Is Resolved”, L'Osservatore Romano, (Ed. Inglese), 4 novembre, 1992, p. 8.

[44] Decreto sull'Ecumenismo Unitatis Redintegratio, 3, 4, 7.

[45] Papa Giovanni Paolo II, “From This African Shrine of Sorrow Let Us Implore Heaven's Forgiveness”, L'Osservatore Romano, (Ed. Inglese), 4 marzo, 1992, p. 2.

[46] Papa Giovanni Paolo II, “Address to Extraordinary Consistory of Cardinals”, L'Osservatore Romano, (Ed. Inglese), 22 giugno, 1994, p. 8.

[47] Lisa Palmieri-Billing, “Ecumenism”, Inside the Vatican, Maggio, 1994, p. 20.

[48] Padre Raniero Cantalamessa, The Mystery of Christmas (Middlegreen, Slough, U.K.: St. Paul Publications, 1988), pp. 94-102.
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