Amatevi Gli Uni Gli Altri
La grandezza del sacrificio di Cristo libera una potenza nella vita di quanti sono in unione con Lui che, mentre ci purifica e ci libera progressivamente, nelle nostre relazioni con gli altri ci permette di crescere nel modello del Suo amore.
Ø Talmente grandi sono il sacrificio e l’Alleanza fatte con noi nel Suo sangue, tanto è grande il potere liberato nella nostra vita, che Gesù parla di un Comandamento “nuovo” che riassume qual è la Sua volontà riguardo alle nostre relazioni con gli altri.
è “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come Io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete Miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv 13, 34-35).
è “Come il Padre ha amato Me, così anch'Io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i Miei comandamenti, rimarrete nel Mio amore, come Io ho osservato i comandamenti del Padre Mio e rimango nel Suo amore. Questo vi ho detto perché la Mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il Mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come Io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 9-13).
Gesù ha portato i discepoli in cima a un alto trampolino e ora dice loro di saltare. Dice loro che ora dovranno entrare nel regno dell’amore umile, tenace, caratteristico delle relazioni tra Padre, Figlio e Spirito Santo.
Ø Li sta invitando ad entrare nella vita e nell’amore divino e a permettere al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo di impartire la loro stessa vita e il modello del loro amore a “semplici mortali”.
- L’implicazione è che la vita del discepolo, di rinunziare a se stesso e addossarsi la croce dell’amore umile e tenace, è la vita di Dio Stesso, è la vita dello stesso cielo.
- E mentre ci arrendiamo sempre più all’amore di Dio e entriamo nel modello del Suo amore nella relazione con gli altri, la promessa è che la nostra gioia sarà completa.
Quest’amore non è né impersonale né inumano. Se vissuto in modo autentico, è intensamente umano e intensamente personale.
Ø L’amore “Agape” non è un amore svincolato dalle emozioni; è amore liberato dalle impurità.
Talvolta possiamo avere una nozione distorta di cos’è l’amore di Dio e quindi di cosa dovrebbe essere il nostro amore reciproco,
Ø una nozione intaccata dall’influenza della filosofia greca su certi accostamenti alla spiritualità. Propriamente inteso, l’amore di Dio è appassionato e pieno di compassione, e il nostro amore per gli altri deve essere autenticamente umano e fervente quanto puro:
Il tema della compassione del Padre è scomparso dal linguaggio e dalla coscienza della Chiesa; è stato del tutto ignorato. …
Ø Il processo generale e inesorabile di adattamento alla cultura del tempo ha fatto sì che l’idea biblica della sofferenza di Dio fosse sacrificata all’idea greca della impassibilità di Dio.
Ø È stata anche influenzata dal fatto che l’impassibilità (apatheia) divenne, in alcuni monasteri, il più alto ideale ascetico, l’apice stesso della santità, e quindi si riteneva che fosse sovranamente attribuito a Dio.
“Così la metafisica ontologica fu progressivamente in grado di penetrare la teologia e di soppiantare definitivamente il modo biblico di pensare. …
- La conseguenza immediata fu che l’immagine di Dio come definita dalla tradizione assunse, contro le intenzioni del Concilio di Nicea e di Costantinopoli, le caratteristiche tipicamente greche di un Dio immobile e indifferente” (W Kasper, Jesus der Christus, III 1, 2, Mainz, 1974).[3]
Sant’Agostino, per la grande sensibilità di coscienza e l’ideale di alta santità, fece molto presto a reagire contro una certa interpretazione dell’ideale greco di apatheia – libertà dalla passione.
Ø Vide che il progresso della vita cristiana riusciva a riordinare nel modo giusto le nostre passioni, non a distruggerle. “Se quella deve esser chiamata apatia (apathia), dove la mente non è oggetto di alcuna emozione, allora chi non considererebbe tale insensibilità peggiore di ogni vizio?[4]
Agostino rilevò che Cristo ha sperimentato tutte le emozioni umane: dolore, paura, compassione, amore, gioia – in maniera piena e reale, e di quelli che pensavano di essersi gettati le emozioni dietro le spalle, ha dichiarato:
Ø “quelle persone piuttosto perdono tutta l’umanità, anziché ottenere la vera tranquillità.
- Una cosa infatti non è necessariamente giusta per il fatto di essere inflessibile, né salutare perché è insensibile.”[5]
è “L’amore sia genuino; odiate il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda” (Rom 12, 9-10).
è “Tutto si faccia tra voi nella carità” (1 Cor 16,14).
è “Vi esorto dunque io, prigioniero per il Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore” (Ef 4, 1-2).
è “Il fine di questo richiamo è però l’amore, che sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera” (1 Tm 1,5).
è “Dopo aver santificato le vostre anime con l'obbedienza alla verità, per amarvi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente, di vero amore, gli uni gli altri” (1 Pt 1,22).
Persino i mistici spagnoli Giovanni della Croce e Teresa di Avila, famosi per la loro intensa trattazione della purificazione necessaria per essere uniti pienamente a Dio, parlano anche dell’intensità dell’amore umano che dovrebbe sgorgare da un cuore puro. Come dice Padre Dubay nel suo commento alla loro opera:
Ø “Un amore ardente per Dio implica e provoca la scomparsa di eccessivi attaccamenti a se stessi e di egoismi, ma non distrugge la reciprocità dell’amore umano interpersonale.
Ø Al contrario, l’amore divino intensifica l’amore umano.
La realtà, altro nome per santità, è un insieme integrato: tutto si inserisce in armonia e rafforza tutto il resto. La verità è davvero sinfonica.”[6]
Anche C.S. Lewis esprime lo stesso concetto alla sua maniera tipicamente sconvolgente e penetrante:
Ø “Quando avrò imparato ad amare Dio meglio delle mie persone più care sulla terra, amerò queste persone care meglio di ora.
Ø Fin quando imparo ad amare i miei cari a spese di Dio e al posto di Dio, mi dirigerò verso la condizione in cui non li amerò affatto.
Quando si mettono al primo posto le cose più importanti, le seconde non vengono soppresse, ma accresciute.”[7]
Nelle Azioni, Non Solo A Parole
L’amore di Cristo non si esprimeva solo a parole, ma anche nelle Sue azioni: atti quotidiani di servizio amorevole, paziente, umile; atti straordinari di guarigione, liberazione, predicazione, insegnamento e miracoli;
Ø e l’atto più straordinario di tutti, farsi uomo, in obbedienza al Padre, obbedienza che lo portò alla resa totale nella morte sulla Croce.
Ø Fede, speranza e amore, se sinceri, ci porteranno ad agire, a vivere nelle azioni che Dio ha predisposto per noi.
- La fede libera la potenza per agire;
- la speranza ci dà il motivo per agire;
- l’amore ci costringe ad amare, nelle azioni come a parole. Infatti,
la misura della vera spiritualità e della relazione autentica con Dio, si manifesta nell’amore espresso attraverso le azioni:
è “Da questo abbiamo conosciuto l'amore: Egli ha dato la Sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli.
- Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l'amore di Dio?
- Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità” (1 Gv 3, 16-28).
è “Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non conosce Dio, perché Dio è amore” (1 Gv 4, 7-8).
è “Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte” (1 Gv 3,14).
è “Da questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non agisce con giustizia non è da Dio, né lo è chi non ama il suo fratello. Poiché questo è il messaggio che avete udito fin dal principio: che dovremmo amarci gli uni gli altri” (1 Gv 3, 10-11).
è “Se uno dicesse: "Io amo Dio", e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da Lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello” (1 Gv 4, 20-21).
Sono parole forti, chiare e stimolanti. Mi ricordano ciò che una volta qualcuno disse:
Ø “Ciò che mi preoccupa non sono le parti della Bibbia che non capisco, ma quelle che capisco.”
Ma Gesù non ci invita a saltar giù dal trampolino (o a uscire dalla barca) lasciandoci poi alle nostre risorse personali.
Ø Lui salta con noi, cammina con noi sull’acqua e fa tutto quello che può per noi non solo col Suo esempio, ma anche con la Sua presenza personale, col suo amore e insegnamento costante, per aiutarci a “crescere” nell’amore sacrificale della Trinità.
Ovviamente nessuna di queste cose è possibile senza il dono dello Spirito, per mezzo del quale la legge di Dio ora è scritta nei nostri cuori, e lo vedremo brevemente.
Ø É un processo che dura una vita. Ma certo è bene cominciare: pentirsi, perdonare, chiedere il Suo aiuto.
Ø Se ci imbattiamo in blocchi o ostacoli, oggi possiamo trovare ogni tipo di libri e piccoli gruppi di cristiani che possono aiutarci ad eliminare gli ostacoli e ad aprire, spalancare il cuore al perdono e all’amore, nelle azioni come a parole.
Anche Gesù sa bene che talvolta non possiamo imparare solo attraverso “insegnamenti” o parole: è necessaria una certa dose di sofferenza per spezzare l’orgoglio, umiliare il cuore e spalancarli alla misericordia e alla compassione.
Ø Egli è il medico divino e interverrà con qualsiasi tipo di chirurgia dell’anima sia necessaria per permetterci di vivere nell’amore, quali Suoi figli diletti.
Possiamo fidarci nella Sua mano esperta sulla nostra vita, che ordina gli eventi e le circostanze per il nostro bene e per la Sua gloria.
Ø Soprattutto Gesù ci invita ad “amarci gli uni gli altri”, riferendosi ai fratelli cristiani, quale segno della Sua presenza in mezzo al Suo popolo che ha risposto all’offerta della salvezza.
Ma dice anche chiaramente che il Suo, e il nostro amore, deve includere e raggiungere l’intera umanità.
Cosa Include l’Amore di Dio
La “religione” talvolta può diventare chiusa in se stessa, farisaica, dare giudizi e condanne gratuite a chi è “al di fuori” :
Ø una perversione grave ma comune di ciò che Dio intendeva dovessero essere le adunanze del Suo popolo.
- Anziché amare chi è “al di fuori”, la nostra natura umana caduta è portata a servirsi della “nostra religione” some piano d’appoggio del nostro ego, un modo per sentirsi superiori agli altri.
- Della unione vivente con Gesù facciamo un sistema o un’ideologia, oppure un sostituto per quella unione, e ce ne serviamo per giudicare e condannare gli altri. Quanta differenza da ciò che Gesù intendeva e intende!
è “Ma a voi che ascoltate, Io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano.
- A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Da' a chiunque ti chiede; e a chi ti prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.
è “Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperare nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo, perché Egli è benevolo verso gli ingrati e gli egoisti. Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.
è “Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi, in cambio" (Lc 6, 27-38).
Quando Gesù ci avverte di non giudicare né condannare, non esclude che si distingua la differenza tra bene e male.
Ø Non esclude quanto in altri punti della Scrittura è consigliato: ammonire, esortare, dire la verità nell’amore.
- Non esclude l’invito, a chi è bloccato nel peccato, a pentirsi, a tornare al Signore o ad abbandonare il peccato.
- Non esclude che si giudichino alcune situazioni in cui abbiamo la responsabilità di farlo. Non esclude il ricorso ai “tribunali” legittimamente stabiliti dalla Chiesa per regolare i problemi gravi.
Sta escludendo il controllo compiaciuto, ipocrita e definitivo sul valore di un’altra persona, o di assumere la posizione di Dio, che spetta solo a Dio. Quel giudizio e la conseguente assoluzione o condanna spetta solo a Dio.
Ø Ancora una volta Egli si aspetta che si faccia tutto con un amore umile, saldo e misericordioso,
e non vuole che l’amore si limiti a chi ci è caro o ci è simile: al nostro tipo, alla nostra classe, alla nostra chiesa o denominazione, al nostro movimento o gruppo, alla nostra razza o sesso, o “religione”.
Le cosiddette guerre di religione capitate in tutta la storia e che ancor oggi si stanno verificando sono un abominio per il Signore.
Ø Che si tratti di un’idea aggregante contro il comunismo, di un segno di identità nei conflitti etnici o di una “chiave” per il benessere e la prosperità, la religione non deve essere usata per i nostri fini personali. La vera religione non è la maligna proiezione del nostro ego sul nostro gruppo etnico, affiliazione religiosa, identità denominazionali, chiesa di appartenenza, o identità nazionale bensì:
“La religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo” (Gc 1,27).
“É forse questo il digiuno che ho scelto, un giorno in cui l'uomo si umili? Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto? Forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore?
Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene di perversione, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire chi è nudo, senza distogliere gli occhi dalla tua gente?
- Allora la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. La tua giustizia camminerà davanti a te, la gloria del Signore sarà la tua retroguardia.
- Allora Lo invocherai e il Signore ti risponderà; implorerai aiuto ed Egli dirà: "Eccomi!" Se toglierai di mezzo a te il giogo, il puntare il dito e il parlare empio, se offrirai il pane all'affamato e soddisferai il desiderio dell’afflitto, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua oscurità sarà come il meriggio.
- Ti guiderà sempre il Signore, soddisferà i tuoi desideri con cose buone, rinvigorirà le tue ossa; sarai come un giardino irrigato e come una sorgente le cui acque non vengono a mancare.
- La tua gente riedificherà le antiche rovine, ricostruirai le fondamenta di molte generazioni. Ti chiameranno riparatore di brecce, restauratore di case in rovina per abitarvi” (Is 58, 5-12).
Nel profondo del cuore abbiamo la tendenza egoistica a restringere il ciclo dell’amore, a escludere gli altri dal nostro amore e dall’amore di Dio.
Ø Persino le persone più vicine a Gesù, e anche dopo la Pentecoste, dovettero lottare contro questa tendenza. A Pietro furono necessarie visioni straordinarie e “mandati divini” per allargargli il cuore all’amore e accettare i pagani come fratelli in Cristo (vedi Atti 10): "Voi sapete che non è lecito per un Giudeo associarsi o far visita a persone di un’altra nazione; ma Dio mi ha mostrato che non dovrei chiamare impuro nessun uomo comune” (Atti 10,28).
Gesù ha illustrato il messaggio dell’amore e della misericordia universali in molte delle Sue parabole. Sia nella parabola del buon samaritano, del banchetto nuziale, del vignaiolo e dei suoi dipendenti Gesù ha detto chiaramente che
Ø chiunque si trovi nel bisogno è il nostro prossimo, e il fatto che siamo già Suoi discepoli non ci dà il diritto di guardare gli altri dall’alto in basso o di restringere il cerchio dell’amore:
è “Giovanni Gli disse: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel Tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri". Ma Gesù disse: "Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel Mio nome e subito dopo possa parlare male di Me. Chi non è contro di noi, è per noi” (Mc 9, 38-40).
è “Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio” (Lc 13,29).
è “E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste Io devo condurre; ascolteranno la Mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore” (Gv 10,16).
Non è insolito leggere di diversi santi cattolici che offrono compassione a un povero mendicante, per poi scoprire che si trattava dello Stesso Cristo.
Ø Le parole di S. Agostino ci aiutano a mantenere aperto il cuore agli “estranei”: “Quanti lupi stanno dentro l’ovile, e quante pecore fuori!”[8]
Come dice il Concilio Vaticano II: “Anche se è incorporato nella Chiesa, chi non persevera nella carità non è salvato … Tutti i figli della Chiesa dovrebbero tuttavia ricordare che la loro condizione esaltata non è il risultato dei loro meriti, ma della grazia di Cristo.
Ø Se poi non corrispondono alla grazia col pensiero, parole e opere, non solo non saranno salvati, ma saranno giudicati con maggior severità.”[9]
In che modo si applica a noi tutto questo?
Ø Quanto è importante aprire il cuore al debole, al povero e a chi nel mondo non conta nulla, a chi non ha alcuna influenza, è impotente (vedi Giacomo 2, 1-9).
- Quanto è importante amare non solo le persone del nostro gruppo, comunità o movimento, ma anche la Chiesa intera!
- Quanto è importante amare non solo i membri della nostra Chiesa locale, nazionale o internazionale, ma tutti i membri del corpo di Cristo, in qualunque Chiesa o denominazione si trovino!
Quanto è importante amare gli ebrei!
Quanto è importante amare i buddisti, i musulmani,
- gli Indù, gli animisti, gli umanisti secolari,
- i liberali e i conservatori,
- gli atei, i tiepidi,
- i neri e i bianchi, i bruni i gialli e i rossi,
- i peccatori e i santi,
- maschi e femmine,
- malati e sani,
- equilibrati e squilibrati –