9 ottobre

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MARIOCAPALBO
00domenica 5 ottobre 2014 10:54
La morte di Cristo è caparra di immortalità



Preghiera

Tu illuminerai la mia lampada, Signore; Dio mio, illuminerai le mie tenebre (Sal 17, 29). Io sono nelle tenebre dei peccati. Fa’ sì che, con un raggio della tua sapienza, si dissipino le mie tenebre e si manifesti il tuo volto. E se, per mia colpa, questo tuo volto apparirà alquanto deforme, sia restaurato da te ciò che da te era stato formato.(En. in Ps. 66, 4)
Lettura

La morte di Cristo è caparra di immortalità

Oh beati! Crediamo veramente che saremo anche noi così? Suvvia! sospiriamo e il sospiro si tramuti in gemito. Cosa in realtà siamo per poter essere lassù? Esseri mortali, decaduti, abietti, terra e cenere. Ma colui che ce l’ha promesso è onnipotente. Se guardiamo a noi stessi cosa siamo? se guardiamo a lui, è Dio, è l’onnipotente. Non riuscirà a fare di un uomo un angelo, lui che ha fatto l’uomo dal nulla? ovvero, non si interesserà Dio dell’uomo, per il quale volle che morisse il suo Unigenito? Soffermiamoci a considerare i segni [che ci ha dati] del suo amore. Della promessa di Dio abbiamo ricevuto tale caparra: possediamo la morte e il sangue di Cristo. Chi è morto? Il Figlio unico. Per chi è morto? O magari fosse morto per dei buoni, per dei giusti! Ma è questa la realtà? Dice l’Apostolo: Infatti Cristo è morto per gli empi (Rom 5, 6). Colui che agli empi ha fatto dono della sua morte, cosa terrà in serbo ai giusti se non la sua vita? Si sollevi quindi la debolezza umana! non disperi, non si accasci, non si volga indietro dicendo: Io non ci sarò. Chi ha fatto la promessa è Dio: egli è già venuto per fare la promessa, è apparso agli uomini, è venuto per addossarsi la nostra morte e garantirci la sua vita. Venne nella terra del nostro esilio a prendere quaggiù ciò che quaggiù abbonda: gli obbrobri, i flagelli, gli schiaffi, gli sputi in viso, le ingiurie, la corona di spine, la crocifissione, la permanenza sulla croce, la morte. Tutte queste cose abbondano sulla nostra terra, ed egli venne a fare gli scambi. Cosa diede [venendo] quaggiù? cosa ricevette? Diede l’incoraggiamento, diede la dottrina, diede la remissione dei peccati; ricevette gli oltraggi, la morte, la croce. Dalla sua patria ci ha recato i beni, e nella nostra terra ha subito i mali. Comunque, ci ha promesso che abiteremo in quella patria, da cui egli è venuto e ha detto: Padre, voglio che dove sono io ivi siano anch’essi (Gv 17, 24)Con tanto amore ci ha prevenuti! È venuto da noi là dove noi ci trovavamo, noi saremo con lui là dove egli è. Cosa ti ha promesso Dio, o uomo mortale? Che vivrai in eterno. (En. in Ps. 148, 8)

Per la riflessione

E se Dio è morto per l’uomo, perché non dovrà l’uomo vivere [sempre] con Dio? Perché il mortale non potrà vivere in eterno, quando per lui è morto colui che vive in eterno? (En. in Ps. 148, 8)

Pensiero agostiniano

La pace della città celeste è l’unione sommamente ordinata e concorde di essere felici di Dio e scambievolmente in Dio. (De civ. Dei XIX, 13.1)


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