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MARIOCAPALBO
00lunedì 30 gennaio 2012 17:36
LE CONDIZIONI DI DIO Bob Mumford

Correzione e Cambiamento

LE CONDIZIONI DI DIO

 

 Bob Mumford

 

Crediamo davvero che la Bibbia sia la verità? Ci siamo mai chiesti, allora, perché tante bellissime promesse in essa contenute pare non diventino mai realtà per noi?

Un esame attento della Scrittura ce ne rivelerà i motivi: Dio opera sulla base di un patto, o alleanza, con l'uomo. Dio fa promesse che trascendono le capacità umane di capire, ma non esiste una promessa che non sia preceduta, o seguita, da una "condizione" che Dio pone all'uomo, e che può essere osservata solo nella fede. É la "prova" della fede il Lui. Vogliamo esaminare l'argomento? Potrà cambiare la nostra vita!

 

 

Dal modo in cui risponderemo alla "tentazione", o prova, si determina se riceveremo o meno la realizzazione della promessa.

 

 

            Il cristianesimo non è difficile ma assai pratico, comprensibile anche ad un bambino. Nelle Sue trattative con gli uomini Dio ha fatto delle dichiarazioni condizionali: "Se farai questo, Io farò quest'altro. D'altra parte, se rifiuterai di farlo, ti accadrà questo." In altre parole Dio ci fa una proposta e se la seguiamo, ce ne risulterà proprio ciò che Lui ha promesso.

 

         Il vero cristianesimo è quando le promesse della Bibbia diventano vere, come d'altra parte il Signore Stesso intendeva che fosse. Una grande quantità di promesse da parte di Dio, senza vederne la realizzazione, mi ha portato al punto in cui mi sono rifiutato di cercare o accettare altre promesse bibliche finché non avessi visto realizzate quelle che già conoscevo. E non si avverano neppure se le conosciamo a memoria!

 

         Può davvero Dio risolvere tutti i problemi, come promette nella Bibbia? "Avrete gioia, guarirete i malati, caccerete i demoni" e tutte queste belle cose, Dio può farle davvero?

         Credo fermamente che la Bibbia sia vera in ogni parola, ed ho visto a sufficienza tante promesse diventare realtà per credere che sia tutto vero. So perciò che dietro le parole della Bibbia sta il nostro Padre Onnipotente che ci ama in maniera infinita, e che non solo ci dà "buone notizie", ma vuole che questa "Buona Notizia" o Novella, si avveri per noi.

 

            Perché allora non tutti sperimentiamo la realizzazione delle promesse di Dio? Cosa c'è che non va? Nella ricerca del colpevole in genere dobbiamo puntare il dito su noi stessi. Non si tratta di pregare di più o di dedicare più tempo allo studio della Bibbia; di frequentare più incontri di preghiera e di sforzarsi di essere migliori; di dare più denaro ai poveri e alle missioni. Queste sono tutte cose buone, ma non saranno loro a risolvere il problema.

 

         Tra noi e la realizzazione delle promesse di Dio vi è sempre una situazione che comprende la "tentazione" o "prova". E dal modo in cui risponderemo alla tentazione si determina se riceveremo o no la realizzazione delle promesse. In altre parole, quando impariamo a superare la tentazione o prova nel modo voluto da Dio, riusciremo ad avere il possesso delle promesse che Lui ci ha fatto.

 

         Per "tentazione" qui intendiamo la prova a cui Dio mette sempre tutti noi prima di darci qualcuna delle Sue promesse e farle diventare realtà:  vuol vedere se siamo maturi abbastanza, e per questo ci mette dinanzi una situazione difficile o "prova".

 

            La Bibbia ci illustra tutte le promesse di Dio, ed anche il Suo desiderio di darci tutte le cose che promette. Ma prima vuole metterci alla prova. E nella stessa Bibbia troviamo anche tutte le indicazioni per imparare a far diventare realtà le promesse di Dio.

 

         Esaminiamo la Bibbia. Il primo caso è quello degli Israeliti. Quando il popolo di Dio fu tolto dalla schiavitù dell'Egitto per essere condotto verso la Terra Promessa, Dio fece questa promessa:

 

"Diventerete una grande nazione in una terra dove scorre latte e miele, come il Dio dei vostri padri aveva promesso. E Dio vi darà grandi città, piene di buone cose; città che non avrete costruito, campi che non avete arato ..."

 

E tali promesse sono in particolare per il popolo di Israele, ma valgono anche per tutti i credenti, come possiamo vedere in Ebrei 4, 1-11, che fa riferimento proprio a questa promessa. Dio vuole liberare anche noi da ogni schiavitù o legame, sia psicologico che spirituale o fisico, in modo da portarci verso la terra dove scorre latte e miele: una terra di completezza. Sembra troppo bello per essere vero?

 

            Tradotto in linguaggio moderno ciò significa che Dio desidera condurci in una situazione - spirituale e fisica - dove Egli provvederà ad ogni nostra necessità: lavoro, casa, amici, abiti, cibo, pare della mente - tutto ciò che il nostro cuore possa desiderare. E per ottenere tutte queste cose non dovremo lavorare - guadagnarcele o meritarle. Se davvero era così semplice, perché gli Israeliti non entrarono nella Terra Promessa? Guardiamo alla loro realtà: vagarono per 40 anni nel deserto, protestando e protestando contro Dio e contro Mosè, e solo due Israeliti di quella generazione, Giosuè e Caleb, poterono entrare nella Terra Promessa, mentre tutti gli altri morirono e solo i loro figli vi poterono entrare. E questo proprio a motivo delle loro proteste.

 

         Se ora torniamo a considerare la promessa fatta da Dio agli Israeliti, vedremo qualcosa di molto interessante rispetto a ciò che abbiamo visto più sopra:

 

"Ascolta Israele, e bada di mettere in pratica questi comandi, perché tu possa essere felice e crescere di numero, nel paese dove scorre latte e miele. Ascolta Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti siano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai ... Quando il Signore tuo Dio ti avrà fatto entrare nella terra promessa ai tuoi antenati ... quando ti avrà dato le grandi città che non avrai costruito ... quando avrai mangiato e ti sarai saziato, guardati dal dimenticare il Signore che ti ha fatto uscire dalla ... schiavitù. Temerai il Signore tuo Dio, lo servirai e giurerai per il Suo nome. Non seguirai altri dèi ... Non tenterete il Signore vostro Dio ... Farai ciò che è buono o giusto agli occhi del Signore, perché tu sia felice ed entri in possesso della terra ... che il Signore giurò ai tuoi padri" (Deuteronomio 6, 3-19).

 

         Come possiamo vedere, le promesse suonano diverse quando le mettiamo nel contesto giusto, non è vero?

 

         Guardiamo ora un'altra promessa che troviamo in Isaia 1,19:

è     "Se sarete docili e ascolterete, mangerete i frutti della terra."

Qui vediamo bene come davanti al fatto di mangiare i frutti della terra c'è un "SE", una piccola "condizione."

 

         Nel caso di Mosè, Dio ricorda agli Israeliti che debbono obbedire ai 10 comandamenti, e possiamo riassumere così la loro avventura: "Obbedisci ai 10 Comandamenti, ama Dio con tutto il tuo cuore, l'anima e le tue capacità e insegna queste cose ai tuoi figli; allora entrerai nella terra promessa da Dio. E quando vi sarai entrato non dimenticare chi ti ha dato tutto questo. Non provocare né tentare Dio. Obbediscigli, ed Egli caccerà tutti i tuoi nemici davanti a te, in modo che potrai possedere la terra."

 

         Come conciliare queste due cose? Da una parte Dio ci dice di volerci dare molte cose buone che non abbiamo e non possiamo meritare; dall'altra dice che quelle cose buone non le potremo avere, a meno che non ne facciamo certe altre che Egli ci ordina.

 

            Ma la cosa più importante è che attraverso la morte di Gesù noi possiamo avere gratuitamente il dono della vita che Dio ci dà. Invece della pena di morte, meritata col peccato, abbiamo da Dio il dono gratuito dello Spirito mediante la grazia di Gesù. Purtroppo, questa realtà può portarci ad una interpretazione semplicistica, e proprio come esiste il "legalismo," vi è anche un'altra corrente religiosa che ritiene di poter ottenere "tutto per grazia." Ma nessuna delle due condizioni estreme, "legalismo" e "tutto per grazia" è giusta: dobbiamo solo trovare il giusto equilibrio.

 

         Se Dio non vuole il "legalismo," non vuole neppure la disobbedienza; per cui, tutto ci è dato per grazia, ma:

è    Dio ci dona queste grazie sulla base di alcune condizioni.

 

         Guardiamo ora alcuni casi del Nuovo Testamento in cui vengono fatte delle promesse:

 

1.     Giovanni 17,5: "Se siete in me e obbedite ai miei comandi, potete chiedere quello che volete e io ve lo concederò."

É Gesù Stesso che parla, e ci fa una grande promessa. Ma notate il piccolo "SE": É una condizione alla promessa.

 

Ø       In realtà non conosco una sola promessa della Bibbia che non sia preceduta, o seguita, da una condizione

 

            Considerate la promessa della salvezza:

 

2.       Giovanni 3,16: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il Suo Figlio unigenito, perché chiunque creda in Lui non perisca, ma abbia la vita eterna."

Nel mondo alcuni periscono per non aver fatto fronte alla "condizione" per la salvezza, offerta come dono gratuito solo a quelli che scelgono di credere.

 

            Nella Bibbia amplificata "credere" viene descritto così: "Chiunque speri, confidi fermamente, sia unito a Gesù Cristo e conti su di Lui." É senz'altro assai più di una fede fatta di sole parole: è una fiducia personale totale, una confidenza vera e completa in Cristo in ogni aspetto della vita. Ed è questa la condizione.

 

         La "condizione" descrive sempre il modo in cui la promessa può essere realizzata. E solo a quella condizione si realizzerà. Un'altra promessa dice:

 

3.     Giovanni 15, 5-6: "Io sono la Vite, voi i tralci. Chi vive in Me, ed Io in lui, produrrà molto frutto."

La promessa è che produrremo molto frutto, ma purché viviamo in Lui e Gli permettiamo di vivere in noi. E Gesù prosegue:

 

"Perché separati da Me voi non potete far nulla. Se qualcuno è separato da Me, è gettato via come un ramo inutile ... per essere bruciato."

 

Il motivo della necessità di questa condizione è molto semplice: Separati da Gesù Cristo noi non possiamo produrre alcun frutto spirituale. Per gli Israeliti il motivo delle condizioni era lo stesso: al di fuori di Dio essi non potevano ottenere niente. Perciò dovevano sempre obbedire prima che la promessa potesse diventare realtà.

 

         La loro dipendenza da dio aveva lo scopo di renderli meno dipendenti da se stessi, dalle proprie risorse e forze, e di aumentare la loro dipendenza da Dio.

         Dio non è un tiranno che ci vuole proni in obbedienza cieca davanti a Lui, perché ci conosce e ci ama. Quando Gesù disse che "separati da Lui non possiamo far nulla," intendeva dire che noi non possiamo fare nulla di duraturo e degno di esistere. Non possiamo produrre lo stesso tipo di frutto che Egli può produrre in noi e tramite noi quando Gli stiamo vicini e dipendiamo da Lui.

 

         É necessario rinunciare alla nostra autosufficienza, arrivare al punto, nella nostra esperienza cristiana, di smetterla con i nostri sforzi frenetici per permettere a Lui di operare tramite noi.

 

         Un'altra verità che Gesù ha cercato di imprimere nei Suoi credenti è questa:

 

4.     Se credevano in Lui, avrebbero fatto opere più grandi di quelle che Lui stava facendo. Un discepolo gli chiese:

 

        "'Che cosa dobbiamo fare per fare abitualmente le opere di Dio?' e Gesù rispose: 'Questa è l'opera che Dio vi chiede: che voi crediate in Colui che vi ha mandato, che aderiate a Lui, contiate su di Lui, agiate in Lui e abbiate fede in Lui" (Giovanni 6, 28-29, amplificata).

 

         In altre parole, Gesù diceva a loro e a noi, che quando smetteremo di fare le cose secondo i nostri tentativi e sforzi, e riconosceremo la nostra insufficienza, allora Lui potrà agire tramite noi.

 

         Come cristiani sappiamo che quando cerchiamo di fare, con le nostre forze, qualcosa "per il Signore," il risultato ammonterà a ZERO.

         Ci diamo da fare, costruiamo Chiese, organizziamo missioni, risvegli spirituali, ritiri e scuole domenicali per il Signore. Ma non possiamo salvare, guarire nessuno né confortare chi ha il cuore infranto, dare la vista ai ciechi e neppure liberare qualcuno dalla prigione della colpa.

         Solo quando saremo in una posizione di totale fiducia e affidamento in Gesù, di obbedienza e di riposo dalle nostre opere, vedremo Gesù portare avanti la salvezza degli altri tramite noi. E queste sono le opere di Dio: lo vedremo guarire e confortare gli altri, liberare gli altri tramite noi. Saranno sempre le Sue opere tramite la nostra volontà di obbedire ai Suoi ordini.

 

            Questo è il solo modo per entrare nella Terra Promessa. Questa infatti è un luogo di riposo dove i nostri sforzi frenetici non possono entrare. Gli Ebrei descrivono le promesse di Dio come un luogo di riposo e di pace dove dovremmo entrare (V. Ebrei 4, 1-11). Qualcuno dice che il luogo di riposo si riferisce a dopo la morte, ma in realtà Gesù ha detto e ripetuto più volte che ORA dobbiamo smettere di fare le "opere nostre"; ORA dobbiamo smettere di operare da soli, per permettere a Lui di agire tramite noi.

 

è La nostra terra promessa è un posto di riposo per OGGI, dove abiteremo in città che non abbiamo costruito e riceveremo le cose buone che Dio ha pronte per noi, perché permetteremo a Dio di FARE LUI le opere in noi e tramite noi.

è Ma Glielo renderemo fisicamente e spiritualmente impossibile fino a quando non ci arrenderemo a Lui, e continueremo a cercare di agire da soli.

 

            La "condizione" che Dio ci dà è che dobbiamo voler rinunciare alle nostre vie e al nostro modo di agire e decidere di obbedire ad ogni Suo comando, per permettergli di vivere in noi e operare in noi. Le promesse di Dio vanno considerate in relazione alle loro condizioni.

 

         Torniamo all'aspetto pratico: E' proprio di fronte alle "condizioni" che ha luogo la "tentazione" o prova che vogliamo esaminare. Infatti questa tentazione si riferisce alle promesse di Dio, ottenibili per mezzo delle condizioni.

 

         Quando viene data una promessa con una condizione, come sempre avviene, Dio ci dice: "Io ti darò questo se tu farai quest'altro."

 

            La tentazione allora si presenta come una scelta tra il

1.     Fare la volontà di Dio osservando la condizione, oppure,

2.     Ignorare la condizione.

Se osserveremo la condizione, entreremo nella grazia che ci si aspettava; se la ignoreremo, non potremo ricevere la grazia.

 

         Per tornare agli Ebrei, sentiamo cosa accadde:

 

"Perciò mi disgustai di quella generazione e dissi: 'Hanno sempre il cuore sviato; non hanno conosciuto le mie vie. Così ho giurato nella mia ira, non entreranno nel mio riposo.'"

 

Le promesse di Dio sono vere, ma lo sono anche le sue condizioni.

 

         C'è ancora una terra promessa che ci aspetta: voi e me. La decisione per arrivarci diventa una scelta personale. Non abbiate paura di avventurarvi nelle meravigliose provviste di Dio, nella vostra TERRA PROMESSA!
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