4 La missione cristiana

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MARIOCAPALBO
00lunedì 26 marzo 2012 20:28

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La missione cristiana

 

Se le realtà del peccato e di Satana sono ignorate, se sono ignorate anche l'identità e la funzione di Gesù come Salvatore e Signore, o se si presta loro solo un’adesione formale (falsa), possiamo aspettarci un concetto di missione e d’apostolato che ne lascia completamente fuori l'essenza. E in realtà è ciò che troviamo quando concetti molto comuni di "missione" lasciano completamente fuori l'opera di evangelizzazione, che chiaramente è la missione principale della Chiesa. Eccone alcuni esempi:

 

 

"La missione dei cristiani è amare"

 

      La parola "amore" è diventata quasi completamente inutile se ci interessa la precisione nella comunicazione. Se oggi facciamo uso di questa parola, dobbiamo stare attenti a definirne bene il significato, o saremo quasi certamente fraintesi. In primo luogo, Gesù non ha mai detto che la missione dei cristiani è solo quella di amare. Egli disse esplicitamente ai Suoi discepoli di amarsi gli uni gli altri, ma aggiunse: "come Io vi ho amati" (Gv 13,34). In altre parole, ritenne necessario indicare ai Suoi discepoli la direzione del Suo esempio, riguardo al tipo di amore verso cui li sollecitava.

 

   L'amore di Gesù per tutti gli uomini e per i Suoi discepoli può essere giustamente chiamato anche amore redentivo. Esso non nega l'eros, l'amore erotico (tra uomo e donna), né il philia (amore/amicizia), ma li include e va oltre. Si estende, si allarga nell'agape, che è amare senza ricevere niente in cambio, amare per ciò che Dio compie in noi, piuttosto che per l'attrattiva o per i meriti dell'oggetto amato. L'agape, l'amore/servizio che Gesù indicava ai Suoi discepoli, necessariamente includeva il desiderio che gli uomini trovassero la salvezza per mezzo del pentimento, della fede, del battesimo e ricevendo il dono dello Spirito Santo. Era un amore basato sulla verità, nella consapevolezza che la vera pace, la gioia e l'amore vero verso l'uomo consistono nell'essere riconciliati con Dio per mezzo di Gesù Cristo e nell'entrare a far parte del Suo corpo.

 

     Amare come ha amato Gesù non riguarda le sole opere di misericordia corporali, ma anche quelle spirituali, e non solo opere di misericordia ma anche l’evangelizzazione. L’evangelizzazione è l'atto di amore dolorosamente consapevole delle necessità degli uomini, al di là delle apparenze superficiali. L'evangelizzazione è amore guidato dalla profonda consapevolezza della dimensione del nostro problema. E' amore esercitato alla luce del prossimo giudizio, che anche oggi è dolorosamente conscio del fatto che "il salario del peccato", anche in questa vita terrena, "è la morte." Un apostolato rivolto solo ai bisogni materiali e psichici dell'uomo è gravemente troncato. Solo quando la situazione spirituale sarà cambiata attraverso il pentimento, la fede, il battesimo per il perdono dei peccati e il dono dello Spirito, sarà stata portata a compimento la missione cristiana vera e propria.

 

 

"Il Concilio Vaticano II° dice... Impegnatevi, coinvolgetevi"

 

      Si sente spesso l'esortazione, sia da parte dei laici sia del clero, a "impegnarsi", e spesso con riferimento al Concilio Vaticano II e al suo invito rivolto ai laici a coinvolgersi in una Chiesa impegnata. Purtroppo l'invito al coinvolgimento, anche se riuscisse a produrre l'impegno, non è sufficientemente preciso e non riesce a condurre la gente all'impegno cristiano.

 

   Impegnarsi in politica, nel movimento ecologico, nel movimento per la pace, nei problemi della famiglia della porta accanto, nei problemi parrocchiali, non è in sé azione cristiana. Può esserlo o no, secondo la natura degli obiettivi dell'impegno. Svolgere la missione cristiana nel mondo è assai diverso dal semplice coinvolgimento ad agire nel mondo. Oggi purtroppo, molte persone si sono incamminate su sentieri d’azione apostolica basandosi su una comprensione molto oscura ed incompleta sia del Nuovo Testamento, sia di quanto in realtà dice il Concilio sulla missione cristiana.

 

    L'amore e la saggezza che formano l'azione cristiana sono veramente cristiani solo se sfociano nell'evangelizzazione. Le molte, disparate idee espresse dal Concilio sulla missione, sono ordinate nel "Decreto dell'Apostolato dei laici”, che le espone assieme alle relative priorità. In esso si selezionano tre dimensioni dell'apostolato, di cui la principale è l'opera di evangelizzazione; le altre due sono l'opera di rinnovamento dell'ordine temporale nella società e le opere di carità e di misericordia.

 

La missione della Chiesa riguarda la salvezza degli uomini, che viene raggiunta per mezzo della fede in Cristo e della Sua grazia. L'apostolato della Chiesa, quindi, e di tutti i suoi membri, è designato in primo luogo a manifestare il messaggio di Cristo con parole ed azioni, e a comunicare al mondo la Sua grazia... un apostolato di questa specie, tuttavia, non consiste solo nella testimonianza del proprio modo di vivere: un vero apostolato cerca le occasioni per annunciare Cristo con parole rivolte sia ai non credenti, per portarli alla fede, sia ai credenti, per istruirli e rafforzarli in una fede più profonda, "Perché l'amore di Cristo ci sollecita" (2 Cor 5,14), e le parole dell'apostolo dovrebbero riecheggiare nel cuore di ogni cristiano: "Che io sia maledetto se non predico il vangelo" (1 Cor 9,16 - Par. 6, vedi anche par. 13).

 

     Il vero apostolo, che promuove davvero la missione cristiana, nella sua opera deve necessariamente impegnarsi nell’evangelizzazione: in realtà è questa l'auspicato scopo di ogni impegno cristiano.

 

    Nel Nuovo Testamento il concetto è espresso persino con maggior forza:

 

"La parola è vicino a te, sulla tua bocca e nel tuo cuore (cioè la parola della fede che noi predichiamo): Poiché se confesserai con la bocca che Gesù è il Signore e crederai con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. La fede nel cuore porta alla giustificazione, e la confessione della bocca alla salvezza. Dice infatti la Scrittura: "Nessuno di coloro che credono in Lui dovrà vergognarsene." Qui non c'è più distinzione tra ebreo e greco: tutti hanno lo stesso Signore, ricco di misericordia verso tutti quelli che si rivolgono a Lui. Infatti: "Chiunque invoca il nome del Signore sarà salvato!"

Ma come potranno invocarlo senza aver prima creduto in Lui? E come potranno credere senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza nessuno che lo annunzi? E come potranno gli uomini annunziarlo, senza essere inviati? Dice la Scrittura: "Quanto sono belli i piedi di coloro che annunziano la Buona Novella!" (Rm 10,8-15).

 

 

"Tutti gli uomini sono già redenti

La redenzione e' un fatto già compiuto"

 

          Anche tra quelli che ancora sanno che il cristianesimo ha qualcosa a che fare con la redenzione, con la libertà dalla realtà del peccato e di Satana, si nega la responsabilità dell’evangelizzazione, affermando che il mondo è già stato redento. Ma un cristianesimo costruito su verità solo parziali, come è stato ampiamente testimoniato dai secoli fin qui trascorsi, può risultare in un disastro.

 

     É cosa miseramente inadeguata considerare il mondo semplicemente come già redento, ed esimersi dalla necessità di annunziare la buona novella e di invitare gli uomini al pentimento e alla fede. E' vero che il primo stadio della redenzione è già avvenuto: Satana e il peccato sono stati definitivamente frantumati attraverso la vita, morte e risurrezione di Gesù, ma per poter sperimentare questa libertà gli uomini devono, in maniera consapevole ed esplicita, rigettare Satana e il peccato dalla loro vita e orientarsi verso Gesù per ricevere la salvezza, la liberazione e il dono dello Spirito.

 

     Il compito dei cristiani, quindi, tra la Pentecoste e la Seconda Venuta (il secondo e ultimo stadio della redenzione, quando Dio manifesterà la Sua gloria al mondo intero e stabilirà su di esso il Suo Regno), è quello di invitare il maggior numero possibile di persone ad appropriarsi del dono della salvezza rivolgendosi a Gesù e facendosi battezzare.

 

Ø      Gli uomini resteranno schiavi del peccato, sotto il dominio del nemico,

Ø      se non riceveranno l'istruzione necessaria e l'invito a gettare le catene e a spezzare ogni legame col nemico (già definitivamente sconfitto ma ancora potente), orientando poi verso Cristo la propria vita.

 

    La redenzione, così come i sacramenti, può essere fraintesa se ci concentriamo solo sull'aspetto "ex - opere operato" ignorando, come abbiamo fatto così a lungo per i sacramenti, tutta la differenza prodotta dal desiderio e dall'appropriazione a livello personale di queste cose nella nostra vita.

 

 

"Cristiani anonimi"

 

        La possibilità speculativa offerta da Karl Rahner per spiegare come l'uomo potrebbe eventualmente salvarsi senza abbracciare Cristo in maniera consapevole ed esplicita, è diventata per molti il punto centrale del loro pensiero e del loro modo di razionalizzare la missione cristiana. La supposizione che alcuni uomini possano, senza aver conosciuto Cristo, averlo in qualche modo scelto per il loro modo di vivere, fa presto ad allargarsi, a diventare un presupposto per tutti gli uomini, con la conseguenza che tutto il mondo viene subito etichettato come "già cristiano", e possiamo così assolvere noi stessi dalla necessità di evangelizzare. Una teoria del tutto infondata ed estremamente ingenua della razza umana, - composta di uomini d’immensa buona volontà e aperti alla verità, - ma che contraddice appieno quanto afferma la Parola di Dio riguardo alla nostra condizione e all'atteggiamento del nostro cuore verso di Lui e la Sua verità. E così la speculazione teologica su un'area ristretta di casi possibili diventa presto, per il rinnovamento comune, una verità più certa della Parola di Dio.

 

"L'ira di Dio si rivela dal cielo contro lo spirito perverso e irreligioso degli uomini che, nella loro perversione, soffocano la verità. Poiché ciò che di Dio si può conoscere è chiaro per loro: Dio Stesso lo ha rivelato. Infatti, fin dalla creazione del mondo le realtà invisibili, l'eterna potenza e divinità di Dio sono diventate visibili, riconoscibili nelle cose che Egli ha creato. Questi uomini quindi non hanno scuse, perché pur conoscendo Dio non gli hanno dato gloria come Dio né gli hanno reso grazie; si sono smarriti in stupidi ragionamenti senza senso e il loro cuore insensibile si è ottenebrato. Pretendevano di essere sapienti, e invece sono diventati pazzi, hanno sostituito la gloria del Dio immortale con immagini che rappresentano l'uomo mortale, uccelli, bestie e serpenti. Perciò Dio li ha abbandonati alle loro voglie e alle loro impurità, e si sono comportati in modo vergognoso tra di loro, questi uomini che hanno sostituito la verità di Dio con la menzogna e che hanno adorato e servito la creatura al posto del Creatore: Che Egli sia benedetto per sempre, amen! Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infamanti. Le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Anche gli uomini hanno lasciato il rapporto naturale con la donna e si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini contro uomini, ed hanno ricevuto così nel loro corpo la punizione per la loro perversione. E poiché non hanno ritenuto opportuno riconoscere Dio, Dio li ha abbandonati in balìa dei loro sensi corrotti, ed essi hanno compiuto cose orribili. Sono colmi di ogni specie di cattiveria, di malizia, di avidità, di cattiva volontà, di invidia, di omicidio, di litigi e di inganni. Sono maligni e calunniatori, odiano Dio e sono insolenti, presuntuosi, altezzosi, ingegnosi nel male, ribelli verso i genitori. Si vedono in loro uomini senza coscienza, senza lealtà né affetti, senza pietà. E pur conoscendo il giusto decreto di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, essi non solo le fanno, ma anche approvano chi le fa" (cf. Rm 1,18-32).

 

            Uno degli ostacoli più comuni all'evangelizzazione - chiedersi cosa ne sarà di quelli che non hanno mai sentito parlare di Cristo in maniera efficace - deve essere riconosciuto per quello che è: avventurarsi in un campo speculativo sul quale la Parola di Dio dice poco. Dobbiamo ammettere di non avere una risposta. Ciò che sappiamo (e lo sappiamo in maniera tanto chiara e definitiva che il trascurarlo sarà a nostro grande rischio e pericolo) è che dobbiamo invitare tutti gli uomini al pentimento e raccogliere tutta l'umanità intorno alla persona di Gesù.

 

     L'essenza del cristianesimo include la sua estensione universale. É necessario capire con chiarezza l'unicità di Gesù nella Sua vita, morte e soprattutto nella Sua risurrezione, e l'evidenza della Sua missione messianica e della Sua qualità di Figlio nel fenomeno della Pentecoste, un fenomeno che sta continuando. Gesù non è solo una delle grandi figure del mondo occidentale, né uno dei grandi fondatori di religioni del mondo alla stregua di Budda, Maometto o Socrate, Martin Luther King o ancora Che Guevara, ma una persona che appartiene ad un ordine totalmente diverso. Nessuno degli altri grandi della storia è mai risorto da morte. Dio può davvero operare nelle grandi religioni del mondo: i singoli maomettani, indù, o anche "umanisti" possono davvero aver fatto proprie alcune virtù meglio dei cristiani. Ma resta sempre il fatto che, nei molti modi in cui Dio ha operato e sta ancora operando, la rivelazione più completa di Se Stesso e il Suo desiderio ultimo è che l'umanità sia riunita, consapevolmente ed esplicitamente, intorno al Suo Figlio prediletto. Perché solo attraverso una unione voluta ed esplicita con Cristo, diventa per noi possibile il più ampio accesso a Dio, e la partecipazione alla Sua natura e al Suo Spirito.

 

"Nei tempi passati Dio aveva parlato molte volte e in molti modi ai nostri padri per mezzo dei profeti. Ai nostri giorni - l'epoca finale - ha parlato a noi per mezzo del Figlio Suo, che Egli ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha creato l'universo. Questo Figlio è il riflesso del Padre, e l'esatta rappresentazione dell'essere del Padre, e con la Sua Parola potente Egli sostiene tutte le cose. Dopo averci purificati dai peccati si è seduto alla destra della Maestà nei cieli, ed è diventato tanto superiore agli angeli quanto il nome che Egli ha ereditato è superiore al loro nome" (cf. Eb 1,1-4).

 

"Egli ci ha riscattati dal potere delle tenebre e ci ha portati nel regno del Suo Figlio diletto. Per mezzo di Lui abbiamo la redenzione e il perdono dei peccati."

"Egli è l'immagine del Dio invisibile, il primogenito di tutte le creature. In Lui sono state create tutte le cose che sono in cielo e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili, troni e dominazioni, principati e potenze: tutto è stato creato per mezzo di Lui e per Lui. Egli è prima di tutte le cose, e tutte sussistono in Lui. Egli è anche il capo del corpo, la Chiesa; è Lui il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, perché sia Lui il primo in ogni cosa. Piacque a Dio di far abitare in Lui ogni pienezza, e per mezzo di Lui riconciliare a Sé tutte le cose, nella Sua persona, sia sulla terra sia in cielo, rappacificandole mediante il sangue della sua croce" (cf. Col 1, 13-20).

 

 

É necessario pre-evangelizzare

 

         Quando si arriva ad ammettere la necessità dell’evangelizzazione come parte del tessuto unificato della missione cristiana, non è insolito sentir dire che prima il terreno va preparato con una pre-evangelizzazione. Ma non si è mai capito chiaramente cosa s’intenda con ciò. Nessuno o quasi si è mai soffermato a valutare se una serie particolare d’azioni prepari davvero gli uomini all'ascolto della Parola di Dio. Né sono del tutto chiare le indicazioni per giudicare in quali casi e situazioni potrebbe essere adatta una pre-evangelizzazione: di conseguenza, si presume quasi sempre che nessuna situazione è pronta all’evangelizzazione, e che quindi il compito sarebbe dovunque quello di pre-evangelizzare.

 

     Sono certo che, qualunque validità possa avere una teoria simile, (e non ho la certezza che ne abbia alcuna), nella maggior parte di casi in cui ho avuto modo di sentirla invocare è stata una teoria conveniente, utilizzata per coprire il fatto che c'era stata una radicale perdita di fiducia nella verità del cristianesimo, nell'unicità di Cristo e persino nella Sua stessa realtà. Tutto ciò si è spesso abbinato al profondo timore che, anche se il cristianesimo è vero, in quella particolare situazione non sarebbe mai accettato, oppure al timore di un’inadeguatezza personale a vivere o a comunicare agli altri quel messaggio. Sono cose dolorose da dire e da rilevare, ma è molto più doloroso vedere che una parte intrinseca del Vangelo viene sovvertita per nascondere i problemi personali.

 

       Sono convinto che quella che in alcune situazioni è chiamata pre-evangelizzazione, (particolarmente in alcuni programmi d’istruzione religiosa in vari paesi) sia in realtà un’anti -evangelizzazione, che genera atteggiamenti e predisposizioni ostili al vangelo. In situazioni di questo tipo pare che l'efficacia dei programmi sia determinata dalle conferenze d’istruzione religiosa frequentate dagli interessati - quelle ritenute efficaci - anziché da uno studio accurato ed empirico, o da una procedura di colloqui che cerchi di scoprire cosa in realtà sta accadendo. Il fatto che agli studenti piaccia un programma particolare, o che il personale sia in buone relazioni con loro, non dice nulla sulla sua efficacia dal punto di vista cristiano.

 

 

"La Chiesa come sacramento del mondo"

 

        Davanti alle sempre crescenti divergenze di vedute tra le Chiese cristiane e l'esplosione demografica, e mentre si avverte tutto l'impatto dell'inefficacia di gran parte di ciò che è stato fatto riguardo alla missione cristiana, molti sono portati a adottare un concetto molto riduttivo di missione, che subdolamente la priva dei suoi contenuti e della sua portata evangelica. Sempre più spesso si sente parlare della Chiesa come di un resto, con l'implicazione che in realtà non saranno in molti quelli che diventeranno e rimarranno cristiani. Ma anziché considerarlo una tragedia e motivo di riflessione personale, si accetta e giustifica pensando che la Chiesa sia, in primo luogo, un segno di ciò che un giorno si realizzerà per tutti gli uomini, senza aspettarsi oggi una loro numerosa adesione alla Chiesa.

 

        La Chiesa è davvero un segno di ciò che verrà, ma quando funziona bene ci si aspetta che attiri tanti uomini in questa vita soprannaturale, che dovrebbe essere la 'sua' vita. La supposizione che la Chiesa possa funzionare bene e adempiere al suo scopo, senza attirare moltitudini alla vera vita, è fondamentalmente sbagliata. Se la comunità cristiana proviene e deriva dall'essenza del cristianesimo, l'evangelizzazione proviene dall'essenza della comunità cristiana.

 

     L'evangelizzazione è sia l'effetto di una sana vita comunitaria, sia il motivo della sua salute.

 

"Non prego solo per questi, ma per quelli che crederanno in Me per la loro parola,

perché tutti siano una cosa sola, come Tu, Padre, sei in Me e Io in Te;

prego perché siano una cosa sola in noi, perché il mondo creda che Tu Mi hai mandato.

La gloria che Tu Mi hai dato Io l'ho data a loro

perché possano essere una cosa sola, come lo siamo noi.

Io che vivo in loro, e Tu che vivi in Me, affinché la loro unità sia completa.

Allora il mondo saprà che Tu Mi hai mandato, e che li hai amati come hai amato Me.

Padre, voglio che anche tutti quelli che Mi hai dato siano dove Io sono,

perché vedano la Mia gloria quella che Tu Mi hai dato,

perché Tu Mi hai amato prima della creazione del mondo.

 

Padre giusto, il mondo non Ti ha conosciuto

ma Io Ti ho conosciuto; e questi hanno riconosciuto che Tu Mi hai mandato.

E Io ho rivelato loro il Tuo nome, e continuerò a rivelarlo,

perché l'amore con il quale Mi hai amato viva in loro,

ed anch'Io possa vivere in loro" (Gv 17, 20-26).

 

Un senso di riverente timore era in tutti, per i molti segni e prodigi compiuti dagli apostoli. Tutti coloro che erano diventati credenti mettevano ogni cosa in comune: vendevano le loro proprietà e i loro beni, dividevano tutto sulla base del bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti insieme andavano al tempio, e spezzavano il pane nelle loro case. Prendevano i pasti in comune con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e conquistando l'approvazione di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati" (Atti 2,43-47).

 

      Nel piano progettato da Dio per la salvezza dell'uomo, la vita d'amore e di unità delle vere comunità cristiane ha lo scopo di attirare gli uomini alla fede in Dio e in Gesù - il Salvatore inviato da Dio che li ama. La vita che vi si conduce, unita alla spiegazione della parola e alla predicazione, collaborano nel portare gli uomini alla fede. Nella predicazione di Pietro fatta il giorno di Pentecoste, egli indica la comunità cristiana vitale, piena di Spirito Santo, che loda Dio per quello che possono "vedere e udire" (Atti 2,33), come parte importante dell'evidenza che dà credito alle affermazioni di Gesù e alla Sua identità di Messia. Pensare alla Chiesa come ad un segno passivo che non fa niente per raggiungere gli altri e attirarli nella sua, vita significa rinnegare la sua stessa natura. Persino la nozione di sacramento comprende una parola e un segno, ed anche un’azione vera e propria.

 

           É comprensibilissimo che molti siano piuttosto inclini a considerare la missione in maniera tale da sminuire l'imperativo evangelico di predicare il vangelo ad ogni creatura. La tensione che si crea se guardiamo il mondo in tutta la sua gloria e la debolezza della Chiesa è grande davvero, e dobbiamo pur trovare il modo di convivere in questa situazione. E la reinterpretazione dell'ingiunzione del Nuovo Testamento riguardo alla missione è uno di questi modi, ma così facendo ci si allontana dai punti essenziali della fede cristiana, escludendone proprio il cuore. Esiste un altro modo? Proviamo ad interrogare noi stessi, magari con un po' di severità:

 

1.             Non potrebbe darsi che la nostra testimonianza sia così inefficace ed improduttiva perché è la testimonianza di un programma, di un modo di vivere, di un’istituzione, di una serie di principi, di una moralità, anziché di una Persona Vivente che conosciamo, amiamo e di cui abbiamo esperienza?

 

2.   Non può darsi che il nostro continuo demitizzare o enfatizzare nuovamente qualcosa sia dovuto al fatto che non stiamo sperimentando più niente, piuttosto che al fatto che tutto ciò non sia più vero?

 

     Stando così le cose, la soluzione del nostro problema sulla missione non sta nella reinterpretazione e nell'invenzione di teorie che coprano il male, bensì nell'orientare completamente la nostra vita verso Dio in un profondo pentimento, ammettendo la nostra povertà e il nostro bisogno, e nel chiedere di essere battezzati nel Suo Spirito. Sta nell'unirsi ad altri consapevoli del loro stato di bisogno, e del fatto che Dio ci dona il Suo Spirito per colmare quel bisogno, formando con loro una comunità di vita quotidiana e vitale.

 

Conosco le tue opere; tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, ti vomiterò dalla mia bocca! Tu continui a dire: 'Sono ricco, mi sento sicuro, non ho bisogno di nulla.' ma non ti rendi conto di quanto sei disgraziato, miserabile, povero, cieco e nudo! Ascolta il mio consiglio!

Compra da Me oro purificato col fuoco se vuoi davvero essere ricco. Compra vesti bianche per coprirti, se vuoi ricoprire le vergogne della tua nudità. Compra collirio per ungerti gli occhi, se vuoi tornare a vedere. Tutti quelli che amo Io li rimprovero e li castigo. Mostrati dunque zelante. Pentiti!

 

Ecco, Io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la Mia voce e Mi apre la porta, entrerò da lui, cenerò con lui ed egli con Me. Il vincitore lo farò sedere con Me sul Mio trono, come Io ho vinto e Mi sono seduto presso il Padre Mio sul Suo trono.

'Chi ha orecchi per intendere, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese'" (Ap 3,15-22).

 

"Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme: 'Aspettate che si adempia la promessa del Padre, di cui Mi avete sentito parlare. Giovanni ha battezzato con acqua, ma entro pochi giorni voi sarete battezzati con lo Spirito Santo.'"

"E mentre si trovavano con lui gli chiesero: 'Signore, è questo il tempo in cui restaurerai il regno di Israele?' Ma Egli rispose: 'Non spetta a voi conoscere il tempo esatto, che il Padre ha riservato alla Sua scelta. Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito scenderà su di voi: allora sarete Miei testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra" (Atti 1,4-8).

 

     Ed eccoci tornati al punto di partenza!

 

Di fronte a una tale necessità, quanto è patetico, sì, e superficiale, l'attivismo frenetico per un rinnovamento! Noi riformatori sappiamo tanto sulla religione, la Chiesa e la teologia, ma ci ritroviamo a mani vuote e ci sentiamo a disagio davanti ha chi è assetato di Dio. La santità è più difficile da acquisire che non l'adeguamento e la padronanza sul pensiero contemporaneo. Ma quelli che, dopo aver ascoltato i nostri entusiastici discorsi, in tutta semplicità ci chiedono di portarli a Dio, in realtà esigono da noi, magari inconsapevolmente, la santità. E temo che tutto possano trovare, fuorché quella. Il chiasso della pubblicità moderna e delle conoscenze tecniche per migliorare lo zelo è una causa potente di inganno. Ai santi in passato era richiesto di rinnovare la Chiesa. Noi supponiamo di cavarcela passando come operatori spirituali.

 

Lo zelo per il rinnovamento può essere addirittura usato come un modo per sfuggire da Dio. Più ci daremo da fare in questioni liturgiche, apostolato laico, ecumenismo, risveglio biblico, riforma delle strutture della Chiesa e tutto il resto, più sarà incessante la nostra attività nella causa dell'aggiornamento, meno avvertiremo il bisogno di confrontare la realtà di Dio nella nostra vita. Un certo timore ci impedisce di ammettere il vuoto che vi troveremmo." ('America', 29 Gennaio, 1966).

 
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